{CHAPTER SIXTEEN} A crack in the wall

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    Un gufo bianco prese a cinguettare sul davanzale di una delle finestre dell'ufficio di Holden Morgenstern quel sabato sera, mentre il giovane professore si stava destreggiando forse nel correggere gli ultimi compiti assegnati ai ragazzi del settimo anno. Nessuna traccia di sua sorella; l'aveva convocata affinché l'aiutasse con la correzione di quei lunghi papiri, per la gioia della maggior parte degli studenti di Hogwarts che,assistendo all'ascesa dei due fratelli Morgestern - l'uno come docente, l'altra come tutor di DCAO - avrebbero preferito di gran lunga tornare ad affrontare le trappole del Lockdown. Beatrice non aveva avvisato né un insolito ritardo, né tanto meno si era premurata di notificare al fratello la sua assenza. Un comportamento decisamente inaccettabile, specie per gli intransigenti cacciatori. Ma d'altronde, le mosse della minore di casa erano spesso state decisamente sopra le righe. Non da ultimo, nelle settimane appena passate, i suoi atteggiamenti si erano dimostrati più strani del solito, culminati con quel suo spedire come un pacco regalo alla sua attenzione e a quella di Sebastian Matthews niente di meno che Samuel Scamander, in compagnia di un'alta carica dello stato pietrificata. Di cosa fosse successo Holden era a conoscenza; in pochi a Inverness sapevano dell'effettiva presenza dell'ex Preside di Hogwarts tra le mura della Città Santa, ma tutto ciò non rendeva certo la situazione più semplice da gestire o da accettare.
    Il gufo picchetta contro il vetro. Una, due, tre volte.
    Attorno agli artigli stringe un piccolo pacchetto sulla cui sommità soggiace un plico dalla fattura antica, apparentemente del tutto anonimo.
    Una volta permesso al volatile di penetrare nell'ampio ufficio circolare sul retro dell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, l'animale lascia cadere il pacco tra le mani del ragazzo. Holden Morgenstern. Così vicino dall'essere ormai considerato uomo, eppure, ancora un semplice ragazzo. Sarebbe quindi stato bersagliato alla stessa maniera di tanti altri suoi coetanei o quasi.
    Il pacchetto contiene un semplice cellulare. Reca un post it bianco su cui c'è scritto semplicemente accendimi. Indipendentemente da ciò che Holden avrebbe deciso di fare con quell'aggeggio, restava la lettera, che una volta dispiegata, avrebbe reso tutto più chiaro. Nella busta vi erano impilati due fogli di pergamena. Il primo un'estratto della bibbia con alcune parti sottolineate. Il secondo era una semplice lettera dalla calligrafia anonima.

    [Matteo 12:25-35] 25 E Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso in parti contrarie sarà ridotto in deserto; ed ogni città o casa divisa in parti contrarie non potrà reggere. 26 E se Satana caccia Satana, egli è diviso contro se stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? 27 E se io caccio i demoni per l’aiuto di Beelzebub, per l’aiuto di chi li cacciano i vostri figliuoli? Per questo, essi stessi saranno i vostri giudici. 28 Ma se è per l’aiuto dello Spirito di Dio che io caccio i demoni, è dunque pervenuto fino a voi il regno di Dio. 29 Ovvero, come può uno entrar nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue masserizie, se prima non abbia legato l’uomo forte? Allora soltanto gli prederà la casa. 30 Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. 31 Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32 Ed a chiunque parli contro il Figliuol dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello a venire. 33 O voi fate l’albero buono e buono pure il suo frutto, o fate l’albero cattivo e cattivo pure il suo frutto; perché dal frutto si conosce l’albero. 34 Razza di vipere, come potete dir cose buone, essendo malvagi? Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla. 35 L’uomo dabbene dal suo buon tesoro trae cose buone; e l’uomo malvagio dal suo malvagio tesoro trae cose malvage.

    CITAZIONE
    Caro Holden,
    La tua lealtà e fede mi hanno sempre commossa. Trovo davvero impeccabile la condotta che hai sempre mantenuto nei confronti della tua famiglia e dei tuoi simili. Qualcosa mi dice però, che la tua comprensione del mondo con cui ti stai interfacciando non ha raggiunto ancora una maturità tale da realizzare quanto alcune delle azioni dei tuoi cari siano discutibili. Inverness è una società prospera, di cui la maggior parte di noi - io compresa - ignoriamo ancora molti aspetti. Altri ancora tuttavia, abbiamo avuto modo di comprenderli piuttosto bene. La permanenza di molti tra le mura di Inverness durante lo sventurato periodo che ha messo a ferro e fuoco la nostra società, ci ha fornito molte informazioni che non pensavamo nemmeno potessero esistere. Un'antica società, fortemente organizzata, vissuta sotto il naso di tutti per così tanti secoli. Sembra quasi di aver assistito all'ascesa di noi comuni mortali a un ulteriore grado di conoscenza. Ma tu dei diversi gradi di conoscenza ne sai qualcosa, non è vero?
    Non sono tuttavia qui per intavolare un trattato di cosmologia e metafisica con te. Sono qui per avvertirti di un grande pericolo in cui incorre tua sorella sin da quando ha deciso di metterti tra capo e collo la responsabilità di una vita che avrebbe dovuto cessare di esistere. Una vita che secondo molti è cessata per davvero di esistere. Non avrai di certo pensato che nessuno se ne sarebbe accorto degli intrighi nascosti di voi Morgenstern. Voi siete bravi, ma io sono altrettanto brava. E proprio in virtù della mia bravura, immaginati quanto facile sarebbe narrare a tutti quanti gli spostamenti di Beatrice durante la notte di qualche settimana fa. Senza alcuno stralcio di prova, qualcuno crederebbe davvero alla sua versione dei fatti? Ti rispondo io. No. Non lo farebbero. La lista dei crimini da Beatrice compiuti, rasenta il ridicolo: violazione di domicilio, rapimento, tentato omicidio, per non parlare del reato di minaccia compiuto da Beatrice durante l'assemblea pubblica di Hogwarts. Prima ancora, non ha mai davvero mantenuto una condotta che potesse collocarla nei ranghi dei giovani per bene di questo paese. Sul suo conto si sono chiusi tanti occhi, specie dopo aver trafitto alle spalle un'altra carica dello stato, dopo aver partecipato a una ribellione e dopo aver complottato apertamente contro un governo liberale - per giusta ragione, dirai tu, però.. la vera domanda, Holden è: ci credi davvero? E se tu ci credi, pensi davvero che una giuria crederebbe alle sue buone intenzione di fronte a un passato così violento? Forse nel vostro mondo, queste sono cose all'ordine del giorno, ma Inverness non è più una società sotterranea, e voi, in quanto ormai membri rispettabili della comunità magica, siete chiamati a rispettare le leggi dei maghi con la stessa ortodossia con cui seguite le vostre.
    Azkaban non sarebbe un posto adatto nemmeno per una come Beatrice. La logorerebbe e metterebbe a repentaglio le sue capacità di governare. In fondo, potresti anche ignorare questa mia lettera e attendere che gli effetti collaterali si dispieghino di fronte ai tuoi occhi, finché Inverness non fosse costretta ad acclamare te come re. Long live the king! Ma questo definirebbe il tipo di uomo che sei.
    Che tipo di uomo sei, Holden? Io me lo sto chiedendo da molto tempo.
    Per questo motivo ti lancio una sfida. Se seguirai le mie istruzioni a Beatrice non accadrà nulla e voi continuerete a mantenere il vostro unico vantaggio - la custodia dell'ex Preside di Hogwarts. Altrimenti.. beh, non ti anticiperò troppo su cosa potrebbe succedere, ma direi che ti ho già dato un piccolo assaggio.
    Se accetterai, tutto ciò che devi fare e accendere il cellulare e attendere un segnale.
    Questo messaggio si autodistruggerà non appena avrai finito di leggerlo.

    E infatti, la lettera così come l'estratto della bibbia e la busta, presero fuoco non appena Holden passò in rassegna ogni parola scritta dal suo misterioso destinatario. Se Holden dovesse decidere di accendere il cellulare, troverà sullo schermo di quest'ultimo l'app già istallata dello Shame.

    holden morgenstern? Finalmente ci incontriamo in vesti più ufficiali. In realtà, ciò che ti chiederò è abbastanza facile. Tu, Holden, non sei un mio target. Non ho niente contro di te, anzi ad essere sincera mi stai piuttosto simpatico. Ho bisogno solo delle tue doti. Quelle doti che ti hanno reso un eroe della guerra appena finita. Non ti chiederò nemmeno di fare qualcosa che va contro ciò in cui chiedi. Dovrai solo farmi un piccolo favore - uno scambio che a mio parere è piuttosto equo - anzi, mi porta a rimetterci parecchio rispetto al rinunciare a tutte le prove con cui potrei affossare definitivamente tua sorella.
    Prima sfida. Recati a una delle entrate di Londra per il Ministero della Magia e attendi il tuo compagno di avventure. Sarai molto sorpreso di scoprire che, questa sera lavorerai in compagnia di un vecchio amico.
    Non puoi parlare con nessuno di niente di ciò che ci siamo detti, altrimenti, il patto salta.





    Edited by {LAST HORCRUX} - 21/2/2021, 12:12
     
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    Alzò per l'ennesima volta gli occhi ambrati sul grande orologio a pendolo posto vicino alla porta dell'ufficio. Trentatre minuti di ritardo. Trentatre! Una vita intera, in anni da cacciatore. Il lugubre e profondo ticchettare dell'orologio quella sera era accompagnato ritmicamente dal puntellare della piuma d'oca contro il legno massiccio della scrivania, segno che il professor Morgenstern era contrariato. Accadeva con una cadenza di circa quindici minuti, da quando aveva fatto il suo ingresso a Hogwarts. Tutti l'avevano avvisato sul fatto che far parte di quel mondo avrebbe comportato fare dei compromessi e Holden ce la stava mettendo tutta: riusciva oramai a metabolizzarli, perfino, ma non senza coprirsi del suo solito broncio. Il ritardo di Tris però non era qualcosa su cui avrebbe soprasseduto senza una bella lavata di capo. Lavorare lontani da Inverness aveva permesso ai fratelli Morgenstern di riappropriarsi di quella che sarebbe dovuta essere fin dall'inizio la loro fisiologica gerarchia: per la prima volta, Holden si trovava ad essere il maggiore e non faceva nulla per far quadrare le rigide leggi gerarchiche del Branco. Era solo a Inverness che il ragazzo tornava ad essere il fedele suddito della Matriarca, il suo braccio destro e Capitano della Guardia. Fuori da Inverness, invece, la senior di Grifondoro si sarebbe presa una ramanzina coi fiocchi. Grifondoro. Il primo mese dopo aver assunto la cattedra di Difesa contro le arti oscure era stato un vero e proprio corso intensivo e accelerato di Storia di Hogwarts, delle sue usanze, delle gerarchie e di molte altre questioni burocratiche. Aveva appreso le sostanziali differenze tra le quattro casate - e non riusciva a non chiedersi a quale casata sarebbe stato smistato se solo si fosse sottoposto al rituale dello Smistamento. Forse Grifondoro egli stesso? - e dunque le sostanziali differenze tra gli studenti: di ogni casata se ne esaltavano i pregi ma Holden, per forma mentis, li aveva suddivisi sulla base dei loro difetti. Grifondoro era la casata degli stupidi intraprendenti, Tassorosso quella dei deboli, Corvonero degli egoisti arrivisti e accidiosi, Serpeverde degli infidi e falsi. Paradossalmente, era stata questa nuova classificazione a far sì che sapesse dove battere più forte perché tutto filasse liscio. Aveva imparato ad esempio che durante le verifiche scritte era dai Serpeverde che avrebbe verosimilmente dovuto aspettarsi più copiature, mentre durante le esercitazioni pratiche era necessario tenere a bada i Grifondoro e spronare maggiormente i Tassorosso. Li trattava come aveva trattato i giovani cacciatori di Inverness che gli erano stati affidati, col pugno di ferro e una rigida disciplina; non era cieco a tal punto da non immaginare ciò che gli alunni dicevano sul suo conto. Ciò nonostante, le assenze ingiustificate erano calate ai minimi storici e il professore, nel corso dei mesi, era riuscito ad aprirsi un po' di più e a non sembrare il rigido soldatino di piombo della prima lezione. Certo, l'asticella veniva alzata sempre di più e sempre di più egli pretendeva ma sperava di restituire agli studenti tutto il proprio sapere, costruito in anni di studio e di Caccia. Prima delle vacanze pasquali, aveva dato agli studenti del settimo anno - le sue cavie preferite - un compito che aveva del sadico: dieci rotoli di pergamena sulle tappe di infezione del morbo mannaro, con particolare enfasi sui sintomi per riconoscere un uomo infetto ma non ancora posto sotto l'influsso della luna piena. Era un argomento talmente tecnico e specialistico che solo gli studenti di Medimagia del neonato college avrebbero saputo affrontare, ma questo non aveva frenato il giovane professore. Aiuterà gli aspiranti medimaghi ad essere pronti a ciò che aspetta loro e tutti gli altri ad avere una nozione che è veramente utile, perché non sai quando il tuo vicino di casa tornerà a casa dal suo weekend in montagna con uno strano graffio e una voglia improvvisa di bistecche al sangue. L'unica persona nell'intera area accademica tanto esperta in materia era Tris, motivo per cui aveva deciso di convocarla per sbrigare un lavoro tanto noioso quanto divertente; non di rado i due fratelli si ritrovavano a ridere di ciò che leggevano nei compiti. Ma di Beatrice neanche l'ombra e Holden non stava ridendo affatto. Con un sospiro teso, finì in quel momento di leggere l'elaborato di Greta Dunham, una corvonero dal curriculum impeccabile, un elaborato che avrebbe cercamente meritato un E+, vista anche la difficoltà della consegna. Ciò nonostante, il professore vergò tranquillamente una O. Era solito abbassare puntualmente i voti, per insegnar loro l'umiltà. Forse alla fine dell'anno darò una E-. Forse.
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    Arrotolò le pergamena della Dunham e passò al vaglio il compito successivo. Sirius Cedric Potter. « Dammi la forza. »mormorò con gli occhi al cielo. Il caposcuola era quel genere di persona capace di far perdere la pazienza ai santi.. e a Holden Morgenstern. Aveva le sue qualità, certo, e non poteva non riconoscergli un certo talento per la materia - questione di genetica, probabilmente - eppure di solito se tutti si vedevano abbassare il voto di un punto, quello di Sirius calava di due. Era immerso in una lunga introduzione probabilmente copiata pari pari da un libro trovato nella biblioteca centrale del Campus quando un picchiettare sul vetro fece scattare i suoi sensi sviluppati. Un gufetto si era appollaiato sul davanzale della finestra e recava con sé un pacchetto. « Strano. » Non aspettava posta e, se fosse stato un messaggio di Tris - che avesse ormai fatto pace col fatto che non avrebbe mai usato quell'aggeggio babbano? - cosa conteneva allora il pacco? Permise al volatile di entrare e lasciare sulla scrivania la corrispondenza, che il professore si accinse ad aprire immediatamente. La prima cosa che vi trovò dentro fu un telefono cellulare, molto simile a quello che già possedeva e che chissà dove aveva dimenticato. « Accendimi. » mormorò, confuso. Non aveva di certo bisogno della propria esperienza da cacciatore per sentire puzza. Con la consueta paranoia della sua gente, decise di non toccare niente e visionò tutto con l'ausilio della bacchetta magica: un Wingardium Leviosa venne castato sul telefono, il quale prese a ruotare a mezz'aria e non evidenziò nessun'altra particolarità se non il post-it attaccato allo schermo. Insieme all'apparecchio trovò due messaggi, che strotolò anch'essi con l'ausilio della magia: il primo conteneva un passo del Vangelo che riconobbe immediatamente. « Dal vangelo secondo Matteo. » Alcune frasi erano evidenziate ed erano accomunate da un filo rosso che, lì per lì, non diede a Holden una buona sensazione. Accantonò tuttavia la serie di versetti per concentrarsi sul secondo foglio, una lettera manoscritta a lui indirizzata. Fu attraverso una pergamena che avvenne il primo contatto tra Holden Morgenstern e lo Shame.

    Holden sapeva ma, com'è naturale, aveva sottovalutato il problema. Catapultato con violenza nel mondo degli adulti, aveva bollato la questione "Shame" come una sciocchezza buona solo a far perdere tempo a ragazzini che non dedicavano abbastanza ore allo studio: li vedeva, ogni giorno, incollati ai loro telefonini in biblioteca o perfino in aula, intenti a studiare l'ennesima sfida ricevuta. Anche Tris ne aveva ricevuto ma i due fratelli non si erano mai veramente messi a tavolino a discutere di quanto serio fosse il problema e, con la superficialità tipica degli adulti, Holden aveva semplicemente sottovalutato la cosa. Fino ad ora. Lo Shame era riuscito a catturare l'attenzione del cacciatore nel momento stesso in cui l'aveva sottilmente minacciato. Fai come ti dico e a Beatrice non accadrà nulla di male. Sospirò afflitto dal dilemma interiore, nel rileggere la lettera. « Che cosa hai fatto, Tris? » Si trovava a Inverness quando, insieme al nonno, si era trovato alla porta di casa un giocatore della Lega Quidditch insieme alla strega che aveva permesso il suo accesso nel mondo del lavoro e, di fatto, della comunità magica. Non si era fatto domande così come non ne aveva fatto Sebastian Matthews ma i loro occhi avevano parlato molto più che le loro lingue. Perché la Preside di Hogwarts è stata gentilmente scortata nel Matriarcato di Inverness? Aveva tenuto il segreto: l'aveva fatto durante le varie assemblee, l'aveva fatto quando gli auror erano apparsi alla scuola di magia e aveva continuato a farlo quando un sostituto preside era arrivato dalla Francia. Forse tacere l'aveva reso complice di qualcosa? Holden non lo sapeva. Holden non sapeva nulla. Ma il fatto che si insinuasse che una compromissione di sua sorella avrebbe potuto favorire la sua ascesa come nuovo Patriarca lo indispettiva non poco. Tutto il mondo è paese e perfino nella Città Santa alcune malelingue avevano visto il ritorno effettivo del figliol prodigo come una chiara intenzione di prendersi il legittimo trono. Tutte sciocchezze. Ho giurato fedeltà. Beatrice è la legittima Matriarca finché avrà vita e lo sarà la sua progenie e la loro finché il suo sangue continuerà a vivere. Non gli piaceva la questione, non gli piaceva essere messo in mezzo in pagliacciate simili. Chiunque si celasse dietro un messaggio simile, o era molto potente o molto sciocco per turbare le vite di quelli che a tutti gli effetti potevano essere considerati una regina e un principe di uno stato estero. Oltre che cacciatori con molta poca voglia di scherzare. Il diritto di Inverness parlava chiaro: ai Cacciatori del Credo non è concesso uccidere l'uomo ma talvolta perfino ai figli della Città Santa viene perdonato un tale peccato, come quando viene messa in pericolo l'incolumità del monarca. La Matriarca è espressione in Terra della divinità. Attentare alla sua vita equivale a blasfemia ed è punita con la morte secondo le Antiche Leggi. Come Capitano della Guardia e, sotto la Matrarca, massima espressione della sicurezza della città e della sua reggente, era preciso compito di Holden salvaguardare la vita di Tris ben oltre il fatto che, da fratello, avrebbe sbranato chiunque le avesse torto un solo capello. Che tipo di uomo sono? Lo vuoi davvero scoprire? La sentenza di morte era stata decisa, nella testa del cacciatore, e questo lo spinse a intraprendere la via della caccia. Accese il cellulare e si ritrovò catapultato direttamente nella realtà che stavano vivendo decine di suoi studenti. Tu, Holden, non sei un mio target. « Tu sì. » commentò lapidario il cacciatore, nel carpire le informazioni di cui aveva bisogno. Una sfida era stata lanciata: recarsi al ministero della magia di Londra. Lo conosceva, era il luogo in cui aveva sostenuto gli esami integrativi equipollenti al diploma e dove di tanto in tanto si era recato per questioni di politica estera. « Un vecchio amico.. » mormorò confuso. Chi mai avrebbe potuto essere? Si alzò bruscamente dalla sedia rigida e scomoda che usava come poltrona d'ufficio e si avviò verso un armadio portaoggetti, a prima vista pieno di oggetti mistici e artefatti che di tanto in tanto usava a lezione a scopo dimostrativo. Era un armadio pressoché blindato, ma non certo per gli oggetti maledetti contenuti; una doppia parete, infatti, rivelò l'arsenale del cacciatore. Indossò un cinturone con due foderi, nei quali incastrò la coppia di lame gemelle, nascose un pugnale nello stivale e uno nella giacca e inforcò faretra e arco. Ma l'arma più pericolosa la nascondeva nel sangue: sentiva il lupo fremere d'impazienza, assaporando il sapore metallico della giustizia di Inverness. Quando partì alla volta di Londra, non pensava più che fosse uno scherzo.


     
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    Quella sera, dalla casa dei giovani del Clavis Aurea, sembrano essere spariti tutti quanti. Percy è da solo nella propria camera, quando un gufo si appollaia sul proprio davanzale. Alla sua zampa sono legate una piccola pergamena e un'ampolla contenente un liquido argenteo. Sulla pergamena, una sola parola.

    Guardami.

    Una volta studiato il liquido all'interno dell'ampolla, non sarà difficile per il ragazzo comprendere che si tratta di un ricordo, e che la richiesta che gli viene fatta è quella di versarlo in un Pensatoio. Fortunatamente, i coinquilini ne conservano uno perfettamente funzionante in un angolo del salone della casa. Se Percival avrà la curiosità di guardare il contenuto di quel ricordo, si immergerà in una scena avvenuta poche settimane prima: una casa malmessa, il corpo inerme e incosciente dell'ex Preside di Hogwarts, Samuel Scamander e Beatrice Morgenstern che parlano con fare concitato davanti ad esso. Percy non riesce a sentire bene cosa dicono: i suoni sono come ovattati, e perfino le immagini si confondono tra loro, in modo alquanto disordinato. Soltanto qualche scena gli è più limpida di altre. « Questo posto però non può restare in piedi. » Sta dicendo la Grifondoro al ragazzo con determinazione. Le scene si susseguono rapide, e cambiano ad ogni battito d'occhi. Un momento prima i due stanno in una piccola stanzetta a consultare dei documenti, quello dopo di fronte alla vecchia Preside, con l'apparente arma del delitto tra le mani. « Dammi la siringa. » « Lei deve morire » « Okay, dimmi che devo fare. » « Prima che se ne accorgano. »« Che cazzo dico... Non posso farlo. » « Sam... ora! » Le figure dei ragazzi si dissolvono, e nello stesso momento Percy viene fuori dal Pensatoio. Contemporaneamente, il cellulare nella sua tasca vibra con un nuovo messaggio.

    @pwl? Devo commentare? Sapevo che non mi avresti mai creduto se ti avessi riferito a parole quello che è successo, e dunque ho pensato di portarti le prove. Adesso sta a te giudicare se sono abbastanza credibili. Mi rendo conto che deve essere difficile digerire che il tuo caro amico e la ragazza che ami siano degli assassini, quindi ti lascerò il tempo di qualche minuto per riflettere. Dopodiché, sta a te decidere quanto ti importi di questa informazione. In fin dei conti, potresti anche aver fatto bene a lasciare Beatrice - porta solo rogne.
    Le regole del gioco ormai le conosci, così come conosci bene me: sai che cosa potrei fare ai tuoi amici con queste informazioni, e sai che per evitarlo, come al solito, non devi riferire a nessuno di quanto hai appena visto, e fare esattamente quello che dico.
    Prima sfida. Vai all'entrata del Ministero della Magia, quella che usi di solito. Lì troverai il tuo compagno di avventure per la serata.

     
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    Quando la testa di Percy riemerse dal pensatoio, lo sguardo vitreo del ragazzo incontrò il proprio corrispettivo nello specchio posto di fronte a sé. Cioè che aveva appena visto era indelebile, per quanto lui stesso cercasse di negarlo, annaspando nella propria mente alla ricerca di una spiegazione, una qualsiasi. L'avevano davvero uccisa? Era così che era andata davvero? Quei brevi ricordi tagliati e cuciti ad arte sembravano illustrare uno scenario privo di altre interpretazioni, ma Percy sapeva anche di non potersi fidare della parola dello Shame su questo - per quanto convincente un ricordo potesse apparire. E nella fiducia, lo sappiamo, il giovane Watson non è mai stato bravo. La vita gli ha sempre insegnato a fare tutt'altro: a dubitare di qualsiasi cosa o persona, a non legarsi a qualcuno al punto da poter potenzialmente annebbiare il proprio giudizio e la propria visione della realtà. Ma questo l'hai visto con i tuoi occhi. Vero, sì, eppure il suo cervello sembrava incepparsi nel prendere seriamente in considerazione l'ipotesi che ciò che aveva appena visto fosse veritiero. Beatrice aveva già ucciso, più di una volta, ma non avrebbe avuto alcun motivo per far fuori la preside con una tale disinvoltura. E se l'avesse fatto sul serio? Nel valutare quell'opzione, i suoi pensieri presero tutt'altra piega, imboccando la strada delle scusanti. Perché se lei aveva ucciso quella donna, allora doveva aver avuto una buona ragione per farlo. Una ragione che lui, attualmente, non conosceva, ma che confidava fosse pienamente sufficiente a giustificare le azioni della Grifondoro. Inoltre era con Sam. Sam non le avrebbe mai lasciato fare una cosa del genere senza un buon motivo, senza intervenire o cercare di farla desistere in qualunque modo. Scrollò il capo, sfuggendo dalla presa del proprio stesso sguardo allo specchio. Solo allora, con mano leggermente tremante, si apprestò a prendere il telefono dalla tasca dei pantaloni, sicuro di averlo sentito vibrare poco prima. Lesse velocemente il messaggio, aggrottando la fronte su alcuni punti spinosi, ma accettando immediatamente la sfida a lui posta. In fin dei conti che scelta aveva? Rischiare di mettere Beatrice nei guai era sempre stato fuori discussione per lui, persino quando si era trattato di questioni molto più semplici e banali. Si affrettò dunque a rientrare in camera propria, racimolando velocemente qualche oggetto di prima necessità e assicurandosi che la bacchetta fosse ben messa nella fondina. Era sul punto di smaterializzarsi quando un'idea attraversò velocemente i suoi pensieri, muovendone i passi fin verso la stanza del pensatoio. Estrasse la bacchetta, richiamando a sé il ricordo rimasto a galleggiare nelle acque per riporlo nell'ampolla originaria. Fatto ciò, per prima cosa, si diresse verso il bagno, versando il contenuto dell'ampolla nel wc e scaricando immediatamente. All'ampolla, invece, una volta ripulita con un po' d'acqua, regalò il posto nel baule delle pozioni, chiudendo a chiave come suo solito. Sicuramente ne avranno una copia, ma non si può essere mai troppo cauti. E rinfoderata la bacchetta, si smaterializzò alla volta della cabina telefonica di Hogsmeade, accesso diretto al Ministero della Magia Inglese.
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    I corridoi solitamente trafficati dell'atrio Ministeriale erano ora completamente vuoti e silenziosi. Solo i suoi passi sembravano rimbombare nel buio illuminato dalla sola luce della bacchetta di Percy, sebbene il battito cardiaco aumentato sembrasse quasi assordante nella cassa toracica del ragazzo, il quale si guardava intorno diffidente ad ogni passo, convinto di star entrando in una trappola. A quel punto si sarebbe aspettato qualsiasi cosa: un rapimento, un arresto, un attacco..di tutto e di più. Per quei pochi istanti, dilatati fino a sembrare ore nella sua testa, ogni ipotesi del mondo andò velocemente a formarsi, diventando più o meno plausibile a seconda delle sue sensazioni. Ma il minimo comune denominatore era che, qualunque fosse il motivo per cui era stato chiamato lì, di certo non c'era nulla di buono ad aspettarlo..non a lungo andare almeno. Perché qualcuno, ad aspettarlo, c'era - e di sicuro era molto più rassicurante di qualunque cosa avesse preso in considerazione fino a quel momento. Per la prima volta nella sua vita, Percy si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo nel vedere il solito cipiglio contrariato del fratello di Tris. "Holden?" disse, con una lieve nota sorpresa a piegare la sua voce, mentre gli arti perdevano un poco della rigidità che avevano trattenuto fino a quel momento. "Immagino ci abbiano invitato alla stessa festa." sollevò appena un sopracciglio, sarcastico, nonostante la voglia di scherzare fosse davvero poca in quella circostanza. E infatti presto la sua espressione cambiò, facendosi più guardinga e sospettosa nel tenere illuminato il volto di Holden con la propria bacchetta. Non lo vedeva ormai da quasi un mese, dal giorno in cui aveva fatto i bagagli e se ne era andato da casa loro in seguito all'ennesimo stupido litigio con Beatrice. E chiaramente, da quel giorno non si erano nemmeno mai scambiati una lettera. Qualunque cosa lei abbia fatto, tu di certo ne sei al corrente. E anche se non lo fossi, sei suo fratello: la proteggeresti comunque. "Holden..dimmi la verità.." iniziò, guardandolo dritto negli occhi mentre il cuore gli batteva a palla "..l'ha uccisa davvero?"

     
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    Giunti nell'Atrio del Ministero, i due si sarebbero trovati di fronte a uno scenario piuttosto singolare. Il Ministero a tarda ora tende a spegnersi. Solo pochi reparti funzionano ancora a pieno ritmo, tra cui quello degli Auror, che, se i due sarebbero stati sufficientemente saggi, avrebbero evitato attentamente. Poche persone sfrecciano accanto a loro, dirigendosi verso i caminetti. Un addetto alle pulizie invece, li saluta in fretta e furia, togliendosi il capello con riverenza. Li osserva sin troppo attentamente, quasi come se, tentasse di ricordare molto attentamente quei loschi figurini. Non si sa mai. Il cellulare di Percy Watson squilla, ma sullo schermo non compare ancora alcun messaggio. Ciò a cui i due avrebbero assistito per qualche minuto, era una serie di immagini che ritraeva loro conoscenti ed ex alleati fondamentali durante la guerra di cui Inverness si è resa protagonista. Ci sono i due Sin Eater Albus Potter e Samuel Scamander, nonché Fitzwilliam Gauthier e Sirius Potter, tutti e quattro legati a una serie di poltroncine consunte in spazi angusti e bui. Le figure dei quattro si contorcono di punto in bianco sotto una serie di scariche elettriche che sembrano provenire dal nulla. Non ci sono punti di riferimento che possano aiutarli a individuare il posto in cui i quattro potrebbero trovarsi. Infine, un'immagine in particolare attira la loro attenzione; compare sullo schermo del cellulare e resta affissa a loro uso e consumo. E' Beatrice Morgenstern, ferita e immobilizzata come gli altri quattro, ma le sue condizioni sembrano nettamente peggiori. Farfuglia parole che i due possono sentire a intermittenza. « Te la stai giocando benissimo. [...] lo faccia fino alla fine. Lo sai da te che semmai dovessi sopravvivere, quella morta sei tu. [...] Se è vero.. non hai scampo. [...] stupida e patetica da lasciarmi vivere, [...] una vita vale solo una vita. [...] altrimenti tu morirai. E qualunque sia stata la sua fine, tu soffrirai cento volte tanto. Morirai sola come un cane, implorando di non aver mai torto nemmeno un capello di [...]. »

    percival watson | holden morgenstern? Dovete sentirvi davvero spaesati senza il vostro piccolo vantaggio. Sarebbe molto più semplice capire cosa sta succedendo se solo uno di voi potesse saltare in quella stanzetta. Stanno bene? Beatrice sta davvero per morire? Perché è così arrabbiata? Su una cosa la vostra cara alfa non si sbaglia: uno dei suoi cari è davvero venuto a mancare stasera e pare proprio che l'abbia colpita così tanto da fregarsene altamente del fatto che lei delle ragioni piuttosto evidenti di sopravvivere le ha ancora. Davvero egoista la persona su cui avete deciso di puntare tutti i vostri soldi. E' disposta a lasciarvi soli e spaesati per uno qualunque. Vergogna. Non so per quanto ancora potrà resistere; qui inizia la vostra corsa contro il tempo. Nel caso in cui le motivazioni che vi ho dato in precedenza non dovessero bastarvi, ecco a voi una più forte. Se farete quanto vi sarà chiesto la vostra regina non morirà - forse, e assieme a lei salverete anche i vostri ex preziosissimi alleati, ormai divenuti più fasulli di una banconota da tre galeoni.
    Seconda sfida. Raggiungete l'Ufficio Misteri. Percival, a te l'onore di evitare i miei testimoni oculari e anche tutte quelle persone che potrebbero trovare piuttosto sospetta la vostra presenza al Ministero. Ricordatevi: il tempo stringe.



    Giunti nel posto prestabilito, i due avrebbero ricevuto un'ulteriore motivazione. Le scosse che hanno percosso precedentemente le figure dei quattro ragazzi, si avventano ora nelle immagini anche su Beatrice. Seppur contemporanee, le mosse vengono mostrate ai due man mano. Grida e gemiti si alternano a sospiri spezzati.

    percival watson | holden morgenstern? E adesso un po' di storia. Quando voi coraggiosi guerrieri avete messo fine alla Grande Guerra e la Restaurazione ha preso piede, i nostri valorosi Indicibili hanno allargato ulteriormente La Stanza della Morte, riponendo attorno al Velo ormai distrutto, tutti gli Strumenti Mortali in alcune tecche decisamente poco sobrie. Il Ministero della Magia ha deciso di custodire i resti di tutti gli oggetti affinché gli studiosi potessero comprenderne la vera natura. Che maleducati a non aver coinvolto Inverness in quest'operazione! Non vi sentite forse spodestati? Il Ministero e i suoi sporchi giochetti! Sul cellulare vi ritroverete una foto con tutti gli oggetti numerati. Sarà importante prelevarli nell'esatto ordine in cui sono stati indicati. Holden, la tua preparazione nel campo delle Arti Oscure così come la conoscenza di Percival di incantesimi avanzati, dovrebbero essere sufficienti come conoscenze affinché possiate cavarvela. Spero! E' importante non toccarli. Non dimenticate che, quelli sono oggetti del demonio, seppur ormai disinnescati. Non si sa mai che cosa potrebbe accadere. Oh, per pura onestà intellettuale devo avvertirvi del fatto che ho sentito che vengono custoditi da parecchi Lethifold e Dissennatori. Bacchette alla mano e pensate a ricordi felici. Ora che mi sono ricordata tutto ciò, quasi quasi mi dispiace di tornare a dirvi che il tempo sta scadendo e qualcuno sta per morire. Il sangue sgorga, adoratissimi.
    Terza sfida. Recuperate gli Strumenti Mortali e uscite dal Ministero della Magia.


    L'unica cosa che lo Shame aveva evitato tuttavia di menzionare ai due lycan è che giunti nella Stanza della Morte, Percy e Holden si sarebbero trovati di fronte a un Velo della Morte, tutto fuorché distrutto.
     
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    Che il Cacciatore fosse nervoso, visibilmente nervoso, non era un dettaglio facile da nascondere; di fronte alla cabina telefonica che celava l'entrata del Ministero della Magia britannico, se ne stava ritto come un gargoyle intagliato nella nuda roccia e solo un tenue movimento dei muscoli lasciavano avvertire la spasmodica tensione. Era un animale pronto all'assalto, furioso nella sua lucidità: i minuti passati ad attendere non facevano altro che fertilizzare la rabbia intestina che sentiva. Era adirato per l'essersi visto toccare ciò che di più caro avesse al mondo, la sorella che era riuscita contro tutto e tutti a reintegrarlo agli occhi della comunità di Inverness, colei che era riuscita nel titanico intento di sovvertire le millenarie leggi del Credo - non era forse questa la prova definitiva del fatto che la Matriarca fosse l'espressione di Dio in terra? Tuttavia un sentimento totalmente inedito aveva fatto la sua comparsa, l'egoismo dell'essersi vista rovinare la tranquillità e la normalità che faticosamente si era costruito, pezzo dopo pezzo, da quando aveva scelto di diventare un insegnante. Il conseguimento da privatista dei M.A.G.O., la preparazione delle lezioni, le spiegazioni, i compiti da assegnare, perfino la scelta delle punizioni facevano parte di un preciso disegno atto a normalizzare la vita di Holden Morgenstern, che di "normale" in senso stretto non aveva mai avuto niente. Nei mesi precedenti tutto era filato noiosamente liscio: annoiarsi era un lusso che non si era mai potuto permettere ed ora c'erano sere, sommerso fino alle orecchie di decine di rotoli di pergamena, in cui si annoiava e ne era felice. Stava diventando un rispettabile membro della società civile, riceveva uno stipendio, aveva iniziato perfino a versare i contributi a quell'intricato marchingegno che è il sistema pensionistico. Ed ora eccomi qua, armato fino ai denti di fronte al Ministero della Magia, ad un passo da una nuova guerra. Avrei potuto semplicemente ignorare la cosa, non sono il Patriarca, non comando Inverness.. ma eccomi comunque qua. Forse in fondo mi mancava tutto questo. « Holden? » Prima ancora che la luce della bacchetta di Percy Watson gli illuminasse il viso, la mano del cacciatore era corsa all'elsa di una delle spade che teneva appese nella parte posteriore del cinturone, senza tuttavia sguainare il ferro; non aveva gli stessi sensi sviluppati della propria controparte selvaggia ma il profumo del ragazzo con cui aveva convissuto volente o nolente per mesi gli era parso familiare. La sua voce ne fu solo una conferma. Non lo vedeva ormai da settimane, quando qualcosa doveva essersi incrinato con Tris tanto da fargli imboccare la via d'uscita di Inverness; Holden non aveva indagato oltre. Forse, per quanto Percy Watson non gli dispiacesse - era pur sempre un ragazzo serio e apprezzava la serietà - la propria natura solitaria gli aveva fatto vedere di buon occhio una persona in meno in casa. « Immagino ci abbiano invitato alla stessa festa. » La sua fronte si corrucciò innanzi al sarcasmo di Percy, che aveva oramai imparato a conoscere e forse perfino a capire. Ma non a condividere. « Avrebbe dovuto scegliere più oculatamente gli invitati. » Ho pressoché rovinato ogni festa a cui abbia partecipato. Questa non farà eccezione. Fece per entrare nel cuore del Ministero, quando la voce del suo compagno di sventure lo costrinse a fermarsi e a riprendere un contatto visivo, diretto. « Holden..dimmi la verità.. l'ha uccisa davvero? » Lo scrutò attentamente per lunghi, interminabili secondi, senza bisogno che l'altro facesse nome e cognome: Holden sapeva. Holden era un complice di qualunque cosa avesse fatto Tris, volente o nolente. Holden l'avrebbe protetta perfino contro l'evidenza, anche senza sapere, contro tutti. Fino all'ultimo respiro. Ma Beatrice portava con sé l'onta del pregiudizio, si era sobbarcata sulle spalle la morte di un emissario del Male, aveva preso la vita di un uomo andando contro i precetti del Credo ma l'aveva fatto per un bene superiore. Tris aveva un precedente. Perché allora non credere che fosse capace di farlo una seconda, una terza volta? Nessuno avrebbe scommesso su di lei. Respirò profondamente, lanciando a Percy un'ultima occhiata. « So che non sei un uomo di fede e non pretendo che tu lo diventi. Ma se non riesci a credere a qualcosa di superiore, credi in lei. Se anche quello ti viene difficile, crederò io per entrambi. » Lo lasciò poco più indietro, immergendosi nel buio dell'immenso atrio. Non fece però più di qualche passo perché lo smartphone di Percy attirò l'attenzione di entrambi, illuminando il buio circostante. La voce di Tris lo costrinse a catapultarsi indietro per poter vedere ciò che lo Shame stava offrendo loro: lo spettacolo di sua sorella, del piccolo Potter e del suo fratello maggiore, di innumerevoli altri volti. « Fitz.. » mormorò istintivamente non appena lo vide apparire, giusto un secondo, un flash. C'è anche Lexie con te? E ancora Tris, ancora le sue parole, così compromettenti. Lessero insieme la nuova sfida lanciata, null'altro che benzina sul fuoco di una rabbia mai placata: Holden avrebbe messo a ferro e fuoco quello e cento altri Ministeri della Magia, per salvare sua sorella. Ciò che fece fu invece afferrare la spalla di Percy, perché lo guardasse dritto negli occhi. Perché avvertisse ciò che lui stesso avvertiva ma che non poteva più sentire, da quando il loro legame mentale era stato reciso. « Ascoltami attentamente Percival. So qual è la soluzione semplice, la cosa più scontata a cui credere.. » Tris ha davvero ucciso la Preside di Hogwarts, la persona che mi ha dato una chance, che ha investito su di me dandomi la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, la strega a cui devo tutto. « So anche cosa possiamo sembrare dall'esterno, non siamo gente semplice. Ma Tris non è una pazza assassina, nessuno di noi lo è. » Lasciò la presa e, soffocato un sospiro, indietreggiò di un passo. « Andrò all'Ufficio Misteri, farò di tutto per salvarla. Se dovessi incontrare resistenze, le abbatterò. Non sarà la paura di uno scontro diplomatico a fermarmi. Ma se vorrai venire con me, potremmo evitarlo. Salvarla, insieme. » Gli tese l'avambraccio, pronto a combattere al suo fianco. Da fratelli.

    L'aiuto di Percy si rivelò fondamentale per far sì che i due giungessero non solo all'Ufficio Misteri ma senza ricorrere alla violenza, che avrebbe posto entrambi - e tutta Inverness - a delle non banali tensioni. Il cacciatore non aveva una grande familiarità col Ministero, in cui si era recato ben poche volte; l'ultima, aveva sostenuto gli esami M.A.G.O. da privatista alcuni piani più in alto. Adesso si trovavano tuttavia nelle viscere dell'edificio e le mattonelle nero onice lanciavano lugubri magliori riflettendo la luce delle torce. Sulla porta anonima di fronte a loro, la dicitura "Ufficio Misteri" non lasciava adito a dubbi. E là, la seconda sfida arrivò. Forse anche senza sensi sviluppati, Percy avrebbe potuto udire il cuore di Holden battere all'impazzata di fronte a quella singolare e pericolosa richiesta. Gli Strumenti Mortali facevano parte di un ciclo di leggende che ritornava frequente in varie culture al pari del Santo Graal o dell'Albero della Vita. Aveva creduto che fossero un mito, fino a che da essi non era sgorgata l'Oscurità che avevano combattuto, in una qualche maniera che però era stata convenientemente rimossa dalle loro memorie. In altre situazioni non avrebbe acconsentito in nessun caso a proseguire, consapevole che nonostante tutto là dentro gli Strumenti Mortali sarebbero stati molto più al sicuro che non sparsi in giro per il mondo - e chissà quanti altri artefatti sconosciuti giacevano non ancora scoperti chissà dove! -; in altre situazioni, non si sarebbe avvicinato a tali abomini, forse neppure per soddisfare una brama di conoscenza. Ma devo farlo. Farò tutto ciò che mi porti da Tris e affronterò le conseguenze del mio gesto. « Spero tu conosca questo Ufficio come conosci il resto del Ministero. » mormorò in un vano tentativo di smorzare la tensione. Decise di procedere e trovò la porta aperta: gli Indicibili erano maghi assai curiosi e stravaganti, l'aveva imparato durante il corso intensivo di Storia della Magia, e tenere ben aperto l'Ufficio Misteri non era la prima né l'ultima delle loro stravaganze. Solo un pazzo si avventurerebbe qui dentro. Giunsero ad una sala rotonda piena di porte e dovettero faticare per arrivare infine alla Sala della Morte, un grande teatro circolare, a gradoni, alla base del quale erano state posizionate almeno una decina di teche. Ognuna recava un grosso numero e insieme ad essi una quantità enorme di strani simboli bianchi. « Glifi enochiani. Fatture di protezione molto, molto potenti. Si dice che l'enochiano sia la lingua degli angeli. » o almeno questo riportava Mastro Aldrich, custode della Cattedrale di St. Michael, nel suo "Della lingua impura degli Angeli Caduti". Un vero best seller, a Inverness. Avrebbe voluto aggiungere qualche dettaglio in più, se non fosse stato per una sagoma sottile e scura che aveva iniziato a fluttuare senza fare alcun rumore verso di loro. Un Lethifold era esattamente quel genere di creatura capace di far compiere un salto a Holden per aumentare la distanza tra loro. Forse di glifi Percy non aveva avuto occasione di leggere ma dei Lethifold, ne era certo, ne doveva sapere abbastanza da iniziare a procacciare pensieri felici. « Pronto? » Con gli occhi ambrati fissi sull'inquietante figura simile ad un lenzuolo evanescente, diretta verso di loro, Holden fece mente locale ripensando al suo ricordo più felice. Sono a Inverness, è casa mia ma non la sento ancora mia. Avrei potuto essere un re, sarei dovuto essere il re ma non lo sono. Sono un reietto, sono quello che i cacciatori guardano di malocchio, quello che Richard Morgenstern ha esiliato nell'ultimo avamposto di Romansburg. Sono un infetto. Ma Beatrice è con me, mi dice che sono suo fratello. Sono la sua roccia, sono il suo eroe. E tutto, allora, sembra essere un po' meno buio, un po' meno astioso. Beatrice mi ha fatto sentire meno solo. Felice. « Expecto Patronum! » Una grande colomba argentata sgorga dalla punta della bacchetta del lycan e si infrange con un impatto violento contro il Lethifold. « Questo lo rallenterà e basta, facciamo in fretta. » Con un agilità degna del suo popolo, saltò giù per i gradoni e corse in direzione della prima teca. Davanti ad essa, si inginocchiò per frugare all'interno della piccola sacca incantata che portava appesa al cinturone; gli ci volle un minuto pieno per riuscire a trovare ciò che cercava. Un'ampolla da pozioni piena di sangue. « Geminio. » Le fialette si moltiplicarono sotto il suo tocco e ne fece levitare una manciata in direzione di Percy. « Versalo sui sigilli e dovrebbero sparire da soli! » Non aveva molto tempo per spiegargli che ogni simbolo era una lettera dell'alfabeto angelico, come tale simbolo ultimo di purezza e solo un potere uguale e contrario avrebbe potuto spezzarli. Oppure usare qualcosa che ne corroda la purezza, come il sangue versato di un innocente. Avrebbe taciuto sulla reale provenienza di quell'ennesimo pezzo del armamentario. Ma sarebbe stato così semplice o le teche avrebbero nascosto loro altre insidie?
     
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    "So che non sei un uomo di fede e non pretendo che tu lo diventi. Ma se non riesci a credere a qualcosa di superiore, credi in lei. Se anche quello ti viene difficile, crederò io per entrambi." Rimase a guardarlo in silenzio per qualche istante prima di limitarsi semplicemente ad annuire. Che Percy non fosse mai stato il tipo di persona che si fidava sulla parola, quello era piuttosto noto, ma ciò che aveva condiviso con Holden e Tris era abbastanza da fargli accettare il rischio di mal riporre la propria fiducia. E così, il giovane Watson, quelle parole se le fece bastare - pur senza evidenze, pur senza spiegazioni o precisazioni; decise di credere che qualunque cosa stesse avvenendo, Tris la stesse gestendo in maniera opportuna e così anche suo fratello.
    Presto il cellulare di Percy vibrò ancora, facendogli presagire quelle che dovevano essere le nuove istruzioni dello Shame. Ma ciò che si trovò davanti nello sbloccare lo schermo fu ben diverso da quello che si aspettava. "Sono.." "Fitz.." Lo sguardo confuso si indirizzò ad Holden per una frazione di secondo, tornando poi ai volti sullo schermo, volti noti, di gente con cui condividevano spesso la quotidianità. Tutti legati a una sedia, ciascuno per sé, in una stanzetta anonima e scarsamente illuminata, con nessun indizio riguardo l'ubicazione. Sussultò quando una serie di scariche elettriche iniziò a farli contorcere, sentendo il suo cuore battere con più potenza sotto la pressione di quell'allarme. Subito dopo, a sostituirli, arriva l'immagine di Tris, riversa in uno stato simile agli altri, se non addirittura peggiore. Se possibile, il cuore di Percy cominciò a battere ancor più velocemente, mentre la bocca del suo stomaco si chiudeva in un senso di nausea e claustrofobia. "Te la stai giocando benissimo. [...] lo faccia fino alla fine. Lo sai da te che semmai dovessi sopravvivere, quella morta sei tu. [...] Se è vero.. non hai scampo. [...] stupida e patetica da lasciarmi vivere, [...] una vita vale solo una vita. [...] altrimenti tu morirai. E qualunque sia stata la sua fine, tu soffrirai cento volte tanto. Morirai sola come un cane, implorando di non aver mai torto nemmeno un capello di [...]." Parole, quelle detta da Tris e registrate in maniera sconnessa, che lo gettarono ancor più nel dubbio, incapace di capire cosa stesse succedendo in quel momento. Fermo impalato sullo stesso punto, Percy sembrava aver perso qualsiasi connessione tangibile con la realtà, sprofondando in un gorgo di domande, paure e insicurezze capace di inghiottirlo per intero. Fu solo la forte presa di Holden sulla sua spalla che sembrò riportarlo almeno in parte all'attenzione. "Ascoltami attentamente Percival. So qual è la soluzione semplice, la cosa più scontata a cui credere.." Almeno tu la sai. Io neanche quella riesco a vedere. "So anche cosa possiamo sembrare dall'esterno, non siamo gente semplice. Ma Tris non è una pazza assassina, nessuno di noi lo è. Andrò all'Ufficio Misteri, farò di tutto per salvarla. Se dovessi incontrare resistenze, le abbatterò. Non sarà la paura di uno scontro diplomatico a fermarmi. Ma se vorrai venire con me, potremmo evitarlo. Salvarla, insieme." Forse, in altri tempi, Percy avrebbe girato i tacchi. Mettere a repentaglio la sua carriera, probabilmente anche la sua stessa vita, per qualcun altro, specialmente se qualcuno all'apparenza del tutto compromesso e irrecuperabile..era semplicemente qualcosa che non faceva parte del suo modo di fare. A cambiare le carte in tavola, tuttavia, era il fatto che quel qualcuno era Tris. Perché in fin dei conti non era certo del fatto che si sarebbe messo in gioco per gli altri, ma per lei..per lei lo aveva sempre fatto, e dubitava seriamente che un giorno avrebbe smesso. Avrebbe scelto comunque di aiutarla se avesse avuto la certezza matematica del fatto che lei aveva davvero ucciso la preside? Probabilmente sì. Probabilmente non c'era nulla che lei potesse fare affinché lui gli voltasse le spalle; se ai tempi del lockdown si fosse presentata la scelta tra il portare in salvo solo lei e il salvare tutti gli altri, con ogni probabilità avrebbe scelto la prima senza battere ciglio - perché questo era il tipo di persona che Percy era, e le opere pie di cui si vantava coprivano a malapena questa realtà. "Andiamo." disse quindi, annuendo con fredda fermezza.

    Per raggiungere l'Ufficio Misteri Percy si era dovuto avvalere per forza dell'incantesimo di disillusione, l'unica maniera per passare inosservati e non dover dare spiegazioni che di certo avrebbero creato non pochi problemi. Il desilludo non era un incantesimo di grande difficoltà, ma tenerlo attivo ed efficace quando si è in costante movimento può rivelarsi una sfida, soprattutto tra le misure di sicurezza del Ministero (che fortunamente Percy conosceva a menadito). Non a caso fu necessario loro allungare il giro piuttosto che prendere il tragitto più diretto, così da evitare la barriera anti-fattura posta su uno dei corridoi principali. E a quel punto, una volta arrivati a destinazione, il cellulare di Percy si illuminò nuovamente con l'ennesima notifica. E a quel punto, sebbene fosse già chiaro dall'inizio che la loro non sarebbe stata una piacevole scampagnata, fu evidente come la luce del sole che nulla di buono li avrebbe attesi in seguito. Gli Strumenti Mortali non erano giocattoli, ma soprattutto erano stati riposti al sicuro sotto il controllo serrato del Ministero per un motivo: perché già una volta, nelle mani sbagliati, avevano provocato danni che per poco non erano costati la vita a tutto il mondo magico e non. Trafugarli era una richiesta ben precisa, e Percy dubitava fortemente che nel finale sarebbero stati lui ed Holden a tenerseli. "Spero tu conosca questo Ufficio come conosci il resto del Ministero." parole alle quali Percy si limitò ad annuire, non tanto per la conoscenza dell'Ufficio, quanto piuttosto per il loro messaggio implicito. Andare avanti, ad ogni costo, perché in gioco c'era la vita della persona a loro più cara.
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    Fortuna volle che Holden sembrò riconoscere immediatamente i glifi a protezione delle teche, risparmiando ad entrambi la fatica di incantesimi troppo complessi e stratificati. Sollevò un sopracciglio "Certo che se uno di voi volesse prendere questa roba potrebbe tranquillamente entrare ed uscire inosservato senza far suonare nemmeno mezzo allarme." Perché facendosi due conti in tasca, se fin lì era stata un'impresa fattibile poteva solo significare che gli Indicibili avevano una buona dose di fiducia in quei simboli arcaici. Non a caso Percy sapeva cosa fossero solo perché aveva avuto la possibilità di visitare gli archivi di Inverness, ma non aveva la più pallida idea di come funzionassero. Quelle parole, tuttavia, andarono presto a scivolare sullo sfondo di fronte alla comparsa di quello che inequivocabilmente riconobbero subito come un Lethifold. La bacchetta già pronta venne puntata con determinazione contro la minaccia, mentre dietro lo sguardo ceruleo del ragazzo la concentrazione lo porta tra le pietre di Hogwarts, nella Rimessa delle Barche, un anno e mezzo addietro. "Non farmi male." "Non lo farò." A quel ricordo, una piccola lacrima solitaria solcò la sua guancia sinistra, mentre con voce fredda pronunciava con precisione la formula. "Expecto Patronum." Un combra argentanto schizzò veloce dalla sua bacchetta, andando all'attacco affiancato dalla colomba evocata da Holden. "Questo lo rallenterà e basta, facciamo in fretta." Annuì, mantenendo la bacchetta puntata davanti a sé e lo sguardo sul Lethifold, controllando velocemente se l'area circostante fosse sicura prima di afferrare le fiale che Holden gli passò. "Versalo sui sigilli e dovrebbero sparire da soli!" Una corsa contro il tempo, quell'impresa, continuamente ostacolata da Lethifold e Dissennatori che sembravano sbucare ogni qualvolta uno di loro tentasse di avvicinarsi ad una teca. E ad ogni Patronus lanciato, tornare mentalmente in quel posto felice sembrava sempre più difficile, mentre l'ambiente intorno a loro si faceva più freddo e buio. Solo quando l'ultima ampolla venne svuotata sull'ultimo dei sigilli, solo allora l'attacco sembrò cessare, facendo calare il silenzio. Sudato e col fiato corto, Percy fece correre lo sguardo interrogativo su Holden, quasi si aspettasse ulteriori delucidazioni da lui. "Tutto qui?" Di certo non è stata una scampagnata, ma commisurato a ciò che si protegge mi sembrano misure un po' carenti. Tuttavia, all'improvviso, un rumore sembrò distrarlo, facendolo sussultare ed aggrottare la fronte, portandosi un dito di fronte alle labbra come a far segno ad Holden di rimanere in silenzio. Un bisbiglio, così flebile da essere appena percettibile. "Lo senti anche tu?" chiese in un filo di voce, indicando l'arco con un cenno del capo. "Sta dicendo qualcosa.." Ma non riusciva a capire cosa nemmeno tendendo l'orecchio. Dovrei andare più vicino per sentire.. Un pensiero simile a quelli che si producono nello stato di dormiveglia. Accorgendosene a malapena, Percy mosse un passo in avanti verso il velo, poi un altro, e man mano che si faceva più vicino la sua voglia di andare oltre cresceva. "E' una voce familiare." Come di bambino.. Un altro passo. Johnny?

     
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    Nell'esatto momento in cui Holden Morgenstern tentò di salvare Percival Watson dal toccare il velo, quest'ultimo mutò aspetto diventando cristallino come l'acqua; li risucchiò via in un gorgo che sembrava un infinito oceano che li trasportava a una velocità impensabile verso un punto nero nel bel mezzo di quella distesa di velluto senza fine. Vennero catapultati giù da un soffitto in una stanza apparentemente vuota. Una chiesa?; inginocchiati di fronte a un grande altare dal crocifisso ramato con un Cristo finemente decorato in marmo, Holden e Percy sembravano pregare, solo che non pregavano davvero e in quella posizione non erano di spontanea volontà. L'immensità della Cappella Sistina non era mai stata così semplice da ammirare come in quel momento. Nessuno oltre a Holden e Percy, ad ammirare la fitta rete di figure e colori di quello che tutti conoscevano come Giudizio Universale di Michelangelo. E di fronte al Giudizio Universale si trovavano anche Holden Morgenstern e Percival Watson; macchiati del peggior peccato che la loro specie potesse compiere. Agire a favore del loro nemico naturale, per salvare una delle creature che più al mondo amavano. Non appena si sarebbero destati dall'iniziale confusione, i due si sarebbero resi conti di essere debilitati, impossibilitati a tratti persino di alzarsi in piedi. Il liquido attraverso il quale avevano viaggiato non era semplice acqua. Tra quelle particelle sadiche circolava una dose non indifferente di aconito, non sufficiente per ucciderli, ma abbastanza perché non potessero opporsi a qualunque cosa sarebbe successa loro. Due figure avanzarono nella loro direzione, prima ancora che la loro vista potesse schiarirsi sufficientemente da poter capire di chi si trattasse. Li spogliarono dei loro averi, sottraendo loro le borse nelle quali si trovavano gli artefatti per cui erano stati mandati al Ufficio Misteri. Le due figure incappucciate rivolte ora di spalle, posizionarono uno ad uno gli oggetti sul tavolo. Una terza, questa volta non incappucciata, dai lunghi capelli color miele li raggiunge, posando le mani sulle spalle dei due loschi figurini. Erik Satie in sottofondo aggrava l'atmosfera già in palese tensione. « Mi mancherete. Sarà davvero.. vuoto, qui, senza di voi. » La voce è inconfondibile. Quella è Beatrice Morgenstern in tacchi a spillo e una divisa che non sembra quella dei cacciatori. Al suo fianco si voltano nella direzione dei due lupi niente meno che le loro precise copie, uguali.. identici. « Sapete cosa succederà adesso, non è vero? » Il tono malizioso di un Holden decisamente più disinvolto, si libera nella sala osservando i due ragazzi prima di inginocchiarsi di fronte al suo doppio speculare. Il rimbombo degli echi in quell'immensa stanza sono difficili da ignorare. Spaventosi, gravi, potenti. Altrettanto fa l'altro. Due gocce d'acqua in un bicchiere. Holden e Percy, posti di fronte a due specchi, solo che lì non c'è alcuno specchio. « Ora ci divertiamo. E grazie al vostro gentile omaggio, è solo questione di tempo prima che tutto imploda. Sempre se noi quattro insieme non l'avremmo fatto prima. » Holden e Percy si fissano a vicenda e scoppiano a ridere con un che di cameratesco. « Avreste dovuto ucciderci quando ne avevate l'occasione, ragazzi. Ora.. » « ..siamo.. » « ..invincibili.. » « E presto non ci sarà più nessuno » « ..in grado di fermarci. » « Il banchetto ci aspetta. » Nell'esatto momento in cui i due toccarono le spalle delle loro rispettive proiezioni astrali, vi fu un lampo, non uno di luce bianca, qualcosa di più pasticciato, come se per un istante i colori e le forme si fossero fusi diventando melma. E poi non c'era più niente; né Beatrice, né i doppi di Holden e Percy. Solo due ragazzi, che, tolti dal peso di aver fatto da fattorini per chissà chi e chissà dove, trovarono quasi in trance la strada verso una deserta San Pietro attraverso una rete di funicoli intricati. Solo lì, giunti di fronte alla Sagrestia, si destarono da quel vivido sogno. Qualcosa era successo, solo che i due non sapevano ancora cosa. Diversi in un certo qual modo dovevano sentirsi, ma in fondo, era come se nulla fosse cambiato. Dai loro cellulari sparì qualunque traccia dei messaggi scambiatisi con lo Shame quella notte e persino l'app che tanto li aveva tormentati. Un'ultima immagine tuttavia, sul loro cellulare comparve. L'immagine di Beatrice prelevata da un parco alla periferia di Londra da alcuni medimaghi all'alba fu l'ultima traccia temporanea del fatto che lo Shame manteneva sempre la parola data. Grazie! Ora potete tornare a casa. Una cosa tuttavia fu chiara in quel momento; nonostante l'impeto dei due lycan, nonostante il loro plausibile pensare che quella era una dichiarazione di guerra bella e buona, da quel momento in poi, a tratti sarebbero diventati più assopiti - tentati da istinti e desideri che nel loro cuore erano sempre esistiti. E' solo che non ne avevano mai avuto un contatto così diretto - non come Beatrice ad esempio, che in fondo, grazie alla sua parte migliore, più evoluta, più raffinata, ha deciso addirittura di svendersi al miglior offerente. Quelle versioni di Holden e Percy sono sempre esistente, come esisteva quella di Beatrice e di chiunque altri - erano solo altrove. Lo erano, sì, ma solo fino a quel momento. Da lì in poi, seppur si fossero sentiti in dovere di scendere in guerra, seppur una parte di loro avrebbe sempre pensato di ricordare qualcosa di infinitamente complesso di quella sera, un'altra parte di loro li avrebbe semplicemente anestetizzati. Non c'è alcuna guerra. Ora siamo in tempi di pace. E in tempi di pace, è tempo di pensare a se stessi. A ciò che noi vogliamo. Indipendentemente da come, quando e perché lo vogliamo. Il Giudizio Universale e il peccato capitale - quel sabato, Holden Morgenstern e Percival Watson li avevano provati sulla propria pelle. Ma resta in fondo una piuttosto basilare quanto non banale domanda: che fine hanno fatto gli strumenti mortali?

     
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