Alla ricerca dei Thestral perduti

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    521
    Reputation
    +896

    Status
    Anonymes!
    Nel marzo 2020, Émile Carrow ha scoperto la noia. Durante la settimana il Tassorosso trascina il proprio corpo da una parte all'altra del castello, tra lezioni e allenamenti di Quidditch, manifestando la stessa voglia e forza d'animo di un prigioniero che aspetta il bacio del Dissennatore. Nei weekend, la tragedia esplode: con tutta la drammaticità scenica dei suoi quindici anni e mezzo, si crogiola sul letto e lamenta quel suo stato di impotenza perenne, senza dare l'impressione di volervi rimediare in alcun modo. Se qualcuno - al di là di Otis, che ormai è abituato alle sue stramberie - lo vedesse in questo stato, probabilmente azzarderebbe un paragone con qualche dipendente da droghe pesanti costretto a farne a meno. E a conti fatti, forse, a vedere l'aria sconsolata del giovane Caposcuola, un accostamento del genere non sarebbe poi così scorretto. Certo, i fantomatici Decreti firmati da Eurus Flamel hanno colpito, in misura maggiore o minore, tutti i residenti della scuola, ma Émile all'improvviso sente la propria vita mutata in modo drastico, e avverte, suo malgrado, di essere entrato in una vera e propria astinenza. Dal proprio cellulare, prima di tutto, la cui assenza sembra vanificare ogni sua attività: le lezioni sono noiose senza l'opportunità di digitare sotto il banco un messaggio divertente da mandare ai suoi amici, mettersi d'accordo a distanza con i Patronus è decisamente scomodo, per non parlare del fatto che qualsiasi momento di svago non gli sembra davvero reale se non può essere testimoniato dai suoi follower di Wiztagram. Un dramma, così ha descritto un pomeriggio la sua condizione, seduto sul proprio letto, che ormai da qualche settimana è palcoscenico della sua rappresentazione tragicomica. « Stai un po' esagerando Émi... Ripensa a com'era quando ancora non esisteva e non lo usavi » è stata la risposta annoiata e scettica di Otis, evidentemente non in grado di comprendere la portata del problema. Perché sì, forse lui un po' tende a ingigantire le cose, ma le sue costrizioni non sono mica limitate all'uso del cellulare: all'improvviso ha perso il suo lavoretto del fine settimana al Suspiria, insieme a tutte le visite al villaggio ormai vietate dalla scuola. Insomma, nelle sue ore libere tutto ciò che può fare è bighellonare in giro, dividendosi tra gli spazi del castello e il caldo abbraccio delle coperte. Qualcuno potrebbe forse sottolineare che il da fare ce lo avrebbe eccome, uno che è Caposcuola, membro della squadra di Quidditch, del Clavis Aurea, dei Berretti Rossi, del club di Gobbiglie e di scacchi magici - ma l'iperattività del Tassorosso rende complicato ogni momento vuoto.
    Dopo una serie di weekend trascorsi a piangersi addosso e sognare scenari perfetti per servizi fotografici dedicati a Wiztagram, ha deciso che era arrivato il momento di cambiare musica. Muoversi, smettere di pensare a quel dannato cellulare proibito e focalizzare la propria attenzione su altro. Insomma, gli ci voleva una distrazione. L'opportunità perfetta lo raggiunge, inaspettatamente, nella forma del signor Silverthorn e delle sue solite lamentele. « Santo mi faranno! Santo ti dico io, ragazzino! » Un pomeriggio, di ritorno dall'allenamento dei Tassorosso, ha scontrato per caso l'uomo, tutto preso dalle zucche e dall'orticello intorno alla propria capanna. « Va tutto bene, Silverthorn? » Émile non conosce bene l'uomo, né può considerarsi un esperto di quelli che dovrebbero essere i compiti e le prerogative di un guardiacaccia, ma è sempre stato convinto che nessuno si sia mai lamentato delle proprie mansioni come Silverthorn. È un uomo impostato, un po' diffidente e che ti sputacchia facilmente addosso quando parla, ma tutto sommato a Emi ha sempre fatto una buona impressione. « No che non va bene! Non va bene niente, ti dico io! Ogni anno qua il lavoro triplica, e nessuno che mi aiuta mai! Guarda queste zucche, ad esempio: tra poco marcivano, se non c'ero io a darci un occhio! » « Scusi, ma non è proprio questo che lei dovrebbe f- » « E le barche alla rimessa? Ce ne stanno sempre che mancano, ché ogni notte qualche delinquente ci porta sopra la ragazzetta e si mette a fare i giri del lago. Il Titanic, devono mettersi a fà, sti teppistelli! E io ogni mattina devo rimediare. » « Non so, ha provato ad attaccarle per bene? » « Che vitaccia, ragazzo mio, ti assicuro è una vitaccia. Non lo fare mai! Studia, mi raccomando, pigliati 'sti M.A.G.O. e non finire come me. Sto posto poi è grande, ragazzo, ti pare a te... Ogni anno è più difficile starci dietro. L'anno scorso avevo quel Corvonero, là, come si chiamava... Partrige. Solo che ora si è diplomato. Lui sì era un bravo ragazzo. Mi aiutava a gestire i Thestral. 'nnaggia la miseria! Quelle povere bestie sono a digiuno da giorni. » « Beh, se proprio ha bisogno di una mano... » Gli è bastata qualche altra battuta del guardiacaccia per farsi convincere e per ritrovarsi, la domenica mattina successiva, in una stalla apparentemente vuota a lanciare carne cruda in aria, alla cieca. Nel corso dei loro accordi - durante i quali, oltre a dargli l'impressione di volerlo benedire per la buona azione, lo aveva benedetto con la propria saliva, sputandogli addosso - il Tassorosso ha evitato di rivelare l'insignificante dettaglio di non poter vedere le creature di cui avrebbe dovuto prendersi cura. Fake it till you make it, ha pensato, convinto che in un modo o nell'altro i suoi sensi l'avrebbero aiutato a localizzare quelle bestie nello spazio. E chiaramente erano le ultime parole famose.
    « Accidenti » borbotta deluso, osservando per l'ennesima volta il pezzo di carne atterrare sul pavimento polveroso della stalla. Perché non funziona? Otis, che è la voce della ragione, gli ha assicurato che la missione da lui intrapresa non sarebbe stata impossibile: era necessario ascoltare bene i movimenti delle bestie, e poi lanciare in quella direzione il cibo, che loro avrebbero colto al volo con le proprie fauci. E allora perché è così difficile? Prima di tutto, qualcosa di certo non va: perché non sente alcun tipo di rumore intorno a sé. La stanza è immersa nel silenzio più totale, eccezion fatta per il suono flaccido prodotto dalla carne cruda ogni volta che si schianta al suolo. Magari stanno dormendo?, inizia a interrogarsi il ragazzo, mentre giocherella con la pesante fune intorno al collo, attaccata alla quale vi sono i vari ganci di metallo che sorreggono i pezzi di carne. « Che ci fai qui, ragazzo? » Émile sussulta, scattando all'impiedi, con un filetto tra le mani e l'aria incerta. « Stavo, uhm... Stavo... » Silverthorn, fermo sulla soglia della stalla, gli rivolge un'occhiata obliqua. « I Thestral sono a fare una passeggiata fuori. » Ah. « Fuori? Cioè... All'aperto intende? » « Sì. Datti una mossa! » Emi deglutisce rumorosamente. È evidente dal suo sguardo quanto la notizia lo destabilizzi, ma Silverthorn sembra non porvi attenzione. Cerca di riflettere alla svelta. « Le dispiace se chiamo un amico ad aiutarmi? Sa, per avere un po' di compagnia. » L'uomo grugnisce. « Fa' quello che vuoi. Basta che ti sbrighi, che ste bestie non mangiano da una settimana. Non vorrai avercele sulla coscienza. » « No... No per carità. » Col cuore in gola e la fronte già imperlata di sudore, tira fuori la bacchetta e casta un veloce Patronus. Non è ancora in grado di evocarne uno corporeo, ma la palla di luce argentea che fuoriesce dalla sua bacchetta è in grado di recapitare un messaggio. « Louis,
    ho bisogno di una mano. È abbastanza urgente. Vieni alle stalle dei Thestral appena puoi? Oh, e porta le api frizzole dell'altra sera. »
    Una volta inviato il suo messaggio, si concede un respiro profondo. Non gli resta che aspettare. Non sa nemmeno se Louis sia in grado di vedere i Thestral, ma, a questo punto, è certo che due paia di orecchie siano meglio di uno solo.
    Fuori, la distesa di prato che circonda la stalla è deserta e fastidiosamente silenziosa. Il movimento più significativo che gli occhi del Tassorosso riescono a cogliere è quello di un paio di api che si rincorrono vicino ai fiori di un cespuglio. Per il resto, niente di niente. Ma poi perché devono stare all'aperto? Da quand'è che i Thestral vanno al pascolo come le mucche? Per un po' cammina a braccia tese, con quei pezzi di carne molliccia che ballonzolano dal collo ad ogni movimento, ma intorno a lui sembra esserci il vuoto. Si scopre più impreparato di quel che immaginava, specie quando inizia a chiedersi che genere di rumore dovrebbe ricercare in quelle bestie. Che verso fanno i Thestral? Tende le orecchie, e per un momento gli sembra di udire un sottile ruggito alla sua sinistra. Senza perdere tempo, afferra un pezzo di carne e lo lancia in quella direzione. Ne segue con gli occhi l'evoluzione, speranzoso, e costretto poi a vederlo rotolare rovinosamente sull'erba fresca. Ma dove diavolo sono?
    Un rumore alle sue spalle lo fa voltare di colpo e, prima ancora che si accorga che questo proviene da Louis, che l'ha finalmente raggiunto, Émile lancia verso quella direzione un altro pezzo di carne, che cade esattamente ai piedi del Corvonero. « Oh » lamenta con una punta di delusione, mentre si sistema meglio sul collo la corda che sorregge la carne. « Sì, beh, sto cercando i Thestral, dovrei dargli da mangiare. » Disegna con una scarpa dei cerchi invisibili sull'erba, leggermente imbarazzato da quella figura. Si stringe nelle spalle con semplicità, e poi guarda il ragazzo. « Solo che il problema è che non li vedo. » Si passa la lingua sulle labbra, visibilmente in difficoltà, per poi rivolgere all'amico uno sguardo implorante. « Tu riesci a vederli? Non è che mi daresti una mano? Silverthorn dice che non mangiano da una settimana... Non vorrei che ci restino secchi... »
     
    .
  2.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    134
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Louis, ho bisogno di una mano. È abbastanza urgente. Vieni alle stalle dei Thestral appena puoi? Oh, e porta le api frizzole dell'altra sera » Beh, non ricevevo spesso patronus. Anzi, non ricevevo mai patronus. Questo perchè in pochi avevano bisogno di me, ed il fatto che avessi ben pochi amici, abbassava enormemente la statistica. Insomma, nessuno andava a cercare Louis Paciock quando aveva bisogno di aiuto; che poi avevo appiccicata addosso anche la nomea di quello che portava solamente guai con sè - forse perchè sono sbadato? Boh -, quindi le persone piú mi stavano lontane, piú al sicuro si sentivano. Anche se si fosse trattato di una questione di vita o di morte, state sicuri che nessuno mi avrebbe cercato mai. Nossignore! Vi dico la verità: ricevere quella palla bluastra fluttuante - strana e particolarmente ammaccata - un po' mi entusiasmò e mi riempí il cuore quel tanto che bastó a farmi abbandonare qualunque cosa stessi facendo solo per precipitarmi alle stalle, lí dove mi aspettava un Emilè sicuramente in grosse difficoltá. Almeno speravo fossero grosse difficoltá, perchè non vi nascondo mi sarebbe piaciuto essere l'eroe della situazione, almeno per una volta. Poi, il fatto che il tasso avesse cercato me piuttosto che Otis - cioè, in realtá poteva aver cercato l'aiuto di entrambi, oppure ero stato solamente il piano B sostitutivo al piano A: "ah, quindi non puoi venire, Otis? Sei impegnato? No probl, chiamo Louis" -, mi aveva dato una carica tale da lasciarmi immaginare che, probabilmente, tutte quelle ronde notturne fatte assieme iniziavano a dare i loro frutti. Ce la intendevamo alla grande, sapete? Avevamo tipo quello strano feeling da Caposcuola super cool e, benchè già avessi un migliore amico, con Emilè avevo cose grosse in ballo - tipo il segreto dell'albero nascosto a Natale - che non si potevano ignorare. In un certo senso speravo di far colpo su di lui, cosí come speravo di far colpo su Otis, dall'altro lato, perchè lo trovavo un capo redattore davvero sorprendente e puntuale...sí, se lo state pensando, pensate bene: ero un po' invidioso di loro due. Ma solo perchè sembravano avere un legame perfetto e bellissimo, e di certo non sarebbe stato assolutamente da me intralciarli o mettergli i bastoni fra le ruote. Mi piaceva solamente guardarli da lontano - come un maniaco - e, da lontano, desiderare di poter avere, un giorno, un legame che fosse simile al loro - come un maniaco pt.2 -. Una fratellanza, se cosí possiamo definirla, di quelle magiche da pacche sulla spalla ed indissolubili nonostante lo scorrere inesorabile del tempo. Ero sicuro che i figli di Emil ed Otis, in un futuro relativamente lontano, avrebbero giocato assieme, lasciando proseguire quella fantastica amicizia che, chissà, forse sarebbe diventata una tradizione di famiglia Carrow-Branwell. Sì, ma basta fantasticare, torniamo a noi: partiamo dal fatto che fosse una splendida giornata di metà marzo e che io la stessi passando al chiuso della biblioteca di Hogwarts. Insomma, spesso - tipo una volta ogni settimana - andavo ad aiutare i ragazzi dei primi anni a mettere in ordine i libri visto che c'era chi si divertiva a cambiargli posto. Ma non solo studenti a cui mancava qualche rotella, anche alcuni fantasmi che, durante la notte, lanciavano i volumi a terra e svuotavano gli scaffali. Così, de botto, senza senso. Sospettavo che quella fosse una direttiva del preside, così da tenere impegnato chi finiva in punizione, ma in un certo senso la pratica non aiutava molto il buono stato dei libri e, soprattutto, impegnava anche quelli che non c'entravano niente. Tipo il sottoscritto. Per me fu un sollievo ricevere quel patronus mentre ripetevo mentalmente l'alfabeto e portavo il conto delle lettere sulle dita di una mano: dovevo mettere via un volume sulle differenze tra Emeric Testamatta ed Uric il Maligno, ma aveva un titolo improponibile e per un dislessico non è che sistemare le cose in ordine alfabetico fosse la pratica più semplice del mondo. Era tipo passata mezz'ora da quando avevo preso in mano il libro, difatti alcuni del primo anno ridacchiavano sotto ai baffi ogni volta che, passando davanti alla sezione di Storia della Magia, mi trovavano ancora lì, a capire se la K venisse prima o dopo l'H. « Bel lavoro ragazzi! Io devo andare, il dovere da Caposcuola chiama, voi continuate pure » Sì, in realtà avrei potuto levare le tende senza dire niente a nessuno e risparmiandomi sguardi disinteressati e straniti alla "OKEEEEE, ed ora che ce lo hai detto what happens?", ma io mi sentivo così felice e su di giri che nemmeno ci feci caso. Afferrando il primo zaino che mi capitò sotto mano - e state ben attenti a non trascurare questo dettaglio -, mi affrettai a raggiungere il cortile esterno. Fortuna volle che nemmeno dovetti passare in camera a prendere le api frizzole richieste da Emil visto che, provvidenzialmente, quella stessa mattina, le avevo ficcate tra i quaderni. Questo mi fece risparmiare un sacco di tempo, ma forse lasciò impennare il
    mio livello di sfigatezza a livelli stratosferici. Basta una chiamata per metterti sull'attenti, patetico! Raggiunsi le stalle in un batter d'occhio, individuando Emilè che temporeggiava tra i fili d'erba. Aveva le ginocchia appena flesse ed il corpo teso come se fosse in allerta, in attesa di qualcosa. Sembrava il vecchio zio Gilbert quando sentiva i ronzii delle mosche e pretendeva di scovarle e stecchirle con la suola delle ciabatte. SSSHHH, SoNO iN AsKOLto!!?!11 « EEEEMMMMIII- ahoddiochefaiAAAH! » Il pezzo di carne fresca che il tasso mi lanciò per poco non mi colpì la faccia, atterrando in modo flaccido ai piedi. Per un attimo, spaventato, assunsi una posizione piuttosto contratta, ma lentamente mi ripresi dallo spavento. « Oh » Oh, certo. OH! Che è quella faccia, pure deluso perchè non mi hai beccato in pieno? OOOOHHHH? « Sì, beh, sto cercando i Thestral, dovrei dargli da mangiare. » Effettivamente per la sua temporanea mise da guardiacaccia potevano esserci due motivi possibili: o era ad un passo dallo diventare uno zoombie affamato, o Emilè stava cercando di dare da mangiare a qualcuno. Thestral, in questo caso. Annuii istantaneamente, allora, perdonandolo per quella svista. « Solo che il problema è che non li vedo. Tu riesci a vederli? Non è che mi daresti una mano? Silverthorn dice che non mangiano da una settimana... Non vorrei che ci restino secchi...» Le mie labbra, per un attimo, si raggrinzirono in una linea sghemba e frastagliata. Beh, riuscire a vedere Thestral era una cosa un po' da sfigati, da quanto si diceva in giro, quindi mi stai chiedendo implicitamente se sia sfigato a tal punto? No, probabilmente non lo stava facendo con queste intenzioni, magari voleva davvero una mano, perchè pensavo male? In fondo avevo ottimi voti in CDCM, quindi era comprensibile avesse cercato proprio me benchè, Emil, avesse una sorella che vantava ore ed ore di volontariato nei rifugi di mezzo Regno Unito. Quindi il dubbio era lecito: mi considera sfigato, mi considera un amico o semplicemente una persona supermegadisponibile su cui poter scaricare il compito così da potersene liberare prima? MMMHH « Ti vedo un po' in difficoltà, effettivamente. Che hai combinato per finire a dare da mangiare ai Thestral? » Sicuramente era meglio occuparsi di quelle bestione piuttosto che finire in biblioteca a sistemare i libri. Non riuscii a trattenere una risata cristallina che mi sfuggì dalle labbra, continuando a soppesare la carne che il caposcuola aveva appesa al collo. Era esilarante, ed anche stranamente carino. Sì, che? - mannò, non è vero, non l'ho pensato veramente. Comunque, per mia fortuna - credo - il mio livello di sfigataggine non raggiungeva livelli tali da riuscire ad individuare quelle creature che, sinceramente, mi mettevano anche un po' d'ansia. Non avevano un aspetto proprio bellissimo, almeno così sembrava da come erano raffigurate nei libri. Lasciai scivolare lo zaino a terra prima di avvicinarmi al tasso, ma impattando contro un muro invisibile lungo il tragitto che mi fece capitolare col sedere sull'erba. « Ouch, credo di averne appena trovato uno» Borbottai ironicamente, massaggiandomi la guancia e sgranando gli occhi quando avvertì il pesante respiro dell'animale sul collo. Mi stava...annusando? Cristallizzato, trattenni il fiato e sbarrai la bocca. Ero terrorizzato, mi si leggeva perfettamente in volto. Lasciai guizzare lo sguardo preoccupato verso Emilè, immobile quasi avessi avuto un gigantesco ragno fra i capelli. Tipegotoglimelodidosso. « saaaalvaaamiiiiiii » Sillabai a bassa voce, imprecante, sentendo tirare improvvisamente un ciuffo di capelli verso destra, poi un altro nella direzione opposta. OH, MA CHE E' TUTTA STA' CONFIDENZA? Ero sicuro di essere stato circondato almeno da un paio di Thestral che si stavano divertendo a sollevarmi il maglione della divisa ed annusarmi i capelli. Non userò shampoo alle more mai più in vita mia, giuro! « Questi cosi non uccidono gli esseri umani, vero? E' provato scientificamente? Cioè, che tu sappia, anche perchè io so che non mangiano gli umani ma hai detto che...da quant'è esattamente che non mangiano? Una settimana? Credi sia possibile che la mia vita possa finire così? Il primo caso in tutta la storia solo perchè il guardiacaccia non li ha nutriti! Ti prego, vendicami adeguatamente quando tutto questo sarà finito, Emilè! » In realtà mi stavano facendo solamente il solletico e, quando sfilarmi il maglione perse il suo effettivo divertimento - uno di loro finì anche per ficcarmi la punta della lingua nell'orecchio, DEH - i nitriti si spostarono lì dove il Caposcuola aveva gettato il primo pezzo di carne. Il tutto durò effettivamente meno di quanto avessi percepito io e, quando la tortura giunse definitivamente al termine, non potei fare a meno di fuggire a gambe levate, dietro al tasso, appendendomi alla sua spalla pur di sganciare qualche pezzo di carne e lanciarlo lontano da noi, alla rinfusa. Cagasotto. « non è che potresti andare a prendere il mio zaino? E' rimasto lì, e dentro ci sono le tue api frizzole - e i miei compiti di divinazione, soprattutto. Chissenefrega delle api frizzole! « - ti prego sbrighiamoci ed andiamocene, il fatto di non poterli vedere mi preoccupa un botto » Sì, magari potrebbe anche andarci se gli mollassi il braccio, Lou! Già, mi ero avvinghiato tipo koala, senza nemmeno accorgermene. E così, chi voleva essere l'eroe del giorno?
     
    .
  3.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    521
    Reputation
    +896

    Status
    Anonymes!
    Louis non sembra assai contento di venire bombardato con la carne cruda - e come dargli torto. L'espressione di scuse di Émile anticipa le sue giustificazioni un po' spicciole, abbozzate gesticolando animatamente e indicando qua e là, nello spazio intorno a sé in cui suppone si possano nascondere quelle creature infernali che oggi hanno deciso di giocare a nascondino. « Ti vedo un po' in difficoltà, effettivamente. Che hai combinato per finire a dare da mangiare ai Thestral? » Eh, bella domanda. Si sente subito un po' un fallito a dover ammettere che la sua è stata una scelta volontaria, per combattere quelle giornate di noia intensa, che probabilmente il compagno non deve avvertire. È davvero lui l'unico sfigato del castello ad accusare un importante vuoto nella propria vita con l'improvvisa assenza dei cellulari e dei social network magici? Probabilmente sì. Stringe le labbra in una specie di smorfia, unendo le mani dietro al bacino, proprio come un vecchietto, e con espressione serissima dice: « Ho mandato a fanculo Morgernstern. Gli ho detto in faccia che è un tiranno frustrato. » Questa sì che sarebbe una bella storia. Ma è talmente irrealistica che non immagina nemmeno Louis possa cascarci: per fare un atto del genere non basterebbe il fegato di un solo coraggioso, e probabilmente nemmeno quelli di tutti gli studenti del castello messi insieme. Ora, per qualche motivo, la sua mente troppo fantasiosa si ritrova a immaginarsi tanti piccoli fegatini impilati l'uno sull'altro a formare una specie di torre... Che schifo. Ritorna alla realtà, lasciandosi scappare una risata divertita, e scrollandosi di dosso quel pensiero disgustoso, e punta gli occhi sulla figura del Corvonero, che sta evidentemente ancora cercando di capirci qualcosa. Con un gesto della mano gli fa segno di non farci caso, i pezzi di carne che gli pendono dal collo che ballano leggermente a quel movimento. « Stavo scherzando, ovviamente. Immagino che Morgernstern mi farebbe espellere come minimo... Comunque boh, Lou, non lo so nemmeno io come ci sono finito qua. Un minuto prima mi annoiavo perché sono senza cellulare, e quello dopo Silverthorn mi ha incastrato. Stavo cercando qualcosa da fare, sai, per combattere la noia » confessa, lievemente imbarazzato, schiacciando un filo d'erba troppo alto con la suola degli scarponcini. Sceglie di essere onesto, perché non è che sia mai stato questo abilissimo bugiardo - e ultimamente il peso delle menzogne che è costretto a reggere sta diventando veramente faticoso da sopportare. Ci manca solo la stronzata su Morgernstern. Le sue riflessioni vengono interrotte dal tonfo sordo che produce il compagno quando d'improvviso cade per terra, proprio come se avesse appena urtato contro una superficie. Gli occhi di Émile s'illuminano, mentre si fa più vicino. Eccone uno! « Ouch, credo di averne appena trovato uno. » « Eh, lo vedo. » Il moro annuisce, liberando un pezzo di carne da uno dei ganci attaccati al collo e preparandosi a scagliarlo, questa volta nella direzione giusta possibilmente. E magari non in faccia a Louis. « saaaalvaaamiiiiiii » Lo sguardo disperato del compagno, visibilmente in preda al panico, in Émile sortisce l'effetto probabilmente opposto a quello desiderato - tanto che la sua mano, pronta a scagliare il pezzo di carne il più lontano possibile da lui, nella speranza di renderlo meno interessante per i Thestral, si blocca a mezz'aria, e con l'altra è costretto a tenersi la pancia per le risate che non riesce a controllare. « Lou... Dovresti... Vederti... Hai tutti i capelli... In aria!!! » esclama, tra una clamorosa risata e l'altra, indicando il profilo del ragazzo, ancora sdraiato per terra e chiaramente messo sotto tortura dalle creature. « Ti stanno spogliando, non ci credo, mi posso sentire male! AHAHAHAHAH » e giù a ridere, con tutto il tatto e la considerazione che solo un sedicenne immaturo può avere. « Questi cosi non uccidono gli esseri umani, vero? E' provato scientificamente? Cioè, che tu sappia, anche perchè io so che non mangiano gli umani ma hai detto che...da quant'è esattamente che non mangiano? Una settimana? Credi sia possibile che la mia vita possa finire così? Il primo caso in tutta la storia solo perchè il guardiacaccia non li ha nutriti! Ti prego, vendicami adeguatamente quando tutto questo sarà finito, Emilè! » Ridacchia a quelle parole, convinto a porre fine all'agonia dell'amico, e scaglia un pezzo di carne nelle sue vicinanze, seppur attento a non colpirlo, in modo che gli animali riescano a sentirne l'odore. « Ma no, dai... Silverthorn mi ha detto che sono docili, non fanno male a nessuno! Dai, respira e si allontanano. Fai come me: dentro e fuori, dentro e fuori... » Annuisce, sposta le mani in avanti e indietro, a sottolineare le due fasi della respirazione. « Certo, è vero che durante il Lockdown i Thestral erano impazziti e sbranavano la gente... Però, dai adesso sono buoni giuro dai stai tranquillo! » Pronuncia quella frase tutto d'un fiato, per rimediare all'allarme provocato da quella precedente. Fortunatamente la sua mossa ha successo, e presto gli animali lasciano perdere il giovane Caposcuola, preferendo dedicarsi al cibo poco distante. Émile osserva vagamente affascinato il pezzo di carne svanire pezzo dopo pezzo sotto i suoi occhi, venendo distratto da quel piccolo spettacolo, che trova terribilmente affascinante, soltanto quando Louis gli corre alle spalle per ripararsi. « non è che potresti andare a prendere il mio zaino? E' rimasto lì, e dentro ci sono le tue api frizzole. Ti prego sbrighiamoci ed andiamocene, il fatto di non poterli vedere mi preoccupa un botto. » Annuisce, sebbene un po' dispiaciuto all'idea di aver messo tanta paura all'amico con quella sua iniziativa. Adocchia lo zaino, abbandonato vicino alla stalla, per poi iniziare a sfilarsi la corda a cui sono agganciati i restanti pezzi di carne. « Gli lascio questo per terra e la troveranno da loro, che dici? Quella lì l'hanno già finita! » conclude, indicando il punto sull'erba in cui i Thestral hanno appena banchettato. Qualcosa, in quello stesso istante, gli solletica la mano. « Ehi, credo ce ne sia uno proprio qui davanti a noi! » Riesce a percepire il respiro della bestia sul palmo della mano, e, sebbene stia sull'attenti, non è particolarmente spaventato. Un sorriso intenerito gli illumina l'espressione, prima che una stretta sul braccio da parte di Louis lo richiami alla realtà. Non ti imbambolare, Emi! Con un lancio dallo sforzo degno di un giavellottista scaglia tutti i restanti pezzi di carne a qualche metro da loro, ma è abbastanza per attirare l'attenzione dei Thestral nei paraggi. E, in particolare, di quello che sta proprio di fronte a loro, il quale deve voltarsi in modo particolarmente repentino, perché nel farlo sferza un colpo di coda proprio dritto sullo stomaco di Émile. È un attimo: non fa in tempo ad avvertire la botta allo stomaco che capitombola per terra, con il povero Louis alle spalle. Ed è proprio quando, ancora tutto acciaccato, avverte il petto dell'amico gonfiarsi sotto di lui, che capisce di essergli caduto letteralmente addosso. Si affretta a rotolare sull'erba, finendogli di fianco. « Oddio scusa! Sei tutto intero?! » domanda, la guancia schiacciata contro l'erba e un certo inaspettato imbarazzo nel fissare l'amico da quella distanza tanto irrisoria. Potrebbe quasi contargli i baffetti sotto al naso. Rimane fermo e in silenzio per qualche secondo, mentre cerca di riprendere fiato, dopodiché si affretta ad alzarsi, anche se un po' a fatica e con una piccola smorfia di dolore a contrirgli l'espressione. « Vado... Uhm, a prenderti lo zaino » borbotta, tutto impacciato, gonfiando un po' le guance. Raggiunge il profilo della stalla a passo lento, attento a non incappare in un altro ostacolo invisibile per strada. Con lo zaino in spalla, raggiunge nuovamente il compagno e gli tende una mano per aiutarlo ad alzarsi? « Ci sei? Ti sei fatto male? Mamma mia, scusami Louis, davvero, non avrei dovuto chiamarti... Dovevo vedermela da solo. Pensavo che in due sarebbe stato meno problematico. Mi spiace. » Lo sguardo puntato sui propri piedi, sinceramente dispiaciuto per aver fatto passare al compagno un quarto d'ora non particolarmente piacevole. Forse i Thestral non sono poi così innocui come diceva il guardiacaccia... Sbuffa, scuotendo piano la testa e cercando di dimenticare l'accaduto il prima possibile. « Senti, adesso ci mangiamo queste caramelle e ci distriamo un po', ti va? E magari ci allontaniamo di qua... Visto che non si capisce dove diamine stiano questi cosi » dice, iniziando a sollevare la cerniera dello zaino e guardandosi rapidamente intorno. Insieme cominciano a camminare nella direzione generale del Lago Nero, tanto per dirigersi da qualche parte.
    « Ehi Lou, dov'è che le hai messe esattamente queste api? Perché qua dentro non le vedo proprio... » si ritrova a commentare, con la testa quasi completamente infilata all'interno dello zaino. Ma quelle sono... sigarette? E Louis da quando fuma? Accidenti! Lo sapevo che era avanti a me! Sceglie di ignorare il pacchetto sul fondo dello zaino, deciso a non mostrarsi per nulla sorpreso di fronte a qualcosa che, secondo i suoi standard sociali, dovrebbe essergli più che familiare. Insomma,hai già quindici anni, Emi, è arrivato il momento di iniziare a fumare. Datti una mossa! Decide che domani chiederà a Derek qualche dritta. E poi magari lui e Louis potranno fumarsi una sigaretta insieme, e lui non sembrerà uno stupido nel farlo. O magari anche una canna! « Qui dentro c'è solo questa rivista qua... Magari le hai messe qui dentro? Aspè... » Tira fuori quel giornaletto di piccole dimensioni, e gli basta una breve occhiata all'interno per capire di che tipo di giornale si tratti. « Oddio » Il passo si arresta, ed Émile richiude velocemente il giornale, ponendo fine alle effusioni amorose che una strega e un vampiro si stavano scambiando proprio sulla pagina che aveva appena aperto a caso. Insomma, dopo le sigarette anche questo? Quante cose di Louis non è a conoscenza? Le guance gli si colorano di porpora, mentre infila con un gesto secco il giornale all'interno dello zaino, e richiude la zip con altrettanta urgenza. « Scusa, Louis, giuro, non ho visto niente. Cioè, forse qualcosa ho visto, però... Facciamo che non ho visto niente. Non dovevo frugare in mezzo alle tue cose private. E prometto che non ti giudico. Lo sai, questo, no? Oddio... Non l'ho fatto apposta... È solo che tu avevi detto... Le api frizzole... Pensavo fossero lì dentro... » Si può morire di vergogna?

     
    .
  4.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    134
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Ho mandato a fanculo Morgernstern. Gli ho detto in faccia che è un tiranno frustrato. » Uao. U-A-O. Questa sicuramente era la storia più figa che avessi mai avuto l'onore di ascoltare, benchè non mi sembrasse proprio attendibile al 100%. Cioè, mandare a quel paese Morgenstern era forse il sogno erotico di metà Hogwarts, ma nessuno aveva mai fatto nulla del genere perchè era inverosimile cavarsela semplicemente con una punizione senza perdere arti, reputazione o denti. Emilè sarebbe potuto diventare un eroe e, di conseguenza, io sarei potuto diventare l'amico dell'eroe. Era un ruolo che mi si addiceva seppur, probabilmente, aveva più diritto Otis ad essere il Robin della situazione che io. L'idea adesso già mi piaceva meno, sarei potuto essere l'amico dell'amico amico dell'eroe. E la lista si sarebbe allungata nel caso in cui Emilè avesse avuto altri amici più importanti del sottoscritto. L'amico dell'amico, dell'amico che non era amico ma è diventato amico, dell'amico che io non conoscevo ma c'era, che moltiplicato per due e diviso per tre, è amico dell'eroe. Sì, sarei finito facilmente nel dimenticatoio. Matematico. « Stavo scherzando, ovviamente. Immagino che Morgernstern mi farebbe espellere come minimo... Comunque boh, Lou, non lo so nemmeno io come ci sono finito qua. Un minuto prima mi annoiavo perché sono senza cellulare, e quello dopo Silverthorn mi ha incastrato. Stavo cercando qualcosa da fare, sai, per combattere la noia » Forse la mia faccia si accese con un po' troppo entusiasmo quando il tasso confessò di non aver fatto nulla del genere; una vocina nella mia testa prese a canticchiare: "Oh, yeah! Emi rimarrà uno sfigato come meeeh". No, aspettate. Cioè, non che io lo considerassi uno sfigato, o sperassi che rimanesse tale, ma avevo sempre avuto una visione un po' pessimistica delle cose. E poi non devo di certo giustificarmi per una canzoncina insensata! Vabbè, comunque, per cambiare discorso, era sempre meglio combattere la noia con lavori socialmente utili piuttosto che col dare fuoco al bagno dei prefetti, per dirne una. Mi piaceva questa parte del caposcuola, dimostrava di avere buon cuore. « E' un gesto molto nobile, cioè, non è da tutti dedicare volontariamente il proprio tempo a Silverthorn...soprattutto perchè sappiamo quanto sia antipatico » Gli sorrisi, convinto di volerlo aiutare senza esitazione. Ed infatti lo feci, beccandomi non solo dei Thestral affamati e forse assassini, ma anche le risate a crepapelle di Emil che, con cipiglio appena infastidito, incassai borbottando qualcosa a che fare con il senso dell'amicizia ed il fatto che dovesse aiutarmi invece di divertirsi. Insomma, non ero il circo, e lui non aveva pagato il biglietto per vedermi spogliato da un paio di cavalli scheletrici! « Certo, è vero che durante il Lockdown i Thestral erano impazziti e sbranavano la gente... Però, dai adesso sono buoni giuro dai stai tranquillo! » Questa fu la cosa che mi fece scattare improvvisamente sull'attenti e scappare dietro Emilè. « Gli lascio questo per terra e la troveranno da loro, che dici? Quella lì l'hanno già finita! » - « S-sì, già, prima ce ne liberiamo e meglio sarà per noi » Ma lui non se ne stava liberando, anzi, restò particolarmente affascinato da un Thestral che sembrava essersi impossessato della sua mano - altrimenti perchè la teneva tesa e sospesa a mezz'aria? « Ti prego, mandalo via prima che ci uccida! Hai mai visto Jurassic Park? La scena di quando il dinosauro si avvicina alla mano di Alan Grant per annusargliela e poi, BOOM, lo attacca perchè sente l'odore del sangue? Vuoi davvero far finire così la tua vita? » In realtà non ricordavo nemmeno se quella scena ci fosse davvero stata o se me la fossi sognata, non sapevo nemmeno se Emilè avesse mai sentito parlare di Jurassic Park. Lo osservai scaraventare i pezzi di carne dall'altra parte del prato con un enorme sospiro di sollievo e, proprio quando stavo per dichiarare di sentirmi più tranquillo, picchiai il sedere a terra. Di nuovo. La seconda volta in meno di venti minuti, avevo sicuramente battuto tutti i record della storia. Solamente quando realizzai di essere caduto, realizzai anche di avere Emilè sopra di me, petto contro schiena. Cavolo, era pesante! Non ebbi il tempo necessario nemmeno per lamentarmi che, il caposcuola, già era rotolato al mio fianco « Oddio scusa! Sei tutto intero?! » Ridacchiai, i ricci scompigliati e le mani che scivolavano fra l'erba mentre cercavo di rialzare la schiena « E' andata bene, avrei potuto sbattere la testa e diventare un Troll! » Ed invece avevo solo le chiappe in fiamme, fortunatamente. Rialzai lo sguardo nel suo, ritrovandomelo talmente vicino che quasi assorbii per osmosi tutto l'imbarazzo che Emi sembrava provare. Aveva il volto viola e gli occhi sbarrati. Occhi marroni, sì, color cioccolato con un paio di venature caramello che brillavano colpite dal sole. La mascella squadrata, il naso appuntito e..ohw, dovevo dirglielo che forse usava un po' troppo gel per i capelli? Oppure probabilmente avrei dovuto iniziare anch'io ad usare il gel. Mi piaceva l'effetto che aveva sulle sue ciocche ondulate, in realtà. Calò il silenzio, intanto, mentre ci scrutavamo a vicenda; io un po' ci avevo preso gusto, lo ammetto. Ma non sapevo nemmeno dirmi per quale stracavolo di ragione. Alla fine fu Emil il primo a distogliere lo sguardo e ad alzarsi, io affondai i denti nel labbro inferiore. Forse si aspettava che gli chiedessi anche io se stesse bene! Quanto sono stupido. Stupido, stupido, stupido. Al suo mugugno di palese dolore mi si strinse il cuore. « Tu, invece? Sei sicuro di star bene? Possiamo andare in inferme- » « Vado... Uhm, a prenderti lo zaino » « Ah, si, okei, lo prendo come un sì. Fantastico, perfetto. » Restai imbambolato a fissarlo, ancora seduto, prestando attenzione a qualunque suono. Insomma, ero pronto a balzare in piedi se fosse stato necessario, dopotutto stava rischiando per andarmi a prendere lo zaino! Apprezzai infinitivamente il gesto, di certo non era obbligato a raccogliere la mia roba; fosse stata un'altra persona, Emil avrebbe potuto benissimo rispondermi: "ehy, perchè non ci vai tu invece di rompere le palle?". « Ci sei? Ti sei fatto male? Mamma mia, scusami Louis, davvero, non avrei dovuto chiamarti... Dovevo vedermela da solo. Pensavo che in due sarebbe stato meno problematico. Mi spiace. » Mi persi a guardarlo, tanto che non mi resi conto quando il tasso fece dietrofront col mio zaino appeso ad una spalla. Nemmeno mi ero rimesso in piedi, figurarsi. Comunque, accettai di buon grado la sua mano, strattonandola gentilmente prima di poter stendere le ginocchia. Ecco fatto, un'adolescente che non sa nemmeno alzarsi da solo da terra! La prossima volta mi allaccerà le scarpe, sicuro! « N-no, no.. Ho detto di stare bene, tranquillo. Mi spiace solo che, beh - » Ti aspettassi un altro tipo di aiuto che non ho saputo darti? Che sia un coglione patentato col coraggio di una pigna? Che la prossima volta, quando ti troverai in difficoltà, chiamerai sicuramente qualcun altro perchè io combino solo guai e sono inutile? Mi strinsi fra le spalle senza concludere la frase, e puntai gli occhi dispiaciuti sulle punte delle scarpe. Dopotutto, alla fine era stato proprio Emilè ad ammettere che "forse non avrebbe dovuto chiamarmi", il chè era una chiara insinuazione del fatto che non l'avrebbe rifatto in futuro. Già, se Emilè Carrow fosse stato un eroe io, sicuramente, non sarei stato il suo Robin. Ora era chiaro come l'acqua. « Senti, adesso ci mangiamo queste caramelle e ci distriamo un po', ti va? E magari ci allontaniamo di qua... Visto che non si capisce dove diamine stiano questi cosi » Annuii, seppur dispiaciuto, facendogli
    06b2a142765c1fe1b1e7cb0dff278304
    cenno di cercare tranquillamente nelle tasche mentre prendevo a camminare. Merlino, mi sta portando anche lo zaino. « Certo, ne sono avanzate un sacco da ieri sera! Ricordati che la prossima volta devo portarle io, però. Ne ho tipo la camera piena! » Perchè, oltre ad essere pesaculo, vigliacco e debole, ero anche assolutamente scroccone! Emilè aveva sempre portato le caramelle durante le ronde notturne, e me le aveva sempre offerte. Io avevo preso a comprarle in continuazione a mielandia pur di sdebitarmi ma, ogni santissima volta, dimenticavo di portarle con me. Avevo buste di caramelle col nome di Emilè appiccicato sopra d'ovunque. Ne avevo riempito il baule, tanto che, un giorno, il mio compagno di stanza mi chiese se avessi un amico immaginario con quel nome. Oppure sei semplicemente innamorato del tuo collega caposcuola visto che ogni weekend riempi le buste ad Hogsmeade Dopo quell'episodio mi fischiarono le orecchie per una settimana. « Ehi Lou, dov'è che le hai messe esattamente queste api? Perché qua dentro non le vedo proprio... » Lanciai uno sguardo interrogativo al ragazzo, inarcando le sopracciglia « Cerca bene, dovrebbero stare fra i libri! Ricordo di averle messe questa mattina » Non è che mi fossi dimenticato di nuovo? Cavolo, che testa! Però era impossibile, perchè io ricordavo perfettamente di aver preso il sacchetto di carta bianca e di averlo ficcato oltre la cerniera. Emilè ci stava mettendo più del previsto, tanto che, avanti di qualche passo a lui, mi bloccai e posai le mani sui fianchi. O era cieco lui, o avevo io l'alzheimer. « Qui dentro c'è solo questa rivista qua... Magari le hai messe qui dentro? Aspè... » Ma come! Ero sicuro di non aver messo riviste nel mio zaino, difatti strinsi le labbra in una linea invisibile e pensierosa. Sarà quella sul quidditch? Strano, perchè quella settimana ancora non l'avevo ricevuta « mmh, riviste? E' impossibile, io non mi porto le riviste in giro. Le tengo sempre in camera per non perdermele, e per non farmele fregare » Anche perchè io non ero come quei soggetti che in aula non ascoltavano le lezioni e sprecavano il proprio tempo a fare altro. Ero uno studente diligente, benchè quella rivista, nel mio zaino, sembrava esserci davvero. Copertina mai vista, tra l'altro. « Oddio » Oddio? Oddio cosa? Il mio sguardo guizzò velocemente a destra e sinistra, non riuscivo a capire perchè il tasso fosse diventato improvvisamente di tutti i colori del mondo ed avesse chiuso il giornaletto con tanta fretta. Non mi diede nemmeno il tempo di avvicinarmi ed indagare che, Emil, già aveva nuovamente buttato tutto dentro la tasca ed aveva richiuso la zip. Eeeeh, addirittura? « Scusa, Louis, giuro, non ho visto niente. Cioè, forse qualcosa ho visto, però... Facciamo che non ho visto niente. Non dovevo frugare in mezzo alle tue cose private. E prometto che non ti giudico. Lo sai, questo, no? Oddio... Non l'ho fatto apposta... È solo che tu avevi detto... Le api frizzole... Pensavo fossero lì dentro... » Interdetto dalle sue parole - ed anche dal suo aspetto superimbarazzato -, a quel punto mi precipitai verso di lui, riaprendo maniacalmente lo zaino. Che si nasconde di così scabroso qui dentro? Sicuramente, per prima cosa, un pacchetto di sigarette che non avevo mai visto prima. Non erano mie, così come non era mio quell'astuccio scarabocchiato e quei quaderni stropicciati. Ficcai la testa ancora più dentro la tasca, lasciando lo zaino nelle mani di Emil che lo tenevano sospeso a mezz'aria. « Aspett-questo mi sa che non è mica il mio zaino. Hai preso quello giusto? » DINDINDIN! C'era solo quello a terra nella stalla dei thestral, ricordi Louis? I thestral non usano gli zaini benchè sarebbe buffo « C-cioè, no, ho preso io - prima persona singolare - lo zaino giusto in biblioteca?» Il fatto era che, quell'anno, andasse di moda uno zaino che la maggior parte dei nerd non aveva perso tempo a comprare. Insomma, non era difficile vedere diversi studenti con quello stesso zaino, in giro per scuola. L'originalità, questa sconosciuta! Tra tanto frugare, alla fine, trovai la rivista che tirai nuovamente fuori, aprendo una pagina a caso. Be-nis-si-mo. E SBEM, se Emilè era stato così cauto da rimettere via il giornalino senza dare in escandescenza, io, al contrario, la lanciai in aria senza motivo. Okei, qui c'è d'aprire una beeellaa parentesi, perchè io, benchè fosse normale per qualunque adolescente della mia età, avevo un rapporto moooltooo conflittuale con il porno le cose sconce. Mi vergognava spropositatamente, anche se ero davvero curioso per certi aspetti. Cioè, avevo già visto una rivista del genere, ne avevo anche scoperta una nascosta dietro lo specchio del bagno del dormitorio e, sì, avevo anche avuto la mia prima ere- perchè vi sto raccontando tutto questo? Perchè mi dava fastidio vedere certe cose, anche semplicemente immaginarmi certe cose. Mi metteva stranamente in soggezione, e poi un bel paio di tette non avevano il potere di...Okey, stop, è troppo imbarazzante. Per farvela breve: stavo ancora cercando di capire molte cose. Prima che volasse in testa a qualcuno, riuscii a riafferrare il giornalino che spinsi di fretta sotto il maglione mentre, in lontananza, avevamo attirato l'attenzione di un paio di grifone. Ridacchiavano, forse per la scenetta comica, anche perchè dubito sapessero cosa stesse accadendo. « Ti giuro assolutamente che non è roba mia!» Beh, credibile almeno quanto il killer che piagnucola al detective di non essere stato lui ad uccidere. « Ti sembro il tipo a cui possano piacere queste cose? » perchè, te ne piacciono altre Lou? « Nel se-seno..SENSO. S-e-n-s-o. credi mi porterei mai dietro dei giornalini simili? Col rischio che qualcuno possa trovarli? Qualcuno tipo te o Otis, o Agnes...o..o Morgenstern! Quello ha la mania di frugare negli zaini per i bigliettini!» Gli occhi mi caddero in basso, ancora una volta ad osservare le immagini equivoche. Sì, sì, non lo chiedete: mi stavo soffermando più su certi particolari rispetto che su altri. A quel punto, afferrai Emil per una manica e lo strattonai via, verso un albero appartato nei pressi delle sponde del Lago Nero. Scivolai seduto tra il fogliame, sperando che il ragazzo facesse altrettanto e non mi lasciasse da solo. « Non volevo assolutamente imbarazzarti » Ero sincero, ma poi rovinai tutto scoppiando a ridere. Senza alcuna ragione. A crepapelle. « ...Però avresti dovuto vedere la tua faccia! AHAHA E' stata impagabile, perchè si vedeva che non te lo aspettavi...Ma chi stracacchio è così scemo da portarsi questa roba dietro? E poi perchè? » Mi bloccai « ...No, okei, il perchè posso immaginarlo, però, cioè: amico, chiunque tu sia, sei proprio un ninfomane! E hai visto che espressioni brutte poi? » Quando ero nervoso dicevo cose stupide e, quando dicevo cose stupide, mi ritrovavo a voler fare il simpaticone di turno. Però sentivo necessariamente il bisogno di alleggerire la tensione. Proprio per questo estrassi nuovamente il giornaletto, aprendo le pagine per farle vedere anche ad Emilè. Tanto eravamo da soli, chi ci vedeva? E poi fra amici si parlava anche di questo, giusto? « Mh, lei è il tuo tipo, tipo? Nel senso, le ragazze te le immagini così? Perchè io a volte si ma - » e lasciai la frase sospesa: probabilmente stavo solo peggiorando le cose. Intanto la scimmietta nel mio cervello, però, non si fermava dal battere i piatti e fare capovolte « - non ho mai visto una ragazza senza vestiti, quindi è tipo difficile immaginare ciò che non si è mai visto. » o ciò che ci rende indifferenti, anche. Vabbè, iniziava a fare caldo ed io avevo bisogno di cambiare discorso, di distogliere l'attenzione e l'imbarazzo. Così ricominciai a frugare nello zaino, dopo aver tirato via la staffa dalla spalla di Emilè. « Oh..OHOH! OH! Fumiamo. Ti prego, io non ho mai provato e mio padre nemmeno approverebbe, ma se lui non lo sa...occhio non vede, cuore non duole. Mi spiace buttarle nel cestino » potresti sempre riconsegnarle al proprietario, no? No « ...Dai, lo vedo dai tuoi occhi che vorresti provare anche tu. Prometto di non dirlo a nessuno, come non ho detto a nessuno dell' A.B.E.T.E Lasciai intravedere il pacchetto di sigarette oltre la stoffa della tasca con aria sognante. Era perfetto: io, Emilè, l'albero nascosto ed il sole che stava per morire oltre l'orizzonte del lago nero. Gli volevo dimostrare che ero coraggioso, a modo mio, intraprendente. Volevo mi richiamasse, semmai ci fosse stata una prossima volta.
     
    .
  5.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    521
    Reputation
    +896

    Status
    Anonymes!
    Émile non è di certo un neofita alle immagini di quel tipo. Anzi, forse oserebbe considerarsi quasi un esperto del campo, avendo già avuto - lui mentirebbe aggiungendo ampiamente - modo di assistere a scene simili. Una notte in particolare, piazzato sul pavimento del bagno dei Prefetti a giocare a Black Market insieme a Otis, i suoi occhi sono rimasti incollati per un paio di minuti sui movimenti assai espliciti dei personaggi delle carte, appartenenti ad un mazzo vietato ai minori ritrovato tempo prima sul fondo di un cassetto della scrivania del padre. I due Tassorosso devono aver perso una parte della loro innocenza quella notte, costretti ad assistere, con gli occhi strabuzzati e le gote rosse per l'imbarazzo, all'unione tra il vecchio Nomade e la Dama di Compagnia. Insomma, nell'aprire quel giornalino non si sconvolge tanto per le immagini che vi ritrova all'interno - lui, dopo tutto, è un uomo di mondo, moderno, per carità! - quanto più per l'idea che Louis ne sia il proprietario, e di aver dunque prepotentemente invaso la sfera più personale della vita dell'amico. Sarà anche un ragazzino vivace, irrequieto e talvolta invadente, ma è pur sempre cresciuto secondo una certa educazione, imperniata sul ferreo rispetto delle regole e degli altri: il pensiero di poter risultare incivile, specie nei riguardi di Louis, anche se solo per errore, lo mortifica.
    « Aspett-questo mi sa che non è mica il mio zaino. Hai preso quello giusto? » Aggrotta la fronte, studiando l'espressione dell'amico. « Ma c'era solo quello lì per terra... Me l'hai indicato tu... » « C-cioè, no, ho preso io - prima persona singolare - lo zaino giusto in biblioteca? » Fa spallucce, un po' a disagio, le mani affondate nelle tasche dei jeans. Ai suoi occhi, è evidente che il Corvonero sia troppo imbarazzato per ammettere l'effettivo possesso del giornale, e questo è prima di tutto per colpa sua. Si sente perciò in dovere di rimediare a quegli attimi spiacevoli, e tentare di rasserenarlo in qualche modo: « Davvero, Lou, non devi trovare scuse! Non c'è niente di male. Cioè, avere queste cose è una cosa normale, suppongo... » Suppongo. Sì, perché, per quanto questo per il giovane Carrow non sia effettivamente il primissimo contatto con la pornografia, c'è ancora decisamente tanto che non sa. E tantissimo che non ha mai fatto. A onor del vero sarebbe più corretto dire che non ha fatto proprio niente. Mai. Ma anche in questo Louis deve essere senza dubbio avanti rispetto a lui, perciò si sente in dovere di mostrarsi accomodante e familiare con questo genere di cose. Sì, insomma, per non sembrare uno sfigato che non sa proprio stare al mondo.
    Però poi succede una cosa che lo sorprende: nel momento in cui Louis prende in mano la rivista incriminata, pare quasi saltare in aria per la sorpresa, e lo fa con tanta convinzione che Émile inizia a chiedersi se non stia dicendo la verità. Improvvisamente imbarazzato, si nasconde il giornaletto sotto al maglione al passaggio di due ragazze, che li guardano ridendo. Bene, ora la gente ci prende pure in giro. Ma che giornata meravigliosa! « Ti giuro assolutamente che non è roba mia! » Il Tassorosso lo scruta, curioso. Dovrebbe credergli? « Ti sembro il tipo a cui possano piacere queste cose? » In effetti, l'ultima cosa che si sarebbe figurato Louis fare era proprio leggere quel genere di giornaletti e... sì, insomma, quello che si fa di solito in questi casi. Al solo pensiero, una strana smorfia gli arriccia le labbra, mentre si affretta a scuotere il capo con foga. « No... Cioè, non penso. Voglio dire, non saprei proprio... » borbotta, confuso e un po' a disagio, accarezzandosi la nuca. Non sa esattamente cosa sia più appropriato dire. Mica poi pensa che voglio insultarlo se gli dico che non mi sembra il tipo da giornaletti porno? « Nel se-seno..SENSO. S-e-n-s-o. credi mi porterei mai dietro dei giornalini simili? Col rischio che qualcuno possa trovarli? Qualcuno tipo te o Otis, o Agnes...o..o Morgenstern! Quello ha la mania di frugare negli zaini per i bigliettini! » Nell'udire quelle parole si ritrova ad annuire, decisamente più convinto. Se esiste qualcosa su cui non ci piove, e per cui sarebbe disposto a mettere la mano sul fuoco, quello è proprio il terrore condiviso da entrambi per il professor Holden Morgernstern. Il suo rigore, i suoi silenzi prolungati e scomodi, le sue punizioni esemplari: tutto ciò che riguarda il giovane professore - che poi come faccia ad essere così frustrato dalla vita già alla sua è proprio un mistero - non può essere uno scherzo, in quanto l'intera scuola (e in particolar modo Louis ed Émile) lo prende con estrema serietà. Ed è anche vero che l'uomo abbia la fastidiosa abitudine di frugare tra gli zaini dei suoi studenti per scovare bigliettini illegali. E per quanto reputi Louis un ragazzo coraggioso, Émile dubita altamente che avrebbe il fegato di scarrozzarsi dietro senza problemi una rivista di quel tipo durante le ore di Difesa. Insomma, tutto torna. Un sorriso più rilassato gli distende l'espressione, mentre si lascia andare ad un sospiro di sollievo. Okay, il disagio è passato. « Ma come accidenti hai fatto a prendere lo zaino sbagliato? » Ridacchia, adeguando il passo alle direttive di Louis, che inizia a strattonarlo per la manica del maglione, e proseguendo a camminare verso il Lago Nero. « Resta il fatto che, per dimenticanza o per distrazione, non hai portato le api frizzole. Di nuovo. » Gli fa notare, colorando la voce di un finto disappunto, mentre si accovaccia di fianco a lui nei pressi di una grande quercia poco distante dallo specchio d'acqua scura. « Non volevo assolutamente imbarazzarti » Si volta per guardarlo, con addosso un'espressione finalmente più serena. « Non mi hai imbarazzato, è solo che ero... » sorpreso? Confuso? Terribilmente a disagio?, per dirne una. Ma non fa in tempo a completare quel flusso di coscienza. « ...Però avresti dovuto vedere la tua faccia! AHAHA E' stata impagabile, perchè si vedeva che non te lo aspettavi... » Alza gli occhi al cielo, tuttavia ritrovandosi a ridere a sua volta. « Va bene, okay, continua a prendermi in giro. Sei tu quello che ha lanciato in aria il giornale! » lo rimbecca, assestandogli una spallata amichevole. « Ma chi stracacchio è così scemo da portarsi questa roba dietro? E poi perchè? » Inarca entrambe le sopracciglia, mentre fissa Louis in silenzio. « ...No, okei, il perchè posso immaginarlo, però, cioè: amico, chiunque tu sia, sei proprio un ninfomane! E hai visto che espressioni brutte poi? » Ride, nel rilassare la schiena contro l'albero, per poi alzare gli occhi al cielo. « Sembravano veramente... assatanati. » Commenta, spendendo qualche secondo di silenzio per riflettere sull'aggettivo che meglio descriveva i visi protagonisti di quelle scene. Chissà, forse è così che ci si sente, quando si iniziano a fare queste cose: impossessati. Émile, un po' perché ancora troppo giovane, un po' perché di contatti di quel tipo non ne ha ancora avuti neanche lontanamente, non riesce proprio a immaginarsi a fare certe cose - e quella spiegazione che si dà sembra paradossalmente rincuorarlo. Come se in qualche modo prima o poi anche lui avrà modo di accedere, attraverso una qualche possessione, ad una dimensione che al momento non gli sembra particolarmente naturale. « E poi non era un giornaletto normale, con solo... persone. Giuro di averci intravisto anche un centauro di mezzo. » La sua espressione schifata la dice lunga, e deve essere quella, insieme a mille altre curiosità, a spingere il Corvonero a recuperare la rivista dallo zaino. Giusto perché sono da soli, ed entrambi non fanno che smettere di parlarne, tanto vale esplorare più a fondo quell'oggetto di mistero. Con il giornale aperto esattamente in mezzo tra loro due, una metà sulla coscia di Émile e l'altra su quella di Louis, prendono a sfogliarlo, colti da un interesse quasi scientifico. « Mh, lei è il tuo tipo, tipo? Nel senso, le ragazze te le immagini così? Perchè io a volte si ma non ho mai visto una ragazza senza vestiti, quindi è tipo difficile immaginare ciò che non si è mai visto. » Lo sguardo basso sulla figura femminile che Louis gli indica, si ritrova ad annuire, comprensivo, improvvisamente grato e in qualche modo confortato da quella sua confessione. « Mhm, capisco che intendi. Neanch'io ho mai visto una ragazza così... Cioè, figuriamoci, nemmeno mia sorella Maddie mi fa più entrare in stanza quando si cambia. » Aggrotta la fronte, gli occhi nocciola fissi nel vuoto per qualche secondo, mentre realizza le possibili interpretazioni di ciò che ha appena detto. Sbarra gli occhi. « Oddio, così suona malissimo... Quello che intendo è che non ho mai visto nessuno, ma proprio nessuno nessuno, manco a dire, tipo, mia sorella! Non che desideri vederla. Ewwww, mi farebbe schifo solo l'idea. Capisci che intendo? Mi sono espresso proprio male. » Se in questo momento Émile potesse essere un'emoji, quelle faccine colorate che amava inviare agli amici in chat, sarebbe senza dubbio la perfetta trasposizione di quella faccina che sorride a trentadue denti, imbarazzata, con un'enorme goccia di sudore a scivolarle sulla fronte. A lui quando è a disagio sudano però le mani e la schiena, il che è decisamente meno adorabile e anzi molto, molto più schifoso. Ma fortunatamente Louis sembra distrarsi quasi subito, quando ritrova sul fondo dello zaino il pacchetto di sigarette - a questo punto non sue! - del loro sconosciuto amico ninfomane. « Oh..OHOH! OH! Fumiamo. Ti prego, io non ho mai provato e mio padre nemmeno approverebbe, ma se lui non lo sa...occhio non vede, cuore non duole. Mi spiace buttarle nel cestino. » Gli occhi nocciola del Tassorosso s'illuminano di scatto, all'udire quelle parole e veder riesumato il pacchetto rosso fiammante. Se Louis non ha mai fumato, ciò significa che lui non è indietro rispetto a nessuno - e che anzi, questa è l'opportunità perfetta per portarsi avanti. « ...Dai, lo vedo dai tuoi occhi che vorresti provare anche tu. Prometto di non dirlo a nessuno, come non ho detto a nessuno dell' A.B.E.T.E. » Non ha bisogno di rifletterci un istante di più. L'euforia di Louis, mista alla propria, è sufficiente a dargli la carica giusta per prendere il pacchetto dalle sue mani, aprirlo e sfilare una sigaretta. « Dai! Dividiamone una, per iniziare. » Perché è sempre meglio andarci piano. Sceglie di rimanere sul vago, e di non condividere espressamente la sua inesperienza in campo: come suo solito non mente, omette semplicemente. Gli piace l'idea che Louis
    possa pensarlo un po' più figo di come è in realtà. In fin dei conti, l'ha visto fare un migliaio di volte a Derek e a tutti i ragazzi più grandi del Clavis: quanto può essere difficile? Porta la sigaretta tra le labbra, scuotendo un po' la testa in modo da far muovere leggermente quel ciuffo di capelli un po' scompigliati che gli ricade sugli occhi, in una mossa che si convince debba essere proprio da figo. Con la punta della bacchetta illumina la sigaretta, che inizia a rilasciare un filo di fumo grigiastro. Beh, non è così difficile, no? Inspira profondamente, iniettandosi nei polmoni tutta la nicotina che riesce, gli occhi chiusi da vero intenditore, un macho vero e proprio. Stringe l'indice e il medio attorno alla sigaretta, come ha visto fare tante volte, mette su quella classica aria di puro rilassamento che tutti sembrano provare, apre la bocca e... tossisce. Non una o due volte: viene letteralmente colto da un attacco degno di un malato di bronchite, che lo costringe a coprirsi la bocca con il gomito per esaurire la sua tosse, soffocandola contro il tessuto del maglione. Sì, un vero macho. Se non era ben chiaro a Louis quanto la sua esperienza con il fumo fosse nulla, adesso non deve esserci proprio più dubbio. Con il viso rosso e gli occhi ancora lucidi per lo sforzo, tende la mano verso il compagno, per porgergli quella piccola arma letale. « ...Forse dovevo andarci più piano » confessa, con una punta d'imbarazzo, schiarendosi la gola. « Dai, prova tu. Magari non inspirare troppo come ho fatto io. » Sorride, autoironico, raddrizzandosi meglio, pronto a osservare il primo tentativo dell'amico. È un momento così semplice, eppure altrettanto elettrizzante: le schiene poggiate al tronco di quell'albero secolare, parzialmente nascosti dalla visuale del castello, spalla contro spalla, a fumare la loro prima sigaretta e sfogliare giornali proibiti. Perché ormai hanno anche questo tipo di confidenza. Quel pensiero lo rallegra, perché in effetti fin'ora si è ritrovato a parlare di questo tipo di cose soltanto con Otis. Sovrappensiero, torna a guardare il giornaletto, ancora aperto sulle loro ginocchia. « In realtà non lo so se lei è il mio tipo » dice di punto in bianco, rispondendo alla sua domanda precedente. « Oddio, magari sì. La verità è che mi sembra di cambiare tipo da un giorno all'altro. Presente? » Si stringe nelle spalle. Émile è così: gli basta che una ragazza gli sorrida in corridoio, una volta, perché se ne innamori. E improvvisamente è attratto da tutte le rosse del castello, solo perché le assomigliano vagamente. E poi si ritrova seduto allo stesso banco con una bionda e di colpo le bionde sono le più graziose di tutte. « Forse è perché non ho mai avuto grandi esperienze in questo campo... Ma proprio zero zero. » Inarca le sopracciglia, specchiando i propri occhi nocciola in quelli verdi del compagno, nella speranza che capisca ciò che intenda, senza costringerlo a dire quello scempio ad alta voce. Non ho mai baciato nessuno. Il solo pensiero lo fa rabbrividire per il livello di sfigataggine che quella verità porta con sé. « Quindi non so, magari mi ci vuole tempo. Oddio, guarda questa qui come sta messa! » Ridacchia, sfogliando una pagina, e indicando l'ennesima figura di una donna in una posizione assai improbabile. « Però, uhm, tu sicuramente stai messo meglio. Voglio dire, con Nessie e tutto quanto. » Sospira, ricordandosi in quegli istanti che il Corvonero stia uscendo con una delle sue migliori amiche. E poi Otis si lamenta di me e di Veronica! Ma nessuno ci pensa a me? « Lei è una bellissima ragazza. E anche tanto simpatica. Però, uhm - » sbuffa, lo sguardo basso, mentre si toglie una foglia appiccicata alla suola di una scarpa. Come esternare le sue preoccupazioni senza sembrare uno stronzo patentato? « - stai attento, ecco. Io le voglio davvero bene, è fantastica, per carità, però... Le piace cambiare, ecco, mettiamola così. Non vorrei che... le cose andassero, tipo, male e... » ...che ti spezzasse il cuore. Ma lascia la frase a metà, sentendosi di colpo incredibilmente stupido per aver anche solo intrapreso quel discorso. Si stringe nelle spalle, per poi rubargli la sigaretta dalle dita.
     
    .
  6.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    134
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Non ricordavo di aver mai avuto una conversazione simile con qualcuno. Purtroppo in molti mi trovavano immaturo, chiacchierone, saccente, pesante e le persone preferivano evitarmi per via delle mie sgradevoli stranezze piuttosto che includermi in una bella chiacchierata. Come si dice? Reputazione batte solidarietá? Beh, c'era da ammettere fossi piuttosto imbarazzante: il balbettare eccessivo quando mi trovavo in difficoltá, la dislessia che a volte sembrava proprio volermi fare guerra divertendosi ad annodarmi la lingua; l'apparecchio ai denti -ma questo anni prima - che, oltre a regalarmi l'idea di uno splendido futuro sorriso, aveva anche mangiato tutte le mie R e le mie S rendendo incomprensibile il 90% dei miei discorsi. E Poi? E poi c'erano anche i miei voti eccessivamente alti che "cacchio, è un cetriolo con una mandorla al posto del cervello, dev'essere per forza raccomandato!". Fino al quarto anno di scuola, avevo avuto modo di comprendere che non piacessi particolarmente a chi avevo attorno; non importava essere espansivi, di buon cuore, simpatici o amichevoli per conquistare qualche amico, no, era fondamentale piuttosto avere un bel contesto a farti da contorno -poi potevi essere anche la persona più odiosa e deplorevole di tutto il mondo magico, eh, ma se avevi un buon contesto avevi fatto centro in ogni caso. Funziona cosí la superficialitá adolescenziale. Il mio "contesto" non era mai stato dei migliori, e ciò si rispecchiava perfettamente nelle poche amicizie che avevo stretto e che solamente durante il quinto anno erano iniziate ad aumentare. Merito dell'essere diventato caposcuola o dell'aver tolto l'apparecchio, forse, o magari di aver raggiunto il metro e settanta nel giro di una sola estate. Chi poteva dirlo. Però, mentre guardavo Emil, col culo incollato sull'erba e le dita appiccicate alle pagine di quel giornalino, non potevo fare a meno di chiedermi se quella stessa conversazione l'avremmo mai affrontata in altre situazioni, in universi paralleli dove un altro Louis Paciock non era riuscito a conquistare il posto di caposcuola, ad esempio. Mi dispiaceva per quel Louis, perchè non sapeva cosa si stesse effettivamente perdendo. « Mhm, capisco che intendi. Neanch'io ho mai visto una ragazza così... Cioè, figuriamoci, nemmeno mia sorella Maddie mi fa più entrare in stanza quando si cambia. » Ridacchiai prima di aggrottare la fronte, perplesso. « Aspè, in che senso? » - « Oddio, così suona malissimo... Quello che intendo è che non ho mai visto nessuno, ma proprio nessuno nessuno, manco a dire, tipo, mia sorella! Non che desideri vederla. Ewwww, mi farebbe schifo solo l'idea. Capisci che intendo? Mi sono espresso proprio male. » - « Ah, okei, quindi della serie: "non ne ho vista una manco per sbaglio". Sì, ho capito perfettamente cosa intendi » Cioè, in parte ho capito. Nel senso, io ad esempio nella stanza di Karma non ci entravo a prescindere, ma non lo dissi ad Emil per paura di metterlo ulteriormente a disagio. A volte capita di dire cose senza senso, io sono il primo a farlo! E rincorrere giustificazioni su giustificazioni non è piacevole. Soppesai la sua espressione imbarazzata, e fu proprio a quel punto che scelsi di cambiare discorso per levargli di dosso il peso di quello scivolone. Era arrivata l'ora di tirare fuori le sigarette! « Dai! Dividiamone una, per iniziare. » Annuii, compiaciuto dal suo entusiasmo che, in parte, era anche il mio. Cioè, okei, io volevo fumare, eh! Trasgredire, andare controcorrente ed avere qualcosa da raccontare ai posteri, ma non potevo fare a meno di sentirmi già in colpa al solo pensiero. Diciamo che non fossi solito disubbidire alle direttive dei miei genitori, e benchè "occhio non vede, cuore non duole", avevo comunque paura che qualcuno potesse beccarmi, raccontarlo ai miei e farmi finire in riformatorio. Boh, non so, riformatorio? Si poteva finire in riformatorio per un'innocente sigaretta? Sfregai i palmi sudati delle mani contro le coste dei pantaloni, avevo il cuore che mi batteva a tremila mentre Emil afferrava il primo filtro e lo inseriva fra le labbra. Aveva usato una naturalezza tale che quasi stentai a credere che quella fosse la prima volta che fumasse e, ipnotizzato com'ero, nemmeno mi preoccupai di guardarmi intorno per stanare qualche impiccione di troppo. Deglutii quando il ciuffo scombinato del tasso, frustato dal leggero colpo di testa che anticipò il lento accendersi del mozzicone, ricadde sui suoi occhi color nocciola: la camicia stropicciata, la spontaneità con cui aveva rilassato il corpo contro il tronco dell'albero, l'espressione concentrata sul suo volto quando aveva alzato la mano ed inclinato appena il capo per bruciare la cicca. Pendevo letteralmente dalle sue labbra, nello stesso modo in cui pendeva quella sigaretta, ora fumante. Mi sentivo sospeso su una nuvola, avete presente la sensazione? E forse avevo trattenuto il fiato anche più del dovuto. Con le gote leggermente imporporate, alla fine, riuscii a distogliere lo sguardo e ad impettirmi, stropicciandomi un occhio quasi a temporeggiare. Non volevo metterlo in soggezione e, allo stesso modo, non volevo mettermi in soggezione. Non era la prima volta che vedevo qualcuno fumare, era esagerato far sembrare il contrario. Anzi, una parte del mio pensiero critico credeva che la sicurezza di Emile - benchè figa - lo avrebbe portato a vomitare gli occhi fuori dalle orbite - se era vero che quella fosse la prima volta che fumasse. Un'estate prima, a Deal, mio cugino David ostentando lo stesso aplomb aveva finito col tossire per una buona mezz'ora. Tanto è facile, che ci vuole, siete tutti dei troll! Ed infatti, come immaginavo, anche Emil esplose. Probabilmente avrei dovuto avvisarlo. « ...Forse dovevo andarci più piano » - « ...Forse » Sottolineai quasi a sfotterlo bonariamente, puntando lo sguardo sulla sigaretta che ora mi porgeva fra le dita « Dai, prova tu. Magari non inspirare troppo come ho fatto io. » Beh, facile a dirsi. Come si faceva a fumare veramente senza fumare veramente? « Quindi è questa la tecnica per sembrare più figo? Non inspirare? Ahhh, al diavolo» Dopotutto questa sarebbe stata la prima ed ultima volta che avrei toccato una sigaretta - forse -, mi sentivo di doverlo fare nel modo giusto. A pieni polmoni, fino a sentirmi male. Così, titubante, afferrai il mozzicone tra pollice ed indice, proprio come aveva fatto Emil, e lo portai alle labbra. Tre, due, uno... « ...Santomerlinocheschi- » Presi a tossire e a ridere contemporaneamente, colpendomi ripetutamente il petto. Avevo la gola in fiamme, per non parlare delle narici che sembravano essersi incendiate di botto. Non credevo il sapore del tabacco potesse risultare così amaro. Rivolsi uno sguardo allegro - seppur lacrimante - al tasso: ecco, ora siamo pari. Già ero pronto a rifarlo. « In realtà non lo so se lei è il mio tipo » Chi? Quale tipo? Solo quando riabbassai gli occhi verso il giornalino compresi a cosa si stesse riferendo Emil - ero stato io a chiederglielo, dopotutto! Lasciai assopire la sigaretta fra indice e medio mentre con il pollice, sovrappensiero, iniziavo a ricalcare impercettibilmente le generose curve di quella che forse si poteva definire una ninfa per adulti. Nemmeno io sapevo dirmi se lei era effettivamente il mio tipo, difatti improvvisamente mi resi conto di quanto potesse essere stata sciocca la mia domanda. « E' anche vero che una persona dovresti conoscerla prima di dire se sia il tuo tipo o meno, me ne rendo perfettamente conto » - « Oddio, magari sì. La verità è che mi sembra di cambiare tipo da un giorno all'altro. Presente? » Se lo avevo presente? Ero praticamente un veterano delle cotte platoniche mordi e fuggi! In realtà non era nemmeno così frequente la cosa: avevo l'abitudine di fissarmi per lunghi periodi su una stessa persona. O sulle stesse persone. Già, le mie cotte sparivano difficilmente, ma si moltiplicavano facilmente. Alle volte mi innamoravo di piccole caratteristiche, o di piccoli gesti, esistevano cose che avrei potuto ammirare per un'infinità di tempo, in loop. « Sì, sì, ho presente, succede spesso anche a me » - « Forse è perché non ho mai avuto grandi esperienze in questo campo... Ma proprio zero zero. » - « O magari perchè non hai ancora trovato la persona giusta. Io non penso che sia un processo così semplice, insomma, trovare una persona compatibile è come cercare un stracacchio di ago in un pagliaio. Cioè, che poi c'è pure un detto popolare che dice che ognuno di noi ha tipo sette anime gemelle sparse per tutto il mondo! Che culo enorme dovresti avere per riuscire a trovare una delle sette destinata a te? » Mi umettai le labbra, impregnate ancora di nicotina, senza staccargli gli occhi di dosso. Perchè tendevo sempre ad essere pessimista? « Cioè, per carità, io te lo auguro - e me lo auguro. O magari non funziona nemmeno così, chi può saperlo, dopotutto. Forse si tratta davvero di esperienza, e nemmeno io la ho, perciò in teoria non sarei nemmeno autorizzato a dire la mia a riguardo. Quindi.. » - « Quindi non so, magari mi ci vuole tempo. Oddio, guarda questa qui come sta messa! » Già, forse si trattava solamente di questo. Del tempo. Tempo al tempo. Però una parte di me stentava a credere che Emil non avesse mai baciato nessuna ragazza, perchè era questo che intendeva col suo"zero zero", no? Mentre lui rideva per l'ennesima posizione apparsa fra le pagine, io continuavo ad osservarlo di sottecchi, da sotto i ricci. Con la coda
    151a027a3910c25a506492235994
    dell'occhio. « Però, uhm, tu sicuramente stai messo meglio. Voglio dire, con Nessie e tutto quanto. » A sentir nominare Nessie inarcai le sopracciglia e sbatacchiai velocemente le palpebre mentre raddrizzavo la schiena contro il tronco. Avevo quasi scordato di aver passato sanvalentino con lei, questo poteva rientrare fra le esperienze? « Io e Nessie già ci conoscevamo, cioè, credo che sia molto carina » - « Lei è una bellissima ragazza. E anche tanto simpatica. - giusto, bellissima, non carina. E anche molto simpatica, hai ragione - Però, uhm - » Proprio nel momento in cui credevo mi avrebbe preso a pugni per aver dato a Nessie soltanto della carina, Emil sembrò cambiare espressione. Però? Cosa intendeva con quel però? Ero a conoscenza del fatto che loro due fossero molto amici, Ness me lo aveva ripetuto circa un centinaio di volte. « - stai attento, ecco. Io le voglio davvero bene, è fantastica, per carità, però... Le piace cambiare, ecco, mettiamola così. Non vorrei che... le cose andassero, tipo, male e... » Le mie labbra si contorsero in una smorfia, a quel punto. Beh, sì, una smorfia abbastanza delusa. Incomprensibilmente delusa. Da quando eravamo stati insieme a Sanvalentino, non avevo mai considerato l'eventualità di rivedere Nessie per un altro appuntamento. Cioè, eravamo stati bene, avevamo tantissime cose in comune ed il suo profumo era buonissimo...Però forse non mi ci vedevo. Insomma, magari mi ci vedevo, magari avevo anche inconsciamente fantasticato sulla cosa, ma lucidamente non ci avevo mai riflettuto. « Le piace cambiare, come le scale... » Sdrammatizzai, lasciandomi sfilare la sigaretta dalle dita. Mi chiesi ingenuamente se Emil mi avesse messo in guardia perchè ci fosse già passato. Insomma, dal contesto poteva sembrare! Magari era stato friendzonato dopo essere stato illuso. Beh, io non ero entrato nell'ordine di idee di poter vedere Nessie da quel punto di vista, eravamo amici e colleghi, ed eravamo "usciti" una volta assieme, ma la cosa si fermava qui. Almeno per il momento. « Me lo dici perchè lo ha già fatto con te? Ti piace Nessie?» Mormorai, richiudendo a quel punto il giornaletto. Deluso, ancora immotivatamente deluso. Deluso ma comprensivo. « Ti ha tipo respinto oppure...? Cioè, mi sento anche in colpa, se lo avessi saputo prima non l'avrei scelta a Sanvalentino, per l'appuntamento. Ti posso assicurare che abbiamo solo chiacchierato, non è successo nulla. E poi, insomma, ero intenzionato ad invitarla ai tre manici tipo il prossimo weekend» che cazzo stai dicendo? Non è vero! « ...ma se è così, evito! Gli amici prima delle ragazze. » Ora, cosa volevo dimostrare con quella bugia piazzata lì? Di essere intraprendente? Di tenere alla nostra amicizia? Che non ero così stupido d'aver dimenticato di avere una porticina aperta e di poterla sfruttare? « Se vuoi potrei parlarle per farle cambiare idea, sai, tipo psicologia inversa! Magari se ti inserisco spesso tra i nostri discorsi lei alla fine si convincerà di avere un fantastico migliore amico e di non poterselo far scappare. Nei film succede spesso così, le ragazze hanno gli occhi foderati di prosciutto, ci vuole sempre una piccola spinta » Non ne ero totalmente convinto e, sinceramente, non ero nemmeno disposto a farlo seppur dalla mia espressione traspirasse proprio il volere di aiutare Émile. Adesso sentivo decisamente il bisogno di fumare. « Possiamo mettere a punto un piano che funzioni, magari senza farci beccare - sarebbe meglio. Tanto credo di aver instaurato un bel rapporto con Nessie, quindi puoi sfruttarmi a tuo vantaggio. » Gli mollai un pugno sulla spalla, alla fine, nemmeno io so dirmi per quale astruso motivo. Sentivo solamente che quella fosse la cosa giusta da fare, il modo giusto d'agire. Emil lo farebbe per me? Credevo lo avrebbe fatto. Sopportando anche il mal di pancia ed il nervosismo? Ohssì, certamente. « Comunque grazie per...insomma, l'avvertimento. In caso vedrò di andarci piano e di...cambiamo argomento, a proposito. I berretti rossi? Tu ne fai parte, non è così? Che fate? E' bello? Ci sono uscite, riunioni, stemmi(?), divise? Forte! L'altro giorno mi è capitato di vedere te ed Otis con l'uniforme, tipo. Credo mia madre ne facesse parte, mi ha raccontato qualcosa a riguardo però non ho mai creduto di essere molto portato » Mi tastai nervosamente le gote arrossate prima di incrociare le braccia al petto. Era stato più forte di me focalizzare la conversazione su altro, ed i berretti rossi erano la prima cosa che mi era venuta in mente. E non era nemmeno vero che mia madre ne avesse fatto parte, non avevo la benchè minima idea di cosa si trattasse. Cioè, lo sapevo a grandi linee. « Sarebbe bello fare qualcosa insieme, visto che non stai nel giornaletto con me ed Otis. Mi stai simpatico, e si da il caso che io abbia molto tempo libero » Mi strinsi semplicemente fra le spalle, strappando alcuni fili d'erba a terra. Perchè nasconderlo che mi stesse simpatico? E poi, avendo appurato che non mi avrebbe più chiamato in caso di necessità - avendo combinato un casino con i thestral - volevo semplicemente trovare un altro escamotage per dimostrargli che, a modo mio, sapessi essere utile.
     
    .
  7.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    521
    Reputation
    +896

    Status
    Anonymes!
    Nell'osservare Louis fare il suo primo tiro di sigaretta, Émile se ne scopre quasi invidioso. Il compagno accoglie quella piccola sfida con una grande spontaneità, accettando e palesando senza remore la propria inesperienza, in un modo che fa quasi vergognare il Tassorosso dei suoi sforzi di sembrare navigato. Non che Émile non sia un ragazzo spontaneo o genuino, eppure talvolta gli è automatico lasciarsi trascinare dal bisogno di comparire in un determinato modo, quasi a colmare con l'apparenza i vuoti che sente di avere. Louis non si preoccupa di queste cose: è esattamente così come si fa vedere, e non ha paura di apparire ridicolo o poco esperto o addirittura immaturo. Émile lo capisce cogliendo il suo sguardo, mentre si unisce alla sua risata autoironica intervallata da qualche colpo di tosse, e nel vederlo reagire con tanta naturalezza a quel piccolo fail iniziale si sente quasi più stupido del solito. Insomma, vedere Louis tossicchiare in quel modo, e non farsi problemi di ammettere che quella esperienza facesse addirittura un po' schifo, gli fa venire in mente che in effetti si può essere figo pur senza fingere di essere altro, o nascondersi dietro un alone indefinito, sapendo piuttosto prendere in giro se stessi. Consola l'amico con qualche pacca sulla spalla, senza saper smettere di ridacchiare a quella sua reazione, e sente di comprendere che la bellezza di quel momento non è tanto nel fumare in sé, quanto più nel provare qualcosa di nuovo insieme, senza giudicarsi a vicenda.
    « E' anche vero che una persona dovresti conoscerla prima di dire se sia il tuo tipo o meno, me ne rendo perfettamente conto » Gli occhi corrono dalle immagini del giornaletto a quelli chiari di lui, prima di annuire con convinzione. Sì, conoscere qualcuno. Non potrebbe essere più d'accordo. Anche perché, insomma, per quanti innamoramenti fugaci l'abbiano colto nelle ultime... settimane, non è convinto che quelli possano effettivamente contare. « O magari perchè non hai ancora trovato la persona giusta. Io non penso che sia un processo così semplice, insomma, trovare una persona compatibile è come cercare un stracacchio di ago in un pagliaio. Cioè, che poi c'è pure un detto popolare che dice che ognuno di noi ha tipo sette anime gemelle sparse per tutto il mondo! Che culo enorme dovresti avere per riuscire a trovare una delle sette destinata a te? Cioè, per carità, io te lo auguro - e me lo auguro. O magari non funziona nemmeno così, chi può saperlo, dopotutto. Forse si tratta davvero di esperienza, e nemmeno io la ho, perciò in teoria non sarei nemmeno autorizzato a dire la mia a riguardo. » Annuisce, i denti affondati nel labbro inferiore, lo sguardo che si sposta quasi distrattamente dalle pagine del giornale al volto del compagno. Lui non sa se crederci alle anime gemelle. Ha sempre pensato che fosse un concetto molto bello, oltre che confortante, ma di recente gli è capitato di scontrarsi con il cinismo, quella brutta bestia che rovina i sogni e distrugge le belle favole che ti costruisci nella mente. Io penso che la storia delle anime gemelle sia solo un mucchio di stronzate, ha sentito dire qualche tempo prima a Philip, compagno del Clavis Aurea, nel corso di una delle classiche conversazioni riguardanti le ragazze tenutesi alla Domus. Questo non era che l'incipit di un discorso molto più ampio, in cui il Serpeverde si è dilungato parecchio sull'inutilità del genere femminile, l'importanza di saper prevalere in una relazione e l'idea generale che, di base, chiodo scaccia chiodo. Insomma, per Philip qualsiasi sua controparte è intercambiabile ed essenzialmente poco rilevante alla sua vita amorosa. Émile non si è sentito molto d'accordo con quelle affermazioni, però ha ascoltato il compagno quasi affascinato, curioso di scoprire una prospettiva così diversa e particolare. Tante volte gli capita di sentire pensieri assai curiosi e sopra le righe, di voci fuori dal coro, e di trovarli quasi affascinanti, in un certo senso: e perfino il cinismo e la misoginia di Philip, forse perché così inaspettati, oppure perché conditi con quelle parolacce irriverenti che alle sue orecchie suonano tanto da duro, l'hanno in qualche modo conquistato. « Mhm, ma forse la storia delle anime gemelle è solo un mucchio di stronzate. » In fondo le opinioni, per un quindicenne che sta solo adesso iniziando a farsi un'idea propria del mondo, sono un po' come dei vestiti nuovi: le provi, ti guardi allo specchio, vedi come ti stanno e se ti si addicono. Nel ripetere quasi come un pappagallo le parole di Philip, mettendo una certa enfasi su quella parolaccia così trasgressiva, c'è un istante in cui Émile si sente proprio figo; insomma, un ragazzo cresciuto che ha un pensiero diverso, nuovo, controcorrente. Però c'è qualcosa di strano che lo turba sin da subito, e riguardarsi nelle pupille scure di Louis è quasi come vedersi allo specchio e scoprire che, no, quel vestito proprio non fa per lui. Si gratta la nuca, un po' imbarazzato. « O forse no... » cerca di rimediare, le gote che si colorano di porpora e lo sguardo più affilato nello sforzo di spiegarsi. « Cioè, non lo so perché l'ho detto. Non è nemmeno una frase mia, a dirti la verità. È una cosa che ha detto un mio... un tipo che conosco. Però non lo so se ci credo poi tanto, ora che l'ho detta ad alta voce sembra un po' cattiva. » Sono risultato cattivo? Forse un po' sì. E magari non lo aveva realizzato prima, ma anche Philip doveva essere stato un po' meschino nei suoi ragionamenti. « Credo abbia ragione tu, è una questione di esperienza. Però oh, abbiamo quindici anni e un saaaacco di tempo per incontrare tutte le ragazze del mondo. Anche quelle sette con cui dovremmo in teoria incastrarci perfettamente eccetera eccetera. E magari anche qualche altra nel frattempo. » Gli rivolge un occhioliono malizioso, accompagnato da una spallata amichevole, un po' per stemperare l'atmosfera. Sì, avranno il tempo di incontrare tutte le ragazze che vogliono: e a quanto pare in questo gruppetto c'è anche Nessie. Niente meno che Nessie D'arcy. Non sa bene perché l'idea di lei e di Louis lo infastidisca a tal punto da farlo parlare, probabilmente innalzando anche una buona dose di disagio in quel momento, eppure lo fa. Nella sua mente sente che sia la cosa più corretta nei confronti di Louis: insomma, merita pure di sapere chi abbia deciso di corteggiare! No?!
    Sempre più convinto di star compiendo un atto di bene, si sforza d'ignorare l'espressione di leggero imbarazzo che improvvisamente adombra il viso del Corvonero. « Le piace cambiare, come le scale... » Porta la sigaretta alle labbra, inspirando con moderazione, questa volta, e soffiando una nuvola di fumo grigiastro con maggiore naturalezza. Uh, questo sì che era figo! « Sì, proprio come le scale! » Un sorriso divertito gli incurva le labbra, mentre scambia un'occhiata complice con il compagno, il quale sembra aver colto l'ironia di quella situazione. Magari non ho parlato poi così tanto a sproposito. « Me lo dici perchè lo ha già fatto con te? Ti piace Nessie? » Aggrotta la fronte. « Io? Nessie? » Si indica il petto con l'indice, come a volergli dire: ma stai parlando proprio con me? « Ti ha tipo respinto oppure...? Cioè, mi sento anche in colpa, se lo avessi saputo prima non l'avrei scelta a Sanvalentino, per l'appuntamento. Ti posso assicurare che abbiamo solo chiacchierato, non è successo nulla. E poi, insomma, ero intenzionato ad invitarla ai tre manici tipo il prossimo weekend... ma se è così, evito! Gli amici prima delle ragazze. » Abbassa lo sguardo, mentre si morde il labbro inferiore e prende strappare assiduamente i fili d'erba al suo fianco, fino a quando non si accorge di aver liberato una chiazza di terra scura. Voleva invitarla ai Tre Manici. D'improvviso inspiegabilmente teso, scuote ripetutamente il capo. « No, hai ragione, è vero. Gli amici prima delle ragazze. Però, ecco, non hai proprio capito, io volevo dire... » Ma Louis non lo lascia finire, di colpo preso da quel suo infallibile piano per farlo mettere insieme a Nessie. E questo sembra ammorbidire l'espressione del Tassorosso, sinceramente colpito da un tale livello di generosità. « Possiamo mettere a punto un piano che funzioni, magari senza farci beccare - sarebbe meglio. Tanto credo di aver instaurato un bel rapporto con Nessie, quindi puoi sfruttarmi a tuo vantaggio. » « Louis... frena un attimo. Cioè, wow. Grazie. Addirittura le parleresti di me anche se piace a te? » Non sa bene perché, eppure si sente un po' commosso da quella proposta. Gli amici prima delle ragazze. E non può fare a meno di chiedersi se lui stia ricambiando il favore che Louis gli farebbe, col suo provare a metterlo in guardia e fargli venire dubbi su una ragazza a cui sembra sul serio interessato. Suo malgrado. Sospira. « Nessie però non mi piace. Cioè, non in quel senso. » Intreccia lo sguardo con quello di Louis, lanciandogli un'occhiata eloquente. « È bellissima, e simpaticissima, come ho detto, per carità... Però è mia amica. Ed è anche la migliore amica di mia sorella, tipo, quindi sarebbe un po' strana come cosa. » Per carità, di certo non può negare come ogni tanto anche lui abbia avuto dei momenti anche per la Serpeverde. Nessie è da sempre brava a stuzzicare ed Émile, per quanto si sforzi di rimanere pressoché indifferente, non è certo un palo di legno: come quella volta, prima delle vacanze di Natale, in cui si è presentata da lui con quel ridicolo giornaletto e con la sua sfida per misurare la grandezza delle tette. Una roba inaudita! E lui era dovuto rimanere lì fermo su quella panchina a guardarla fare esperimenti di quel genere, e a sentirla fare battute del tipo: "Non puoi saperle queste cose, non mi hai mica visto nuda!" Émile è convinto che a volte le ragazze dicano certe cose proprio apposta. Sì, devono proprio divertirsi a vedere i propri coetanei diventare paonazzi di fronte a quelle affermazioni, a certe effusioni un po' esagerate, quasi sperassero costantemente di far scattare una qualche reazione! Insomma, quella è cattiveria pura, non c'è storia. E Nessie - Émile lo sa più che bene - in questo sa essere assai cattiva, con i suoi sguardi languidi e le sue battutine allusive. Forse per questo motivo l'idea che lei e Louis abbiano soltanto chiacchierato, a quell'appuntamento, non lo tranquillizza più di tanto. No, anzi: gli si legge in faccia che è bello cotto di lei! « È solo che la conosco anche troppo bene, e ti ho detto questa cosa perché lo vedo come si comporta coi ragazzi con cui sta, e ne ha avuti tanti, credimi. E poi... » perché insieme non vi ci vedo per niente « ...non vorrei che alla fine ti facesse star male, ecco. Ti voglio bene, e mi dispiacerebbe se le cose andassero così. Tutto qua. Scusami se mi sono intromesso, non sono nemmeno fatti miei! » Conclude quel discorso con un enorme sospiro, avvertendo una leggerezza nuova nel petto. Sente di essere stato sincero, in fondo: non ha perfettamente esplicato quella specie di fastidio che prova a pensarli insieme, ma immagina che un pizzico di gelosia sia più che naturale. « Comunque grazie per...insomma, l'avvertimento. In caso vedrò di andarci piano e di...cambiamo argomento, a proposito. » Ecco, sì, cambiamo argomento, meglio. Nel frattempo la sigaretta si consuma tra le sue dita, e lui si affretta a prendere un altro tiro, prima di passargliela. « I berretti rossi? Tu ne fai parte, non è così? Che fate? E' bello? Ci sono uscite, riunioni, stemmi(?), divise? Forte! L'altro giorno mi è capitato di vedere te ed Otis con l'uniforme, tipo. Credo mia madre ne facesse parte, mi ha raccontato qualcosa a riguardo però non ho mai creduto di essere molto portato. Sarebbe bello fare qualcosa insieme, visto che non stai nel giornaletto con me ed Otis. Mi stai simpatico, e si da il caso che io abbia molto tempo libero. » Gli occhi del Tassorosso s'illuminano di colpo, nell'udire quelle parole. « Oddio, sì! Ti prego, vieni anche tu! » Drizza la schiena di scatto, strattonandolo per la stoffa del maglione che gli avvolge il braccio. Che figata sarebbe se anche Louis facesse parte dei Berretti? S'immagina all'improvviso le uscite anche in sua compagnia, con anche Otis, e non potrebbe figurarsi uno scenario più idilliaco. Si sistema meglio
    tumblr_inline_oxohafKD4O1rifr4k_540
    sul prato, incrociando le gambe, pronto a raccontare all'amico tutto quello che c'è da sapere a riguardo. « Allora, prima cosa: le divise fanno cagare. E sono tutti super fissati quindi non si possono nemmeno personalizzare più di tanto, se non con gli stemmi delle specialità che ti vengono dati man mano. E anche quelli dovresti cucirli per bene su una manica sola e fare attenzione all'ordine... ma sticazzi. Io li attacco con lo scotch magico un po' dove mi pare e chissenefrega. Voglio dire, a una certa diventa anche troppo, no? Invece Otis - vabbè che puoi immaginartelo, visto che penso che col giornalino sia pure peggio - è proprio fissato: si stira la divisa ogni settimana e cerca il filo dello stesso colore dello stemma da cucire così non stona. È un maniaco per queste cose. Però giuro che, momenti da sfigati a parte, è divertente. S'imparano un sacco di cose interessanti, e facciamo tante attività ed escursioni! Magari se ti unisci qualche volta possiamo pure stare in tenda insieme. Cioè, io di solito sto con Otis, però possiamo allargare la nostra tenda con la magia e... oddio, sai che ridere! Possiamo fargli gli scherzi mentre dorme! » Ridacchia, al solo pensiero, colpendogli leggermente il braccio con una mano. « Quando glieli faccio io da solo è quasi noioso. E poi, e poi... Puoi guadagnare tante specialità. Presente, gli stemmini no? Io l'anno scorso ne ho avute due nuove: magizoologo e rubacuori! Che suona fighissimo, ma la verità è che me l'hanno dato perché quando abbiamo fatto la gita nelle campagne di Godric's Hollow una vecchietta ha comprato due chili di zuccotti di zucca da me perché ha detto che ero carino... » Sì, insomma, proprio una roba di cui andar fiero! « Però ti ci vedo. Magari puoi diventare Maestro della Foresta o Sussurratore di Nargilli... O magari Unicorno. Sì, ti ci vedo! » Sì, sei proprio un Unicorno. Gli sorride, evidentemente allettato all'idea di averlo nel gruppo. « E comunque sono un po' offeso. Siamo Caposcuola insieme da Settembre e te solo adesso viene in mente di farmi sapere che ti sto simpatico? Alla buon'ora, Paciock! » Ride ancora mentre, con molta naturalezza, porta una mano a scompigliare i folti ricci dell'amico. Accipicchia se sono morbidi! Chissà che balsamo usa!
     
    .
6 replies since 21/3/2020, 16:16   223 views
  Share  
.