Sala Comune Grifondoro

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    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    I am a lioness, I will not cringe for them.


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    22 Settembre. 01:45 am.


    Era sgattaiolata fuori dal dormitorio delle ragazze in silenzio, Alice Astrid, come sapeva fare meglio: felina e felpata, aveva lasciato il telefono vicino al comodino e s'era fatta strada al buio alla vecchia maniera, indugiando in cima ad esse. Aveva illuminato una lunga candela con un tocco leggero di lumus e, senza voltarsi indietro alla ricerca di una chioma rossastra che la seguisse, s'era spinta fino alla calda Sala Comune dei Grifondoro che - per un evidente fortuito caso del destino, nonostante fosse solita ospitare studenti per le più disparate ragioni fino a tarda notte - sembrava non fosse occupata da nessun altro oltre le fiamme ribelli del camino. Aveva voltato il capo per ispezionare la sala, guardinga ed attenta a qualunque rumore, o presenza - che in ogni caso sarebbe stata di troppo -; aveva poi avvertito una leggera scarica di brividi inaspettata lungo la schiena. Si era voltata verso l'imponente finestra, accorgendosi che qualcuno l'avesse dimenticata semi chiusa; fece una piccola corsetta sulle gambe esili per raggiungerla e, avida del calore che proveniva dai tizzoni ardenti, la chiuse subito con fare forsennato. Si guardò nuovamente intorno, poi, timorosa che potesse aver svegliato qualcuno con quel trafficare convulso e sbrigativo con il legno antico di essa, fissato secoli prima che lei nascesse. Quando il suo sguardo smeraldino, come richiamato per sua stessa natura, si posò poi nuovamente sulle fiamme ancora più cocenti di prima data l'assenza di venticello gelido, realizzò che forse stesse esagerando, che a quell'ora della notte forse proprio non sarebbe più venuto nessuno. Aveva messaggiato con l'amica qualche ora prima, chiedendole la cortesia di rimandare quell'incontro a notte fonda, quando non ci sarebbe stato più il pericolo d'incontrare loquaci pettegole o sguardi indiscreti. Ed in quel momento, mentre la Grifoncina aspettava di capire se la figura gracile della Weasley si sarebbe palesata, appoggiò delicatamente la candela su un tavolino, incantata nell'osservare le fiamme, ancora più affascinanti. Si abbandonò poi su un divanetto rossastro, proprio di fronte al camino; mentre continuava a fissare quell'elemento con cui tanto era affine e ne seguiva i movimenti irregolari ed inquieti - proprio come i suoi nell'ultimo periodo -, il miscuglio di emozioni scatenatosi quel pomeriggio tornò ad annebbiarle la mente, ed i suoi occhioni verdissimi si fecero sempre più lucidi. Non era una tipa che piangeva volentieri, Alice: a costo di non fare la parte vittima, avrebbe preferito coprirsi il cuore di tappi o trattenere le emozioni fino a scoppiare. Ma quel caldo non stava aiutando. « Lu » disse d'un tratto, sorpresa, alzandosi di scatto quando avvertì dei passi leggeri alle sue spalle. Per un attimo si liberò delle timide lacrime che le avevano bagnato le ciglia, asciugandole con l'indice affusolato; sospirò profondamente quando mise a fuoco e confermò che si trattasse proprio di Lucy, della sua amica - la sua unica vera amica di sempre. Indugiò qualche secondo, mentre le gote avevano preso a scottarle ed ogni fibra del suo essere era rivolta a lei in una silente e vibrante richiesta d'aiuto. « Ho baciato Bart. » ammise, senza smettere di guardarla, compiendo sforzi sovrumani per trattenere tutto tra le iridi chiare come la primavera. « Il mio amico di Serpeverde, quello che conosco da prima del primo anno.. Da quando la mia vita è migliorata leggermente, insomma. » Se ti ricordi che ho passato i primi dieci anni della mia vita in uno squallido orfanotrofio di Londra. « Siamo andati sulla Torre miliardi di volte e non ci avevo mai nemmeno pensato ed oggi... ho baciato anche lui. Ed anche con lui adesso siamo ad un punto indefinito, molto peggio di quanto non fosse prima che decidessi di rovinarmi la vita con le mie stesse mani. » Sospirava di continuo, Alice, alla ricerca disperata d'aria; guardava l'amica, cercando di capire come lei potesse spiegarsi gli ultimi folli gesti di quelle settimane. Certo, erano due situazioni completamente differenti, ma perché fossero giunte allo stesso risultato... Non voleva nemmeno spiegarselo, per la prima volta nella sua breve esistenza permeata da una curiosità invasiva e vivace, come il fuoco di quel camino quella notte. « Non so cosa mi stia prendendo, non so perché l'ho fatto. » Perché ho baciato Louis Paciock, perché adesso ho baciato Bart. Nel giro di trenta giorni ho rovinato ben due rapporti di amicizia, ed uno di essi durava da più di sei anni. L'altro forse... Beh, con Louis era passata da un simpatico odio ad un fastidioso amore, ritornato poi alle origini. Forse? Alice non avrebbe nemmeno saputo dire quale dei due rapporti si stesse rivelando il più difficile da spiegare, da definire, da inquadrare. « Non so più nemmeno cosa provo, adesso. Perché sono così? Perché faccio sempre casini? » Avrebbe voluto aggiungere ultimamente - da rinomata amante della solitudine e dello studio qual era da sempre - ma era come implicito; dentro a quella domanda di sincero dispiacere rivolta all'amica, ci aveva però messo Domiziana, Olivia, Max, e tutto il circolo di persone che sapeva avesse fatto soffrire senza volerlo. Anche se non lo disse ad alta voce.
     
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    Se c’è una cosa che a Lucy non è mai pesata, questa è proprio indossare i panni della migliore amica. Ci ha messo una vita a convincere Alice ad alzarsi dal letto ed andare in Sala Comune per aspettarla — la sentiva rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno, e sapeva che c’era qualcosa che non va. Il messaggio di qualche ora prima le aveva solo dato conferme di cui non aveva bisogno.
    Scende le scale con il bottino nella tasca del cardigan: due confezioni di api frizzole che pensava di aver perso, e che ha impiegato un’eternità a trovare. Ha detto ad Alice cinque minuti e scendo anche io, ma ne sono probabilmente passati molti di più mentre metteva mano al suo disordine primordiale.
    Fa il suo ingresso nella Sala Comune di Grifondoro con uno sbadiglio, Lucy, gli occhi ancora semichiusi che osservano placidamente la figura di Alice mentre chiude la finestra — resta quasi nascosta ancora sugli ultimi gradini, per studiare la migliore amica con fare più concentrato. « Lu », si avvicina con un mezzo sorriso, Lucy, raggiungendola alle poltrone di fronte al fuoco, ma non si siede ancora. Si inginocchia accanto a quella di Alice, posando una mano sulla sua come a darle conforto. «Che è successo, Ali?», le chiede — Qualsiasi cosa sia, insieme lo possiamo sistemare.
    « Ho baciato Bart. », Ah. Con le labbra leggermente socchiuse guarda Alice, Lucy, non trovando ancora qualcosa di intelligente da replicare. « Il mio amico di Serpeverde, quello che conosco da prima del primo anno.. Da quando la mia vita è migliorata leggermente, insomma. », annuisce, facendo un gesto con la mano, «Certo, mi ricordo chi è Bart».
    « Siamo andati sulla Torre miliardi di volte e non ci avevo mai nemmeno pensato ed oggi... ho baciato anche lui. Ed anche con lui adesso siamo ad un punto indefinito, molto peggio di quanto non fosse prima che decidessi di rovinarmi la vita con le mie stesse mani. », Lucy alza un dito come Alice finisce di parlare. «No, aspetta», incomincia, come a voler fare chiarezza, «Rovinarti la vita baciando Louis o baciando Bart?», domanda, per fugare ogni dubbio, «E poi… ma perché? Non ti sei rovinata la vita», la rimbotta bonariamente, andando ad appollaiarsi sul bracciolo della poltrona.
    « Non so cosa mi stia prendendo, non so perché l'ho fatto. Non so più nemmeno cosa provo, adesso. Perché sono così? Perché faccio sempre casini? », le pizzica piano il braccio, Lucy, prima di circondarle le spalle, «Smettila, non è vero che fai sempre casini». Alza gli occhi al cielo, prima di tornare sulla chioma scura di Alice con fare più pratico, «Aiutami a valutare la situazione», mette le mani avanti, «L’hai baciato tu o ti ha baciato lui? Tu? E lui come ha risposto? E poi che è successo?», e come al solito una raffica di domande piove dalla bocca della piccola di casa.
     
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