{CHAPTER ONE 2.0} Illuminated

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    « Alla salute di Friday, che quest'anno non solo porterà onore alla nostra casata, ma castigherà tutte le altre! Auguri compagno. » disse, sollevando il bicchiere di champagne con un sorriso che rivolse all'amico. C'era sempre un qualche spillato nel Clavis, ed era sempre doveroso festeggiarlo, anche quando non si poteva nominare apertamente il Clavis stesso. Friday, Harvey e Derek si erano visti un po' prima del rave: il giovane Hamilton li aveva invitati a casa propria per fare una piccola cena pre-festa nella dépendance. Qualcosa di più chic, giusto per smorzare un po' l'ignoranza che sarebbe presto arrivata di lì a poche ore. Chiaramente non erano mancati fiumi di alcolici, a cui i ragazzi avevano dato fondo senza troppe remore prima di prendere la passaporta che li avrebbe portati in loco. Il Serpeverde era andato molto sul classico in quanto a vestiario, concedendosi solo di prendere uno di quei braccialetti luminosi che vendevano all'entrata del Burlesque. Uno sciame di luci e colori, quello che si riversò su di lui non appena i tre ragazzi fecero il loro ingresso all'interno della festa. « Prendiamo da bere? » chiese, alzando considerevolmente il tono di voce per farsi sentire dagli amici sopra il volume della musica. Nel dubbio, gesticolò ampiamente, indicando il bar e cominciando ad avviarsi. « Tre shot di assenzio. » Alzò tre dita in direzione del barista, che annuì e si mise subito all'opera, lasciando tempo al ragazzo di scoccare un sorriso agli amici. « Verde Salazar. Per festeggiare in maniera accurata. » Alzò il bicchierino al soffitto, sbattendolo contro quello dei ragazzi e buttandone giù il contenuto in tutta velocità.
    C'erano così tanti punti di interesse e persone conosciute, che per la prima mezz'ora il gruppetto sembrò vagare in balia di tutti quegli stimoli - un po' ballando, un po' parlando, un po' bevendo. Ma se l'occhio di Derek fuggiva sempre alla ricerca di Maeve, questa non sembrò entrare mai nel suo campo visivo. Così, a un certo punto, decise di avviarsi verso la stazione di body painting, facendosi pitturare metà viso e il braccio destro con strani disegni geometrici di arancione fluo. « Ehi, scusa. Quanto per un barattolo? » L'artista lo guardò interdetto, probabilmente non aspettandosi una domanda simile. Ci pensò su un attimo, dandogli infine un prezzo che sembrava piuttosto ragionevole. Messa quindi mano al portafoglio, Derek si appropriò di un barattolo di vernice verde fluo e un pennello, ringraziando il ragazzo e salutandolo. Riunitosi agli amici, sventolò il bottino sotto i loro occhi. « Ho avuto una piccola idea. » Un'idea sì, piccola un po' meno. Perché mentre giravano per l'ambiente, il giovane Hamilton metteva puntualmente mano al pennello. "Dove sei Maeve?" fu probabilmente il mantra di quella serata, forse perché dopo qualche minuto era scritto ovunque: sulle pareti, sulle porte dei bagni, sulle colonne del capannone, sulle casse di musica, sulle tende e a volte persino sulle persone. Gente che non aveva la più pallida idea di chi fossero Derek o Maeve, o chi comunque era troppo ubriaco per fregarsene, sembrava aver preso la cosa come un gioco virale, facendosi pitturare quella domanda sui vestiti o sul corpo. Non che la cosa aiutasse chissà quanto a trovare la rossa, ma di certo metteva in gioco un tocco divertente all'intera situazione.
    Con la vernice ormai quasi finita, Derek si ritrovò a tornare al bar, dove ordinò un qualche drink colorato di cui non sapeva assolutamente gli ingredienti. « Ma guarda chi si vede! » commentò, beccando un paio di facce note di Hogwarts. Shai lo conosceva già, di Mia aveva fatto la conoscenza da poco e gli altri sapeva bene o male chi fossero. Salutò per primo il concasato con una pacca sulla spalla, rivolgendo poi un sorriso anche alla mora in compagnia di Scorpius Malfoy. « Dai ragazzi, vi offro un giro per cominciare l'anno in bellezza. Serpeverde quest'anno stende tutti - con tutto il rispetto. » disse, volgendo lo sguardo nell'ultima parte alle Grifondoro del gruppetto. « Derek Hamilton. » chiosò, allungando una mano in direzione di Malfoy e verso chiunque non avesse ancora il piacere di conoscere. Buttò giù qualche sorso dal proprio bicchiere, intimando i ragazzi ad ordinare qualunque cosa volessero prima di appoggiare sul bancone il barattolo di vernice. Vi immerse quindi una mano, stampandola sul viso di Lynch con una risata. « Pronto alla battaglia. » commentò divertito, prima di indicare il barattolo al gruppetto. « Non ne è rimasta molta, ma ve la lascio..magari vi coglie l'ispirazione. Divertitevi ragazzi, ci si vede in giro. »
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    Non aveva idea di quanto tempo fosse passato dal suo arrivo alla festa, ma alla fine la individuò quella chioma rossa. In mezzo alla pista, accompagnata dalle amiche di sempre. Un ampio sorriso si stampò sul viso del ragazzo mentre si avvicinava al gruppetto. « Mmh..è qui la Caposcuola di Corvonero? » chiese, picchiettando il dito sulla spalla di Maeve. Quando lei si voltò, Derek aprì le braccia, ampliando il sorriso con fare vittorioso come a dire "eccomi qua". Rise, facendole passare un braccio intorno alla vita per portarla più vicina a sé e poterle parlare meglio all'orecchio. « Visto che trendsetter che sono? Se controlli su wizta è partito pure l'hashtag, pensa te. » Ridacchiò, fissandola per qualche istante prima di stamparle un bacio a tradimento sulle labbra e rivolgersi successivamente al gruppetto di ragazze. « Ve la rubo un po', ma giuro che la riporto tutta intera. » Beh oddio, promesse difficili. « Ah, comunque tanti auguri Nana, spero di fare un brindisi anche con te più tardi. » Sorrise alle ragazze, dileguandosi velocemente tra la folla insieme a Maeve per ballare un po' con lei. In fin dei conti, Derek una festa non se la sarebbe mai persa - specialmente se così grossa - ma la ragione principe per cui era lì ce l'aveva proprio di fronte. « Ammetto di essere stato tentato di prendere il microfono come nei supermercati babbani quando qualche bambino si perde, ma poi riflettendoci ho ritenuto che l'enigmatico tormentone fosse una scelta più divertente. » Ridacchiò, agganciando le braccia alla vita di lei nella danza. « Questa volta non ho barato. E ho un'idea per il mio premio. » Frase volutamente ambigua la sua, che sottolineò con qualche istante di silenzio, osservandola con un sopracciglio alzato e un sorriso malizioso, prima di accostare le labbra al suo orecchio. « Apri la mente. » Una richiesta, quella, che per due Legilimens aveva poco di metaforico, specialmente quando lui per primo ne esternò il significato aprendo le dighe della propria. Che bisogno c'era di sostanze psicotrope quando potevano vivere un'esperienza della stessa portata senza tutti gli effetti collaterali di una droga? E quel flusso continuo di pensieri e sensazioni, quel miscuglio di sfere emotive che amplificava la percezione di ogni stimolo, una droga lo era a tutti gli effetti. Senza preavviso - non verbale, quanto meno - incollò le labbra a quelle della rossa, stringendola più forte a sé nell'apice di quella comunanza astrale.

    Interagito con Friday, Harvey, Shai, Mia, Scorpius (e chiunque fosse nei loro dintorni al bar), Nana, Maeve e il suo gruppetto
    Derek si è appropriato di un barattolo di pittura e ha scritto ovunque (su cose e persone) "Dove sei Maeve?". E' diventato un mezzo tormentone a cazzo di cane tra gli ubriachi, nel caso in cui dovesse servirvi

     
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    Di tutte le persone presenti quella sera al Burlesque, probabilmente la più fuori posto era Hugo (ma se la giocava inconsapevolmente con Tommy, che aveva intravisto al pre-festa). Non era un animale da festa, si sentiva a disagio in mezzo alla calca e alla musica assordante, così come si era sentito vagamente a disagio a casa di Teddy. Qual era l'ultima festa a cui aveva partecipato? Il ballo di Halloween a Hogwarts. Più di due anni prima, prima ancora che si diplomasse. Hai fatto due anni di college scampandoti ogni festa, festino, party casalingo e sotterraneo. Sei da Guinness World Record, Hugie. Non sapeva quindi perché avesse accettato di rompere la propria tradizione. Forse perché non aveva davvero molto altro da fare, ora che la scusa dello studio era inservibile; forse perché per la prima volta viveva con coinquilini esterni e l'alternativa al rave sarebbe stata rimanere sul divano di casa a guardare qualcosa su Netflix.. ma solo dopo che il gruppetto di amiche di Malia fosse uscito di casa. Che disagiato cosmico. In fondo, si era detto, che male avrebbe potuto fare una piccola innocente festicciola di inizio anno? Alle porte del Burlesque, si dovette ricredere ampiamente: di piccolo e innocente non avevano nulla. Col solito sorriso tirato quindi, rimase in compagnia dei cugini nel privée senza divertirsi poi tanto. Albus dopotutto era parecchio impegnato con la sua futura moglie, e come dargli torto? Ci scambiava spesso qualche parola ma impossibile strappare una discussione efficace in un casino simile. Malia inoltre era andata per dispersa. Non era passato inosservato al giovane osservatore questo fatto. Perché avrebbe dovuto organizzare qualcosa di separato? Non ha assolutamente senso e non è da lei. Qui sono presenti non solo tutti i suoi amici ma perfino tutti i suoi colleghi! Invece di là, chi ho intravisto prima di uscire di casa? Juniper Rosier: cugina di Amunet, qui presente, e ultima Falcon assente. Ci sarebbe stata anche lei. Poi? Daphne Baker, astro nascente delle Harpies. E' la concorrenza.. ma è anche parente di Oliver, qui presente anche lui. Ci sarebbe stata a mani basse, io credo. In ultimo, Fawn Byrne. Passò in rassegna i presenti al privée, confrontandoli con tutti coloro che aveva visto a casa di Ted. Lei è l'anello debole della catena di associazioni, non è vero? Solo rapporti di amicizia, senza alcuna componente socio-lavorativa. L'unica fuori dall'ambiente sportivo, in un gruppo di sportive che non hanno presenziato ad una festa organizzata da sportivi, in cui statisticamente l'unione sociale fuori dal campo influenza positivamente il rendimento in partita. Molto interessante. Né nel corso del pre-festa né durante il rave, Hugo chiese a qualcuno il perché dell'assenza della sua migliore amica, sebbene avesse molta voglia di parlarne con la diretta interessata. Aveva capito che qualcosa stava bollendo in pentola ma era altrettanto palese che non fossero fatti suoi.. non che questo insignificante particolare l'avesse mai frenato, in passato, dall'andare in fondo dalle situazioni opache. Gli piaceva svelare gli altarini solo per il gusto di esserci arrivato da solo, per deduzione e capacità investigativa. Di certo era un mistero più stratificato dell'apparizione di un "misterioso" personaggio nel privée. « Non v'ha anticipato niente eh? Tranqui funky che non cerco rogne, io sono un cugino di James! » Gli occhi nocciola di Hugo si piantarono sul misterioso cugino di James. Cugino di James? Passare inosservato a casa Weasley è un vero miracolo. L'ipotesi #1 è che tu sia un cugino del ramo paterno.. ma non conosco nessun parente del ramo Potter e gli Evans sono notoriamente babbani. « di James...e di Hugo. E Fred, Siri, e Albus...e anche Ted. Tipo. » Inarcò pericolosamente un sopracciglio, studiandolo da capo a piedi. « Dai Hug, non guardarmi cosí come se non ti ricordassi di me! Cioè, io e James siamo cresciuti insieme perchè, vi spiego, sono tipo il nipote della cugina di vostra nonna. Lo sapete poi che è successo, no? Litigarono per quel paiolo di rame e non si parlarono piú per un saaacco di tempo...vabbè insomma, io sono - Dave! Sí, proprio Dave! Vero che sono Dave, James? Dave del Galles! » Dave del Galles senza alcuna parvenza di accento tipico. Tutto nel comportamento di "Dave" urlava che stesse mentendo, figurarsi per un collegiale fresco fresco di studi di psicologia forense. «...Io, okey, credo che adesso andrò a bere qualcosa o, boh, a farmi pitturare la faccia da quei tipi laggiú. Ci becchiamo dopo? Perf! » Era sicuro di averlo già visto da qualche parte ma la risposta, sul ciglio della consapevolezza, proprio non gli veniva. Così, con un « Vado anch'io. » seguì il cugino Dave. O tentò di farlo perché, durante l'inseguimento, venne placcato niente di meno che da Malia in persona. « Hugieeeee! Che avete fatto da Ted? Vi siete divertiti? Ma soprattutto: chi è tutta questa gente nuova qua in giro? » Alzò le spalle, senza sapere bene cosa rispondere: si trovavano letteralmente in messo ad un oceano di persone, molte delle quali era sicuro non frequentassero nemmeno il College ma avessero partecipato perché amiche di amici. Vedere gente nuova è il minimo.. la vera vittoria è riuscire ancora a vederle senza ritrovarsi svenuti in un bagno. « Ma soprattutto: c'è qualcuno che hai adocchiato? » « Sì, qualcuno in effetti ho adocchiato.. » rispose vago, con un'espressione divertita sul viso, senza badare molto alla coinquilina ma cercando di ritrovare quel Dave in mezzo alla folla. Forse non con gli intenti che pensi tu, ma l'ho adocchiato eccome. « Comunque lo so che io e te di queste cose non ne parliamo spesso - cioè, in realtà quasi mai.
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    Però boh, lo sai che se tu dovessi avere bisogno ti basta una parola con me, vero Hugo? Cioè, se ad esempio a un certo punto ti servisse casa libera, capisci che intendo? »
    Ora sì che Malia ebbe la sua più completa attenzione; le guance rosse di Hugo erano invisibili nell'atmosfera illuminata solo dalle luci fosforescenti. « Magari ci inventiamo un segnale tra di noi per queste cose. Eh? Che ne dici? Non ci abbiamo mai pensato! » Il suo incubo peggiore si stava avverando. Si era scampato i proverbiali discorsetti genitori-figlio e ora arrivava Malia a parlargli di vita sessuale? « Grazie mamma. Ora però tu mi dai questo bicchiere.. nooo no no niente storie! E andiamo a prenderne un altro.. d'acqua. » La prese a braccetto per andare a cercare qualcosa che fosse meno alcolico e più idratante ma, nella ressa di gente, i due amici si separarono e Malia venne travolta dai festeggiamenti che la portarono a ricongiungersi ai Falcons. Ci mise fin troppo tempo, girando in lungo e in largo per il locale a ritrovarla: era in compagnia della collega e senior Juniper Rosier, uno dei ragazzi presenti a casa di Teddy.. e il cugino Dave. « Oh, quindi all'appello abbiamo un Ethan, un Dave - che sarei io - e tu devi essere Juniper, giusto? Quella figa di cui James parla sempre» « ... e Hugo. Ciao, ci siamo conosciuti prima da Ted - » disse cordialmente rivolto ad Ethan, prima di salutare la battitrice dei Falcons, che conosceva solo di nome e dai racconti di Malia, e rivolgersi dunque a Dave. « - tu non c'eri invece. Sei appena arrivato dal Galles? » Sono davvero certo di averti già visto ma non riesco a collegare dove.

    Interagito con tutti i presenti alla prefesta di Teddy e al privee, ma in particolar modo col KuGiNoDeIv (<3), con Malia, June e Ethan alla fine.
     
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    Era stata una notte davvero movimentata quella appena passata. Non aveva chiuso occhio, colta da un improvviso attacco d'ansia. Come era arrivato, così era scomparso - dal nulla. Le cose andavano bene, la sua vita stava decollando, aveva persino ricominciato a studiare. Forse devo bere meno caffè. « Guarda stanotte ho dormito malissimo quindi non più di un'oretta, davvero. Salutiamo un po' di persone, ci facciamo una birra e poi torniamo a casa. L'ho detto anche a Malia che non ero proprio in vena.. ma poi vedessi cosa si è messa! » Un rave non era propriamente il posto ideale per due persone come Percy e Tris. A ben pensare, era quasi certa di non aver mai partecipato a uno, se non si consideravano certe feste un po' fuori di testa. La discoteca non era il suo habitat naturale, e infatti, si era già fatta l'idea che tanto lei quanto il suo ragazzo sarebbero rimasti in un angolo a giudicare le manifestazioni extra dei loro amici e compagni di corso con una certa perplessità. Dopo aver salutato June, Daphne, Malia e Fawn, i due erano finiti in un ristorantino in periferia, dove in realtà avevano già fatto il carico con un paio di bicchieri di vino a testa e una cenetta di tutto rispetto. Tris aveva trovato la sua bistecca squisita e infatti, occupatasi della sua fame da lupo, sembra già più predisposta ad affrontare qualunque tortura. Eppure, fatto l'ingresso alla festa, in un completo jeans la cui larga camicia era ancora abbottonata quasi fino al collo, ciò a cui Tris assistette fu un'atmosfera che la lasciò leggermente a bocca aperta. In pista, centinaia di ragazzi tinti di colori fluo, sembravano aver perso il controllo già da un po'. La musica però era orecchiabile, e l'incontro con un vecchio amico fu il primo passo verso la buona disposizione. Attaccata al suo cocktail, Tris sorrise in direzione di Greg, salutando anche il giovane Gauthier con un cenno del capo. « Il mio spirito competitivo non si sta affatto ribellando! » Tris gettò uno sguardo attorno a sé e annuì piuttosto sorpresa. Cavolo, è davvero una grandissima figata! Non appena il biondo le si affiancò, Tris gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo teneramente. Che il rapporto tra i due si fosse inesorabilmente rafforzato era innegabile, e nessuno al di fuori di Fitz, in quel gruppo aveva dubbi sulle motivazioni di tali dimostrazioni d'affetto. Greg era ormai un fratello maggiore, una persona di fiducia, un amico. « Non sapevo che ci saresti stato anche tu. E' così bello rivederti! » Allora ci stanno veramente tutti. Per qualche ragione, vedere così tante facce variegate in quel contesto, cambiò in un certo senso la sua prospettiva circa la festa. Se tutti erano disposti a godersela, perché lei non doveva farlo? « Ma guarda te i senior di oggi, che sfacciati. Ai nostri tempi si organizzavano furti di clessidre e assemblee straordinarie, non rave indimenticabili! E' un palese affronto al ricordo della nostra spilla. » E i Senior si lasciavano per liti stupidi. Carezzò istintivamente il braccio di Percy gettandogli un'occhiata d'intensa. « Si vede che non eravamo abbastanza fantasiosi per queste cose. » Anche perché eravamo ancora segnati da mesi di guerra nell'Upside Down. « Avranno sicuramente le loro sfide. Hogwarts non è Hogwarts senza un qualche inghippo di stagione. » Si stringe nelle spalle Tris, lanciando quelle parole con apparente indifferenza; eppure, non appena le pensa, si sente in un certo qual modo impaurita. Saluta infine Greg con un bacio, iniziando a spostarsi nella folla con una certa difficoltà. Qualcuno è già talmente ubriaco da strusciarsi senza vergogna alcuna contro chiunque capiti loro a tiro, motivo per cui, Tris è costretta a scostarsi da un ragazzo sudaticcio senza maglietta, spingendolo via con un po' troppo vigore. « E levati, che schifo! » E si ripulisce istintivamente la mano sulla camicia, mostrando al suo accompagnatore un'espressione schifata. « Senti! » Disse alzandosi in punta di piedi per raggiungere il suo orecchio. « Qui non resistiamo nemmeno cinque minuti se non imbarchiamo qualcos'altro.. » E dicendo ciò lascia tentennare di fronte agli occhi di lui il proprio mojito a metà razziato. « Facciamo gioco di squadra. Io faccio la fila per questa roba della vernice! Dai, è una cosa fighissima! Tu invece prendi da bere. La cosa più alcolica che hanno. E fa che sia tanta. Vado a fare la fila a quel banchetto là. » Gli ruba un veloce bacio prima che se ne accorga e gli rivolge un occhiolino. « NON. FARTI. STU-PRAA-RE! OK? » Urla nella folla, prima di essere inghiottita dal mare di gente.

    Invece di mettersi in fila, Tris finisce per osservare per qualche minuto l'operato di uno dei ragazzi che dipinge diversi lembi di pelle scoperta. L'ultima delle cavie si è fatta scrivere sul seno parole piuttosto eloquenti. « Qualche problema? La fila è di là.. » « Una fila piuttosto lunga.. » Asserisce cercando di sovrastare la musica alta. « Ti serve una mano? » Il ragazzo la squadra dalla testa ai piedi con fare piuttosto scettico. Di certo una tipa abbottonata fino al collo, con l'aria di essere un perfetto pesce fuor d'acqua, non è precisamente la migliore delle pubblicità. « Solo una prova. Devo comunque andare tra un po'. I soldi li puoi tenere tu. » Il frickettone si stringe nelle spalle e le indica i pennelli. « Non mi assumo la responsabilità però. » E in tutta risposta Tris si siede su uno degli sgabelli, e osserva la fila: si occupa delle prime cavie sotto lo sguardo piuttosto stupito dell'altro pittore. Sa il fatto suo; quel sogno di fare la fumettista, alberga ancora da qualche parte nella sua coscienza. Le prime persone note che trova in fila sono niente meno che Spike e Judah Carrow. Allarga le mani mettendosi più comoda e inclina la testa di lato mentre il suo ormai compagno di colori fluo prende a occuparsi di Spike. « Carrow, se ti fidi, ti rendo il più figo della festa. » Prende un sorso del proprio mojito e si alza dalla sedia, lasciandogli il posto. « Ok.. ho un'idea. Ci sta di dio con questi glitter. A proposito.. fighi! Dove te li sei fatti fare? » Intinge il pennello nella vernice verde, poi in quella arancione, e via così in tutte le altre, fino a disegnare con un po' di pazienza e parecchia meticolosità, tra una chiacchiera e l'altra, la conformazione naturale del suo scheletro. « Jack Skeletron alla riscossa.. » Asserisce infine piuttosto soddisfatta mentre si allontana per guardarlo meglio. Riesce a individuare Percy nella folla, e allora si precipita a finire il suo precedente drink mentre alza la mano per farsi notare. « Guarda chi ho trovato? » Asserisce dandogli il tempo di ammirare la sua opera. « Non c'è di che Judah.. ora mi devi solo la tua anima per sempre. » Scoppia a ridere, ma nonostante ciò intinge comunque nuovamente il pennello nella vernice argentata, e ruota il braccio destro del ragazzo, disegnandogli con un tocco deciso, il simbolo del Credo e del Branco, lo stesso che figura sul ciondolo che ha al collo e che ha da sempre portato. Ha eseguito lo stesso rituale su tutti gli altri, ma con Judah Carrow, il tutto ha un significato decisamente più potente. « Ma tu guarda.. per stasera sei uno di noi » Gli rivolge un'occhiolino e si scolla il resto del bicchiere, prima di passare a quello che Percy ha portato, sorridendogli piuttosto soddisfatta. « Posso? Mi sto divertendo troppo. Questa vernice è fighissima! » Lo invita a sedersi, non facendo poi molto caso a qualche grido in lontananza nella fila, liquidando il tutto con un cenno della mano. « Shhhhh.. l'artista sta pensando! » E ride. Inclina la testa di lato e lo osserva, forse per troppo tempo. Ho lasciato il mio bicchiere incustodito? Forse, ma nonostante ciò, Tris si sente abbastanza normale; forse un po' leggera, ma pur sempre normale. « Lo sai che hai una faccia davvero davvero - ma davvero eh - bella! » Ed è da quelli tratti che si lascia ispirare per la sua opera. Non mi va di rovinare entrambi i tuoi profili. E quindi si concentra solo su una parte del suo viso, mantenendo quelle scie di colore in armonia coi tratti di lui. Sul collo si permette di andarci con tratti più decisi. Alla fine sospira, e lo lascia controllare da sé il risultato. « Non me la sono presa abbastanza comoda.. mannaggia! »
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    Alza gli occhi al cielo e ride, perché in realtà, Tris se l'è presa con sin troppa comoda, sghignazzando di tanto in tanto al suo orecchio e bevendo qualche altro sorso del proprio drink. Alla fine si rende conto di aver perso sin troppo tempo allo stand, e consapevole di essere abbastanza anonima in quell'atmosfera, abbassa lo sguardo su se stessa, e si inumidisce le labbra, mettendosi il pennello tra le labbra. Va beh, è andata. Sbottona quindi il bottoni della propria camicia, legandosela in vita e allargando le braccia con fare eloquente. « Allora ci pensi tu, o ci pensa lui? » Asserisce abbassando lo sguardo sul proprio top in pizzo con un'espressione indifferente, mentre lo sguardo si sposta sul ragazzo responsabile dello stand. Scommetto che ti piacerebbe almeno un po'.

    « UN ALTRO GIRO, JERRY. » Trovare Dean lungo la loro strada è stata la cosa peggiore che potesse capitarle. Un altro bicchiere si è trasformato in un chiaro attacco mediatico conclusosi con il buttarne giù ben due shot di fila. « Ma che roba è? E' fortissimo cazzo! » Rabbrividisce e si scrolla di dosso quella palese sensazione di vuoto allo stomaco. « Ok, carico. Allora ragazzi, io potrei come non potrei aver trovato una saletta un po' appartata qui dentro. Cravatta, non mi guardare così, non ti sto proponendo un'orgia - per l'amor di Eddyking! Ho solo un po' di erballegra e sono stato cresciuto con il valore morale della condivisione. Chi ci sta? » Tris volge lo sguardo leggermente vacuo verso la sua dolce metà e si stringe nelle spalle. Eddai, che male può fare. A dirla tutta, è chiaro che hanno già esagerato, ma nonostante ciò in quel momento non vede alcun effetto collaterale. « E' solo un po' di erba. » Che sommata al rollercoster di sali e scendi perseguito durante la serata - dal vino alla birra e poi ai cocktail e shot, rendeva la sua capacità di giudizio davvero scarsa. Lungo il tragitto, riesce a individuare Malia, seduta a un grosso tavolo, imbandito di diverse bottiglie di champagne. Si stacca dal fianco del suo ragazzo, e la raggiunge. « E' tutta la sera che ti cerco cazzo! Io, Percy, Dean, Daphne, Fawn e... oddio c'era qualcun altro aspetta.. » Conta sulle dita e tenta di ricordarsi chi altri si sarebbe unito. « Va beh.. stiamo andando a.. » E dicendo ciò muove il gesto eloquente del fumare sollevando un sopracciglio. « Volete farci compagnia? » Si rivolge di conseguenza a tutti coloro che sul momento si trovano assieme alla migliore amica e sorride. Le dita si stringono attorno al collo di una bottiglia e di conseguenza se la porta alle labbra, stringendosi nelle spalle. Cazzo è buono. « Boh come vi pare. Noi andiamo di là.. » E chi mi ama mi segua. E dicendo ciò raggiunge gli altri passando la bottiglia di champagne a Percy ridendo tra se e se. « Non so a chi l'ho rubata, ma era intera. E' buonissima, prova! Fawn, Daphne provatela anche voi! Non avete idea.. è superlativa! »
    Le gambe stese sopra quelle di Percy, la testa a penzoloni mentre aspetta che la sigaretta le arrivi per il secondo giro. E' Led a passargliela. Ha fatto la sua conoscenza più o meno cinque minuti prima - cinque minuti che le sono sembrati un'ora. O una vita. « Lo sai che mi piace un sacco la tua gonna? Cioè praticamente non copre nulla.. però copre abbastanza! » Va beh ciao Tris. Prende un altro sorso di champagne per poi portarsi la canna alle labbra ispirando. Osserva Percy, poi Dean, poi Malia, e poi, mentre il fumo rimbomba ancora nei suoi polmoni, fa cenno al suo ragazzo di avvicinarsi abbastanza da scambiarsi il fumo tentando poi la mossa di un bacio fugace, che si trasforma in una leggera risata. E di scatto qualcosa accade. Qualcosa striscia tra le sue gambe con una velocità sorprendente lasciandosi dietro una scia fumosa color carbone. Strabuzza gli occhi, Tris, e stringe istintivamente il braccio di Percy mentre le palpebre colte da un'improvvisa lentezza, si fissano su un punto specifico oltre le spalle di Malia e Daphne. Qualcosa lì c'è. Solo che non vuole darle un nome. « Dean.. ma era solo erba? » Picchetta sul braccio del giovane Watson accanto a lei e scuote la testa. « Andiamo.. andiamo a ballare? »

    1. Interagito con Percy e Greg; nominate June, Daphne, Malia e Fawn + spinto un tipo random che si prendeva troppe confidenze;
    2. Interagito con Judah, Spike e Percy; - se vi serve farvi imbrattare, Tris ha reso un paio di persone fluo e splendideH
    3. Interagito con Percy, Dean, Daphne, Fawn, Led, Malia + la compagnia con cui si trova - una bottiglia del privè maledetto è finita nel nuovo circolo del cucino! Buoni draghi anche a voi!



     
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    Betty aveva deciso di sfidare la sorte partecipando alla festa; dopo il successo del Midsummer era più che logico pensare che la festa del secolo avrebbe potuto nascondere qualche trabocchetto. Nonostante ciò non si sarebbe privata della possibilità di passare una serata insieme agli amici. Durante l'estate aveva imparato che non poteva vivere nella passato, nella paura che le sarebbe capitato qualcosa di brutto; altrimenti non avrebbe fatto altro che perdersi momenti ed emozioni che nessuno le avrebbe restituito. Sistemò i lunghi capelli, per l'occasione li aveva allungati con un incantesimo e colorati di una sfumatura di rosa dorato. La tinta, a detta della ragazza che gliel'aveva venduta, era temporanea e con qualche lavaggio non avrebbe lasciato alcuna traccia. La particolarità di quel colore era che conteneva delle particelle che sotto le luci stroboscopiche avrebbero iniziato a brillare di luce propria. Li aveva semi raccolti sulla nuca in due morbide trecce che terminavano sotto la testa; andando ad unirsi alla cascata di capelli sciolti. Lisciò il vestito scelto per la serata; un abito corto in organza dorato, disseminato di piccole applicazioni dorate che avrebbero riflettuto la luce. L'abito le arrivava appena sopra la metà coscia, lasciando libere le gambe lievemente abbronzate e del tutto scoperte le spalle. A differenza di tanti altri abiti che aveva indossato la scollatura di questo non era per niente discreta, ma piuttosto profonda. Si arricciava lievemente intorno alla vita e poi le scivolava morbidamente lungo il corpo. A detta della commessa dove aveva preso il vestito avrebbe potuto osare di più, ma Betty preferiva essere sé stessa; evitando di indossare qualcosa che l'avrebbe fatta sentire a disagio. Aveva optato per un make up iridescente con piccole stelline luminose che mettevano in risalto lo sguardo cristallino della ragazza. Ciò che più la contraddistingueva però erano le semplici sneakers bianche; un inno alla comodità piuttosto che allo stile. Non sapendo cosa aspettarsi dalla serata preferiva assicurarsi di poter camminare senza incespicare ad ogni passo. In passato aveva frequentato il Burlesque in maniera sporadica, le sue visite al locale potevano contarsi sulle dita di una mano. Al suo esterno le persone si accalcavano per entrare; tutti più o meno variopinti in modo singolare. Sembrava quasi che la parola sobrietà fosse stata debellata dal dizionario per quella sera; certo era che avrebbero avuto di ché parlare nei giorni a venire. Si fece strada tra la folla, sorridendo ai volti noti e scusandosi ogni qualvolta le capitava di pestare per sbaglio qualche piede. Entrare nel locale fu una vera e propria impresa, ma una volta dentro non poté fare a meno di ammirare gli sforzi fatti per organizzare la festa. I capelli di Betty brillavano di luce propria sotto le luci stroboscopiche; quasi come se avessero preso vita. Alcune ragazze le porsero dei braccialetti luminosi; che indossò al polso ringraziandole. Cercò tra la folla i volti conosciuti degli amici, primo tra tutti quello di Freddie. La calca però gli impediva di vedere più in là del suo naso. Assettata si avvicinò al bancone e quando il barista le chiese cosa volesse da bere si ritrovò senza parole. « Una neofita? » Beccata! Non ci voleva poi molto a capire che Betty non era un gran bevitrice. « Cosa mi ha tradita? » Il ragazzo le rispose con un sorriso. «Diciamo che l'espressione lievemente persa del tuo volto era inequivocabile. » La ragazza era sempre stata un libro aperto e non si stupiva più quando le persone indovinavano i suoi pensieri o i suoi stati d'animo. « Dato che sono una novellina cosa consiglia la casa? » Tanto valeva affidarsi a palati più esperti del suo. Il ragazzo le sorrise complice e in poche semplici mosse le preparò un drink che richiamava il colore dei suoi capelli quella sera. « Chissà cosa ti ha ispirato. » Commentò Betty con un sorriso, lusingata da quel simpatico omaggio. « Un bartender che si rispetti non svela mai i suoi segreti. » Dopo un veloce occhiolino si dedicò ai ragazzi che poco prima l'avevano affiancata, lo ringraziò con un semplice cenno e sparì tra la folla con il suo drink rosa. Quando lo assaggiò dovette ammettere che era oltremodo piacevole sulla lingua; nonostante il colore infatti non era eccessivamente dolce, ma leggermente aspro e dissetante. La nota più forte era quella della vodka che si sposava perfettamente con quella più frizzantina. Facendosi largo non poté fare a meno di notare la figura di Ebby. Si precipitò verso l'amica saltandole al collo, facendo attenzione a non rovesciare il drink preparato appositamente per lei. « Ebby! » La salutò calorosamente e subito dopo le mostrò la sua prima conquista della serata. « Sai cos'è questo? » Indicò il bicchiere che stringeva tra le mani. « E' un Betty originale, il primo di una lunga serie...vuoi assaggiarlo? » Continuò a sorseggiarlo, guardandosi intorno alla ricerca di altri volti famigliari. « Hai per caso visto Freddie? Altro, rosso...six packs ben definiti...ma quelli potresti averli notati solo se fosse stato senza maglietta. » Evidentemente oltre che buono e dissetante sembrava in grado di sciogliere la lingua, dando libero sfogo ad ogni pensiero.

    Interagito con Ebby e citato Freddino e gente in generale.
     
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    «E tu cosa stai facendo, pipistrellina mia?» Wednesday alzò lo sguardo ritrovandosi davanti quello traslucido di sua nonna. Rimase per un attimo a fissarla, notando un piccolo barlume di curiosità nel viso quasi privo di lineamenti della donna. «Non è ovvio?» domandò accennando, con un impercettibile gesto del capo, al corpo della donna distesa sul tavolo di pietra. Si raddrizzò con la schiena, immergendo il pennello nel recipiente pieno d'acqua per poi fargli compiere un paio di giri. Facendo pressione sui talloni, si spinse verso la radio premendo il tasto di spegnimento. Alla signora Wilson piacevano i Duran Duran. Il marito aveva detto di averle chiesto la mano con "Notorious" in sottofondo. «Pensavo ti stessi preparando per la festa! I tuoi fratelli non fanno altro che parlarle, di là..» La donna galleggiò in aria, il suo abito sembrava fluttuare nell'acqua. «Io non ci vado.» Sentenziò prendendo un pennello più piccolo, uno di quelli con la punta estremamente fine, ed immergendolo nella tinta color ciliegia. «Ma come? E perchè mai, tesoro?» Wednesday sistrinse nelle spalle, riavvicinandosi alla signora Wilson ed abbassando lo sguardo su di lei. Con il pennello cominciò a contornarle le labbra con precisione impeccabile. «Non è il mio genere di festa.» Lanciò uno sguardo alla foto della donna che aveva appeso sopra le varie tinte per assicurarsi che quella fosse la giusta tonalità. Lo era. «Inolte domani comincia la scuola. Il mio ultimo anno, tra l'altro.» La donna sbuffò sonoramente, avvicinandosi alla nipote. Weed percepiva chiaramente i suoi occhi addosso. «Domani ti aspetta solo un viaggio in treno e di assistere alla Cerimonia dello Smistamento. Inoltre non sei costretta a fare tardi.» Weed sospirò, alzando il pennello e lasciandosi cadere nello schienale dello sgabello girevole sul quale era seduta. Alzò lo sguardo sulla nonna, indicandole con la mano il viso della signora Wilson. «Ho del lavoro da finire.» Verbena sorrise amorevolmente, o meglio questo era ciò che voleva mostrare. Era chiaro che stesse studiando la nipote, cercando di leggere in lei molto di più rispetto a ciò che la piccola Mortimer volesse mostrare. «Il funerale di Miss Wilson sarà tra due giorni. Qualcuno se ne occuperà.» Weed roteò gli occhi. «Sei insopportabile, lo sai?» Immerse il pennello nell'acqua per poi pulirsi le mani sul grembiule impasticciato di tempera che aveva addosso. «Questo significa che andrai?» Il tono di Verbena era più acuto del solito, lasciando trasparire l'entusiasmo nella sua voce. «Solo se diventi eloquente quanto la signora Wilson.» la ragazzina si alzò in piedi, incrociando le braccia al petto. La nonna le sorrise. «Ti divertirai, fiorellino appassito.» Weed scosse la testa, sfilandosi il grembiule. «Ne dubito.»
    [...] Quando aveva dato la notizia a Friday e Tuesday, quest'ultimo non si era mostrato particolarmente entusiasta della decisione della piccola Mortimer. Wednesday, dal suo canto, aveva detto che se non ce l'avrebbero portata loro avrebbe trovato un altro modo. Mamma e papà si erano mostrati contenti quanto nonna Verbena alla notizia che la loro bambina avrebbe partecipato ad una festa. "Sarò di ritorno prima che ve ne rendiate conto." Aveva roteato gli occhi, incrociando le braccia al petto. A quanto pareva, gli unici poco contenti di quella situazione erano lei e Tux. Non aveva idea di come ci si vestisse per un rave. Sapeva solo che non sarebbe stato esattamente come il Midsummer. Ma per quanto si potesse sforzare, Wednesday Mortimer non aveva neppure un briciolo di quella trasgressività che la festa richiedeva. Il suo outfit era ciò che di più fuori dalle righe avesse, mantenendo comunque qualcosa "alla Weed". Sua madre le aveva intrecciato i capelli dalle sfumature d'argento ed aveva insistito così tanto per farle indossare quel paio di occhialoni dai contorni rosati. Diceva che stavano benissimo con tutto ciò che aveva addosso, persino con quelle scarpette di tela bianche sulle quali Wednesday era stata irremovibile. Aveva avuto ragione sul fatto che quella festa non avrebbe avuto niente in comune con il Midsummer. La musica era assordante, un genere che non rientrava propriamente nelle canzoni della sua playlist. Si era subito appiccicaca a Tux -Friday si era già volatilizzato- che pareva muoversi con più scioltezza rispetto a lei. Cercava comunque di mostrarsi più coraggiosa di quanto non fosse solo per non dargli la soddisfazione di capire ciò che si stava mentalmente ripetendo da quando era lì: "voglio tornare a casa". Doveva fare qualcosa. «Là, Tux. Vieni con me.» Gli afferrò il braccio trascinandolo verso quell'angolo della sala dove delle persone si stavano pitturando con vernice colorata. «Posso?» Chiese sporgendosi sul bancone ed afferrando un pennello. Non attese neppure la risposta e, dopo averlo intinto nella vernice fluorescente cominciò a dipingere il volto del fratello con tocchi gentili, tenendo lo sguardo concentrato sui suoi lineamenti. «Non muoverti e combinerò un pasticcio.» Lo intimò mentre faceva scorrere le setole del pennello sul suo volto. Si ritirò indietro solo quando fu soddisfatta del suo lavoro. «Non c'è niente da fare. Ho del talento nel dipingere sui defunti.» Lo prese in giro, posando il pennello e tornando su di lui. «Eddai, me lo fai un sorriso?» Chiese portando due dita ai lati delle sue labbra e sollevandoli verso l'alto. «Ti offro da bere, ok?» Le pareva un buon compromesso. Lo trascinò nuovamente con sé avvicinandosi al bar e fu in quel momento che la sua attenzione venne catturata da Benjamin che la stava salutando da lontano. Inaspettatamente un sorriso si allargò sulla sua faccia, più di quanto avrebbe mai immaginato. Si avvicinò a lui, scivolando tra la folla senza perderlo di vista. «Oh, ciao, Wednes... Weed.» O-Ok. «Ciao a te.. Benji.» Pareva quasi una domanda, quasi gli stesse chiedendo il permesso di poterlo chiamare in quel modo. Non era usuale per lei abbreviare i nomi. Lo faceva con i suoi fratello, ma difficilmente si spingeva così oltre con gente esterna alla famiglia.
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    Per qualche strana ragione era felice di vederlo. Forse, si disse, era perchè si era trovata bene con lui al Midsummer. Doveva essere questo. «Credevo non saresti più venuta. Sei...» Si? «Insomma, sei... Cioè, sei felice di...?» Felice? «Interessanti queste... Cose... Sull'abito. Cioè, mi piacciono. Woah. Stai bene... Davvero!» "Cose sull'abito?" Abbassò lo sguardo su i suoi abiti, notando solo allora che, qua e là, brillava di macchie di vernice fluorescente. Doveva essere colpa di tutta quella gente impiastricciata in mezzo alla quale si era fatta strada per raggiungere il bancone del bar, oppure qualcuno aveva fatto cadere qualcosa mentre stava dipingendo la faccia a Tux e lei non se ne era accorta. «Oh, ehm.. Grazie.» Gli sorrise chiedendosi perchè non le veniva in mente niente da dire. «Comunque.. Stai molto bene stasera. » E poi agì senza pensare. Alzò una mano, posando un polpastrello sulla faccia di Benjamin, là dove una striscia di colore andava ad intricarsi con delle altre. Seguì il tragitto del dito con lo sguardo, per poi sollevarlo e guardarlo come se si aspettasse di vedere il dito intinto da quei colori così brillanti, ma non fu così. Solo allora si rese conto di ciò che aveva fatto e il cuore le saltò in gola. «Scusa.. Volevo vedere..» Una vocina le disse che era ridicola mentre cercava di giustificarsi. Ma non riuscì mai a concludere la frase perchè due suoi amici -che le pareva di aver già visto al Midsummer- lo raggiunsero pronti a brindare. Lei rivolse un sorriso cordiale ad entrambi ed infine tornò a concentrarsi su Benjamin. «Bhè, ti lascio a brindare con i tuoi amici. Magari ci vediamo dopo.. Sempre che riusciamo a ritrovarci in mezzo a questa baldoria.» Emise quella che sembrava una risatina mentre si stringeva nelle spalle. «Buona serata, ragazzi.» Alzò la mano, sventolandola in segno di saluto per poi voltar loro le spalle e.. Dove diavolo era finito Tux? Cominciò a guardarsi intorno, avanzando tra la folla e passando lo sguardo sui visi intorno a lei, cercando quello di suo fratello. E fu allora che si scontrò con qualcuno. Sfortunatamente perse l'equilibrio. Provò a riprendersi aggrappandosi da qualche parte, ma non trovò nulla e chiuse gli occhi quando il suo sedere si scontrò con il duro pavimento. «Oh, cavolo.. Mi dispiace..»




    Interagito con Friday, Tuesday, Benji. Si è scontrata con qualcuno ed è caduta con le chiappe a terra (e quel "qualcuno" potresti essere tu! Non essere timido!)
    Salutati Sirius e Tommy.
     
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    Il fatidico giorno del rave party al burlesque era arrivato. Dal giorno del ritiro Jillian era stata tartassata dalla sua compagna di squadra Ebony per partecipare a quella festa. Aveva avuto modo di conoscere Ebony Burke un po' meglio durante il ritiro, si era avvicinata a lei per l'agonismo che aveva messo in campo durante gli allenamenti, su quello potevano definirsi uguali.
    «Senti Jill, non voglio più risposte negative. Noi andremo a quel rave, punto e basta.»
    « Va bene, hai vinto tu.» Furono due settimane di continui messaggi, Jillian era tartassata da questa continua proposta da parte di Ebby e non sapeva nemmeno il reale motivo di così tanta insistenza, ma dopo aver abbandonato Londra per più di tre anni, forse era giunto il momento di lasciarsi un po' andare e divertirsi in compagnia di una sua compagna di squadra.
    «Così può andare?» Ebby si era presentata alla corte dei miracoli dove abitava Jill e, non sapendo come vestirsi per un rave, la bionda gitana aveva optato per un outfit alla Coachella con quel tocco gypsy che non guastava mai. «Sei perfetta, andiamo.»
    Contro voglia, ma comunque in ottima compagnia si materializzarono davanti al Burlesque intorno alla mezzanotte. Ancora molta gente era in attesa di entrare e la fila sembrava non finire mai, ma Ebby trascinò Jill verso il buttafuori. La Burke disse qualcosa che Jill non riuscì a sentire, ma come per magia si ritrovarono dentro il locale tagliando la fila. «Sei piena di risorse Burke, non me l'aspettavo.» In effetti non conosceva bene Ebby, ma quelle poche volte che era rimasta con lei era riuscita a sorprenderla più e più volte.
    Entrarono nel locale, la musica iniziava già a martellare la testa di Jillian, abituata a situazioni più tranquille di un rave e, la situazione all'interno, sembrava già avviata con molte persone in pista a ballare, privé pieni ed alcool che girava a destra e a manca senza problemi. Ma sì, divertiamoci.

    Difficile riconoscere qualcuno all'interno del locale, le luci erano quasi nulle, ad intermittenza ed il tutto era accompagnato dai bracciali fluo e quella vernice che molte persone all'interno si erano messe addosso. Non mi avrete mai. «Quindi Ebb...» Neanche il tempo di parlare con la sua compagna di squadra che la perse di vista. Bene, zero voglia e pure da sola.
    Abbandonata dalla sua accompagnatrice si avviò verso il centro della pista, iniziò a muoversi tra la folla sentendo addosso quella fastidiosissima umidità causata dal locale chiuso e da un numero consistente di corpi che si muovono.
    Sentì dei brindisi, cercò di ricollegare qualche voce familiare, ma la musica era più forte delle urla delle persone, ma mentre si avvicinò al bancone per ordinare qualcosa incrociò una chioma riccia a lei familiare: «KIRA!» Sapeva che le harpies sarebbero venute al rave, ma non si aspettava di trovare la nuova arrivata, visibilmente infastidita dalla folla e dal poco distanziamento che si era creato. «Che bello vederti!» Sapeva che la cercatrice delle Harpies non era una persona da abbracci e smancerie varie, le mandò un sorriso e salutò la ragazza che era con lei: «Ti va se ti offro qualcosa?» Ti prego, non lasciarmi sola anche tu.

    Arrivata alla festa con Ebby
    - Interagito con Kira
     
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    « Guardami Joy. Sono finalmente una Winx! » Luxanna Scamander, col suo smodato entusiasmo, saltellò per la stanza ondeggiando a destra e sinistra i lunghi capelli più dorati del solito. Mentre sua cugina si era affaccendata nel cambiare completamente colore, l'ex-Tassorrosso aveva occupato buona parte del pomeriggio nel sistemarsi un'infinità di clip fra la chioma bionda, andando ad aumentare lo scintillio che si sarebbe scatenato sotto le luci psichedeliche del Burlesque. « E guarda al buio! » facendo piombare l'oscurità, si fermò sul posto, più che soddisfatta dall'effetto fluorescente giallo che quelle sottili strisce fra i capelli donavano al suo look. Aveva esagerato da un lato, calcando meno la mano sui colori per l'abbigliamento. Un rave d'altronde, non poteva definirsi tale senza le ragazze alternative in tenuta total black. Che poi quella tutina di latex fosse tutto fuorché semplice, era irrisorio per la Scamander abituata agli eccessi. Le piaceva e tanto bastava. tumblr_n2199eh0hU1qd7fc3o3_540« Il sole di Santorini ha decisamente giovato alla causa. » Illuminando la camera, affiancò Joy, fasciata in un abito che lasciava ben poco spazio all'immaginazione. Perfetta! « Ma ti sei vista? Tu, sei fa-vo-lo-sa. » scandì ogni parola con più enfasi del dovuto, girando attorno alla ragazza per ammirane il fisico da sportiva, riprese possesso del suo calice di vino che mandò giù con una rapida sorsata prima di scattare una foto per Lily. « Se stasera non sfrutti tutto questo ben di Dio col ragazzo più gnocco dell'intero Burlesque, giuro che non ti parlo più. » Si allontanò, soltanto per infilarsi le scarpe dal tacco non eccessivamente alto, sparendo nella zona giorno per tornare con un'altra bottiglia fra le mani. « Regola numero ottantasette del Codice Scamander: un cugino o fratello che sia, ha l'obbligo di dire agli altri sempre di sì, qualsiasi sia la proposta. Ed io ti sto chiedendo di bere talmente tanto, da dimenticare anche dove abiti! » e, fatto appello alla loro nota serie di regole di comportamento di famiglia, andò a riempire ancora una volta i loro bicchieri vuoti.
    [...] Arrivata all'enorme capannone, Lux aveva preso posto ad uno dei banchetti fai-da-te con la vernice fluo, dipingendosi il viso con una certa perizia, utilizzando un paio di colori senza neanche rendersi conto del risultato se non quando si specchiò meglio una volta in piedi. « Ora sono Sailor Venus, JOY! » urlicchiò per farsi sentire dalla cugina, abbastanza vicina per farsi dipingere a sua volta, ma che schizzò via in preda ad un'improvvisa botta di euforia. Come se fossero tornate piccole, rese iperattive dall'assunzione di troppi zuccheri, gli effetti dell'alcol iniziavano a riscuotere un certo effetto su entrambe. Luxanna, tutto sommato, aveva testato ormai fin troppo la propria resistenza. Sapeva quanto e cosa bere, prima di raggiungere il proprio limite. Joy avrebbe voluto tenerla d'occhio... non fosse scappata via come una forsennata. Rise, non riuscendo a seguirla, attardandosi nel truccare il viso di un'altra ragazza che le chiese espressamente il medesimo effetto coi pennelli ed il lipgloss fluorescente. Okay Joy, come ti ritrovo in questo casino? Terminato il lavoro, si fece largo ballando e saltellando nella folla, raggiungendo il punto focale di eventi di quel calibro: il bar. Sbuffò per la lunga fila, lasciando andare le braccia lungo i fianchi, le guance gonfie fintanto non arrivò il suo turno. Non intercettò la cugina in tutto quel lasso di tempo, ma qualcun'altro ne catturò completamente l'attenzione: non appena le iridi azzurre ne riconobbero la figura al di là della zona riservata al personale, scattò sul posto. « ECCOTIII! Mio Marcelo. » si sporse sul bancone poggiandosi sulla superficie col ventre, battendo il cinque al giovane ormai entrato di diritto nella cerchia ristretta delle sue persone preferite. E non solo perché sei super gnocco, ovvio! « Ti prego, devi venire a mangiare da noi un giorno di questi! TI PREGO devi conoscere zia Erin. Lei ti piacerà. Tu diventerai uno Scamander e la mia vita avrà finalmente un senso. » continuando ad urlare insensatezze a raffica, carica d'entusiasmo ed il sorriso più convincente del suo repertorio ad adornarle le labbra fluo, ondeggiò con le gambe lasciate penzoloni. « Ma ti muovi ad ordinare e mi togli il culo dalla faccia? Eddai. » Ritornata coi piedi per terra, lanciò un'occhiata di sbieco al tizio dietro di sé; gli mostrò il medio, senza replicare, rivoltando il viso verso il bartender. « Comunque hai visto Joy? No? Vabbé, fa niente. Versami uno shot di assenzio. » Due giri di shot dopo - cordialmente offerti dal ragazzo - e con un braccio dipinto da una scritta fatta da un moro che cercava una Maeve, riprese a gironzolare alla ricerca di facce conosciute. Intravide Benji, con sua sorpresa. Dopo il loro ultimo turno di lavoro in Caffetteria, era certa che Bellow avrebbe dato buca a tutta la cerchia ristretta delle sue amicizie. « Non ci credo, sei venuto davvero! » gli andò incontro, superando chiunque fosse affaccendato a parlargli, stringendolo in un abbraccio veloce e stampandogli un bacio caloroso sulla guancia. « Riservami un brindisi per... un qualsiasi momento. E per una causa a caso. Ripasso a trovarti! » Intravista un'altra testolina a lei famigliare, schizzò via con lo stesso entusiasmo col quale era arrivata. Più che lui, di preciso riconobbe per primo Spike, di rimando non fu difficile trovare anche l'altro bruno col quale era sempre a braccetto. Si diede una calmata, provando ad arrivargli alle spalle con meno preavviso possibile, aiutata dal frastuono della musica e tutta quell'affluenza che le facilitò il compito. Sollevandosi appena, allungò le braccia per andargli a coprire gli occhi da dietro, oscurando la vista di Zip tramite le mani. « Indovina? Il countdown è di nuovo finito. » Gli parlò avvicinandosi con le labbra all'orecchio, rendendosi conto soltanto dopo che non fosse solo in compagnia dell'amico. Lo liberò, armandosi del miglior sorriso innocente, passando a rassegna ogni volto sconosciuto dopo aver salutato con un cenno Spike. Non riconobbe nessuno, ad eccezione della "ragazza col vestito verde" del Midsummer, seppur con una certa difficoltà considerato il contesto. Oh, cazzo.

    Interagito con Joy, Benji e chiunque sia nelle sue vicinanze; alla fine con Zip e Spike.
    Citate Lily; Winter e gli altri sconosciuti del gruppetto. Si è fatta dipingere tutto il braccio da Derek con "Dove sei Maeve?", in un momento imprecisato di follia.
    Ps. Ha anche dipinto qualcun'altra col suo trucco da Sailor, se dovesse servirvi 💛
     
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    Prima di uscire di casa si era guardata allo specchio, ripetendosi, per l'ennesima volta, che aveva fatto la scelta giusta. Un top ed un paio di shorts erano la scelta migliore per quella serata. Per Daffy la parola d'ordine era, senza ombra di dubbio, "comodità" e vestita in quel modo, avrebbe avuto la possibilità di muoversi tutta la sera come più voleva. Magari non sarebbe apparsa troppo trasgressiva, ma avrebbe compensato caratterialmente a quella mancanza nel vestiario. Ai piedi aveva un paio di anfibi, quelli che si era comprata con il suo primo gruzzoletto da giocatrice professionista e che rappresentavano per lei un gran bel traguardo. Per quanto riguardava i capelli erano state le ragazze ad aiutarla, prima che il vino cominciasse a farle ridere senza motivo, e nel vedere il risultato le aveva ringraziate per circa dieci minuti, promettendo loro che gli avrebbe pagato da bere per tutta la sera e che non avrebbe fatto loro troppo male quando le Harpies avrebbero fatto il culo ai Falcons.
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    « Anch'io voglio avere la faccia colorata come loro! Guardaliii che fighiii! » «NO, MA DAI! DOBBIAMO FARCELI ANCHE NOI!» Sorride entusiasta, come una bambina, mentre ondeggia sul posto cercando di vedere meglio l'angolo dei body painting. Che poi quelli avevano disegnata addosso roba fighissima, mentre il meglio che lei avrebbe potuto tirare fuori sarebbe stato un omino stilizzato o simboli non proprio principeschi con cui si divertiva spesso ad impastrocchiare le pergamene di June quando la vedeva studiare. Oh, si, per disegnare certa roba aveva proprio un dono. E al Kanamara Matsuri tutti muuuuuti. Mentre seguiva Malia, June e Fawn inciaspicò nei suoi stessi piedi e fu costretta ad attaccarsi a quest'ultima per non cadere. «Cazzo. Scusa Fannie.. Forse non dovevamo stappare quell'ultima bottiglia di vino.. A proposito.. Si sente la cipolla?» Si voltò verso l'amica, parlandole circa ad un palmo dalla faccia. Non ci teneva a fare brutta figura. Aveva usato il dentifricio di Malia e le mentine della Byrne dopodichè, dicendo che il mentolo in bocca le faceva venir voglia di fumare, era uscita sul terrazzo accendendosi una cannetta ed uscendosene con un "Chi vuole un tiro venga qua. E poi non dite che non ho un cuore enorme!" L'ultima dei romantici, la Baker. Si risistemò in posizione eretta solo quando sentì la voce di Dean. « Tutte insieme le mie donne preferite!! » Si voltò verso di lui con un sorriso sornione stampato in volto. Ma stava capitando davvero? Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo ad Ibiza. Eppure era vero. Si, non se l'era immaginato in un qualche trip mentale. «Ehilà, straniero.» Sciabolò le sopracciglia, allungandogli un'occhiata dall'alto verso il basso e viceversa, senza vergogna, fischiettando in segno di approvazione. Quante volte si era dovuta trattenere dal farlo, in passato. Ma stavolta aveva tutte le carte in regola per farlo. « Già bevute? Spero di sì, altrimenti rimediamo subito perché ragazze, ve lo dico, la sobrietà anche no stasera. » Stava per iniziare a tessere le lunghissime lodi sulla loro pre-festa quando lui la baciò sulle labbra. Gli sorrise come un'ebete quando lui tornò al suo posto. «Gli orsetti gommosi..» sbiascicò. «Gli orsetti gommosi erano una bomba.»
    [..] « BAKER! Oia, che fai? Ci ignori? » «OLLY!!» Con un balzo aveva avvolto le braccia attorno alle spalle del fratello, alzandosi in punta di piedi per compensare l'altezza tra loro due e scoccandogli un bacio sulla guancia. « Com'è che si dice? Due Baker sono meglio di uno, no? » « Puoi dirlo forte! » Daffy sorrise. «Unici nel loro genere. Diffida delle imitazioni, Moses.» Esclamò poco prima di afferrare la mano di Fawn e tirandosela dietro mentre Dean li trascinava verso il bancone. « Che si beve? WE, JERRY, QUATTRO VODKA! Alla salute. Ma soprattutto a me che sono diventato Senior per qualche motivo ancora poco chiaro e comincio il mio mandato con un bel rave. Hashtag so Dean Rise, forte e senza preoccuparsi di niente prima di far tintinnare il suo bicchiere con quelli degli altri per poi mandare giù in un solo sorso l'intero bicchierino. Inspirò l'aria tra i denti in modo da spegnere il fuoco che si era acceso lungo la trachea. Si voltò verso Fawn, boccheggiando ancora. «Ma, Fawn, ti volevo chiedere..» « UN ALTRO GIRO, JERRY. » Sobbalzò voltandosi giusto in tempo per veder arrivare Tris e Percy che aveva conosciuto al Midsummer. Li salutò con un sorriso, sventolando una mano. Prima che potesse aggiungere altro si trovò il secondo bicchierino in mano che buttò giù in un altro sorso. Cominciava a girarle la testa. Si voltò nuovamente verso l'amica sperando fosse la volta buona di riuscire a finire il discorso. «Dicevo...» rimase un secondo in silenzio, in chiara posizione di ascolto, come se si aspettasse di sentire qualcosa. Dopo qualche secondo parve convinta a continuare. «.. Ok, niente brindisi per il momento, quindi.. Ma dove diamine si è cacciato Erik?» borbottò guardandosi intorno. « Ok, carico. Allora ragazzi, io potrei come non potrei aver trovato una saletta un po' appartata qui dentro. Cravatta, non mi guardare così, non ti sto proponendo un'orgia - per l'amor di Eddyking! Ho solo un po' di erballegra e sono stato cresciuto con il valore morale della condivisione. Chi ci sta? » Daffy alzò le mani in segno di resa, come se si stesse arrendendo con estrema consapevolezza a qualcosa di più grande di lei. «Chi sono io per ostacolare i valori morali?» « Io vi raggiungo lì, devo recuperare una persona... » Daffy voltò di scatto la testa verso il fratello, gli occhi leggermente spalancati difronte a quelle parole. Non sarà mica.. « Mi raccomando non fate gli ingordi e lasciatemene un po'. » Ma lui era già sparito. No, sul serio.. Non poteva essere andato a recuperare la Finnigan.. Che fossero tornati insieme? O anche solo amici? Eh, no. Se così fosse stato, Daffy ne era più che sicura: sarebbe finita a sberle. Le mancava poco per raggiungere quel grado di consapevolezza in cui l'ubriacatura ti fa credere che potresti sollevare una montagna e persino sconfiggere Mike Tyson. Respira. Rilassati. E' sicuro che non è lei. Si, ma.. Allora chi? « E' tutta la sera che ti cerco cazzo! Io, Percy, Dean, Daphne, Fawn e... oddio c'era qualcun altro aspetta.. » Fu la voce di Tris a costringerla a voltarsi, ritrovandosi davanti la figura minuta di Malia. «Oh, Stone, alla buon'ora!» borbottò a voce alta picchiettando l'indice sul polso della mano opposta, come ad indicare un'orologio invisibile i suoi secondi scorrevano troppo velocemente. « Non so a chi l'ho rubata, ma era intera. E' buonissima, prova! Fawn, Daphne provatela anche voi! Non avete idea.. è superlativa! » Afferrò la bottiglia che Tris le stava allungando per portarsela alle labbra senza nessuna domanda. Ne bevve un paio di sorsi generosi per poi staccarsi dalla bottiglia e rigirandola in cerca dell'etichetta facendo schioccare la lingua sul palato. Passò la bottiglia a Fawn, sorridendole. Si. Tris aveva proprio ragione.
    [..] La fissa. Non riesce a capire cosa sia, ma è lì, appesa al muro e anche lei la sta guardando. Come sa che è una lei? Semplice, la sta giudicando per come è vestita e vuole ardentemente le sue scarpe. Lo sente, anche se lei non parla. Lo percepisce da quegli occhietti piccoli in grado di cogliere ogni particolare in modo da poter raccogliere abbastanza informazioni per fare dello spiccio gossip con le sue amiche. Daffy se ne sta seduta su di una poltrona, le gambe incrociate come un buddista in meditazione. Non avrai mai le mie scarpe. Scarpe. Non si tengono le scarpe sopra il divano. Già, sua mamma glielo diceva sempre. Oppure lo diceva ad Olly. Olly. Chi cazzo era quella con Olly? Ah, si. Led. Led, come le luci di Natale che appendevano fuori dal bancone già dai primi giorni di dicembre. Dicembre. Eppure era agosto. Le dita della ragazzina tamburellavano sulle proprie ginocchia velocemente, come quelle di un pianista sulla tastiera. I suoi occhi spalancati vagavano da un volto all'altro. Da un volto all'altro. Led. Ma che cazzo di nome è Led? E perchè aveva tutte quelle tette e lei no? «Sssh.. Così la spaventi.» muove una mano in direzione di Malia, seduta accanto a lei, chiedendole di abbassare il volume quando in realtà lei non stava neanche parlando. Forse. Non lo sapeva. I suoi occhi ancora su quelle cosa. Non sapeva neppure descriverla. Ma li aveva davvero gli occhi? In quel momento le pareva solo una macchia inconsistente di colore offuscata dal fumo presente nella stanza. «Basta. E' una guerra persa.» Scattò in piedi passandosi le mani sulle ginocchia. Non avrebbe mai vinto lei a quella gara di sguardi. «Balliamo? Io ho fame? Chi altro ha fame? Ah, e ho pure sete. Ho la lingua appiccicata al palato. Anche voi avete la lingua appiccicata al palato? E' decisamente fastidiosa.» Si volta verso Dean trovandolo seduto sul divanetto. Gli sorrise e cominciò a salutarlo agitando la mano a destra e a sinistra. Trotterellò verso di lui, sedendosi sulle sue ginocchia ed avvolgendogli un braccio attorno alle spalle e facendo dondolare i piedi avanti ed indietro. «Ciaaaaaaaaaao.» Sorrise così tanto che per poco i lembi della bocca non le toccarono le orecchie. «Ho sentito dire in giro che sei un bravo ballerino, ma sai non sono una di quelle che crede a tutte le voci che girano..» borbottò gongolando, come una bambina che sa di star dicendo una bugia e questa cosa la fa un sacco ridere, ma si deve trattenere. «Forse dovresti darmi una dimostrazione..» Concluse con un sorriso decisamente diverso da quello precedente, muovendo le sopracciglia. Allora, Moses?



    Interagito con Malia, June, Fawn, Dean, Oliver, Tris, Percy.
    Scrutata Led.
    Nominato Erik.
    Daffy è in una fase che vede cose ed è parecchio su di giri.


    Edited by peppermint. - 25/8/2020, 08:18
     
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    Le pennette alla vodka del prefesta sfondarono le barriere della sobrietà come un ariete, da lì in poi il resto fu destinato a contribuire direttamente alla causa. Così l’inizio della serata assunse le sfumature fluide di un’esistenza priva di problemi, insieme ad un’improvvisa confidenza con più o meno chiunque gli capitasse sotto tiro. Dopo aver salutato il pazzo che aveva accettato di ospitare quel microcosmo in casa sua, Ted, non si era sottratto dallo scambiare qualche parola con la maggior parte dei presenti, partecipare a giochi vari e molestare Judah e Albus a turni alterni. Quando incrociò Mia e Ronnie, avvicinò le labbra all’orecchio della prima. «Stai proprio bene. Si vede che sei ad un passo dal college». Prima di venir distratto dall’incursione di Shai. «Tu sei Scorpius! Non ho aaaassolutamente sentito parlare di te ma grazie del +3! » Si poteva dire che lo sconosciuto fosse già entrato nelle sue grazie. Il che fu piuttosto prevedibile. Dopo il duo di brave ragazze il terzo membro della gang non avrebbe potuto essere troppo sotto lo standard fissato. «E tu devi essere colui che completa il terzetto. Non ringraziare me… Mia mi ha minacciato» ma lo affermò con una leggerezza che rese chiaro quanto poco fosse vero, e non mancò di lanciare un’occhiata di sottecchi alla diretta interessata.
    qjcIig0
    Poco dopo scoprì di non essere stato l’unico ad aver aperto a cuor leggero le porte dell’inferno al terzetto di Hogwarts. Vee fece partire un brindisi in uno spagnolo che nemmeno la frequentazione della band del Suspiria fu sufficiente a tradurre. L’altra colpevole era apparentemente Lucy Weasley, che conosceva di vista come il resto dei rossi. «Guarda a chi abbiamo aperto la porta, Lucy. Siamo delle brutte persone» annunciò, indicando con il braccio il golden trio. Brindò e bevve alla goccia. […] «E se non è questo il discepolo numero due!» A prendere possesso del suo tempo fu poi Vicky, da lui chiamata Miss Victoire per la sua propensione a trasmettere a lui ed Albus arcane conoscenze con un’attitudine da donna di mondo. Aveva in realtà ben pochi anni in più di loro, ma il suo carisma faceva funzionare ad arte quella dinamica. «Ecco l’anima della festa!» Il faro nella notte buia che il biondo s’era trovato davanti quando un certo Potter gli aveva domandato: “per la festa, vino rosso o bianco?”. «Niente interrogazioni a sorpresa, spero» L’alcol in circolo fu il principale motivo per cui gestì senza troppo imbarazzo i complimenti con cui venne ricoperto. «…Dopo ci facciamo una bevuta tutti insieme. Senza rammentare cose imbarazzanti di cui nessuno deve essere messo al corrente Rise, poi afferrò la mano della cugina acquisita e la portò alle labbra senza arrivare al contatto. «Abbiamo un accordo». E gli risultò piuttosto spontaneo controllare che Mia non avesse sentito le ultime parole dell’altra. Provare a metterlo in difficoltà era una delle sue quest principali e quello sarebbe stato materiale di prima qualità. Al tocco di grazia del preserata ci pensò Olympia Potter, che gli piazzò tra le mani un misterioso brownie. «Mi ringrazierai domani. » Se lo rigirò tra le dita e le sorrise. «Scommetto che non sono quelli della nonna». Ma l’altra saltellò via prima di dargli una risposta. Ad un primo morso gli sembrò soltanto molto buono, ma pochi minuti bastarono per rallegrare ulteriormente l’atmosfera. Quando trovò di nuovo Speedy gliene offrì un pezzo con grande naturalezza. «Un po’ di Felix Felicis?» Fortuna soffice. Non avrebbe saputo raccontare con esattezza il quando ed il come –la memoria doveva essersi presa un breve momento di vacanza– ma passando di fronte allo specchio del bagno si accorse di avere un cuore fluo dipinto intorno all’occhio sinistro, oltre ad una manata glitterata sulla guancia destra. Dallo stesso riflesso vide un tizio di nome Michael addormentato di fianco al gabinetto con un’espressione sognante. La serata cominciava a meraviglia.

    Il Burlesque si mostrò un luogo degno del riscaldamento che era stato fatto prima di arrivare. Era difficile riconoscere intorno alla folla, che si muoveva come un unico grande essere, le geometrie del locale. Ma forse a questo contribuivano anche il fatto che non entrasse lì da parecchio, la sua condizione diversamente lucida ed i giochi di luce e specchi che gli organizzatori avevano predisposto. Era stata una Terra di Mezzo, ed in quella notte in cui tutti erano uguali sotto la tirannia dei colori fluo, sarebbe tornata ad esserlo. La sua attenzione venne attirata dalla sagoma di Jude, che sparì e ricomparve alla vista, ad una certa distanza, come una boa nel mezzo del mare. «Torno subito…» disse a Mia, alzando la voce mentre provava a metterle intorno al collo una collana blu fluorescente che aveva preso all’entrata. «Non scappare» aggiunse, con una nota di provocazione. Navigò attraverso le acque fino a raggiungere Judah Carrow, gli passò un braccio intorno al collo. Avevano già interagito a casa Lupin, ma non abbastanza. «A quanto pare siamo arrivati al rave interi. Non l’avrei dato per scontato» sorrise, parlandogli vicino all’orecchio, al suo fianco, nella classica posizione di chi stia sparlando di qualcuno. La socialità non era il piatto forte dell’amico, ma quella sera sembrava intento a convincere sé stesso che lo fosse. Per il loro livello di conoscenza la cosa era piuttosto evidente. E ammirabile. «Come stiamo? Sono contento di condividere questa ignoranza con te. E di vederti con Siri». Al Midsummer aveva incontrato soltanto Sirius – nell’ormai famoso team sfigati – e quando, più tardi, si era fatto una piccola vacanza a Portland con Jude e Lyra, non era stato in vena di mettersi a fare domande in merito. Gli strinse un po’ il collo sotto la morsa del braccio. «Diamoci da fare, che le sbronze non si mantengono da sole». Rimase un po’ in sua compagnia e gli offrì da bere, prima di concedergli la libertà. Sulla strada del ritorno incontro MJ e Iago. «Scorpius, piacere». Non avendo avuto occasione alla festa, si presentò al secondo. «Ti sono vicino: essere presentati alla famiglia Weasley è un’esperienza difficile da dimenticare» E potenzialmente infinita. Quando Albus l’aveva infilato nei suoi giri di parentela, aveva avuto l’impressione che ogni tanto saltasse fuori un cugino nuovo dal nulla. Con MJ le cose erano state più spontanee, essendo stata smistata in Serpeverde. «Ma sei in buone mani» concluse, cercando lo sguardo complice della Weasley.
    « RAGAZZIIIIII!!! » Vee, personificazione di Bacco per quella serata, richiamò quartetto e allegati ai propri doveri alcolici e non, con tanto di programma. «Malfoy, su, qual'è il tuo veleno? Tequila? Vodka? ASSENZIO???» La squadrò dall’alto e le lanciò un sorrisetto. «Ah? Bisogna sceglierne solo uno?» A posto così. «L’effetto delle pennette sta andando via, molto grave. Quindi scelgo—» Fitz lo anticipò. «ASSENZIO PER TUTTI! Qui dobbiamo carburare. Mun, anche tu tesoro, mi sembri un po' troppo sobria.» Il biondo fece spallucce in direzione di Ronnie, prima di salutare mister Gauthier e ricordarsi grazie a lui di una priorità imperativa. «Quanta saggezza in un solo uomo… Fate ubriacare Mun!» Per l’appunto anche Albus e la vittima in questione erano vicini a loro. Si rivolse infine a Greg. «Controlla che questo avanzo di galera non fotografi ogni centimetro di epidermide dei presenti. Mi raccomando». Affermò, con leggerezza, mentre salutava Olivander. E realizzò che fosse un pessimo traguardo riuscire ancora a pronunciare la parola epidermide. L’assenzio non era bastato. Osservò la Wallace e si fece pensieroso. «Mia, non ti avevo dato una sola collana blu?» O forse era bastato, visto che la ragazza aveva effettivamente al collo un solo girocollo di quel colore.
    «Dai ragazzi, vi offro un giro per cominciare l'anno in bellezza. Serpeverde quest'anno stende tutti - con tutto il rispetto.» Parole forti. «Derek Hamilton.» strinse la mano del ragazzo che aveva appena annunciato la futura vittoria di Serpeverde, e che dava l’idea di conoscere Mia e Shai. «La signorina qui stava giusto annunciando che avrebbe guadagnato cento punti entro Natale, Shai ha rilanciato con duecento.» Sì, magari con un meno davanti. Approfittò del giro offerto dalla nuova conoscenza nonché di parte del barattolo che lasciò loro in regalo. Vi piantò due dita e usò la tinta argentata per disegnare una saetta alla David Bowie sopra l’occhio della mora. «Non ci ho fatto caso subito» commentò, visibilmente concentrato a disegnarle la faccia in un modo decente, nonostante la vista compromessa. «Ero… distratto da altre piccole cose. Ma lo sai che io e te al ballo non abbiamo ballato?» Gioco di parole voluto. Ultimata l’opera intrecciò una mano alla sua, mentre un’elettricità morbida gli percorreva il braccio. Puntuale. La portò verso il cuore della pista e si voltò a guardarla. «È il momento della verità, Speedy. Vediamo come te la cavi». Ma fu lui il primo a iniziare a danzare seguendo il ritmo, con gli occhi piantati sui suoi, stendendole un allegorico tappeto rosso.


    Preserata: citati Jude, Albus, Ted.
    Interagito con Ronnie, Mia, Shai, Lucy, Vicky, Lympy.

    Rave: interagito con Mia, Jude, MJ & Iago, Vee, Fitz & Greg, Derek.
    Citati Siri, Albus, Mun e Shai
     
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    Una decina di giorni prima, Alice Watson aveva compiuto sedici anni ed aveva ufficialmente raggiunto la soglia d'età in cui le era consentito di ubriacarsi ad una festa. Ad una qualsiasi festa, certo, quindi anche a quell'illecito party chiamato rave di cui non si doveva parlare e sentir parlare, perché ufficialmente... non c'era nessun rave. Un escamotage per tirarsi fuori dai guai nella remota ipotesi che possano subentrare delle complicazioni, non aveva potuto smettere di pensare, mentre guardava la sua immagine puerile e felina avvolta nel vestitino nero brillantinato, allo specchio dell'ex camera di Lucy. Essendo ormai vuota, le due giovani amiche si erano rintanate là per dedicarsi alle loro rispettive preparazioni per il pre-festa del suddetto evento. Una tortura della tortura. Insomma: non le piaceva tanto l'idea generale della cosa. E dov'era la novità? « Non posso, non so... Andarmene dopo aver bevuto una birra ed aver fatto gli auguri a tuo cugino? » aveva chiesto retorica e appena lamentosa all'amica lentigginosa almeno quanto lei, sapendo che la rossa le avrebbe rivolto lo stesso sguardo eloquente di rimprovero che si meritava ogni qual volta si impegnasse di tutto punto per rovinare l'euforia dei momenti. Troppi, decisamente troppi ormai, rovinati ed uccisi sul nascere. Parlava di birra perché scolarsi una birra intera era il suo nuovo record raggiunto in costa azzurra quell'estate, al gioco della bottiglia. Da zero ad una birra. Wow, passi avanti, piccola Alice Astrid. La grifoncina era un'esperta nel campo dell'auto-frenarsi e, a differenza della sorella Theo che pareva fosse fatta per collezionare bei momenti del genere, il guaio per lei era che Lucy la conosceva talmente bene che per quell'evento che prometteva tutto di indimenticabile, Alice era stata niente di meno che incastrata. Incastrata dalla minore dei figli di Percy Weasley, che a sua volta era stata incastrata da Veronica Rigby, la più grande frequentatrice di parties di dubbio valore tra i suoi coetanei e, disgraziatamente, anche sua amica e compagna di stanza. L'unica ragione per cui Alice fosse effettivamente riuscita a battere il suddetto record, se bisognava proprio raccontarla tutta. Sembrava che non ci fossero vie di scampo per la piccola Watson, quel trentuno agosto; Lucy non avrebbe accettato la Alice guastafeste, non al ventiquattresimo compleanno di James Potter - ad occhio e croce il ragazzo più chiacchierato del momento. Guardandosi un'ultima volta allo specchio, la grifoncina tinse le sue labbra solitamente pallide e poco curate con un rossetto molto rosso, che diede al suo aspetto angelico un tocco vagamente più passionale ed intenso. Quando le due amiche raggiunsero casa del noto Ted Lupin - che, sempre, non conosceva - e constatò che la situazione fosse più gestibile del previsto, un po' dovette ammettere a sé stessa di starsi ricredendo; era vero però che, sebbene non ci fosse alcuna vena di snobismo a farle storcere il naso, ci si era messa una buona dose di pregiudizio nei confronti dello stile di vita che intraprendevano Ronnie e qualche altra sua stravagante conoscenza. Tornavano a casa sempre tardi, erano collegate più spesso a witzgram piuttosto che studiare per gli esami, non sapevano bene cosa fosse il suo prezioso silenzio; ed era stato anche un po' la stima che nutriva nei confronti di Percy, a far sua quella visione del mondo in cui non bisognava mai, per nessuna ragione al mondo, scadere di livello. Divertirsi, sì, più di tutti, ma con la testa. Ballare, fare amicizia, mostrarsi sempre fintamente aperti e tolleranti, sì, ma con occhio sempre vigile. Del resto, non ce l'aveva con le suddette ragazze per questo, nemmeno le giudicava troppo forsennatamente, ma evitava quelle situazioni, come se temesse di perdersi al minimo calo di controllo. In più, non era proprio la tipa da ficcarsi in situazioni per far parlare di sé, per convenienza o per amore dei riflettori. Per quanto le risultasse facile aggiudicarsi le redini della situazione senza sforzo, accaparrasi consensi, Alice Astrid non ricercava la fama come l'ossigeno, come pareva che facessero molti dei suoi conoscenti e coetanei. « Lucy Eccoti! » Tipo proprio Veronica, in effetti, che dalla gita fuori porto in Francia a casa dei Carrow si era improvvisamente mostrata interessata a Lucy come mai era successo prima. Che si parlasse già della festa in vista? Era davvero qualcosa di così brutto da fare? Se lo chiese, mentre tentava invero di scacciare quei pensieri e dato che si era spinta sin là, facevano di lei stessa in primis una piccola ipocrita. Perché non inspirare, espirare, godersi il momento, divertirsi e...basta? « Venite dai, ci facciamo un brindisi tutti insieme. » aveva esortato la Rigby, coinvolgendo la giovane Watson ad alzare il bicchiere insieme a Lucy e alla sua comitiva di amici che non conosceva bene, strappandole così un sorriso. Cosa stava succedendo alla giovane Watson? Che i Weasley-Potter al completo la mettessero a suo agio? Non si stava sentendo poi così in colpa come al solito, forse E SOLO FORSE poteva permettersi di... « A Lucy e Scorpius, che ci fanno fare due feste in una sera. Seguite me, si brinda come mia madre. Arriba, abajo, al centro y pa' dentro. » Scorpius Malfoy non lo conosceva e non era così entusiasta di brindare per qualcuno la cui fama lo procedeva e di cui non sapeva effettivamente nulla, se non che magari poteva conoscere suo fratello. Ma mandò giù comunque il bicchiere di birra che tuttavia non riuscì a finire, ed il tutto si concluse con un'espressione mezza schifata mentre osservava il bicchiere mezzo vuoto. Stava comunque allentando la presa, Alice, era percepibile, quasi un miracolo di fine estate. Si guardò intorno come per intercettare lo sguardo di Percy che non vide da nessuna parte, in mezzo alle teste dei giocatori più ricercate d'Inghilterra. Chissà, magari avrebbe acquisito punti a suo favore se lui avesse saputo che era riuscita a farsi imbucare ad un evento esclusivo... E davvero stava iniziando a ragionare come Ronnie? Allontanò ogni pensiero, mandando giù il resto del bicchiere tutto d'un sorso. Lucy le allungò un piatto di penne alla vodka ed Alice le sorrise, approfittando di un momento d'intimità in cui si erano ritrovate sole in mezzo al baccano più totale, dati i festeggiamenti e il sovraccarico di voci una sopra l'altra. « Lu, praticamente io penso che sia arrivato il momento di dirti quella cosa che volevo dirti in Francia e che tra una cosa e l'altra non riesco mai a dirti. Ce ne succedono sempre di tutti i colori e non riesco mai a trovare il momento giusto. » fece, puntando gli occhi verdastri in quelli della giovane Weasley, tentando di farsi ascoltare nel più flebile dei sospiri. Inforchettò altre due pennette alla vodka, senza portarle ancora alla bocca. « Non so nemmeno se è vero, il fatto è che... » « Le mie rosse preferite! Non dite a Lympy che ho detto sta cosa se no non mi parla più! » E l'unico che aveva il diritto d'interromperla in quel momento, ovvero il festeggiato della serata, riuscì a rovinare l'unico momento in cui Alice Watson stava trovando la forza di mostrare un po' di più la sua intimità alla sua migliore amica, forse proprio perché si trovavano in mezzo a tutta quella marmaglia confusionaria. Sospirò, mentre rivolse un sorriso spontaneo ed imbarazzato al maggiore dei Potter. Le sembrava giusto quantomeno mostrarsi cortese e grata, per aver preso parte praticamente ad un evento di famiglia. « Sono la sorella, sorellastra... è un po' un casino! Di Percy Watson, non so se lo conosci! Comunque sono Alice. Tanti auguri! » disse infine sorridendo a James, soddisfatta, appoggiando il piatto di penne ancora mezzo pieno su un tavolo e stringendo con le dita lunghe ad affusolate un altro bicchiere di birra. Secondo giro e nuovo record.

    Non era decisamente abituata a luci psichedeliche, musica rimbombante e persone che si toccavano senza essersi mai parlate in vita loro e, all'ultima delle tre cose, probabilmente non si sarebbe mai abituata. Non era abituata all'essenza di un rave in sé, né le piaceva, se doveva essere del tutto onesta. Per quanto gentile e disponibile, Alice era solita ergere sempre un muro nei confronti del mondo, verso il quale si sentiva sempre troppo distante per poter prendere ed andare a ballare con il primo conoscente che le capitava a tiro, per quanto le potesse stare simpatico o meno. Non si dava a tutti, ma questa era una regola che con Lucy, certo, poteva benissimo infrangere. Soprattutto quella sera! « Andiamo?? » disse subito euforica all'amica, indicandole con frenesia lo stand di body painting dove si era già radunata una discreta folla. Non sapeva quanto in là si sarebbe spinta con l'idea di fare follie o gesti insensati, anche perché voleva tenersela bella stretta la fiducia che Percy le aveva dato, dopo anni in cui si era sentita piccola per poter anche solo far rumore ed esprimere la sua opinione. Si guardò intorno, ma continuò a non vederlo da nessuna parte; pensò di mandargli un messaggio, ma si disse che non era il caso di concentrare tutte le attenzioni dell'amica sul fratello ad inizio serata, quindi che forse sarebbe stato meglio pensarci più tardi. Chissà se Theo sarebbe venuta... Avrebbe tanto voluto salutare Tris, vederla insieme a Percy, ma era già difficile distinguere i nuovi stimoli a prescindere, in quel contesto con luci colorate che la illuminavano ad intermittenza. Riuscì a stringere il braccio dell'amica e a trascinarla fino allo stand senza urtare troppe spalle, dove si orientò grazie alla concentrazione di arcobaleno fluo che proveniva da quella direzione. « Olen pahoillani » abbozzò un "Mi dispiace"in finlandese rivolto a Theodor, il ragazzo scandinavo che aveva avuto modo di conoscere meglio in Francia. Chissà se avrebbe capito, si chiedeva, mentre sorrideva guardando soddisfatta i palmi delle sue mani colorati di rosso, con cui gli aveva lasciato due manate visibili sul petto, rubando per qualche secondo il compito ad un'altra ragazza. Sorrise alla sconosciuta, minacciando poi Lucy con gli stessi palmi rivolti verso di lei, ancora brulicanti di colante vernice rossa accesa. « Adesso ti faccio i baffi, tipo » disse scherzosa, lottando qualche secondo contro la paura della rossa e disegnandole poi due vibrisse, come fosse stata una bellissima leonessa. Il volto di Lucy risplendeva nel buio ed Alice osservava compiaciuta il suo operato, quando in lontananza vide arrivare la figura di Louis Paciock, distinguendosi tra i mille colori che li circondavano. « Vedo che ancora non ti è passata l'abbronzatura. Come va la gamba? » gli chiese, con un sorriso timido, mentre cercava di ricomporsi dopo la lotta con l’amica decisamente più forzuta di lei. Avrebbe voluto continuare a parlare con lui, ma ecco che si sentì premere la spalla e si voltò. Ed ecco la Rigby alla carica più forte di prima; le sorrise, notando quanto anche le linee fosforescenti sul suo esile corpo mulatto fossero estremamente indistinguibili. « A quanto pare avremo una nuova aggiunta in stanza quest'anno. » « Era ora! » fece subito Alice, lanciando uno sguardo d’intesa alla Weasley che era sotto la pressione dell’altro braccio di Ronnie. « Vediamoci tutte per un bel brindisi dopo, mi raccomando. Cominciamo l'anno col botto. » Annuì, senza pensare troppo di specificare che, stando alle sue volontà espresse e precisissime, ad un certo punto il suo rapporto notturno con l’alcool sarebbe terminato, che fosse brilla o meno: c’era una soglia che non voleva proprio superare, sebbene anche in quel momento sorseggiò il cocktail di qualcosa che le era stato offerto da Lucy. Era incredibilmente più potente della birra, più amaro. Lo testò con le papille gustative, rimanendo attenta a non rovinare il rossetto, mentre assaporava un gusto che probabilmente gli altri conoscevano già molto bene. Si accorse in ritardo che Ronnie aveva interpellato anche la sua terza compagna di stanza nel promettere quel brindisi, Olivia, che era stata del tutto non volutamente lasciata fuori dalla sua decisione ultima di presidiare all’evento più non evento di Alice Watson. La scrutò per un attimo con gli occhioni verdi e le parve più chiusa di sempre; le dispiacque tutto insieme in un millesimo di secondo e si rimproverò. Era pur sempre una delle tre persone con cui passava più tempo al castello, anche se era la sorella di Max “vi odio tutti” Picquery. « Liv, scusa se non ti ho detto nulla, sono stata un po' incasinata. Tra la vacanza in Francia, il trasloco di Lucy in camera - l'ho aiutata, sai? Ci siamo divertite ed è stato interessante ordinare le cianfrusaglie Weasley tutte insieme, ma tu non c'eri quasi mai - mi sono dimenticata di avvertirti che sarei venuta. Non sono proprio... » il tipo da fare questo genere di cose, in realtà. In lei, sicuramente non era in lei. Stava per continuare quel suo inutile e patetico tentativo di spiegare perché non avesse pensato di renderla partecipe, quand’era ovvio che avrebbe dovuto farlo, quando andò a sbattere ad una presenza che si avvicinava verso Liv. « Oddio scusa, non... » Quando si voltò e la vide negli occhi, la pelle le divenne più bianca e le gambe per poco non ebbero bisogno delle vecchie stampelle di Louis. « Ciao. » disse fredda e senza pensarci troppo, come a voler tagliare corto, ritrovandosi dopo anni a distanza ravvicinata da Nana Dragomir, la Caposcuola Serpeverde spodestata e beh... molto altro, purtroppo. « Tanti...auguri? » disse spontaneamente, senza reale intenzione di nulla, se non quella di non sapere come uscire da una situazione che non si era affatto creata da sola e che, sebbene avesse tutti i nervi saldi per affrontare, avrebbe fatto di tutto pur di uscirne indenne. Illesa. Si rese conto in quel momento che forse un po’ di voglia di divertirsi in fondo ce l’aveva, perché non aveva la minima intenzione di mettersi a discutere, in quel contesto, con i fantasmi del passato. Non iniziamo la guerra Nana, non ora. Dai.

    Interagito con:
    first part — Lucy, Ronnie (ed il suo gruppetto), James
    second part — Lucy, Theodore Louis, Ronnie, Liv e disgraziatamente, ha urtato contro Nana. Ops.

    Nominati:
    Ted, Percy, Theo, Tris, Max, Grace.
     
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    Se ne stanno stravaccati sul divano, Zip e Spike, mentre tutti intorno a loro sembrano aver preferito le cerimonie di vestizione e di prefestino a casa degli amichetti. Loro sono rimasti a casa, bevono Peroni mentre si fumano una cannetta di buon auspicio, con le ore che gli scorrono tra le dita fin quando non si ritrovano a camminare per strada verso Starbucks, lì dove ha dato appuntamento sia a sua sorella che a Zoe. « Anche stasera missione guardiacaccia? Come sei bello stasera! » Porta il filtro alle labbra, prende un tiro e poi la passa al coinquilino con un sorrisetto che di divertito ha solo le tinte. E' una questione di vita o di morte, letteralmente, quella di essere costantemente in ansia per le proprie sorelle minori e quel tratto piuttosto marcato sembra accomunare i due trasandati che passeggiano per le stradine del campus già decisamente leggeri di testa. E' però abbastanza lucido da scorgere la figura di Zoe in lontananza. « Ma guarda chi c'è, la mia bionda preferita. » Che potrebbe essere preso come insulto da tutte le altre bionde di cui sono circondato, pensa con un sorrisetto mentre le si fa più vicino per abbracciarla e staccarla un po' da terra. « Sempre più figa. » Si congratula con lei, per poi presentargli Spike come il "coinquilino figo". Apre poi le braccia per farsi ammirare in tutto il suo splendore, tra la maglia dei magici Guns, i jeans scuri scuciti un po' ovunque, le scarpe nere, la camicia a quadri che gli stringe i fianchi e la bandana della stessa fantasia legata al collo. « Dai, tranquilla, puoi ammetterlo benissimo che l'aria della Gran Bretagna, inaspettatamente, mi sta facendo davvero bene. » Ridacchia, con le dita che riprendono dei ricci ribelli sfuggiti al codino. « Aaaaaaaaaaaaah! Ciaooooo!! » Ed è così che fa la sua entrata di prepotenza la sua sorellina. E si capisce subito che c'è un motivo valido se Zip ha veramente paura a mandarla in giro da sola, svampita e sognante com'è sempre da non accorgersi effettivamente mai dei pericoli che le passano davanti, persino sotto il naso. « Ciao a te, Led! » Saluta la sorella con un bacio sulla tempia e una stretta veloce, prima di squadrarla da capo e piedi. « Ci sentivamo Sailor Moon oggi? » Decide di adottare un atteggiamento più conciliante, addolcito dall'espressione felice che le ha visto in volto nei giorni precedenti al solo pensare di partecipare a quel suo primo rave. Rotea gli occhi nel vederla approcciarsi a Spike nel suo solito modo, fissando poi il ragazzo, intensamente, come a volergli dire "Attento a te!" « Led, è il mio coinquilino, lo vedi tutte le volte che sei a casa. » Scrolla la testa in direzione della Finnigan che, con un sorrisetto prende sotto braccio cominciando a far marciare la truppa verso la fermata delle Passaporte. « Chissà come mai era così tanto gentile il commesso, mh? » Risponde alla sorella con una palese vena sarcastica, per poi rivolgersi all'amica, scuotendole il braccio che ha a portata di mano. « Allora? Lo so, lo so, non arricciare il naso perché ti fa schifo l'idea di andare ad un rave dove ci saranno tette al vento e sudore misto a vomito ovunque. » Ridacchia. « Però al vento ci saranno anche un sacco di pettorali e addominali scolpiti. Un botto di mercanzia tutta là dentro, pronta pronta ad essere supervisionata e selezionata dall'abile occhio critico di Zoe Finnigan. » Sciabola le sopracciglia. « Sono o non sono il miglior amico del mondo? » [..] Il Burlesque me lo ricordava decisamente diverso, pensa Zip mentre avanza tra tessuti di velluto, led ovunque, gente decisamente già andata, inzuppata in vernice neon e avvinghiata ad altra gente altrettanto alticcia. « Non fare questa faccia che prima della fine della serata, quando starai scambiando liquidi corporei con qualche famoso, mi ringrazierai. » Sorride a Zoe prima di lanciare un'occhiata preoccupata a sua sorella che è fin troppo su di giri. Perché le ho parlato di questa festa? Si domanda, scuotendo la testa prima di urlare al gruppo di avvicinarsi al bancone degli alcolici. E' nella traversata del locale che beccano Winter che si appresta a salutare Led. «Oh, hey» La saluta con indice e medio che si staccano dalla tempia e una squadrata da capo a piedi, glissando amabilmente sulla vena di disgusto e odio che ha sempre caratterizzato il rapporto tra lei e la Finnigan. « Che dire, mi manca un po' il vestitino da suora dell'ultima cena. Riesco a sentire le urla di Lydia da qui. » Urla nell'orecchio della bionda, complice una risata sincera e decisamente più rilassata così come sembra essere il loro legame dalla chiacchierata sul terrazzo. « Spike lei è Winter, Win Spike! » Presenta i due, prima di far loro nuovamente segno di andare a bere con un bicchiere immaginario stretto tra le dita. E sta per muoversi per seguirli quando delle dita esili e affusolate scendono sopra i suoi occhi ad oscurargli la vista. « Indovina? Il countdown è di nuovo finito. » La voce inconfondibile di Lux gli arriva all'orecchio e lui si ritrova a sorridere, scoprendo i denti. « Mmmh sono abbastanza certo di non aver ricevuto quella di oggi. » Le risponde, prendendo le sue mani tra le proprie per farle scivolare via e girarsi in quell'abbraccio sbilenco per ritrovarsi di fronte a lei. Gli occhi chiari, illuminati dai colori ad intermittenza, si abbassano lentamente sull'outfit decisamente inaspettato. Inarca un sopracciglio, Zip, ritornando al viso. « Ma forse è meglio aver avuto la sorpresa. Audace. Il frustino e le manette dove le hai lasciate? » La prende in giro, con un gran sorriso beffardo, ma prima di poter aggiungere altro, nota con la coda dell'occhio un movimento che richiede decisamente la sua attenzione. Oliver Baker, proprio lui, si fionda su sua sorella. Rimane a fissarlo, interdetto, mezzo tra l'andante incazzato e la sorpresa di sapere sua sorella amica di uno dei suoi giocatori preferiti. « Posso rubarti ai tuoi amici? » Come no, sicuro viene con te, guarda, ma proprio vacci convinto. Pensa ma stranamente non dice. Si passa due dita a stropicciarsi gli occhi e cerca di rimanere calmo, dicendosi che se lo conosce già è un passo
    avanti, che è di Oliver Baker che si sta parlando, dipinto dai giornali come il ragazzetto dal cuore più d'oro di tutta la Lega. E poi, se le fa qualcosa di male, speriamo abbia l'assicurazione su quelle sue braccia da battitore. Quindi alla fine, con estrema riluttanza, incontra lo sguardo della sorella e le sorride. O almeno ci prova. « Tieni il cellulare acceso, ci vediamo dopo. » Le dice soltanto, senza aggiungere altro indirizzato al giocatore, al quale rivolge semplicemente un saluto con la mano. E nel momento in cui loro scompaiono in mezzo alla ressa, Zip si guarda intorno e si accorge che Spike nel frattempo è scomparso. E lì con lui ci sono Winter, Lux e Zoe. Merda. Che cazzo Spike, ma che cazzo di amico sei? Okay, Zip, ragiona. Intanto si mette su un bel sorriso, uno dei suoi, facendo i convenevoli di casa presentando Lux alle altre due. « Okay, noi stavamo andando a bere. Sei dei nostri? » Domanda alla Scamander con una faccia da schiaffi che di certo non si aspetta un diniego mentre incita tutte a muoversi, definitivamente, verso il bar. Com'era? Se non puoi vincerle, unisciti a loro e confondile. O qualcosa del genere. « Facciamo che per stasera sotterrate l'ascia di guerra? Lo fate per me? » Azzarda il colpo, Zip, guardando prima Zoe per poi fissarsi qualche secondo in più nello sguardo ceruleo di Winter, alzando un sopracciglio come richiesta silenziosa. « Si odiano dai tempi di Ilvermorny ed è già tanto che non si siano strappate ancora lo scalpo. » Spiega a Lux, con un sorrisetto che non presagisce niente di nuovo dopo aver ordinato una sfilza di shot, sentendosi un po' in dovere di fare l'animatore di quella eccessivamente bislacca comitiva, un po' per loro, un po' per se stesso per cercare di non farsi prendere dal magone ogni volta che pensa a dove sia andata a finire Led. « Allora Zoe è appena arrivata dall'America e ha bisogno di consigli sulla fauna locale e io non credo di poter soddisfare appieno le sue esigenza. » Gli viene da ridere per la scelta particolare di parole, ma si trattiene. Guarda tutte e tre, con fare eloquente, prima di predisporre gli shot di un colorito verde, invitante, che vengono loro serviti. Assenzio puro, quale modo migliore per andare fuori in tempi record così da diventare davvero tutti super amichetti forever? Alza il bicchiere per farlo cozzare contro i loro, lo sbatte contro il tavolo e poi butta giù tutto d'un sorso. Una mano si intrufola nella tasca dei pantaloni per recuperare una sigaretta e la bacchetta con la quale accende la punta. Fa un tiro profondo e si appoggia poi con entrambi i gomiti al bancone, usando le mani come coppa sotto il mento, riproducendo l'espressione facciale di chi attende qualcosa. « Forza, non vedo l'ora di sentire la vostra lista della spesa. »

    Interagito con Spike, Zoe, Led, Win, Lux.
    Nominato Oliver.


     
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    Proprio come un diamante, una data è per sempre e se non credete a me provate a chiederlo ad Ebony Burke che ha il trentuno agosto praticamente scolpito nel cuore. Quella del trentuno è una giornata che ha segnato d’ovunque: sul calendario in cucina, sul blocchetto delle ordinazioni del Testa di Porco, sui vari diari segreti che puntualmente perdeva, e addirittura aveva inserito un promemoria sul cellulare semmai per una svista o qualsivoglia ragione capitava se ne dimenticasse. Era una di quelle date che scriveva adornata da cuoricini quand’era sovrappensiero o quando pensava troppo, quando era al telefono con le amiche o quando semplicemente si annoiava e non aveva nient’altro da fare. Ebby quella data se la sarebbe addirittura tatuata addosso se non fosse che - fortunatamente - anche lei trovasse abbastanza inquietante scolpirsi su un braccio o sulla gamba la data del compleanno di un proprio ex, ma ciò non significava che trovasse altrettanto inquietante fargli recapitare a casa regali strani e rigorosamente anonimi ogni santissimo anno. Ormai era da tempo immemore che procedeva in questo modo, ma quell’anno si sentiva di voler dare una svolta strong al suo approccio un po’ troppo serial killer anni ’80. L’anno precedente ci era rimasta malissimo per non essere stata invitata al compleanno di James Potter -almeno non direttamente da lui, visto che si era trattata di una cosa allargata-, ma quell’anno…eh, quell’anno sarebbe cambiato tutto. Da amici di amici di Ted Lupin, Ebony aveva saputo che James sarebbe stato presente al rave di cui si vociferava insistentemente da circa un paio di settimane e sarebbe stato proprio lì che avrebbe festeggiato il suo compleanno con i parenti e gli amici più stretti. What a coincidenza! L’ultima cosa che voleva Ebby era di apparire come una disadattata disperata ma ehi, sbaglio o questo rave non è stato organizzato per festeggiare il tuo compleanno ma bensì per dare il benvenuto ai nuovi Seniors e Caposcuola? E lei il college nemmeno lo frequentava. Così, determinata a partecipare a quel party, iniziò a costruirsi un alibi degno di Arsenio Lupin, impegnandosi a convincere alcune sue conoscenze ad andare assieme a lei. Ah, ma anche tu qui? Sì, sono venuta con alcune mie amiche! Uao che bello e chi
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    se lo sarebbe mai immaginato!
    Jill fu la più difficile da convincere, ma nel copione scritturato da Ebby lei aveva assunto un ruolo ben preciso, forse uno fra i più importanti: l’accompagnatrice. Senza accompagnatrice la giocatrice delle Harpies non sarebbe potuta presentarsi, quindi insistette fino allo sfinimento pur di smuoverle il culo dalla Corte dei Miracoli. Con un outfit studiato nei minimi particolari per giorni interi, alla fine Ebby conquistò l’entrata al Burlesque, ma non senza qualche ostacolo di troppo tipo la fila infinita davanti l’ingresso. « Ennò che palle, tutta ‘sta fila non me la faccio. Andiamo Jill, mo’ ci penso io! » La trascinò fino al buttafuori che guardò dall’alto al basso con aria di sfida prima di sussurrargli un paio di paroline che gli tramutarono letteramente l’espressione « Sei piena di risorse Burke, non me l’aspettavo » - « Eh, credo nemmeno lui se lo aspettasse. » Ghignò con un nonsoché di angelico nell’espressione per poi iniziare ad allungare il collo fra i presenti, in cerca del capitano dei Falcons. Senza preoccuparsi di portarsi dietro anche Jill, Ebby si buttò nella mischia fluo, afferrando i gadgets che le venivano allungati. Tanto ti trovo « Ebby! » Si sbilanciò appena indietro non appena Betty le buttò le braccia al collo, già su di giri « Aaaahhhh, alla fine sei venuta! Sei bellissima, i capelli rosa ti stanno da Dio, sei così fluorescente che secondo me al momento emani più radiazioni di Chernobyl» Cinguettò, lasciando scivolare le dita su un paio di ciocche prima di arrivare al drink che tratteneva in mano « Sai cos’è questo? » - « ..Un drink dal colore poco raccomandabile?» - « E’ un Betty originale, il primo di una lunga serie…vuoi assaggiarlo? » In realtà Ebby non era solita bere alcolici - giusto perché per la sua situazione psicologica l’alcol non era assolutamente consigliato -, ma in quel momento sentì di averne bisogno giusto per darsi quell’utile spinta in più. « Mh-mh, fammi sentire un po’ » Mandò giù un paio di sorsi pieni quasi terminando il bicchiere, arricciando poi l’espressione per il sapore a tratti troppo dolce « Sembra di aver mandato giù un intero flacone di sapone per pavimenti » - « Hai per caso visto Freddie? Altro, rosso…six packs ben definiti…ma quelli potresti averli notati solo se fosse stato senza maglietta» Ebby inclinò il capo verso l’amica, dubbiosa « Ma chi, Weasley? Il raccomandato dei Falcons? » O almeno così si vocifera in giro. Ridacchiò appena, sbarrando successivamente lo sguardo quasi a realizzare, spiaccicandosi un palmo in fronte « Ma che te la fai con Weasley e non mi dici un caspio? » Non per niente, ma visto che è cugino di James, cazzarola, a saperlo prima avrei sfruttato la cosa a mio vantaggio! Che poi quei six packs se notano bene pure senza maglietta amica mia, altroché « Io sono arrivata giusto ora con Jill – che ho perso, ma ti aiuto a cercarlo if you want. Anzi, in realtà mi piacerebbe addirittura conoscerlo visto che ci sono.» e magari diventarci amica! E magari approfittarmi di lui per approfondire anche con Ted, ma solo per poi arrivare a James. Sperava solamente di non incappare nella Stone o Rosier durante la ricerca, perché quelle le stavano davvero sul cazzo. Ma a livelli astrali proprio. « Forse si sono ficcati in qualche privè, però promettimi che me lo presenterai appena lo troviamo. Okè? Okè.» e via, si va alla ricerca di Nemo.
    citati: James, Ted e Fred (i tre dell'avemaria)
    Interagito: Jill e Betty
     
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    « Andiamo a ballare tra un po'. » Un plateale broncio si dipinge sul viso variopinto della Picquery. Non le piace che non le si dica sì immediatamente, abituata per com'è ad ottenere tutto ciò che vuole esattamente quando lo vuole. Ma riesce a captare in tempo l'occhiata della sorella, e allora, con un sospiro, decide di non continuare oltre. Non che sia realmente offesa, dopotutto. Max Picquery è forse l'unica persona al mondo che riesca -involontariamente- a non ricavarsi i suoi sbalzi d'umore al limite del bipolarismo un giorno sì e l'altro pure. Persino da qualche tempo a questa parte, tempo in cui la più grande delle Picquery sembra essersi dedicata ancor di più al suo gruppo di amiche. Olivia si è sempre sentita oscurata, messa da parte, in presenza della bionda e la rossa, ma non l'ha mai dato a vedere -non troppo almeno- limitandosi a sospirare, così come fa adesso, con un sorriso forzato. In fondo, si dice, lei è felice se Max è felice. E se per esserlo ha bisogno del legame con le altre due, lei ha deciso già da un po' di farsi da parte. « Vabene » Risponde dunque, prima di porsi le dita perfettamente smaltate sotto il viso, come ad incorniciarlo. « Spero tu mi abbia fatta ancora più bella di quanto non lo sia già! » Squittisce, frivola, con quel suo solito modo di fare atto a celare qualsiasi altra emozione. « Dopo ti va di..- » Berci qualcosa assieme, ma quelle parole le muoiono in gola, sovrastate dal chiasso generale, ed una voce tra le tante che sembra stavolta urlare il suo nome. « OLIVIA! » Si volta di scatto, Olivia, riuscendo a distinguere un viso conosciuto tra la folla. A quel punto solleva un braccio, nell'intento di farsi notare -come se il suo vestiario non fosse già abbastanza-. « Ronnie!! » Urlacchia. E' contenta di vedere l'amica lì in mezzo, ed è per questo che un sorriso sincero si fa strada sulle sue labbra colorate, mentre aspetta che la Grifondoro si avvicini. Sorriso che si tramuta, poi, in qualcosa di non ben definito -ma di sicuro infastidito- nel vedere l'amica in compagnia di Alice, ed un'altra ragazza che non conosce.
    « A quanto pare avremo una nuova aggiunta in stanza quest'anno. » Le iridi scure come la notte si piazzano sulla rossa, squadrandola dalla testa ai piedi, silenziosamente, prima di liberarsi in un sorriso tirato. « Wow » Commenta, criptica. « Beh, piacere, cara, io sono Olivia! » Non le porge la mano « Sono sicura che ti troverai bene- E a quel punto il suo sguardo va a posarsi sul volto della Watson -D'altra parte..Siete già amiche, voi due, no? Ed Alice è sempre così inclusiva e sincera con le sue amiche. Vero Alice? » Sostiene il suo sguardo per qualche altro minuto, assottigliando quei pozzi neri carichi di veleno, poi torna a Ronnie, leggermente più rilassata. Perchè ce l'abbia solo con la povera Watson e non anche con lei? In fondo, dopotutto, sono entrambe lì, senza che lei ne sapesse nulla, e su questo non ci piove. Ma Ronnie è Ronnie. Ronnie è tipa da feste. Da un milione di amici. Da pensare una cosa per poi farne altre dieci. Non si stupirebbe se avesse deciso all'ultimo minuto, di sgattaiolarsene lì. Ma Alice, invece..Non sa nemmeno lei cosa diavolo ci faccia lì. E appunto, non averlo saputo, la infastidisce. La fa sentire esclusa, se poi ci aggiungiamo sopra il carico da novanta, ovvero il suo credere di aver legato, in quell'anno trascorso assieme, dopotutto. Di poterla considerare alla stregua di una migliore amica, nonostante tutto. Nonostante non corresse buon sangue tra lei e Max -chissà poi perchè! Conoscendo la strafottenza della sorella, le sembrava quasi impossibile potesse anche solo averceli, dei nemici così agguerriti-, e nonostante avesse chiuso un occhio e fatto finta di non vedere tante cose, in quei mesi. « Vediamoci tutte per un bel brindisi dopo, mi raccomando. Cominciamo l'anno col botto. Comunque sei una gran figa stasera. Go get it girl » Per fortuna è di nuovo Ronnie a distrarla, prima che la sua lingua biforcuta possa dire altro. Ridacchia, strizzandole una tetta, di rimando. Sempre molto discreta, questa Picquery. « Grazie, anche se lo so- E modesta, soprattutto « Ma tu piuttosto, hai certe meraviglie nel guardaroba e le tieni tutte per te? Io offesa, offesissima!! » Ridacchia, cristallina « Ci vediamo dopo. Non far svenire troppi cuoricini deboli nel frattempo, ok? » [..] E' a quel punto che, rimasta sola con le altre due.. « Liv, scusa se non ti ho detto nulla, sono stata un po' incasinata. Tra la vacanza in Francia, il trasloco di Lucy in camera - l'ho aiutata, sai? Ci siamo divertite ed è stato interessante ordinare le cianfrusaglie Weasley tutte insieme, ma tu non c'eri quasi mai - mi sono dimenticata di avvertirti che sarei venuta. Non sono proprio... » « Non mi interessa » La blocca, lapidaria « In fondo siamo solo compagne di stanza. Non mi devi spiegazioni su quello che fai o non fai. Mica siamo amiche, no? » Si stringe nelle spalle, con un sorriso da vipera, prima di lasciar spazio alla nuova figura infilatasi entro il loro raggio visivo. Le labbra si piegano in quello che sembra un ghigno che ha del malefico, quando riconosce Nana. « Beh, io vado da Ronnie per quel brindisi » Sa quanto non scorra buon sangue tra Alice e Domiziana, ed è per questo che decide di defilarsi. Sbrigatela da sola. Io non ti difendo più. « Vi lascio divertirvi, ragazze! » Fatti aiutare da Lucy tua. [..] « ECCOTI! » Urlacchia la Picquery, sbucando da dietro le spalle della concasata. E' in mezzo ad un gruppetto di gente che non le sembra di conoscere, ma poco male, per una come lei. « Non me li presenti i tuoi amici? » La incalza, con una spallata amichevole, prima di allungare la mano verso gli altri. « Olivia Picquery, la sua compagna di stanza preferita, piacere. E voi siete? »
    Interagito con:
    - Max all'inizio
    - Ronnie, Alice e Lucy. A mezza botta con Domiziana!
    - Tornata da Ronnie, ed interagito con Mia, Scorpius e il gruppetto che sta loro attorno in generale
     
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    « Il body shot? divertente sì, fatto molte volte » Una farfallina fluorescente disegnata sul braccio di una ragazza poco lontano sbatte le ali colorate e spicca il volo sotto gli occhi increduli di Malia. Distratta, la mora segue il moto tortuoso dell'insetto, che brilla nel buio sulle loro teste, e sulle prime quasi non si accorge della risposta del ragazzo accanto a lei, che un attimo prima aveva creduto fosse June. « Mh, è fico vero? » « Io invece ho fatto di peggio, in confronto sono due principianti. » Il suo sguardo s'illumina, curioso, posandosi sulla figura di Dave, o meglio di cugino Dave, che è appena apparso lì accanto quasi improvvisamente. « Ah davvero? Tipo che hai fatto? » lo incalza, curiosa e visibilmente esaltata. Perfino lei ha capito che c'è qualcosa che non va: o meglio, che va fin troppo bene. È dal brindisi di Ted che si sente stranamente rilassata, quasi in pace col mondo, e particolarmente propensa a lasciarsi andare. « Sapete che ci sono dei locali che servono il sushi su corpi di ragazze mai viste e conosciute? Tipo che mangi il salmone direttamente dal loro ventre. Potresti farti assumere se vuoi provare l'ebrezza di diventare un utensile da cucina. » In tutta risposta, arriccia le labbra in una smorfia un po' schifata, e, sarà il pensiero del salmone e della salsa di soia, ma per un istante avverte per davvero il senso di nausea addosso. « Ew, che schifo! No, così non mi ci vedo. E poi a sentirla così mi sembra una di quelle cose un po' degradanti per la donna, eccetera. Presente? » Mentre parla, il ragazzo dai capelli scuri di poco prima si avvicina per porgerle un bicchierino. « Sono Ethan, piacere! Questo te lo offro io » « Uhhh, davvero? Grazie Ethan, sei gentilissimo! Tu sei del college? Io comunque sono Ma-EHI! » Ma non fa in tempo a completare quella presentazione, né ad avvicinare il bicchiere alle labbra, che il cugino Dave dimostra presto tutta la sua simpatia sfilandoglielo dalle mani. Gli rivolge un'occhiata torva, che tuttavia non riesce a mantenere a lungo, distratta da qualcosa che vola alle sue spalle. È tornata la farfallina? « Oh, quindi all'appello abbiamo un Ethan, un Dave - che sarei io - e tu devi essere Juniper, giusto? Quella figa di cui James parla sempre. » « Ah, James ti parla sempre di lei? » Il sopracciglio inarcato leggermente, gli occhi nocciola della mora navigano per qualche momento tra la folla in pista, dove individua il capitano dei Falcons che si diverte a ballare. Scuote poi la testa, tornando poi a rivolgere l'attenzione alla nuova conoscenza. « No, comunque io sono Malia. Quella simpatica. » « Ma la caipirinha me la stai preparando direttamente dal Brasile? Senti aggiungi pure un Gin&Sour che qui la gola si sta seccando » « Uhhh ecco, Ethan tu sì che hai capito tutto. Fanne un altro anche per me - dice con una certa enfasi, avvicinandosi a Ethan al bancone, e tamburellando con le mani su quest'ultimo - visto che qualcuno mi ha derubata del mio drink. Ma a te sembra mica modo? » chiede, rivolta al barista, appoggiandosi con entrambi i gomiti sulla superficie di legno un po' appiccicaticcia. « No, in effetti mi sembra una cosa da maleducati. » Il barman le rivolge un'occhiolino ammiccante, al quale la mora risponde con un sorriso sereno. « Tu sei quello che è amico di Dean, vero? Anch'io sono amica di Dean, sai? » La conversazione con il ragazzo dura poco, almeno fino a quando non viene distratta dallo scambio di battute accanto a lei. Solo quando si volta si accorge della presenza di Hugo, che aveva perso poco prima tra la folla. « Sei appena arrivato dal Galles? » « Sì sì, proprio dal Galles! Ha detto così prima! » Si sente in dovere di rispondere per prima, anticipando il ragazzo, che studia con lo sguardo, con una certa curiosità. Se in un primo momento quasi non ci avrebbe creduto alla storia di un altro parente Weasley sbucato fuori dal nulla, è bastato parlarci qualche momento a tu per tu per cogliere l'aria di famiglia nei suoi tratti. Ha gli occhi del signor Arthur. « Tra l'altro è un cugino pure un po' noioso, eh. Prima ti ruba da bere e poi non lo tocca nemmeno » commenta sarcastica, indicando il bicchierino ancora colmo tra le mani del giovane Weasley. « Bevilo, su! Sei ad un rave, Dave, datti una mossa! » E senza voler sentire ragioni gli si avvicina, per afferrargli il polso con le mani e guidare così il bicchiere fino alla sua bocca, per poi costringerlo a mandare giù il liquido trasparente in un sol sorso. Gli rivolge poi un sorriso soddisfatto, e batte le mani. « Vedi? Scommetto che ti senti già meglio ora. Ehi, ma voi avevate notato che Dave e rave rimano? » La musica intanto pare farsi più assordante, mentre una massa indistinta e accalcata si scatena sulla pista. L'atmosfera elettrizzante, le urla, le luci, i colori accesi, tutto sembra esercitare una particolare influenza sulla mora, che più di una volta si perde con lo sguardo a rincorrere immagini evanescenti. È troppo presa da ciò che sente e vede intorno a sé, dal cuore che batte forte, per preoccuparsi di cosa stia effettivamente accadendo nel suo corpo.
    « E' tutta la sera che ti cerco cazzo! » « Oh, Stone, alla buon'ora! » « Ahhhh, eccovi! Ma dove stavate? » Viene raggiunta da Tris e Daphne, e da tutti gli altri, a cui rivolge un saluto generale. « Io, Percy, Dean, Daphne, Fawn e... oddio c'era qualcun altro aspetta.. Va beh.. stiamo andando a.. Volete farci compagnia? » La mora sta già annuendo con decisione quando vede l'amica esplicare le intenzioni del gruppo con un gesto eloquente. « Sì, noi veniamo! Vero che andiamo? » E così dicendo rivolge un cenno ai tre ragazzi, invitandoli ad avvicinarsi e a seguirli. Circonda poi le spalle delle due ragazze con le braccia. « Loro sono le mie fantastiche amiche! » dice, rivolta principalmente a Dave e Ethan. « Loro sono Ethan e Dave... E Hugo lo conoscete, ovviamente. Daphne tu Hugo lo conosci, vero? » In quell'istante intercetta la figura di Fawn, che si avvicina a loro, e alla quale manda un bacio a distanza. « Anche lei è una mia amica fantastica, eh. Solo che lei ha combinato un po' di cose che non so. Ma le voglio bene lo stesso. E lui invece viene dal Galles, sapete? »

    « Lo sai che mi piace un sacco la tua gonna? Cioè praticamente non copre nulla.. però copre abbastanza! » Alla fine sono tutti lì, nella piccola saletta recuperata da Dean per godersi insieme qualche momento di puro rilassamento. Seduta in modo un po' scomposto sul divanetto, coi piedi poggiati sul tavolino di fronte e la tipica postura svogliata, Malia sistema uno dei laccetti che tengono letteralmente in piedi la sua gonna, sovrappensiero. Nel buio quasi totale, risalta sul suo viso l'impronta della mano di qualcuno, con cui è andata a scontrarsi per sbaglio nel tragitto fino a lì, rovinandosi il trucco precedente. « Vero che è bella? Un po' battona e un po' trash, però mi piace. Me l'ha regalata un brand che non mi ricordo come si chiama... C'è scritto sull'etichetta se vuoi guardare. » E così dicendo si volta leggermente, per dare lo spazio all'amica di controllare. « Certo che tu potevi impegnarti un pochino di più, eh. » Commenta divertita, accennando all'outfit piuttosto semplice della mora con una risata. « Sssh.. Così la spaventi. » Aggrotta la fronte, notando l'espressione di Daphne. « Ma non ho detto niente io! » protesta, con un tono di voce più acuto e cantilenante di prima, per poi guardare il resto del gruppo. « Dean, ma che hai dato da bere alla tua ragazza, eh? » Il bue che dice cornuto all'asino, insomma. Qualcuno le passa la sigaretta speciale di gruppo, che trattiene per sé qualche momento. Aspira profondamente, per poi lasciar fuoriuscire dalle labbra una nuvola di fumo chiaro. Estremamente rilassata, tira poi la testa all'indietro e porge la canna a Dave, seduto alla sua sinistra. « Ma l'avete provato quello spumante, voi? È veramente il top. Complimenti a James, oh » esclama, rivolta a tutti e a nessuno in particolare. I suoi occhi vagano curiosi per la piccola stanza, fino a quando non vengono rapiti da un movimento poco distante. « Lo stai vedendo anche tu? » Le dita rincorrono una striscia di pittura fluorescente che le pare volare di fronte a sé, e nascondersi da qualche parte dietro il divanetto. « Ho visto una cosa... » Scoppia a ridere senza motivo, mentre lancia una gomitata al proprio vicino. Poi rimane in silenzio per qualche istante, come imbambolata. Qualcuno si è già allontanato per andare a scatenarsi sulla pista, facendole tornare la voglia di immettersi di nuovo in quella mischia confusionaria e disordinata. « Che dite, ci uniamo anche noi? » dice poi, rivolta agli altri. Si morde leggermente il labbro inferiore, soffermandosi per qualche istante con lo sguardo su Dave, il quale riceve da lei un'occhiata più insistente. « In Galles lo sanno come si balla? » e così dicendo gli assesta una piccola gomitata, entrambe le sopracciglia inarcate verso l'alto, per poi lasciarsi andare ad una risata cristallina.


    In ordine, interagito con: Ethan, Charlie/Dave, Hugo, Tris, Daphne, Fawn e in generale tutto il gruppetto dello stanzino, vedete vobis [spoiler_tag][/spoiler_tag]
     
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    Percy non era mai stato ad un rave, ne' tanto meno credeva di essersi perso chissà cosa. Non sapendo come vestirsi, era andato sul semplice: jeans e t-shirt grigia, nulla di troppo costoso per paura che qualche ubriacone potesse insozzarlo. E a ben vedere, quando fece la sua entrata al Burlesque, si ritrovò a benedire la saggia scelta che aveva fatto: gente sudaticcia, alcolici ovunque e pittura fluo. « Guarda stanotte ho dormito malissimo quindi non più di un'oretta, davvero. Salutiamo un po' di persone, ci facciamo una birra e poi torniamo a casa. L'ho detto anche a Malia che non ero proprio in vena.. ma poi vedessi cosa si è messa! » Annuì convinto, prendendo un grosso sospiro mentre si faceva strada tra la mischia con un'espressione in volto leggermente disgustata. Che Percy si fosse sciolto, nel tempo, non c'era dubbio, ma certe cose rimanevano semplicemente al di fuori delle sue naturali inclinazioni. La gente sudata a petto nudo, per esempio. O il fatto che non ci fosse spazio vitale per camminare senza essere colpiti da qualche idiota che si dimenava al ritmo di una musica tremenda - orecchiabile, ma tremenda. Eppure, nonostante la reticenza, c'era qualcosa di interessante a quel rave: forse le luci e i colori, o forse solamente il fatto che dopo aver vissuto un lockdown e una guerra ti ritrovi di colpo ad apprezzare anche ciò che un tempo avevi schifato. Perché ora, almeno, hai una scelta. « Il mio spirito competitivo non si sta affatto ribellando! » Sorrise a Greg e Fitz, le prime facce amiche lì dentro dopo Tris. Li salutò entrambi con un abbraccio, veloce, ma abbastanza caloroso per i suoi standard. « Non sapevo che ci saresti stato anche tu. E' così bello rivederti! » « A quanto pare io e Greg abbiamo gli stessi metri di giudizio nello scegliere le feste a cui andare e quelle da saltare. » disse, scoccando un'occhiata divertita all'amico, forte del fatto che avrebbe colto il suo riferimento nemmeno troppo velato all'ultima delle scelte da loro fatte - indipendenti, ma sulla stessa lunghezza d'onda. « Ma guarda te i senior di oggi, che sfacciati. Ai nostri tempi si organizzavano furti di clessidre e assemblee straordinarie, non rave indimenticabili! E' un palese affronto al ricordo della nostra spilla. » Sbuffò una risata dalle narici, scoccando un'occhiata a Tris. « Possono dire ciò che vogliono, ma dell'assemblea straordinaria si è parlato per MESI. Vedremo se questa festicciola potrà vantare lo stesso. » Si lasciarono quindi con la promessa di incontrarsi di nuovo più tardi, magari per un giro in pista e un brindisi tra gli esponenti della vecchia guardia. « Senti! Qui non resistiamo nemmeno cinque minuti se non imbarchiamo qualcos'altro.. » In risposta a quelle parole, Percy fu velocissimo ad annuire, d'accordo sulla necessità di bere per non farsi montare addosso una misantropia troppo prepotente. « Sì, ne convengo. » Ad un rave, Percy Watson conviene. Chi nasce rotondo non muore quadrato. « Facciamo gioco di squadra. Io faccio la fila per questa roba della vernice! Dai, è una cosa fighissima! Tu invece prendi da bere. La cosa più alcolica che hanno. E fa che sia tanta. Vado a fare la fila a quel banchetto là. » Annuì di nuovo, mostrandole i pollici in un segno di palese apprezzamento verso quell'organizzazione. « NON. FARTI. STU-PRAA-RE! OK? » « NON PROMETTO NULLA. » urlò sopra la musica, ridacchiando prima di sparire alla volta del bar.

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    Fu di ritorno con due bicchieri colmi di una roba a lui completamente sconosciuta. Aveva chiesto al barista di fargli i drink più forti che conoscesse, e questo si era semplicemente messo all'opera, mischiando roba in un'accozzaglia di alcolici che agli occhi dell'ex Serpeverde non prometteva nulla di buono. Meglio. Voglio dimenticarmi delle alte probabilità di contrarre il colera in questo ricettacolo di germi. Poggiò il bicchiere accanto a Tris, chinandosi per stamparle un bacio sulla guancia ed osservare attentamente l'opera attuata su Judah. « Ti ha conciato per le feste. Letteralmente. » commentò ironico, prima di portarsi il bicchiere alle labbra. Strinse i denti, aspirando l'aria. Cazzo, è forte sul serio. « Scherzo, stai bene, Jude. » Lo guardò meglio, avvicinandosi e aguzzando la vista. « Aspetta..ma sono glitter quelli? » Ti hanno fatto bere, Judah. Non è vero? [..] « Posso? Mi sto divertendo troppo. Questa vernice è fighissima! » Buttò giù un altro generoso sorso del proprio drink prima di mettersi a sedere sullo sgabello di fronte a Tris senza troppe preghiere. Che la vernice fosse una cosa carina, quello lo pensava davvero. « Sicura che con quel drink riesci ancora a fare delle linee dritte? » Rise. « Shhhhh.. l'artista sta pensando! » Chiuse gli occhi, sentendo lo sguardo di Tris su di sé prima ancora di sentire il tocco del pennello sul proprio viso. « Lo sai che hai una faccia davvero davvero - ma davvero eh - bella! » Aprì un occhio, sorridendole. « Vuoi che faccia il finto modesto o che risponda sinceramente? » Just asking. Richiuse l'occhio, lasciandola lavorare fin quando non annunciò il completamente dell'opera. E guardandosi allo specchio, Percy no poté non dirsi soddisfatto dal risultato ultimo. « Mi piace. » commentò, convinto, ruotando il capo per guardare il lato dipinto. « Ammetto che questa vernice ha una certa attrattiva. » Ridacchiò, mettendo via lo specchio e sostituendolo col bicchiere. Un altro sorso. Sollevò un sopracciglio, squadrandola da testa a piedi mentre cominciava a sbottonarsi la camicia. « Qui? Sicura? » chiese ironico e malizioso al contempo, i denti stretti sul bordo di plastica del bicchiere. « Allora ci pensi tu, o ci pensa lui? » Sospirò, lanciando uno sguardo all'artista di strada prima di appropriarsi del pennello. « Non penso che lui ti renderebbe giustizia. » Mise su un'espressione concentrata, piegandosi verso la ragazza per disegnare attentamente dei ghirigori sul suo corpo in stile henné, utilizzando diversi colori e schizzando di tanto in tanto il pennelle per crearvi attorno un effetto simile a quello di uno sciame di stelle. Di certo il suo lavoro non fu al livello di quello degli artisti, o del preciso disegno che Tris aveva fatto su Judah, ma aveva comunque la sua dignità. « L'appropriazione culturale non è mai stata così divertente e variopinta. » disse sulla scia di una risata, mettendole lo specchio di fronte mentre osservava le espressioni sul viso di lei. Tuttavia non sembrava aver finito. Intinse le dita nel barattolo di vernice, passandole sulla clavicola di lei e sulla pelle sopra il limitare del top di pizzo, disegnandovi il contorno con lentezza. « Ok, ora ho fatto. » Un sorriso sornione e via, eccolo ad appropriarsi nuovamente del bicchiere.

    Stava già un pezzo avanti quando buttò giù gli shot insieme a Dean e alla sua comitiva. « Ok, carico. Allora ragazzi, io potrei come non potrei aver trovato una saletta un po' appartata qui dentro. » Fissò il Grifondoro con un'occhiata stralunata. Oddio. « Cravatta, non mi guardare così, non ti sto proponendo un'orgia - per l'amor di Eddyking! Ho solo un po' di erballegra e sono stato cresciuto con il valore morale della condivisione. Chi ci sta? » « No raga - » Percy Watson che dice raga. Le carte in tavola cominciano a cambiare. « E' solo un po' di erba. » Sospirò. E quindi è questa la peer pressure di cui tanto si parla. « Ok, ma io faccio solo un tiro. UNO SOLO. » disse, puntando un indice ammonitore più rivolto a Dean che a Tris. [..] Non fu un tiro solo. E Percy l'erba non la reggeva per nulla. Dopo aver bevuto, poi, a maggior ragione. Senza contare il fatto che Percy non aveva la più pallida idea di aver ingurgitato sorsi su sorsi di uno champagne corretto con pasticche. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, serio come la morte, zitto e fermo. A momenti neanche sbatteva le palpebre. A cosa pensava? Non lo sapeva neanche lui: si trovava semplicemente in un'altra dimensione, lontano da lì, lontano dalle conversazioni. Fin quando non sente una gomitata da Malia. « Ho visto una cosa... » La guardò impassibile per qualche istante, ma non appena lei si mise a ridere, lentamente un sorriso si fece strada sulle labbra di Percy. Sorriso che pian piano diventò sghignazzo e poi risata incontrollata, con tanto lacrime di ilarità che scendevano lungo le sue guance, mani a tenersi lo stomaco per i crampi e continui uuuuuh, oddio, uuuuuuh. « No basta basta. » Si impose una serietà che non riuscì a mantenere. Guardando Malia, le sue labbra cominciarono a tremare e un'altra risata esplose nel giro di pochi istanti. « Malia ha visto una cosa. Ma ci stanno tante cose. E lei "ho visto una cosa". » Non sapeva perché tutto ciò lo facesse ridere, ma diamine se in quel momento non la trovava la roba più divertente del mondo. Di colpo si raddrizzò, come se fosse stato colpito da un'illuminazione improvvisa. Passò lo sguardo spiritato sui presenti, portandosi un dito davanti alle labbra. « Shhhhhh. Sentono il nostro odore. » Rimase in silenzio, lo sguardo fisso in un punto imprecisato. « Ok se ne sono andati. » Pfiuuu. That was close. « Andiamo.. andiamo a ballare? » Osservò Tris con sguardo interdetto. « Dove? » E poi collegò. « Aaaaah....sììì. Ragazzi andiamo a ballare! » [..] Furono troppi gli stimoli che colsero Percy sulla pista: tra le luci psichedeliche, il rimbombo delle casse e la pittura fluo, tutto sembrava un vortice particolarmente vivido. Non riusciva a mettere a fuoco, o quando riusciva, era su un dettaglio preciso da cui non riusciva a distogliere lo sguardo per quelle che sembravano ore intere. Qualcuno gli urtò una gamba, facendo vacillare il suo equilibrio per un istante. E in quell'istante, a Percy sembrò di cadere sul terriccio umido di una buia foresta, trascinato per la gamba dai denti di un cane che emetteva quel noto ringhio e gorgoglio che tanto lo aveva perseguitato anni prima. Annaspò alla ricerca d'aria, ma di colpo c'era di nuovo la pista, la musica, le luci e le risate. Era in piedi, non era caduto. Stava solo fermo, a guardarsi intorno come se cercasse qualcosa che non riusciva a trovare. All'improvviso si sentì in preda ad un attacco di vertigini e fece velocemente cenno a Tris della direzione che avrebbe preso, ma soprattutto di non muoversi da lì. Raggiunse il bagno più vicino tra strattoni e tentoni, aprendone la porta con una certa urgenza solo per riversarsi sulla tazza e buttare giù un copioso conato dietro l'altro mentre la sua fronte si imperlava di sudore freddo. Appoggiò la testa contro le mattonelle del muro, chiudendo gli occhi prendendo lenti respiri pian piano più agevoli. Li riaprì solo quando sentì il rumore di uno strano gorgoglio. Il suo sguardo incontrò la tazza, da cui sembrava strabordare una melma nera e viscosa dalla quale Percy cominciò velocemente a ritrarsi in un moto di panico. E poi, all'improvviso, non c'era più nulla. Solo lui e la tazza, su cui si sporse pauroso. Nient'altro che vomito. Scaricò velocemente, uscendo dal bagno in tutta fretta per raggiungere il lavandino, sotto il quale si mise per bere l'acqua che ne usciva copiosa e bagnarsi la fronte. Prese qualche respiro, fissandosi allo specchio prima di tornare in pista. Tastò le tasche alla ricerca delle mentine, buttandone giù una manciata prima di avvicinarsi a Tris.« POSSIAMO USCIRE? » urlò all'orecchio della ragazza. « HO BISOGNO DI ARIA. »

    Interagito con Tris, Greg, Judah, Malia
    Citato Fitz
    Niente, Percy ha bevuto dallo champagne maledetto, ha flashato i draghi e ha ricacciato pure l'anima in un cesso

     
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