Mielandia

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    ielandia è un negozio di dolciumi che si trova nel bel mezzo della cittadina di Hogsmeade. Mielandia è la meta più ambita degli studenti della Scuola di Magia e Strgoneria di Hogwarts, i quali possono visitare il villaggio di Hogsmeade durante i weekend dal terzo anno in poi, ma solo se muniti di un permesso firmato da un genitore o da un tutore. La più rinomata distributrice di dolciumi del mondo magico vende articoli molto particolari, come ad esempio: le Api Frizzole, palline di sorbetto levitante, le Super PalleGomma di Drooble - che producono palloni color genziana che si rifiutano di scoppiare per giorni - i Fildimenta, caramelle che contengono filo interdentale, le Piperille nere che fanno sputare fuoco, Rospi alla Menta che saltano nello stomaco come se fossero veri, Scarafaggi a Grappolo, Lumache Gelatinose, Pallini Acidi e molto altro ancora. A discrezioni di molti, dalla statua della strega orba posta al terzo piano del castello di Hogwarts parte un passaggio segreto, che sbuca proprio nella cantina di Mielandia.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    Per la prima volta, da quando aveva firmato il contratto come bodyguard ufficiale "proteggi deretano" e "contieni disastri economici" di Jennifer Dixie Silente, a River Cassidy - che aveva decisamente preso gusto nello stare attaccato ai fondoschiena di allenatrice e giocatrici - fu concesso di prendersi una pausa, più o meno lunga, dagli allenamenti delle Harpies. Contro ogni idea preesistente e pregiudizio di sorta, ormai il secondo lavoro pareva addirittura gli stesse prendendo più tempo del primo e l'ex Grifondoro, che aveva preso più seriamente del previsto il novizio incarico, stava quasi perdendo di vista la consapevolezza di essere, a tutti gli effetti, uno degli esponenti di spicco della malavita britannica. Degli affari se ne stava occupando il fratello benvolentieri con più frequenza del solito, quindi per il momento gli andava bene così: se incontrava Christian, brontolava qualche domanda di routine sull'arrivo dei carichi, s'informava sommariamente e gli dava un paio di schiaffetti "risveglia faccia" potenti alla River, per poi sedersi al bancone ed ordinare due o tre birre... o cinque o sei. Era tuttavia una situazione provvisoria e River lo sapeva bene: la pentola dei loro business bolliva sempre e se in qualche modo poteva prendersi una pausa senza che l'impero ne risentisse, era perché erano anni che lavoravano fianco a fianco senza sosta. In più, i tumulti del mondo magico avrebbero fatto presagire a chiunque che, di lì a poco, sarebbero avvenuti notevoli cambiamenti che, di conseguenza e naturalmente, avrebbero scombinato qualche carta in tavola del Cassidy Empire. Ma per il momento, dato che River era più tipo d'azione che di riflessione e pensare era un'attività impegnativa, lui zompettava allegramente per Hogsmeade senza preoccuparsi o preparasi ad alcun tipo di risvolto, positivo o negativo che fosse, nonostante quell'impero fosse la cosa a cui fosse più profondamente legato. Pensare, prevedere, organizzare, dirigere: quelli erano compiti che erano sempre spettati a Christian, dunque finché non sarebbero diventati fatti, persone da far fuori o beni da estorcere, lui poteva godersi il lusso di spingersi fino a Mielandia senza pensare a nulla, saltellando e canticchiando a bocca chiusa. Aveva fumato a casa di un amico erballegra tutta la notte precedente, dunque si era risvegliato, all'ora del pranzo con una strana voglia di dolce. Dopo aver controllato l'agenda che gli aveva fornito e compilato il suo Mister ed aver constatato che per un paio di giorni le Harpies sarebbero state a riposo dagli intensi allenamenti, non ci mise molto a decidere di andare nel posto più dolce che conosceva, con la compagnia di nessun altro se non sé stesso. Non aveva voglia di farsi redarguire sulla cosa, che Mielandia fosse un posto per bambini eccetera, eccetera. In fondo lui non era altro che quello: un bambino troppo cresciuto, che a stento si adattava alla nuova e necessaria realtà da adulto e da fin troppo tempo. Sorrise come un'ebete nell'ascoltare il rumore simpatico della porta del negozio di dolciumi che chiuse alle sue spalle, felice di sentirsi inondato da una visione cromatica di colori differenti. Non sapeva bene cosa stesse cercando, ma già l'atmosfera lo metteva di buon umore. Passeggiava tra gli scaffali, circondato da bambini di tutte le età che correvano a destra e a manca, quando avvistò un grande lecca lecca. Fece qualche passo rapido nei suoi jeans neri stretti e nelle sneakers nere per prenderlo, ma un bambino glielo sottrasse davanti agli occhi blu. Mentre lo guardava allontanarsi e lo malediceva a denti stretti bonariamente, il suo sguardo chiaro si posò sulla figura di una ragazza, splendida - una delle poche figure che quasi raggiungevano la sua altezza. Spontaneamente il suo collo si ritirò indietro come quello di un bulldog; così poi le sue spalle, il suo petto ed il resto del corpo, che portò dietro un ripiano erto in verticale. Ripiani infiniti di caramelle gommose lo nascondevano e gli facevano da scudo, in maniera che Delilah Herondale non si accorgesse della sua presenza. Erano anni che non vedeva la bruna e spiegare perché fosse sparito, oltre che spiegare perché si trovasse lì, in quel momento sembrava molto più complicato del previsto: più complicato di sparire ancora, certo. Ma il bambino che prima gli aveva fregato il lecca lecca, ora, inciampò sul piede di River mentre correva, causando il crollo di tutto il ripiano, che fortunatamente si riversò nella direzione opposta di dove si era nascosto River, attirando l'attenzione di tutti i presenti. Era, perché ormai la non più ragazza, ormai donna, lo vide e, da quel che l'ex Grifondoro poté constatare, lo riconobbe pure, rendendo infine vano ogni suo codardo proposito. Merda? « Dannato ragazzino, stai attento la prossima volta!! Scemo di... » Avrebbe continuato ad insultarlo per giorni in quel suo accento del nord, se non si fosse ritrovato in qualche modo obbligato a destarsi, darsi un contegno e sorridere alla donna, con cui aveva condiviso... beh, più di un'esperienza. Forse le più importanti, se si escludeva la parentesi graffa Erin Scamander. « Ciao... Deli » disse, in difficoltà, accarezzandosi la zazzera lunga con fare teso, che necessitava presto di un taglio. « Quanto tempo eh? » Scusa se tutto. Se sono scappato. Se ti ho lasciato. Se ho avuto paura. Scusa? « Come stai, come procede...la vita, le cose...l'affitto? » Incespicava, River, incapace di ricordare bene anche come fossero effettivamente andate le cose. C'erano troppo alcol e troppa erballegra tra la fine della sua storia con Delilah e quell'indesiderato momento voluto dal caso. Non poteva fraintendere però di dover aver fatto sicuramente la parte dello stronzo in quella vicenda - come in buona parte della sua vita, precedente ed attuale che fosse. « Sì, l'affitto... Sei davvero bella, comunque. Non sei cambiata. » Sono River Cassidy e sono ancora un ruffiano, come puoi ben constatare. Di certo gli era passata la fame.
     
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    «Eddie.. Eddie! Rimetti a posto quel pacchetto gigante di Api Frizzole!» Delilah incrociò le braccia al petto, lanciando al figlio quella che doveva essere un’occhiata dura, quando in realtà sembrava solo un goffo tentativo di severità genitoriale. Il bambino cacciò fuori il labbro inferiore, nascondendo il viso dietro l’enorme pacchetto di plastica ma, con incredibile diligenza, si diresse verso uno scaffale dove rimise a posto quello che per poco era stato il suo prezioso bottino. Era una fortuna che Edward fosse un bambino così meticoloso. La più giovane dei fratelli Herondale non possedeva affatto ciò che veniva generalmente chiamato “pugno di ferro”. Inoltre, da quando era nato, il piccolo Eddie era stato viziato in ogni modo. Barbara, Noah, Benjamin, Dash, Nicky. Ovunque quel bambino si girasse trovava almeno due braccia pronte a coccolarlo e a soddisfare ogni suo desiderio. Più volte, Delilah aveva provato a mettere un freno. Niente regali se non per ricorrenze o festività, niente caramelle prima dei pasti e non si salta sul letto. In realtà, in più di un’occasione, era sempre lei a portarle un pensierino quando tornava a casa -perché ogni cosa esposta in vetrina pareva gridare “Oh, Merlino, questo è perfetto per lui!”-. Per quanto riguardava le caramelle, invece, era abbastanza intransigente, anche se sospettava che Benjamin avesse una scorta segreta ed ogni tanto allungasse qualcosa al bambino. I salti sul letto, invece, a volte li facevano addirittura insieme. Edward le aveva fatto riscoprire quel lato un infantile che Delilah si era goduta poco essendo cresciuta troppo in fretta. La donna lanciò uno sguardo al figlio prima di addentrarsi nel corridoio. Il bambino stava osservando lo scaffale con appesi zuccherini con forme natalizie. Stava puntando un alberello di gelatina che girava su di un piedistallo di liquirizia. Si chiese quanto ci avrebbe messo a prenderlo e a pregarla di comprarglielo. L’intento per cui erano entrati da Mielandia erano i bastoncini di zucchero. A Lilah piaceva tanto appenderli all’albero, ma ogni anno doveva comprarne dei nuovi perché -inspiegabilmente- giorno dopo giorno gli zuccherini diminuivano fino a sparire completamente. Il negozio era quasi deserto a quell’ora, salvo per alcuni ragazzini che si aggiravano per i corridoi con le mani piene di leccornie. Stava studiando gli zuccherini, chiedendosi quali piacessero di più a tutti quanti, quando l’inconfondibile suono di qualcosa che cadeva a terra attirò la sua attenzione e quelle di tutti i presenti. Il suo pensiero corse subito ad Edward. Lo vide alla fine del corridoio, con in mano l’alberello e gli occhioni azzurri spalancati con cui osservava la scena. Ok, non era stato lui a provocare il disastro.. Allora chi..? Oh, Morgana. Il tempo aveva cominciato a scorrere più lentamente, dandole tutto il tempo necessario per osservare il viso del giovane uomo che aveva davanti. River Cassidy che giocava a biliardo in quel locale, con addosso il cappotto di pelle che le piaceva tanto. River Cassidy per cui aveva perso la testa. River Cassidy che l’aveva lasciata sparendo dalla circolazione poco prima che lei scoprisse di essere incinta. Quel River Cassidy. « Ciao... Deli » Oh, cazzo. Raramente Delilah diceva parolacce e neppure le pensava. Da quando era nato Eddie, dal suo vocabolario erano state eliminate un sacco di parole per paura che il bambino le sentisse e potesse ripeterle in qualche momento non opportuno. Si arrabbiava un sacco con Barbara e Noah quando usavano linguaggi poco consoni, ma stavolta non riuscì a frenare quel pensiero. «Ciao, River.» continuava a fissarlo con gli occhi sbarrati, come se avesse visto un fantasma. « Quanto tempo eh? » Eh, già. A conti fatti sono quasi due anni e mezzo.. «Eh già..» cercò di sorridere nonostante l’imbarazzo fosse palese. « Come stai, come procede...la vita, le cose...l'affitto? » L’affitto? Lilah aveva sempre vissuto nella casa dei suoi genitori, anche quando Barbara e Noah erano in missione. Conoscendola, avrebbe corretto subito l’informazione posseduta dal giovane River, ma rimase in silenzio. «Si.. Tutto.. Tutto bene, direi.» Una conversazione tra premi Nobel, questa qua. « Sì, l'affitto... Sei davvero bella, comunque. Non sei cambiata. » Oh, non immagini neanche quanto io sia cambiata.. Arrossì appena, come faceva ogni volta che qualcuno le faceva un complimento. Sorrise impacciata. «G-Grazie.. Ti trovo bene!» sbatté le palpebre, indicandolo con un gesto della mano. «Ho letto che sei diventato il bodyguard dell’allenatrice delle Harpie. Mi fa piacere..» E’ così? O sei sempre impelagato in pessimi affari?. «Ti fa onore..» Gli affari del giovane Cassidy erano stati il perno del loro allontanamento, soprattutto dopo che Lilah aveva scoperto di aspettare.. «EDDIE!» sbottò all’improvviso, guardandosi intorno alla ricerca disperata del bambino. Le sembrava di essere rimasta una vita lì impalata, invece saranno stati pochi secondi. Il bambino le corse incontro, con il suo solito passo incespicante di chi aveva da poco imparato a muoversi con i suoi piedi, ed avvolse le braccia attorno alla coscia di Deli. Nella mano stringeva l’alberello gommoso di prima. Lei le carezzò la testolina protetta dal berretto di lana. Solo in quel momento realizzò cosa stava davvero succedendo. Improvvisa, Lilah. IMPROVVISA. «River, lui è Edward. Eddie, lui è River.. Un mio vecchio amico.» Si spiaccicò un sorriso falsissimo in faccia. Poche spiegazioni. Era il momento di andare.



     
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    La verità era che River era sempre troppo fuori di sé, troppo distratto o estremamente alterato - da tante, troppe situazioni - che anche se avesse deciso in un attimo di lucidità di evitare Delilah Herondale con meticoloso affanno, non gli sarebbe riuscito in ogni caso. Non ricordava nemmeno troppo bene i luoghi d'interesse della ragazza, il suo raggio d'azione e passioni varie ed eventuali; gli era però rimasto impresso il negozio di cui era diventata proprietaria proprio nel periodo in cui s'erano frequentati - come dimenticare che l'unico rivenditore a cui aveva avuto libero accesso per un periodo della sua vita era stato di libri e non di alcolici, macchinari, oggetti preziosi e sbrilluccicosi, o qualsiasi altro campo che potesse tornargli utile! Per fortuna della pazienza di Delilah nell'ascoltare le sue lamentele continue, Christian ne aveva però approfittato un paio di volte al suo posto, appropriandosi di qualche volume di vecchia stampa che pareva fosse stato prezioso, nella scalata di Cassidy al successo nei bassifondi. Prezioso sicuramente per l'intelligenza acuta di Christian, che riusciva senza sforzo a fare di qualcosa di poco valore - come River stesso - un pezzo unico e fondamentale. Scalata poi, in assoluto fermento nel periodo in cui aveva baciato le labbra della "ragazza per bene" che era Delilah davanti a tutti, senza preoccuparsi che i suoi amici gli ricordassero quanto lei fosse così tremendamente sbagliata per un tipo come River Cassidy. E di fatto poi, dopo, pareva se ne fosse accorto anche lui, dopo averle fornito il tempo necessario per affezionarsi. Per questo River era sparito. « Ciao, River. » Era strano, stranissimo sentir pronunciare ancora il suo nome da lei, che River non vedeva da circa due anni, dimenticando il suono della sua voce con il passare del tempo. Era però anche così dolce pronunciato da quelle labbra, quelle labbra rosee e dolci che l'avevano fatto arrendere ai suoi piedi in un momento particolarmente difficile con Erin. Era tornato poi a rincorrere di nuovo la bionda, l'amore di sempre, azzerando tutto senza pensarci poi troppo (che novità), azzerando tutti gli sforzi che aveva fatto per far scendere Delilah un po' più in basso rispetto a dov'era sempre stata: lei di una famiglia più facoltosa della sua, lei che l'aveva sempre guardato dall'alto in basso, lei che gli aveva sempre fatto credere di doversi migliorare e di dover cambiare nel profondo perché com'era già allora, non sarebbe andato da nessuno parte da uomo rispettabile. Forse solo adesso, mentre la guardava, mentre un po' gli tornavano in mente alcuni di quei dolci ricordi, annebbiati e confusi, si rendeva conto di quanto Delilah avesse sempre avuto ragione. « Sì.. Tutto.. Tutto bene, direi. » Le sorrise d'istinto, sperando che non si accorgesse quanto fosse visibilmente in difficoltà, traballante su quelle gambe secche appena muscolose. « Ottimo, ottimo... » borbottò all'istante in maniera quasi incomprensibile, serio e composto, abbassando lo sguardo per stimare quanto gravi fossero i danni che aveva fatto. Si chinò per raccogliere qualche confezione di liquirizie gommose, uscite miracolosamente intatte dal trambusto che aveva fatto infuriare la commessa del negozio, appena sopraggiunta per sgridare il responsabile. Dopo aver incrociato gli occhi di River, l'ex Grifondoro le aveva fatto segno di calmarsi e la ragazza terrorizzata - conoscendolo evidentemente per fama - era così tornata al bancone da dove era venuta. Una delle confezioni si era aperta, lasciando una scia di liquirizie sul pavimento: River afferrò una diavoletta nera, mordendola e porgendo il pacchetto alla giovane donna. « G-Grazie.. Ti trovo bene! » Si mise una mano nei capelli per aggiustarsi l'acconciatura, vanesio e soddisfatto nel pensare che, sebbene fosse invecchiato di giusto un paio d'anni, l'ex Corvonero potesse considerarlo ancora avvenente come prima. « Ho letto che sei diventato il bodyguard dell’allenatrice delle Harpie. Mi fa piacere.. » Le sorrise ancora, River, con lo stesso sorriso teso e confuso di poco prima, chiedendosi come diavolo facesse a saperlo, non conoscendo la semplice praticità di sfogliare un giornale al mattino. « Ti fa onore.. » So cosa stai dicendo, me lo dicono tutte le persone che si sentono un po' migliori di me. Migliori perché hanno già tutto quello che vogliono, senza conoscere la fame di non arrivare a fine mese. Ed anche perché forse un po' lo sono. Ma giocò al suo gioco, River: era proprio perché voleva giocare ad altri livelli e gli conveniva farlo, che si era dato all'ipocrita facciata da impiegato ordinario. Tutto d'un botto, all'improvviso, nel mezzo del cammin della sua vita. « Sì, sì, infatti... Un mio amico mi ha passato l'annuncio al pub qualche mese fa e me so detto "perché no?" Infondo voglio dìììì... avevo un botto di tempo libero e la paga è buona... » E onesta. Guardò di nuovo a terra, cercando qualcosa da dirle che non risultasse troppo fuori contesto, o troppo vicina al contesto che avevano lasciato in sospeso due anni prima. « ...se vuoi venire allo stadio qualche volta, io sto là fisso » « EDDIE! » Ma Deli lo interruppe e lui s'offese all'istante, senza dire nulla per mantenere un po' di contegno, storcendo il nasone mentre seguiva la sua voce ed il suo sguardo verso un ragazzino alto circa... fino alle sue cosce secche. Un bambino, una pulce, un nano da giardino. Che diavolo ci faceva Deli con un minorenne? « River, lui è Edward. Eddie, lui è River.. Un mio vecchio amico. » E fu allora che capì perché Delilah non s'era più fatta viva: doveva aver messo su famiglia, certo! Aveva trovato un uomo rispettabile che l'amasse per davvero, come lui non era stato in grado di fare e.... in fondo il pensiero lo tranquillizzò. Se Delilah aveva deciso di mettere su un nido con un uomo che non fosse lui, a quel punto un po' del risentimento di lei doveva essere scemato col tempo. Si sapeva che la maternità rendeva le donne meno incazzate e più orgogliose di quello che avevano creato. River e le donne: un capitolo infinito da raccontare in più occasioni. « Ciao ometto, piacere mio » Si abbassò, River, poggiando le mani sulle sue stesse ginocchia e offrendo una liquirizia anche al bambino che, dopo qualche riserva, l'afferrò, nascondendosi subito dietro la figura della madre. Era curioso e spaventato, il piccolo Edward; River alzò gli occhi per incrociare quelli di Delilah, e sorrise divertito. « Fammi una faccia cattiva. » Disse poi al bambino, il quale ogni tanto si sporgeva, incrociava gli occhi chiari nei suoi e si ritraeva, consumati dalla notte passata in bianco... e molto di più. Aggrottò un po' le sopracciglia, il piccolo Edward, semi-mimando un'espressione arrabbiata, che fece scoppiare River in una risata di puro divertimento. Gli piacevano i bambini, evidentemente perché si mischiava tra di loro senza particolare difficoltà. « Bravo, così, esatto » Rise ancora sonoramente mentre tornava in posizione eretta, River, nel constatare che la madre non fosse poi così... ecco, entusiasta dell'approccio adottato dall'ex Grifondoro con il suo bambino. « Lo sai che non ti somiglia tanto? Non ha i tuoi occhi, ma proprio per niente » le disse, sorridendo mentre guardava dritto negli occhi di lei, gli stessi occhi che non aveva mai davvero dimenticato perché le avevano dato tanto, tutto quello che lui avrebbe sempre un po' anche rimpianto di non aver saputo dare.. « Dove abitate con il padre? » si sfregò le mani per liberarsi dai residui di liquirizia, scorgendo il viso del bimbo che lo fissava. Imitò la sua espressione arrabbiata di poco prima e lui lo guardò, scoppiando timidamente a ridere anche lui: non sarebbe riuscito a nascondergli il suo divertimento!
     
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    « Ciao ometto, piacere mio » Delilah non si era mossa. Ebbe l’impressione di trovarsi in piedi in un trapezio sollevato a metri da terra. Dondolava avanti e indietro, prima piano poi sempre più velocemente, chiedendosi se avrebbe mai trovato il coraggio di buttarsi. Un solo passo falso e sarebbe caduta nel vuoto. Ma non finiva qui: in quel capitombolo avrebbe inevitabilmente trascinato con sé sia River che il piccolo Edward. Non poteva permettere una cosa del genere. Seguì la scena con la coda dell’occhio, abbassando di poco la testa quel tanto che bastava per poter osservare suo figlio che, nascosto dietro la sua gamba, sorrideva timidamente a River Cassidy. Ingenuamente, forse fin troppo, non aveva mai pensato ad un’eventualità simile. Era più che certa che River fosse sparito per sempre dalla sua vita nel momento in cui lui se n’era andato e lei aveva scoperto di essere incinta. Anche quando lui si rialzò lei non mosse un muscolo. Le pareva di aver trattenuto persino il respiro. « Lo sai che non ti somiglia tanto? Non ha i tuoi occhi, ma proprio per niente » Hai ragione, pensò, ho sempre pensato che avesse i tuoi di occhi. L’aveva pensato anche la prima volta che le avevano messo il bambino tra le braccia per la prima volta, avvolto in un asciugamano. Era accaduto circa in quell’istante. L’aveva guardato ed aveva deciso che no, non lo avrebbe dato in adozione. Era il suo bambino e lo avrebbe protetto con la sua stessa vita. Guardò River, in silenzio, per qualche istante. Aveva quel sorriso sfacciato, quello con cui l’aveva visto la prima volta la sera in cui si erano conosciuti. Delilah conosceva le voci che giravano su di lui e sui Cassidy, ma al tempo, chissà spinta da quale intraprendenza mai posseduta, non le era importato. Vedeva solo lui e nient’altro. Le piaceva il modo in cui la faceva ridere, in cui riusciva a trascinarla in luoghi che mai lei si sarebbe aspettata di frequentare. Viveva in una bolla, una bolla dorata che le offuscava gli occhi, rendendola incapace di vedere più in là del proprio naso. Solo una volta gli aveva detto che poteva avere di meglio. Si era illusa di conoscere il vero River e credeva stupidamente che se glielo avesse chiesto con gentilezza lui l’avrebbe presa sul serio. Presuntuosa. Quando lui era sparito le aveva spezzato il cuore. Ne aveva contati i frammenti, raccogliendoli uno per uno. Voleva che tornasse da lei. Fu quando scoprì di essere incinta che le cose cambiarono drasticamente. Se prima desiderava che River ricomparisse tra le sue braccia, ora la priorità era proteggere quel bambino dagli affari loschi che ruotavano intorno alla vita dei Cassidy. Ci era riuscita per quasi due anni ed ora, per la prima volta, il suo castello di carte sembrava traballare. « Dove abitate con il padre? » Tu-Tum.. Lo percepì chiaramente: il suo cuore aveva cominciato a battere più forte. Serrò la mascella mentre il suo cervello pareva non ragionare più. Guardò River e suo figlio scherzare ancora. Per la prima volta da quando era cominciata quella storia, Delilah Herondale pensò che l’uomo davanti a lei sarebbe potuto essere un ottimo padre. E un giorno lo sarà, le suggerì una vocina. Un giorno si farà una famiglia tutta sua. E lo sarà.. Mentire sembrava l’unica via d’uscita. O forse no. Doveva solo omettere dei particolari. Non poteva dire bugie davanti a suo figlio. «Io e.. Suo padre non.. Ecco, non stiamo più insieme..» Si piegò sulle ginocchia, arrivando all’altezza del bambino e sistemandogli la sciarpa intorno al collo, incapace di dire quelle parole guardando River negli occhi. «Viviamo con i miei fratelli nella casa di famiglia. Mi aiutano con Eddie.» Non si dilungò nella spiegazione che la sua vita non era così frenetica da necessitare di troppo aiuto. Le sue giornate si susseguivano tutte con la stessa cadenza in un circuito di quotidianità che Delilah trovava rassicurante. Di tanto in tanto c’erano dei piccoli cambiamenti, delle parentesi gioiose, quasi sempre scandite da piccoli progressi che suo figlio faceva. Il tempo di abituarsi e tutto tornava alla normalità. Non c'erano uomini nella vita di Delilah. Ci aveva provato un po' di volte, ma il risultato non era stato all'altezza delle sue aspettative. In compenso, coltivava un gusto particolare per i piccoli piaceri: tuffare la mano in un sacco di legumi, rompere la crosta della crème brulèe con la punta del cucchiaino e far rimbalzare i sassi sul Tamigi, ogni qualvolta si recasse a Londra. «E tu..» Si rialzò in piedi ed Edward strinse la manina intorno alla sua, continuando a guardare quell’uomo davanti a lui. «Hai messo su famiglia?» Che domanda terribilmente sciocca. «Mamma, quetto, quetto Il bambino tirò la mano della mamma per attirare la sua attenzione, mostrandogli la caramella gommosa a forma di albero che aveva in mano. Lilah le rivolse un enorme sorriso. «Oh, ti piace questo? E’ bellissimo, mhm? Tienilo bello stretto che poi andiamo a pagarlo, ok?» gli disse in tono gentile, sporgendosi appena verso di lui. Il bambino annuì, alzando leggermente il mento con fare fiero. «Bhè, ecco.. Noi dovremmo...» roteò l’indice come se stesse indicando lo spazio a loro circostante. «Stavamo cercando dei bastoncini di zucchero per decorare l’albero... E poi penso sia meglio allontanarsi da questo disastro..» constatò dando una rapida occhiata al macello intorno a loro. «Anche tu sei in cerca di decorazioni natalizie?» La sagra delle domande idiote, oggi.

     
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    «Ooooh, hai visto Mr. Bacon? Ci sono le Api Frizzole in superofferta!» Carrie poggiò i palmi delle mani sulla vetrina, avvicinandosi così tanto che qualcuno avrebbe giurato volesse passarci attraverso. I suoi occhioni chiari fissavano con particolare insistenza i pacchetti di caramelle colorati aldilà del vetro. Il cuore le batteva nel petto con prepotenza, tanto che, per un attimo, pensò che stesse cercando di venir fuori. Era fatta così, Carrie Branwell, si emozionava per le piccole cose, che fosse l’enorme albero di Natale addobbato di mille colori e alto più di due metri che avevano sistemato nella piazza principale di Hogsmeade o che fossero pacchetti di caramelle in offerta da Mielandia. Si affrettò ad entrare, stringendo a se la tracolla della borsa da cui spuntava la testolina penzolante del suo coniglietto di peluche. Adorava l’aria zuccherina che si percepiva all’interno del negozio. Subito fu investita da una vampata di calore che le tinse le guance di un vivace color pomodoro. Strofinò le mani, cercando di scaldare le punte delle dita che le formicolavano a causa della temperatura esterna. Piano piano il suo fisico parve acclimatarsi alla temperatura del negozio di dolciumi. Allentò la sciarpa dei Tassorosso che aveva avvolto intorno al collo e che le copriva il volto fino alla punta del naso. Si sentiva emozionata come quella volta che era più che sicura di aver intravisto un vero e proprio Nargillo nascondersi tra le piante di vischio dentro le serre di Erbologia. A fine lezione si era premurosamente accertata di lasciare al professor Crouch un braccialetto fatto di tappi di Burrobirra, spiegandogli che avrebbe tenuto lontane quelle creaturine ladruncole. Nonostante fosse partita con un obiettivo -prendere le Api Frizzole di cui Mr. Bacon era ghiotto ed uscire di lì-, lo scintillio dello zucchero che ricopriva migliaia di caramelle colorate catturò la sua attenzione, lasciandola lì con gli occhi spalancati e le labbra leggermente dischiuse per la meraviglia. Si infilò in un corridoio stracolmo di lecca-lecca di ogni gusto e dimensione. Alcuni erano formati da una spirale arrotolata, altri raffiguravano animali, altri ancora alberelli di Natale. «Oh, guarda! Questo ti somiglia, Mr. B!» allungò le dita afferrando con entusiasmo lo stecco che sorreggeva un lecca-lecca dalla forma di una testa di coniglio con delle lunghe orecchie, una delle quali era leggermente piegata. Il coniglietto aveva un’espressione sorridente e i batti erano fatti di liquirizia. «Ok.. Ma prendiamo solo questo oltre alle Api Frizzole..» borbottò, quasi come una mamma premurosa che cedeva alle insistenti preghiere del figlio. Era arrivato il momento di concentrarsi sul motivo per cui era entrata. Svoltò l’ennesimo scaffale, imboccando un corridoio adornato di dolciumi natalizi. A catturare la sua attenzione furono quelle che sembravano semplici palline di Natale ma fatte di zucchero trasparente. Si avvicinò ad una di esse, socchiudendo appena gli occhi come se stesse cercando di guardare meglio. Al suo interno una nuvola di zucchero filato fluttuava a mezz’aria lasciando cadere lentamente fiocchi di neve che si dissolvevano prima di sfiorare la base della pallina. «Questa la prendo per mamma!» esclamò entusiasta, prendendo la pallina in mano, reggendola con estrema delicatezza. «Oh, e questa per Otis, sicuramente!» il suo sorriso si allargò mentre afferrava un’altra sfera dentro la quale un alberello adornato ruotava su se stesso. Indietreggiò di un paio di passi, come se volesse allargare la visuale sullo scaffale, come per accertarsi che le palline scelte fossero quelle giuste, le più belle. Si rese conto troppo tardi che nel fare l’ennesimo passo indietro aveva colpito qualcuno che stava passando. Sobbalzò ed una delle palline -quella con l’alberello- scivolò via dalla sua presa, cadendo sul pavimento ed infrangendosi in mille pezzettini. L’alberello di caramelle al suo interno rotolò sotto lo scaffale. NO! Carrie trattenne il respiro, mordendosi il labbro inferiore che tremò appena. Realizzò solo in seguito -dopo una buona manciata di secondi- di doversi scusare con chiunque fosse stato vittima del suo pestaggio. «Io.. Mi dispiace...» si voltò quel tanto che bastava per rendersi conto che la persona che aveva colpito era un viso noto. «Jessie!» sussultò guardando il compagno di Casa. «Perdonami, io.. Ho fatto un disastro..» borbottò guardando il pavimento invaso dalle schegge di zucchero.



    Edited by enchanted. - 7/1/2022, 02:22
     
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    « Rigby torna subito qui! » La voce di Flash, settimo anno di Grifondoro, tuona tra la folla, e se per caso vi steste chiedendo cosa ci faccia un bestione come lui a rincorrere un'assai più carina bestiolina come Jessie Rigby..Beh, significa che non lo conoscete abbastanza. « Non l'ho fatto apposta Flash, te l'ho detto! » Urlicchia il Tassorosso che, per fortuna, non avrà un briciolo di forza in corpo, ma essere veloce è velocissimo. « Hai toccato le tette della mia ragazza e dici di non averlo fatto apposta?! » Tuona l'altro, aprendosi varchi tra la gente come fossero semplici birilli da buttare in aria. « Ma se non gliele toccherei mai nella vita, andiamooo! » « Stai dicendo Roxanne ti fa schifo quindi? » « Oh sì, a me sembra proprio così! » « Ma vi drogate?! » Oh andiamo, ci mancava pure quel cretino di Cavendish. Ma, al fine di non far sembrare il nostro piccolo Rigby un molestatore di prima categoria, facciamo qualche passo indietro. Lui, le tette della ragazza di Flash, non le ha toccate. ..Okay sì, ma solo un pochino, e per una giusta causa. Non ci sono giuste cause per toccare le tette senza permesso, vero? Okay, riformuliamo. Come già detto, non l'ha fatto apposta. Si trovavano entrambi vicini in Sala Grande, lui voleva un muffin e oh, Roxanne era proprio lì. E sappiamo tutti che Rigby non ha mai brillato in acutezza visiva. Per essere gentili, perchè in realtà non ci vede proprio una ceppa. Quindi, tornando a noi ecco: lui ha allungato una mano e sì, qualcosa di morbido l'ha pure afferrato, solo non commestibile. ..Non in Sala Grande, almeno. E sicuramente non se si tratta della ragazza di Flash!! « Io ti ammazzo! » « Ma è Natale! » Vale come scusa? Okay no, probabilmente no, ammenochè tu non voglia finire impalato su di un albero di Natale. Vabene Jessie, pensa. Pensa.
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    « Mielandia! » Pensa ad alta voce, quando riesce ad intravedere, in mezzo ad una trepidante folla in vista delle feste di Natale, un gruppetto di persone dirigersi verso il negozio. Si guarda indietro, dunque, un respirino di sollievo a smuovergli il petto nell'appurare che Flash e Cavendish sembrano essersi persi in chissà quale vicoletto. Ma decide comunque di non perder tempo, scivolando dentro il negozio un attimo prima che la porta lasciata aperta dal precedente gruppetto si richiuda. « Fiu! » Si concede qualche minuto per riprender fiato, la schiena poggiata contro il vetro. « Rigby! Dove cazzo sei? » « Maledizione! » Ma quella pausa dura ben poco, perchè i suoi due aguzzini sono di nuovo lì. Fuori dal negozio, a pochi metri da lui, lo stanno cercando. « Cacchio, cacchio, cacchio.. » Squittisce dunque, balzando sul posto ed infilandosi nel primo corridoio utile. Cammina velocemente, in cerca di quella porticina sul retro che sa esserci, lì da qualche parte. Ed è così concentrato in quel suo disperato tentativo di salvezza, che nemmeno si accorge dell'ambiente circostante. « Oh! » Cinguetta, quando -inevitabilmente- si ritrova ad urtare qualcuno. Batte contro uno scaffale, riuscendo ad agguantare giusto in tempo un orso polare di cioccolato. L'animaletto incantato, salvato da una triste fine, sembra ringraziarlo con lo sguardo. Sorride, Jess, riponendolo a suo posto. «Io.. Mi dispiace...» Alza lo sguardo «Jessie!» « Carrie! » «Perdonami, io.. Ho fatto un disastro..» Ai piedi della ragazza, una distesa di schegge di zucchero giace inerme sul pavimento. Rimane un attimo in silenzio, il Tassorosso, mordicchiandosi il labbro inferiore, gli occhietti preoccupati che vanno a controllare l'ingresso del locale. Dovrei andar via il prima possibile.., pensa, ma non è da lui, e questo si sa. Specie se Carrie, una sua compagna di Casata, è lì a fissarlo con un broncino dispiaciuto sul viso. E' così carina.., tossicchia. « Ei, ei, non preoccuparti! Adesso ti aiuto a sistemare tutto, okay? » Annuncia in un gran sorriso, calandosi per terra per cominciare a raccogliere i pezzi di zucchero. « Scusa, mi dispiace per la tua pallina di vetro. Finiamo qui e ne cerchiamo una più bella assieme, promesso » Annuisce, lo zucchero che inizia a rendergli le dita appiccicose « Forse era meglio usare la bacchetta.. - Oh, e quello? » Nota qualcosa, sotto lo scaffale. Qualcosa di verde « Aspetta! » Ed in pochi istanti, tipici della sua iperattività, Jessie è già per metà infilato sotto il mobile, per recuperare l'oggettino. Lo riesce ad agguantare, ed allora balza via, saltellando. « Guarda cos- Attenta! » Ma in quel movimento un po' brusco, ha di nuovo urtato contro la povera Tassorosso. E allora allunga le braccia, repentino, per evitare che tutto il contenuto riposto sulle mensole alle spalle di lei le si riversi addosso. Ed è solo dopo che l'ultimo bastoncino di zucchero precipita per terra, che Jessie si rende conto di averla abbracciata, così vicino da sfiorarle il viso col proprio. « Oh..Ahm..- Scu-scusa » E come se non bastasse, le sue dita fatte di zucchero sembrano non volersi proprio staccare dal maglioncino di lei. Cacchio, cacchio, cacchio. Continua a provarci, mentre domanda, come per distrarla dal fatto di avere praticamente le mani appiccate al suo petto: « Stai bene? »
     
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    Le schegge di zucchero cosparse sul pavimento scintillavano di mille colori. Carrie non riusciva a smettere di guardarle. Sembrava essersi dimenticata come si respira. Le sue guance erano diventate paonazze e gli occhietti cerulei si erano riempiti di lacrime che, stoicamente, la giovane Tassorosso tentava in ogni modo di trattenere. Non riusciva a credere di essere stata così sbadata. Si sentiva una sciocca, una sciocca con le mani di burro. « Ei, ei, non preoccuparti! Adesso ti aiuto a sistemare tutto, okay? » La voce di Jessie era un sussurro lontano, un fruscio nelle orecchie che percepiva appena. Per un attimo si era persino dimenticata della sua presenza, troppo impegnata com’era a pensare a quei frammenti che neppure un incantesimo avrebbe potuto rimettere insieme. Alcune schegge si erano infilate sotto lo scaffale. Era sicura di averne qualcuna appiccicata sulle scarpe. « Scusa, mi dispiace per la tua pallina di vetro. Finiamo qui e ne cerchiamo una più bella assieme, promesso » Si ricordò di lui solo quando entrò nella sua visuale, piegato sulle ginocchia, intendo a raccogliere i frantumi, pezzetto per pezzetto. Tirò su con il nasino, la piccola Branwell, prima di chinarsi anche lei ed allungare le mani verso uno dei frammenti, afferrandolo delicatamente con il pollice e l’indice, attenta a non tagliarsi. «G-Grazie..» biascicò appena, la testa inclinata in avanti per nascondere il viso arrossato e gli occhi lucidi. Si morse la guancia dall’interno, raccogliendo altre schegge di zucchero, radunandole sul palmo della mano. « Forse era meglio usare la bacchetta.. - Oh, e quello? » Carrie piegò la testa, incuriosita dalle parole di Jessie. Cosa aveva visto? Forse l’alberello contenuto dentro la pallina andata in mille pezzi, sparito momentaneamente dalla sua vista, rotolato chissà dove. Si rialzò in piedi giusto per spostarsi di qualche passo più avanti, incuriosita dai movimenti del compagno di Casa che si era intrufolato sotto lo scaffale. « Guarda cos- Attenta! » Sobbalzò quando lui rivenne fuori, agitando nella mano qualcosa che non ebbe il tempo di mettere a fuoco perché tutto il resto avvenne troppo rapidamente. Aveva fatto un passo indietro quando lui, alzandosi, l’aveva urtata appena, costringendola ad arretrare fino a colpire con le spalle lo scaffale dietro di lei. Fu troppo lenta per capire cosa stesse accadendo, per capire che lo scaffale dietro aveva cominciato a tremare rovesciando addosso ai due adolescenti una pioggia di bastoncini di zucchero, liquirizie gommose e gelatine colorate. Si strinse nelle spalle chiudendo gli occhi, come un bambino che si impegna a cercare il desiderio da esprimere prima di spegnere le candeline, come se volesse preparare il suo fisico alla quantità di dolciumi che le sarebbe cascata addosso. Il frastuono durò una manciata di secondi, momenti durante i quali Carrie aveva trattenuto il respiro come se il suo corpo cercasse di produrre il meno rumore possibile. Poi il silenzio. Aprì prima un occhio, quasi volesse spiare la situazione, accertarsi che il disastro non fosse così grande come si era già immaginata nella testa. Quello che si ritrovò davanti -vicino, indubbiamente troppo più vicino di quanto si aspettasse- fu il viso di Jessie, che si era sbilanciato in avanti, quasi volesse proteggerla dalla cascata zuccherina che si era appena rovesciata sulle loro teste. Se c'era una cosa a cui Carrie non era affatto abituata era trovarsi il volto di qualcuno, di un ragazzo, così vicino al proprio. Respira, Carrie.. Ricordati come si fa.. « Oh..Ahm..- Scu-scusa » C’erano solo due ragazzi con cui si permetteva una vicinanza maggiore di quella che fosse inferiore di almeno mezzo metro di distanza, ovvero il suo migliore amico Nathan e Otis, ovviamente. Jessie era il primo ragazzo che superava quel confine oltre agli altri due. Ciò la faceva sentire
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    tremendamente a disagio. Carrie aveva sempre pensato che Jessie fosse un ragazzo carino, divertente e dai buffi modi di fare. Ritrovarselo faccia a faccia fece diventare la pelle del suo visino rossa come la buccia di un pomodoro maturo. Senza contare che la sua mano era rimasta appiccicata pericolosamente vicino alle sue.. « Stai bene? » «SI esclamò ad un tono di voce più alto di quanto si immaginasse. «Si! Si, sto.. Sto bene!» annuì, scattando indietro, colpendo nuovamente lo scaffale alle sue spalle, sul quale però non era rimasto nulla da far cadere. Dalle sue labbra uscì una risata nervosa. Poi silenzio. Dopo alcuni secondi abbassò lo sguardo sulla mano del ragazzo posata dove qualsiasi altra ragazza avrebbe sicuramente tirato una sberla al povero Rigby. «E’.. E’ fatto a mano.. Se ti piace tanto posso farne uno anche a te..» Si perché, lo sapeva, Jessie non aveva assolutamente fatto apposta a piazzare la mano lì! Anzi, era stato così coraggioso a proteggerla dalla cascata di caramelle! Ci poteva stare un piccolo disguido.. Giusto? Aiutò il giovane a staccare la mano dal suo maglione, sul quale rimase un alone più chiaro, come se lo zucchero si fosse cristallizzato dando la forma delle dita di Jessie. Si spostò, lasciando che il ragazzo uscisse dal suo spazio personale così intimo. «Grazie per.. Oh!» allungò una mano tra i capelli del giovane tirando fuori una gelatina color lampone che gli era rimasta sulla testa. «Immagino che questa sia tua..» «COSA DIAMINE E’ SUCCESSO QUI??» Oh! Il commesso di Mielandia li stava fissando dall’altra parte del corridoio, con la faccia sconvolta. Solo in quel momento Carrie si rese conto del macello intorno a loro. «Mi dispiace, ripagherò tutto..» «NON MUOVETEVI.» «Ma-» «FERMI LI’.» La Tassorosso si morse le labbra per evitare di aggiungere qualcosa. L’uomo tirò fuori la bacchetta, agitandola e bisbigliando qualcosa che da quella distanza Carrie non riuscì a sentire. Prima che se ne rendesse conto tutto era tornato a posto. Tutto. Persino la pallina per Otis che se ne stava lì, poggiata sullo scaffale come se aspettasse solo di essere presa. Bastava così poco, infondo.. «O comprate qualcosa o fuori di qui!» La giovane Branwell annuì, come un soldatino, più che sicura di non voler dar torto al commesso. L’uomo sospirò, scuotendo la testa e sparì da dove era venuto. Carrie si voltò verso Jessie. Lo guardò negli occhi, per poi scoppiare in una risatina di sollievo. Si sentì più leggera, come se un grosso masso fosse scivolato via dalle sue spalle. «Per tutte le Lepri Marzoline.. Per un attimo ho pensato che avremmo dovuto lavorare qui per il resto della nostra vita.» esordì con la sua vocina squillante.



    Edited by enchanted. - 7/1/2022, 12:04
     
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    « SI! » Carrie urlicchia, e Jessie sobbalza, d'istinto. Okay, adesso mi picchierà sicuramente. Ohhh andiamo perchè non ti stacchi? E' la seconda volta oggi, non è possibile! Non sono un maniaco! Non l'ho mai nemmeno baciata una ragazza! ..Beh, a parte Mirtilla Malcontenta... Ma lei è morta, vale lo stesso? «Si! Si, sto.. Sto bene!» Secondo voi devo già prepararmi psicologicamente ad un rotacalcio volante o..? Eppure sembra tranquilla. Oltre che molto carina. E' sempre stata così carina? In fondo l'ho sempre vista a lezio- ..Non è momento per pensare a certe cose Jess! Specie se sei praticamente appiccicato alla sua faccia! ..Oltre alle tette. Merlino, che situazione. Distoglie lo sguardo nell'immediato, il Tassorosso, tentando di rendere più neutrale possibile quella loro eccessiva vicinanza. Non che gli dispiaccia, questo s'intende, anzi, è per non arrossire come un pomodoro, che lo sta facendo. ..Senza oltretutto riuscire molto nell'intento. Stupide, stupidissime guance! « Io.. ehm.. - m-menomale. Avevo pa-paura ti fossi fatta..-ma-male? » «E’.. E’ fatto a mano.. Se ti piace tanto posso farne uno anche a te..» « Cosa? » Maglione. Tette. Mano. Prontooooo ci sei? « Ohh il maglione! ..Ma certo! Mi piacerebbe molto! Sìsì! - Squittisce -Aspetta, sai lavorare a maglia? » Domanda poi, un po' stranito. Non è cosa da tutti, quella, d'altra parte. Ma, seppur non l'abbia mai conosciuta più di tanto, sa che Carrie Branwell è sempre stata così. Sorprendente. Giura di averla vista rincorrere persino dei Nargilli nelle serre di erbologia, una volta! « Oh no.. » Bofonchia tuttavia, una volta distaccatosi -finalmente!- da quella.. compromettente posizione. « Ti ho macchiato tutto il maglioncino.. » Annuncia, un broncino a piegargli la boccuccia verso giù. « Proverei a rimediare con la bacchetta ma.. Non sono così bravo con certi incantesimi » Jared Patterson di Serpeverde mi vuole ancora uccidere per aver trasformato una macchietta di cioccolato sulla sua camicia in un..beh.. Un piccolo incendio. Meglio evitare. Non voglio che Carrie vada a fuoco. « Scusa, mi dispiac- » «Immagino che questa sia tua..» Ma si distrae non appena la ragazza si riavvicina, tanto da infilargli delicatamente le dita tra i capelli. Avvampa, Jessie, sforzandosi con tutto sè stesso di non andare in cortocircuito. Tutta quella vicinanza con una ragazza -una ragazza viva, capite?!- nel giro di pochi istanti è..Davvero troppo per il suo debole cuoricino. « Uhm.. - Gra-grazie..-? » «COSA DIAMINE E’ SUCCESSO QUI??» Sobbalza -e per fortuna riesce a trattenersi dall'urlicchiare, per questa volta- Jessie, quando la voce del commesso di Mielandia tuona in mezzo a quell'imbarazzante silenzio. In effetti, pensa, mentre cala lo sguardo, abbiamo combinato proprio un bel casino..
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    «Mi dispiace, ripagherò tutto..» « Sì! Anche io! » «NON MUOVETEVI.» «Ma-» «FERMI LI’.» « Pensi che ci ucciderà..? » Sussurra all'orecchio della compagna, nel vedere l'uomo estrarre la bacchetta dalla tasca del proprio grembiule. In pieno giorno, andiamo! Sarebbe così difficile occultare i cadaveri!! E' la prima regola dei thriller sul canale nove. « Facciamo così: io lo distraggo, tu scappa » Ma alla fine, l'uomo si limita a rassettare tutto quel macello e ad ammonirli, in conclusione al suo operato, con un semplice: «O comprate qualcosa o fuori di qui!» Annuisce prontamente, il ragazzetto, gli occhi ancora spalancati per la paura, e solo dopo diversi minuti dalla scomparsa dell'uomo aldilà degli scaffali, come per accertarsi non sia pronto a tender loro un agguato da un momento all'altro, -ce ne sono così tanti, di sadici in giro!- decide di voltarsi verso la ragazza. «Per tutte le Lepri Marzoline.. Per un attimo ho pensato che avremmo dovuto lavorare qui per il resto della nostra vita.» Beh, in effetti prima di arrivare subito all'omicidio una punizione era effettivamente molto più fattibile... « Che fortuna! » Cinguetta, contagiato dalla risata di lei « Il tuo faccino da angioletto lo avrà fermato: ci hai salvati, Carrie! » ed aggiunge, troppo preso dall'ilarità per accorgersi dell'estrema..intraprendenza -per uno come lui, s'intende- della sua frase. « Oh..-hem..cioè, è che sei molto carina, ecco. » Avvampa « P-p-per metterti in punizione, intendo. Sìsì. - Sììììì insomma che ne dici se ti aiuto a scegliere qualcosa per Natale, eh? » Ti prego dì di sì, prima che le mie guance esplodano.
     
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    « -Aspetta, sai lavorare a maglia? » Carrie annuì con convinzione, un guizzo di entusiasmo le attraversò le iridi cristalline. La giovane Tassorosso, infondo, era fatta così: bastava nominare qualcosa che adorava per farle dimenticare tutto ciò che aveva attorno, persino un disastro zuccherino e un giovanotto con le mani dove non sarebbero dovute stare. «Oh, si! Sono piuttosto brava, sai? Ho iniziato facendo vestitini per Mr. Bacon. Conosci Mr. Bacon?» Chi non conosce Mr. Bacon, piccola Carrie? Quando alcuni anni prima una bambina dai capelli biondi e i grandi occhi azzurri era scesa per la prima volta dall’Espresso di Hogwarts erano stati in pochi a non notare che stringeva un coniglietto di peluche tra le braccia. Lo aveva affidato alla ragazzina al suo fianco quando era stato fatto il suo nome per sottomettersi alla sentenza del Cappello Parlante. Quella gentile ragazzina si era poi rivelata essere Grace, colei che per alcuni anni era stata la sua compagna di stanza. Mr. Bacon era stato un suo insostituibile compagno di viaggio, fin da quando le fu regalato da bambina. Raramente se ne separava. Spesso lo portava anche a lezione, lasciandolo fare capolino dalla borsa. Il semplice guardarlo era capace di darle sollievo. Alcuni hanno un medaglione portafortuna, altri una piuma con cui danno tutti gli esami. Carrie aveva lui, il suo coniglietto di peluche. Nel corso degli anni, in molti l’avevano presa in giro, ma a lei non importava niente. Nulla, nulla al mondo, le avrebbe impedito di prendersi cura di lui. « Oh no.. Ti ho macchiato tutto il maglioncino.. Proverei a rimediare con la bacchetta ma.. Non sono così bravo con certi incantesimi » Carrie scosse la testolina bionda e alcune ciocche le ricaddero sul viso. Le scostò con la punta delle dita. «N-Non è un problema.. Immagino che basterà lavarlo per farlo tornare come nuovo.. E poi, guarda! afferrò il maglioncino come se volesse far vedere meglio il punto dove la mano di Jessie era appiccicata fino a poco prima. «- sembrano i rami di un albero!» Di certo, Carrie Branwell non aveva mai peccato di poca fantasia. « Uhm.. - Gra-grazie..-? » ... E’ arrossito? Gli occhioni di Carrie si spalancarono nel notare che il volto di Jessie aveva assunto una sfumatura più intensa rispetto al suo colore di pelle naturale. E’ chiaro, lo hai messo a disagio! Guardati intorno.. Hai combinato un gigantesco casino e praticamente tutta Mielandia si è voltata a guardarvi! Dire che hai attirato l’attenzione è dire poco! Sei proprio una stupida, Carrie! Avrebbe voluto scusarsi, chiedergli scusa se l’aveva messo in quel pasticcio, ma non ebbe il tempo di farlo. Rimase in silenzio quando il commesso tirò fuori la bacchetta. « Pensi che ci ucciderà..? » Si. Desiderava solo tirare fuori Mr. Bacon dalla borsa ed abbracciarlo forte, ma non poteva farlo perché nel fare quel movimento sicuramente le sarebbe caduta anche l’altra pallina. Sarebbe stata felice se il suo cadavere fosse stato ritrovato con quella pallina sana e salva. Sarebbe stato un bell’ultimo regalo per mamma. « Facciamo così: io lo distraggo, tu scappa » Lo avrebbe fatto davvero? Si sarebbe comportato davvero in modo così eroico? Avrebbe affrontato il malfamato commesso solo per proteggerla? Carrie ebbe come l’impressione che le sue guance formicassero pericolosamente. Prima che potesse fare qualcosa, anche solo dire a Jessie che sarebbe stato più onorevole morire che scappare, il commesso rimise apposto e se ne andò. Carrie si sentì improvvisamente più leggera, come se qualcuno le avesse tolto un grosso masso alle spalle. « Che fortuna! » Già! « Il tuo faccino da angioletto lo avrà fermato: ci hai salvati, Carrie! » Oh! « Oh..-hem..cioè, è che sei molto carina, ecco. » OH. Avvampa. Vorrebbe guardare da tutt'altra parte, ma non riesce a muoversi. I suoi occhi sono incollati alla faccia di Jessie. « P-p-per metterti in punizione, intendo. Sìsì. - Sììììì insomma che ne dici se ti aiuto a scegliere qualcosa per Natale, eh? » Aveva come l’impressione di non riuscire a parlare. La giovane Tassorosso non era avvezza ai complimenti. I ragazzi sembravano non prendere troppo in considerazione una come lei. Sembrava ancora una bambina, nell’atteggiamento e anche nell’aspetto. Anche se non ci pensava mai, era impossibile non notare la differenza tra lei e la maggior parte delle diciassettenni che incrociava per i corridoi, boccioli pronti a sbocciare con i loro colori più belli. Carrie si sentiva ancora una primizia. Ti prego, Carrie, dì di sì, prima che le tue guance esplodano.
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    «S-Si! Te ne sarei davvero grata!» bofonchiò. Aveva ancora le guance arrossate e si chiese se Jessie se ne fosse accorto. Sarebbe stato difficile non notarle, a dire la verità, ma sperare non costava nulla e la negazione l’aiutava a concentrarsi nella conversazione senza sentirsi una stupida. «Questa..» il suo cuore palpitò più forte quando vide la pallina con l’alberello dentro in perfette condizioni. La afferrò, mostrandola al compagno di Casa. «.. è la pallina che si era rotta!» il suo tono era entusiasta. La strinse al petto, insieme all’altra, quella destinata a sua madre. «Era destinata a mio fratello, ma credo che la regalerò a te.» Avvampa. «P-Per tutta la fatica che hai fatto a recuperare l’albero sotto lo scaffale!» si affrettò, come se dovesse giustificarsi. «Così quando la guarderai ti ricorderai di-» ChecavolostaidicendoCarrie? «-diquestaavventura!» Si sarebbe voluta fare una pacca sul viso.. Come faceva ad essere così sciocca? «S-Si, insomma.. Del giorno in cui siamo quasi stati banditi da Mielandia..» Un piccolo sorriso. Tranquilla, Carrie. Non si nota che non sai parlare ad un ragazzo che non faccia parte della tua ristrettissima cerchia.


     
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    «S-Si! Te ne sarei davvero grata!» Carrie risponde, finalmente, dopo minuti di imbarazzantissimo silenzio in cui Jessie ha desiderato sotterrarsi almeno tre o quattro volte. Non è abituato a parlare per così tanto tempo con una ragazza. Beh a parte Tony, sua sorella e..sua madre? Tossicchia, tentando di darsi un contegno. Su Jess, respira. Le hai solo fatto un complimento. Che non è nemmeno un complimento in fondo. Perchè che sia supermegacarina è un dato di fatto!!! Annuisce, sperando vivamente che la piccola Branwell non sia una Legilimens. Aspetta..Se non le ho fatto nemmeno un complimento dopo averle toccato le tette (sì, ma per sbaglio!!!) penserà che sono un cafone? Oh no, oh no, è pure la figlia della prof di Divinazione! Non voglio essere bocciato per sempre!! «Questa..» Per fortuna, la vocina squillante della biondina, sembra distrarlo da quel suo flusso di coscienza. O paranoie? «.. è la pallina che si era rotta!» Il suo tono sembra entusiasta, e, finalmente, Jessie si concede un respiro di sollievo. Fiuuu. Forse non vuole denunciarmi alle autorità. O peggio: a sua madre. « Che fortuna!! » Urlacchia dunque, con un grosso sorriso stampato sul visino «Era destinata a mio fratello, ma credo che la regalerò a te.» ...Sorriso che si congela all'istante, a quelle parole. «P-Per tutta la fatica che hai fatto a recuperare l’albero sotto lo scaffale!» « P-Per me? » Bofonchia soltanto, senza nemmeno rendersene conto, tale è il cortocircuito che si sta svolgendo al momento dentro la sua testa. Un regalo. Per me. Un regalo!! Da una ragazza. Per me!! « Così quando la guarderai ti ricorderai di- di questa avventura! » Si guarda attorno, Jess, come alla ricerca della fregatura. Okay ho capito, il commesso ci ha uccisi e non me ne sono accorto. Quindi questo deve essere il Paradiso. E ora chi lo dice a Tony che sono morto? Si arrabbierà tantissimo! «S-Si, insomma.. Del giorno in cui siamo quasi stati banditi da Mielandia..» Rimane in silenzio per minuti che sembrano ore, Jess. Lo sguardo fisso sulla sfera di vetro che Carrie sta porgendogli. Aspetta, come pronto ad esser risvegliato da un momento all'altro. Perchè magari non sono proprio morto morto. Magari sono solo in coma... Ma alla fine, sembra rendersene conto. In ritardo, come suo solito, ma se ne rende conto. E' tutto vero.. « I-io.. Non-n-non so che dire.. » Bofonchia, le guance che gli bruciano così tanto da fargli sentire caldo in tutto il resto del corpo « G-grazie, è un pensiero bellissimo. » Solo allora, alza lo sguardo « Grazie davvero, Carrie! » Ed a quel punto si sbilancia in avanti, per lasciarle un bacio sulla guancia, gli occhi chiusi. Esita qualche istante, in cui cerca con tutte le sue forze di non svenire per l'emozione, poi si stacca. « Oh..Ahm.. - I-io voglio ricambiare, però. Co-..come posso farlo? » Per qualche minuto, sono ancora tremendamente vicini. Distoglie lo sguardo, d'improvviso. « In qualsiasi modo!! »
     
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    Fu naturale arrendersi ad un sorriso nell’osservare l’espressione stupita di Jessie che osservava la pallina di zucchero con all’interno l’alberello. Sperava di non averlo messo in imbarazzo rivelandogli la decisione di donare a lui quella pallina, come ricordo di quello che poteva essere il prologo di un disastro annunciato. « I-io.. Non-n-non so che dire.. » «Oh, non.. Non è niente di che, dico davvero.. Una sciocchezza.. Anzi, se non ti piace puoi sceglierne un’altra..» disse quelle parole tutte d’un fiato, come se stesse cercando di lanciare un’ancora di salvataggio al Tassorosso per non farlo sentire impacciato. Magari neanche gli piace e sta solo cercando di essere gentile con te per non metterti a disagio.. « G-grazie, è un pensiero bellissimo. » Ok, gli piace. Ora basta con le paranoie. Sulle labbra della Tassorosso spuntò un piccolo sorriso. « Grazie davvero, Carrie! » Ed a quel punto che lo vede sbilanciarsi in avanti, per lasciarle un bacio sulla guancia, gli occhi chiusi. Ha l’impressione che la pelle le vada a fuoco, proprio lì, in quel punto della guancia dove Jessie sta posando le labbra. Gli occhi della Branwell si spalancarono. Non era avvezza a certe carinerie da parte dei ragazzi. Gli unici con cui aveva più confidenza e con cui si lasciava più andare a gesti d’affetto erano suo fratello e Nathan. Per il resto, i maschietti erano qualcuno di assolutamente lontano da lei. Immaginava che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno in sella ad un cavallo bianco e quello sarebbe stato il suo “per sempre felici e contenti”. Se lo era sempre immaginato così e non le era mai balzato alla mente che forse la realtà fosse ben lontana dalle sue fantasie. Sembra passare un’eternità prima che il compagno di Casata si allontani da lei, lasciandole riconquistare parte del suo spazio vitale centimetro dopo centimetro. Ha come la sensazione di aver smesso di respirare per qualche minuto e di aver bisogno di aria pura. « Oh..Ahm.. - I-io voglio ricambiare, però. Co-..come posso farlo? » «Oh, ma non.. Non sei obbliga-» « In qualsiasi modo!! » -to.
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    Stirò un sorriso sulle labbra, un sorriso sincero e pacato. Non era arrivata alla conclusione di donargli quella pallina per avere qualcosa in cambio. Carrie era una creaturina innocua, la gentilezza le veniva spontanea. Non faceva niente per un tornaconto personale. Per lei essere gentili era una cosa ovvia e naturale. Non voleva che Jessie si sentisse in obbligo a ricambiare. Il fatto che volesse farlo, però, la faceva sentire incredibilmente bene. Si accorse che stava ancora sorridendo. «Bhè, se ti va..» solosetivaovviamente «... Solo se non hai nulla da fare, naturalmente..» l’ultima cosa che Carrie voleva era importunare qualcuno. C’erano grosse probabilità che Jessie avesse altri impegni e dovesse andare via.. «Puoi aiutarmi con i regali? Devo ancora trovare qualcosa per mio fratello e per il mio migliore amico.. E se devo essere del tutto sincera, Mr. Bacon non è un ottimo consigliere..» disse quell’ultima frase a bassa voce, mettendo una mano al lato delle labbra, come se volesse evitare di essere sentita dal coniglietto di peluche la cui testolina spuntava fuori dalla borsa. «Sai, quando entriamo qui dentro non ha occhi che per tutte le caramelle..» si strinse nelle spalle, come se quella fosse routine, ogni volta la stessa storia. Sorrise ancora, in silenzio, attendendo la risposta del compagno di Casata. Poi, accadde qualcosa. «EHY, FLASH, L’HO TROVATO!» Carrie si voltò di scatto verso il punto in cui aveva sentito la voce. Infondo al corridoio c’erano due studenti con la divisa di Grifondoro che stavano guardando proprio verso di loro. «Allora era qui che ti nascondevi, eh, Rigby?»

     
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    «Bhè, se ti va..Solo se non hai nulla da fare, naturalmente..» Un sorriso automatico si dipinge sul visino del Tassorosso. Ha accettato -pensa- Ha. Veramente. Accettato. .. - Aspetta.. Ha accettato. E adesso che si fa? Omiodio, non sono mai arrivato a questo punto. Oh cavolo, oh cavolo. Le devo offrire da bere? Da mangiare? Ma è veramente un appuntamento? In effetti l'ho anche baciata sulla guancia. ..E toccato le tette. Omiodio ho già bruciato tutte le basi che c'erano da bruciare!!! Secondo voi adesso dobbiamo tipo sposarci? Adesso le chiedo. Magari lo sa. Sìsì. «Puoi aiutarmi con i regali? Devo ancora trovare qualcosa per mio fratello e per il mio migliore amico.. E se devo essere del tutto sincera, Mr. Bacon non è un ottimo consigliere..» « Mr Bacon.. » Mormora, sovrappensiero, mentre assottiglia lo sguardo. « Ahh! Mr Bacon! - Oh scusa.. » Abbassa la voce, complice « Mr Bacon.. » Ripete, in un sussurro. Il peluche. Già. «Sai, quando entriamo qui dentro non ha occhi che per tutte le caramelle..» Scuote la testa, Jessie. « Eh no, questo è proprio un grave problema.. » Asserisce, solenne « Ai coniglietti per bene troppo zucchero fa male, sai? » E a quel punto annuisce, come a voler dare ancora più adito alla sua affermazione. « Beh allora.. Ti va di.. - sì insomma.. - » ..Andare. «EHY, FLASH, L’HO TROVATO!» Una voce -ahimè- fin troppo familiare tuona tra gli scaffali. Beh dai, guarda il lato positivo Jess, almeno è soltanto uno. «Allora era qui che ti nascondevi, eh, Rigby?» ...Oh andiamo!! Respira a fondo, il Tassorosso, lanciando un'occhiata verso l'amica. E adesso cosa mi invento? Non voglio metterla in mezzo. « Carrie senti.. - Forse è meglio che.. - » Rimandiamo. Ma non completa la frase, Jess, che si sente già mancare il respiro. Il braccio di Jackson, che probabilmente pesa in proporzione quanto tutto sè stesso, è già stretto attorno al suo collo. « Ah ahhh! Ecco perchè scappavi così veloce. Ti sei fatto la ragazzetta, Rigby? » « Andiamo ragazzi.. - Possiamo continuare fuori? » Cinguetta da sotto la morsa del Grifondoro, che continua a tenerlo amichevolmente sotto braccio. « Ma come? Vuoi tenerci fuori? Jessie Rigby che si imbosca, ragazzi. Questo sì che è uno scoop. Certo, scegliere proprio Mielandia come posto.. » « Lasciala stare Flash, Carrie non c'entra.. - »
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    Niente. Ma non finisce la frase, il piccoletto, che -questa volta- l'aria gli esplode d'improvviso nei polmoni. Il pugno che Flash gli assesta, lo colpisce in pieno sullo stomaco. « Sei la figlia della Branwell, non è così? » Flash si allontana, mentre lui annaspa ancora. « Ho sentito parlare di te.. - Non sei poi così male, in fondo. Se non fosse per il fatto che ti piacciono gli sfigati.. » Finalmente, Jackson molla la presa. Ma non trae un respiro di sollievo, Jess, perchè è a Carrie che -anche lui- si sta avvicinando. Che diamine dov'è il commesso, quando serve? « Andiamo ra-... » Prova a dire, senza successo. « E quello? - Posso vederlo? » Non aspetta una risposta, il Grifondoro, che ha già strappato il pupazzetto di Carrie dalla sua borsa. « E' vero che ci parli sempre? » « Lo sai che è un pupazzo, vero? Non è reale » « Se lo fosse..Beh, starebbe soffrendo parecchio, al momento, non trovi? » dicendo ciò, le dita del ragazzo si stringono in una morsa contro il corpicino del pupazzo. Ed è a quel punto, che il dolore sembra svanire, all'improvviso. « Jackson, smettila! » Urla il Tassorosso, andandogli in contro. Alza le braccia, come a voler acciuffare il coniglietto. Ma il Grifondoro, di gran lunga più alto di lui, tiene il braccio alzato. E nel frattempo continua a stringere la presa. E a ridere. « Ridaglielo subito! Smettila! » « Prova a staccargli un orecchio Jack! Vediamo che succede! » Ma Jack l'orecchio non glielo stacca. Perchè prima che possa muovere un solo muscolo, qualcosa si schianta sul suo naso. E' il pugno di Jessie. « Gli hai.. dato un pugno.. » « Ti ho dato un pugno.. » « Mi hai dato un pugno.. » « Ti ho dato un pugno! » « Gli hai dato un pugno!! » « Gli ho dato un pugno! » « Mi hai dato un pugno!! » « Cacchio che maleeeeeeeeeee! Ma di cosa ce l'hai fatta, la faccia? » « Tu. Sei. Morto. » « Mi sembra piuttosto ragionevole. ..- Carrie? SCAPPA. »
     
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    Carrie trattenne rumorosamente il respiro quando un energumeno -davvero ce ne erano di così grandi al settimo anno? No, dai, quello non poteva essere uno studente! Sarà stato almeno tre anni fuori corso…- strinse la gigantesca mano attorno al collo di Jessie. Avrebbe voluto dire o fare qualcosa, ma il suo corpo era una statua di sale. Non sente niente. E’ come se qualcuno avesse messo dell’ovatta nelle sue orecchie, attenuando i suoni, facendole sentire solo il vorticoso sproloquio dei suoi pensieri. Forse doveva mettersi a gridare. Il commesso di prima non doveva essere troppo lontano. Dove diamine si era cacciato? Perché non era lì? I grandi sono così: mai nel posto giusto al momento giusto. Se fosse entrato un personaggio famoso allora sì che sarebbe spuntato fuori, ma se entrano due Troll che cominciano a fare i bulli.. Oh, allora no. Allora di sicuro sarà nel retrobottega a rifare l’inventario. Trema come una foglia quando l’altro tipo assesta un pugno nello stomaco di Jessie. E’ diventata bianca come un fazzoletto. « Sei la figlia della Branwell, non è così? » Fu come quella volta che all’asilo fecero una recita e lei si ritrovò in mezzo al palco senza avere la più pallida idea di cosa dire. Aveva dimenticato persino il suo nome. « Ho sentito parlare di te.. - Non sei poi così male, in fondo. Se non fosse per il fatto che ti piacciono gli sfigati.. » Non ricorda neppure come si parla. Esistono diversi tipi di bulli. Carrie era sempre stata presa di mira da quelli che usavano le parole per prenderla in giro. Altri le nascondevano le cose. Uno una volta le infilò un rospo nella borsa. La cosa smise di diventare divertente quando Carrie provò a baciarlo pensando che si sarebbe trasformato in un principe. Ma mai nessuno aveva provato a farle del male fisicamente, forse perché spaventati dalla figura mitologica che era sua madre. Questi, però, non sembravano della stessa idea della massa. Dei sognatori. « E quello? - Posso vederlo? » NO! Ma riesce a gridarlo solo nella mente. Prova ad allungare le mani, ma
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    l'energumeno ha già afferrato il coniglietto di peluche. « E' vero che ci parli sempre? » « Lo sai che è un pupazzo, vero? Non è reale » « Se lo fosse..Beh, starebbe soffrendo parecchio, al momento, non trovi? » «RIDAMMELO!» la voce riuscì magicamente dalle sue labbra. Fece uno scatto in avanti, ma l’altro tipo si mise tra lei e l’altro che tentava -tenendo in alto Mr. Bacon- di non farlo prendere a Jessie. «Lascialo stare e ridammelo subito!» Avrebbe voluto sembrare più minacciosa, ma non aveva la faccia adatta per certe cose. « Prova a staccargli un orecchio Jack! Vediamo che succede! » Il cuore della Tassorosso parve perdere alcuni battiti. Perché erano così cattivi? Cosa poteva fare, cosa? La sua mano andò a posarsi sulla bacchetta infilata in tasca. «Non osare fare..» ma non riuscì a finire la frase perché sia la sua attenzione che quella del tipo che le sta davanti viene attirata dal suono di qualcosa che forse si è rotto. Si voltano entrambi con gli occhi spalancati, giusto il tempo per vedere il bulletto tenersi il naso. « Gli hai.. dato un pugno.. » « Ti ho dato un pugno.. » « Mi hai dato un pugno.. » «Gli hai dato un pugno!» « Ti ho dato un pugno! » « Gli hai dato un pugno!! » « Gli ho dato un pugno! » « Mi hai dato un pugno!! » «Ti ha dato un pugno!» « Cacchio che maleeeeeeeeeee! Ma di cosa ce l'hai fatta, la faccia? » « Tu. Sei. Morto. » « Mi sembra piuttosto ragionevole. ..- Carrie? SCAPPA. » Con un movimento rapido del braccio, approfittando della confusione di quel momento, la Tassorosso tirò fuori la bacchetta, puntandola verso il tipo che si era appena preso il pugno. «Accio Mr. Bacon!» il coniglietto di pezza scivolò via dalla mano del ragazzo -forse ancora rintontito dal pugno ricevuto- e la ragazza lo acciuffò al volo solo un attimo di prima di prendere la mano di Jessie e trascinarselo dietro, correndo a perdifiato verso l’uscita del negozio di dolciumi. Svoltò un corridoio, poi un altro. Tese la mano in avanti per aprire la porta uscendo all’aperto. L’aria era frizzante sulle sue guance arrossate. Si infilò in un vicolo, continuando a stringere la mano del compagno di Casa, sperando che non fosse troppo confuso dallo scontro e riuscisse a stargli dietro. Correva e correva, infilandosi in un vicolo dietro l’altro, come un topolino. Decise di guardarsi alle spalle solo dopo un po’. Arrestò la corsa quando si accorse che nessuno li stava più seguendo. Forse li avevano persi di vista, forse si erano arresi. Lasciò la mano del ragazzo e se la poggiò sul petto, concentrandosi per riprendere fiato. «Stai bene?» Ti prego dimmi che stai bene! «Non ti hanno fatto troppo male, vero?» Annaspò, avvicinandosi a Jessie ed ispezionandogli il viso come a volersi assicurare che stava bene. Poi, quasi come se fosse un modo per scaricare la tensione, i suoi respiri profondi si tramutarono piano piano in risolini ed infine scoppiò a ridere. «Per tutti i folletti della Cornovaglia, gli hai dato un pugno!» esclamò come se la cosa non fosse stata abbastanza ovvia. «Merlino, li hai visti che facce? Sembravano due Troll più rincitrulliti che mai!» Piano piano, poi la sua risatina si affievolì. «Grazie Jessie. Sarò sempre in debito con te.» Strinse il coniglietto di peluche al petto. «Io e Mr. Bacon, naturalmente.»

     
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