Just breathe

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    white hawk
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    Colpisci. Para. Schiva. Affonda. La lotta, per Griffith, era come una danza: precisa e aggraziata. Aveva imparato i passi fin da piccolo, eseguendoli come se leggesse da un manuale e ne ricopiasse le istruzioni. Poi col tempo era diventato naturale, e quel metaforico manuale da cui aveva ormai appreso tutto era stato buttato via. Ogni tanto, quando passava di fronte allo studio di danza di Hogsmeade, il Corvonero si fermava a guardare quei corpi in movimenti dietro le vetrate: li studiava con attenzione, traendo un piacere estetico da qualcosa che a primo occhio poteva sembrare distante anni luce da lui, ma a cui si sentiva affine su un livello spirituale. Aveva notato qualcosa, in quelle persone, in quegli studenti che tenevano gli occhi fissi sull'insegnante cercando di copiarne i movimenti. Non respirano. Trattengono il fiato ad ogni passo. Era normale, lo aveva fatto anche lui, agli inizi del proprio addestramento da cacciatore. Ogni movimento risultava rigido e meccanico perché ci si concentrava troppo sul come attuarlo, forzando l'azione sul muscolo. Ma la tensione muscolare riduce la capacità respiratoria e alla fine il movimento ne risente. Il momento in cui inizi a combattere è lo stesso in cui inizi a ballare: quando ti ricordi di respirare. Per Griffith quel momento era arrivato straordinariamente presto, facendolo immediatamente saltare all'occhio come un talento naturale tra i cacciatori. E si vedeva, era evidente nel suo modo di muoversi: come se fosse più leggero di una piuma e i suoi arti fossero fatti d'acqua. Nella lotta era completamente a suo agio, e a modo suo, in certi momenti, la vedeva come un'attività quasi intima - una che gli permetteva di conoscere l'altro. Anche così, lui e Vivienne erano diventati amici: allenandosi. E probabilmente, di lei aveva capito più in quei momenti di quanto non avesse compreso tramite ciò che gli raccontava. Quando si ritrovarono con i coltelli puntati alle reciproche gole, Griffith si abbandonò ad una risata cristallina. « Stai migliorando un sacco, lo sai? » Disse, facendo un passo indietro mentre riponeva la lama nella cintura. Non era facile che Griffith si abbandonasse a simili complimenti, semplicemente perché non era solito mentire per carezzare l'ego altrui. Si mise a sedere a gambe incrociate sull'erba, prendendo qualche sorso dalla bottiglia d'acqua prima di stendere anche la schiena sul prato verde smeraldo. Il cielo sopra Inverness era limpido quella mattina: un'occasione più unica che rara per stare all'aria aperta senza venir colpiti da un'acquazzone improvviso. Non c'era da stupirsi che tutti in città fossero di buon umore: quella sera avrebbero potuto festeggiare il capodanno all'aperto, ammirando i fuochi d'artificio e cimentandosi nelle tradizioni dei cacciatori. « Rimarrai a festeggiare qui stasera? » le chiese sulla scia di quelle considerazioni, volgendo lo sguardo al viso di lei come a volervi leggere una risposta prima di sentirla. « Non ti vorrai mica perdere i vecchi cacciatori che cercano di corrompermi per convincere mia sorella a rimanere incinta?! » Ridacchiò, scuotendo il capo come poteva da quella posizione. Assurdo. Come se Beatrice avesse il tempo di star dietro a una gravidanza e poi a un poppante. « E poi non abbiamo festeggiato il tuo compleanno. » Ed era lì, che Griffith voleva veramente andare a parare. Da che si conoscevano, Vivienne e Griffith avevano sempre condiviso certe occasioni..tranne quell'anno. Rimase in silenzio, scoccandole poi un'occhiata eloquente. « Me lo vuoi dire tu o devo farti il terzo grado? »

     
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    don't let them kill the wild animals inside of you

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    Era più concentrata che mai, Vivienne: per la prima volta non assecondava la tentazione di arrendersi in silenzio già dal principio, sapendo che Griffith fosse uno dei pochi ad essere in grado di colpirla per spedirla sul pavimento e nel giro di una frazione di secondo. Tutti ad Inverness un po' la temevano, ma non per le motivazioni che avrebbe sperato lei: era gracile, ma aggressiva, decisa, ma imprevedibile. Una testa calda, dunque per la maggiore la evitavano, o pensavano di passare del tempo con lei per riuscire a sottrarle un po' del rischio suicida con il quale vinceva gli incontri. E per quanto Vì ci avesse provato, per quanto avesse sperato che Griffith, nonostante fosse di fatto il suo amico più caro, non si accorgesse delle falle nel suo modo di combattere, una personalità lucida ed equilibrata in ogni movimento come la sua non sarebbe riuscita a non capire quanto il suo approccio potesse essere più pericoloso che vincente. Ma ci stava provando, Vivienne. Lo guardava negli occhi, con i suoi un po' verdi e con quello un po' castano di destra, senza accennare a distogliere lo sguardo, respirando a fondo giù, dov'era il diaframma. Fu un attimo prima che il polso della Grifondoro, attaccato ad un braccio leggermente più muscoloso di qualche mese prima, saettasse verso la sua gola e si ritrovassero pari, in uno stallo alla messicana. Forse per la prima volta, in maniera così rapida e precisa. « Stai migliorando un sacco, lo sai? » Sbuffò scherzosamente, Vì, abbassando gli occhi e sorridendo, mentre qualcuno intorno a loro riprendeva a passeggiare lontano, sull'erba tagliata. « Sarebbe strano il contrario, che dici? » gli domandò con evidente aria di sfida, fermandosi ad accarezzare per un momento la lama tagliente per percepirne con il tatto la parte più affilata, mentre si metteva a sedere anche lei sull'erba, proprio di fronte all'ex Corvonero. Continuava ad accarezzarla, attenta a non tagliarsi, più silenziosa e pensierosa che mai, dimenticandosi anche dell'importante piccolo traguardo appena raggiunto. In un altro momento Vivienne avrebbe gridato ai quattro venti di essere arrivata a minacciare la gola di Griffith Morgenstern, ad Inverness, in una giornata qualunque di fine dicembre. « Rimarrai a festeggiare qui stasera? » Incrociò per un attimo il suo sguardo, intenso e chiaro, ma lo riabbassò di nuovo, per evitare che l'amico potesse intuire i suoi pensieri. « Non lo so, non credo Griff. Ho bisogno d'aria, se questa cosa può avere un senso. » gli disse, continuando a girare la lama tra le dita per scrutarne i piccoli particolari, compresa l'incisione con le prime lettere del nome della madre sull'estremità inferiore. MD. « Ti inviterei io a venire con me a Parigi, ma so bene che cosa ti trattiene qui e capisco. Mi dispiace che tu non abbia ancora visto la mia patria-che c'è, cos'hai contro i francesi? » chiese sarcastica spingendolo più vigorosamente possibile sulla spalla per gioco, allungando poi le gambe fasciate in un paio di stivali neri proprio davanti a lei, attenta affinché non sporcassero la divisa da allenamento di Griffith. « Non ti vorrai mica perdere i vecchi cacciatori che cercano di corrompermi per convincere mia sorella a rimanere incinta?! » Sgranò gli occhi, Vivienne, al pensiero che quell'anno i molestatori erano arrivati addirittura a lei, sua amica, per tentare di fare la corte alla lycan alpha per cui quasi tutta Inverness al completo provava rispetto e fascinazione. Lei, anche piuttosto discreta e sobria nella manifestazioni d'affetto in pubblico e di certo la meno adatta per vestire i panni del messaggero amoroso e convincerla a sposare qualche rozzo lycan invaghito di lei come tanti. « Ogni anno è sempre peggio. Fortuna che Tris non ha bisogno di guardie del corpo, perché se no andavate falliti sul serio » Come fate a non ucciderli in massa, avrebbe voluto chiedergli, sapendo quando queste "invasioni" potessero disturbare un tipo come Griffith, che si era ritrovato più volte a difenderla da qualche indesiderato individuo. Ma Vì sapeva bene che Tris non avesse un granché bisogno di aiuto per quel genere di cose, a differenza sua: per salvaguardarsi anche da pericolo più nero sarebbe dovuta andare in giro perlopiù costantemente con faretra, arco e frecce, cosa, ecco... non del tutto pratica, o che potesse facilmente passare inosservata. « E poi non abbiamo festeggiato il tuo compleanno. » Hai ragione, pensò, abbassando nuovamente lo sguardo, sbattendo più volte le ciglia mentre cercava qualcosa da dire che non sembrasse una scusa, una falsità. Non a lui. « Me lo vuoi dire tu o devo farti il terzo grado? » Scosse la testa all'istante per dirgli che no, non ce n'era bisogno: sorrise nello scoprire l'interesse profondo dell'amico e ma subito tornò seria, all'idea di rendere reale il segreto che aveva custodito fino a quel momento. « Non sto bene, Griff. » ammise finalmente a voce piena, allacciando subito il suo sguardo da terra, dov'era rimasto fermo ad fissare l'erba fino a quel momento. « Penso delle... cose...mangio poco e... » Non l'ho detto a nessuno, bada. « ...delle volte non mi vengono più nemmeno le magie più semplici. » Si sforzava di non cacciare fuori le lacrime, di tenerle dentro dov'erano ormai abituate a congelarsi, oltre la coltre di freddezza che aveva messo su da tempo. Ma il suo occhio di due colori diversi traballava e le sue palpebre tremavano, senza possibilità di scappare dallo sguardo vigile di Griffith. Vivienne si guardò intorno, per confermare ai suoi sensi che nessuno potesse essere così vicino da origliare le loro conversazioni, che sapeva avrebbero fatto venire l'acquolina in bocca a qualunque abitante di Inverness fosse anche solo di passaggio. I cazzi di Griffith Morgenstern valevano parecchio, lì intorno. « Non so, magari sono malata, soffro di qualche... scompenso magico? Può essere? » Domandò, come se lui potesse darle tutte le risposte che cercava, continuando a parlare con un blocco sullo stomaco che le impediva di menzionare anche i suoi interessi dell'ultimo periodo, di come la magia oscura la stesse affascinando più del previsto e del consentito. Magari ci arriviamo con calma. « Per questo sto riversando tutto sugli allenamenti. Per questo ho bisogno di... non pensare, sai... a tutto. Alla mia vita qua. » Solo l'addestramento conta. Solo per quello, per te e per il compleanno di Tris sono tornata qualche giorno ad Inverness. « Ma non dirlo a nessuno, non vedono l'ora di sapere una cosa del genere - per carità! Pensa che mi ha chiamata una mia compagna del corso Auror solo per farmi incazzare. Mi ha detto che Johnny mi tradisce. Sanno che non stiamo insieme, ma sapevano quanto mi avrebbe dato... fastidio, saperlo » Disse, alzando gli occhi al cielo per osservare le poche nuvole che si stanziavano sopra le loro teste e perdersi un po' lontano da lì, lontano da lei stessa. Griffith era l'unico a sapere che avesse perso la verginità col Grifondoro e non con Aidan Joyce, con cui era stata fidanzata ad Hogwarts. E sapeva anche quanta poca stima avesse di lui, sebbene continuasse a scaldarsi nel suo letto più di quanto le piacesse ammettere. « Non voglio che pensino che io sia debole. » Ma non parliamo di me che non so nemmeno da dove iniziare. « Tu piuttosto, come stai? Non mi va di parlare di questo. »
     
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