{CHAPTER FIVE 2.0} you shoud see us in a crown

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    dauntless

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    « Sicuro che non vuoi ti passi a prendere? » Rimase in silenzio per un istante. « Sicuro, daddy. » rispose, sottolineando quella parola con un palese tono sarcastico. « -..Okay. Abbastanza cringe » Rise. « No, dai, solo un po' homo. Ma ci può stare. Faccio questo effetto. » « Muovi il culo che Tris si incazza, se ritardiamo. » « Tranquillo, sono mh..da queste parti in ogni caso. » E in effetti, Raiden, da quelle parti - seppur un po' alla larga - c'era davvero. Quando era stato convocato ad Inverness, il giovane Yagami aveva deciso di unire l'utile al dilettevole e partire con una giornata d'anticipo. Lui, uno zaino in spalla, una tenda da campeggio e le Highlands: un sogno. Aveva sempre amato fare quelle piccole fughe nella natura e così aveva deciso di cogliere l'opportunità per farsi una breve escursione e un po' di trekking prima di presentarsi l'indomani in quella famosa città santa che ancora aveva visto troppe poche volte. « Hai perso tempo ad incipriarti il naso? » Per una volta aveva sforato. Raiden, puntuale da spaccare il secondo, aveva fatto ben cinque minuti di ritardo rispetto all'orario concordato con l'amico. Ma aveva una buona ragione. « Scusa. Ho chiesto a Verlac di prestarmi la doccia. » Sebbene avesse colto l'ironia, si sentì comunque in dovere di giustificare il proprio ritardo, probabilmente per una questione di abitudine. Abbassò tuttavia lo sguardo sui propri vestiti: una tenuta da cacciatore. « Ha deciso di prestarmi anche l'armadio. » Pausa. Rivolse un'occhiata a Rudy. « Detto tra noi: mi sono sentito molto giudicato. » Forse perché i suoi pantaloni avevano tre dita di fango quando era entrato in città e la felpa sembrava aver visto tempi decisamente migliori, oltre che molto lontani.
    Una volta entrati furono diversi i visi noti coi quali Raiden si scambiò veloci cenni di saluto, avvicinandosi poi alle sedie più prossime al palchetto sul quale Beatrice li aspettava tutti. A lei rivolse un cenno più contenuto, dai tratti quasi formali. « Ben svegliati raggi di sole! » Ridacchiò, salutando Sam con una veloce pacca sulla spalla prima di adocchiare le sedie per capire dove prendere posto. « Sto io in mezzo. Così non fate le fidanzatine gelose. » Sospirò, esternando un'occhiata indignata. « Ottima scusa per sfoggiare le tue trophy wives a tutto il branco. » Quando Beatrice iniziò a parlare, tuttavia, Raiden si azzittì immediatamente, portando tutta la propria concentrazione su ciò che l'alpha aveva da dir loro. I punti, in sunto, erano due: la riattivazione delle Logge e la Ribellione. Della seconda, Raiden si curava poco: non c'entrava nulla in quella guerra, e forse nemmeno ci voleva entrare più di tanto. Avrebbe dato una mano come poteva, sì, ma non intendeva nemmeno imbarcarsi in una rivoluzione che con lui non aveva nulla a che fare e di cui sapeva ancor meno. Senza contare che ogni azione fuori dagli stretti argini della legge avrebbe potuto mettere in serio pericolo il suo status da rifugiato politico, portandolo a conseguenze ancora più gravi del semplice venir sbattuto fuori dal paese. Rischierei di essere spedito in Giappone e giustiziato per alto tradimento. « Potremmo pensare a creare nuovi santuari. Hogwarts in primis, per evitare che si verifichi un'altra carneficina come quella del lockdown, che ha colpito i più impreparati nella nostra società. » Furono tuttavia quelle parole a risvegliare il suo interesse, nutrendolo ulteriormente in seguito ad altri interventi che portarono i suoi pensieri su una scia ben particolare di considerazioni. Era scioccato dalle informazioni che stava raccogliendo. Impreparati. Dunque in questi tre anni non è stato fatto assolutamente nulla? Tarallucci e vino. Non si capacitava di come il Ministero Inglese e ancor più Inverness avessero potuto permettere che si arrivasse a quel punto: con le Logge alle porte e una stragrande maggioranza della popolazione ben lontana dall'autosufficienza. A quei pensieri, un sentimento di rabbia mista a frustrazione cominciò a montargli nel petto, portandolo a serrare la mascella mentre rimaneva in silenzio per ascoltare gli altri interventi. C'era qualcosa, in quella consapevolezza, che lo colpiva un po' troppo a fondo, ed era il confronto col proprio paese; un paese in cui la gente comune - prima, durante e dopo la guerra - non era stata addestrata, rendendola a tutti gli effetti dipendente dall'esercito. Ma quella era una dittatura.
    a6BD4FM
    Era un metodo per mantenere il potere: perché se la gente non sapeva difendersi da sola, allora doveva necessariamente affidarsi a noi, legittimando il potere stesso che esercitavamo su di loro. La paura li teneva sotto scacco perché nessuno gli dava gli strumenti per svincolarsene, chiedendo poi anche cieca fedeltà e gratitudine in cambio. Io ci sono arrivato troppo tardi, a capire che non stavamo facendo un favore a nessuno se non noi stessi. Ed è orribile, ma almeno ha un senso. Qui invece? Qui non c'è nessuna dittatura, c'è solo lassismo.
    « Tu pensi di poter fare qualcosa, al Quartier Generale? » Venne momentaneamente distolto dai propri pensieri tramite la domanda di Rudy, verso il quale si voltò, annuendo appena. « Posso tenere aperti occhi e orecchie. Non assicuro nulla, ma ho potuto constatare che la gente non fa troppo caso a una matricola straniera. Potrebbero farsi scappare qualcosa. » Lasciò quindi che altri finissero i propri interventi prima di alzarsi in piedi per prendere parola, serio in volto come la morte. Si portò la bacchetta alla gola, castando un Sonorus. « Scusate, ma vorrei essere sicuro di aver capito bene. » Fece una pausa. « Da questi discorsi ne devo evincere che i ragazzi di Hogwarts siano impreparati? E i civili? Anche loro lo sono? » Si guardò intorno, leggendo un generale cascare dal pero da parte di molti. Io non ci credo. « Nulla? Non è stato fatto nulla negli ultimi tre anni? Non lo so: dei corsi ad Hogwarts, addestramenti, informazione.. Niente? Le Logge hanno letteralmente sconvolto la vita di tutto il mondo dall'oggi al domani: come si poteva, non so, dare per scontato che se ne sarebbero semplicemente rimaste buone per sempre? » Pose quell'ultima domanda con una nota esterrefatta nel tono di voce, come se non riuscisse a capacitarsi di come la gente potesse essersi adagiata così tanto sugli allori. Ed è andata pure a culo, perché almeno la memoria di questa gente è relativamente fresca. Ma fosse avvenuto tra cinquant'anni? Tra un secolo? Avreste lasciato le generazioni future a brancolare completamente nel buio? « Da quel che so c'è stata una Restaurazione, no? Ecco. Nessuno ha pensato che forse potesse essere necessario inserire queste cose nei programmi scolastici e addestrare adeguatamente la popolazione? » Fece una pausa. « Cosa c'era di più importante di questo? » Scandì le parole di quella domanda una ad una, senza neanche sforzarsi a nascondere l'implicita accusa che ne trapelava. Sospirò, scuotendo il capo esasperato. « Non metterò becco sulla situazione politica perché non mi compete, ma su questo.. » si guardò velocemente intorno « ..bisogna correre ai ripari. Subito. Creare santuari è fondamentale, ma non si può combattere contro la Loggia Nera armati di acquasantiere e tanta speranza che i più deboli non ne vengano toccati. » Interruppe di colpo il Sonorus, lasciandosi ricadere pesantemente sulla sedia con uno scuotimento del capo, sistemandosi poi la giacca di pelle in un secco movimento nervoso. Herr, wirf Hirn vom Himmel, oder Steine, Hauptsache er trifft!
    [..] « Tu cosa ne pensi di tutta questa roba? » Sospirò, passandosi una mano sul volto e tra i capelli in un moto di frustrazione. « Penso che ci siano tante chiacchiere e poca organizzazione. Ecco cosa ne penso. » Qui tutti sparano la propria per aria come al mercato del pesce. Ribelli sì, Ribelli no, Ribelli forse. Ma Ribelli stocazzo se neanche sull'unico fronte comune si agisce con un minimo di testa. Ci sarà poco da ribellarsi se la Loggia dovesse decimare la popolazione. Aprì bocca per dire qualcos'altro, quando il suo sguardo cadde automaticamente verso il basso, incontrando gli occhi curiosi di una bambina che doveva avere sì e no dieci anni. Riportò gli occhi in quelli di Mia, interrogativo. « Ah si, perdonami. Grace ci teneva un sacco a conoscere tutti i miei amici. Raiden Grace, mia nipote, Grace Raiden. » Sulle labbra del ragazzo andò a stendersi un sorriso più sereno, uno che cercava di contrastare la frustrazione che sentiva ancora in petto. « Ciao! » « Piacere. » disse, lasciando che un guizzo divertito gli colorasse il sorriso quando la piccola stese una mano di fronte a sé, facendosela stringere da lui in tutta serietà. Adocchiò una lama scintillante appesa al cinturino della bambina, indicandola con un cenno del mento. « Bel pugnale. » Almeno tu sai il fatto tuo, Grace. La piccola lo estrasse, rigirandoselo orgogliosamente tra le dita. « Grazie. Me lo ha regalato la nonna per Natale. » Sbuffò una risata dalle narici, inclinando il capo di lato e annuendo tra sé e sé. Ovviamente. « Ma per curiosità.. hai detto qualcosa a Rudy? » Quella domanda lo colse di sorpresa, portandolo a sollevare lo sguardo nelle iridi di lei in un moto di spaesamento. Scosse il capo, aggrottando leggermente la fronte. « No, perché? » Non che sentisse di dover nascondere quella cosa al migliore amico: semplicemente non vedeva perché dovesse parlargliene. « Ah! Mi madre è troppo contenta del voto a Storia della Magia. Ti farebbe una statua! Mi ha messo un bonus sul conto per questa grande impresa. Ti devo una birra. » Scrollò le spalle con un sorriso. « Facciamo così: tieni il bonus, la birra la spostiamo a Giugno e la facciamo diventare una cena se arrivi ai M.A.G.O. con la media dell'Oltre Ogni Previsione. Ci stai? » Un pensiero ritardatario sembrò tuttavia solcare la sua mente per un istante. Hai detto a tua madre che ti ho aiutata? Tuttavia non esternò quella domanda, tenendo per sé quel lieve alone di stupore misto a un vago disagio. Non avrebbe saputo dire perché la cosa lo colpisse in quella maniera strana, dato che per mantenersi dava spesso ripetizioni ed era dunque abituato ad avere a che fare coi genitori altrui, ma nel caso di Mia accadde. Si scrollò comunque di dosso quel sentimento con una certa velocità, passando presto oltre. Sospirò. « Senti..ma ad Hogwarts com'è la situazione? Se ipoteticamente dovessero trovarsi a dover combattere domani - quali sarebbero le loro chance? » Aveva un po' paura a chiederlo, ma a quel punto Raiden non sarebbe stato capace di restarsene con le mani in mano nemmeno se glielo avessero espressamente ordinato. E infatti lui non voleva limitarsi a parlare, ma voleva agire in qualche modo nell'ambito delle sue possibilità. « Io non conosco molto bene Bobbie, ma conosco Ellie. Lavora al Centro d'Addestramento. Speravo di parlarci e vedere se fosse possibile utilizzare gli spazi per addestrare queste persone. Ma c'è bisogno di gente che si metta a disposizione per farlo - e anche di chiamarli a raccolta. » Fece una pausa. « Tu saresti disposta a darmi una mano? »

    Interagito con Rudy, Sam e Mia
    Citate Beatrice, Bobbie ed Ellie

    Perdonate il post lungo: c'avevo roba da dire




    Edited by psychomachia - 7/4/2021, 05:25
     
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    Osserva la folla con una leggera apprensione, mentre la tensione sembra comunque via via scomparire anche se non del tutto. Ok non hai parlato con Rudy; inutile dire che Mia era già partita col piede di guerra in merito. Decide di stringersi nelle spalle scuotendo la testa senza sapere cosa pensare di preciso. « Boh? Vuole parlare. A questo punto immagino si tratti di altro.. speriamo solo non si trasformi nel Potter-Black Match Round Two. » A questa botta non fare una scenata non sarà più una mia preoccupazione e King non sarà l'unico con le palle sfrante. Letteralmente. Lasciò cadere il discorso decidendo di passare ad altro, sorridendo di tanto in tanto nell'osservare Grace non molto lontana già intenta a fare amicizia con altri suoi coetanei. « Facciamo così: tieni il bonus, la birra la spostiamo a Giugno e la facciamo diventare una cena se arrivi ai M.A.G.O. con la media dell'Oltre Ogni Previsione. Ci stai? » Scoppiò a ridere e la risata fu talmente fragorosa che qualcuna delle persone più vicine si voltò rivolgendole uno sguardo piuttosto infastidito. La Serpeverde si coprì la bocca osservandolo apertamente divertita, prima di dargli una leggera spallata alzando gli occhi al cielo. « Certo e magari per settembre avremmo conquistato il mondo. » Va bene tutto, però restiamo realisti. « Oltre Ogni Previsione è.. una roba. » Scuote la testa. « Non ce la farò mai, sono indietrissimo. Una cosa è un voto, un'altra è.. tutto tutto! » E alla fine mi sono anche un po' rassegnata. Prenderò il numero minimo di M.A.G.O. con la sufficienza e addio mondo. Mi accontenterò con un indirizzo di studio mediocre e poi farò la barista su qualche spiaggia, si spera da qualche parte dove le logge non arrivano. Un piano che non poteva proprio andare storto. « Senti..ma ad Hogwarts com'è la situazione? Se ipoteticamente dovessero trovarsi a dover combattere domani - quali sarebbero le loro chance? » Aveva ascoltato tra le righe il suo discorso precedente. Fu quasi automatico gettargli uno sguardo eloquente, scuotendo la testa. « Ha più probabilità di vincita Grace in uno scontro con.. boh.. Rudy. » Un confronto che rendeva l'idea parecchio. « Io non conosco molto bene Bobbie, ma conosco Ellie. Lavora al Centro d'Addestramento. Speravo di parlarci e vedere se fosse possibile utilizzare gli spazi per addestrare queste persone. Ma c'è bisogno di gente che si metta a disposizione per farlo - e anche di chiamarli a raccolta. Tu saresti disposta a darmi una mano? »
    Gettò uno sguardo in direzione di Bobbie; era impegnata a parlare con Beatrice proprio in quel momento. Mia la conosceva poco, ma l'aveva vista combattere. Era assurda, e nonostante non si sentisse da me e avesse a sua volta i suoi trucchi, Bobbie aveva uno stile di combattimento impressionante. « Bobbie è apposto. Cioè non la conosco benissimo nemmeno io, però credo di potermi guadagnare la sua simpatia.. boh.. » Non lo so sulla base di cosa. Forse perché abbiamo entrambe quell'aria da ti-prendo-a-testate-sul-muso-stronzo. « Conviene parlare con entrambe. Ellie ha l'acesso, ma Bobbie ha tanta esperienza. » Pausa; resta per un po' in silenzio piuttosto pensierosa. « Va bene.. facciamolo. » Me ne pentirò. Me lo sento che me ne pentirò. « Però, Raiden.. non farti troppe speranze ok? Voglio dire.. anche io mi sono chiesta - » Quando sono tornata me lo sono chiesta a lungo. Era frustrante vedere la gente comportarsi come se niente fosse successo. « -perché hanno fatto finta di niente. Dico.. il governo, le persone. » Un po' tutti. « Se vuoi dare una mano a persone come Alyssa e.. persino quel coglione di Asa King, ci sto. Però la verità è che Ronnie mi ha raccontato che alla maggior parte delle persone non è più fregato un cazzo di nulla dal giorno zero. Tabula rasa. Ed è così in Inghilterra, in America, da quel che so anche in molti altri paesi nel vecchio continente. Non è una cosa che possiamo fare alla luce del sole e a viso scoperto. I genitori non vogliono vedere i loro figli giocare coi coltellacci e tanta gente ci guarda con diffidenza. Per molti siamo dei selvaggi.. » E probabilmente ovunque ci siano stati percorsi simili a quello vissuto qui non è diverso. « In Inghilterra Inverness ha subito diverse opposizioni. Se vuoi il mio personale parere, credo che siamo stati messi nella condizione di non poter contrattare, prima ancora di poterlo fare - ovunque i governi sapessero di noi. » Forse è comprensibile. Siamo una forza, un esercito, all'interno di paesi che devono mantenere lo status quo. E a quel punto si alza in piedi Mia. Si schiarisce la voce e si si punta la bacchetta alla gola. « Mi sentite? » Ecco perché non parlo in pubblico. « Io sono una studentessa di Hogwarts - praticamente l'ultima arrivata. Però, credo che è importante tenere a mente la scuola.. » Scuote la testa. No. Non la scuola. « - anzi, le scuole. L'ultima volta siamo stati i più colpiti. » Compie una leggera pausa tempo in cui si inumidisce le labbra osservando alcune delle persone attorno a sé, per cercare di scrollarsi di dosso la tensione di un verso e proprio discorso in pubblico. « Io credo che quasi tutti avete ragione. Inverness è una rete. I Ribelli sono un'altra rete. Ci vuole però una rete anche dentro le scuole. E ci serve il vostro aiuto per costruirle. » Si gira verso Pervinca. « Per tenere al sicuro chi non è mai stato costretto a combattere e non vuole nemmeno farlo. » E poi verso Albus. « Per creare nuove isole sicure. » E infine posa lo sguardo su Raiden. « E per preparare altri a darci supporto. » Di scatto Mia si stringe nelle spalle e sorride tra se e se. « Qui oggi sono presenti tante delle persone che in passato ci hanno tenuto al sicuro.. soprattutto nel Lockdown. » Cazzo, siete delle fottute leggende viventi. Forse non vi abbiamo trattati da tali, ma è così. « Abbiamo bisogno di voi.. per ricordare. Ci serve il vostro aiuto, la vostra influenza. » Pausa. « Però forse in primis dovreste ricordarvelo voi, chi eravate. Perché al di là di tutto le persone, soprattutto alla nostra età, di simboli ha bisogno. Ci serve supporto e dei modelli. Altrimenti nessuno ci ascolterà e diventeremo solo l'ennesimo problema. » Detto ciò si sedette incrociando le braccia al petto. Fammi sotterrare ti prego, non parlo mai più.



     
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    Scende i tre scalini del portone di casa raggiungendo l’auto che si era fermata davanti casa. « Detto tra noi, hai fatto bene a restare qui. Avrei fatto la stessa cosa se non vivessi con mia madre. «- ma non vivi con -» Sinceramente se vivere a Inverness significa farmi rompere le palle pure quando vado al bagno, thank you, next! » Una volta dentro la macchina lussuosa affittata da Valérie e Benji la sua attenzione viene catturata subito dalle parole della bionda. Sa di averla vista al college, ma la conosce veramente poco. Aveva acconsentito a quel passaggio solo perché casa sua ad Inverness veniva di passaggio per il luogo dove erano diretti: « E’ dal giorno dopo il Golden Match che sono tornata. » Aggiunge cogliendo al volo lo sguardo di Benji e gli fa un cenno con la mano come a voler dire lascia stare, il discorso finisce qui spostando infine lo sguardo verso il finestrino e i vari vialetti che scorrevano veloci per il movimento dell’auto. « Ah.. a proposito. Se la beccate, ora vivo con Cael, sia chiaro. Così almeno smette di dirmi che vivo con un branco di animali. » « Aye. » Non è affatto dell’umore adatto per intavolare discussioni. Quella convocazione improvvisa e quella riunione non presagivano niente di buono.
    Preso posto insieme ai due negli spalti più in alto appoggia la testa al muro di fianco a lei ascoltando le parole della alpha in estremo silenzio. Sente le parole di Valérie che parla con Benji rimanendo ancora nel suo totale mutismo, ma la sua attenzione viene attirata da una frase della bionda: « A me qualcosa è successo.. ma non era il Sottosopra. Era.. diverso. » Gli occhi chiari della scozzese osservano la Harmon: « Diverso in che sens- » «... Val... che intendi per... d-diverso?» Benji era agitato, forse troppo dalla situazione tanto da portare via con sé Valérie lasciando Ellie in sospeso con quella frase. Cazzo Bellow. Sente dietro di sé occhiate di altri Lycan che avevano ascoltato le parole della Harmon. Scrolla le spalle e si alza da quegli spalti per raggiungere alcune persone a lei conosciute, si sentiva bene da lì sopra, ma forse era meglio andare alla ricerca di facce amiche.
    […] Sente gli interventi di Pervinca, Sam ed Erin Scamander, di Albus Potter, Percy Watson e le altre persone che avevano deciso di prendere parola. Non sapeva cosa pensare ad essere onesti. Il solo pensiero di dover rivivere le stesse sensazioni di tre anni fa le creavano nausea e paura, ma quest’ultima non era più come prima e per quello doveva ringraziare Bobbie, che prese parola avvicinandosi a Tris. « Io non conosco molto bene Bobbie, ma conosco Ellie. Lavora al Centro d'Addestramento. […] Tu saresti disposta a darmi una mano? - Bobbie è apposto. Cioè non la conosco benissimo nemmeno io, però credo di potermi guadagnare la sua simpatia.. boh.. » Passa di fianco a Raiden e Mia presi dal loro discorso, sentendosi più che altro nominare dal giapponese: « Già era restia ad allenare me, ma penso che per la causa potrebbe anche farlo. » Si immette nel discorso lanciando uno sguardo ai due: « Le parlerò io se non vi dispiace. » Sentenzia alla fine allontanandosi dai due mentre cercava nella folla Vivienne. Dove sei. Apre il contatto Lycan per cercare l’amica attendendo una risposta che ancora non arrivava. Ritrova finalmente Benjamin e Val che escono seguendo alcuni studenti del castello. Braccia incrociate al petto li raggiunge stringendosi nelle spalle; osserva prima l’ex grifondoro e poi la bionda che ritorna dentro: « Mi avete lasciato da sola, è successo qualcosa? » Ma quella è Alyssa. Si ferma ad osservare le due figure degli studenti che si dirigono verso l’uscita del tunnel. Fa cenno a Benji di seguirla: « Un po’ di aria ti farebbe bene, vieni. » « Vuoi allontanarti? Cerchiamo..mmh, qualche locale? C'è uno Starbucks di merda in questo posto? » « Aye pensi possa esserci uno starbucks nella città santa? In ogni caso non ci sarebbe nessuno, sono tutti qui. » Sempre braccia conserte la piccola lycan osserva Asa che tiene stretto vicino a sé la Carter, si mette a cercare nella tracolla che si porta addosso la bottiglia d’acqua, una volta trovata l’avvicina all’altro studente: « Tieni, spero possa essere d’aiuto. » E poi vedete di rientrare. Sussurra all'orecchio di Asa in modo che solo lui potesse sentirla alzandosi sulle punte per poter raggiungere la sua altezza.


    Interagito con Val, Benji, Raiden, Mia, Asa e Alyssa
    Citati: Bobbie, Tris, Erin, Sam, Albus, Percy e Vivienne


    Edited by RomanceIsÐead - 7/4/2021, 23:39
     
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    Lo sguardo di Noah passò in rassegna tutti i presenti. Era impossibile non notare l'ansia e la paura presente sul volto dei molti, perché anche se Trix non aveva ancora parlato, tutti sapevano perché era lì. È una di quelle sensazioni che alleggiano nell'aria, proprio come l'aria frizzantina poco prima di una tempesta. E quella tempesta stava per arrivare davvero. Non sapevano ancora come, né quando, né con quanta intensità, ma lo scopo di quella riunione, alla fine dei conti, era proprio quello di prepararsi a ciò che sarebbe accaduto. E Noah, sapeva che non si sarebbe tirato indietro in nessun modo, proprio come era successo in passato. Aveva visto il suo ruolo di Auror e di uomo essere messo in crisi prima di capire davvero da che parte stare e dove era la sua lealtà, in quanto sin da quando era bambino, aveva pensato che quel lavoro lo avrebbe aiutato a sentirsi un po' un supereroe, perché gli Auror erano quelli giusti che facevano di tutto per il bene degli altri, vero? Erano coraggiosi, giusti, leali, imparziali. Aveva capito presto che ciò che pensava davvero era soltanto la visione utopica di un ragazzino. Eppure, aveva cercato di riprovarci, di sentirsi nuovamente a suo agio in quel mondo che gli stava sempre più stretto e che gli ricordava molto quello di una setta. Ma per quanto continuava a provarci, si sentiva sempre più un pesce fuori d'acqua, perché le sue ideologie e la sua lealtà non coincidevano più con quella causa che l'avevano spinto a intraprendere quella carriera ormai una decina d'anni prima. « Noah, Kira, Kira, Noah. Immagino vi sia già capitato di incontrarvi. » Sorrise alla ragazza, mentre allungava la mano per potergliela stringere. Non si erano mai presentati ufficialmente, ma avevano avuto modo di sfiorarsi in più di una occasione. « Ciao Kira, prendi un caffè con noi dopo? » Si voltò in cerca di un posto, proprio mentre le parole di Erin Scamander arrivavano alle sue orecchie, proprio come era successo a Bobbie, a giudicare dalla sua espressione e dalle sue successive parole. Si irrigidì leggermente, mentre il suo sguardo si posava su Pervinca. L’astio tra la donna che amava e sua sorella non era un segreto e più di una volta era rimasto in mezzo a questi due fuochi, rischiando di bruciarsi. « Ero convinta però che avessi trovato un modo di tapparle la bocca. » Noah incassò il colpo, scuotendo leggermente la testa. « Non so di cosa parli. » Liquidò il tutto, a dimostrazione che non aveva nessuna voglia di parlare di Pervinca in quella stanza in cui tutti avevano orecchie fin troppo lunghe. Si azzittì non appena Trix iniziò a parlare, ritrovandosi a trattenere il fiato, sentendo in automatico la paura degli altri toccarlo. Lo sguardo si spostò su Pervinca, che non aveva fatto nulla per nascondere quanto quella situazione la terrorizzasse. « Tipo una roba come addestrarli, aiutarli a capire che hanno anche un vero potere oltre allo schifo che c'è di mezzo. » Noah guardò il ragazzo, per poi spostare lo sguardo su Trix.
    aqFnViM
    « Penso di parlare anche a nome di mia sorella nel dire che il Centro di Addestramento è aperto a tutti. Sono disposto a insegnare e aiutare chiunque voglia. » Ovviamente, non voleva chiedere a sua sorella di addestrare tutti coloro che avevano bisogno, ma lui l’avrebbe fatto senza alcun problema. « In questo momento, tutti coloro che gravitano intorno al Quartier Generale Auror, che sono parenti e/o sono stati associati a Byron e Potter in passato o nello stesso presente, e quindi ritenuti soggetti sensibili, verranno allontanati dai loro casi. » Si ritrovò a sorridere amaramente a quelle parole. Lui per primo era stato sollevato da tutti gli incarichi più delicati, ritrovandosi a fare essenzialmente noiosissimo lavoro di ufficio. « Per questo motivo sarebbe opportuno usare le conoscenze che si hanno all'interno, sia per far fronte alle informazioni centellinate che da qui ai processi verranno rilasciate ufficialmente, sia per scoprire cosa effettivamente gli Auror sono riusciti a carpire dal Big Ben. Se in qualche modo quella porta si è riaperta. » Era stato escluso dai piani alti, ma comunque le voci giravano al QGA, se si fosse comportato bene, probabilmente sarebbe stato in grado di guadagnare anche un minimo di fiducia affinchè le notizie più importanti arrivassero anche a lui. « Posso cercare di avvicinarmi a loro per scoprirne di più. C’è sempre un anello debole. » Si stava praticamente offrendo di fare la spia. Non aveva la minima intenzione di rimanere a guardare mentre altre persone venivano arrestate ingiustamente. Semplicemente pensava che fosse inutile rimanere con le mani in mano. Non era pazzo, non voleva un’altra guerra, però pensava che fosse impossibile evitarla.


    Interagito con Kira, Bobbie, Trix (sort of)
    Citati: Pervinca, Erin, Sam
     
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    « Sei sicuro di star bene..? Sei verde. » La voce di Stanley Branwell lo distrae. Sta contando i propri passi, Jessie, con una minuzia che ha quasi del patologico. Con quell'equilibrio super mega precario che si ritrova, non vorrebbe precipitare su chissà quale lycan, e farsi spaccare la faccia tempo zero. Non che pensi male dei Lycan, si intende -che voi sappiate sanno leggere nel pensiero? OMAIGAH, NON PENSO VOI SIATE DEI SELVAGGI, GIURO, VI VI SUPER BI!- ma ce ne sono alcuni, lì dentro, che gli fanno tipo paurissimissima. Cioè boh, l'avete visto quello che gioca anche nei Falcons, quanto cavolo è grosso? O la tipa che c'ha pure il campo d'addestramento, per non parlare della Morgenstern. Lei è anche il super boss finale, cioè se ti sfiora pure per sbaglio ti lancia chissà dove!! « Prontooo? Ci seeeeeeeei? » « Ahhhhhhh! NonfarlomaipiùStan! » Non mi puoi urlare nell'orecchio in un posto pieno di lupi mutanti. CIOE' NO! E' PURE BUIO, SONO LE BASI!! « Sto..-sto bene, è solo che tua mamma alla guida non è che fosse così..- » Oddio, e se mi dovesse sentire? Si blocca, d'improvviso. « Tranquillo, non è che sta sempre puntata in ascolto, eh. ..Cioè, non con chi non le interessa. » « Fiuuu! Che fortuna non interessarle!! » « ..Beh contento tu. Comunque siamo arrivati. Ce la fai a non vomitare? » « Sì, tranquillo, certo che ce la faccio- » Ma no, non ce la fa « -scusamitornosubito »
    « Pssst! Jessie, sono qua! » Qua dove? No Jessie ma tranquifunky. Un genio a non portarti gli occhiali nemmeno ad una riunione super importantissima AD INVERNESS. « Scusi..- Ehm, permesso. Io aspetto eh nessun problema, nessunissimissimo. Fate con calma » Alla fine, tra una scusa e l'altra, ce la fa a raggiungere l'amico. Gli si siede accanto, le mani poggiate sulle ginocchia, mentre si guarda attorno. « Wooo Stan ma hai scelto il posto migliore! Centralissimo! Da qua sembra quasi di poterla toccare la Morgenstern! - » Che detta così.. « Sì, suonava parecchio male. » « Hai ragione. Comunque fighissimo, nemmeno al cinema ho mai..- » Visto così bene. Le ultime parole famose, prima che un bestione di ottanta metri gli si pari davanti. « ..Okay, come non detto- ..Hey, psssst! Ma quello è Scamander dei Cannons? Ommioddio » HO SCAMANDER AD OCCULTARMI LA VISTA, CIOE', QUESTO E' IL GIORNO PIU' BELLO DELLA MIA VITA!! « Sì. STA' FERMO. So che stai per fangirlare, non farlo. -..Fantastico, cazzo, ci voleva pure Black adesso. » « IIIIIIIIIIIIIIIIIK! »
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    Alla fine, fangirling a parte, la Morgenstern inizia a parlare, e piano piano, tutto quell'entusiasmo ben visibile sul volto dell'iperattivissimo Jessie, inizia a scemare pian piano. I discorsi che ne vengono fuori non gli piacciono, non gli piacciono affatto. E man mano che i dettagli vengono aggiunti, uno dopo l'altro, peggiorando ogni secondo che passa, la paura del piccolo Tassorosso sale sempre di più. La Loggia Nera, pensa, lanciando un'occhiata a Stan, come a volerne richiedere un tacito aiuto. La Loggia Nera è tornata. Il solo pensiero, lo terrorizza più di qualiasi altra cosa. Gli blocca il respiro, gli fa tremare le gambe e battere il cuore all'impazzata. Pallido in viso e con le mani tremanti, dunque, afferra il cellulare. Ricerca la chat di Tony, la sua migliore amica, e tenta di scrivere qualcosa, disperatamente. Ma il t9 non sembra esser dalla sua parte, storpiando ogni sua parola, e quando finalmente riesce ad inviare qualcosa di sensato, è la connessione, a fare la sua parte. Laggiù non prende, non prende neanche per sbaglio, e forse Jessie doveva anche aspettarselo. Allora si alza di scatto, il panico che si impossessa di lui, gli occhi pieni di lacrime, all'improvviso. « Scusate..Per favore.. » Vi prego, spostatevi. Implora, la voce flebile, quasi inudibile. Ricerca con lo sguardo la professoressa, il suo unico appiglio certo lì dentro, e -spaesato come non mai- si dirige velocemente nella sua direzione, le gambe che continuano a tremare, le labbra completamente sbiancate. Non piangere, non piangere, non piangere, si ripete mentalmente, non appena la sagoma della donna si palesa dinnanzi ai suoi occhi. Indefinita, a causa delle lacrime che gli impediscono la visuale. La guarda, mordicchiandosi il labbro inferiore e stringendo i pugni. « M-mi s-s-scusi prof.. » Tira su col naso, calando lo sguardo. « I-io non mi sento tanto..-tanto bene. Q-quando torniamo al castello? » Ma è a quel punto che, alla fine, e nonostante tutti i suoi sforzi, scoppia a piangere. Le manine a cercare di asciugarsi gli occhi, i singhiozzi incontrollabili a scuotergli il petto. « V-v-voglio tornare a casa, pe-perfavore, ho p-pa-paura »
    L'utilità di Jessie in questo post è da premio nobel.
    Interagito con Stan (ormai nostro png prefe) e Pervy
    Nominati: Tris, Bobbie, Sam e Tony (per telefono)
     
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    Se ne sta ferma in un angolo, la Mi'raj, attenta a non avvicinarsi neanche per sbaglio a nessuno. Le braccia incrociate, la solita espressione scocciata dipinta sul viso squadrato. Richiamata all'appello dalla Morgenstern, non sa nemmeno lei, cosa effettivamente ci faccia lì. Seppur facente parte del branco infatti, l'egiziana si è sempre tenuta in disparte, per un motivo o per un altro. Per un lupo solitario come lei, dopotutto, sempre troppo schiva per esser anche solo avvicinata, non è mai stato semplice integrarsi. « Qual'è il tuo cazzo di problema? » ..Ecco, appunto. Se vi stavate chiedendo -come se non fosse già abbastanza evidente- quale possa essere il suo problema sulla questione (a parte una vagonata di traumi infantili repressi che, tranquilli, non staremo qui a raccontarvi!) beh..C'è ancora bisogno di farlo? Lo sguardo, truce, trapassa da parte a parte un ragazzetto che le passa accanto, fin troppo velocemente, fin troppo vicino. Ed aggiungerebbe anche dell'altro, la lupa, ma per fortuna -fortuna per il poverino, s'intende- è in quel momento che un volto conosciuto, in mezzo a tanti altri, cattura la sua attenzione. Alza lo sguardo, mentre la sagoma longilinea di Barbara Herondale si materializza sotto i suoi occhi. E quasi -specifichiamo, quasi- sorride nel vederla, Kira. Tra tanti, Bobbie è stata forse l'unica, lì dentro, alla quale si sia mai sentita simile. Con la quale si sia mai trovata a proprio agio, in quelle intrusioni giornaliere e senza permesso alcuno dentro la sua testa causate dal legame di quel branco lontano, sì, ma sempre troppo vicino. Quindi la saluta alzando la mano, due o tre dita che si muovono a mezz'aria, mentre finalmente si stacca dal pilastro -uno dei più nascosti e poco illuminati- che l'ha tenuta in equilibrio fino ad ora. « Ti è stata puntata contro una pistola per farti essere qui? » « Praticamente? . » Non si offende a quelle parole, Kira, ma anzi un'espressione quasi divertita si palesa sul suo volto imbronciato. In fondo, in un'amicizia tra due individui quali Barbara Herondale e Kira Mi'raj vi aspettavate davvero qualcosa di..mh, convenzionale? « Te invece? Ti hanno sequestrata contro la tua volontà? » « Noah, Kira, Kira, Noah. Immagino vi sia già capitato di incontrarvi. » E' a quel punto che l'attenzione si sposta sull'altra sagoma lì presente, che Kira -abile per com'è sempre stata ad ignorare volutamente la gente- ha trascurato fino ad ora. Ma è costretta a voltarsi, seppur con uno sbuffo, che tenta -inutilmente- di trattenere. Lui allunga la mano nella sua direzione, e per qualche momento la giovane fissa Bobbie, eloquente, come a volerle chiedere "che devo fare? La devo stringere?" e alla fine lo fa, ma solo perchè si tratta di suo fratello. Sorride, tirata. Sì okay tanto piacere e tante belle cose ma mo non ti allargare, che già mi hai rotto le palle abbastanza quando mi spuntavi nella testa ogni due per tre pure tu assieme agli amichetti tuoi. « Ciao Kira, prendi un caffè con noi dopo? » « Il caffè mi fa cagare » Andiamo. E' il fratello di Bobbie. Non ti ha fatto niente di male fino ad ora. Andiamo. « ..Cioè, volevo dire. » Ma perchè. Perchèèèèèèè! « Mi farebbe piacere, grazie » Ma non completa la frase, l'egiziana, che si ritrova improvvisamente catapultata in quella giostra di visioni che non le appartengono, il viso di Erin Scamander che si materializza sotto il suo sguardo. «Frega un cazzo se ti sente: le sta bene, guarda! Anzi, diglielo!» « Cazzo, Erin è la tua..- » -Non mi ricordo come cazzo si dice. Domanda a Bobbie, una volta tornata in sè. « Ed io che pensavo d'essere sfortunata, nella vita.. » Ride.
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    [..] Quando i discorsi hanno inizio, Kira se ne resta lì, in silenzio. Molte sono le cose da dire, ma altrettante quelle che non capisce. Non le ha vissute d'altra parte, la lupa, non in prima persona, e per questo motivo, non si sente in grado nè nella posizione di esporre giudizi o pensare soluzioni. Lei quella guerra non l'ha combattuta, non all'attivo perlomeno, ed è per questo motivo che non si sente particolarmente colpita da quella situazione. Non che voglia una guerra, questo è chiaro, nè tanto meno riprecipitare nell'Upside Down, semplicemente -fino ad ora- non è mai stata la sua guerra, quella. Perciò, quando le direzioni di quei discorsi sembrano annodarsi tutte sulla stessa questione, e cioè l'addestramento dei più indifesi, Kira scuote la testa, confusa. « Scusate » Dice. Non amplia il proprio tono di voce, perchè non le interessa che tutti la sentano. Si limita piuttosto a chi ha vicino, ed al resto del branco, che sa essere comunque collegato, in un modo o nell'altro. « Arresti a parte, perchè parlano tutti di addestrare, combattere, fare roba quando..- Il problema alla base starebbe nel recuperare gli Strumenti Mortali? » Piega la testa di lato, confusa « Cioè, insomma, non avrebbe più senso impegnarci prima a trovare quelli, piuttosto che mobilitarci già da ora per una guerra che potrebbe essere evitata a priori? » Boh. Magari non ci capisco un cazzo. Ma chiedo.
    Scusatela, ma è un po' la Jon Snow della situa
    Interagito con Bobbie, Noah ed il branco in generale alla fine
    Nominati Erin e Tris
     
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    « E ne moriranno altri. Molti altri. È scritto e accadrà. » Sarebbe potuta sembrare un'altra delle tipiche situazioni affollate in cui Vivienne arrivava in ritardo, o programmava la sua entrata ad effetto, comparendo in medias res ad evento già iniziato. Non per malizia o pigrizia, non era da lei: piuttosto, per farsi scivolare addosso le responsabilità del caso. Per quanto fosse vicina ai lycan di Inverness, Vivienne era di fatto la più piccola tra i grandi - di statura e di impegno politico, povero e piuttosto ridotto a scopi del tutto personali. Ma quella volta tutto era diverso. Ascoltava, la Grifondoro, ascoltava profondamente le parole dell'alpha, nascosta dentro un cappuccio che le copriva la lunga chioma castana e con gli occhioni bicolore che spuntavano dall'ombra. Avrebbe voluto cercare un ricordo felice in cui rifugiarsi ogni qual volta la Morgenstern nominava situazioni e concetti rimossi a forza dalla propria mente, che adesso tornavano a farsi largo in una realtà che si tingeva di colori sempre più scuri. La pace con sé stessa, evidentemente fittizia e tanto agognata, che s'era portata appresso pure le sue capacità basilari di fare magia, appariva alla Duval più lontana che mai. « Parliamone insieme e parlatevene tra di voi. Tra un'ora la metteremo ai voti per alzata di mano. » L'ultima parola di Beatrice prima del silenzio la riportò sulla terra, ad Inverness, lì, nascosta in mezzo a quella folla gremita composta da lycan e sin eater. Come risvegliata di soprassalto, l'impulso di parlare la fece quasi alzare in piedi, scoprirsi dal mantello e attirare l'attenzione su ciò che aveva da dire; placò l'istinto con la stessa violenza con cui era arrivato, mobilitando ogni muscolo per tenere a freno il suo esile corpo. Seduta lì dov'era, non lontano da gli amici che beccava spesso tra quelle mura o al College. « Chiudere le Logge è sicuramente la priorità, ma è altrettanto importante assicurarci che chiunque le appoggi - o anche solo che le favorisca inconsapevolmente - non ne esca con le mani pulite come l'ultima volta. Anche a costo di un'altra guerra civile. » Ascoltava ma non si muoveva, lasciando che altri corpi di ascoltatori curiosi ostruissero la visuale di lei ai grandi nomi che stavano prendendo la parola dopo Tris. Avrebbe voluto dire apertamente che si trovava d'accordo col minore dei Potter: che piuttosto stavolta sarebbe finita lei ad Azkaban scoccando una freccia nel petto dei traditori, ma chiudendo gli occhi ed immaginandosi con l'arco al Centro d'Addestramento, riuscì a trattenersi. « Non mi fido di quelle teste calde. Credo che associarci a loro potrebbero portare solo guai - a noi, quanto alle effettive possibilità di scagionare i due imputati. » Ed anche Percy aveva ragione, in teoria. Perché Vivienne era una lycan e non un membro dell'organizzazione dei Ribelli, ma comunque una testa calda. E sapeva quanto l'esserlo all'ennesima potenza non sarebbe bastato. « Di affetto e simpatia nei confronti di Byron Cooper e James Potter? » « Esatto. » mormorò a bassa voce, nascondendosi ancora di più nel cappuccio. Perché Percy su quello aveva ragione, la sua coscienza che bramava razionalità non riusciva a spegnere il campanello d'allarme nella sua testa: anche agire con cognizione di causa era un'assoluta priorità. Visto che fare casino e basta la prima volta non aveva funzionato. « Insomma: ci serve un piano. Possibilmente legale. » Sospirò, riflettendo un attimo mentre fissava la pietra sotto i suoi piedi. Fece forza sul piede sinistro per alzarsi in piedi, quando la voce di Rudy la spinse a fare lo stesso passo a ritroso, per ascoltare ancora. « Unirci ai Ribelli, secondo me, non è da escludere. Più siamo, meglio è. Più occhi abbiamo, più braccia abbiamo, meglio è. Per non parlare del fatto che, molti di loro, hanno contatti diretti col Governo, in qualche modo. Se abbiamo bisogno di una breccia nel Corpo degli Auror..Io credo questa potrebbe rientrare tra le soluzioni. » Ecco, esatto. Abbiamo colto il punto. « Rimanere in disparte, per quanto possa allettare qualcuno, credo sia fuori questione. Non da meno per la missione che è stata affidata ad ognuno di noi qui presenti. » Quando fu Bobby a parlare, se possibile le orecchie della Duval si drizzarono ancora di più sull'attenti. Strategia e fuoco, per Vivienne, era la Herondale: l'equilibrio di tutto ciò che a lei ancora mancava e a cui aspirava, come Tris. « In questo momento, tutti coloro che gravitano intorno al Quartier Generale Auror, che sono parenti e/o sono stati associati a Byron e Potter in passato o nello stesso presente, e quindi ritenuti soggetti sensibili, verranno allontanati dai loro casi. Per questo motivo sarebbe opportuno usare le conoscenze che si hanno all'interno, sia per far fronte alle informazioni centellinate che da qui ai processi verranno rilasciate ufficialmente, sia per scoprire cosa effettivamente gli Auror sono riusciti a carpire dal Big Ben. Se in qualche modo quella porta si è riaperta. » Fu in quel momento che, spinta da un moto interno ancora più impossibile da frenare, aveva scelto di palesarsi quando una voce le coprì i pensieri, aprendo il contatto lycan. "Dove sei?" Era Ellie.
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    Chissà dov'era lei, non l'aveva ancora vista - impegnata com'era ad origliare le conversazioni dei grandi, indecisa se prendervi parte o restare nell'ombra. Tentò di guidarla, offrendole indicazioni senza menzionare la sua attuale ubicazione, raggiungendola da dietro quando si trovò nei pressi di un gruppetto di persone attorno all'alpha. Poco più alta della Corvonero, Vivienne non la salutò affettuosamente, rimanendo coperta dal cappuccio scuro che ne ostruiva i lineamenti dolci. « Voglio aiutare fisicamente. Concretamente. » disse e basta, con impeto, sforzandosi tuttavia di tenere bassa la voce. Ricordandosi d'un tratto che magari un saluto prima ci stava, ecco. « Ciao Ellie. Fai finta di niente, come se non ci fossi. Sto provando a vedere quanto me la cavo con la mimesi. » Tipo i camaleonti. Fa parte dell'addestramento, ricordi? Peccato che non fosse l'unica ragione. « Hai presente tutta la situazione del Big Ben di cui parlava Percy? Dice che è sorvegliato dagli Auror. » Pensierosa, voltò il capo verso la Noble, scoprendo appena l'occhio più scuro tra i due diversi. « Beh, sto al terzo anno. Sto per diventare Auror. Sto per avere accesso diretto a tutti i protocolli, fascicoli, progetti. Segreti. Certo, devo guadagnarmi la loro fiducia, ma sarei una codarda a tirarmi indietro proprio ora. » Forse era un'idea avventata, impulsiva, poco razionale e vomitata così (sin eater, scusate la metafora!), senza criterio: ma l'idea di giocare la partita in prima persona era l'unica a rasserenarla, a placare quella paura che si era risvegliata solo al ricevere la comunicazione di quella riunione. Solo a sapere che si era addestrata a sopprimerla per nulla, in tutti quei mesi. Anni, ormai. « E sai benissimo che non c'è niente e nessuno al mondo che potrebbe sradicare dalla mia mente l'obiettivo di veder bruciare la Loggia e tutti i suoi abitanti. Dal primo all'ultimo. » C'era fuoco, fuoco puro nelle sue iridi di colori diversi, ma Ellie non poteva vederli; forse poteva percepirli, o immaginarli. Ricordando che entrambe avevano perso la madre e Vivienne per colpa di quelle stesse entità che se l'erano portata via, privandola di tutto ciò che per lei aveva mai avuto valore. « Mi sentite? » Alzò lo sguardo verso la cugina, con la bacchetta puntata alla sua gola. Dietro, definì la figura di Raiden: che diavolo aveva in mente? « Lo sta facendo davvero? » disse ad Ellie, con un tono di voce che in un altro contesto sarebbe potuto risultare anche un po' sarcastico, sempre stupito. Non quel giorno però. « Io credo che quasi tutti avete ragione. Inverness è una rete. I Ribelli sono un'altra rete. Ci vuole però una rete anche dentro le scuole. E ci serve il vostro aiuto per costruirle. » Giusto, cuginetta. « Abbiamo bisogno di voi.. per ricordare. Ci serve il vostro aiuto, la vostra influenza. [...] Perché al di là di tutto le persone, soprattutto alla nostra età, di simboli ha bisogno. Ci serve supporto e dei modelli. Altrimenti nessuno ci ascolterà e diventeremo solo l'ennesimo problema. » La raggiunse da dietro, felina e rapida, senza ancora scoprirsi il volto. Certa che se qualcuno, per caso, l'avesse notata prima vicina ad Ellie ed ora accanto a Mia, avrebbe potuto far saltare la sua copertura. « Sii il modello di te stessa, Mia. Ma hai proprio ragione, sai? Quando parli dei tuoi compagni. Così piccola e così forte. » le sussurrò con dolcezza, mimandole la forza del suo piccolo bicipite. Per non spaventarla, lasciò finalmente visibili gli occhi alzando il cappuccio, incrociando ora a muso aperto gli sguardi degli altri presenti. « Ragazzi. Albus, Percy, Bobbie. Tris. » Li salutò tutti, seria, notando che Bobby stava sussurrando qualcosa nell'orecchio di Tris. Approfittò dell'attenzione generale ancora rivolta verso la figura di sua cugina per aggiungere qualcosa, aspettando così che la Morgerstern finisse di parlare con la Herondale. « Dobbiamo unirci, avete ragione. Anche se non vogliamo, dobbiamo. » puntualizzò, guardando prima Percy, poi Tris, poi Samuel. Neanche a me frega poi così tanto di James e di Cooper, lo sapete. Ma è quello che dobbiamo fare. « Dobbiamo unirci, secondo me, per poi dividerci ancora. Dopo aver condiviso un allenamento intenso. Di mesi. Alcuni di noi potrebbero andare ad Hogwarts, altri contribuire in altri modi. Stare fermi è qualcosa che non possiamo più permetterci. » terminò ciò che aveva da dire in pubblico, usufruendo subito dopo del contatto lycan per comunicare soltanto a Tris quello che aveva da dire personalmente alla alpha. « Ci mancano pochi mesi e saremo Auror a tutti gli effetti. Tu non passeresti inosservata - tu sei tu, voglio dire! Ma io sì. » Passo sempre inosservata, da quando mia madre è morta ed io sono diventata la figlia di nessuno. « E forse posso farmi aiutare da una nuova conoscenza al Ministero... » Tanto non è che avesse più da perdere poi così tanto, Vivienne. A conti fatti.

    Interagito con: Ellie, Mia, Tris, Tris, Sam, Bobby.
    Nominati: Albus, Rudy, Ades - indirettamente! -.


    Edited by V for Vivienne - 11/4/2021, 22:03
     
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    Ascoltò in religioso silenzioso, Tris, gli interventi dei suoi compagni d'armi; la tensione nelle sue vene crebbe man mano che un intervento dopo l'altro, la sala sembrò appiattirsi su diversi discorsi, più o meno leciti. Rimostranze e lamentele non mancarono. Solo in quel momento si rese conto di quanto poco pronti fossero ad affrontare quanto stava per accadere. Perché a questo punto non è più una questione di sé; ma di quando. E la paura che sembrava smuoversi nelle sue vene all'idea che quanto già accaduto potesse riproporsi alla stessa maniera, se non addirittura peggio dell'ultima volta, la portò a ribollire dentro, chiudendosi ermeticamente in se stessa, diventando impermeabile a qualunque contatto con l'esterno. Chiuse gli occhi ad un certo punto e si lasciò tentare dall'idea di sorvolare le menti del branco, viaggiando attraverso le loro indoli senza soffermarsi su nessuna nello specifico, senza comparire al loro cospetto e senza neanche ascoltare nessuno dei loro discorsi nello specifico. Provò la stessa paura che sembrava divorare alcuni di loro, si ritrovò a provare la rabbia e la frustrazione di altri, e provò un senso di emergenza, un panico crescente, una sempre maggiore dose di incontrollabile smania di alzarsi e disintegrare quella fucina di disorganizzazione. Ciascuno si concentrava su un dettaglio, minuscolo, tentando forse di esorcizzare così l'idea che qualcosa di estremamente grande, al di là delle intime priorità di ciascuno stava accadendo. Non siamo pronti. E per rimettere le cose in prospettiva ci voleva una terapia d'urto. Viene colta alla sprovvista in un momento di quella breve perlustrazione dalla proiezione di Bobbie. « Ho un contatto all'interno. » Osserva per un istante Albus al suo fianco, per rendersi conto che nessuno le sta sentendo, mentre il chiacchiericcio di sottofondo continua. « Si chiama Marian Dixon, era una mia compagna in Accademia ma non è riconducibile a me in nessun modo, allo stato attuale. Non so quanto sia interessata alla causa ma le ho fatto vincere un golden ticket per rientrare nella cerchia ristretta di Collins e quindi mi deve un favore. Posso lavorarci sopra. » Tenta di sorvolare mentalmente tutti i volti visti al Quartier Generale, mettendo a fuoco il ricordo di Marian Dixon. La conosce di vista, ma non si sono mai parlate; d'altronde è difficile che gli Auror trattino i tirocinanti come loro pari. Anche quando la disuguaglianza è basata sul nulla. Un comportamento quello, abbastanza diffusa al Quartier Generale, che colpisce su ogni livello. Tris poi, relegata negli archivi per lungo tempo, ha avuto ancora meno modo di interagire con le leve prima di RJ Moore e poi di Philip Collins. « Accetterò ogni forma di aiuto che possa arrivarci. » Asserì di scatto in proiezione, mantenendo quel contatto ben saldo solo tra loro due. « E' una tua responsabilità però. » Continua lapidaria rivolgendole uno sguardo eloquente. La fiducia verso Bobbie non è messa in discussione, né tanto meno il suo giudizio. Tuttavia, non abbiamo forse sbagliato tutti in passato? « Non c'è bisogno di dirti che anche il minimo sentimentalismo potrebbe risultare letale per la nostra posizione, specie rispetto al governo. » La questione più ostica. Perché se sul combattere le Logge - inevitabili da molti punti di vista - nessuno sembrava tirarsi indietro, non altrettanto si poteva dire su un piano più terreno. Su quello tutti avevano idee differenti sul cosa fare; appiattito per lo più su un fare qualcosa generico e impraticabile. E' finito il tempo di "fare qualcosa". Ora è tempo di decidere e agire. « Il fronte Auror è tuo. Saprai sicuramente muoverti molto più di tanti altri. Utilizza tutti le risorse di cui hai bisogno, ma con prudenza. » E' un lavoro per pochi. Pochi ma buoni. [...] « Ci mancano pochi mesi e saremo Auror a tutti gli effetti. Tu non passeresti inosservata - tu sei tu, voglio dire! Ma io sì. E forse posso farmi aiutare da una nuova conoscenza al Ministero... » Sollevò le sopracciglia piuttosto sorpresa. Più di anno, considerato l'esame finale è relativamente pochi mesi. Una cosa che tuttavia non dice ad alta voce annuendo tra se e se di fronte alla proposta di Vivienne. « Viv, sinceramente.. non credo che diventerò mai Auror. » Asserisce di scatto con una nota leggermente divertita ma anche rassegnata. Me ne sono fatta una ragione. Va bene così. Non mi piaceva neanche. « E non sappiamo neanche come si metteranno le cose per quelli come noi al Ministero. Temo che.. la storia si ripeterà dall'inizio alla fine. » Si stringe nelle spalle con naturalezza. « Restare in ascolto però non guasta, se è ciò che desideri. Dubito che Philip Collins permetterà a un lycan di ficcare il naso nelle scartoffie di un altro lycan. » Non era nemmeno una questione di accanimento. Tutti sanno che i lycan hanno un forte senso di appartenenza. « Parliamone insieme a Bobbie, che dici? Sembra avere una pista anche lei. Vorrei sperare però che saprete scegliere con attenzione le persone a cui affidarvi. » Potreste mettere prima di tutto in pericolo voi stesse, prima ancora di far saltare tutti noi.
    E' uscita per un istante, lasciando che continuassero a confrontarsi. Si accende con mani tremanti una sigaretta, prima di osservare sotto il sole ingannevole di inizio marzo una serie di gruppetti sparsi qua e là. Alcuni sono studenti, altri sono collegiali. Fatti i primi due tiri della sigaretta, si avvicina a uno dei gruppetti schiarendosi la voce; incrocia le braccia al petto e squadra dalla testa ai piedi la giovane Alyssa Carter al fianco della quale c'è Asa King. Intutile dire che Tris non ci ha mai parlato, così come ha avuto pochi contatti con tutto il gruppetto che li circonda. La ragazza sembra leggermente scossa, ma a questo punto Tris è più certa che mai che una terapia d'urto serva, soprattutto ai più piccoli. Per un istante si sente come se fosse tornata in Lockdown, a badare a una serie infinita di bambini urlanti. « Qual è il problema? » Non attende una risposta, mentre getta uno sguardo sfuggente prima a Ellie e poi a Benjamin. Non sono gli unici presenti, e allora prende la palla al balzo per dare il via a quello che di lì a poco si sarebbe svolto all'interno della bolla della città sotterranea. « No. Era retorico, non m'interessa. » Asserisce prima che qualcuno di loro possa rispondere. « Fatemi capire, che idea vi siete fatti di preciso? Pensate di essere in gita? Pensate di andarvene a zonzo e farvela sotto di nuovo? » Corruga la fronte mentre aspira nuovamente dalla sigaretta passando lo sguardo su di loro, alzando la voce abbastanza da farsi sentire anche da qualunque altro gruppetto ci sia lì fuori. « Dentro. » Disse di scatto passando lo sguardo su ciascuno di loro. « Dovete collaborare, essere presenti. Vi ho fatti venire qui per esserci, non per dar spago ai vostri drammini da quattro spicci. » La vena sul collo sembra gonfiarsi appena mentre diventa leggermente rossa in viso. « Qui e in questo modo siete inutili. E sapete cosa succede alla gente inutile? » Scocca le dita stringendo i denti. « Muore. » Pausa. « Rientrate. Tutti. » Nessuno escluso. « I sin eater sono la spalla di qualche stronzo che si sveglierà tutte le mattine per salvare il culo a tutti quanti. E' questo il modo in cui pensate di aiutarli? Siete parte di questa cosa quanto chiunque altri. NOI, SENZA DI VOI SIAMO ZOPPI. » Scuote la testa osservando diversi di loro con sdegno. E non risparmia nemmeno i lycan. « L'ora della merenda è finita. DENTRO! » Non ho più la pazienza di tollerare queste stronzate. Appoggiò la schiena contro una colonna di pietra continuando a consumare la sua sigaretta in silenzio, man mano che le numerose persone uscite confluivano nuovamente verso il foro sotterraneo. Di fronte a lei comparve Byron, a sua volta appoggiato alla colonna dall'altra parte dell'entrata sorridendo tra se e se. « Benvenuta al timone. » A te però risultava tutto più semplice. Sospirò sollevando lo sguardo verso l'alto, mentre aspirava l'ultimo tiro di sigaretta. « Faccio un culo così a tutti quanti. »

    La furia con cui rientrò fu lampante. Non si trattenne dal mantenere aperto il contatto, lasciando che la rabbia e la frustrazione che l'avevano contraddistinta per la prima parte della riunione fosse ben visibile agli occhi di tutti. Si fermò in mezzo alla stanza e non si curò neanche di castare un nuovo sonorus questa volta. Tanto era frustrata che avrebbe potuto urlare a squarcia gola fino a farsi sentire negli angoli più remoti della città. Trovò il grande foro ancora una volta sotto una bolla di chiacchiericcio indistinto. E a quel punto, per attirare l'attenzione di tutti non fece altro abbassare lo sguardo. Si tolse prima i pugnali agganciati alla cintura, uno ad uno; il rumore del metallo si fece persistente. Poi, dopo aver richiamato le lame celate, fece cadere a sua volta ciascuna di essere a terra. In silenzio, mentre lentamente un cerchio ben delienata si creata attorno a sé. Fece altrettanto con i pugnali presenti negli stivali, e ogni pezzo di metallo che aveva addosso, disfacendosi così della leggera corazza della tenuta da cacciatrice che aveva addosso. Un tintinnio dopo l'altro la stanza cadde in silenzio, mentre ai piedi della giovane Morgenstern giaceva ora un cumulo di metallo esanime, inutile. Ecco come mi sento. Lasciò che il silenzio pesasse per diverso tempo nella stanza; un cacciatore spogliato delle sue armi, era la cosa più desolante che ci fosse. Le armi erano alla base del loro credo, ed erano, oltre alla loro natura, l'unico scudo che avevano contro il fungo delle Logge. « Vi vedete? » Chiese di scatto con un tono fermo e pacato, seppur solido, in grado di arrivare fino agli spalti più in alto. « E' così che vi vedo io. » Continuò lasciando loro il tempo di immagazzinare la velata accusa. Un cumulo di strumenti ai vostri piedi e tutto ciò che fate e girare in tondo disarmati come dei novellini. Qualcuno degli anziani, nella tribuna in fondo alla stanza si portò la mano alla fronte. Era chiaro provassero a loro volta un senso di delusione. Non mi stupisco neanche del fatto che non si fidano di noi. Di me. « Quasi tre anni fa siamo stati umiliati durante i tavoli della Restaurazione con un patto che abbiamo dovuto accettare per paura di ammettere che eravamo stati sconfitti. Due anni fa, siamo stati ancora una volta umiliati dopo che Edith Cornelia Brown è morta tra le mura di casa nostra. Nel mentre molti di noi sono stati umiliati da una app arrivata da chissà dove e con chissà quali intenzioni costringendoci a fare cose indicibili. E' passato da poco l'anniversario della morte di Eric Donovan. » Compie una leggera pausa. « Uno dei nostri. Ucciso da chissà chi e chissà dove all'interno di un treno che ci ha ancora umiliati scaraventandoci dall'altra parte del vecchio continente. » Ora conta sulle dita. « Abbiamo perso territori, persone, influenza e rispetto. Da ultima frontiera contro la Loggia siamo diventati delle cazzo di macchiette. » Scosse la testa sospirando profondamente. « Mi stupisce sentirvi parlare in questo modo di Byron Cooper, dubitare della sua innocenza. Là fuori me lo aspetto, qui dentro non lo tollero. Byron Cooper è l'unica ragione per cui oggi il Credo è un Branco. Senza di lui chissà - forse saremmo tutti morti. » E' innegabile che il Branco si è attivato grazie a lui, ed è altrettanto innegabile che il Branco è stato fondamentale contro la Loggia Nera.
    « A tutto ciò si aggiunge una cosa che forse vi è sfuggita, signori. Percival è stato piuttosto chiaro - gli Strumenti Mortali sono spariti. » Sottolinea con sin troppo vigore quelle parole stringendo i denti. Sul momento, non era certa che parlarne in quell'occasione sarebbe stata la cosa migliore. La frittata però è fatta. Stiamo parlando degli Strumenti Mortali, ricordate? Quelle cose che potrebbero far tornare l'Upsidedown in terra nel giro di pochi secondi. « Significa che qualcuno potrebbe premere un pulsante e.. BOOM! Loggia. In questo preciso istante. A quel punto faremo qualcosa? » Sul serio? Un sorriso amaro attraversò il suo volto. « Byron Cooper è uno dei nostri, eppure marcisce come l'ultimo dei delinquenti in prigioni che non sono nostre, giudicato da leggi che non sono nostre. » Lo spirito di comunità a cui Beatrice attinge va al di là della legge dei maghi. In quella non ci ho mai creduto. Guardate dove ci ha portati negli ultimi decenni. Morte. Guerra. Fame. « Devo pensare che andreste con piedi di piombo anche se si trattasse di me? In fondo, in molti mi hanno visto colpire alla schiena Edmung Kingsley. Mi avete visto uccidere ghermidori, inquisitori.. mi avete visto in battaglia. » E io ho visto voi. Siamo un branco di spietati - selvaggi, come ci chiamano loro. « Oppure il vostro è un giudizio ad personam? Se così fosse, come potete aspettarvi che qualcuno conti su di voi? Se non siete disposti a dare la vita per ognuna delle persone presenti all'interno di questa stanza, come potete aspettarvi che i vostri compagni vi coprano le spalle in battaglia? » Non funziona così. « Noi non siamo eroi. Non lo siamo mai stati. Non avremmo mai il riconoscimento degli eroi, quindi smettetela di trattarvi come se lo foste diventati, perché agli occhi del mondo là fuori siete estranei. Siete un pericolo. Ce lo hanno dimostrato così tante volte, che mi sembra assurdo il fatto che dobbiamo ancora parlarne. » La vena sul collo di Tris si sta gonfiando. E' rossa in viso ma non la smette. « Ribelli o non ribelli, ragazzini o non ragazzini, allenamenti o non allenamenti STIAMO MORENDO, GENTE! Adesso. Non domani. Non sono stati i ragazzini a salvarci l'ultima volta, e non lo faranno nemmeno ora. Gli unici ragazzini che ci hanno salvato hanno smesso di esserlo nel momento stesso in cui sono usciti nel Sottosopra con una lama in mano, pronti a morire. Sono quelli che non hanno dimenticato. Possiamo prepararli, ma non è quella la priorità. » La priorità, evidentemente, è imparare a stare di nuovo al mondo, insieme. « Se per tenere al sicuro i ragazzini e chiunque non può difendersi da solo, dovremmo spingere i nostri territori oltre i nostri confini storici, che così sia. » Mi prenderò tutta la fottuta Scozia se serve. Che così sia.. ovunque c'è bisogno di più santuari. « I governi ci sono ostili, le caste e lo status quo ci sono ostili; non escludo che chiunque ci osteggi di continuo si trovi al loro interno. Forse ai vertici o nelle retrovie. Di certo chi ci mette i bastoni tra le ruote esiste. E ne è la prova il fatto che il governo non parla degli Strumenti Mortali, non parla della cazzo di morte di Eric Donovan, arresta Byron Cooper per la morte di una persona che era qui, protetta, al sicuro, finché non è stata uccisa nella notte proprio perché noi abbiamo abbassato la guardia. » Ho pensato davvero che potessimo essere come tutti gli altri, che avessimo il diritto di essere normali, di rendere le nostre città un posto per tutti. « I nostri obiettivi sono gli Strumenti Mortali, tenere a bada le brecce della Loggia come quella del Burlesque - e qui i sin eater sono fondamentali -, rafforzare le nostre difese, allargare i confini per prepararci al peggio. Da domani voglio l'Alveare a pieno ritmo - voglio tutti gli Alveari di Addestramento, ovunque, colmi zeppi; tutti tornano ad allenarsi come se non hanno visto un solo giorno di addestramento. Tutti. » Soprattutto gli esperti. « Dentro le nostre basi, civili e non, sin eater o lycan che siano imparano a combattere, altrimenti siete fuori. Siete inutili. Ci rallentate. » Pausa. « Imparate a convivere, imparate a conoscervi, imparate a fidarvi gli uni degli altri. Intessete rapporti tra voi e trovate persone di fiducia là fuori. Dobbiamo capire chi è nostro amico e chi non. E' finito il tempo in cui il Credo è per voi solo una realtà accessoria. Se lo è, qui non troverete riparo, né una famiglia, né io vi voglio dalla mia parte. » E' finito il tempo di nasconderci. Di vivere di compromessi. Ora torniamo alla ribalta. « Tenete le orecchie aperte. Ascoltate. Ovunque può esserci un pezzo di informazione che può esserci utile per capire cosa sta succedendo. » Si inumidì le labbra abbassando lo sguardo per un istante, lasciando defluire tutta la tensione e la rabbia che aveva accumulato. « Per il resto.. risposte in tasca non ne abbiamo. E non sappiamo cosa succederà neanche domani. Noi, risposte divine non riceviamo, e sappiamo che nulla è gratis quando si tratta delle Logge - » Della Nera e della Bianca. Indistintamente. Un pensiero che decide di tenere per sé. « Però, se non recuperiamo almeno noi stessi, non le troveremo mai. Man mano che le cose andranno avanti è possibile che perdiate altra credibilità.. che la vostra posizione venga messa sempre di più in discussione. Ma qui non la perderete, se avrete la forza di prendere una volta per tutte una cazzo di posizione. » Io ne so qualcosa. E non sono l'unica. Lo sguardo passò su diversi dei suoi compagni. Persone che in un modo o nell'altro erano state tagliate fuori. « Insomma vi ho chiamati qui per capire se ci siete o meno, non certo per parlare di Byron Cooper e gli allenamenti dei ragazzini. Che Byron verrà riportato a casa è un dato di fatto - costi quel che costi. Dovrebbe essere così per tutti voi. Vi ho chiamato per capire se il Credo è pronto o meno. Le minuzie sul fare qualcosa non funzioneranno se ciascuno fa qualcosa per conto proprio. » Si stringe nelle spalle. « Constato con amarezza che al momento non ci siamo né siamo minimamente pronti. E se non lo siamo noi, non lo sarà nessun altro. La mia ultima domanda è quindi, se almeno ve la sentite di provarci. Come l'ultima volta. Chi resta mi avrà dato una risposta; chi invece non se la sente, è pregato di lasciare l'assemblea subito. » Inverness sarà sempre casa vostra; se dovesse esserci bisogno, so che ci sarete comunque. Ma adesso, di mine vaganti non ho bisogno. Bastano i Ribelli. E quelli sono tutta un'altra cosa.

    Scusatela ragà è PIENA! V'ha bucato un po' il pallone.


     
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    Soprattutto ascolta, Penelope — volta il capo quando questo o quella prendono parola, rendendosi conto che, oltre ai membri del branco, la cui maggior parte, comunque, non ha mai nemmeno visto di persona, non conosce realmente nessuno, all’assemblea. Per quanto abbia potuto sapere a posteriori o attraverso il legame, prima che si interrompesse per poi riaprirsi di nuovo, non può davvero dire di rendersi conto del peso del passato comune che unisce la maggior parte dei presenti. Quelli che c’erano, che intervengono, uno dopo l’altro, aggiungendo qualche pezzo del puzzle per dare la loro.
    Non è mai stata timida o intimorita all’idea di prendere parola, ma non c’è nulla che odi di più di coloro che aprono bocca senza conoscere tutti i fatti per corroborare le proprie ipotesi — per questo resta in disparte, scorre viso dopo viso per cercare una figura amica che non sia troppo impegnata.
    Sente la tensione aggrovigliarsi attorno alle ossa, serpeggiare mentre si sposta di poco senza una vera meta, più per esorcizzare la soggezione che le mette la Città Santa su cui ha posato gli occhi per la prima volta.
    È mentre litiga assieme ai propri sentimenti che la voce Mia, con cui ha già scambiato qualche parola da quando ha messo piede nel Regno Unito, le giunge forte e chiara. « Mi sentite? Io sono una studentessa di Hogwarts - praticamente l'ultima arrivata. Però, credo che è importante tenere a mente la scuola.. - anzi, le scuole. L'ultima volta siamo stati i più colpiti. » Non impiega molto a trovare finalmente la fonte del suono, amplificato grazie alla bacchetta. « Io credo che quasi tutti avete ragione. Inverness è una rete. I Ribelli sono un'altra rete. Ci vuole però una rete anche dentro le scuole. E ci serve il vostro aiuto per costruirle. Per tenere al sicuro chi non è mai stato costretto a combattere e non vuole nemmeno farlo. » Sorride: nonostante si ritenga l’ultima ruota del carro, è convinta che Mia sia una ragazza giovane ma piena di risorse. Dopo tutto, nemmeno così più piccola di lei. « Per creare nuove isole sicure. E per preparare altri a darci supporto. Qui oggi sono presenti tante delle persone che in passato ci hanno tenuto al sicuro.. soprattutto nel Lockdown. » Anche Penelope sorride, si guarda intorno — può non conoscere chi la circonda, chi si trova in piedi proprio a pochi passi da lei, ma è inevitabile che conosca i nomi di alcuni di loro. « Abbiamo bisogno di voi.. per ricordare. Ci serve il vostro aiuto, la vostra influenza. Però forse in primis dovreste ricordarvelo voi, chi eravate. Perché al di là di tutto le persone, soprattutto alla nostra età, di simboli ha bisogno. Ci serve supporto e dei modelli. Altrimenti nessuno ci ascolterà e diventeremo solo l'ennesimo problema. »
    Raggiunge la Wallace solo dopo averla vista sedersi con le braccia incrociate sotto al petto, e si avvicina con un sorriso. «Ben detto», è così che la saluta, guardandola dall’alto — per una volta —, in piedi di fronte a lei e ad un altro. «Com’è la situazione a scuola?», domanda, visibilmente interessata, nonostante debba ammettere di non essere al corrente nemmeno dell’organizzazione e della vita di Hogwarts. «Ci sono così tanti ragazzini…», commenta con apprensione, guardandosi attorno, con una smorfia contrita. Non la colpisce per nulla l’idea di non essere poi così più grande di molti di loro, ma si sente in qualche modo responsabile, soprattutto di quelli che non si possono difendere. Sbatte le ciglia, quindi, sospira dalle narici. Si volta lievemente con il capo verso il ragazzo che siede accanto a Mia, e per un secondo le si blocca il respiro — non c’è nulla di reale che abbia causato il risveglio di tutti i suoi sensi, improvvisamente in allerta, se non un’impressione estremamente forte di… déjà-vu.
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    «Perdona la maleducazione», scaccia il pensiero con la stessa velocità con cui è arrivato, o almeno ci prova, distendendo l’ombra di un sorriso, «Penelope», avanza la mano, quindi, stringendogliela con convinzione. «Stavo pensando che-», ma non ha l’occasione di concludere la frase. « Scusate..Per favore.. », si scosta di scatto, per lasciar passare un ragazzino dall’aria estremamente scossa. Lo segue con gli occhi per una manciata di secondo — per la seconda volta nel giro di una manciata di secondi, si ritrova alle prese con una spinta più forte del normale, e che nemmeno riesce a comprendere appieno. «Scusate, guardo se sta bene», ai due, prima di lanciarsi all’inseguimento del ragazzino.
    « V-v-voglio tornare a casa, pe-perfavore, ho p-pa-paura », posa una mano sulla sua spalla — non potrebbe essere più lontana dall’apprezzare il contatto fisico, eppure in quel momento è l’unica cosa che sembra abbia senso fare. Non riuscirebbe a spiegarlo nemmeno se volesse. «Hey, tutto bene?», gli domanda, prima di lanciare un’occhiata alla professoressa a cui lui si sta rivolgendo, che riconosce per essere intervenuta nei suggerimenti generali non molto prima. «Vuoi uscire a respirare un po’?», domanda, quindi, al moro, prima di voltarsi di nuovo verso la donna, «Lo posso accompagnare fuori, non c’è nessun problema».


    Interagito con: Mia, Raiden, Jessie, Pervy
     
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    « Nel giocare d'anticipo forse si dovrebbe pensare a qualcosa anche per i sin eater. » Fu Sam, accanto a lui, a catturare la sua attenzione non appena finì di parlare. Si voltò con tutto il corpo nella sua direzione, ascoltando attentamente ciò che aveva da dire. « Tipo una roba come addestrarli, aiutarli a capire che hanno anche un vero potere oltre allo schifo che c'è di mezzo. Soprattutto i più piccoli che hanno ancora il trauma non solo del Lockdown ma anche di come abbiamo dovuto sperimentare la nostra comunione la prima volta. » Sospirò, ripercorrendo quei momenti con la memoria. Uscire dal Lockdown non era stato semplice. Non fosse stato per la comune divisione di quello sforzo, probabilmente sarebbero morti lì dentro uno alla volta, privando il mondo magico di una generazione intera. Ed è proprio questo il punto, quando si parla di sin eater: siamo tanto forti quanto lo è il nostro anello più debole. Nessuno può essere lasciato indietro e nessuno può permettersi di ritirarsi. Molti credono che il nostro sia un lavoro su chiamata, ma non è così. È costante. Essere un sin eater significa esserci sempre, star vigile tutti i giorni, prevenire ma anche curare. « Insomma qualcosa per prepararli alla peggiore delle ipotesi. » Aprì bocca, facendo per rispondere, quando venne letteralmente tagliato. « Concordo. Non abbiamo neanche cominciato ma alcuni di loro stanno già piagnucolando. » Si voltò, solo per constatare che al suo fianco era apparsa una bionda dal nulla. Beh..okay. « Beatrice ha parlato di sin eater che si sono attivati. Io ho avuto un piccolo episodio.. ma era una roba davvero stupida. Per quanto ne so il tipo con cui ero potrebbe avermi confessato senza rendersene conto di aver rubato delle caramelle ai bambini. Insomma.. voi avete notizie su chi si è attivato e perché? » Volse lo sguardo a Sam, riportandolo poi alla ragazza. « Io mi sono attivato un anno fa. Lo stesso è accaduto a mio cugino - » lanciò un'occhiata a Sam « Fred. » Sospirò, facendo vagare lo sguardo per l'assemblea alla ricerca di altri. « Scorpius Malfoy, Benjamin Bellow..anche loro sono attivi. Sicuramente lo sono da Settembre. Degli altri non ne ho idea, ma ormai sono piuttosto certo che chi non ha ancora vomitato, non l'ha fatto semplicemente perché non si è trovato nelle circostanze. » Altrimenti Scorpius non sarebbe riuscito ad aprire il varco con noi. Bisogna assumere che siamo tutti attivi - solo che alcuni non lo hanno ancora mostrato. A quel punto lo sguardo tornò su Sam. « Ci metteremo all'opera. Dobbiamo chiamarli tutti a raccolta. » convenne, annuendo prima che l'arrivo di Erin Scamander portasse l'altra sin eater a guidarlo un po' più in disparte. « Vorrei avere qualche informazione in più. Se devo guardarmi le spalle e probabilmente finire per stare dietro a un branco di ragazzini con gli ormoni a palla - e sia chiaro a Hogwarts non se ne salva nemmeno uno -, vorrei sapere quanto meno se c'è qualche pattern. » Seguì il suo sguardo, cercando di capire se stesse guardando a qualcosa o qualcuno di interesse per il discorso, aggrottando poi leggermente la fronte in un moto di confusione nel non capire precisamente dove dovesse guardare finché lei non si decise finalmente a incrociare i suoi occhi. « Vorrei vederti dopo. O subito. Come ti pare. Se sei da solo a casa passo da te. Altrimenti scegli tu. » Sospirò, trovandosi ad annuire. Magari mando prima un messaggio a Mun, che se torna e si trova una bionda sconosciuta in casa, la Loggia Nera sarà l'ultimo dei miei problemi. « Va bene. Facciamo così: quando finisce l'assemblea parliamo da me e ti dico quello che so. Non aspettarti chissà cosa perché - beh - lo saprai già da te: al Principale piace stare sul vago. » disse, indicando velocemente il soffitto con uno sguardo come a far cenno verso un piano a loro superiore. « Però forse, se mettiamo un po' insieme i pezzi delle varie esperienze, potremmo cavarne fuori qualcosa. » Fece una pausa. « Ci rivediamo qui alla fine, ok? » E detto ciò, si dileguò per tornare alla propria postazione. Lì sul momento, Albus si illuse che i suoi propositi potessero essere di facile realizzazione. In fin dei conti tutti - o quasi - avevano risposto alla chiamata di Inverness; poco ne sapeva, il giovane Potter, che il problema non fosse tanto il rispondere, ma il come. Non si aspettava infatti che Percival sganciasse la bomba degli Strumenti Mortali proprio in quella sede, e il suo sguardo corse immediatamente a Tris per capire se ciò fosse nei piani dell'assemblea fin dall'inizio. Eppure, sebbene lui fosse già al corrente della sparizione degli Strumenti dal Ministero, non poté che rimanerci di sasso nel rendersi conto che quasi nessuno sembrò curarsene. « Ma stiamo scherzando? » commentò sotto voce, volgendo lo sguardo alla parabatai. « Ho visto più scalpore e indignazione quando Starbucks ha esaurito i cornetti alla crema. » bofonchiò tra sé e sé, sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto nell'abbandonarsi con la schiena contro la sedia. Il resto fu un susseguirsi di interventi, chi più e chi meno puntuale, che fece virare l'intera assemblea su una generale vaghezza che non sembrava indirizzata ad arrivare ad alcun punto effettivo. Si voltò in direzione di Sam, sbuffando una risata amara dalle narici e scuotendo leggermente il capo. « Ho un deja vu. Assemblee di istituto ad Hogwarts. Uguale. » « [..] Però forse in primis dovreste ricordarvelo voi, chi eravate. Perché al di là di tutto le persone, soprattutto alla nostra età, di simboli ha bisogno. Ci serve supporto e dei modelli. Altrimenti nessuno ci ascolterà e diventeremo solo l'ennesimo problema. » Sospirò. Il problema, Mia, è che quando tentiamo di ricordarlo, c'è sempre qualcuno pronto a bastonarci, svilirci o semplicemente non ascoltarci. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato dimenticato o volutamente ignorato. Siamo stati trattati come dei bambini, come degli incapaci, come gli ultimi stronzi di una società che se è ancora una società lo è solo grazie a noi. E questo non lo hanno fatto solo i signorotti della vecchia guardia o i poltronari del Ministero - no Mia, lo hanno fatto i nostri stessi compagni e anche i tuoi: ragazzini che sono sopravvissuti nel Lockdown grazie a noi si sono permessi di trattarci come dei poveracci. « Ragazzi. Albus, Percy, Bobbie. Tris. » « Vivienne. » disse, rivolgendole un cenno del capo a mo' di saluto. A quel punto fu questione di pochi interventi prima che pian piano la discussione pubblica cominciasse ad esaurirsi e i singoli a parlottare tra di loro. Albus guardò tutti i presenti del gruppetto, sciabolando le sopracciglia. « Io vado a farmi una pausa, vah. Ho bisogno di un caffè. » Pausa. « Doppio. » Con un pizzico di sambuca.

    WDtboYg
    Fu poco dopo il suo rientro che Beatrice varcò la soglia della sala di gran carriera, attirando l'attenzione di tutti prima di lanciarsi in un lungo discorso alterato di cui il giovane Potter non poté che condividere ogni parola. Lì, poco distante da lei, Albus rimase tutto il tempo a braccia conserte, con lo sguardo serio e impassibile di chi quell'uscita un po' se l'aspettava e, anzi, forse se l'auspicava pure. Se militare nella Ribellione sotto la guida di Byron Cooper gli aveva insegnato qualcosa, è che il sangue si può cavare anche dalle rape, a patto che qualcuno sia disposto ad assumersi l'ingrato compito di mettere le suddette rape sotto torchio. Forse volevamo fare le cose diversamente. Volevamo credere che questa volta sarebbe stato più semplice perché la memoria storica era ancora fresca - ma il punto è che la natura umana non cambia mai. Puoi mettere trenta, cento, diecimila persone a parlare in una stanza, puoi chiedere loro di esprimere la propria opinione, di elaborare un programma, di dare una risposta, ma puoi star certo che non ne verrà fuori nulla se non un groviglio di parole e vaghe intenzioni senza capo né coda. Byron questo lo aveva capito: che di benintenzionati ce ne stanno tanti, e ciascuno ha il potenziale di rendersi necessario, ma ci vuole sempre qualcun altro che gli dica come. Aspettò dunque che Tris finisse di parlare, lasciando qualche istante di silenzio prima di fare un paio di passi in avanti, mettendosi accanto a lei di fronte alla folla. Era il suo parabatai, in fin dei conti: il primo che l'avrebbe supportata e aiutata in qualsiasi cosa. « Avete sentito tutti. » fece una pausa, guardandosi intorno senza alcun timore di incontrare lo sguardo di qualche vecchio cacciatore che ancora faceva resistenza al suo ruolo in quella città e in quella società. Se avessi un centesimo per tutti gli occhi che ho visto alzarsi al cielo in mia presenza, ora sarei ricco sfondo. E lo sono. Perché non me ne è mai fregato un cazzo. « Tre anni - tre ne abbiamo passati a fare salotto tra chi non voleva credere ai nostri moniti, chi ci guardava con sufficienza e chi semplicemente credeva di poter fare di meglio. E alla fine di questi tre anni ciò che ne è uscito fuori è un bilancio pieno di morti, gente arrestata ingiustamente, uno Stato in ginocchio, gli Strumenti Mortali in mano a chissà chi e una società che non solo è completamente impreparata ad affrontare queste minacce, ma che addirittura se ne frega e tratta con condiscendenza - se non ignora apertamente - chi si è fatto il culo dal giorno zero per tenerla in piedi. » Tanto per ricapitolare. « Quindi perdonatemi se alla luce di queste evidenze credo che no, forse nessuno abbia saputo fare di meglio. » Prese un respiro. È il momento di giungere al dunque, che vi piaccia o meno. Non si può più continuare a dire "facciamo qualcosa" e aspettarsi che sia qualcun altro, a farlo. C'è chi ha preso iniziative e responsabilità partendo con molti meno strumenti di voi. « Ora vediamo di mettere a sistema i pochi contributi che si possono chiamare tali, va bene? Sam - » cominciò, volgendo lo sguardo in direzione dello Scamander « Io e te raduneremo i sin eater. Tutti, dal primo all'ultimo. Per chi non lo avesse ancora afferrato: essere sin eater non significa vomitare a cazzo di cane e farsi le treccine col proprio lycan - prima imparate a prendere questo compito con serietà, meglio sarà per tutti quanti. » Si voltò quindi in direzione della Wallace. « Mia. Hai ragione: va creata una rete ad Hogwarts. E sì, Raiden, la gente dovrebbe sapere almeno come difendersi. Per inciso: a nessuno è fregato un cazzo negli ultimi tre anni quindi tanti cari auguri. Bene: è responsabilità vostra organizzare questa rete e dargli uno scopo. » Volse lo sguardo alle professoresse di Hogwarts. « Pervinca, Virginia..in questo siete essenziali anche voi. Non vogliamo che qualche genitore iperprotettivo smonti tutta l'operazione, quindi sarà compito vostro assicurarvi che questa rete rimanga segreta, ma soprattutto sicura. I ragazzi sono una vostra responsabilità: dovete proteggerli nel migliore dei loro interessi. » nel dire quelle ultime parole, che scandì bene, rivolse uno sguardo eloquente a Pervinca. Prese un sospiro. « Noah..il tuo interessamento verso i più indifesi è nobile, ma saresti una risorsa sprecata. Al QGA siamo in minoranza, quindi c'è bisogno che i tuoi sforzi vengano concentrati lì: tieni occhi e orecchie aperti, sii il più presente possibile e cerca di fare da cuscinetto a tutte le spinte che ci verranno contro. Se nel tempo libero vorrai fare altro, questo non è affar mio - ma la tua occupazione a tempo pieno non può essere l'asilo. Lo stesso vale per tutti coloro che lavorano al QGA o in un qualsiasi altro ufficio ministeriale. Fate il vostro lavoro, fate gli straordinari, fate tutto ciò che è necessario per legargli le mani e tenerci dentro. Ne ha bisogno la Ribellione e ne ha bisogno anche Inverness. » Prese un sospiro. « Tutti quanti: allenatevi, allenatevi e allenatevi. Specialmente i lycan. » Fece una pausa, inclinando il capo di lato. « Per quanto riguarda i Ribelli..è un discorso per un'altra sede. Quindi per ora tenetevi semplicemente pronti. » Congiunse quindi le mani in uno schiocco sonoro. « Benissimo. Abbiamo tutti quanti del lavoro da fare e non c'è tempo da perdere. Non vi chiedo se ci siano rimostranze perché francamente non mi interessa, quindi limitatevi a fare. » Detto ciò si avvicinò di più a Tris, accostandosi al suo orecchio nel mantenere comunque il contatto visivo con lei. « Noi dobbiamo radunare una squadra ed elaborare un piano per gli Strumenti Mortali. Possiamo parlarne anche in serata, se hai tempo. »

    Prima parte: Interagito con Sam, Valerie, Vivienne
    Citato Tris, Benjamin, Erin, Mia

    Seconda parte: si è rivolto un po' a tutti quanti, quindi siete tutti coinvolti. Nello specifico ha citato Sam, Mia, Pervinca, Ginny e Noah
    L'ultimissima frase è solo per Tris



    Edited by psychomachia - 9/4/2021, 15:21
     
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    what would david bowie do?
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    Un respiro. Due respiri. Alyssa non ha mai imparato a gestire un attacco di panico. Non lo ha mai fatto perché, in cuor suo, è sempre stata convinta di non averne bisogno. Lei non aveva bisogno di niente e nessuno perché ovviamente stava benissimo, anzi, stava alla grande. Non stava ignorando i suoi problemi perché di problemi, lei non ne aveva. O almeno questo era ciò di cui la giovane Carter andava fermamente convinta nella propria vita, anche a dispetto di tutte le evidenze contrarie. « Alyssa! » Quasi non la sentì, quella voce familiare, fin quando non gli fu troppo vicina per essere ignorata. « Ehi - Ehi. Che succede? » Coi respiri troppo affannati e gli occhi sbarrati fino ad arrossarsi, Alyssa fece per aprire le labbra e rispondere, ma al di là di qualche suono strozzato e continuamente interrotto dalla respirazione irregolare, non ne uscì nulla. Qualcosa, tuttavia, doveva assomigliare a un « Niente. » mormorato tra scatti frenetici che dovevano sicuramente provare l'esatto contrario. Quando Asa la strinse a sé, la prima reazione istintiva fu quella di divincolarsi, lottando non solo contro l'aiuto del ragazzo, ma contro la propria stessa realizzazione di averne bisogno. Non c'era nulla che Alyssa odiasse di più di farsi vedere in stato di necessità, fragile di fronte a qualcun altro, quando per tutta la propria vita non aveva fatto altro se non costruire un muro per rendere la propria emotività completamente inaccessibile al prossimo se non addirittura a se stessa in primis. Fu quindi istintivo per lei, combattere contro la stretta di Asa con tutte le forze che aveva - non che fossero molte -, solo per poi crollare esausta contro di lui, abbandonandovisi mentre lasciava che dentro di sé scorresse quel flusso di odio e vergogna rivolto a lei stessa. « Vieni, usciamo » Lì sul momento non ebbe la forza di dire alcunché, lasciandosi trascinare verso l'esterno senza fare caso a chi li circondasse. « Respira profondamente. Siamo fuori » L'ossigeno cominciò a riempirle pian piano i polmoni e il freddo di Inverness a pizzicarle le guance che - si rese conto solo allora - erano rigate da lacrime copiose. Se le asciugò velocemente, cercando con la schiena l'appoggio di un muro nel prendere un respiro dietro l'altro. « Vuoi allontanarti? Cerchiamo..mmh, qualche locale? C'è uno Starbucks di merda in questo posto? Tu mi dici di cosa hai bisogno ed io lo faccio. » Tenne lo sguardo fisso su Asa, assente per qualche istante, senza sapere davvero cosa rispondergli. Cosa voleva? Non lo sapeva nemmeno lei. « Tieni, spero possa essere d’aiuto. » Sembrò tornare alla realtà solo quando sentì la voce di Elaine, una delle sue tutor. Volse lo sguardo a lei, guardando la bottiglia d'acqua che le porgeva, poi di nuovo il suo viso e poi un altro ragazzo lì accanto - un amico di
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    Mia di cui, lì su due piedi, non avrebbe saputo ricordare il nome. Li guardò tutti, in silenzio, passando di volta in volta lo sguardo dall'uno all'altro per qualche istante che parve interminabile. E poi, come un cucciolo ferito che si scaglia contro la mano che cerca di aiutarlo, diede un colpo col palmo alla bottiglia di Elaine. « Ma chi cazzo siete? Chi cazzo è questa gente, Asa? » sbottò, decisamente alterata, per nessuna ragione se non quella di spingere via chiunque stesse tentando di darle un aiuto. Sentendosi esposta, per di più a dei quasi completi sconosciuti, durante un momento di fragilità, Alyssa reagiva abbaiandogli contro. « Non sono una cazzo di handicappata, ok? Sto benissimo. Uno non può uscire da quel..da quel.. » incespicava nelle parole, accavallandole in un eloquio a macchinetta che forse doveva apparire anche poco comprensibile « ..da quel crematorio di merda senza trovarsi la fottuta croce rossa al capezzale? » Cercò la borsa con mani tremanti, frugandovi all'interno senza alcuna razionalità prima di tirarne fuori un pacchetto di sigarette e accendersene una con una certa violenza. Mossa geniale, fumare subito dopo aver avuto un attacco di panico. Sbuffò rabbiosamente una nuvoletta di fumo dalle labbra, senza nemmeno notare il tremore che continuava a scuotergli le dita bianche e ossute. « Voi due.. » sbottò, indicando a scatti Elaine e Benjamin « ..dovreste seriamente imparare a farvi una paccata di cazzi vostri. Grazie. » Ma guarda tu. Ma chi vi conosce? E detto ciò, si chinò a raccogliere da terra la bottiglia che aveva fatto cadere ad Elaine, stappandola con foga per bersela quasi tutta. [..] Aveva quasi finito la sigaretta quando fu niente meno che Beatrice Morgenstern a mettersi di mezzo in quel bislacco gruppetto. « Fatemi capire, che idea vi siete fatti di preciso? Pensate di essere in gita? Pensate di andarvene a zonzo e farvela sotto di nuovo? » In realtà pensavo di starmene per i cazzi miei senza essere trascinata in una roba che non mi interessa e di cui non voglio fare parte. Non so neanche più come farvelo capire. Perché ad Alyssa non importava quanto persone e circostanze cercassero di metterla contro la realtà fattuale di non poter fuggire dalla propria natura: lei credeva comunque di poterlo fare, di averne tutto il diritto e soprattutto l'intenzione. « Qui e in questo modo siete inutili. E sapete cosa succede alla gente inutile? Muore. » « Eh prima o poi tocca a tutti. » sbottò piccata. Ma evidentemente, alla Morgenstern, delle risposte insolenti di Alyssa non importava. « Rientrate. Tutti. [..] L'ora della merenda è finita. DENTRO! » Sbuffò, gettando il mozzicone a terra e calpestandolo con la punta della scarpa prima di farsi largo di gran carriera verso l'interno, dando una spallata a Benjamin nel passaggio. « Diamo questo voto del cazzo e andiamocene. Mi sono rotta le palle. » Di questo posto, di questa gente, di tutto.
    Ciò che le toccò una volta dentro, tuttavia, fu una lunga invettiva accorata da parte di Beatrice. Alyssa, dal canto suo, cercava di mantenere saldo il controllo, contraendo ogni muscolo facciale per mantenere quella sua tipica espressione scocciata e vagamente assente. Dentro di sé, tuttavia, riusciva a sentire distintamente quell'impuntarsi di zoccoli nel terreno. Testarda come un mulo e ancor più spaventata, la Carter continuava a non volerne proprio sapere di quelle responsabilità che le erano state addossate senza che lei lo avesse mai richiesto. Strinse le braccia al petto, corrugando la fronte e sbattendo ritmicamente il piede a terra in un moto di impaziente nervosismo. « La mia ultima domanda è quindi, se almeno ve la sentite di provarci. Come l'ultima volta. Chi resta mi avrà dato una risposta; chi invece non se la sente, è pregato di lasciare l'assemblea subito. » Oh, finalmente. A quelle parole, Alyssa si alzò di scatto, sistemandosi la tracolla in spalla con un certo impeto. Non guardò in faccia nessuno, limitandosi a girare i tacchi e far risuonare i propri passi fin verso l'uscita.

    Interagito con Asa, Elaine, Benjamin e Beatrice

    Alyssa out proprio in negazione pesantissima

     
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    Si vede arrivare uno schiaffo sulla mano dove teneva la bottiglia, questa cade a terra non molto distante dal gruppetto formato da lei, Alyssa, Asa e Benji. « Ma chi cazzo siete? Chi cazzo è questa gente, Asa? » Sente la ragazza che dapprima era stretta tra le lunghe braccia del suo parabatai sbottare all’improvviso. In una situazione normale Elaine avrebbe compreso a pieno la reazione della serpeverde, ma non quella sera dove il nervosismo la faceva da padrona. Si irrigidì all’improvviso vedendo la bottiglia cadere a terra sentendo il sangue salirle alla testa. Un ringhio sale lentamente dal petto della piccola lycan mentre sente ancora Alyssa sbottare male ad una richiesta d’aiuto che chiunque vedendola in quel modo avrebbe cercato di dare. « Non sono una cazzo di handicappata, ok? Sto benissimo. Uno non può uscire da quel..da quel ..da quel crematorio di merda senza trovarsi la fottuta croce rossa al capezzale?» Rimane ferma, ma con la rabbia che piano piano le annebbia la vista. Vorrebbe aggredire Alyssa, ma stringe la mano in un pugno sentendo le unghie conficcarsi nella carne. Ha avuto un attacco di panico. Ripete nella sua testa mentre continua ad osservare lo spettacolino messo su dalla ragazza. Lo sguardo della scozzese si sposta su Asa e poi su Benji. Sii razionale, Ellie. Continua a pensare mentre stringe ancor di più il pugno. Del sangue inizia ad uscire dal pugno chiuso iniziando a cadere al suolo. « Voi due.. » Sbotta l’ennesima volta Alyssa stavolta indicando a tratti prima lei, Ellie e poi Benji. « ..dovreste seriamente imparare a farvi una paccata di cazzi vostri. Grazie. » La gocca che fa traboccare il vaso arriva con l’ennesima uscita della serpeverde. « Impara a non cagarti sotto. » E porta rispetto per gente che si preoccupa nel vederti in quello stato. Risponde secca ringhiando alla fine. Si gira verso Benji: « Mi trovi dentro. » Nemmeno il tempo di tornare indietro che la Alpha lycan si avvicina al gruppetto sentendo sicuramente lo sbottare di Alyssa ed il ringhiare di Elaine. « Qual è il problema? No. Era retorico, non m'interessa. » Posso rientrare? Lo pensa, non lo dice vedendo lo sguardo di Tris e notando il tono con la quale si era infilata nella discussione. Mentre rientra dentro il tunnel sente da lontano solo una frase: « Fatemi capire, che idea vi siete fatti di preciso? Pensate di essere in gita? Pensate di andarvene a zonzo e farvela sotto di nuovo? »
    […] Una volta dentro si guarda il palmo della mano ed i segni che le sue unghie avevano lasciato su di esso, perdeva sangue, ma non erano ferite
    profonde. Se avesse agito d’impulso avrebbe attaccato Alyssa senza problemi, ma la sua parte razionale le aveva ricordato che era sotto uno stato di shock. Si avvicina a Vivienne non proferendo parola nascondendo la mano ferita e incrociando le braccia. Si ritrova ad ascoltare prima il discorso di una Beatrice Morgenstern furiosa trovandosi d’accordo su quelle parole dette con rabbia. « Chi resta mi avrà dato una risposta; chi invece non se la sente, è pregato di lasciare l'assemblea subito. » Rimane ferma ed in silenzio al fianco dell’amica francese. La guarda per qualche secondo consapevole che se non fosse stato per il suo aiuto nel farle capire cosa volesse dire essere una lycan probabilmente non poteva essere lì a presenziare a quella riunione. Sarebbe rimasta, avrebbe partecipato a qualsiasi cosa le avrebbero proposto per quella causa. Se negli anni si era allenata privatamente era anche per una nuova chiamata da parte di Inverness. Voglio partecipare anche io, fare la mia parte. Non è più il tempo di rimanere in panchina.


    Interagito con Alyssa, Benji.
    Citati Tris, Asa e Vivienne
     
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    « Già era restia ad allenare me, ma penso che per la causa potrebbe anche farlo. » È in quel momento che nota Elaine accanto a loro. Quando sei arrivata? Non lo sapeva, ma doveva aver sentito abbastanza per capire quanto meno di cosa stessero parlando. « Le parlerò io se non vi dispiace. » « Sì poi magari ne parlia-...eee se ne è andata. » Sospirò, mettendosi le mani sui fianchi nel sistemarsi la cintura prima di voltarsi in direzione di Mia, sollevando le sopracciglia. « Insomma, dicevi? » « Va bene.. facciamolo. Però, Raiden.. non farti troppe speranze ok? Voglio dire.. anche io mi sono chiesta - perché hanno fatto finta di niente. Dico.. il governo, le persone. » Scosse leggermente il capo. Che governi e persone facessero finta di nulla, questo non lo sorprendeva. Forse alla fine dei conti è proprio vero che tutto il mondo è paese. Di fronte al menefreghismo, io sono scappato. E forse la gente qui dentro ha fatto un po' la stessa cosa: ha semplicemente deciso di lasciar perdere fin quando la situazione non è diventata così urgente da obbligare un numero più ampio di persone a richiedere un'azione. « In Inghilterra Inverness ha subito diverse opposizioni. Se vuoi il mio personale parere, credo che siamo stati messi nella condizione di non poter contrattare, prima ancora di poterlo fare - ovunque i governi sapessero di noi. » Sollevò un sopracciglio, vagamente scettico di fronte a quelle parole. « Sarò io quello drastico, ma quando si tratta della vita delle persone c'è ben poco da contrattare. » Ma forse la vedo ancora nell'ottica di una politica che, per sua definizione, non contrattava con niente e nessuno. Fu a quel punto che Mia prese parola, parlando all'intera assemblea per esortare un po' gli animi.
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    Non disse nulla, Raiden, rimanendo lì accanto con le braccia incrociate e lo sguardo serio in quella che sembrava una postura abitudinaria per il ragazzo. La resting soldier face - come la definiva ironicamente qualche suo amico al campus. « Ben detto. » Lo sguardo di Raiden venne attirato dall'entrata in scena di una sconosciuta che si parò di fronte a Mia. Aggrottò la fronte, guardandola incuriosito come se stesse cercando di ricordarsi dove l'avesse mai vista. E fu forse sotto la spinta di quell'involontario sguardo insistente che, forse, doveva apparire quasi minaccioso, che la bionda si voltò a incrociare i suoi occhi. Fu un vago senso di familiarità a travolgerlo per un solo istante, portandolo a sollevare leggermente le sopracciglia. « Perdona la maleducazione. Penelope. » « Raiden. Yagami. » Per non darle ulteriormente l'impressione dello scorbutico, Raiden si apprestò ad avanzare una mano per stringere quella della ragazza. Un contatto che intendeva essere veloce, ma su cui rimase forse per un istante di troppo, imbambolato come se si trovasse di fronte a un messaggio scritto per lui in una lingua che però non conosceva. Una sensazione tattile, quella, che parve riconoscere a un livello istintivo, senza tuttavia metabolizzare davvero il senso di deja vu che gli provocava. E poi la realizzazione. Tu eri a Mahoutokoro! Ma certo. L'unica occidentale lì dentro. È per questo che mi sembravi così familiare. Una spiegazione mentale che, tuttavia, sembrò convincere solo la superficialità della sua coscienza, lasciando uno strano senso di incompiutezza nel subconscio. « Ma tu.. » « Stavo pensando che- » Le loro parole si accavallarono e Raiden fece per darle la precedenza, quando un ragazzino di passaggio interruppe entrambi. Quando Penelope lo seguì, Raiden fece istintivamente un passo avanti per seguire quell'unico appiglio al proprio paese, ma si ritrasse quasi subito, scuotendo il capo tra sé e sé. Magari un'altra volta. Anche perché di lì a poco Beatrice rientrò di gran carriera, lanciandosi in un lungo discorso che il giovane Yagami ascoltò senza parlare, muovere muscolo o battere ciglio. Aveva ragione, era evidente, e dal proprio punto di vista, Raiden pensava che la giovane alpha avesse tutto il diritto ad essere ancor più incazzata e ancor più drastica. Quando infine la mora chiese chi fosse disposto a rimanere, lo sguardo del giapponese si mosse nella sala per sondare le reazioni del pubblico, venendo attirato dallo stridio di una sedia seguito dalla figura di Alyssa che se ne usciva senza troppi complimenti. Sospirò, scuotendo il capo tra sé e sé in un moto di rassegnata disapprovazione. Se neanche sull'unico fronte comune si riesce ad essere unanimi, non ce la faremo mai. Lanciò un'occhiata a Mia. « Mi sa che ti toccherà convincerla. » disse a bassa voce, prima che Albus Potter prendesse la parola e cominciasse a impartire a ciascuno i rispettivi incarichi. Quando fece il suo nome, Raiden si limitò ad annuire, serio e contenuto. Lasciò dunque che la discussione si esaurisse e l'assemblea si sciogliesse in un concitato mormorio, facendo cadere la stretta delle proprie braccia e voltandosi in direzione della Wallace. « E rete sia! » disse, sciabolando le sopracciglia con un piccolo sorriso. « Prometto di non farmi grandi aspettative, ma te lo dico già in anticipo: io a questa gente che raduneremo ho intenzione di chiedere cento anche solo per ottenere dieci. » Fece una pausa, inclinando il capo di lato. « Però chi non collabora è fuori. Dargli gli strumenti adeguati è giusto, ma non deve diventare una perdita di tempo e uno spreco di risorse. » A un certo punto, se la gente non vede l'utilità della propria vita al punto di impegnarsi a preservarla, non capisco perché dovrei farlo io.

    Interagito con Ellie, Mia, Penelope

     
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    «Fottuta livello Heroncosa - ti giuro che appena inizia a rompere le palle le vomito in faccia. Frega un cazzo se ti sente: le sta bene, guarda! Anzi, diglielo Non se lo fa ripetere due volte, Pervinca, la prima a trovare ogni scusa buona per infastidire la Herondale e mantiene aperto il collegamento affinché la mora possa sentire. « Ops, t'ha sentito! » Annuncia con un fare di sadicamente divertito prima di provare nuovamente a spingersi nella sua direzione, ma quello che ottiene è un muro. « E mi ha chiuso fuori, devi averla offesa. » Continua a canzonarla prima di incontrarne lo sguardo, le dita che prendono a muoversi in un saluto, principalmente indirizzato a Noah, con tanto di occhiolino. Poi l'assemblea comincia, prende parola lei, poi Potter - che vabbè, chiaro, c'hai il fratello ad Azkaban, devi essere sconvolto povero tesoro, per questo non mi hai dato ragione in toto - , poi Percy che tira fuori il discorso Strumenti Mortali ai quali lei rimane di stucco. Non lo sapeva fossero stati rubati, decisamente no, e l'idea che possano essere utilizzati da un momento all'altro, magari nuovamente dentro Hogwarts, non fa altro che avvalorare la sua tesi: una parte delle risorse va incentrata sul castello perché se lo è stato una volta, l'epicentro di tutto, riuscendo ad ingigantirsi anche grazie a tutte le vite tolte che ha fatto da prima portata all'abbuffata della Loggia Nera, perché non esserlo per una seconda volta? Mentre rimugina sopra le parole di Watson, prende parola Erin, al suo fianco, alla quale rivolge un'occhiata dal basso, aspettando la fine dell'intervento. « Comunque sai bene quanto mi stia un po' sulle palle quel palo in culo solo parole gentili sgorgano da queste labbra, eh Branwell? Ma in fondo non è neppure colpa mia, è lei che fa la ciclata ogni volta per colpa di Jo «- ma prima o poi dovrai scenderci a patti, lo sai sì? Nel tuo discorso del collaborare rientra anche la piena comunione tra il lycan e il suo sin eater. Devi farci i conti e fartelo andare bene perché senza te, lei non lavorerà nel pieno delle sue potenzialità e sarà colpa tua se il branco ne risentirà. » E' abbastanza caustica mentre glielo dice, senza però perdere la parvenza di un sorriso gentile come a volerle far capire che è comunque dalla parte sua, sempre. « Quando dovrai collaborarci e ti verrà l'istinto di conficcarle una forchetta in un occhio, pensa a me e a Stan. » Le dà una piccola spallata amichevole. « Nessuna pressione però. » Ridacchia piano. « Magari prova con un tè della pace, sai, uno di quegli intrugli alle erbe che allunghi con un po' di alcol. Stavo pensando di invitare Alyssa a prenderne uno con me perché insomma, dobbiamo riconnetterci, entrare nuovamente in simbiosi per prepararci insieme. Dopo che si è chiuso tutto, non ne abbiamo più fatto parola ma sono sicura che andrà benissimo. » Sono molto propositiva, sì. «I più piccoli, per certo, frequentano Hogwarts. Potremmo provare a dare una mano noi, Pervy.» Le parole di Ginny, alla sua sinistra, ne richiamano l'attenzione, mentre annuisce di rimando. Ha un paio di idee in testa, logisticamente parlando, dall'utilizzare la Stanza delle Necessità, all'inventarsi altre storie per far uscire dal castello lycan e sin eater studenti. « Ci servono allenatori però. » Commenta, arricciando le labbra. Perché lei stessa ha dovuto prendere lezioni durante il Lockdown, di magia offensiva di un certo livello e di tiro con l'arco, per provare a non crepare male anche in versione umana, e di certo non si sente così tanto ferrata da insegnare ad altri come combattere contro i mostri della Loggia. Non fa in tempo ad aggiungere altro che nel giro di quelli che le appaiono appena pochi minuti, succede il finimondo. Beatrice prende ad inveire verso tutta l'assemblea e nel mentre Jessie Rigby le si fionda addosso, tutto spaventato. « M-mi s-s-scusi prof..I-io non mi sento tanto..-tanto bene. Q-quando torniamo al castello? » Fa in tempo giusto ad alzarsi per andargli incontro che lui scoppia in lacrime e il suo primo istinto è quello di stringerlo a sé, abbracciandolo per farlo sentire al sicuro. Ne avverte immediatamente il battito accelerato e si convince che sia tutta una reazione al pensiero di dover riaffrontare la Loggia. « Ehi, ehi, Jessie, va tutto bene. Respira. Inspira per tre secondi. Uno, due, tre. Inspira per tre secondi. Uno, due, tre. E ora trattieni il respiro per altri quattro. » Gli impartisce la regola base che tutti i bravi psicoterapeuti che ha incontrato nella sua vita le hanno dato per combattere l'attacco di panico. « Ora non ti preoccupare di tutti questi discorsi, okay? » Lo allontana appena per ripulirgli il viso dalle lacrime con una mano. « V-v-voglio tornare a casa, pe-perfavore, ho p-pa-paura » Annuisce, mentre si gira per prendere la borsa ed uscire insieme a lui, ma nel frattempo compare un'altra lycan. «Lo posso accompagnare fuori, non c’è nessun problema» La fissa, aggrottando le sopracciglia, l'istinto protettivo verso il ragazzo che la mette leggermente in allarme. « [..] Gli unici ragazzini che ci hanno salvato hanno smesso di esserlo nel momento stesso in cui sono usciti nel Sottosopra con una lama in mano, pronti a morire. Sono quelli che non hanno dimenticato. Possiamo prepararli, ma non è quella la priorità. » Oh, ma certo Tris, guarda quanto non sono una delle priorità i ragazzini. Ma sì, speriamo che ne escano come ne siete usciti voi e per tutti gli altri più fragili, che pure con una terapia d'urto così non ce la fanno comunque, come la mettiamo? L'istinto impetuoso la vorrebbe ad intromettersi nel discorso dell'alfa, interrompendola per metterle sotto il viso Jessie Rigby e la sua reazione di fronte all'incubo di una Loggia che sta tornando. Perché forse è a parlare il suo essere madre o forse l'aver visto spegnersi negli occhi di coetanei di Stan la scintilla vitale, ma per lei non c'è priorità più grande di quella di dare a chiunque, tra bambini e adolescenti, le stesse possibilità di difendersi alle quali è arrivata la generazione di anni prima, di essere protetti santificando il terreno di Hogwarts, di fare qualsiasi cosa in loro potere per metterli al sicuro. Perché in fondo, dagli errori passati c'è solo da imparare. Se voi vi siete dovuti arrangiare, dovendocela mettere tutta tanto da smettere di essere ragazzini, perché non giocare d'anticipo questa volta dando a qualcun altro la possibilità di essere ancora un ragazzino oggi e di diventare un adulto in futuro? Prende un gran respiro, cercando di quietare quel suo fiume in piena interiore, accorgendosi di non aver sentito effettivamente altro del discorso di Tris, e alla fine torna a guardare la bionda. « Sei la sua lycan? » Le chiede di botto, prima di tornare a guardare Jessie al quale rivolge un sorriso più materno. « Vai con lei, arrivo subito. » Si rimette a sedere con lo sguardo basso e le mani a coppa sulle ginocchia, aspettando di capire cosa fare. La voce di Tris si esaurisce, chiedendo a chi non vuole collaborare di prendere e andarsene, e lo stridere di una sedia la coglie dalle spalle. Si volta nel momento in cui Alyssa prende
    e se ne va. Così, di botto, lasciando la bionda di stucco. Molto propositiva, eh? « Cazzo, ma fai sul serio? » Sputa fuori a bassa voce, quasi ringhiando. Ma porco cazzo, sono pronta a difendervi con le unghie e con i denti perché la vostra sicurezza è importantissima e tu, bella bella, prendi e te ne vai, facendomi fare pure una mezza figura di merda davanti a tutti. Film mentali a parte, è il chiamarla di Albus che alla fine la distoglie dagli istinti omicidi verso la sua sin eater. « I ragazzi sono una vostra responsabilità: dovete proteggerli nel migliore dei loro interessi. » Assottiglia lo sguardo, domandandosi se non stia parlando proprio della sua parabatai e alla fine annuisce. « Ci sono. » Risponde soltanto, prima di cominciare a prendere le proprie cose. « Ci sentiamo in settimana. » Saluta la miglior amica per poi guardare Virginia. « Hai già il passaggio per tornare? Dai, ti do un passaggio con il mitico pulmino. » Sorride, nervosamente, prima di incamminarsi verso l'uscita, una volta sciolto il concilio. « Stan, forza, che il tuo amichetto è già fuori. » La sua proiezione raggiunge il figlio per poi avvicinarsi a Mia e Raiden. « Signor Yagami » gli fa un occhiolino per poi rivolgersi alla mora. « Gli altri sono già fuori, mangeremo qualcosa prima di tornare. Raiden sei il benvenuto se vuoi unirti a noi! » Quindi o ti porti dietro anche lui o massimo dieci minuti e ti aspetto fuori. Si dilegua così, tornando in sé nel momento in cui raggiunge Alyssa. La fissa dall'alto, in silenzio, evidentemente contrariata. « Vorrei davvero farti una sceneggiata di tutto rispetto, qua davanti a tutti, sperando di avere una risposta alla domanda "Che cazzo ti è preso lì dentro?" ma tu sei così fottutamente uguale a me da ragazza che so che non servirebbe ad ottenere niente «- invece voglio solo che tu rifletta sopra il fatto che a nessuno lì dentro è stata data scelta. Siamo nati così, te e me comprese. E prima smetterai di combattere i mulini a vento - perché te lo dico, dall'alto non riceverai alcuna risposta, esperienza personale -, continuando a fingere che vada tutto bene, magari permettendomi di entrare, di esserti utile, prima capirai che se anche guardi da un'altra parte, la guerra arriverà. » Punto. « E qui sì che hai una scelta: puoi stare al mio fianco, al fianco degli altri sin e aiutare, o ci fai rimanere indietro e sai bene cosa vuol dire. » Per quanto potrei provare a difendervi, tu e la tua testardaggine, nella migliore delle ipotesi creperemmo in un battito di ciglia, avvertendo giusto un po' di dolore. Nella migliore, pensa le peggiori come sarebbero. « Fammi sapere cosa decidi in tempi umani. » E detto questo volge lo sguardo verso il gruppetto di studenti. « Andiamo che ho fame. » E con i coglioni che le girano evidentemente a mille, gira i tacchi, incamminandosi verso la taverna più vicina. Non ammettendo obiezioni.

    Interagito con Erin, Ginny, Jessie, Penny, Mia, Raiden e Alyssa.
    Salutato Noah, nominati Albus, Percy, Tris e tutto il gruppo vacanze studenti CHE DEVE FARSI TROVARE FUORI SE NON VUOLE MORIRE MALE.



    Edited by anesthæsia¸ - 10/4/2021, 21:02
     
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    « Un po’ di aria ti farebbe bene, vieni. » Una voce conoscente alle sue spalle, una scarica elettrica a scuoterlo da dentro. Si volta, il gigante, la figura di Elaine Noble a palesarsi sotto i suoi occhi. « Ehi » Asserisce, lo sguardo che si adagia sul viso della lycan. « Ci sei anche tu, allora » Aggiunge, visibilmente a disagio. Non gli piace quella situazione. Non gli piace neanche lontanamente. Esser costretto a comportarsi in una maniera che non gli appartiene, che non rientra e mai forse rientrerà nelle sue corde, lo rende irrequieto. Di Inverness, ad Asa King, non è mai fregato un cazzo. Un po' come tutto, d'altra parte. Da ormai fin troppo tempo senza una casa, solo in un mondo di merda, il Grifondoro non ha mai voluto accettare -e mai probabilmente lo farà- tutto questo. Ma Elaine, ecco.. Elaine è la prova tangibile che lui, per quanto ci provi probabilmente ogni volta ci sia la necessità di farlo, da quel fottuto posto non se ne potrà mai distaccare, per un motivo o per un altro. E allora sospira, seppur generalmente -in circostanze diverse- avrebbe scacciato chiunque avesse anche solo provato, ad avvicinarsi. Territoriale all'estremo, Asa, non sopporta che qualcuno si intrometta tra lui e coloro ai quali -ben pochi- vuole un minimo di bene. « Aye pensi possa esserci uno starbucks nella città santa? In ogni caso non ci sarebbe nessuno, sono tutti qui. » Sospira. Che città noiosa. « Tieni, spero possa essere d’aiuto. » Si rivolge ad Alyssa, la lycan, prima di issarsi sulle punte per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Si piega un po', Asa, lo sguardo fisso in un punto non definito mentre la ascolta. « Sì, okay » Risponde, un po' scocciato, e starebbe anche per aggiungere dell'altro, per intimare all'amica a tornar dentro, quando, però avviene tutto troppo in fretta. « Ma chi cazzo siete? Chi cazzo è questa gente, Asa? » Alyssa urla, dopo aver buttato per terra la bottiglia che Elaine le stava porgendo. « Non sono una cazzo di handicappata, ok? Sto benissimo. Uno non può uscire da quel..da quel..da quel crematorio di merda senza trovarsi la fottuta croce rossa al capezzale?» Ed una reazione del genere, ad uno come Asa che, a ruoli alternati, avrebbe reagito alla stessa maniera se non anche peggio, non farebbe tanto effetto. Ma questa volta, è di Alyssa, nel completo delirio di un attacco di panico che -a quanto pare- sembra non esser ancora scemato ed Elaine, che si sta parlando. Non sa da che parte stare, il Grifondoro, seppur di parti non gliene sia mai fregato un cazzo di prenderne, nè tanto meno -si dice- gliene frega di prendere al momento. Ma lo percepisce quasi, lo vede, il fastidio che rimonta nella lycan a suo fianco, e seppure in altre circostanze sarebbe stato il primo, ad infuocare la posta in gioco pur di sfociare in una rissa, non vuole che Alyssa si faccia male. « Elaine torna dentro okay? » Sta male. Non la vedi? Sembra volerle dire con lo sguardo, mentre si scosta, per piazzarsi in mezzo alle due ragazze. Sa che -con ogni probabilità- la Carter lo manderà presto a cagare, per un gesto simile, ma non gliene frega un cazzo, per il momento. Se mi manderai a fanculo per averti evitato un pugno in faccia da una lycan durante un attacco di panico, per me va anche bene.
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    Ma alla fine, quasi come se le cose non fossero già andate a puttane di suo, è una voce fuoricampo, ad interrompere la tensione. « Qual è il problema? » E' la Morgenstern, a parlare. « No. Era retorico, non m'interessa. » « Simpatica quanto un dito in culo » Non si esime dal commentare, non importandosene di essere sentito o meno. Tutta quella situazione del cazzo, a partire dalla Wallace che gli stritola le palle e la Morgenstern che fa loro la ramanzina, inizia ad innervosirlo. « Dovete collaborare, essere presenti. Vi ho fatti venire qui per esserci, non per dar spago ai vostri drammini da quattro spicci. » Premio nobel all'empatia. Ed io che pensavo d'essere insensibile. Una risata nervosa gli scuote il petto, mentre stringe i pugni, lanciando un'occhiata ad Alyssa, a suo fianco. Non me ne frega un cazzo che è la fottutissima Alpha, io una testata gliela mollo lo stesso, sembra volerle dire, ma alla fine, chissà per quale strana divinità, quel minimo di razionalità presente nel suo cervello, ha la meglio. « L'ora della merenda è finita. DENTRO! » « Diamo questo voto del cazzo e andiamocene. Mi sono rotta le palle. » « Non vedo l'ora, cazzo » Ed entrano.
    [..] « Ma che diamine di problema avete, tutti quanti? » Se ne esce dunque. Beatrice Morgenstern ha finito di parlare, ed assieme a lei alcuni altri. Ma Asa, la mascella serrata, i pugni stretti, sembra non esser capace di ascoltare null'altro già da un po'. « Avete chiesto a noi cosa CAZZO vogliamo fare, prima di decidere al posto nostro? » Osserva la sagoma di Alyssa allontanarsi, poi torna a guardare di fronte a sè. Lo sguardo che saetta sopra Beatrice, questa volta. « Come puoi pretendere che intessiamo rapporti reciproci quando la maggior parte di noi non vorrebbe neanche essere qui? » Si guarda attorno « Come puoi pretenderlo quando sei la prima tu, a ritenerci dei ragazzini che fanno drammini da quattro spicci? Scusaci tanto, davvero, se ci rode un po' il culo al pensiero di dover riaffrontare di nuovo tutta quella merda senza avere delle fottutissime zanne dalla nostra! » Lo sguardo che scorge Ella, dall'altro lato della sala. Esita qualche istante, poi respira a fondo « Non potete proteggerci per sempre, cazzo, siamo soli » E tutto quel risentimento che rigetta in quelle parole, probabilmente non ha nemmeno niente a che vedere con le parole di Beatrice, nè tanto meno con tutta quella situazione. E' qualcosa di più insito, viscerale. Un odio verso quella fottutissima esistenza di merda che sembra portarsi addosso sin da quando è nato, e la consapevolezza che per quanto vi si ribelli, e lo abbia sempre fatto, non ne sfuggirà mai. « Non ho chiesto io di essere qui » E a quel punto indietreggia « E non è la mia guerra. » Se anche combattessi, il mondo non la smetterebbe comunque di mettermela in culo. « Quindi posso andar via, adesso? O devo chiedere il permesso a te o quei vecchi di merda seduti in tribuna a non fare un cazzo? »
    Suicide!Asa ha interagito con Alyssa, Ellie, Beatrice e un po' in generale con chi vuole sentirlo (e menarlo)
     
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29 replies since 2/4/2021, 18:28   1278 views
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