{CHAPTER SIX 2.0} If we burn, you burn with us!

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    14 marzo

    Il Sunday Prophet di quella mattina non portava buone notizie. Sta accadendo più in fretta di quanto pensassi. Ci vuole un'azione lampo. Come lo strappo di un cerotto. L'articolo in prima pagina annunciava l'imminente data della nuova udienza di Byron. Una settimana da quel momento. Che qualcuno abbia parlato? Che si stiano muovendo per chiudere i giochi? Prima, il processo sembrava essere in stallo. Una paranoia che sembrò strisciare sotto la sua pelle per qualche istante, prima di sbattere il giornale sul bancone della cucina, abbandonando il nido per andare a bussare alla casa accanto. In cuor suo sapeva fosse solo una contingenza. Presto o tardi, il processo doveva continuare, eppure, la concomitanza con l'imminente raduno dei ribelli sembrava gettare una luce completamente differente su quella notizia. Non fu Albus ad aprire. « C'è Albus? » Chiede in maniera un po' troppo brusca, beccandosi un'espressione contrita. « E' di sopra. » « Puoi chiamarlo per favore? » L'incertezza negli occhi della mora la spazientisce ulteriormente. « Adesso. E' abbastanza urgente. » Un silenzio che dura qualche istante. « O-Ok.. vuoi entrare? » Sa di essere estremamente sgradevole, ma in quel momento di convenevoli non ha tempo. Sta scuotendo la quotidianità di una famiglia la domenica mattina, ma di questo passo una quotidianità non ce l'avremmo più. « Lo aspetto qua. » E quando il suo parabatai uscì finalmente sul porticato, Tris dispiegò l'edizione del Prophet di quella mattina di fronte ai suoi occhi. « E' un'esclusiva. Da voi è arrivata qualche notizia in merito? Si sa che prove hanno di preciso? Come si muovono.. » Scuote la testa inumidendosi le labbra. Ha bisogno di parlare con il gruppo di legali di Byron; sembrano brancolare al buio. Ed è così, effettivamente. Hanno respinto l'alibi per la notte della morte di Edith Cornelia Brown e non sappiamo ancora se accetteranno le testimonianze provenienti dagli abitanti di Inverness. La fiducia nei nostri confronti è ai minimi storici. Siamo stati vittime di un attacco, eppure sembra essere paradossalmente anche colpa nostra se quell'attacco è accaduto in primo luogo. Nessuno chiede perché la Brown era a Inverness. Non sembra nemmeno essere nei loro piani, quasi come se, la Preside non fosse mai vissuta qui dentro e la sua morte nella Città Santa non è stata altro che una messinscena. La uccido a Inverness così da allontanare la possibilità che si possa accusare qualcuno dentro Inverness. Nessuno è così folle da uccidere a casa propria. Scuote la testa, Tris, e decide di conseguenza di rompere il protocollo. « Dobbiamo incontrarli. Oggi. Ci andiamo insieme e partiamo tra un'ora. Bisogna lanciare un sacco di incantesimi. Con noi ci saranno due custodi; stai attento a quello che fanno. Potrebbe farci comodo imparare più nello specifico come tengono a bada le nostre difese. » Per sicurezza. E perché la situazione sta precipitando più in fretta di quanto pensassi.
    Le passaporte di tutti si attivarono alle undici del mattino, dopo diverse ore in cui il Burlesque venne setacciato da cima a fondo e reso il più sicuro possibile. Riunirsi alla luce del sole fu una scelta non casuale. Il Burlesque, situato in una vecchia zona industriale vicino Londra, ormai abbandonata da tempo, era un palcoscenico noto ormai a tutti i ribelli. Un tempo trasformato in mercato di libero scambio, oggi era niente più che un grosso cumulo di metallo e ampie vetrate privo di utilità alcuna, nelle cui viscere poco più di sei mesi prima la Loggia era tornata a manifestarsi con la stessa forza di prima. Forse anche peggio. L'ho sentita. Era come se fosse più.. forte. Più preparata. Se siamo ancora vivi è perché la Loggia non voleva che morissimo, o perché qualcuno nello specifico pensava avessimo ancora del lavoro da fare. Avevano constato che molte delle difese precedenti erano rimaste in piedi e che, la Regina Rossa, precedente proprietaria degli affari dell'unica frontiera neutrale della guerra civile, aveva messo su un raffinato sistema di pesi e leve per mantenere quella baracca funzionante. Una volta attivate le passaporte, saltò su uno dei tavoli sgombri che aveva tutta l'aria di essere stato un tempo un privè, attendendo in silenzio l'arrivo degli altri. Non sapeva in quanti avrebbero risposto, né quanto sarebbe stata brava a convincerli. Dopo le ultime esperienze di Inverness stava iniziando a pensare che la sua leadership andava bene solo in tempi di pace. Tris era abituata a scendere in campo, a essere lì in prima linea, non a dare ordini e aspettarsi che gli altri le seguissero alla lettera. Well, how the tables have turned. Controllò l'orologio sul polso e sospirò. La finestra di tempo in cui le passaporte potevano essere utilizzate era terminata e per riprova, controllò la sua nella tasca divenuta niente più che una roccia qualsiasi. Tra gli ex ribelli, non erano pochi coloro che erano accorsi, segno che Ted si era dato da fare. Saltò giù dal tavolo e fece un passo avanti.
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    « Benvenuti a tutti. Grazie di aver risposto alla mia chiamata. So che non sono la persona che vi sareste aspettati » E' Byron il vostro leader. « ..ma saprete meglio di me che le contingenze sono cambiate. » « Una chiamata un po' tardiva. » Si sente dal fondo della sala, e qualcuno annuisce a quelle parole. « Avremmo dovuto muoverci molto tempo addietro, come avevamo stabilito. » Tris si inumidì le labbra e annuì. « Ma non l'avete fatto. » Asserisce lapidaria, spostando lo sguardo da un partecipante all'altro. « Perché siete consapevoli del fatto che allo stato attuale, non abbiamo appigli. » « Non ci servono appigli. Hanno preso Byron. Sono le opportunità ad esserci mancante. » Non è vero. La verità è che avete paura. Ed è giusto aver paura. E' la paura a tenerci in vita. Senza, non saremmo sopravvissuti così a lungo. « Le cose non stanno così. Il Progetto Minerva non si è macchiato di colpa alcuna. Il mondo magico non è mai stato così sicuro come in questo momento. Hanno messo in sicurezza la scuola, intessuto rapporti stabili col Patto Scandinavo, che si è allargato con nuove adesioni negli ultimi mesi. L'economia si è ripresa, sono stati assicurati nuovi incentivi di stampo sociale. La cerimonia del Midsummer riproposta contemporaneamente in vari paesi ha avuto un successo micidiale. Il ritorno alle vecchie radici del mondo magico sta mandando in visibilio l'opinione pubblica. » In pratica, anche solo pensar male del Progetto Minerva ci rende cattivi. « Vuoi fare campagna per quegli imbecilli, Morgenstern? » In circostanze differenti, Tris avrebbe reagito male, ma in quel caso decide di sospirare profondamente e di portare pazienza. Convincere i ribelli, lo sapeva già, non sarebbe stata una impresa semplice. « Vi prego di non sottovalutare il progetto politico di queste persone. Nessuno sano di mente pensa che il Progetto Minerva potrebbe scagliarsi senza ragione alcuna contro Byron. Una persona così scomoda? Arrestata senza motivo? E' follia! » E proprio per questo è geniale. « Sono giunta alla conclusione che questo clima idilliaco che dura da circa un anno è una specie di specchietto per le allodole. I colpi subiti prima dal Credo, in varie parti del mondo, e ora dai Ribelli, sono perfettamente incastrati in un meccanismo di delegittimazione di qualunque nostra istanza. Ci colpiscono, ma al contempo tutto il resto va talmente liscio che nessuno potrebbe pensare che si tratta di un meccanismo mirato. » Ma lo è. E' terribilmente mirato. « Credo che la storia si sta ripentendo, sempre che la precedente storia sia mai finita. Vengono colpite persone specifiche per agevolare qualcosa che già conosciamo. » « Agevolare cosa? » Restò per un attimo in silenzio, mentre il chiacchiericcio di sottofondo iniziava a spargersi nella grande sala principale del Burlesque. « Le Logge. » Rispose infine lapidaria. « Le Logge sono state chiuse! » Le proteste incalzano e qualcuno è sul punto di andarsene. Tris abbassa lo sguardo e scuote la testa. Che cosa mi aspettavo. Tuttavia, è una voce provvidenziale che si leva dal fondo. « We! Zitti un attimo per piacere! Cosa pensa Byron di tutto questo? Con quella roba che fate voi.. ti ha detto qualcosa? » A parlare è l'italiana del gruppo. Cercano comunque Byron. Senza di lui, non li conquisteremo mai del tutto. « Byron è sempre stato consapevole del fatto che la lotta non era solo contro un governo. Anche perché, cambiano i governi, ma la situazione non migliora. Ogni volta siamo punto e a capo. » Pausa. « Quando le cose sono peggiorate Byron vi ha portati vicino a casa mia - vicino a casa sua - e lentamente abbiamo messo su una società florida. » Ad oggi sarebbe stata una macchina perfetta, se solo non fossimo stati interrotti. Era tutto parte del grande disegno? Anche la Restaurazione? Chissà.. forse. « Abbiamo bisogno nuovamente di quella società, specie se è vero che qualcuno sta tramando sulle spalle di una società apparentemente florida. Verranno sempre più spesso dietro alle persone scomode, e nessuno farà domande. » « E di Byron che ne sarà? » « Hanno arrestato anche Potter. Quel ragazzo.. non avrebbe mai fatto una cosa del genere! » Tris annuì. « Dobbiamo organizzarci. Ricostruire la nostra rete; posti sicuri, informatori, simpatizzanti, meccanismi di informazione alternativa, comunicazioni sicure e così via. Ci servono leve e conferme ai dubbi che abbiamo in merito a quanto sta accadendo. A partire da oggi. » Scoprì quindi il braccio puntandovi di conseguenza la bacchetta contro. « Fuoco cammina con me. » E sotto gli occhi di tutti fu lampante non solo che il simbolo dei ribelli era tornato attivo, ma anche che Byron aveva consegnato a lei il segreto di quel antico incantesimo da lui custodito. All'interno di quella stanza tutti erano stati marchiati da Byron. Tutti avevano avuto un colloquio con lui. Tutti sapevano che chi custodiva i segreti di quell'incantesimo, aveva il timone. « Iniziamo dalla nostra parola d'ordine. Chiunque resta, accetta di essere marchiato. Gli altri verranno obliviati e potranno andare per la propria strada senza ripercussione alcuna. Ma non ve lo consiglio. La storia ci insegna che resistiamo solo restando uniti. » Compie una pausa e allarga le braccia. « Benvenuti nella Resistenza, signori. » La Resistenza degli umani contro qualunque cosa ci sia dall'altra parte. « Si, ma quindi Byron? » « Ce lo andiamo a riprendere. Ma lo faremo con un'organizzazione da manuale. » « Aspettare ancora non è contemplabile però! » « Io però non voglio andare a morire. » « Byron sarebbe morto per noi. » E via così attese che la conversazione andasse avanti da sé. « Morti non serviamo a nessuno. » Pausa. « Vi do il tempo di decidere e di consultarvi. Chiunque dovesse sentirsi pronto può avvicinarsi per far riattivare il marchio. » E' il primo passo. Senza non andiamo da nessuna parte.

    Role attiva per chi è stato invitato + ex fedelissimi di Byron. La scadenza è il 18 aprile. Chiunque non dovesse rispondere verrà contato come assente.
    - La role si svolge sul modello delle quotidiane. Più sono brevi i post meglio è. Fate scorrere la role con interventi brevi e senza fare troppe interazioni a post. Potete ruolarvela come preferite; interagendo con diverse persone, intervenendo e rivolgendovi direttamente al resto del gruppo oppure semplicemente avvicinandovi per farvi marchiare e basta. Fate vobis.
    - Chiederei a tutti di fare almeno un post per ciascun pg entro la data prestabilita (essendo breve non dovrebbe essere un problema); all'interno del posto deve evincersi anche solo genericamente qual è il pensiero del pg circa la questione presentata. Può avvenire con un intervento pubblico, con discorsi e dialoghi con i pg con cui interagite, oppure anche solo mentalmente. Alla fine del post dovranno si dovrà decidere se farsi marchiare oppure se farsi obliviare e lasciare l'incontro.
    - NON FORMALIZZATEVI! Se vi viene un post di quattro righe, va bene lo stesso, purché postiate entro i termini stabiliti!

    Questione marchio: Chiunque abbia partecipato alla ribellione ha sul braccio questo simbolo. In realtà è un sigillo a comparsa, che è stato disattivato dopo la Restaurazione. Il suo scopo era rendere noto ai ribelli chi era un loro alleato. Dicendo la parola d'ordine "Fuoco cammina con me" il marchio compare svelandosi però solo agli occhi di un altra persona che porta lo stesso simbolo sul braccio e che quindi a sua volta è stata marchiata. In questo caso gli altri ribelli vedono quello di Tris perché sono comunque a loro volta marchiati, ma qualora ci fosse qualcuno che il marchio non ce l'ha ancora non potrà vederlo. Oltre a segnalare l'appartenenza alla ribellione, il marchio funge da garanzia. Chiunque ne ha uno attivo, non potrà parlare della ribellione in nessun modo se non con persone a loro volta marchiate. Non si potranno quindi divulgare informazioni sensibili di nessuna natura. Insomma, la prima regola dei Ribelli è non parlare dei Ribelli.


     
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    Il bagliore bluastro della sua pietra ha preso ad illuminare la cameretta in cui sta provando a ripassare Veleni III alle undici in punto di quella domenica mattina. Si fionda giù per le scale dopo essersi allacciata alla bell'e meglio le scarpe, corre alla porta per recuperare il giacchetto dall'appendiabiti, urlando una scusa quanto più plausibile alla nonna. « Cosa? » « La mia tutorata mi ha chiesto aiuto per la verifica di Pozioni che ha domani. Non posso mica abbandonarla così. » « Come lei non te lo può mica chiedere all'ultimo. Di Domenica. A nemmeno due ore da pranzo. Cioè, ma che modi sono? » Scuote la testa, Olympia, sentendosi mezzo in colpa per la bugia, un po' intenerita dalle priorità della nonna, che sta facendo di tutto per cercare di riprendersi dalla botta di James, dando una parvenza di normalità alla famiglia. « Ma torni per pranzo? » Vede sbucare il volto dell'arzilla donna dalla porta della cucina e allora non può che sorriderle, annuendo prima di avvicinarsi a lei per scoccarle un bacio sulla guancia. « Tienimi da parte le verdurine. » La punzecchia, prima di risalire le scale e stringere infine le dita intorno alla pietra che la risucchia nel suo vortice per poi risputarla fuori in quello che riconosce all'istante come il Burlesque completamente abbandonato a se stesso negli ultimi mesi. Guarda i presenti già arrivati, salutando Tris e Albus. « Sei a pranzo alla Tana oggi? » Chiede al ragazzo prima di lanciare uno sguardo alla mora, con un sorrisetto. « Sperando che qua non vada tutto a rotoli prima e che quindi ci sia da festeggiare, sei ufficialmente invitata. Oggi Molly Weasley si è sbizzarrita con tutta la cacciagione che deve aver trovato al supermercato. Sono veramente euforica. » Un fascio di luce entra da una delle vetrate in alto dello stabilimento e la rossa si ritrova a guardarsi intorno, gli occhi verdastri che si fissano nel punto in cui è certa di aver visto le famose tende quella sera. Un brivido di freddo le percorre la schiena nel ricordare quanto fosse vivido e tangibile il ricordo di Will che l'ammoniva di non azzardarsi a fare un passo in quella direzione. Arriccia il naso nel ricercare poi lo sguardo ceruleo del fratello. Mi sembra ancora un miracolo che siate usciti vivi da quella notte. Non aggiunge nulla, decisamente a suo agio in quel silenzio che non le appare ingombrante, in attesa di veder apparire le persone chiamate a raccolta per quell'incontro ristretto. Sorride nel veder comparire prima Lily, poi sia Dory che Rudy, ai quali si avvicina per poi prendere posto a sedere non appena l'ora termina e Tris prende parola. Man mano che illustra a tutti i fatti evidenti di ciò che è successo fin dall'insediamento del Progetto Minerva, le appare chiaro dove la ragazza voglia andare a parare, a piena ragione. Panem et circenses. Si guarda intorno, cercando di captare la reazione della comunità che, prima di qualunque altra, l'ha accolta nel momento del bisogno. Incrocia lo sguardo di alcuni di loro, di quelli che borbottano, di quelli che prendono coscienza della veridicità delle parole di Tris e di quelli che scuotono la testa, per nulla convinti. « Ce lo andiamo a riprendere. Ma lo faremo con un'organizzazione da manuale. » La fissa, con le labbra arricciate, le mani che si sfregano sulle cosce, vagamente
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    infreddolita. Quindi hai cambiato idea sull'evacuazione. Pensa allora, rimuginando sopra quel pensiero che l'ha tartassata dal Golden Match, ingigantito poi non appena anche James è caduto nella fitta ragnatela intessuta dal Progetto Minerva. "Perché dovrei imbarcarmi in questa nuova battaglia? Sono ancora stanco dall'ultima volta." Il pensiero di uno di loro si mescola a quelli di lei, estraniandola per qualche istante, gli occhi che si puntano infine sulla fonte. « La memoria storica. » Prende a dire, quasi in un sussurro prima di decidersi ad alzare un po' la voce. « Byron ha sempre tenuto molto al ricordarci l'importanza della memoria storica. Se non siete qua per lui o per James, sono certa che ognuno di voi, se ci pensa attentamente, riuscirà ad individuare il motivo per cui sente che unirsi ora a questa battaglia è di vitale importanza. » Il mio motivo, come quattro anni fa, è ancora la mia famiglia. Lascia che gli occhi vaghino appena tra quelli intorno a lei, sentendosi estremamente a disagio nel sentirsi lo sguardo addosso di tutti. « Fatelo per coloro che amate, fatelo perché siete incazzati per la storia che si ripete inesorabilmente sotto i nostri occhi, fatelo perché, come ne abbiamo già avuto esperienza in passato, più siamo contro le Logge, meglio è. Tutti utili e tutti indispensabili. Fatelo per quell'idea di alternativa, di un futuro migliore in cui anche quattro anni credevamo. » Continua, deglutendo prima che gli occhi si fissino in quelli di Tris. Siamo ancora quelli che continuano a sognare, per quanto tutti ci prendano per pazzi? « Dobbiamo trovare la nuova Cherry Island. » Che non può essere Inverness, non è sicuro per voi dato il giudizio distorto che una parte dell'opinione pubblica ha ormai sulla Città Santa. « Una torretta di comando dove far muovere la nuova resistenza per cooperare e anche un posto sicuro dove proteggere Byron e James una volta che li faremo uscire. » Continua a fissarla, cercando di usare le parole giuste per non aizzare troppo gli animi di coloro che, lì in mezzo, solo il sangue vorrebbe. E per quanto lei stessa andrebbe dritta all'assalto di Azkaban, ad incontrare per certo la morte a braccia aperte, ha avuto tempo di riflettere e placare i suoi istinti suicidi un minimo. « Mettere Azkaban a ferro e fuoco, converrete con me, che sia la mossa più avventata e più infruttuosa, al momento. » « Come no? Cor foco so' venuti giù palazzi pure più blindati, piccolè. » Sorride nell'essere interrotta da quell'accento che in passato ha imparato a comprendere. « E poi? Poi quando l'avremo tirata giù, torniamo ad essere i fuorilegge di quattro anni fa perché siamo andati semplicemente alla ventura? » Gli domanda, girandosi sulla sedia per fissarlo. « Sperando di poterne uscire quasi tutti vivi, nelle migliori delle ipotesi, come pensi che tutto questo aiuterebbe Byron e James, senza un qualcosa di definito e chiaro a monte, nel bel mezzo di una guerra non terrena oltrettutto? Ha ragione Tris, ci vuole un piano ben pensato e articolato, su piani diversi: il nostro e quello dall'altra parte. » Stringe le labbra, mentre non può a negare a se stessa l'onda di paura che le si rigetta nelle vene, soprattutto nel ricordare quanto si fosse sentita abbastanza impotente e inutile in passato, in quella Guerra Santa con cui lei aveva potuto combattere armata solo di un bastone di legno e di pezzi di vetro. « Parlando della nostra parte, ci tornerebbe utile qualcuno all'interno di Azkaban che possa dirci qualcosa di più, su come è protetta effettivamente la prigione. » Si stringe nelle spalle. « Per trovare anche solo una falla. » Perché c'è sempre una falla, in ogni sistema.

    Interagito con Albus e Tris, poi in generale.
    Menzionati Lily, Dory e Rudy.



     
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    Non aveva mai perso di vista la pietra che Beatrice gli aveva dato, tenendosi pronto in ogni momento a rispondere a quella chiamata che, lo sapeva, presto sarebbe arrivata. E quando arrivò, schizzò immediatamente in piedi, vestendosi a tutta velocità e uscendo di casa come un fulmine mentre si incollava il telefono all'orecchio. « Nonna? Sì scusa la pisciata dell'ultimo minuto ma oggi non posso passare per pranzo. » « A DISGRAZIATO! Ho preparato tutto, li mortacci tua. Mo' chi la magna sta roba? » Dovette abbassare considerevolmente il volume del cellulare per poter sopportare le urla da arpia di Andromeda Tonks. « Dimmi se s'è mai buttato qualcosa da magna' in casa nostra! Eddaje, passo per cena, tranquilla. » « Ah frega 'n cazzo, magni da solo come i cani. Io stasera c'ho il poker con le amiche. » Alzò gli occhi al cielo, annuendo sbrigativo tra sé e sé mentre si allontanava dal palazzo e cercava un vicolo losco in cui appartarsi per non essere visto quando la passaporta si sarebbe attivata. « Daje, così magari sto boccone riesco a strozzarlo come Cristo comanda. » E con gli ultimi amorevoli vaffanculo si salutarono. [..] Arrivarono pressoché tutti quanti nello stesso momento, ritrovandosi riuniti all'interno di un Burlesque che Ted parve a malapena riconoscere per quanto spoglio. Si guardò intorno, sospirando tra sé e sé nel misurare quello spazio in cui ora i suoi passi rimbombavano. Mi avessero detto quella sera che James sarebbe stato arrestato per l'omicidio di Draco Malfoy, ci avrei fatto sopra un meme. Ma ormai doveva forse essersi abituato all'idea che la realtà superasse spesso la più fervida fantasia. Rivolse un sorriso a Rudy, accostandosi a lui per dargli una pacca sulla spalla e rivolgergli un sorriso tiepido. Non aveva mai avuto dubbi sul fatto che lui avrebbe risposto alla chiamata - per questo lo aveva contattato. Non importava quanti drammi potessero entrare in gioco: erano compagni di guerra, ma prima di tutto erano famiglia. « Il solo Quidditch cominciava a starci stretto, eh? » sdrammatizzò, sciabolando le sopracciglia prima di passare lo sguardo tra gli altri presenti e rivolgere loro dei cenni di saluto. « Finalmente ci muoviamo, eh? » Arlo Rigby e consorte, da Liverpool con furore. Dopo la Restaurazione non si erano mai davvero quietati, forse perché quella fascia di società magica composta da operai aveva sentito più di chiunque altro il mancato mutamento e la disfatta degli ideali su cui la Resistenza si era retta. In fin dei conti erano loro la forza-lavoro che aveva permesso al sistema Ribelle di funzionare. Si strinse nelle spalle, sospirando. « Beh, penso sia giunta un po' l'ora. » furono le sue ultime parole prima che Beatrice iniziasse a parlare, dando luogo a una serie di interventi da parte degli ex ribelli. Tutte cose che Ted aveva preventivato, forse perché era ormai in contatto con loro da diverso tempo e sapeva bene quali fossero gli umori e le istanze più pressanti. Non si stupì, infatti, nel sentire alcuni tentennare di fronte alla situazione che Tris mise sotto i loro occhi: la maggior parte di quella gente aveva paura delle Logge, sì, ma le vedeva comunque come una minaccia astratta. Il loro scontento veniva da problematiche diverse, di ordine sociale - le stesse che li avevano portati ad unirsi sotto la guida di Byron nella speranza di creare una società diversa, più equa, in cui lo strapotere di alcuni venisse finalmente messo a tacere a favore di un ordine che non faceva figli e figliastri. La storia recente ci ha insegnato che alcune persone possono permettersi di svegliarsi una mattina, in qualsiasi momento, e decidere arbitrariamente chi bastonare e mettere all'angolo per i propri scopi. È questo ciò che li fa incazzare. È questo tutto ciò che alcuni di loro riescono a vedere adesso - non le Logge. Aspettò dunque che anche Olympia finisse di parlare prima di fare un passo avanti
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    con un sospiro. Checché se ne dicesse, Ted sapeva di avere comunque un ruolo lì dentro: la gente si fidava di lui proprio in virtù della sua mancanza di lustro o grandi riconoscimenti. Il giovane Lupin, durante la Ribellione, non aveva fatto altro che rischiare il culo su piccola scala, un po' come tutti loro, il che lo rendeva agli occhi di quelle persone un loro simile - un loro pari. Si mise accanto a Beatrice, togliendosi piano il giacchetto di pelle e sollevandosi una manica della camicia per mostrare a tutti i presenti il marchio che la Morgenstern gli aveva riattivato la sera del Golden Match. « Alcuni di voi in questa stanza non possono ancora vederlo. Ma tanti altri ne hanno uno gemello che aspetta solo di essere riattivato..proprio come il mio durante la serata in cui James è stato arrestato. » Rimase in silenzio per qualche istante, umettandosi le labbra e lanciando uno sguardo veloce a Vicky. Anche di te si fidano. Sei stata una dei primi. Sei stata quella che ha fatto sapere al mondo cosa stesse accadendo. Se ti farai riattivare il marchio di fronte a loro, manderai un segnale che non potranno ignorare. Chiaramente non aveva modo di dirle quelle parole, in quel momento, ma era piuttosto certo che la bionda avrebbe inteso inequivocabilmente la sua occhiata. « È a Beatrice Morgenstern che Byron ha dato la propria fiducia. È a lei che ha passato la guida in questo momento di crisi. Perché Inverness non è soltanto il luogo che ci ha protetto dalle Logge, la base del branco o quella di un Credo che molti di voi faticano ancora a comprendere. » Pausa. « Inverness è stata la nostra unica alleata in passato, e adesso è l'ultima traccia rimasta della società per cui abbiamo combattuto. L'unico luogo in cui quelle persone che vi mettono in ginocchio da secoli non possono entrare. Lì i loro titoli non contano nulla. E cazzo se ne hanno paura! » Sbuffò una risata dalle narici, scuotendo appena il capo. « Hanno paura dell'ascendente che Byron continua tuttora ad esercitare, e dunque lo hanno arrestato sotto false accuse. Hanno paura della speranza che la famiglia Potter ha sempre incarnato, e dunque l'hanno messa sotto scacco accusando di omicidio il primogenito del Prescelto. Hanno paura di Beatrice, di Inverness, del branco, di tutti noi. » Non ci sarebbe neanche bisogno di sottolinearlo. Non dovrei nemmeno star qui a parlare per convincervi. È chiaro a me, che una mente politica non ce l'ho mai avuta - figuriamoci! « Volete far uscire Byron e James di prigione? Anche io. Con qualsiasi mezzo. Lo sapete già. Ma farlo significa per definizione tornare ad essere Ribelli, ad avere una guida, un'organizzazione e, soprattutto, un obiettivo comune. Perché senza quello siamo solo carne da macello per i dissennatori di Azkaban. » Una banda di poveracci e disgraziati riottosi in cerca di grane, proprio come ci vorrebbero. « Un tempo eravamo dei fuorilegge perché la loro, di legge, non è mai stata dalla nostra parte. Se pensate che ora lo sia, che tutto ciò che sta accadendo non vi riguardi, allora siete liberi di tirarvi indietro. Però se siete qui, se siete accorsi quando chiamati, forse un motivo c'è..o anche solo un dubbio. Come è stato la prima volta. » A quel punto indicò nuovamente il tatuaggio sulla propria pelle. « E questa è la risposta. » Pausa. « Questo..e Beatrice Morgenstern. » Dovete darle fiducia, altrimenti non andremo da nessuna parte, se non dritti ad Azkaban a far compagnia a Byron e James.

    Interagito con Rudy e Vicky (a distanza)
    Citate Tris e Olympia

    Niente regà, tatuatevi. I tatuaggi sotto gli 80 euro non li trovate di norma: offertissima solo ogg aggratis!




    Edited by psychomachia - 13/4/2021, 13:00
     
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    Da quando Tris ha consegnato loro le pietre, Sam non se n'è mai davvero separato, tenendola sempre a portata di mano persino durante gli allenamenti. Si trova a casa di sua nonna, sono arrivati da poco lui e Lily quando si accorge del luccichio bluastro provenire dalla tasca dei suoi pantaloni. Incrocia lo sguardo della cugina, un sopracciglio inarcato prima di urlare un « Nonna, andiamo a fare una passeggiata. » La donna dalla criniera argentata sbuca fuori dal finestrone della cucina, impalandoli lì sul patio. « Che grandissima idea di merda! Dove volete andare con tutti quei ficcanaso che sbucavano ovunque questi giorni? » Sam lancia uno sguardo alla cugina, facendo spallucce nel tornare a fissare la nonna. « Stiamo nei paraggi, seguiamo il sentiero fino al bosco, tanto ci sono gli incanti. » Lancia una particolare guardata alla donna, da poter tradurre tranquillamente con un "Dai nò, Lily ha bisogno di un po' di svago prima che arrivino tutti a chiederle come sta, per l'ennesima volta". Lei, essendo la maga delle occhiatacce che vogliono dire tutt'altro, annuisce, passando una mano sulla schiena della bionda, dandole una piccola spinta in avanti, verso le scalette, in direzione bosco. « Se li trovate, riportatemi un po' di quei funghetti. L'ultima volta erano riusciti a rendere deliziosi anche i biscotti salati di quella meravigliosa creatura nonché cuoca oscena di mia figlia. » Si ritrova a ridacchiare, Sam, per poi farsi avanti, a passo abbastanza sostenuto, costeggiando il laghetto seguendo poi i grossi sassoni che si introducono in mezzo alla vegetazione. Lancia un'occhiata indietro, per constatare che siano effettivamente fuori tiro da occhiate indiscrete. « Okay, direi che possiamo anche andare. » Sentenzia prima di allungare una mano all'altezza della tasca per stringere la pietra e in un pop scompare. Ricompare, inaspettatamente, al Burlesque. Gli occhi verdastri si fanno inaspettatamente spaesati nel non vedere Percy in mezzo a molti dei volti che invece conosce piuttosto bene. Non che il suo parabatai sia mai stato un ribelle fatto e finito, uno super convinto come molti di quelli che fanno parte della vecchia guardia. Ma anche io non lo sono mai stato dopotutto. Commenta mentalmente, ricordandosi poi delle parole che aveva speso di fronte all'assemblea ad Inverness, parole piuttosto decise e dure sui Ribelli, le stesse che l'avevano lasciato leggermente basito tanto da cercare appoggio in un'occhiata lanciata a Tris. Devo assolutamente braccarlo e costringerlo a parlare per capire se è impazzito definitivamente si dice prima di salutare Ted e con una spallata Rudy. « Mai mi sarei aspettato di rivederti da queste parti. » Commenta, dal tono vagamente divertito, prima di prendere posto non appena capisce che l'ora d'attesa è finita. Ascolta in silenzio le parole di Tris, mentre si ritrova a pensare, ben più di una volta, di quanto lì in mezzo si senta effettivamente un pesce fuor d'acqua. Come in passato. Lui il suo marchio l'ha ottenuto solo per poter uscire da Hogsmeade per degli assalti mirati ai supermercati babbani abbandonati ormai da tempo. Non l'ha fatto per pura convinzione nella causa, lui che è sempre stato quanto di meno politico ci potesse essere su piazza. L'ha fatto per necessità, per poter essere utile alle persone a lui più care come meglio poteva. E' con quel pensiero che guarda Lils, immaginando quali possano essere i suoi pensieri. "Ti guardo le spalle", la traduzione della sua occhiata. Perché dopotutto lui è chiamato dall'alto ad essere presente per la santa causa, ma per quella terrena la chiamata è completamente differente. Del tutto volontaria. E sapendo perfettamente che lei c'è dentro con tutte le scarpe, allora anche per lui è lo stesso. Non ti lascio sola in tutto questo. Ed è con questo pensiero che si toglie il giacchetto, abbandonandolo sulla sedia, si alza, dando ai suoi passi quanta più sicurezza possibile, per poi avvicinarsi a Tris con la convinzione che il suo darle pubblicamente fiducia non sposterà l'ago della bilancia per alcun animo, non essendo mai stato nessuno all'interno di quel gruppo. Non dovrebbe succedere, ma se succede.. « Hai sempre avuto la mia fiducia. » Conta su di me. Si arrotola la manica destra della maglia scura fino al gomito, lasciando così scoperto l'avambraccio sotto gli occhi chiari della mora. Improvvisamente, trova il tutto molto simile ad una nomina cavalleresca, per questo si avvicina di un altro passo alla mora, con una scintilla di luminosità negli occhi mentre le sussurra un « Come funziona ora? Mi devo inginocchiare affinché l'investitura sia completa? »


    Interagito con Lily, Rudy e Tris.
    Nominato Percy e salutato Ted.



    Edited by anesthæsia¸ - 18/4/2021, 11:53
     
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    « Hai fatto il pollo con le patate. » Noah ripetè le parole di sua sorella, mentre si finiva di vestire velocemente, tenendo il telefono abilmente incastrato tra la spalla e l’orecchio. « Lo so che hai cucinato tutto questo per me, ma mi hanno chiamato dal Quartier Generale e devo scappare. » La sua pancia già brontolava al solo pensiero del pollo con le patate al forno di sua sorella Delilah. Si infilò un cracker in bocca, allacciandosi la camicia. La sua pancia brontolò ancora di più, come a volersi ribellare di quella sfoglia, quando in realtà stava già pregustando la crosticina del pollo. « Sì, mettimelo da parte, vengo a prenderlo appena finisco. Grazie, ti voglio bene. » Si infilò le scarpe velocemente, per poi avvicinarsi alla tavola, dove aveva lasciato la pietra di luna che aveva iniziato a brillare di un blu intenso da una decina di minuti. « Ah, dì a Benji che me ne accorgo se mangia le mie patate. A dopo. » Chiuse la chiamata, salutando così sua sorella, per poi toccare la pietra. La Passaporta si attivò all’istante, trasportandolo in tutt’altro scenario. Non rimase stupito nel capire dove si trovasse. Quel locale era stato già palcoscenico dei Ribelli in passato, aveva senso che Beatrice avesse scelto di ripartire da lì. Proprio come una fenice che sorge dalle ceneri. Si guardò intorno, prima di posizionarsi ai lati più esterni della sala, appoggiandosi a un pilastro. « Sei sorpresa di vedermi qui? Così mi offendi, sorellina. » Noah le sorrise, facendole poi l’occhiolino. La lealtà di Noah nei confronti degli Auror aveva vacillato diverse volte nel corso degli anni, ma la stessa cosa non si poteva dire nei confronti dei Ribelli e del branco. E la fiducia che aveva riposto anni prima in Byron Cooper, ora era pronto a riporla in Beatrice. Rimase in silenzio nell’ascoltare le parole della ragazza, capendo da subito quale erano le sue intenzioni. « Vi prego di non sottovalutare il progetto politico di queste persone. » Lui per primo si era lasciato abbindolare dal Progetto Minerva. Aveva lasciato gli Auror per potersi unire ai Ribelli quattro anni fa e per diversi anni era stato lontano, perché non si riconosceva con il Governo né pensava che l’essere un Auror avrebbe potuto incarnare nuovamente i valori in cui tanto credeva. Aveva ricominciato a lavorare da poco più di un anno, iniziando a credere nuovamente nel suo lavoro e credendo anche alla giustizia e l’interezza dell’istituzione per cui lavorava. E poi, aveva saputo dell’arresto di Byron semplicemente dai social, mentre era a casa a prendere in giro sua sorella per messaggio per averla vista sul profilo di una ragazza. E, ugualmente, era rimasto di sasso non appena aveva scoperto che avevano deciso di arrestare James Potter per l’omicidio di Draco Malfoy. Faceva davvero ridere. Nessuno sano di mente avrebbe davvero creduto che Potter fosse un assassino. « Verranno sempre più spesso dietro alle persone scomode, e nessuno farà domande. » Stavano cercando di indebolirli, eliminare a uno a uno tutti gli anelli più forti che tenevano insieme i Ribelli. Chi sarebbe stato il prossimo? Non potevano semplicemente starsene con le mani in mano ad aspettare la prossima volta. Dovevano escogitare un piano per potersi rialzare al più presto e cacciare Byron e Potter di prigione, ma come aveva detto anche sua sorella, non sarebbe servito a nulla mettere a fuoco e fiamme Azkaban. Avevano bisogno di una guida, avevano bisogno di un piano e avevano bisogno di essere uniti. « Fuoco cammina con me. » Sta per ricominciare, ora è davvero ufficiale. Spostò per un momento lo sguardo su sua sorella. Sapeva che lei stava pensando la stessa cosa. Sapeva che anche lei non si sarebbe tirata indietro. E come quattro anni fa, sarebbe stato pronto a combattere per ciò in cui credeva e ciò che riteneva essere giusto. E come aveva fatto in passato con Byron, avrebbe seguito senza esitare Beatrice. « Sarò al tuo fianco. Hai la mia completa fiducia e lealtà. » La guardò negli occhi, facendosi avanti per poter essere marchiato. Poteva sembrare strano ai presenti che un Auror si stava facendo avanti per poter far parte della nuova Resistenza, però Noah sapeva che non c’era bisogno di spiegarsi con Trix. Lei sapeva dove era la sua lealtà.

    Interagito con Delilah per telefono e con Bobbie e Trix
    Citata Olympia
     
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    « E' un'esclusiva. Da voi è arrivata qualche notizia in merito? Si sa che prove hanno di preciso? Come si muovono.. » Si inforcò gli occhiali da lettura sul naso, scorrendo le righe del titolo a fronte aggrottata prima di sollevare le iridi verdastre a incrociare lo sguardo di Tris. « Cosa non darei per saperlo! » Avere informazioni riguardo il caso di Byron non era semplice, e il QGA sembrava particolarmente ostinato ad ostacolare qualunque tentativo da parte del Gruppo Peverell di farsi più vicini. Non che gli tenessero nascosto chissà cosa, ma di certo non gli rendevano facile il lavoro e non gli concedevano le stesse esclusive che invece arrivavano sempre miracolosamente alla Gazzetta. E infatti anche questa, esclusiva per loro. Sospirò, finendo di leggere l'articolo prima di ripiegare il giornale sul tavolo e posarvi sopra gli occhiali, passandosi le mani sulle palpebre. « Mi pare scontato come andrà a finire. Dalle righe trapela una certa pendenza piuttosto evidente. » Byron Cooper dietro le sbarre, pur se non ci è dato sapere con precisione perché. « Dobbiamo incontrarli. Oggi. Ci andiamo insieme e partiamo tra un'ora. Bisogna lanciare un sacco di incantesimi. Con noi ci saranno due custodi; stai attento a quello che fanno. Potrebbe farci comodo imparare più nello specifico come tengono a bada le nostre difese. » Annuì, alzandosi in piedi per dar subito seguito a quelle parole e cominciare a prepararsi in fretta e furia per quella che, lo sapeva, non sarebbe stata una giornata né facile né breve.
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    Le passaporte si attivarono all'ora esatta, facendo comparire di fronte ai due tutti coloro che avevano deciso di rispondere all'appello di Tris. Le rivolse uno sguardo, incurvando appena un angolo delle labbra. Beh, poteva andare peggio. Poteva essere un pranzetto a quattr'occhi tra noi due. Scorse immediatamente molte facce note, tra cui quella di Esme, a cui rivolse un cenno di saluto da lontano. « Sei a pranzo alla Tana oggi? » Sorrise alla sorella, scuotendo leggermente il capo. « Oggi me la scampo: dopo l'esclusiva del Daily Prophet come minimo il mio pranzo sarà strozzato tra una chiamata e l'altra. » Sospirò, stringendosi appena nelle spalle. Non che da qualche mese a questa parte sia stato troppo presente la domenica. In fin dei conti con Mun avevano deciso così: era giunto il momento di farsi le proprie, di domeniche in famiglia, senza presenziare tutte le settimane alla Tana. In quel momento particolare, però, avevano invertito un po' la marcia, forse perché la famiglia era stata più propensa a stringersi sul dolore che l'arresto di James aveva causato. « Sperando che qua non vada tutto a rotoli prima e che quindi ci sia da festeggiare, sei ufficialmente invitata. Oggi Molly Weasley si è sbizzarrita con tutta la cacciagione che deve aver trovato al supermercato. Sono veramente euforica. » Ridacchiò sotto i baffi, scuotendo il capo tra sé e sé all'idea della nonna intenta a cucinare per una caserma. « Il sogno di ogni vegetariana. Aaah certe cose non cambiano proprio mai! »
    In men che non si dica furono tutti radunati intorno a Tris, che prese a parlare esponendo loro il progetto che avrebbe ridato nuovamente vita ai Ribelli. Non si stupì nel sentir sorgere alcuni piccoli dissensi, che tuttavia sembrarono esaurirsi quasi immediatamente tra le risposte convincenti di Tris, Olympia e Ted. « Parlando della nostra parte, ci tornerebbe utile qualcuno all'interno di Azkaban che possa dirci qualcosa di più, su come è protetta effettivamente la prigione. Per trovare anche solo una falla. » Annuì alle parole della sorella. Questa è la cosa più importante, se vogliamo davvero avere una chance di riuscita senza andare incontro ad un arresto certo. « L'anno scorso ho svolto il mio tirocinio lì, con il corpo di guardia della prigione. » Volse lo sguardo ai presenti, mettendo subito le mani avanti. « Turni e incantesimi di difesa cambiano continuamente e le informazioni vengono abilmente compartimentalizzate. » È il carcere più sicuro del mondo magico, d'altronde. « Però posso riprendere i contatti con qualche guardia. Non è gente di cui fidarsi, ma sotto il giusto compenso e con le dovute precauzioni potrebbero farsi sfuggire qualcosa. » Si voltò poi a guardare Olympia. « Siri ha fatto tirocinio lì con gli spezzaincantesimi. Potremmo provare a tastare il terreno per vedere se anche lui possa fare qualcosa del genere. Ogni aggancio è essenziale, ora come ora. » Fu quello il suo contributo alla discussione, lasciando poi che fosse Ted a prendere parola prima che la gente cominciasse a farsi finalmente vicina per riattivare il tatuaggio o farselo fare lì sul momento. Quando giunse il suo turno, Albus si arrotolò una manica della camicia fino al gomito, mostrando il braccio a Tris con un piccolo sorriso. « Si parte. » disse, sciabolando le sopracciglia mentre la prabatai faceva ricomparire il marchio sulla sua pelle.

    Interagito con Tris e Olympia


     
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    A Villa Conchiglia, la passaporta che le era stata fornita diversi giorni cambiò colore sul colpo. Era il segnale, e Vicky, intenta a revisionare diversi articoli per la prima edizione della settimana successiva del Gruppo Peverell, chiuse i registri in cui puntualmente le arrivavano le pergamene fresche di stampa con le edizioni provvisorie, cambiandosi in fretta e furia con dei vestiti più comodi e anonimi. Non sapeva esattamente da chi arrivasse quel messaggio, né tanto meno chi vi avrebbe trovato, ma di una cosa era certa: la parola d'ordine dei ribelli era tanto sacra quanto significativa, e nessuno l'avrebbe riportata in auge a meno che non si trattasse di qualcosa di estremamente serio. Uscì con la scusa di dover sbrigare qualche commissione, dando il tempo a sua madre di riferirle tutte le raccomandazioni del caso. Fleur era parecchio apprensiva in quegli ultimi tempi, specie dopo l'arresto di James. Stava in pensiero per Dominique e Louis, e il più delle volte sembrava preoccuparsi per la salute mentale della maggiore di casa. Vicky penzolava senza sosta tra Cherry Island, la Tana e Villa Conchiglia, cercando di rimanere il più possibilmente calma e concentrata sul suo lavoro. Aveva solo quello, in quel periodo, più una serie infinita di messaggi da parte di Lucas che sembrava aver preso troppo sul serio il suo ruolo di supporto morale della famiglia. Si comportava come neosposino messo di fronte alle prime difficoltà di un'unione salda e duratura; il più delle volte, Victoire non riusciva nemmeno a reggere la sua presenza. Ma nonostante questo, il potente anestetico sotto cui era crollato il suo stato emotivo, la portava a non ribellarsi più di tanto alle premure del biondo. Lavorava, e lavorava, e ancora lavorava, e quando tornando a casa, trovava Lucas a tenere compagnia a Lizzie, sembrava talmente sollevata da non avere il cuore di buttarlo fuori o chiedergli di rispettare i limiti di quel rapporto che era strettamente relegato alla bambina. Sono stata chiara sin dal principio; Lizzie la cresco io, di te non abbiamo bisogno. E ora, piccolo ratto di fogna, te ne stai approfittando. Un problema che sembrava crescere di giorno e in giorno e al quale Vicky non sembrava essere disposta a rimediare per paura di reagire in maniera esagerata. La rabbia dentro di sé cresceva, la frustrazione, la sensazione di essere bloccata, impossibilitata, impotente. « Lucas riporta Lizzie qua? » Le chiede di scatto Fleur, mentre si appresta a uscire a di casa. « No. Va alla Tana. Liz starà un po' con Lily e Jay. » La madre le getta un'occhiata di sbieco. Tenta di tastare il terreno riguardo la presenza del fracese ormai da tempo. « Quindi non ci siete per pranzo. » Vicky sgranò gli occhi perplessa. « Io no. Liz sta dalla nonna. Lucas non lo so. » « Ma glielo devo chiedere? » Sospirò la rossa, scuotendo la testa. « Onestamente, mamà, cosa Lucas fa non sono affari miei. » Si chiuse quindi la porta d'entrata alle spalle, camminando per quasi un chilometro a piedi prima di trovarsi in campagna aperta. Solo allora tirò fuori la pietra di luna dalla tasca della felpa e lasciò che si attivasse. Venne così catapultata nell'ultimo posto in cui aspettasse. Il Burlesque non era certo un posto nuovo per la Ribellione, ma non era certo nemmeno un luogo che i ribelli avevano annoverato direttamente come loro base. Sorprendentemente, all'interno della struttura, vi è già un cospicuo numero di persone; non vi è uno solo di quei volti che non conosca. Molti di loro erano presenti nelle prime riunioni, quando uno ad uno Byron li aveva marchiati sancendo il patto che avrebbe portato alla più grande mobilitazione di maghi e non, dai tempi di colui che non deve essere nominato in persona. Si stupì nel vedere tra le fila John, Wanda e Lewis, i suoi folli compagni di viaggio durante la breve quanto e esilarante corsa dell'Eco della Rivolta. Un sorriso genuino si dipinse sul volto della giovane Weasley mentre correva loro incontro per abbracciarli ad uno ad uno. « Ma che figata che siete venuti! » Di scatto, Vicky sembra essere tornata nel pieno della dimensione di quei giorni matti e disperati, in cui utilizzare fico e bomba come esclamazioni cardine, dava loro un'allure da pazzi scatenati pronti a inventare la nuova Apple all'interno di un garage malconcio. Solo che la mela in questione era l'ultima frontiera dell'informazione libera, e il garage era Grimmauld Place. « Dovevamo tornare prima. » Asserì Wanda con un leggero tono colmo di apprensione. Lei e Lewis si erano nel mentre sposati e si erano trasferiti in Irlanda. Quanto a John era rimasto nel suo sotterraneo a inventare cose di cui gli umani non sanno neanche di avere bisogno. Abbracciò ancora una volta l'amica, prima di venire a conoscenza dell'identità di colei che aveva indetto la riunione. Sarà un problema, pensò tra se e se, verificando ben presto quanto le sue ipotesi fossero giuste. Vicky conosceva i suoi compagni d'armi meglio delle proprie tasche. Il discorso di Beatrice non bastava da sé; nel gioco di potere ed equilibri dei ribelli, la giovane Morgenstern si era posta volente o nolente come la sovrana straniera che concede ai Ribelli un tetto sopra la testa. Questa gente si fida solo di Byron. E' per Byron che sono scesi in campo. E' per lui che scenderanno ancora. Si guardò attorno, osservando coloro che di tanto in tanto ponevano diverse obiezioni al discorso della ragazza. « È a Beatrice Morgenstern che Byron ha dato la propria fiducia. È a lei che ha passato la guida in questo momento di crisi. Perché Inverness non è soltanto il luogo che ci ha protetto dalle Logge, la base del branco o quella di un Credo che molti di voi faticano ancora a comprendere. Inverness è stata la nostra unica alleata in passato, e adesso è l'ultima traccia rimasta della società per cui abbiamo combattuto. » Lo sguardo di Vicky incontra quello di Ted per qualche istante. Non ha bisogno di molte parole per capire che la sta incalzando a farsi avanti. E dal modo in cui le sue parole proseguono, capisce che il giovane Lupin è stato già saltato su quel carro in anticipo; a riprova di ciò, il tatuaggio dei ribelli è ben visibile sul suo avambraccio. Vicky solleva appena il mento, inclinando la testa di lato con un leggero moto di fastidio. Lo sapevi e non mi hai detto niente. Bastardo. Ora ho capito cosa stavi macchinando quando sparivi di punto in bianco tenendo il cellulare spento a oltranza. Si riservò di andare in fondo a quel ragionamento in seguito, restando in verità decisamente sorpresa dalla convinzione con cui si rivolse alle tante persone scettiche all'interno della grande sala del Burlesque. Chi l'avrebbe detto. Scoccò la lingua contro il palato, una volta conclusosi il suo discorso, osservando i timidi avvicinamenti di alcuni dei presenti. Che Vicky potesse essere uno degli aghi della bilancia, lo sapeva, ma non era l'unico. Spostò lo sguardo prima su Bobbie Herondale, poi su Renton, rimasta in un angolo lontana dalla maggior parte dei presenti, e poi su altri volti noti. « Cosa ne pensi? » Quello di Wanda al suo fianco fu niente più che un sussurro, a cui Vicky non rispose.
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    Azzardò diversi passi nella folla, passando accanto alla giovane Herondale, a cui gettò uno sguardo tanto veloce quanto eloquente, mentre si preparava a togliersi la fela per concludere quel rituale che aveva un retrogusto nostalgico. Prima di pararsi di fronte a Beatrice Morgenstern, gettò un'occhiata di sbieco a Ted inumidendosi le labbra, e infine allungò il braccio verso la ragazza attendendo che il suo marchio venisse riattivato. « E' inutile parlare di ritardi; di chi ha torto e di chi ha ragione. Nessuno si è mosso fino ad ora. Oggi è la prima volta che rivedo tutti voi sotto lo stesso tetto dopo tanto tempo. » Dovrà pur valere qualcosa. « Nessun altro ha avuto la buona creanza di farlo fino a questo momento. » Eppure pensavo di essere per molti di voi una persona di fiducia. « Se il desiderio di salvare Byron è talmente forte, forse dovremmo in primis fidarci di lui. » Rotea il braccio per osservare sotto gli occhi di tutti le linee di inchiostro che sono tornate a scorrere lungo l'avambraccio. « Ted ha ragione. Inverness è l'ultima frontiera che ci è rimasta; Cherry Island lo è. Dobbiamo partire da lì. Insieme. » Spostò lo sguardo su alcuni di loro nello specifico, corrugando la fronte nell'osservare Frank ancora titubante probabilmente intento a ragionare su quante Molotov confezionare prima di presentarsi sotto Azkaban. Andiamo Frank, dacci una mano, che cazzo! Si posizionò al fianco di Ted, gettandogli uno sguardo veloce. « Hai da fare dopo? Andiamo a Grimmauld Place. Va riaperta. » Il suo fu un sussurro prima di spostarsi nell'ambiente, posando una mano attorno alle spalle di Olympia tentando di capire quanto ancora ci sarebbe voluto prima che si convincessero del fatto che non c'era altra via di proseguire se non insieme. « Tenere testa a Frank Esposito? Chi sei tu e cosa ne hai fatto di mia cugina! » Le rivolse un occhiolino complice. « Se oggi torni alla tana vorrei parlarti. »


     
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    « Che grandissima idea di merda! Dove volete andare con tutti quei ficcanaso che sbucavano ovunque questi giorni? », il punto di vista di nonna Lucille è assolutamente condivisibile; tuttavia Lilac si vede obbligata a risponderle con una scrollata di spalle, fingendo che i ficcanaso non le diano fastidio alcuno e, soprattutto, che la passeggiata al fianco di Sam sia del tutto innocente. Ad ogni modo, le piace credere che, se sua nonna sapesse davvero qual è il motivo del loro dileguarsi, non li fermerebbe. Ci ricorderebbe di stare attenti, al massimo. E farebbe anche uno dei suoi occhiolini d'incoraggiamento. La consapevolezza del coraggio di Lucille le dà la forza d'imitarla, dentro e fuori, indossando un sorriso inscalfibile e stringendo le mani a pugno per aumentare la percezione di se stessa. Il suo Asticello, Salt, freme nel taschino della giacca di pelle, preoccupato di ciò che potrebbe accadere e di quanto la situazione sia indefinita e fuori controllo. Lily lo accarezza piano, cercando di infondergli una tranquillità che, lei per prima, non riesce a raggiungere da giorni. E' solo temporaneo - si ripete, chiudendo gli occhi quando la pietra infine si accende, trasportandola nel rifugio scelto da Tris. [...] Non mette piede lì dentro dal trentuno Agosto. E' quasi catartico pensare che, proprio nel luogo che le ha procurato diversi incubi, si cercherà di costruire un qualche piano insieme ai Ribelli. Sono una di loro adesso: è un pensiero le procura uno strano senso di appartenenza. Le dà la sicurezza di non essere sola, sperduta, di non doversela cavare unicamente con le proprie forze. La porta a stringere tra le dita la pietra che l'ha portata lì, a guardarsi intorno un po' confusa e al contempo rassicurata. Poco importano gli animi infervorati dei presenti, tra chi è troppo audace e chi troppo conservatore: Lily è certa che quella Domenica porterà a qualcosa. Cerca di non concentrare troppo l'attenzione sul fatto che, l'ultima volta al Burlesque, c'era James a tenerle la mano. Cerca di non riflettere sul passato, sull'allucinazione di Eric Donovan, sul possibile ritorno delle Logge. Che poi non si tratta neanche di una possibilità, è un dato di fatto. Sospira, prendendo posto accanto a Sam e tenendo gli occhi fissi in quelli di Beatrice. Anche il discorso della Morgenstern, appunto, sottolinea quanto il problema non sia solo politico. Non è una lotta al governo. E' una lotta all'ignoto. L'hanno già vissuto in passato, ma adesso è indiscutibilmente diverso - quasi come se fosse più grave, più reale. Più subdolo e difficile da combattere, soprattutto se non si hanno mezzi veri e propri. In fondo, Lilac Scamander non è una lycan, non è una sin eater: fondamentalmente non è niente di niente. L'unica cosa che non le manca è la tenacia, che tuttavia molto spesso si fonde con l'impulsività e il rischio di mettersi nei guai. Incontra lo sguardo fermo di Sam proprio quando percepisce un'emozione di smarrimento, riuscendo così a tranquillizzarsi e a focalizzare di nuovo l'attenzione sulla platea. Sembrano tutti avere uno scopo, lì dentro, e Olympia suggerisce di tenerlo a mente per trovare il coraggio di non accettare una realtà che sta scomoda, che pugnala alle spalle e che opprime fingendo di salvare. Perché è questo che il Progetto Minerva mostra: un'aura di perfezione alla quale lei stessa ha creduto, della quale lei stessa ha fatto parte - un esempio tra tutti è proprio quello del Midsummer. Ma si tratta di una facciata che nasconde ben altro. « Benvenuti nella Resistenza, signori. », le parole di Tris le provocano un brivido che risale rapido lungo la schiena. Ci siamo.
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    Si fa avanti in direzione del cumulo di gente che la circonda, avvertendo giusto alcune frasi di protesta: « Aspettare ancora non è contemplabile però! » « Io non voglio andare a morire. », scuote le spalle, assumendo un'espressione contrita. Si avvicina alla Morgenstern, sotto lo sguardo delle persone che hanno appena parlato. Probabilmente non sanno chi sono - in fondo non ci sono mai stata. Fino ad ora. «Andrei ad Azkaban anche domani. Forse sono pure più incazzata di voi.», si volta in direzione della voce sconosciuta. «Ma abbiamo un'unica chance e non ha senso sprecarla.», se ci prendono è finita. Si rivolge dunque a Tris, grata delle fiducia che le è stata concessa. E della protezione che la lycan non ha esitato a fornirle nell'esatto istante in cui ha messo piede fuori da casa propria, recandosi ad Inverness. E' un po' una nuova casa, tutto sommato. «Io sono con te.», con tutto quello che comporta. Non ha bisogno di rifletterci su molto, Lilac: la sua decisione l'ha già presa mesi fa, alle iniziali avvisaglie del pericolo. Ci sarebbe stata lo stesso anche prima di essere colpita in prima persona. E ora che le cose sono cambiate, è di certo la più interessata a ribellarsi all'idillio promesso dal governo e dalle autorità.

    Interagito con Sam e Tris
    Citati James e Olympia

     
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    Non è semplice, per una persona che ha un sogno e che ha fatto di tutto per riuscire a conquistarlo, arrendersi all'idea che, forse, il sogno di partenza era sbagliato. Arthur Weasley ha lottato sette anni della propria vita per diventare un Auror del Quartier Generale, ha frequentato un corso di addestramento in Francia e, per questo, si è procurato ben più ferite e graffi del dovuto. Ha messo la carriera davanti ogni cosa - probabilmente anche per riscattarsi agli occhi della propria famiglia, macchiata dal ricordo di Percy Weasley e del suo transitorio tradimento, per quanto ogni gesto ed ogni presa di posizione sia stata perdonata. Si sa, in fondo la storia che grava sulle proprie spalle condiziona, in un modo o nell'altro. Ed Arthur Junior si è sempre sentito condizionato, scegliendo di votarsi al bene supremo sopra ogni cosa, giurando di non commettere mai l'errore del padre, giurando di mettersi dalla parte del giusto, senza preoccuparsi dell'impegno, del sacrificio e delle difficoltà che tale scelta avrebbe comportato. Vedersi di fronte alla realtà delle cose, con una città di Inverness sotto scacco da due anni, vittima di soprusi del governo, con Byron arrestato e James accusato dell'omicidio di Draco Malfoy, è chiaro avrebbe fatto precipitare le certezze di chiunque. Soprattutto le sue. Soprattutto quando tutti credono sia accaduto, benché solo in parte, benché limitatamente, anche per mano sua. Fa parte o no del gruppo Auror del Ministero della Magia? Poco importa sia soltanto una pedina, poco importa non sia stato inserito nella Squadra Speciale che si è occupata di queste manovre. Fare di tutta l'erba un fascio è quello che le personalità Ribelli - lui compreso, lui per primo - sanno fare meglio. «Come potevi non sapere?», glielo urla in faccia Bronn, colpendolo alla spalla sinistra, stringendo fino a fargli emettere un gemito soffocato. Arthur lo fulmina con lo sguardo, disarcionandosi dalla presa e fronteggiandolo. Non è mai incline a usare la forza, ma vi ricorre se necessario. E' per questo che sfrutta la propria altezza per sbilanciare l'amico, prendendolo in contropiede. «Te l'ho già spiegato, cazzo. Non renderti ridicolo.», lo affronta, deluso dalla luce di sfiducia che legge negli occhi del ragazzo che è sempre stato la sua ombra - persino la sua lama, se necessario. «Sai solo parlare, Arthur. Io mi sono stancato di rimuginare sul passato mentre fuori c'è il delirio. Hanno preso Byron, hai capito? A me non fotte un cazzo di tuo cugino. Tu ti svegli soltanto adesso, come se non fosse successo niente nel frattempo. Che cazzo di ribelle sei? Chi cazzo sei? Non ti riconosco più, Arthur.», si guardano come se davvero non fossero mai stati niente più che semplici conoscenze. Mai amici, mai fratelli. Weasley cala la testa, solo per un'impercettibile frazione di secondo. Prende un respiro lungo, per poi tornare alla carica. «Eravamo pochi, Bronn. Non ce l'avremmo mai fatta. Devi saper distinguere quando agire e quando no, se vuoi essere un Ribelle utile a qualcuno. Credi non m'importi di Byron? Non mi conosci affatto, allora. La mia famiglia si è messa in prima linea per difenderlo. Tu dov'eri, Bronn?», gli arriva un pugno dritto sul mento, che Arthur non accenna a fermare. Deve sfogarsi. E' solo rabbia repressa, e se lui non acconsentirà ad assorbirla, verrà fuori in un altro momento lo stesso, creando solo più danni. Si asciuga il rivolo di sangue che sgorga dall'angolo della bocca, sfidando Bronn a colpirlo ancora, o a estrarre la bacchetta. Il ragazzo si ferma e stringe la pietra dell'incontro tra le dita. «Se non ne viene fuori un cazzo io ho chiuso.», non risponde più, Arthur, i muscoli che guizzano e quasi gli suggeriscono di attaccarlo, di convincerlo delle proprie idee. Di contenerlo, come avrebbe già dovuto fare con la persona a lui più vicina di tutte. Siamo tutti dalla stessa parte, cazzo. [...] La pietra lo trasporta al Mercato di Libero Scambio, il Burlesque che conosce a menadito e che, altrettanto, lo accoglie, di rimando. Percepisce una sensazione familiare di casa, Arthur Weasley. Prende posto nella platea e ascolta le accuse circa il ritardo nella chiamata, la paura di morire, il desiderio di combattere. Rimane in silenzio finché non tocca a lui farsi avanti per la riattivazione del marchio, quel simbolo che brucia ancora sotto la pelle e che più volte, fino a quel momento, gli ha consentito di ritrovare la fiducia in qualcosa, quando il resto del mondo sembrava crollare.
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    «Sia chiara una cosa, a tutti. Non è un gioco. Quando libereremo James e Byron - appurato che la via legale è fallita -, saremo tutti schedati. Magari riusciremo anche a non farci beccare, ma loro due diventeranno fuggitivi. Dovremo proteggerli anche dopo. Questo richiederà impegno. Questo vorrà dire avere il dito puntato contro a ogni occasione, perché saremo i principali sospettati.», penso di saperne qualcosa, quanto meno. «Detto questo, Azkaban è protetta come - se non di più - della Gringott. Qualunque tipo di magia viene rilevata, quindi pensare a una Polisucco o robe del genere è del tutto inutile. Anche andarci in massa è inutile.», dicendolo, si rivolge alla voce che ha proposto un assalto in stile Signore degli Anelli. «Penso che una buona idea possa essere l'Animagia. Questo tipo di abilità non viene individuata - il passato ce lo insegna.», ed anche la Metamorfomagia. Ma non mi sognerei mai di ricordarlo. «Quanto meno per studiare l'organizzazione interna alla prigione, non in termini di difese e trappole, quanto di gente dietro che le attiva. Ci vuole qualcuno di invisibile, per farlo, ovviamente.», magari un insetto. «Quando avremo abbastanza informazioni, propongo una squadra di cinque volontari. Tre di diversivo e due per la manovra effettiva. Uno per vertice - giusto per rinfrescare l'architettura della prigione. Ripeto, è inutile andarci in massa. Loro sono molti di più.», scopre dunque il braccio destro di fronte a Beatrice Morgenstern, per poi rivolgersi a lei soltanto: «Puoi contare su di me.», infinite realtà si sono modificate sotto ai miei occhi, ma questa mai.

    Interagito con tutti e alla fine con Tris



    Edited by insurgent - 17/4/2021, 16:54
     
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    'sono stati gli zinghiri'
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    Se ne sta lì, il gigante, le braccia incrociate. Una chiamata quella inaspettata, ma che -alla fine dei conti- era anche ora che arrivasse. « Ma tu torni solo quanno c'avemo gatte da pelà? Per un caffè ogni tanto te fa cagare venì a trovarci, vè? » Adagiato su di una colonna al fianco del suo amico Frank, gli lancia un'occhiata che ha dell'offeso, Rocky. Ma dura soltanto pochi attimi, tanta è la felicità di rivederlo lì, in quel contesto, assieme. Proprio come i vecchi tempi. « Ad Esmerà l'hai salutata o te devo tirà pe l'orecchie? » Fa un cenno del capo verso la sorella, di qualche metro distante da loro, prima che Beatrice Morgenstern inizi a parlare. E la ascolta in silenzio, Rocket, seppur molti dei suoi compagni non sembrano essere del suo stesso avviso. Non si fidano. L'arresto di Byron, d'altra parte, è stato destabilizzante. Un uomo, un capo, un amico. Per tutti loro Byron è sempre stato tanto, forse addirittura tutto, e dunque non si stupisce -Dragomir- se la maggior parte dei suoi non si fidi di quella che, ad una prima apparenza, appare ai loro occhi con le stesse fattezze di un impostore. Dal suo canto, Rocky, non ha mai avuto nulla contro Beatrice Morgenstern. Ci ha sempre avuto a che fare per opera di terzi, o alle volte per pochi attimi, in questa o quell'occasione, eppure -nonostante si parli molto di lei, e la maggior parte delle volte non è bene che se ne parla- non si è mai fatto chissà quale opinione sbagliata nei suoi confronti. Una ragazza fin troppo giovane costretta da una serie di sfortunati eventi a crescere fin troppo in fretta. A pensarci, dopotutto, gli ha sempre ricordato un po' sè stesso, alcuni anni addietro. E' forte, quella regazzina, un po' come tutti coloro che sono accorsi lì, pronti a difendere una causa che chissà, forse nemmeno appartiene loro apertamente. Ci sono Sam, Lily, Albus, e persino la piccola Potter. Che cazzo - pensa, mentre si scosta dal muro per poter ascoltare meglio il discorso della Morgenstern, lo sguardo che vaga sui loro giovani volti, uno per uno - siete solo dei ragazzini. Non dovreste prendervi carico di tutta questa merda. Non è giusto. Ma Rocket ha imparato ormai da tanto, troppo tempo che la vita stessa mai nulla avrà di giusto, e allora, quando sopraggiunge il suo turno, prende parola.
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    « Personalmente, io volevo fare la guerra. » Annuncia, lanciando un'occhiata verso Frank. Che cazzo sì, non vedrei l'ora de buttà du bombe su Azkaban, porca puttana. « Penso di parlare a nome di tutti -o quasi- se dico che non avrei paura a prendere a calci in culo il Progetto Minerva. Può essere perfetto quanto volete, ma lo è agli occhi di chi non vuole vedere » Scuote la testa « Byron sta marcendo ad Azkaban da più tempo di quanto non avremmo mai voluto. Ed è vero, lui si farebbe ammazzare dieci e mille volte, per noi. -..ma » Osserva i più anziani tra i suoi compagni, uno ad uno « I piccoletti c'hanno ragione. Se agissimo senza pensare, se ci beccassero.. E' vero: non ce ne può fregà ncazzo. Ci siamo già passati, siamo forti, possiamo resistere. Ma ciò non toglie che perderemmo l'unica possibilità che abbiamo. E fatti fuori noi, a Byron e James..chi resterebbe? » Nessuno. Nessuno in grado di poter fare qualcosa. « Dobbiamo fidarci. » E a quel punto si volta verso Beatrice e, con un cenno del capo, si avvicina, scoprendo l'avambraccio. « Io ce sto. » Le dice, incrociando il suo sguardo, un sorriso ad illuminargli il volto barbuto « Nun me fà pentì, che se fai casini questi qua me rompono er culo a me! » Una risata rumorosa gli scuote il petto « Forse in qualche modo te posso servì. Me tengono d'occhio più di tutti. Ed assieme a me immagino Ted, o anche Sam.. Siamo personaggi famosi, ed ex ribelli. Una gran rottura di coglioni, è vero, ma se ce pensi su un attimo: dai piani alti non se lo immaginerebbero mai, che potremmo tornare a fotterci la vita e la carriera per una seconda volta, dopo quanto è successo in passato. Avremmo troppo da perdere » Si stringe nelle spalle « Paradossalmente, siamo i più controllati ed assieme i meno sospettabili. » Ed a quel punto indietreggia di uno o due passi « Pensace, ok? Sai dove trovarmi. » E con un cenno del capo si sposta, per lasciar spazio agli altri dopo di lui. E' a quel punto che lo sguardo ricade su una figura alle sue spalle, materializzatasi dal nulla. Un brivido gli percorre la schiena, mentre, istintivamente, distoglie lo sguardo, visibilmente a disagio. « Ciao » Nessuna battutina delle sue, nessun strampalato approccio, nel rivolgersi verso Barbara Herondale, che si limita a liquidare così, allontanandosi il prima possibile. Un fastidiosissimo senso di colpa a riempirgli il petto. Merda. [...] « Ehi, scheggia » Alla ricerca disperata di un appiglio lo individua, alla fine: Lily. « Come stai? » Respira a fondo, per scrollarsi di dosso quella strana sensazione. « Te fidi der coach tuo? - Un sorriso che ha dell'apprensivo gli illumina il volto - Hai scelto la parte giusta in cui stare. »
    Interagito con Franko AMORE MIO, Tris, Bobbie e Lily
    Nominati un po' tutti, in particolare Sam e Ted nel suo discorso
     
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    Quando la pietra si illuminò, Dean scattò immediatamente in piedi, trangugiando ciò che era rimasto della sua tardiva colazione per buttarsi velocemente nella doccia. Cazzo cazzo cazzo, ho un'ora. Non che dovesse fare chissà cosa per prepararsi, ma mettere una scadenza a Dean Moses significava solo una cosa: mandarlo nel panico. Comunque questa roba del tieniti pronto, ti diamo solo un'ora di preavviso, mica mi va tanto bene. Ma oh, il costo della ribellione, che ci vuoi fare?! Si lavò velocemente, infilandosi poi i primi vestiti che acciuffò nell'armadio disordinato, solo per rendersi conto di essersi messo la maglietta al contrario e sbuffare esausto quando dovette togliersela e rimettersela. Il tutto, solo per poi farlo stare col culo seduto sul divano per mezz'ora buona, senza fare nulla, con la pietra in mano e il piede che batteva impazientemente. Un frangente, quello, in cui la sua vescica decise di non assisterlo, obbligandolo ad alzarsi più e più volte per andare in bagno. Che ne so se dopo ci posso andare? Bo, ma poi sta brutto se tutti parlano di roba seria e io alzo la mano per chiedere se posso andare a pisciare. Mamma mia, mi sembra di essere tornato a scuola. Flashback delle lezioni della carogna intensifies. E a ben vedere, Dean, sembrò sulle prime affrontare quella storia proprio come aveva affrontato la scuola: con l'ansia e completamente impreparato. Solo quando venne concretamente smaterializzato al Burlesque, il suo animo sembrò placarsi. Volse lo sguardo tra i presenti, stendendo loro un tiepido sorriso di saluto nel constatare che molte di quelle facce erano a lui ben più che note. Si mise di fianco a Lily, facendo cozzare leggermente la spalla contro la sua in un piccolo cenno di vicinanza. « Prima volta, eh? » cercò di sdrammatizzare, rimandando al noto meme di James Franco al patibolo. Anche se qui sa un po' di alcolisti anonimi, a dirla tutta. Le sue considerazioni vennero comunque presto tagliate da Tris, che prese a illustrare loro le varie motivazioni di quell'incontro. Motivazioni che, almeno in parte, Dean già conosceva. In parte, appunto, perché si ritrovò ad aggrottare la fronte quando vennero nominate le Logge. Se a qualcosa gli era già stato accennato, il giovane Moses non sapeva tuttavia quanto pressante potesse essere davvero il problema e se vi fossero stati altri sviluppi. Ai tempi si era impegnato nello studio di quell'astratta realtà che sembrava interessata a colonizzarli, passando ore tra biblioteche e archivi per rispolverare vecchi libri e rintracciare le radici di una conoscenza che all'uomo era sempre stata in buona parte preclusa. Fu così che, quando arrivò il suo momento di avvicinarsi per porgere il braccio a Tris e farsi riattivare il marchio, l'americano fece guizzare gli occhi cerulei in quelli dell'amica. « Comunque sta cosa del fuoco che cammina con me prima o poi me la dovrete spiegare. » commentò, gettandole un piccolo sorriso e un veloce occhiolino. Ci sono sempre stato, lo sai.

    Interagito con Lily e Tris
    Citata Tris



    Edited by psychomachia - 18/4/2021, 17:25
     
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    Trentasette minuti. Erano esattamente trentasette le volte in cui la lancetta dei secondi aveva fatto il giro del quadrante dell’orologio dal momento in cui la pietra sopra il suo comodino aveva cominciato ad emettere una luce bluastra. Dory era distesa sopra il letto a fissare il soffitto. Con la coda dell’occhio vedeva il bagliore del sassolino, vibrare al buio della stanza come la fiamma di una candela. Aveva provato a chiudere gli occhi, ma la luce pareva penetrare attraverso le sue palpebre. Non riusciva ad ignorarla. Non si era resa conto di quella responsabilità, almeno fino al momento in cui la pietra di luna non si era illuminata. Adesso tutto le pareva più grande, gigantesco, invalicabile. Stava cominciando a pensare di aver fatto il passo più lungo della gamba. Avrebbe voluto avere una risposta facile. Magari c’era, lì che fluttuava nell’aria, solo che lei non riusciva ad afferrarla. L’abitazione era silenziosa. Si era rinchiusa in camera a studiare dopo colazione e finito con la lezione di storia aveva abbassato le tapparelle, chiuso e tende, e si era distesa nel letto,cercando prendere sonno. Aveva come l’impressione che il tempo si fosse fermato. Non sapeva se Cami fosse in casa oppure no. Ultimamente non parlavano troppo, complice il comportamento schivo e malinconico che sembrava il filo conduttore della vita della giovane Weasley. Aveva la testa altrove, mai lì dove il resto del suo corpo si trovava. Alzò il braccio, là dove il tatuaggio sarebbe comparso se solo avesse pronunciato le giuste parole. Un flash. Un altro braccio. Sangue. Occhi vitrei. Serrò le palpebre, cercando di scacciare quel ricordo. Avrebbe voluto immergere il volto sul cuscino. Quaranta minuti. Da quando era scoccata la mezzanotte, il tempo sembrava essersi velocizzato. Doveva prendere una decisione. Cosa avrebbe detto lui, se fosse stato lì? Se lo chiedeva, qualche volta, quando doveva prendere una decisione. Lui non ci avrebbe pensato un attimo. Avrebbe preso in mano quella pietra immediatamente. Non avrebbe fatto passare tutto quel tempo. Ma aveva senso mettersi in una situazione pericolosa quando era chiaro che qualcuno ci avesse rimesso la vita perché lei si era messa nei guai? Si sarebbe comportata da ingrata, già. Ma allo stesso tempo, sapeva che le sarebbe stato impossibile restare con le mani in mano avendo la consapevolezza che la sua famiglia e i suoi amici stavano lottando per ottenere qualcosa di più grande di loro. Il suo desiderio di non sentirsi impotente e vittima degli eventi predominò su tutto il resto. Si sollevò, sedendosi sul letto, aggrappandosi alla trapunta. Quarantacinque minuti. La pietra emanava la stessa luce. Fuoco cammina con me. Cammina con me. Afferrò la pietra e in un attimo non si trovava più nella sua stanza. Per un attimo, ebbe come l’impressione che il tempo fosse tornato indietro, a qualche anno prima. Per un attimo, pensò che se si fosse voltata lo avrebbe visto. Spostò timidamente lo sguardo, come se temesse di smentire quel pensiero che a mente lucida le sarebbe sembrato incredibilmente stupido. Come aveva immaginato, lui non c’era. Ma voltandosi incontro gli occhi di Olympia e questo bastò per farla sentire più al sicuro. Le sorrise, un sorriso stanco che però non nascose quel tocco di speranza che divampò nel suo cuore come una fiaccola. C’era anche Rudy. I volti dei suoi familiari, dei suoi amici. Avrebbe fatto la sua parte, insieme a loro. Standogli accanto avrebbe potuto assicurarsi della loro incolumità. Prese posto vicino a Lympy, aspettando la fine dell’ora perché la riunione potesse finalmente cominciare. La sua mente pareva scandire i secondi come la lancetta di un orologio. Avrebbe voluto voltarsi e guardare Olympia, Rudy, Arthur e il resto delle persone che meglio conosceva, cercando di leggere ciò che pensavano mentre Beatrice parlava. Ma non si mosse. Restò immobile, in silenzio. « Iniziamo dalla nostra parola d'ordine. Chiunque resta, accetta di essere marchiato. Gli altri verranno obliviati e potranno andare per la propria strada senza ripercussione alcuna. Ma non ve lo consiglio. La storia ci insegna che resistiamo solo restando uniti. » Essere obliviati. Ci aveva pensato in passato. Ci aveva pensato quando il dolore era sembrato tanto insopportabile da pesare in modo irrimediabile sulle sue spalle. Per un attimo aveva persino pensato di cedere a quell’idea tanto malsana. La storia ci insegna che resistiamo solo restando uniti. Tris aveva ragione. « Benvenuti nella Resistenza, signori. » La Resistenza. « Vi do il tempo di decidere e di consultarvi. Chiunque dovesse sentirsi pronto può avvicinarsi per far riattivare il marchio. » Aspettò. Aspettò, guardando gli altri intorno a lei commentare quella situazione ed altri che non perdevano tempo ad avvicinarsi a Tris per riattivare il marchio. Inspirò a lungo, le dita delle mani che tamburellavano sulle occhia ossute. Doveva farlo. Per tutti loro, ma anche per sé stessa. Si alzò in piedi. Attese pazientemente il suo turno, concentrandosi esclusivamente sul suo respiro. Quando riuscì ad avvicinarsi scoprì il braccio, mordicchiandosi la guancia. Continua a respirare. Seguì Tris in ogni suo movimento. Non si torna indietro. Vedere nuovamente il marchio era ciò che le serviva per concretizzare quel pensiero.

     
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    A Griffith Morgenstern, della ribellione, non era mai interessato nulla. Una sola cosa gli interessava: Inverness. Non fosse stato per la convergenza di alcuni interessi tra le due parti, il giovane cacciatore non avrebbe mai neanche solo considerato di aver qualcosa a che fare con quella gente e quelle istanze. Il mondo è ingiusto? Ma va'! Lo è sempre stato, sempre lo sarà. Vi sono vicino col cuore e vi auguro buona fortuna nella vostra impresa. Questi sarebbero stati i suoi pensieri, se solo lo Stato contro il quale la Ribellione si scagliava non avesse puntualmente minacciato Inverness e la sua sovranità in ogni maniera. Ma forse, sotto sotto, Griffith non voleva neanche soltanto ribellarsi a quello smacco. Una guerra santa è una cosa. Una guerra politica è tutt'altra. Se bisogna intraprenderla, non può essere solo ed esclusivamente per un qualcosa che dovrebbe essere fondamentale. La gente combatterà e morirà, e se deve combattere e morire, tanto vale che il loro sacrificio venga eventualmente ripagato da una vittoria più importante. Perché per Griffith, stabilire un ordine sociale che non si ponesse come dispotico era importante solo fino a un certo punto; in fin dei conti lui, di quella società magica inglese, non si era mai sentito parte fino in fondo. Lui apparteneva ad Inverness, e se doveva combattere per qualcosa, era per Inverness che lo avrebbe fatto. Non solo non voleva che il Ministero gli mettesse più i piedi in testa, ma a quel punto voleva molto di più: voleva espandersi. Quando la pietra lo fece piombare al Burlesque, riconobbe subito qualche faccia: gente che aveva visto per la sua città quando questa li aveva accolti, schermandoli dal pericolo delle Logge. E fu quindi naturale per lui, storcere il naso di fronte a chi si sentì di mostrare diffidenza se non addirittura aperta ingratitudine nei confronti di Inverness, dei cacciatori e di Beatrice in primis. « Inverness è stata la nostra unica alleata in passato, e adesso è l'ultima traccia rimasta della società per cui abbiamo combattuto. L'unico luogo in cui quelle persone che vi mettono in ginocchio da secoli non possono entrare. Lì i loro titoli non contano nulla. E cazzo se ne hanno paura! » Trattenne a stento una risata beffarda a quelle parole, limitandosi a sollevare un sopracciglio con un certo disappunto. Quindi ce ne ricordiamo adesso, di ciò che ha fatto Inverness? Non quando l'anno scorso ci hanno bastonati come dei cani. Comodo. Il solo fatto che ci fosse bisogno di convincere quella gente a fidarsi di sua sorella lo lasciava piuttosto esterrefatto. Una mancanza di rispetto bella e buona. Decise tuttavia di rimanere in silenzio, cosciente del fatto che se avesse espresso i propri pensieri avrebbe solo peggiorato la situazione, aprendo una polemica che in quel momento non era saggio intraprendere. E mentre custodiva nel suo petto quei sentimenti, qualcos'altro, alla stessa altezza, sembrava ribollire in pentola. Una sensazione non del tutto anomala, a cui Griffith sembrava aver fatto ormai l'abitudine. Un secondo battito cardiaco all'altezza del ciondolo che portava al collo, forte e costante. Sentì il proprio sguardo violaceo attratto da un punto alla propria destra, ma quando cedette a quella forza, non vide altro che un semplice muro. Scosse velocemente il capo, come a sgrullarsi da un fastidio ronzio che percepiva nell'orecchio e tornare così a concentrarsi sulla piccola riunione. « Penso che una buona idea possa essere l'Animagia. Questo tipo di abilità non viene individuata - il passato ce lo insegna. » Volse lo sguardo in direzione del moro che aveva parlato. Che Griffith non avesse questo grande interesse nel prendere parte ad un'evasione, era piuttosto evidente, ma ciò non significava che non avrebbe dato una mano..a buon rendere. « Azkaban non è semplice da raggiungere. Serve il giusto animagus. » Sorrise, sollevando un indice e inclinando il capo di lato. « Si dà il caso che io possa sorvolarla. Chiaramente dovrei tenermi comunque un po' a distanza. Ricordo che i dissennatori non sono più legali nelle immediate vicinanze dei prigionieri, ma vengono comunque impiegati come misura si protezione. » E i dissennatori lo individuano, un essere umano. « Però con le giuste precauzioni e traiettorie potrei avvicinarmi abbastanza da fare un veloce sopralluogo dell'area e studiarne struttura e punti di accesso. » Dopodiché spetterà a voi. A quel punto si avvicinò alla sorella, scoprendo il braccio per farsi riattivare quel marchio che già una volta gli era stato necessario imprimersi sulla pelle.

    Interagito con Arthur (e tutti in generale)
    Citata Tris

     
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    Il pacchetto che le era stato recapitato qualche giorno prima nel bel mezzo della notte era sempre nei suoi pensieri, poche righe che non lasciavano spazio al dubbio; una chiamata alle armi. Non si era più separata dalla pietra di luna, l'aveva chiusa in una piccola gabbietta e portata sempre al collo; in attesa che il bagliore azzurro si rivelasse ai suoi occhi. Una chiamata a cui Betty non avrebbe mancato di rispondere. L'arresto di Byron era stato un duro colpo, ma quello di James era una vera e propria dichiarazione di guerra. Una mossa che aveva svelato il vero volto del nuovo ministero, un volto in cui Betty non si rispecchiava. Entrambi erano stati arrestati all'improvviso, senza poter provare la loro innocenza. Quelle morti sembravano giovare al ministero, l'unico a trarre una sorta di vantaggio dalla morte della preside e di Draco Malfoy. Una situazione che la faceva sentire impotente e in qualche modo indifesa; sensazioni che aveva promesso a sé stessa di non provare più, di lasciarsi alle spalle. Vedere quella luce brillare all'interno della pietra fu come tornare a respirare, una spinta per combattere; per non lasciarsi abbattere dalle avversità. L'aveva afferrata con fiducia, certa di ciò che avrebbe trovato ad aspettarla dall'altra parte.
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    Vedere tutti quei volti famigliari le fece tirare un sospiro di sollievo, sapere che non era l'unica a sentirsi oppressa; stanca di quel pugno di ferro che il ministero stava esercitando. « Sono giunta alla conclusione che questo clima idilliaco che dura da circa un anno è una specie di specchietto per le allodole. » Non c'era niente di più vero delle parole di Tris, schierarsi contro il Progetto Minerva avrebbe fatto di loro dei sovversivi, sarebbero stati dipinti come il male; come tutto ciò che c'era di marcio in quel mondo. Un prezzo che era più che disposta a pagare, preferiva passare come sovversiva piuttosto che pecora. Preferiva schierarsi dalla parte delle persone a cui teneva, a cui doveva la sua lealtà. « Iniziamo dalla nostra parola d'ordine. Chiunque resta, accetta di essere marchiato. Gli altri verranno obliviati e potranno andare per la propria strada senza ripercussione alcuna. Ma non ve lo consiglio. La storia ci insegna che resistiamo solo restando uniti. Benvenuti nella Resistenza, signori.» La giovane studentessa non aveva bisogno di tempo per decidere, la sua posizione era stata chiara dal momento in cui aveva ricevuto quella lettera. Non si sarebbe tirata indietro e non si sarebbe lasciata spaventare dall'oscurità. Una parte di lei, una minima parte, aveva paura; paura dell'oscurità da cui in passato era stata toccata. Oscurità da cui era stata letteralmente travolta. Una paura a cui non avrebbe ceduto, ma che avrebbe sfruttato a proprio vantaggio; per spronare sé stessa ad andare avanti. Lasciò che il marchio dei ribelli spuntasse nuovamente sul suo braccio. Simbolo che carezzò con devozione. Rivolse un sorriso ad Albus, Olympia e a tutti gli altri. Combattevano tutti per un'ideale ben preciso e non si sarebbero fermati. « Non so quanto possa essere utile, ma uno dei professori del corso di medimagia lavora come medico presso l'infermeria di Azkaban. » Il Signor Merrow era un uomo alquanto ambiguo, particolarmente taciturno e inflessibile. « Al momento sta cercando uno studente che gli faccia da assistente mentre porta avanti la sua ricerca...se può essere utile posso candidarmi e capire se c'è la possibilità di accompagnarlo alla prigione in veste di assistente. » Quella di Betty era una semplice proposta, un azzardo che si sentiva di correre per James e per Byron.


    Edited by undercover - 18/4/2021, 12:18
     
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    Barbara Herondale ha toccato la pietra lunare più per curiosità che per altro. Ed è con negli occhi quella scintilla che si guarda intorno, non appena si ritrova catapultata nel vecchio mercato di libero scambio, in cui, anni prima si era ritrovata a passare. Stira le labbra in un sorriso in direzione di Beatrice prima di riprendere a guardarsi intorno, per nulla sorpresa di vedere alcuni della vecchia guardia comparire dopo di lei, in fasci di colori che si vanno smaterializzando intorno a lei. Fa per avvicinarsi ad Esmeralda, sinceramente contenta di rivederla quando le compare vicino nient'altro che Noah. Inarca un sopracciglio, le braccia strette sotto il seno. « Sei sorpresa di vedermi qui? Così mi offendi, sorellina. » A quel punto si ritrova a sbuffare fuori una risata che ha ben poco d'allegro. « Non lo so..dopo che hai deciso di rimanere un Auror quando ti hanno arrestato Byron sotto il naso e ti hanno messo pure a fare l'agente del traffico, lo ammetto, mi sarei potuta aspettare anche la tua diserzione in questa sede. » Lo fissa, un che di sfida negli occhi verdastri, le labbra che istintivamente si arricciano. « Scherzo. » Eppure non ride, forse perché in fondo non gli ha mai davvero perdonato quella sua non presa di posizione in merito, tanto strana quanto totalmente denigrante nei suoi confronti, visto il ridimensionamento conseguente delle sue mansioni. Pensavo che almeno in questo fossimo uguali, io e te. « Ti fai offrire una birra in serata? » E' così che saluta la Proietti, poco dopo esserle scivolata di fianco. Una richiesta tanto spersonalizzante quanto effettivamente mirata nella sua testa. Perché Bobbie non è una da "Mi sei mancata, voglio che mi aggiorni su tutto quello che mi sono persa", ma più una che trova metodi alternativi per dimostrare certi concetti tanto difficili per lei da formulare in maniera diretta. Le lancia un'occhiata con le labbra che si increspano appena in un sorrisetto compiaciuto prima che sia Tris a dettare il silenzio su quel concilio ristretto, prendendo parola. Ed è mentre lei parla che Bobbie riprende a muovere lo sguardo tra i presenti perché lei è lì, per l'appunto, in veste di curiosa. Curiosa di sapere come si muove la coscienza dei famosi Ribelli, quelli a cui si è unita in ritardo, più per fedeltà a Tris che per vero interesse alla questione politica di un paese che non ha mai sentito come proprio. Vede dipingersi nelle facce di alcuni il sospetto nei confronti dell'alfa, in altri si smuove la rabbia di essere rimasti fermi fino a quel momento. Eppure c'è chi tra voi non ha fatto niente, pur essendo dentro l'organo esecutivo del mandato d'arresto del vostro capo. Gli interventi si susseguono e la Herondale continua a decifrare le sensazioni di quelle teste calde, così come le aveva chiamate Watson. Alcuni sembrano ragionare, tanto da farla ritrovare ad annuire con le parole di Arthur, suo pupillo in tempi più piacevoli all'interno del QGA. Poche persone e perfettamente coordinate tra di loro, come in un vero e proprio balletto classico. E quando gli interventi si esauriscono, lei rimane ferma al proprio posto, osservando non lo sciamare delle persone verso Beatrice - tra cui becca l'occhiata di Victoire, piuttosto eloquente, e la figura mastodontica di Rocky che non poteva non essere in prima linea - ma chi rimane seduto, al proprio posto, chi ancora indeciso, chi piuttosto sicuro di voler essere soltanto obliviato per andarsene. Ne registra i volti, ne ricorda i nomi, la Herondale, schedandoli mentalmente come a voler tener traccia di chi non vuole aver più niente a che fare con i ribelli. Ne incontra gli sguardi, di alcuni, senza alcun ombra di giudizio nei propri occhi. Non mi eravate nulla prima, figuriamoci ora. E' semplice e pura catalogazione scientifica. Per il futuro, dovesse mai tornare utile. E quando si sta per esaurire la fila, alla fine si alza, cominciando a spogliarsi del giacchetto che si stringe ai fianchi, la maglia dei Metallica a maniche corte sotto, nemmeno fosse piena estate. « Ciao » Si ritrova di fronte un Rocky decisamente stranito tanto da non indirizzarle altro che un saluto povero di battute. Alza una mano e accenna un sorriso, confusa, prima che lui si dilegui. E' allora che arriva il suo turno di fronte a Beatrice alla quale rivolge un'occhiata che ha quasi del divertito. « Sei una delle poche persone di cui mi fida a questo mondo. » E non c'è alcun velo di scherzo in quelle parole. Se lei è lì, lo è per lei e per la loro gente. Le mostra il braccio, stringendo le labbra. Perché se alla fine si fa riattivare il marchio, Bobbie sa che è per una ragione ben specifica. « In caso mi dovessero beccare. » Un giocare d'anticipo, il suo, ai fini del quadro generale. Sa di poter reggere bene la tortura fisica, ma il marchio è una precauzione ben specifica, che tiene chiunque al sicuro, legandoti la lingua anche sotto la prova di pozioni. E' mentre fissa le linee scure venire nuovamente fuori sulla sua pelle candida, che pensa ai famosi fascicoli su cui avevano cominciato a lavorare in passato, lei e la mora. Le scocca allora un'occhiata complice. Lì in mezzo ci sarà pur qualcosa per mettere con le spalle al muro qualcuno. Qualche bel segretuccio che possa essere moneta di scambio per facilitarci l'entrata dove vogliamo. « Ho sentito dire che a Notting Hill i ciliegi hanno cominciato a fiorire. » Dice, una linea sorridente sulle labbra. « Mi sono sempre piaciuti i fiori di ciliegio. Credo che ci farò un salto in settimana. » Si umetta le labbra e senza aggiungere altro, torna al suo posto.

    Interagito con Noah, Esme, Rocky e Tris.
    Nominato Arthur.

     
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