{Sorting Ceremony 2021}

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    Se Valerie non si espone, un motivo c'è. Stare al centro dell'attenzione non solo non è una cosa che ben si modellava sulla sua personalità, ma le crea anche una serie di preoccupazioni che non sempre possono essere comprese da chi non la conosce abbastanza. Un soggetto bipolare con comprovati problemi ascrivibili ai disturbi dello spettro autistico, difficilmente fan fronte ai giudizi, alle folle, alle situazioni controverse. Sua madre ha sempre tentato di tenerla lontana da situazioni di forte stress, situazioni in cui la sua mente potrebbe viaggiare più velocemente di quanto non succeda già normalmente. Fu proprio ciò che accadde in quel preciso istante. I troppi sguardi puntati sulla sua figura, le diedero un improvviso senso di tachicardia. Poi i capogiri. E poi Peter. Calmati. Non possono vederti così. Non puoi fare una figura di merda. Ma nonostante quell'ostinazione, non riesce a respirare. Ed è evidente. Sente il senso dell'umiliazione scivolarle sotto la pelle; un'umiliazione che gli altri non devono e non possono capire. Si aggiunge la frustrazione, la rabbia. Nulla di ciò che dico o faccio è abbastanza credibile. Niente di ciò che rivendico viene preso sul serio. Io non esisto - e se esisto sono poco più che un ogetto da sbattere da una parte e dall'altra. Sono la tipa matta da sposare. La stessa che può essere tranquillamente pedinata senza motivo alcuno. Posso essere minacciata se alzo la testa, perché io alle spalle non ho nessuno. Io sono nessuno. Vado bene se sto al gioco. Se mi trombo mezzo mondo - così per sport. Vado bene se passo i compiti. Sono la compagna perfetta se faccio passare gli esami agli altri. Se sono apatica e ci sto non avrò problemi. Ma cazzo, Valerie, prova ad alzare la cresta, prova a sentirti ferita e tirata in causa senza motivo alcuno, fraintesa, messa in mezzo per le pagliacciate altrui, e allora.. allora cazzo sei una vera stronza. Ma resti comunque un oggetto. Da quello non ti liberi. Sei un perfetto soprammobile di merda. E hai da stare muta. Tanto stai sempre muta, no? Perché dovresti mai fare diversamente? « [...] è storia della magia quindi ok, ci sta.. Però praticamente il tizio dice anche che se certe cose ti toccano troppo [...] E niente, Valerie, l'atteggiamento discriminatorio è un elemento tuo, della tua personalità, a quanto pare! Quindi fondamentalmente sei incazzata a bestia, ma tutta la tiritera è partita da te, se ci pensi un attimo. Sei tu che hai bellamente accusato le nuove Senior [...] » Per quanto tenti di mantenere una faccia tosta, le è letteralmente impossibile mantenere la calma. Ha bisogno di uscire. In fretta. Non voglio scappare. È una cazzo di sconfitta. Gli sto dando ragione. Ma non ha scelta, e a dirla tutta non è certa neanche di cosa il giovane Paciock stia dicendo nello specifico, né di cosa la sta accusando. La sensazione di soffocamento ha la meglio e allora lo scansa in fretta e furia, sbattendo contro un tavolo immediatamente adiacente, prima di abbandonare la tenda. Respira. Ma non ci riesce. Tutto ciò a cui riesce a pensare è la vergogna. Al modo in cui quegli sguardi la osservavano, come se fosse un fenomeno da baraccone. La voce di Peter Paciock che parla, e parla ancora, in maniera scollegata, senza dire assolutamente nulla. E si aggiunge il senso di nausea. La sensazione di asfissia. La rabbia. Ha paura di perdere il controllo. Ha paura di consolidare quell'immagine che l'ha già esposta ai giudizi. Suda e trema. E per quanto tenti di allontanarsi, non c'è un solo posto che riesce a nasconderla dall'idea che domani dovrà presentarsi a lezione. E quegli sguardi saranno ancora là. Non riesce a fare un solo pensiero di senso compiuto. Le situazioni, le persone, le emozioni si accavallano una sopra l'altra. Ha persino paura di piangere. Allunga il braccio verso qualcosa di stabile e solido. Non si rende neanche conto che si tratta di un albero. La corteccia le graffia il palmo della mano. « Stai bene? Non si respira, là sotto. Troppa gente. » Eufemismo dell'anno. È rivolta di spalle rispetto a Maeve. La voce non le dice molto; seppure solitamente abbia una memoria strabiliante e riuscirebbe a ricordarsi qualunque cosa alla perfezione, in quel momento le è difficile persino delineare i contorni bui delle sagome oltre l'albero contro cui si sta appoggiando.
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    « ..via.. vai via cazzo! » Non vuole essere vista così. Non vuole essere proprio vista. Si sente montare in petto una rabbia inaudita, sovrastata solo da altra paura. La paura di essere stata vista così da qualcun altro. E il panico aumenta. Nonostante si stia sforzando di ragionare, non ci riesce. La sua mente non collabora. E si sente soffocare ancora di più. La vista si annebbia, mentre crolla sulle ginocchia. Il viso rosso per la mancanza di aria. Si è già trovata in quelle condizioni. Sa di poterci uscire. Deve solo trovare un appiglio. Ma l'appiglio non lo trova e affonda in quel giro vertiginoso di pensieri morbosi che amplificano oltremisura un nonnulla. A quel punto sta pensando solo a come nascondersi, alla via più semplice per non farsi più vedere. Lasciare la scuola, lasciarsi tutto indietro. Un girone ossessivo in cui si copre il viso nonostante la mancanza di aria. C'è una fatalità esorbitante in quel momento di raccolta. Vorrebbe solo vomitare, ma non riesce a fare neanche quello. È bloccata. Il panico ha avuto la meglio. Andiamo Valerie, tu sai uscirne. Hai una soluzione a tutto. Tutto ha una soluzione. E le dita tremanti cercano scomposte le pillole. Ma anche quelle le sfuggono dalle mani. Va così. Va semplicemente così. Di solito va bene. Galleggi in superficie. Ti convinci che le crisi non arriveranno mai. Sprofondi nella calma piatta, ci convivi. Tenti di combattere la noia costante con qualche input passeggero. Una breve anestetico contro l'apatia. Poi arrivano. Di colpo. E uscirne sembra impossibile. Sono mostri differenti da quelli che tutti hanno visto. Sono più meschini. Non li vedi. Ma ti rimangiano da dentro. Sono mostri interiori. E la tua mente non sa combatterli. Non sa tener loro testa. E quindi affondi. Affondi e ti sembra di morire. Anche per il nulla. Anche il nulla fa male qui dentro.

    Scansati Peter e Maeve.
    Ragà scusatela. Non sta bene. Addios.



     
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    La prima cosa che nota, quando si ritrova a dover piantare i tacchetti trapezoidali nell’erba, è quanto la cerimonia sia diversa già a primo acchito. Lo sguardo cade inevitabilmente sul terreno e sui sandaletti — Grande, grande idea. Con uno sbuffo stizzito si fa strada sotto al primo tendone, passando dall’entrata più vicina che riesce ad adocchiare, e se i pensieri e le occhiate potessero uccidere, Winter starebbe sicuramente riesumando vecchi fantasmi e glorie — Perché quantomeno! potrebbero avvisare questi cambi improvvisi. Certo, aveva partecipato solo saltuariamente all’evento negli anni precedenti, ma questo non le impedirà di scovare un capro espiatorio per le sue povere scelte d’abbigliamento. È facile, per Winter, sentire Lydia sussurrarle all’orecchio dal retro della memoria la tipica filastrocca Se bella vuoi apparire… I sandali sono un sogno, comunque, e sarebbero costati una fortuna in un negozio qualsiasi… È persa nella memoria dell’affare del secolo che è riuscita a trattare al porto di Vancouver qualche settimana prima, quando nel tragitto quasi inciampa rovinosamente — e per non cadere, nella calca che si è già formata mentre Bauldry è intento a pronunciare il suo discorso pieno di spirito scolastico, si appoggia ad una spalla, fortunatamente senza capitombolare addosso al malcapitato. «Scus-», si rende conto che il proprietario della giacca in cui ha affondato le unghie smaltate è nientemeno che Léon Hyun solo quando solleva lo sguardo. Incontra gli occhi neri del ragazzo ed improvvisamente si raddrizza in piedi, levando la mano dalla sua spalla e andando a raddrizzare la tracolla della borsetta che le pende contro il fianco, giusto per non lasciarla lì appesa peraria. Tra tutte le persone che ci sono, Winter. Tra tutte. «Ciao!», esclama, distendendo un gran sorriso che quasi le fa male alle guance — perché fingere è l’opzione migliore, sorvolare su ciò che è accaduto lo scorso inverno e su come, a questo giro, l’ha evitato peggio di un appestato. «Come stai?» — alla ragazza seduta accanto a lui rivolge un breve sorriso, allungando la mano per presentarsi, «Winter». Tornando con la testa per aria, poi, si guarda attorno, nel tentativo di individuare il prima possibile la figura di Karma, correndo con gli occhi attraverso i tendoni finché… Bingo. «Sono stata incasinata con gli esami, però ho recuperato parecchio», commenta al ragazzo, brandendo quelle parole come una scusa inattaccabile, «Ora devo correre a salutare un’amica, ma ci sentiamo!», e con un altro sorriso sfrontato supera i due per infilarsi di nuovo tra i tavoli.
    Ma ci sentiamo! Una deficiente, sei una deficiente, te lo dovrebbero scrivere in fronte — e maledicendosi, tra la fretta di arrivare e la paura di inciampare di nuovo, giunge senza causare altre fatalità al tavolo di Karma, non troppo lontano da dove il preside sta concludendo la lista delle nuove direttive. «Tutto molto nazista, non credi?», si annuncia così all’amica, prendendo posto accanto a lei su una sedia momentaneamente vuota. «Ti ho portato un regalo da Vancouver», e cambia immediatamente argomento, sfoderando un sorriso a trentadue denti mentre infila prima la mano, e poi lentamente il resto del braccio all’interno della borsetta. […] Con le labbra strette attorno alla sigaretta inspira un tiro, ingoiando il fumo prima di buttarlo fuori in una nuvoletta dai contorni frastagliati. Ha deciso di filarsela dopo che Albus è arrivato a prendersi il fratello di Karma con aria a dir poco incazzata. Si è perfino iscritta ad uno dei club — ha sorpreso pure se stessa, ma si è detta che tanto vale provare, no? Anche se non è così sicura, forse perché non è abbastanza sicura di quello che sta facendo. Per di più, avere un altro modo di ingannare il tempo sicuramente non guasterà.
    Blocca il telefono dopo aver inviato il messaggio, giusto in tempo veder spuntare dall'uscita più vicina una ragazza visibilmente in difficoltà che cerca di allontanarsi dalla calca. Impiega qualche secondo per realizzare che si tratta della stessa che prima aveva visto seduta con Léon. E nonostante poi siano lontane da lei, allunga lo sguardo verso un’altra figura che non aveva notato, mentre prende un’altra boccata dalla sigaretta — e riconosce Maeve Cousland, con cui non pensa di aver mai davvero parlato, ma a cui in fondo non serve presentarsi. Resta in silenzio, in disparte, estrae di nuovo il telefono per vedere se Zip ha risposto. In fondo, non sono fatti suoi — e lei non pare volere l’aiuto di nessuno.


    Interagito con: Léon, Valerie, Karma, Zip per messaggio
    Citati Albus, Perer, di nuovo Valerie e Maeve

    Iscrizione: Simulazioni di dibattito & processi giudiziari pubblici
     
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    jack in the box

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    Eliphas ne aveva avuto di tempo per prepararsi ad entrare in quella comunità così diversa dalla propria: durante l'estate aveva frequentato quanto possibile i maghi che vivevano ad Inverness, facendo loro domande e documentandosi riguardo il mondo magico da cui era sempre stato distaccato. In vista di quella nuova avventura ad Hogwarts, poi, i suoi studi si erano fatti ancora più meticolosi. Il giovane Luhng era quel tipo di persona: quello a cui non piaceva arrivare impreparato e che si tuffava con grande interesse nello studio di ciò che gli era estraneo. Nel giro di pochi mesi si era mangiato diversi tomi: storia della magia, psicosociologia delle comunità magiche, cultura, rituali, incantesimi.. tutto ciò che potesse essere utile a capire meglio quelle persone tanto distanti da lui. Eppure sapeva bene che i libri non bastassero, in quei casi. Il mondo magico, Eliphas lo doveva vivere e respirare, entrando a contatto con la sua quotidianità e con la gente che lo popolava. Non ne era spaventato - semmai era elettrizzato. Nulla lo emozionava di più di imparare cose nuove, studiandole da vicino come un meticoloso scienziato. E così, vestito a tutto puntino secondo quello che aveva capito essere il dress code dei maghi, il giovane Luhng si era infilato il proprio fedele taccuino di cuoio in una delle tasche interne della giacca, assicurandosi che la penna fosse carica di inchiostro prima di avanzare con passo allegro verso il tendone dove si sarebbe tenuto il banchetto di inizio anno. Da ciò che Valerie gli aveva accennato, quella era una location insolita per tale evento, che normalmente si teneva in Sala Grande. Gli aveva anche raccontato a grandi linee dell'unico precedente storico a riguardo, e lui aveva annuito, segnandosi tutto con scrupolosità. Assistere alla cerimonia dello smistamento fu, ai suoi occhi, qualcosa di.. peculiare. Dopo aver capito il meccanismo della cosa, estrasse penna e taccuino e cominciò a buttare giù alcune parole. "SMISTAMENTO ↦ Gli studenti vengono divisi in quattro casate: Grifondo, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso. Ogni casata ha i propri colori e i propri valori. La divisione avviene secondo generiche caratteristiche della personalità di dubbia valenza (a casaccio?). Pare che la divisione serva a stimolare il rendimento scolastico tramite la competizione per i punti. Separarli per renderli più controllabili da parte del corpo insegnanti in inferiorità numerica? Chiedi parere a Valerie." Soddisfatto dei propri appunti, mise la penna in mezzo alle pagine del diario per tenere il segno giusto, così da poter buttare giù altri pensieri qualora fossero affiorati. Ciò che seguì fu una lista di regole. Le scrisse tutte, questa volta incantando la penna affinché riportasse ogni parola del preside: stargli dietro a mano era impossibile. Una sfilza di provvedimenti, che Eliphas riusciva a contestualizzare fino ad un certo punto. Conoscendo la situazione tra Inverness e il Ministero, colse immediatamente lo scopo di alcuni, ma altri lo lasciarono solo confuso e vagamente indifferente. « Professor Crouch. Congratulazioni per aver ottenuto la cattedra. So che l'anno scorso ha avuto parecchia concorrenza. Mi sembra di capire che il Rettore Bauldry ha molto a cuore le storie di redenzione. D'altronde ha convocato anche me. Sono molto curiosa di scoprire chi avrà scelto per DCAO. Non durano proprio mai.. è come se quella cattedra fosse maledetta. » Nell'allungare l'orecchio per captare informazioni sull'organico scolastico mentre mangiava in silenzio, quelle parole lo colpirono in maniera particolare. Scoprì così che l'uomo seduto accanto a lui fosse quel Professor Crouch di cui la bionda parlava. Era stata una sorta di istinto, la scelta di quel posto specifico: come se qualcosa lo avesse attirato. Ed ora che ci faceva più attenzione, si rese conto del fatto che intorno all'uomo vi era una flebile aura magica la cui natura gli era piuttosto familiare. Magia nera. La traccia non sembrava affatto recente - anzi, era così sbiadita che Eliphas l'aveva a malapena notata - però c'era. Tuttavia decise di non fare o dire nulla a riguardo, non essendo certo della sua natura. Piuttosto si allacciò con una certa curiosità alle parole della ragazza. « Sarebbe un po' ironico se la cattedra di Difesa Contro Le Arti Oscure fosse maledetta. » commentò con tono divertito, subito prima di mettersi in bocca una forchettata di agnello. Trovava assurda l'acritica demonizzazione delle arti oscure nel mondo magico, così come trovava altrettanto assurdo che si insegnasse ai ragazzi a difendersi da esse (ma neanche tutte) senza davvero dargli nozione di cosa fossero. « Uno potrebbe pensare che questa difesa non sia poi tanto efficace, dico bene? » Ridacchiò nel pronunciare quelle parole con tono scherzoso, sollevando leggermente le sopracciglia. Pulitosi quindi le mani col tovagliolo, ne allungò una prima in direzione della bionda e poi verso Crouch per stringerle e presentarsi. « Piacere, Eliphas Luhng. Sono il nuovo bibliotecario. » Il pacato scambio al tavolo dello staff scolastico venne però presto sovrastato da un vociare tra gli studenti. Sulle prime, Eliphas non diede troppa attenzione al discorso del ragazzo che si alzò in piedi, forse perché non capiva i suoi riferimenti o più in generale di cosa stesse parlando, ma la voce di Valerie fu difficile da ignorare. E dalle sue parole, il giovane Luhng rimase leggermente confuso. Eliphas non aveva mai sperimentato una discriminazione sulla base della propria nazionalità: la comunità warlock era così mista e itinerante che tutti davano per scontato il vivere a stretto contatto con persone appartenenti a diversi gruppi etnici. Per lui, dunque, arrivò come un fulmine a ciel sereno l'idea che altrove le cose potessero essere diverse. Cosa fosse accaduto, lui non lo sapeva. Né sapeva se Valerie avesse ragione o meno, ma qualcosa di totalmente inesistente non poteva essere prodotto dalla mente umana, e dunque era matematico che, in linea generale, il mondo magico potesse avere problemi di questo genere. Il che andava un po' ad avvalorare la sua percezione dei maghi come una comunità un po' ottusa e retrograda. Si guardò intorno, cercando di sostanziare le proprie ipotesi con la ricerca empirica. Ed effettivamente notò che la maggioranza dei presenti fosse di etnia caucasica - e quello poteva capirlo, essendo le comunità magiche stanziali, a differenza di quelle warlock -, ma anche che quelli di differenti etnie tendessero a far gruppo tra loro. Interessante.
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    Si alzò quindi da tavola, incamminandosi verso Valerie per porle qualche domanda a riguardo così da meglio comprendere la questione sociologica. Tuttavia capì presto che forse non era proprio quello il momento di fare domande. Dal punto in cui era non riuscì a sentire cosa l'altro ragazzo le stesse dicendo, ma l'espressione di Valerie era inequivocabile, così come inequivocabile fu il modo in cui si allontanò dal tendone. Nell'ancor breve convivenza con la ragazza, Eliphas aveva capito che la Harmon non fosse neurotipica: le sue abitudini, d'altronde, la collocavano facilmente nello spettro dell'autismo. Situazioni di quella natura, dunque, potevano condurre ad episodi di forte ansia. E a giudicare dalla faccia e dai movimenti di Valerie, doveva essere proprio quello il caso. Decise di seguirla. Non corse, non si affrettò, ma la seguì comunque, osservando la sua breve interazione con una rossa e il modo in cui si appoggia ad un albero. Si fece quindi avanti pian piano, attento a non fare troppo rumore o movimenti bruschi, posizionandosi poi di fronte a lei in silenzio. Senza dire nulla, estrasse il proprio taccuino dalla tasca interna della giacca, strappandone un foglio. Sospirò, mettendo mano a quella bacchetta che tanto odiava e che poco sapeva usare. Un incantesimo di quelli basilari: semplice trasfigurazione. Avrebbe usato il proprio ditale, ma sapeva che quel tipo di magia l'avrebbe probabilmente portata a vomitare.. e non era il caso. Così aggrottò la fronte e si concentrò a riprodurre il movimento con la bacchetta. Quando lo completò, il foglio iniziò a mutare forma, trasformandosi nella perfetta raffigurazione di una carta delle cioccorane su cui si muoveva la figura sorridente di Valerie, facendo di tanto in tanto qualche occhiolino o boccaccia. Sorrise tra sé e sé a quella piccola stupidaggine, scostando con delicatezza una mano dal viso della ragazza per poggiarle la figurina sul palmo. « Dovresti dargli un posto d'onore nella tua collezione. È molto difficile da trovare. » disse con tono basso, stendendo un piccolo sorriso. Rimase allora silenzioso per qualche istante in più prima di proferire nuovamente parola. « Vuoi un po' d'acqua? Ho una bottiglietta con me. »

    Interagito con Charlie, Tarrant e Valerie
    Citati Peter e Maeve


     
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    Deglutisce non appena mette piede all'interno del tendone più vicino, cerca di mandare giù il groppo che le si è formato in gola subito dopo aver capito che il banchetto si sarebbe fatto sulle sponde del lago. Di nuovo. E come aveva già notato nell'andare a dare un esame, appena qualche giorno prima, non mancano nemmeno gli Auror a pattugliare. La storia che si ripete. Una sensazione particolare le stringe le viscere nel guardarsi intorno e sentirsi estranea, fuori posto. Non è un mistero che negli ultimi mesi abbia mantenuto solo i rapporti strettamente necessari con Hogsmeade, il campus e il castello, comprese quindi le attività sociali implicate. Ed è si trova al banchetto per supporto a Dory, sì, ma anche per quella fantomatica facciata che cerca con tutta se stessa di mantenere salda di fronte a sé. La stessa che la obbliga a camminare a testa alta ma rasentando i muri, producendo quanto meno rumore possibile alla ricerca di un posto quanto più lontano dal marasma. Essere carta da parati. E' questo che fa da quando ogni sua mossa può essere pesata, valutata e giudicata. Da quando ogni minimo passo falso può essere usato contro James. E' dal primo posto libero sul quale si siede che richiama l'attenzione di Dory, alzando una mano nella sua direzione. « Quanto siamo emozionate, madama senior? Congratulazioni! » Sciabola le sopracciglia, stringendola in un abbraccio. « Pronta a scendere in questo girone infernale? Non dire che non ti avevo avvertita. » Scherza - nemmeno troppo - riguardo a quanto lavoro l'attenderà da quel momento in poi. « Mi raccomando: fatti amico il capo della manutenzione nel campus. Ti servirà quando verranno a lamentarsi dell'acqua congelata nelle docce. » Riesce a dire prima che la lista degli eventi prendano a susseguirsi. Prima lo Smistamento, poi Bauldry che prende la parola e lei si ritrova ad unirsi all'ovazione delle nuove senior, lanciando un'occhiata al tavolo dietro, lì dove si trova Peter, al quale rivolge un muto "A dopo", con l'indice che rotola a mezz'aria. Quando il rettore prende ad elencare le varie regole, gli occhi di Olympia si fissano sulle proprie mani, strette l'un l'altra sopra il tavolo. Man mano che va avanti, fa fatica nel costringersi a non scrollare la testa o sbottare qualcosa apertamente. Si avvicina però un po' di più alla cugina. « Hai percepito anche tu un certo odore di guerra fredda? » Bisbiglia, fissandone le iridi scure. « Dobbiamo capire questa cosa delle Passaporte. » Continua a fissarla, con eloquenza. In fondo Dory sa bene quanto ultimamente Inverness sia diventata un punto fisso per lei. Per quanto so benissimo che devo levare le tende, non posso star loro in mezzo ai piedi per sempre. L'incognita di dove andare a vivere, ormai, costante fissa nella sua testa dal momento in cui si sente braccata al pensiero di tornare alla Tana in pianta stabile. Forse tallonata più dalla sua testa che dal resto del mondo. Pensa comunque che deve contattare Tris, all'istante, e fa per prendere il cellulare ma l'ulteriore regola arriva a farle capire perché non ha completamente campo. Non che le sia mai davvero interessato essere attiva sui social, usare la wiznet e tutti gli annessi, ma in quel momento le appare piuttosto strano quel divieto. Limitare la diffusione delle notizie. Ciò che non si vede, ciò che non si sa, d'altronde, non fa male. Non crea fomento. Confusione. Rivolte. Si guarda intorno, alla ricerca di Mun. La individua proprio mentre le danze per il cibo cominciano. Ma lei non ha fame, per questo si congeda da Dory momentaneamente e cammina veloce verso la mora. « E' un po' caldo qui dentro. Vieni alla bacheca? » Le domanda corrucciando le sopracciglia prima di farle cenno con la testa di andare fuori. « E' veramente sbagliato aver bisogno di iscrivermi al club di lettura, vero? » Se ne esce poi quasi in un sussurro, senza però guardarla, mentre sono in fila. « Intendo..in questo momento. » Mentre la vita di James è in standby, ferma in attesa di riprendere a girare, io penso di voler leggere un libro al mese insieme ad altri studenti. Un dilemma interiore, il suo, che è applicabile a qualsiasi ambito della vita e la costringe a guardarsi i piedi tanto si sente in colpa. « E' che..-» mi manca tanto, vorrei averlo qui, pronto a prendermi in giro per quanto sono fessa a pensare certe cose. « No, niente. Comunque dobbiamo capire quali sono le passaporte autorizzate. » Cambia improvvisamente discorso, rialzando gli occhi per incontrare quelli di lei. « Quasi quasi nel frattempo potrei cercare davvero casa ad Inverness, così potremmo andare a fare insieme il visto per studio. » Potrebbe essere questa un'idea, chi lo sa. Arrivato il suo turno alla bacheca, semplicemente scrolla la testa in direzione della mora. « Magari mi cerco un lavoro in pianta stabile. » Quello che è certo è che
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    ha bisogno di impegnare la testa in qualcosa, ma le ripetizioni di Pozioni ed Erbologia non sono abbastanza. Nel rientrare nel tendone, si accorge che Peter ha preso la parola. E' già in medias res ma avverte l'entusiasmo che sta riversando nel suo discorso e per quanto possa sorriderne, all'inizio, il susseguirsi degli eventi la portano a socchiudere gli occhi, rassegnata sotto il macigno dell'inevitabile. E' in quel momento in cui avverte fin troppe aure intorno a sé, tanto da non essere in grado di distinguere dove ne comincia una e ne finisce un'altra. C'è troppa gente. « Forse è meglio tornare al tavolo. » O magari potremmo scappare via. Possiamo? Rimane imbambolata chissà per quanto tempo, eppure senza volerlo consciamente è tornata al suo posto, si è seduta, a testa bassa, mentre cerca di chiudersi ad interferenze esterne. E' solo quando avverte la voce di Peter che le si rivolge che si risveglia. Ne avverte la rabbia furente così come il dolore ruggente. Da quanto te lo porti dietro? Pensa lasciando che la propria mano scivoli su quella di lui. « Andiamo. Devi venire con me. » Gli dice soltanto, scivolando fuori dalla sedia per percorrere la distanza che li divide dall'uscita più vicina. Quella che può portarli più lontani possibile dal caotico ciclone di tutte quelle emozioni.

    Interagito con Dory, Mun e Peter

    Olympia non si è iscritta a nessun club



     
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    « Ascolta, sai bene quanto non mi sia mai davvero impegnata in qualcosa in vita mia. Ma questa volta è diverso, porca troia. » E' decisamente su di giri, Max Picquery, mentre continua a gesticolare, con il cellulare che ondeggia tra le sue dita, lo stesso che vorrebbe mettere sotto gli occhi di Nana per farle leggere quel post. Ma non ci riesce, perché è troppo concitata. Ad un occhio esterno, un simile comportamento stonerebbe con la figura alta e longilinea della Picquery. sempre così nelle sue, sempre con quella faccia da cazzo, un po' depressa, un po' emo. Ora però sta attraversando la distesa del castello, con gli anfibi scuri che strizzano a terra i filamenti verdi d'erba, stretta in una giacca nera che le copre appena il sedere, cimelio riportato dalla fashion weeek appena conclusasi a New York, e somiglia tanto ad una pallina, di quelle che rimbalzano a terra una volta per poi sfrecciare a destra e sinistra, come impazzite. « Dici che sarà una roba a numero chiuso? Perché se devo mandare tipo una mia presentazione, con tanto di dimostrazione dei successi accademici è finita. » Continua a blaterale da sola, lasciando infine che il cellulare finisca nelle mani della Dragomir così che possa vedere anche lei il post Wizta di Charlotte Windsor. « Oddio, se fosse davvero così? Se mi chiedessero le pagelle? Sarebbe un disastro. » Sgrana gli occhi, surfando sopra quel cambio improvviso di umore. Dall'eccitazione alla pura paura. Perché non ha mai davvero voluto niente dalla vita, Max, anzi non sono mancate le volte in cui fugaci pensieri sparsi le hanno fatto credere di volerci dare un taglio netto. Ma ora, per la prima volta in ambito scolastico, ha fatto una scelta, sentendosi effettivamente nel posto giusto. Ha cominciato a ragionarci veramente nel mese passato in Italia, che il giornalismo sarebbe potuto essere il suo sentiero futuro. Non ha mai davvero scritto qualcosa ma ha detto spesso la propria grazie alla radio. Il pensiero che possa essere tutto un completo fiasco, però, l'atterrisce ogni giorno di più. E fa di tutto, davvero, per non pensarci, per mettere quest'idea da parte ma di certo il suo disturbo mentale non aiuta. Ed è proprio in quel momento che dà bello spettacolo di sé. « E se pensassero che sono una cretina? Una modella senza cervello che vuole studiare. » Una risata isterica le attraversa le labbra. Mi faccio pena da sola. La fissa, arrestando i propri passi non appena arriva ad un tavolo libero, si siede e mette la borsa nella sedia libera accanto a sé. « Per Saw. » Giustifica. « Ho fatto una cazzata ad iscrivermi vero? Non sono nemmeno certa di poter rispettare la frequenza obbligatoria con i miei orari. » Ed eccola lì che cavalca l'ennesimo cambio umorale. Ora si deprime. Per fortuna il passaggio di Léon vicino al loro tavolo la distrae a tal punto di invitare lui e la sua amica a sedersi con loro. Sempre meglio di qualcuno d'indesiderato. « Ciao, sono Max! » Rivolge uno sguardo alla bionda con lui prima di tornare al ragazzo. « Dimmi che hai comunicato per bene con le tue palle, preparandole a quanto saranno frantumate da Cassandra per l'intera settimana. » Se ne esce con naturalezza, chiamando la megera per nome, com'è abituata ormai a fare da anni. Da depressa ora è di nuovo su di giri. Lo è sempre quando può parlare liberamente - e male - della madre. « Ti dico solo che mi ha scritto che la prova degli abiti non sarà lunedì, no, domenica, tutto il giorno. "Così poi partiamo con calma lunedì sera". » Virgoletta con le dita, roteando gli occhi al cielo. Ma sì, aggiungiamo un giorno in più in cui devo sopportarti, ne gioverà tantissimo la tua immagine pubblica. In fondo Max non ha mai fatto mistero di non sopportare minimamente sua madre. Se a questo si aggiunge il
    fatto che le stia creando casini con gli accordi già presi con altri due sfilate, il quadro è completo. « Hai avuto qualche spoiler sul tema della sua sfilata? » Sciabola le sopracciglia eloquentemente dopodiché lancia un'occhiata intorno a sé ed è allora che vede Savannah. Sta per farle cenno di unirsi a loro quando capisce che non è sola e riabbassa subito la mano, piccata. Ah. Da su di giri ora sente montarle dentro una certa rabbia. « Come scusa? » Rivolge la sibilante domanda a Nana, incontrandone gli occhi chiari. « Che cosa mi sono persa? No perché, l'ultima volta che ho controllato, mi risultava avere ancora ben più che un dente avvelenato con Maeve. Sbaglio? » Le si dilatano le iridi per la sorpresa e passa l'intera prima parte del banchetto a rimuginare sopra quanto le sembra di essere stata tradita. Non si tratta nemmeno di prendere le parti quando fino a ieri era proprio Saw ad avercela con lei. La situazione sembra migliorare quando compare Charlotte. Si sente al pari di una stalker mentre ne segue le movenze, affascinata. Sbatte le ciglia per perdere il contatto visivo e non ascolta veramente una sola parola di quelle che Bauldry dice, riprendendo con le sue elucubrazioni. « Che palle. » Commenta il non avere rete con il cellulare. Non si accorge nemmeno di avere il piatto pieno perché il casino che l'amica di Léon produce nel fare una piazzata di cui non capisce nemmeno i termini, ignorando palesemente qualcosa, l'assorbe completamente. Ma che problemi ha? « Non ti facevo da amicizie tanto rumorose. » Rivolge la constatazione a Léon prima di allungare una mano verso il bicchiere. « Tolgono internet un anno sì e l'altro pure, ma mai una volta che mettessero un po' di alcol per i maggiorenni a questi banchetti di merda. » Non incrocia volutamente lo sguardo di Nana che ha sempre tenuto particolarmente al suo percorso di sobrietà. Ma ora vorrei soltanto un goccio, non chiedo tanto. Il mood decisamente tragico di Max ha una battuta d'arresto quando decide di prendere coraggio e rivolgere parola a Charlotte. Cielo, se potessi anche solo avvicinarmi vagamente alla redazione di Vogue. « Vado, sì, non farò la fangirl. Ci provo. » E così dicendo si alza dal tavolo, giusto in tempo per vedere Maeve abbandonare il suo per dirigersi fuori. Allora decide di fare una tappa veloce, sedendosi al posto suo. « Ciao eh. » Saluta Saw con un sorrisetto. « Se sei sotto Imperio, batti il tacco tre volte a terra. » Decisamente ironica, abbassa lo sguardo verso i suoi piedi. « Oh. Ma vedi tu le sorprese. E' proprio vero che chi va con lo zoppo impara a zoppicare quindi. » Commenta affilata, le mani a far leva sul tavolo per rialzarsi in piedi. Si sporge appena di lato per poter salutare Derek. « Beh, buona serata. » Fa un occhiolino ad entrambi mentre sente la rabbia trasformarsi in una certa vitalità che le ribolle nelle vene mentre si avvicina al tavolo dei prof e con una certa naturalezza si avvicina a Charlotte. « Cia-salve! » Cominciamo benissimo. Deglutisce, ora innervosita dall'aver pensato di fare una cosa tanto stupida. « Mi scusi il disturbo, sarò velocissima. Sono davvero interessata al suo seminario e volevo soltanto capire se vi fosse un'iscrizione, una lista oppure qualcos'altro. » Continua guardandola negli occhi. « Sarà di certo interessante parlare di editoria nell'epoca del digitale con il digitale bandito a scuola. » Sei davvero un cazzo di genio Pius, veramente!

    Interagito con Nana, Léon, Valerie, Saw, Derek e Charlie.
    Nominata Maeve.

    Max si riscrive alla squadra delle Naughty Nymphs come Flyer così non si può dire che non fa attività fisica.



    Edited by anesthæsia¸ - 29/9/2021, 15:17
     
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    Un nuovo anno di college. Tecnicamente Léon era iscritto al secondo, ma nella pratica stava guidando a cento all'ora nell'autostrada che portava alla definizione di fuoricorso. Del primo anno, il giovane Hyun aveva dato circa un paio di esami, mentre tutti i restanti non aveva neanche provato a studiarli. Recuperare non sembrava far parte delle sue priorità in alcun modo. Lui, lì, voleva solo rimanerci parcheggiato. Viveva di alibi. Persino vedersi la gamba mezza segata da un pezzo di lamiera era stato un alibi, ed Inverness un ottimo parcheggio. Chi poteva chiedergli di fare nulla? Per poco non aveva perso una gamba! Tra cura e riabilitazione, Léon ci aveva messo un mese a tornare a regime normale, ma se ne era preso uno in più per bivaccare ad Inverness ed evitare le proprie responsabilità nel mondo fuori da quelle mura. Gli piaceva quella città. Non che ci capisse qualcosa, ma sembrava paradossalmente più quieta, e gli piaceva il fatto che nessuno lì dentro se lo cagasse di striscio. Non c'erano sguardi insistenti o fotografie fatte di soppiatto, ma solo indifferenza: Léon non contava nulla in quel mondo. A ben guardare non ha neanche senso che io conti qualcosa in questo, di mondo. « Non mi è chiaro se mancherà più a te il kimchi di mia madre o a lei cucinartelo. » Stese un piccolo sorriso. La madre di Valerie era una donna affettuosa e lo aveva accolto in casa con ogni premura. Era strano avere qualcuno lì con cui parlare in maniera libera e casuale della propria cultura, sapendo di essere compreso. Di norma Léon non lo faceva, forse perché era un prodotto del capitalismo globalizzato, o forse perché dava semplicemente per scontato che a nessuno interessasse. « Sicuramente mi mancherà mangiare qualcosa che ha un sapore. » La cucina occidentale, a suo parere, non lo aveva. Mentre si fanno largo verso un tavolo a caso, la voce nota di Max li interruppe nel tragitto, invitandoli a prendere posto accanto a lei e alla sua amica. « Léon. » disse, porgendo educatamente una mano alla bionda seduta insieme alla Picquery. Era certo di averla già vista da qualche parte, al di là di Max, ma era anche vero che Léon tratteneva ben poco nella propria memoria, in primis perché non provava interesse verso niente e nessuno. « Dimmi che hai comunicato per bene con le tue palle, preparandole a quanto saranno frantumate da Cassandra per l'intera settimana. » Un piccolo sorriso andò a stagliarsi sulle sue labbra mentre alzava gli occhi al cielo. « Non penso che potrebbero mai essere pronte a sufficienza. » La fashion week è un dito al culo. E Cassandra sa renderla ancor più un dito al culo. « Ti dico solo che mi ha scritto che la prova degli abiti non sarà lunedì, no, domenica, tutto il giorno. "Così poi partiamo con calma lunedì sera". » Inarcò le sopracciglia, procedendo a versarsi dell'acqua nel bicchiere e a fare lo stesso in quelli delle commensali. « La fregatura sta sempre nella sua definizione di calma. » « Hai avuto qualche spoiler sul tema della sua sfilata? » Scosse il capo, prendendo un sorso d'acqua prima di rispondere. « Nell'ultimo periodo sono stato un po' fuori dal giro, quindi sono all'oscuro di tutto. » Fece una pausa, stringendosi appena nelle spalle. « Oppure me lo hanno detto e me lo sono dimenticato. » Non è da escludersi, per quel che me ne frega. Si sporse leggermente in avanti per rivolgersi alla bionda che aveva appreso chiamarsi Domiziana. « Anche tu sarai un'altra fashion victim a Milano? » Aveva sempre amato quel modo di dire: lo trovava decisamente puntuale. Su quella nota, il preside Bauldry diede inizio al proprio discorso, che Léon ascoltò solo a sprazzi, specialmente dato che ad un certo punto di esso, qualcuno andò a poggiarsi pesantemente alla sua spalla. « Scus- » Ma guarda chi si rivede! Winter, con cui aveva avuto letteralmente zero contatti in seguito al brevissimo incontro alla festa dei diplomi. Lei non si era fatta sentire e neanche lui si era comportato diversamente. Ma ogni scusa era buona per farle pesare il modo in cui lo aveva evitato, specialmente dopo la parentesi di Marzo. « Ciao! » « Ciao. » rispose, secco come il deserto, fissandola con sguardo piatto. « Come stai? » Incurvò leggermente un angolo delle labbra, stringendosi di poco nelle spalle. « Non c'è male. Ho quasi perso una gamba quest'estate. Grazie per l'interessamento puntuale, a proposito. » Tuttavia non si preoccupò di chiederle a propria volta come stesse. « Sono stata incasinata con gli esami, però ho recuperato parecchio. » Annuì, inespressivo. « Immagino. » Fece una pausa. « Sei sempre impegnata a recuperare qualcosa, Winter. » Credo sia la storia della coperta che ti lascia scoperti i piedi. « Ora devo correre a salutare un’amica, ma ci sentiamo! » Ma certo, tra altri tre mesi. Tuttavia non disse nulla, limitandosi semplicemente a stirarle un sorriso che sorriso non lo era affatto, tornando poi ad ascoltare sommariamente il discorso di Bauldry e, in seguito, l'intervento di un ragazzo che non conosceva ma che sembrava aver qualcosa da dire sul post wiztagram di Valerie senza dirlo direttamente. Il discorso lo lasciò indifferente, e con ogni probabilità se ne sarebbe dimenticato nel giro di pochi istanti se non fosse stato per la reazione esplosiva della Harmon. Léon, in vita propria, si era raramente sentito discriminato per la propria etnia. Certo, di battute infelici ne aveva ricevute a più riprese, e i commenti sotto i suoi post di wiztagram ne erano una prova schiacciante, ma il giovane coreano non se ne era mai curato. Perché avrebbe dovuto? Era bello, ricco e famoso: tutte queste cose tendevano a dargli un automatico pass d'entrata ovunque lui volesse o non volesse entrare. E se pure qualcuno avesse qualcosa da ridire, la mia posizione e la sua rimarrebbero comunque invariate. Prese un lungo sorso d'acqua senza dire nulla, osservando inespressivamente l'intera scena.
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    « Non ti facevo da amicizie tanto rumorose. »
    Le scoccò un breve sorriso. « Mi facevi da amicizie pacate? » le chiese con una punta di curiosità. In fin dei conti, Léon era convinto che ognuno avesse un'idea diversa di lui - e a buona ragione, dato che lui in primis sembrava lanciare continuamente messaggi contrastanti e piuttosto confusi. Riportò lo sguardo al gruppetto da cui si era sollevato tutto quel polverone, fissandolo con discreto interesse. Sbuffò una risata dalle narici, come se stesse ridendo di una battuta che solo lui aveva compreso o anche solo sentito. Mise dunque mano alla macchinetta fotografica, impostandola sulla modalità babbana delle foto statiche e scattando un paio di fotografie volutamente mosse. Di solito Léon non faceva mai foto alle persone - non lo interessavano - ma per come la vedeva lui, in quel momento non era davvero una persona - o più di una - l'oggetto della sua foto. Figuriamoci, neanche sapeva chi fosse quella gente! Né era interessato a saperlo. Ho solo fotografato una risata. In maniera piuttosto grottesca, a giudicare dal risultato che osservò sullo schermo della macchinetta prima di alzarsi dal tavolo e avvicinarsi alla bacheca dei Club, con lo scopo di reiterare per il secondo anno la propria iscrizione a quello di Fotografia e Cinema. Fu lì che trovò Luxanna, una ragazza che conosceva solo di nome e di vista per il fatto che frequentassero lo stesso club. L'aveva vista, poco prima, fare foto al gruppetto che era finito per entrare anche nell'obiettivo di Léon. « Quindi anche tu tornerai al club. » proferì cordialmente, attendendo che lei finisse di firmare il foglio prima di prendere a propria volta la penna e dare l'adesione. Fatto ciò, si voltò in direzione della bionda, stendendole un piccolo sorriso prima di abbassare lo sguardo verso la macchinetta che le pendeva dalla tracolla e indicarla con un cenno del mento. « Perché ti piace fotografare le persone? » Una domanda che, agli occhi di chi come lui stava puntualmente dall'altra parte dell'obiettivo, appariva piuttosto lecita. Sospirò. « Magari da esperta mi puoi dare un parere sulla foto che ho fatto prima. » Si affiancò quindi a lei, rimettendo mano alla propria macchinetta per mostrarle dallo schermo l'immagine scattata in precedenza, spostando poi lo sguardo a sondare l'espressione della compagna con una certa curiosità. « Tu cosa ne pensi? »

    Interagito con Valerie, Domiziana, Winter e Luxanna
    Citato Peter e il gruppetto intorno a cui ha fatto una fotina

    Iscrizione: Léon torna al Club di Fotografia e Cinema



    Edited by thunderous - 28/9/2021, 22:19
     
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    Sta sorridendo flebilmente di fronte allo specchio dell'anticamera del bagno. Si trova già sul luogo della festa: il Lago Nero. Respira giusto un po' più veloce di prima, cercando di frenare sul nascere qualsiasi tipo di pensiero che riconduca all'ultima esperienza vissuta su quelle sponde. Si concentra sulla propria immagine. Si è vestita di nero. Un po' come se fosse a lutto, per quanto si tratti di una serata felice. Non ha scelto quel colore a caso, ma può tranquillamente crogiolarsi nel privilegio di non fornire alcuna prova, alle bocche affamate dei giornalisti, circa l'abbinamento di pantaloni e giacca del tailleur che ha scelto. Per quanto ne sanno, potrebbe semplicemente averlo indossato perché il nero sfila. E' risaputo. Prova a digitare un messaggio a Sam, in cui lo informa che sta bene, ma il segnale del cellulare non le consente di inviarlo. La Wiznet deve avere qualche problema. Magari una manutenzione. Infine, prende un bel respiro e tira giù la maniglia della porta di legno del bagno. Non si sorprende nello scorgere la figura di un Auror a un centimetro di distanza da lei - le sembra persino di averlo già visto da qualche altra parte, ma non si sofferma a decifrarne i tratti del volto. Se lo riconoscesse davvero, farebbe ancora più male. Potrebbe persino essere stato lui a trascinare James in manette. In fondo, ha i capelli scuri come... Conficca le unghie nel palmo della mano. Non ci devi pensare, cazzo. Si porta al tavolo dei Serpeverde e prende posto di fronte ad Albus e Mun. «Ehi!», li saluta con naturalezza, salvo ricordare l'istante successivo che, in effetti, non ha fatto menzione con loro, nel dettaglio, della propria presenza alla Cerimonia di Smistamento. E al college più in generale. «Sì, lo so. Ho deciso di iscrivermi part-time a Magizoologia.», magari, mettendomi a studiare qualcosa di utile, avrò meno tempo per pensare. E' in quel momento che Salt si snoda lungo il suo dito indice, avvicinandosi al bicchiere di fronte a Lilac. Sembra voler creare danno: inizia a spingere il vetro - non rendendosi conto, però, che il calice è ben più pesante di lui. «..così..», la Scamander cerca di riacciuffarlo, mancando tuttavia la presa. «..magari -», lo distrae schioccando le dita della mano sinistra, mentre con la destra ne acchiappa la fogliolina all'estremità superiore, «- riuscirò a gestire questo mostriciattolo. Mh?», domanda, questa volta in direzione dello stesso Salt, l'Asticello più discolo che abbia mai conosciuto. Uno sbuffo divertito alleggerisce l'atmosfera pesante del banchetto. A questo contribuisce il sorriso che Luxanna le rivolge a distanza, dal tavolo dei Tassorosso. Possibilmente, è proprio questa spinta a darle il coraggio di alzarsi e rivolgere le proprie congratulazioni a Karma. In fondo, se si trova al banchetto, oltre che per dimostrare a se stessa che può farcela, è anche per lei. «Sono qui.», ridacchia, riferendosi al rapido scambio di messaggi in cui Lily è stata velatamente provocata a scomparire, come sembra piuttosto brava a fare, negli ultimi tempi. «Non sono scomparsa.», sorride. Okay, trova una scusa per rompere il ghiaccio prima di darle il tuo regalo. «Ehm, anche Salt voleva farti gli auguri. Sal - Salt, in tono di rimprovero, Lilac osserva il proprio Asticello ormai beato sulla spalla di Karma. Ti prego, non le tirare i capell - SALT cazzo! - alla fine, chiaramente, glieli tira. Neanche avesse letto il pensiero della padroncina Scamander. «Merd. Okay. Sistemiamo tutto.», inizia a far leva su Salt da un lato, sui capelli di Karma dall'altro - si è impigliato, porca miseria. «Ecco. Ehm. Scusalo. Non è abituato a vedere tante persone..», in effetti un po' ci colpo anch'io. Mi sono rintanata a Inverness e.... «# I residenti presso lo Stato Libero di Inverness, tassativamente dopo essersi iscritti al Registro delle Creature Magiche, dovranno munirsi di un visto di studio o lavoro al pari di tutti gli altri studenti provenienti da stati esteri.», cosa... L'espressione sul volto di Lilac si irrigidisce. Si morde l'interno della guancia coi denti pur di non emettere alcun suono. Non può farlo, o verrebbe letto come chissà cosa dalla miriade di giornalisti lì presenti. Percepisce un rumore di flash e la solita fastidiosa luce che conferma il fatto di essere stata appena immortalata. Ricomponiti. Tossisce nel tentativo di scrollarsi di dosso la sensazione di essere un'estranea nel proprio stesso Stato di nascita. «Volevo darti questo.», le porge un pacchetto regalo. Al suo interno, Karma troverà un semplice diario. Tuttavia, ad un occhio più attento... E' incantato per risponderti, giorno dopo giorno, con le frasi del tuo gruppo preferito, del copione dei balletti di danza, persino di Jane Carey, l'attrice che ci piace tanto... Ti ricordi quando, per il nostro terzo anno, ci siamo fissate di inventare un incantesimo grazie al quale le pergamente potessero risponderci con le informazioni utili a passare i compiti in classe? Okay, lo facevo più io che tu, ma lo ricordi lo stesso? Ecco... Ci ho riprovato. In un modo più semplice: è bastato registrare delle frasi da me pre-impostate, che si sveleranno pagina dopo pagina, nel momento in cui le vergherai con l'inchiostro magico. Avrebbe concluso con un buona serata, Karma, non fosse che... Peter Paciock e Valerie Harmon iniziano un litigio inutile. Non potevano mancare i drammi, d'altronde. La Harmon va via, Peter viene trascinato dalla folla. Succede tutto molto velocemente - Lily è quasi frastornata. «...Dici che si sono menati?», riesce a captare una frase, anzi, un frammento di discorso: «Ma sta diventando un'abitudine? Anche a Portland ha fatto una rissa!» «No vabbè Dave ha raccontato sia stato trascinato, in realtà» «..Trascinato? Uno così? A quello piace stare al centro dell'attenzione, figurati se viene "trascinato". Le comincia lui, le risse! Sia a Portland che stasera...» «Ma quindi si sono menati serio?», chiudete la bocca, CAZZO! - Lilac vorrebbe tapparsi le orecchie. Stanno parlando di una presunta rissa tra Peter e Albus, altro nome che vien fuori da quel chiacchiericcio confuso. Comunque, si tratta in entrambi i casi di fratelli di persone a lei care. Fanculo. Proprio adesso. Ma vaffanculo. Non sa chi abbia iniziato, Lilac, ma sa per certo che vuole finirla sul nascere, allo stesso modo in cui ha tagliato le gambe ai propri pensieri pericolosi, prima. Dei pensieri che minacciavano di schiacciarla. Stringe la mano di Karma, portandola a qualche metro di distanza dalla tavolata Grifondoro. «Tranquilla. E' andato via con Olympia. Karma...», vorrebbe dirle di non fare nulla, quanto meno non adesso. Con Valerie - perché forse la Grifondoro non si è accorta del primo litigio, quello pseudo-silenzioso, tra Peter e Albus, dunque meglio limitare il campo unicamente al secondo - potrà anche vedersela dopo. La Harmon è stata rincorsa da almeno tre persone, compreso suo... Marito? O comunque, qualunque cosa siano. Tuttavia, nell'intento di far respirare Karma, Lilac viene interrotta da una figura che, se possibile, vorrebbe prendere a pugni sul naso seduta stante. Arthur Weasley. MA VAFFANCULO ARTHUR! «Posso?», NO! Non puoi, cazzo - non riesce a non incolparlo di molte cose, Lilac. Eppure è costretta a farlo. E' costretta a disinnescare. Disinnescare, così come vorrebbe che agisca Karma in quel momento. «Mi trovi al tavolo Serpeverde. Sì, insomma.. Se ti va.», a metà tra un sentimento di sconfitta ed uno di rabbia, la Scamander torna lì dov'è tutto iniziato. E dove spera finisca. In fretta.

    Interagito con Mun, Albus, Karma / Arthur
    Citati Sam, Luxanna, Peter, Olympia e Valerie

     
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    « L'ultima volta che abbiamo spostato il banchetto sulle rive del lago nero non ha portato molta fortuna. » No. Non ha portato affatto fortuna. E sembra che tutto si stia ripetendo. Un po' troppo alla lettera. Pensieri che preferì tenersi per sé. Mun era ormai consapevole di non trovarsi più nella stessa situazione di cui si trovava un anno prima. Già. L'anno prima. Il momento in cui il pavimento bianco e nero e le tende rosse si erano materializzate nuovamente. « Voglio pensare che si tratta di un'infelice coincidenza. Qualunque altra ipotesi è inaccettabile. » Dovette tuttavia ricomporsi ben presto e abbandonare quell'atteggiamento guardingo. Sorrise quindi con aria sincera quando incontrarono Dory. Salutò la ragazza con un leggero abbraccio e un sorriso sulle labbra prima di tornare ad aggrapparsi al braccio di Albus. « ..da ex Senior ti faccio anche gli auguri. Preparati a tanta gente che si lamenterà della mancanza di carta igienica nei bagni, a chi si ricorderà della tua esistenza solo per chiedere appelli straordinari e a quelli a cui nel dubbio non andrà mai bene un cazzo. » Da Senior uscente, tutte quelle lamentele, Mun le conosceva bene. Aveva tuttavia deciso di filtrarle, decidendo quale battaglia convenisse combattere e quale meno. Non era stato un anno semplice: destreggiarsi tra impegni famigliari, un arresto, una famiglia - i Carrow - disastrata, figli, esami e la spilla. Negli ultimi mesi ho dovuto davvero ridurre all'osso. Ma l'anno era comunque andato molto bene, e dove non poteva esserci in prima persona, trovava sempre il modo per delegare. Fortunatamente poteva avvalersi di alcuni fedeli alleati e amici nel dipartimento di Magisprudenza. Un do ut des che l'aveva caricata di diversi favori a cui tenere fede in giro per il campus. Ne era però valsa la pena. La sua reputazione era intatta e il dipartimento di Scienze Ministeriali non ne aveva affatto sofferto. « Piccolo consiglio a quelli a cui non va mai bene niente rispondi che possono sempre candidarsi. L'anno prossimo. » Sciabolò le sopracciglia con un sorriso divertito prima di stringersi nelle spalle. « Congratulazioni anche da parte mia, Dory. Sono orgogliosa di aver puntato sul cavallo giusto. Lo scettro resta in famiglia. » Una questione quella, che sembrava starle molto a cuore. Se dobbiamo essere raccomandati, dobbiamo almeno fare in modo che ne valga la pena. Poco prima di lasciare la sua dolce metà per dirigersi verso il proprio tavolo, incontra lo sguardo di Lily, la cui presenza accoglie con un certo stupore. « Sì, lo so. Ho deciso di iscrivermi part-time a Magizoologia. ..così.. magari - riuscirò a gestire questo mostriciattolo. Mh? » Lily è riuscita ad alleggerire almeno un po' l'atmosfera. Mun osserva l'Asticello con uno sguardo divertito, prima accarezzare con gentilezza il braccio di Albus. Ogni tanto si chiede cosa prova Lily; come se la passa. Se deve essere del tutto sincera, non sa quanto profondo il suo rapporto con James fosse profondo. Ad un certo punto stavano molto insieme. Sembrava interiorizzare molto la condizione della bionda nonostante non sapesse quale fosse il grado di conoscenza tra lei e il giovane Potter. Non so che cosa farei se fossi al suo posto. Probabilmente nulla di buono, a giudicare dalle propensioni di Mun in generale. « Se vuoi possiamo fare a cambio per un paio di giorni. Noi ti diamo Jay e Lily. Tu ci dai lui. Sono certa che a Magizoologia vi insegnano almeno un trucco o due per tenere a bada due mostriciattoli completamente fuori controllo. » Rise appena, stringendosi nelle spalle. Jay e Lily erano in quel periodo della loro infanzia in cui non si fermavano mai. Si. Decisamente a Magizoologia ne sapranno qualcosa.
    Infine si separarono. Mun stampò un bacio sulle labbra del suo ragazzo, salutando Lily, per poi intercettare Emilia lungo il tragitto. La prese a braccetto stampandole un bacio sulla guancia. « Ma ciao anche a te! » Le accarezzò il braccio con premura, posando la tempia contro la spalla di lei. « Meno male che hai deciso di venire. Questa situazione mi sta stressando infinitamente. Odio tutta questa roba del banchetto al lago nero. » Nonostante lei e Albus abbiano deciso di dividersi per sedere ciascuno con i propri colleghi, Mun è il tipo di persona che non sa stare davvero da sola, e così, in assenza della sua dolce metà, si attacca al braccio della migliore amica sorridendole. « Ti siedi insieme a me? Ammettilo: sviperare con la tua migliore amica è molto più interessante che stare con quel gruppo di schizzati. » Ancora non capisco perché hai scelto quel corso. Mun vedeva Emilia in un ruolo molto differente; forse qualcosa di più artistico, o perché no, addirittura un corso più istituzionale, come Magisprudenza. Ma se il suo umore era teso prima di arrivare al tavolo, non appena notò uno dei tanti ragazzi seduti lì vicino, diventò se possibile ancora più suscettibile. Percy Watson. Avevano iniziato quell'avventura al college insieme, e non ricorda un solo momento di quella lunga quanto carriera accademica in cui l'amico non sia stato un ottimo alleato. Perché era così arrabbiata con lui? Forse perché sei un uomo di merda? Senza mezze misure. Non ci sono altre definizioni che possano descrivere ciò che hai fatto. Non a caso, nel sedersi accanto a Emilia, lo osservò con un'espressione disgustata. « Benissimo mi è già passato l'appetito. »
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    E la voglia di essere presente a quell'evento. Tuttavia, la sua espressione si ammorbidì non appena incontrò lo sguardo di Maeve, pochi mesti più là. « Benvenuta nei ranghi degli studenti di Magisprudenza, Maeve. » Asserì con fierezza. « Mi raccomando, questi primi giorni sono importantissimi. Scegli attentamente le persone di cui fidarti. È pieno di insidie tra gli squali. » Non sembrò intenzionata a non farsi sentire dal giovane Watson, anzi, tutto il contrario. Voleva essere sentita. A quel punto avrebbe cercato una qualunque motivazione per attaccare briga con il giovane Watson. Se da una parte sapeva che quelli non fossero affari suoi, quando di mezzo entravano responsabilità come quelle che Percy evidentemente eludeva, la sua personalità giudicate non poteva fare a meno di dare il peggio di sé. Gli annunci durante il banchetto la lasciano piuttosto interdetta, tant'è che estrae il cellulare dalla borsetta per verificare lo stato del proprio dispositivo. No signal zone. « Magnifico. Ci mancava solo questa. » Commenta seccata, mentre allunga appena il telefono in direzione di Emilia lasciandole constatare l'assenza di segnale. Ma non sarebbe stata certo l'ultima cosa che l'avrebbe infastidita durante la serata. L'imprevisto di Maeve, la portò a trasalire appena, non potendo fare a meno di provare una sincera forma di empatia nei suoi confronti. Sa come ci si sente ad essere vittima di quel tipo di scherzi. Se avesse saputo da dove arrivasse, di certo non avrebbe lasciato che quella patetica forma di umiliazione pubblica rimanesse impunita. « Aspetta Maeve. Non - » Non te ne andare. Stai solo facendo il loro gioco. Ma non ebbe il tempo di completare la sua frase e a dire il vero, nonostante la sua intenzione fosse quella di seguirla, viene intercettata da Olympia. « E' un po' caldo qui dentro. Vieni alla bacheca? » Osserva la rossa con un'espressione un po' sorpresa. Va tutto bene? Vorrebbe chiederglielo, ma a dirla tutta, in quel momento sarebbe davvero una domanda ridicola. E quindi annuisce. « Certo - uhm.. Em? Vuoi venire? » Glielo chiede senza neanche pensarci prima di alzarsi e dirigersi verso la bacheca. Mun dal canto suo non intende iscriversi da nessuna parte. Sono finiti quei tempi. Ho di meglio da fare. « E' veramente sbagliato aver bisogno di iscrivermi al club di lettura, vero? Intendo..in questo momento. » « È sbagliato volere una manicure quando tutto va male? » Una domanda retorica. Per lei la risposta è davvero ovvia. « E' che..- No, niente. Comunque dobbiamo capire quali sono le passaporte autorizzate. Quasi quasi nel frattempo potrei cercare davvero casa ad Inverness, così potremmo andare a fare insieme il visto per studio. Magari mi cerco un lavoro in pianta stabile. » Mun scosse la testa. L'atteggiamento abbattuto della giovane Potter le creava un senso di sconforto. Scosse infatti la testa allontanandosi a sua volta dalla bacheca. « Non so quanto in questo momento sia saggio. Ad essere onesta dopo queste ultime notizie.. io.. sto seriamente pensando - che vivere nell'occhio del ciclone non è la cosa più saggia. » La osservò con eloquenza provando un leggero senso di colpa nel confessarle quelle cose. « Lo so che Albus non lo accetterebbe mai. Ma io a Inverness ho accettato di vivere proprio perché doveva essere.. un posto tranquillo. Per Lily e Jay. » E ormai non lo è più. Scosse la testa cercando di allontanare quelle ipotesi.
    Le cose precipitarono poi ulteriormente quando a prendere la parola fu Peter. La giovane Carrow sgranò gli occhi, ascoltando quel discorso con una forma di perplessità che si trasformò ben presto in una palese forma di risentimento. Conosceva ormai il peso di qualunque dichiarazione, specie se quest'ultima veniva fatta in pubblico. A questo punto, l'opinione pubblica si attacca a tutto. E lo sapeva molto bene, che dalla loro social media manager si era beccata più di una strigliata. Non appena la figura di Albus segue il giovane Paciock, per un istante teme il peggio. L'impulsività di Albus è risaputa. No. Non fare una scenata. Non qui e non ora. E quindi, nonostante quel quartetto appare comunque particolarmente sospetto, tant'è che non può fare a meno di notare qualche occhiata di troppo nella loro direzione, affiancarsi ad Albus è automatico. Per un istante osserva Peter con un'espressione contrariata. È entrata in mezzo a un discorso teso. Tesissimo. « Perché non ne parliamo un'altra vota? Da persone mature? » Guarda Peter con un'espressione leggermente mortificata. Delusa. Non ha idea di cosa volesse ottenere Peter con quel discorso, né lo conosce abbastanza da poter ipotizzare che quelle parole possano semplicemente essergli uscite male. Si sente delusa. Pensavo fossimo amici. Magari non proprio amici, però almeno persone che si stanno simpatiche. Pensavo ci fosse una base di stima. E invece basta far eleggere tua sorella per una carica accademica per buttare tutti gli altri sotto un treno. Grazie tante.. da senior uscente mi sento lusingata. Non dice per niente, preferendo piuttosto tirare Albus per un braccio intrecciando le dita a quelle di lui. « Ehi ehi.. amore. Guardami. » Non sa che cosa si sono detti, ma di certo conosce abbastanza Albus da sapere che è estremamente alterato. « Fammi un sorriso per favore. » Asserisce poi sotto voce. « Dico davvero: sorridi. Non puoi permetterti di essere alterato. Io.. » Deglutisce. Vorrebbe guardare nella direzione in cui se ne sono andati Peter e Olympia. « Forse non voleva. » Forse. « Finiamo di cenare insieme e poi andiamo a casa, che dici? » Gli sistema una ciocca di capelli sulla fronte posando un bacio sulle nocche di lui. « Forse però prima è saggio passare a Cherry Island. Dopo gli annunci di stasera, l'edizione di domani deve essere impeccabile. Soprattutto ora che Bauldry sta cercando di toglierci il pane di bocca. » È un grosso problema. Senza reti dentro Hogwarts, perdiamo un sacco di ascolti. Non è uno scherzo.

    Interagito con Albus, Dory, Lily, Emilia, Maeve e Olympia
    Nominati Percy e Peter



     
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    «Sempre pensato che avresti dovuto seguire le mie orme in queste fila verde-argento.», si fa spazio nella combriccola appena creatasi al tavolo Serpeverde, Caél, perdendosi giusto le prime regole del discorso di Pius Bauldry, al quale non presta poi troppa attenzione. «Ha detto qualcosa di interessante?», domanda a Maeve, noncurante, rigirandosi un calice di vetro tra le dita. Sistema il nodo della cravatta, leggermente sfatto per via di una piccola - o meglio, non troppo piccola - puntata ai bagni chimici, in piacevole compagnia. Ha sentito parlare di qualcosa tipo rete Wiznet in down nel territorio scolastico - notizia che gli fa storcere il naso: non è un bene per la pubblicità che la Cousland Express potrebbe, invece, ottenere proprio in quella fascia d'età. I giovani. I malleabili giovani del giorno d'oggi. Ad ogni modo, nulla gli provoca davvero da pensare se non un singolo appunto ben preciso. «È severamente vietato l'utilizzo di passaporte magiche da e per Hogsmeade, non approvate dal Ministero della Magia. Sappiamo che durante gli ultimi anni, c'è stato un grosso proliferare di passaporte non autorizzate. Sono pericolose e non sicure.», prego? - dal punto di vista di Cay, primo imprenditore sul territorio magico ad aver lanciato un'agenzia di Mezzi di Trasporto Magici, il signor Preside ha appena enunciato una incoerenza bella e buona. Neanche sapete fabbricarle, le Passaporte, voi - si indegna a denti stretti. Di certo, sarà un episodio da approfondire con qualche vertice Ministeriale. Di certo, sarà un episodio che potrebbe implicare il ricorso a delle vie legali. Di certo, non manderanno in fumo e cenere un'agenzia che fattura Galeoni su Galeoni. Non vi converrebbe. Pur essendo un privato, Caél Cousland lavora comunque sul territorio inglese, garantendo un notevole flusso di maghi e streghe in ingresso ed in uscita dal paese. Quasi sempre un flusso a norma. Ovviamente, si riserva qualche Passaporta o Metropolvere non autorizzata dell'ultima ora, qualora dovessero servire per le emergenze - un po' tipo quelle che ha attivato al Golden Match per garantire un rientro sicuro a invitati sconvolti. «Ma cosa cazzo...», si alza in piedi di scatto, Caél, alla vista di un non-ben-identificato materiale che rotola sotto la sedia di Savannah. Fa per estrarre la bacchetta - ma evidentemente non lo fa in tempo. Ne osserva la reazione, a metà tra l'allibito e il divertito - perdonami, futura cognata, è comunque divertente. «Finite Incantatem.», enuncia, affinché lo spettacolo si concluda al più presto. Si sente leggermente in colpa per aver sorriso alla scena, soprattutto visti i recenti trascorsi con gli Hamilton ed il loro rapporto con Maeve. Ragion per cui punta Savannah negli occhi e prova a tranquillizzarla: «Sorridi. Ti stanno guardando tutti. Non dare loro alcuna soddisfazione.», detto questo - che, in realtà, non è tanto una frase che rasserena quanto, più che altro, una forma di consiglio - Caél si volta in direzione di un giornalista e avvolge le spalle di Savannah con un braccio. Sorride anche lui. Click della macchina fotografica. Si rende poi conto, dall'espressione della sorella, che ha accusato il colpo anche lei. Ecco, quello è un altro paio di maniche. Va alla ricerca del colpevole con uno sguardo indagatore e pericoloso, ma a parte le risatine generali non riesce a individuarlo. Prima che possa fare o dire qualcosa, Maeve annuncia che andrà ad iscriversi a qualche club. «Ti raggiungo.», asserisce, approfittando di quel momento per recarsi al tavolo dei Grifondoro a congratularsi con la sua migliore amica. E con l'altra senior al suo fianco. «Immagino che stasera non potremo divertirci come al solito. Peccato. Dovrò farmi da parte e rispettare il bisogno della massa di acclamarti. Guarda, tuo fratello -», prevedibilissimo, «- ha appena rotto il ghiaccio.», un sorriso divertito si profila sulle labbra di Cay. Non indugia troppo a lungo, ad ogni modo - ha delle questioni in sospeso. Prima di andarsene, tuttavia, indugia sulla figura di Ninfadora Weasley. «Congratulazioni.», a questo non aggiunge altro. Continua ad osservarla in attesa che sia lei a fare o dire qualcosa. Nel frattempo, ecco che la sua mente si chiude sempre più alle influenze esterne, sia per l'involontaria reazione che prova - una forma di incertezza nei confronti della Grifondoro, dettata dal non sapere se definirla amica, conoscente, o addirittura nulla di fatto - sia per l'aver percepito una forma di intrusione. Non sa da chi, non sa da cosa. Ma ha dovuto chiudersi. «Ci vediamo dopo, K. Ho bisogno di parlarti.», la saluta con una certa concitazione, perché ha appena individuato l'elemento che sperava di incontrare sin dall'inizio. Si avvicina a Percy Watson, seduto al tavolo della rispettiva Casata, pur sapendo che nella propria camminata verrà letto qualcosa da testate giornalistiche e quant'altro. D'altro canto, in seguito alla rivendicazione del territorio delle Highlands, la rottura tra Inverness e Inghilterra è stata sancita a pieno titolo. La regola indetta da Bauldry sulla necessità del visto di studio ne è la controprova. «Hai fatto davvero una buona impressione su mia sorella.», commenta, sollevando l'angolo della bocca in un sorriso enigmatico. «In tutta sincerità, sono un po' scontento della sua scelta di Magisprudenza. Guarda che fortuna ha fatto Magingegneria quest'anno..», si riferisce chiaramente alla facoltà di Karma Paciock, eletta come senior, nonché alla propria. «Però, che dire... Mi ha chiesto se fosse in buone mani, qualche mese fa, per la storia dei tutor, glielo comunica schietto. E' semplicemente il modo di fare di Caél: diretto, senza peli sulla lingua. A maggior ragione con la cerchia di amici. «Le ho risposto di sì.», è una metafora che, se letta superficialmente, si riferisce al rapporto tutor-studente. Se letta con attenzione, pone il sospetto che ci sia qualcosa di più profondo da comunicare. Eventualità che è la precisa intenzione di Cay. Ma non ha modo di ricevere risposta alla metafora, il signor Cousland - né tanto meno può attardarsi per valutare se è stata colta o meno. « Hai ridicolizzato la rivendicazione di un'intera categoria proiettandola su te stesso, come se fosse mai stata una critica a te, o a tua sorella. [...] VERGOGNATI! », la chiusura mentale di Cay viene letteralmente frastornata dalle urla di Valerie e, conseguentemente, di Peter. «Devo andare.», comunica in tutta fretta a Percy, senza degnare altri di uno sguardo. Scorge la chioma rossa di Maeve vicino a sua moglie, poi quella di uno sconosciuto. Non ha sentito i discorsi tra le due ragazze, ma l'espressione sul volto della Corvonero non promette nulla di buono. Ad ogni modo, Cay non ha dubbi sul fatto che le intenzioni di Maeve siano delle migliori. «Grazie, Vee. Ci penso io.», le dice sottovoce, affinché possa udirlo solo lei. Continua ad avanzare, finché non arriva a sfiorare la corteccia dello stesso albero cui è aggrappata Valerie. Non la tocca. Non al momento. Potrebbe provocare una reazione di totale rifiuto - o il suo esatto contrario: di esagerata apertura. E nessuna delle due cose va bene. Cay non ha intenzione di peggiorare la situazione del crollo emotivo di Valerie, né tanto meno di fungere da soluzione allo stesso. Non è terapeutico quando degli elementi esterni si introducono in un contesto del genere. Valerie deve risolverla da sola. Perché ha il potere di farlo: questo Cay lo sa. L'unico argomento sul quale trova utile intervenire, lo espone senza mezzi termini, e riguarda indiscutibilmente il luogo in cui si trovano. «Val.», attende che i loro sguardi si incrocino. «Andiamo?», allunga la mano, a sottintendere che, quando e se verrà stretta, si Smaterializzeranno via.

    Interagito con Maeve, indirettamente Derek, Savannah, Karma, Dory, Percy e Valerie/Maeve/Eliphas
    Ricercat* con sguardo truce chiunque abbia fintamente infiammato il didietro di Vee+Saw
    Citato Peter (autocit xd)


     
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    Niente armi dentro Hogwarts. A tutti era ormai chiaro già dall'inizio di quella settimana. Stacey aveva passato un brutto quarto d'ora all'entrata sui territori della scuola non più lontano di qualche giorno prima. Così, nonostante la sua iniziale intenzione a non seguire quella regola, alla fine l'americana era riuscita a convincere la giovane Yagami a lasciare a casa qualunque cosa affilata. Avevano raggiunto casa di Veronica e Nessie e insieme si erano dirette verso il banchetto, passando sotto i nuovi detector che contrassegnavano ogni entrata nel parco del castello. Al passaggio della mora, una sirena assordante prese a gracchiare scompostamente proprio sopra la testa della giovane. « WE! MA CHE È! NON HO NIENTE, SMETTILA! » Ed effettivamente era pulita. Si arrotolò la felpa nera togliendosi la cinta e gli orecchini, stressata almeno quanto lo si è solitamente nel passare i controlli degli aeroporti, per poi passare nuovamente sotto i detector, illuminati da una macabra luce azzurrognola. Ancora una volta gli allarmi ripartirono. « Sono costretto a perquisirla. » Tu cosa? « Guardi che non ho niente appresso lo giuro. » « Non le faccio io le regole. » Però tu le seguito, inutile pezzo di stronzo. Io non ho parole. Mia si morse il labbro inferiore, osservando le amiche con un'espressione frustrata. « Si ma se permette, io non ho fatto niente. Non vedo perché io debba.. » « Wallace, vuoi andare al banchetto? Allora caccia via quello che stai nascondendo e finiamola. » A invischiarsi è uno del Corso Auror. Lo conosce, vagamente. L'ha visto diverse volte a lezione mentre aspettava che Raiden finisse qualche lezione. Jeff ci aveva fatto un progetto di gruppo insieme. Andrew.. Andrew qualcosa. Andrew Leccaculo. « Io non ho assolutamente nulla. Oh, ma che devo fare? Mi devo spogliare per essere creduta? Ma per piacere! Quel coso è rotto! » Ad un certo punto mentre diversi studenti passano loro accanto e Mia continua a battibeccare con l'Auror di turno e il suo leccapiedi, Stacey si avvicina a lei in proiezione con un'espressione leggermente apprensiva. « Mia. Il fermaglio. » Per un istante la giovane Yagami si frena dal suo battibeccare e deglutisce sgranando appena gli occhi. Cazzo. Il fermaglio. Scuote la testa e sospira tra se e se. « Torno subito. » Le ci vuole un po' per trovare un posto abbastanza sicuro in cui nascondere il suo prezioso fermaglio per capelli. A dirla tutta, la sua non è stata una scelta ideologica, né un modo per trasgredire le regole. Si dava il caso che quell'accessorio era fatto dello stesso argento incantato utilizzato dalle armi dei cacciatori. A Mia era stato regalato quando aveva compiuto quattordici anni; aveva la capacità di trasformarsi in un'arma sottile come un pungiglione. Un vero e proprio stiletto. « Allora non era così difficile. » Si invece. Lo era. Lo era perché non ci aveva proprio pensato. Non vuole protrarre ulteriormente quello scontro, quindi gira i tacchi affiancando le amiche, per dirigersi verso il lago nero. « Andiamocene via, va. Mi sono già rotta le palle. » Tira fuori istintivamente il cellulare dalla tasca per mandare un messaggio a Raiden, ma si rende conto che nessuno dei messaggi che tenta di mandare gli arrivano. Proprio mentre sembra ormai lontana, i passi veloci di Andrew Henderson si affrettano ad accorciare le distanze. « AVETE PRESO IN OSTAGGIO MIO FRATELLO. » Le urla del biondo sfrecciano nella fresca aria serale, mentre Mia e Stacey si voltano all'unisono. « Sapete almeno come si chiama? Che persona è? Eh? » Mia non risponde. L'imbarazzo crea tensione. La tensione diventa insopportabile. Cosa dovrebbe rispondere? Non ne ha la più pallida idea. Nessuno sa cosa dire. « È una brava persona. Non ha mai fatto del male a nessuno. » Mia stringe i pugni. « Stava solo facendo il suo lavoro. » Molte altre brave persone non possono dire di aver passato solo una brutta nottata. « Mi pare che nessuno si è fatto del male. » « Ma non è giusto. » Stacey sbuffa. « Terribile caduta di stile. Non è giusto. Andiamo via, va. Questa discussione sta diventando inutile. » Mia resta a osservare Andrew per qualche altro istante. È arrabbiato. Probabilmente non ha la più pallida idea del perché certe cose accadono. È una sensazione che può capire. Nemmeno io so perché certe cose accadono. Accadono e basta. Mi va bene? No. Posso fare qualcosa? Forse col tempo.. chissà. « Speedy! Andiamo. » Volge le spalle di nuovo. « Ehi Wallace! So chi è stato. Al Quartier Generale ci conosciamo tutti. Questa cosa non rimane così. Dillo al tuo ragazzo. » Mia assottigliò leggermente lo sguardo. Sul serio sei così stupido? « Mi stai.. minacciando per caso? » O stai minacciando Raiden? O entrambi? Tutti noi? Io non capisco.. Ma questa volta è Andrew a girare i tacchi e andarsene. « Ehi! Henderson torna qui. » Viene tuttavia frenata dal tentare di seguire la giovane Recluta. E così, controvoglia arriva al banchetto assieme al resto del gruppo. È abbattuta all'idea del episodio appena svoltosi. « Mi dispiace di avervi fatto assistere a questo episodio. Probabilmente ora le cose andranno così.. » Si stringe nelle spalle scuotendo la testa mentre sospira. Su una cosa però Andrew ha ragione: ci vanno di mezzo sempre le persone che non c'entrano assolutamente nulla. Come quel ragazzo; quel ragazzo morto strangolato in un corridoio qualunque del palazzo del governo a Tokyo. Un brivido corre lungo la sua schiena, prima di ricomporsi. Va tutto bene.

    Una volta giunta di fronte alla bacheca, corruga appena la fronte. Mia ha le idee chiare in merito a cosa vuole fare, e nonostante l'incidente diplomatico appena scatenato, non intende demordere. Ha intenzione di viversi la vita universitaria fino in fondo. « Voi fate come vi pare, ma io vado eh. E mercificazione del corpo femminile sia. » Non è proprio così. Non sono d'accordo. È una cosa figa. Le cheerleader possono avere la propria dignità. Non devono essere necessariamente un intermezzo del vero spettacolo. Ci crede davvero Mia, anche se le sue radici culturali distorcono la sua visione in merito. Resta però piuttosto interdetta nel rendersi conto del fatto che alcuni Club non ci sono. « No va beh, raga! Ma hanno tolto combattimento e anche atletica. Non ci sta neanche la radio. » Non che Mia intendesse tornarci. Anche solo nell'eventualità in cui Derek Hamilton potesse pensare di riprendere in mano quell'iniziativa, preferiva averci il meno a che fare. « Ma che cazzo, però! Hanno tenuto solo cose per cervelloni. Scacchi, lettura e il club del cucito. Ma - in - che - senso! Stiamo qui da neanche dieci minuti e sono già piena. Boh va beh.. » Passa oltre e decide di dividersi dal restate delle ragazze per andare a sedersi giusto in tempo per l'inizio del banchetto al tavolo del suo corso.
    Scienze Politiche. Ma che cosa mi è passato per la testa? Non ho niente da spartirmi con questa gente. Si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Come se la gente la osservasse con quel tipico sguardo da la-prima-che-firma-la-domanda-di-rinuncia-agli-studi. Aveva deciso di virare su quel corso a estate già inoltrata, quando aveva già iniziato tutte le pratiche di iscrizione per Psicologia Criminale. Ora, della sua scelta non era più così certa, così come non sembrava certa neanche del motivo per cui si trovasse lì. Quel giro vertiginoso tuttavia venne abbandonato appena gli annunci di Bauldry si susseguirono uno dietro l'altro. « L'iscrizione al Registro delle Creature Magiche diventa tassativa a partire dal 20 settembre; non ottemperare a tale obbligo comporta l'allontanamento dalle sedi dell'Accademia di Magia e Stregoneria di Hogwarts. » Ma sta scherzando. La voglia di piombare nelle teste dei lycan presenti attorno al tavolo degli insegnanti è fortissima. Decide però, di non lasciarsi travolgere dagli eventi, per quanto vorrebbe semplicemente alzarsi in piedi e urlare ai quattro venti quanto tutto ciò è ingiusto. Stringe i denti Mia, e conta letteralmente ogni secondo fino alla fine dell'intervento del Preside che si conclude con la comparsa delle diverse portate preparate dagli elfi per il buffet d'inizio anno. E così inizia a guardarsi in giro, mentre le persone iniziano a spostarsi sotto i tendoni, posando quasi inavvertitamente lo sguardo su una figura in particolare. Il primo istinto è andare da Raiden; sa però che quella non è la miglior carta da visita per nessuno dei due per l'inizio dell'anno scolastico. A scuola ciascuno deve fare il suo. Non mi va di essere additata come la signora Yagami, anche se non c'è nulla di male. Boh. Ok. Tenterò di comportarmi in maniera normale.. qualunque cosa ciò significhi. E non lo sa a dirla tutta. In quella nuova posizione di Raiden, non è certa cosa le è concesso e cosa non le è concesso di fare - specie considerato il fatto che, compilando il suo piano di studi, ha comunque scelto Strategia come materia opzionale. Posso baciarlo in pubblico, o sembra fuori luogo? Possiamo sedere insieme? Boh.. non lo so. Non so proprio niente. E se già normalmente sugli atteggiamenti da tenere era piuttosto confusa, in seguito all'esordio di quella serata, lo è ancora di più. Così, ripiega proprio sul ragazzo che sta osservando inavvertitamente da sin troppo tempo. Zip è stato il suo tutor per il dipartimento di Madimagia, l'anno precedente. Notando che un suo compagno lascia il posto accanto a lui, si alza, e si dirige nella sua direzione. « Oh, buon inizio eh! Grazie tante di esserti fatto sentire durante l'estate. » Non è un rimprovero. A dirla tutta, Zip e Mia non hanno mai parlato seriamente di questioni universitarie. Le era certo sin dall'inizio che non sarebbe stato un bravo tutor - né lo aveva mai desiderato. Sin da quando le era stato assegnato, lo aveva usato come scusa per incontrare il suo gruppetto del college, col quale lo stesso Trambley usciva certe volte, per conoscere nuova gente, e fare tutto tranne che prepararsi a quella esperienza per la quale a ben guardare era meno preparata ora di quanto lo fosse l'anno precedente. « Sei stato utilissimo. Mi ci hai fatto letteralmente scappare. » Compie una leggera pausa, tempo in cui cerca un bicchiere pulito e si versa del succo al melograno. « Alla fine mi sono iscritta a Scienze Politiche. » Alzò gli occhi al cielo stringendosi nelle spalle. « Di male in peggio. Ma, almeno sarò in grado di scrivermi gli interventi per le marce di protesta usando paroloni di cui so il significato. » Genio! Mentre un bacano terribile si svolge di fronte ai loro occhi, Mia sgrana leggermente gli occhi, decisamente perplessa e al contempo dispiaciuta per ciò che sente. « No ma infatti le minoranze sono talmente rappresentate che praticamente dobbiamo fare i permessi studio pure se abitiamo a cento chilometri da qui. » Commenta un po' contrariata da quello che ha sentito. Va beh, la gente non capisce un cazzo. Per carità nulla di nuovo. « Senti, tu giochi ancora nei Blue Thunderbirds quest'anno? Mi sono iscritta tra le Sweet Fairies. Boh.. mi sembrava un buon modo per conoscere nuova gente. Non so.. non finire nel girone degli invisibili come al solito. » Non so nemmeno perché ti sto dicendo tutte queste cose. A quel punto Mia aveva solo bisogno di parlare. Dire qualunque cosa. Blaterare anche del nulla. « In realtà ora mi sembra un po' una cazzata. Non si sa neanche dove si allenano le cheerleader senza il centro d'addestramento. » Alza gli occhi al cielo e sospira. « Boh in generale mi dai ancora una mano a conoscere gente quest'anno? Tipo come l'anno scorso.. anche perché mi sa che le matricole sono un po' ghetizzate, e io in realtà ho un botto bisogno di conoscere una barca di gente. » Pausa. « Pure per robe un po' più serie. Tipo hai visto che non ci sono più i club di combattimento e atletica? Non capisco proprio perché.. »

    Interagito con Veronica, Nessie e Zip.
    Nominato Raiden e i prof lycan;

    Mia si iscrive alle Sweet Faires e fa polemica su tutto. Cià!



     
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    Zip al banchetto ci va solo con un obiettivo ben preciso in testa: mangiare a sbafo, tanto non paga lui e agguantare quanta più gente possibile - solo quella che non gli sta sul cazzo - per andarsene poi al festino che Peter gli ha detto che è stata forse organizzato allo studentato Grifondoro per l'elezione della sorella - per cui, con lui, ha giurato e spergiurato di averla votata - e dell'ennesima Weasley di cui non ricorda il nome. Non lo scoraggia di certo il "forse" che ci ha messo davanti, presupponendo che l'organizzazione e la realizzazione effettiva potrebbero non essere reali al 100%. No, figuriamoci. Risponde velocemente al messaggio di Winter - in elegante ritardo pure lei - mentre entra dal cancello di Hogwarts e non si cura molto del fatto che gli dia una spunta soltanto. Ha cose ben più importanti a cui pensare, tipo ficcarsi a sedere nel posto libero più indietro - sia mai che al vecchio venga in mente di rompermi le palle davanti a tutti! - e prepararsi già con la mano sulla forchetta perché il suddetto vecchio sembra essere vicino alla fine dei suoi discorsi pomposi e sicuramente ispiranti quanto un elettrocardiogramma di un cadavere. « Oh, roccia! » Saluta Percy, con ben poca discrezione, seduto al tavolo accanto. « Che entusiasmanti novità mi sono perso con Pio? » Inarca le sopracciglia con fare divertito per poi incrociare un particolare saluto oltre le sue spalle. Smuove le dita singolarmente per contraccambiare, un'espressione evidentemente sarcastica nell'incontrare gli occhi chiari di Luxanna. Comunque il suo lato sociale viene decisamente soppresso non appena la bocca si riempie di cibo. « Oh, buon inizio eh! Grazie tante di esserti fatto sentire durante l'estate. » Ridacchia nel ritrovarsi vicino Mia. Finisce di mandare giù un pezzo di pollo, come i signorini come Nate gli hanno insegnato a fare e torna a voltarsi verso di lei. « Mi sembrava di aver scritto a Gabriela di mandarti i miei saluti dal Canada. Tra un messaggio e l'altro. » Si versa un po' di succo di zucca, prima di avvicinare il proprio bicchiere a quello della ragazza a m0' di brindisi.« Sei stato utilissimo. Mi ci hai fatto letteralmente scappare. Alla fine mi sono iscritta a Scienze Politiche. Di male in peggio. Ma, almeno sarò in grado di scrivermi gli interventi per le marce di protesta usando paroloni di cui so il significato. » Rimane decisamente sorpreso dal cambio di rotta della ragazza. Non che gli sia mai sembrata davvero indirizzata per Psicologia Criminale, questo no, ma di certo mai avrebbe puntato per lei su una carriera più politica. « Ma quindi mi vuoi dire che sono in presenza di una futura Ministra? Però. Ricordati degli amici, non fare come tutti i robbosi di quel giro. » La prende in giro bonariamente, in fondo nell'ultimo anno hanno passato del tempo insieme, volente o nolente, tra una russata di Zip ai corsi di Psicologia e una verticale di Mia sui barilotti di birra negli studentati. « Comunque era tutto parte di un piano, il farti scappare. » Inarca le sopracciglia riempendosi nuovamente la bocca di pollo. « Tutta psicologia inversa - l'unica psicologia utile d'altronde. Non si può manco definire medicina quella roba là, su. » Butta fuori le proprie impressioni con naturalezza, fissando poi l'unico iscritto a Psicologia Criminale che conosce seduto al tavolo. Inarca le sopracciglia, aspettando che lui apra bocca. Sorride con divertimento poi, scrollando la testa. E in quel momento succede il finimondo intorno a loro. Finimondo di cui lui becca una parola ogni quattro per via del casino che si forma intorno a Peter. « Ma porca troia, guarda tu se ora non si prende pure una testata in faccia. » Scivola indietro con la sedia, allarmato e pronto ad avvicinarsi all'amico per potersi mettere in mezzo ma la situazione, velocemente com'è divampata, si affloscia quando la Potter se lo porta via. Ah, una bella scopata e passa tutto, bravo. « Senti, tu giochi ancora nei Blue Thunderbirds quest'anno? Mi sono iscritta tra le Sweet Fairies. Boh.. mi sembrava un buon modo per conoscere nuova gente. Non so.. non finire nel girone degli invisibili come al solito. » Torna finalmente ad ascoltare Mia, lasciando che lo sguardo blu si soffermi su di lei nell'ultima parte del discorso. Essere invisibile non è mai stato un problema per lui. Se nasci sotto il marchio dei Trambley sei destinato ad essere invisibile per la società, l'ha sempre saputo crescendo. « L'invisibilità è sottovalutata. » Allora commenta, dopo qualche istante di silenzio interdetto. « E' un'arma utilissima alle volte. Come puoi metterla nel culo alle persone quando ti valutanoniente..nessuno mai. » Continua con franchezza per poi tornare al punto focale della questione. « Giocavo nei Thestrals comunque. E stavo valutando se riscrivermi, non credo di aver troppo tempo quest'anno, con la specializzazione e tutto. » Di certo però mi serve qualche sfogo quindi magari sì, mi iscrivo e ci vado quando posso e quando mi va. « In realtà ora mi sembra un po' una cazzata. Non si sa neanche dove si allenano le cheerleader senza il centro d'addestramento. » Inarca le sopracciglia, tanto che una piccola ruga sottile si forma tra di loro. « Io quando le ho beccate, le ho viste sempre al campo. » Neanche sapevo si allenassero veramente, cioè mi stai dicendo che quindi è una roba seria che prevede l'allenamento in sala pesi? Questo, non si sa come, evita di dirlo, forse giusto perché la mora ha appena detto di esserci iscritta e non vuole
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    smontarla sul nascere. « Boh in generale mi dai ancora una mano a conoscere gente quest'anno? Tipo come l'anno scorso.. anche perché mi sa che le matricole sono un po' ghetizzate, e io in realtà ho un botto bisogno di conoscere una barca di gente. » E lì è già pronto, sull'attenti, per buttarle là l'invito per quella stessa sera, ma lei cambia improvvisamente registro e la cosa non sfugge ad un cervellotico come lui. « No, non lo so, non avevo nemmeno sentito che fossero sospesi, sono arrivato in ritardo. » Così lascia andare il cibo, lascia le forchette, poggia un gomito sul tavolo, il mento al palmo della mano e ruota la testa completamente verso di lei. « Tu invece sai qualcosa che per caso io ignoro? » Una posizione, quella di svantaggio, che non gli è mai piaciuto su più livelli. Mi tocca trovare un altro posto dove combattere quindi? La fissa per qualche secondo, l'espressione neutra di colui che aspetta solo di avere una risposta. « Mi viene in mente solo il numero di quella tua amica, la mora. » Lo sa bene il nome, ma lo evita volutamente mentre si ficca le mani tra i ricci, per rifarsi il codino. « Anche lei ha bisogno di un Cicerone per conoscere gente? » Questa volta sogghigna, divertito tornando al suo bicchiere di roba schifosa. Proprio quando vede passare una Scamander a caso, piuttosto abbacchiata, a ben vedere. « Se non la conosci già, cominciamo con lei. Ehi Lilac! » La saluta, facendole cenno di avvicinarsi a loro. « Mia Lilac, Lily Mia. » E nel mentre cerca anche Winter che però non vede da nessuna parte. Dal cellulare nessun segno di vita. « Ma com'è che non va internet? » Chiede ad entrambe, prima di passare al discorso serio. « Comunque, abbandonata già la carriera? Però, eri discretamente brava. » La prende in giro, deciso a non chiederle perché effettivamente si trova lì. In fondo gli importa poco e nulla. Saranno cazzi suoi. « Come stavo dicendo a Mia -» - mezzo - «- stasera c'è un festino dai Grifondoro. Vieni? » Prosegue incalzante. « Noi andiamo. » Fissa la mora con eloquenza. « Dobbiamo conoscere gente. »

    Interagito con Percy, Mia e Lily.
    Salutata Luxanna, nominati Peter, Ronnie e Winter.

    Zip si riscrive come cercatore nei Thestrals.
     
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    Che quell'anno non sarebbe stato per nulla facile, Percy lo aveva già preventivato. Era solo questione di tempo prima che diverse notizie su di lui e sulle sue scelte cominciassero a circolare anche al di fuori di Inverness, e a quel punto il biasimo sarebbe arrivato tanto forte quanto puntuale. Ma il giovane Watson la propria decisione l'aveva presa, e ormai non poteva più tornare indietro sui propri passi. Sapeva come le cose sarebbero andate: avrebbe perso la maggior parte dei propri amici nel peggiore dei modi, trovandosi da solo in mezzo a persone di cui non si fidava e che di rimando non si fidavano di lui. Ma ognuno aveva il proprio posto nel mondo, e Percy sapeva bene quale fosse il proprio. La voglia di presentarsi a quel banchetto, inutile dirlo, gli stava sotto la suola delle scarpe appena lucidate. Ma un evento del genere non posso perdermelo. Così, una volta oltrepassati i nuovi controlli imposti dalla scuola, il giovane tirò dritto verso la bacheca dei club, apponendo la propria firma nella lista relativa a quello del dibattito. Negli anni passati lo aveva sempre frequentato, così come aveva fatto col club di atletica leggera, che notò immediatamente non essere presente. Aggrottò la fronte, osservando con attenzione ogni foglio appeso. Manca anche quello del combattimento. E lui nelle coincidenze non credeva affatto. Si guardò alle spalle, dando una veloce occhiata agli auror sparsi qua e là in vari punti e soffermandosi poi su quei metal detector sotto i quali era dovuto necessariamente passare. Ripose quindi la propria stilografica nel taschino, sistemandosi la giacca prima di entrare a testa alta nell'area adibita al banchetto e tirare dritto verso il tavolo di Magisprudenza, dove prese posto accanto ad alcuni compagni di corso con cui scambiò alcune chiacchiere di circostanza finché una voce a lui piuttosto nota si stagliò sopra le altre. « Benvenuta nei ranghi degli studenti di Magisprudenza, Maeve. Mi raccomando, questi primi giorni sono importantissimi. Scegli attentamente le persone di cui fidarti. È pieno di insidie tra gli squali. » Fair enough. Si voltò lentamente in direzione di Amunet, fissandola per un breve istante prima di stenderle un sorriso affettato e sollevare il bicchiere a mo' di brindisi. Fatto ciò si volse in direzione di
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    Maeve, distendendo le labbra in una curva più genuina. « Benvenuta, Maeve. Se dovesse servirti ancora aiuto, non fare complimenti. » A quel punto Bauldry prese parola, presentando in primo luogo i nuovi docenti. Fu una in particolare a farlo sorridere e scuotere il capo tra sé e sé mentre applaudiva compostamente. Charlotte Windsor. Proprio vero che l'erba cattiva non muore mai, eh? Si ripropose di passarla a salutare più tardi; in fin dei conti, la loro amicizia era di lunga durata. Ciò che seguì, tuttavia, lo lasciò decisamente meno allegro. Se da un lato quelle regole erano qualcosa che Percy aveva in un certo modo previsto, dall'altro non era comunque bello vederle realizzate. La sua faccia di bronzo, comunque, non vacillò, e quando il discorso del preside giunse al suo naturale termine, fu Zip a distrarlo dal rimuginare. « Oh, roccia! » Pardon? Il sopracciglio di Percy andò ad inarcarsi automaticamente. « Buonasera anche a te. » rispose quindi con aria divertita, incurvando un angolo delle labbra in un mezzo sorriso ironico. « Che entusiasmanti novità mi sono perso con Pio? » In tutta risposta, Percy si portò alle labbra il proprio bicchiere, prendendone un sorso prima di scrollare leggermente le spalle come se nulla fosse. « Regole nuove: niente telefoni, niente armi e qualche provvedimento per contenere Inverness. » Inclinò il capo di lato, facendo una breve pausa. « Non che uno si possa aspettare molto di diverso quando decide di fare di testa propria. » aggiunse quindi con un tono quasi piccato, decidendo di non andare oltre quelle parole. Sarebbe decisamente risultato troppo strano, altrimenti. Mentre l'ex compagno di Clavis passava a salutare un'altra ragazza, un altro elemento noto entrò nel raggio d'azione di Percy. « Hai fatto davvero una buona impressione su mia sorella. » Sorrise a Caél con una scintilla di curiosità negli occhi. Quando sua sorella gli era stata assegnata per il tutoraggio, Percy aveva tirato un sospiro di sollievo. Tra tutte le persone che potevano capitargli, una Cousland era una garanzia, e Maeve si era sempre fatta notare in ogni ambito come una persona attiva che non si adagiava sugli allori. Mi ha sorpreso, però, il fatto che non abbia colto le mie parole al Golden Match. Ma le sue mani erano legate: ciò che aveva cercato di sondare in quell'occasione era un affare talmente delicato che Percy non poteva permettersi di trattare con superficialità, scommettendo alla cieca. Doveva essere certo al cento percento di chi aveva accanto. Perché il rischio è di finire come James e Byron.. o forse anche peggio. « In tutta sincerità, sono un po' scontento della sua scelta di Magisprudenza. Guarda che fortuna ha fatto Magingegneria quest'anno.. » Ridacchiò, rivolgendo all'amico uno sguardo ironico. « Quasi mi stupisce che non sia stato un plebiscito. Quest'anno si è candidato pure Topolino. » Prese un breve sorso d'acqua, tirando poi un sospiro. Eleggere le cariche sulla base di candidature volontarie. Ma sì, proprio un'ideona. Per l'anno prossimo propongo di sceglierle tramite un torneo di sparaschiocco. « Però, che dire... Mi ha chiesto se fosse in buone mani, qualche mese fa, per la storia dei tutor. Le ho risposto di sì. » Rimase per qualche istante in silenzio a fissare l'amico negli occhi, come a voler sondare le reali intenzioni delle sue parole. Se da un lato conosceva la posizione pubblica della famiglia Cousland, dall'altro conosceva anche Caél abbastanza bene da poter quantomeno intuire che la sua, di posizione, potesse essere del tutto personale e non necessariamente allineata alla prima. Tuttavia dire che avesse un'idea precisa di cosa passasse per la testa dell'amico - o tanto meno per quella di sua sorella - sarebbe stato falso. Equilibri di quel tipo erano estremamente delicati, e nessuna scelta poteva essere davvero data per scontata. Dopo qualche istante di silenzio, il giovane Watson si inumidì le labbra, facendo schioccare leggermente la lingua contro il palato. « Grazie. La fiducia non è mai qualcosa di scontato. » Fece una pausa. « Sono felice di aver fatto una buona impressione a Maeve. Spero solo che questa impressione, oltre che buona, sia anche giusta. » E di questo non sono troppo sicuro. Avrebbe voluto approfondire ulteriormente quella situazione ambigua, ma il forte vociare di quella che sapeva essere la moglie di Caél tranciò di netto il discorso. « Devo andare. » Annuì, comprendendo la situazione. « Non preoccuparti. Avremo modo di rivederci. » Non che fosse poi tanto difficile in una realtà ristretta come quella del campus. Una volta che l'amico si fu allontanato, il giovane Watson rimase al banchetto giusto il tempo necessario a non dare l'impressione che avesse fretta di trovarsi altrove. A quel punto, fatte un po' di chiacchiere di circostanza per riempire quegli spazi di tempo, il ragazzo si dileguò dall'evento, non senza aver dato prima un'altra veloce occhiata di passaggio a quei metal detector e in seguito alla figura di Arthur Weasley. Forse un ostacolo possiamo già aggirarlo.

    Interagito con Maeve, Zip e Cay
    Citate Mun, Charlie, Valerie e Arthur

    #percyout

    Iscrizione: Club di Simulazioni di dibattito & processi giudiziari pubblici

     
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    «.. E pensava di farla franca, capito?», Arthur cala la testa, fingendosi terribilmente interessato al discorso di Jake Tussaud della Squadra Spezza-incantesimi - sottocategoria dell'attuale corpo Auror. «Ah sì?», domanda, un velo di sarcasmo tra una parola e l'altra. «Beh sì, se ne stava tutto tranquillo nel suo ufficio del piano interrato, convinto che nessuno sarebbe riuscito a risalire a lui. Incredibile, sul serio. C'erano tracce ovunque! Certuni pensano col culo, te lo dico io.», e tu sembri proprio essere uno di questi - non riesce a frenare il proprio pensiero pungente, Arthur Weasley, perché la realtà dei fatti è tanto chiara e lampante che persino un bambino, da innocente occhio esterno, si renderebbe conto di dove stanno torto e ragione. Tanto per dirne una, le prove le hai fabbricate tu - Arthur ha seguito Jake passo passo nella piccola missione in cui sono stati coinvolti insieme. Ha rinunciato giusto per il cosiddetto ultimo atto, adducendo una scusa grossolana circa il fatto che "Jake, non hai bisogno di nessuno che ti guardi le spalle. Sei il miglior Spezzaincantesimi che conosca, davvero" - adulazione bella e buona con, bisogna dirlo, una discreta percentuale di riscontro. Infatti, Jake si è crogiolato nelle parole di Arthur, ripetendo a se stesso che "ce l'avrebbe fatta". Ed è vero, in qualcosa è riuscito... A prendere fischi per fiaschi, tanto per dire la seconda. Jake si è focalizzato su delle tracce inesistenti, prive di qualsivoglia nesso causa-effetto, trascurando, invece, degli elementi fondamentali. Ma Arthur non si sarebbe mai sognato di contraddirlo: Jake è un suo superiore. Jake incarna a pieno titolo gli ideali dell'odierno Progetto Minerva - non è un figlio d'arte, non è ricco sfondato. Jake, in poche parole, non era nessuno. Ma lo è diventato adesso. E ad Arthur, questo, serve. «Le mie congratulazioni per l'ennesima missione portata a termine, Jake. Magari più tardi ci fermiamo a brindare..» «Schiopodo Sparacodaccio, Weasley! Non essere così formale, su! Stappiamo un Whiskey Incendiario con quelli delle sette appena smontiamo dal turno!», viene interrotto dal riferimento puramente casuale al gruppo Auror responsabile della faccenda "bestie direttamente allevate da Voldemort in persona". Vale a dire - Arthur non potrebbe mai dimenticare quell'appellativo tanto forbito - Inverness e compagnia. «Viva le Highlands, ragazzo!», tra una risata dichiaratamente sarcastica e l'altra, Jake Tussaud si dirige verso il proprio perimetro di competenza. Finalmente - commenta Weasley tra sé e sé, tirando un rapido sospiro di sollievo. Poggia la schiena ad uno degli alberi della tenuta del Lago Nero, gli occhi puntati sulla figura di Pius Bauldry e le orecchie drizzate a percepire eventuali suoni fuori dagli schemi. Sembra tutto regolare. E procede così per un po', finché il Preside non inizia ad elencare tutta una serie di regole di merda che, di pulito, non hanno proprio nulla. Per un cultore di Storia della Magia come Arthur - per non dire secchione di prima categoria - quell'atmosfera suona molto familiare. Forse a causa della macchia familiare che si porta dietro dai tempi in cui il padre frequentava Hogwarts. E' stato proprio in quell'occasione che Percy Weasley ha preso fischi per fiaschi, la stessa accusa che, adesso, il figlio ha rivolto a Jake Tussaud. Percy Weasley ha leccato così tanto i culi delle autorità del tempo da arrivare, invero, al fianco di Cornelius Caramell. E se c'è una cosa che nella testa di Arthur Junior è ben chiara, questa è di non ripetere, per nessuna ragione al mondo, gli errori del passato. Ma per farlo bisogna volare basso. Bisogna tessere una trama a tavolino, colpendo dove fa più male al momento giusto. Cerca di distrarsi, dopo aver udito le parole del Preside, pattugliando il perimetro che gli spetta di proteggere. Proteggere da cosa, poi, non è dato saperlo. Forse dai dissidenti. Forse da una reazione spropositata - che, tuttavia, sarebbe anche razionale, dopo aver presenziato a quello scempio - proveniente da qualche lycan presente al banchetto. Forse, ancora, dai suoi stessi cugini Potter, visti come criminali al pari dell'ormai carcerato James. Arthur ha dovuto far carte false affinché gli altri Auror riuscissero, almeno un minimo, a fidarsi di lui. Ha giurato e spergiurato - e la presunta "misericordia" del Progetto Minerva gli è venuta in aiuto, una volta tanto - che non avrebbe chiuso alcun occhio qualora Olympia e Albus si fossero macchiati di una qualche colpa. Ha giurato di non mettere mai, in nessun caso, questioni familiari davanti alla Sacrosanta Ricerca della Giustizia. E alla fine è riuscito a tirare avanti, rattoppando qualche ferita qua e là. Di giorno un Auror, di notte un Ribelle. L'unico piccolo problema del caso è che la sua farsa, quanto meno agli occhi della persona che lo conosce più al mondo - vale a dire Karma Paciock - non potrà durare troppo a lungo. Non potrà andare troppo oltre. [...] Quasi per beffa del Destino, ecco che, dopo aver tirato in ballo col pensiero la famiglia Paciock, il fratello di Karma finisce in una mezza rissa a più riprese - prima con Albus, e per fortuna la notano in pochi -, poi con Valerie Harmon, una candidata alla rappresentanza di quell'anno. Una di Inverness. Arthur l'ha già vista. Al momento, comunque, non può preoccuparsi di quella faccenda: meglio gestirne una alla volta. Ed è sulla prima che si concentra, concludendo che, se anche il litigio di Peter e Albus diventasse pubblico, in fondo la situazione non lo tangerebbe più di tanto: Arthur ha chiesto a Karma di sposarlo. Peter è il fratello di Karma. Se l'opinione pubblica è "Potter contro Paciock", tanto meglio - questo non farebbe che aumentare la fiducia del gruppo Auror nella propria persona. Perché andrebbe lentamente scollegandosi dalla famiglia Potter. Nonostante ciò, non può non riflettere sulla posizione di Karma in merito: è appena stata eletta e già cominciano i casini. Non si merita questo. Invero, avrebbe meritato solo ed unicamente gli applausi che Peter le ha procacciato. Purtroppo, c'è chi sbotta con niente - e questa è una caratteristica praticamente del cento per cento delle persone con cui Arthur ha a che fare. Agli altri, tocca raccogliere i cocci. A lui tocca avvicinarsi a Karma. In realtà non gli toccherebbe - dovrebbe restare al suo posto a perlustrare i soliti metri quadrati di terriccio bagnato dalla pioggia del giorno precedente -, ma non può affatto starsene in silenzio in un angolo. Non quando nota - perché ne conosce ogni centimetro quadrato di superficie corporea - un accenno di scontento sul volto di lei. Se solo non ci fosse Lilac Scamander di mezzo... «Posso?», domanda, pur non essendoci alcun accenno di interrogativi nella sua unica parola. E' più una forma di ordine velato che di domanda vera e propria. Quel "posso" vuol dire "adesso ci sono io". «Sorpresa.», commenta, un sorriso magnetico sulle labbra. Karma non sapeva che, quella sera, Arthur sarebbe stato presente al Lago Nero. Non potevo perdermi la tua salita al trono - lo sguardo del Corvonero esprime dichiaratamente questo. «Siamo soli. Puoi sfogarti.», aggiunge, castando un Muffliato per dissuadere eventuali orecchie lunghe nei dintorni. Anche se, per fortuna, ci sono solo loro due - e la figura di Lilac, che ormai si è allontanata in direzione del tavolo Serpeverde. «A prescindere da litigi e tutto.. Non sono cose che ti riguardano, Karma. Alla fine dei conti, non hai fatto proprio niente. Non puoi -», dirlo gli costa molto. Davvero tanto, visto che ha agito esattamente allo stesso modo quando ha scelto di non reclutarla tra i Ribelli. «- pensare di proteggere tutto e tutti. Ormai il danno è fatto: tuo fratello è grande e vaccinato, l'altra tua amica lo stesso. Se la sbrighino da soli. Hai altro cui pensare.», cerca di portarla sul lato pratico della situazione, Arthur. Sull'aspetto del calcolo e del ragionamento. In poche parole, quello che gli è sempre riuscito meglio. Teniamo un attimo a freno le emozioni, amore. «Ad esempio andare di là e ringraziare gli elettori.», sai bene che se lo aspettano: vorranno la fonte di prima mano. «Non sei nessuno di loro, Karma.», vuole ribadirlo, Arthur. A sottolineare che lei, nei litigi di Peter, Albus - sempre che Karma abbia notato anche quella parentesi -, Valerie e il resto del mondo, non c'entra proprio niente. «Non combattere battaglie non tue.», lo dice con estrema sincerità. Non è soltanto un "volerle evitare rogne". Semplicemente, se anche Karma partecipasse alla miriade di crociate che si sono susseguite nel giro di pochi minuti, non se ne uscirebbe davvero più. «Goditi la festa. E' la tua serata, nessuno può rovinartela.», le si avvicina, poggiando le labbra sulla sua fronte - forse un po' troppo calda per il susseguirsi di emozioni contrastanti in un giro vertiginoso. «E poi ci sono io, con te.», conclude, sperando di aver raccolto i cocci nel modo giusto - con delicatezza e senza strafare. «Con gli altri avrai tempo di parlare a quattr'occhi, se lo vorrai.»


    Interagito con Karma
    Citati Peter, Olympia, James, Albus, Valerie, Lilac

     
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    « Dici che sarà una roba a numero chiuso? Perché se devo mandare tipo una mia presentazione, con tanto di dimostrazione dei successi accademici è finita. », Domiziana rivolge uno sguardo d'incoraggiamento a Max, tenendole la mano ben stretta nella propria. Parte con una frase che, per chi la conosce davvero, potrebbe risultare tremendamente ipocrita e falsa. Tuttavia lo pensa senza mezzi termini, se riferito ad una persona in particolare. «Credo che valutare qualcuno solo in base ai successi accademici sia terribilmente fuorviante. Potresti essere comunque la migliore scelta, se nel tuo campo ci sai fare, pur avendo Troll nel resto delle materie. Fermo restando che, appunto, non hai preso Troll.», curva gli angoli delle labbra verso l'alto. Detto da lei, miss perfezione in qualsivoglia materia, compito in classe o interrogazione, sembra una presa per il culo bella e buona. Con l'unica eccezione che non potrebbe mai farlo, se la sua interlocutrice è Max. « E se pensassero che sono una cretina? Una modella senza cervello che vuole studiare. », rotea gli occhi, Domiziana. Non vuole sminuire le ansie della Serpeverde, ma non vuole al contempo che Max vi si focalizzi sopra, rimanendo intrappolata in un turbine di emozioni negative. «Non potrebbero farlo, credimi.», la fissa con uno sguardo che gelerebbe chiunque. Eccetto lei. E' l'unica a conoscere fino in fondo le reali intenzioni della Dragomir. Il significato vero dietro le sue espressioni rigide e contenute. «Li fulmineresti con una delle tue battute sarcastiche - quelle che mi piacciono tanto -, facendoli ricredere in tempo record.», siede con nonchalance sulla panca della tavolata verde-argento, i tacchi a spillo incantati per non affondare nel terriccio circostante alla tenuta del Lago Nero. «E poi, posso dirti come la penso? Se tale Charlotte, fa una pausa rapida, lievemente infastidita da tanta considerazione, rivolta da Max, ad una persona che non sia lei stessa, «- non dovesse prenderti tra le reclute, chi è che ci rimetterebbe? Lei. Perché tu hai un sacco di idee. Ed anche un modo intrigante di comunicarle. Non per altro hai avuto un seguito incredibile alla radio scolastica.», afferma, certa di aver colpito nel segno. I programmi della Picquery hanno sempre registrato numerosi ascolti. Ben più di quelli di Alice, per fare un nome a caso. Chi se ne frega dello zodiaco - riflette, aspra, mentre rivolge un cenno alla figura di Savannah, la quale... Cosa diavolo sta facendo? - si chiede, Domiziana, osservandola mentre prende posto accanto a Maeve, nel quartetto invidiabile delle famiglie Cousland ed Hamilton. Il suo flusso di pensieri viene interrotto dalla figura di Léon Hyun, un modello noto a Max in virtù della sua attività. Non presta troppa attenzione alla conversazione tra i due, concentrata a decifrare i movimenti di Saw e le sue... Intenzioni? Non dirmi che ti stai rivelando una seconda Maeve - riflette, sarcastica, passando a rassegna tutti i motivi che l'hanno portata ad allontanarsi dalla rossa Corvonero. Primo in classifica: la sua tendenza a prendere decisioni inopportune, senza neanche spiegarne attentamente il motivo. Ha preso posizione per l'intero gruppo delle Mean Girls, non badando a possibili dissidenze o pensieri discordanti in merito. Dal punto di vista di Domiziana, quella non è stata altro se non una presa di potere. Tuttavia, si decide ad attendere eventuali delucidazioni da parte di Savannah in persona, circa quell'ingresso - tutt'altro che trionfale - nel tendone, al fianco di fratello e futura cognata. « Anche tu sarai un'altra fashion victim a Milano? », si ridesta alle parole del ragazzo, riprendendo contatto col pianeta Terra. In prima battuta valuta l'opzione di fulminarlo - prego? Ho un posto in prima fila riservato dalla nascita. In realtà un po' dopo la nascita - quando Rocket ha fatto la fortuna del secolo in termini di valanghe di Galeoni -, ma questo non è necessario venga ribadito. «Chiaro.», sorride di rimando, addolcendosi quel che basta a non esser considerata una perfetta stronza. «Nella speranza che il preside Bauldry non faccia bloccare anche le Passaporte per l'Italia.», ridacchia, fiera della propria battuta contro le regole. Non per altro, a Domiziana non va affatto a genio l'idea che Bobbie venga considerata al pari di un'estranea entro i confini inglesi. Indipendentemente da dove stiano la ragione e il torto - e considerato che non pendono mai da una parte soltanto - il conflitto tra Inverness e Inghilterra le fa venire un'irrinunciabile voglia di correre al Club di combattimento corpo a corpo. Club che, per l'appunto, è stato cancellato. Come se non bastasse, Bauldry ha impedito che le nuove matricole del college potessero candidarsi alla rappresentanza - questo, un po' stile goccia che fa traboccare il vaso, ha reso Domiziana una mina vagante, pronta a rivolgere sdegno ed ira cocente ai quattro venti.
    « Che cosa mi sono persa? No perché, l'ultima volta che ho controllato, mi risultava avere ancora ben più che un dente avvelenato con Maeve. Sbaglio? », quando Max si rende conto di quello che sta succedendo, Nana stringe le mani a pugno, cercando di agire in modo razionale. Benché farlo le costi una discreta dose di nervi a fior di pelle. «Sinceramente non capisco. Pensavo fossimo tutte e tre d'accordo su un punto ben preciso. Non so: o mi sbagliavo io, oppure c'è una spiegazione dietro questa facciata. In entrambi i casi non mi piace, lo dice a denti stretti, quasi sottovoce, nel dubbio che qualche fotografo o giornalista sia in ascolto. D'altro canto, lei e Max sono estremamente popolari - non solo all'Accademia di Magia e Stregoneria di Hogwarts. «Soprattutto perché negli ultimi tempi non ci si può fidare di nessuno, lo sottolinea amareggiata. Non vorrebbe includere Saw in quell'equazione, ma finché la Serpeverde non le dimostrerà il contrario... Nana non è esattamente il tipo di persona che concede seconde opportunità. Quando infine Max si decide a presentarsi a Charlotte, ecco che la Dragomir ne approfitta per fare gli onori di casa. Si avvicina a Hilde, con la quale si congratula apertamente: «Ehi. Ottima campagna ed ottimo lavoro, Hilde. La tua vittoria è segno che il sistema della rappresentanza continua a funzionare... Tra alti e bassi...», nel dirlo, rivolge un'occhiata risentita a Friday. Il quale, appunto, nel discorso di Nana rappresenta il basso. «Qualche idea innovativa per Hogwarts e dintorni?», domanda, curiosa di sentire le proposte della ragazza. «Sarei felice di darti una mano, eventualmente. Ho sempre avuto a cuore le istituzioni scolastiche.»

    Interagito con Max, Léon e Hilde
    Citati Charlotte, Saw, Maeve, Derek, Caél, Bobbie e Friday

    Nana si iscrive di nuovo come tumblr nelle Naughty Nymphs, se è ancora possibile!




    Edited by amor‚ I’m a reckless - 5/10/2021, 00:20
     
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    Dire che Karma Pomona Paciock non sia effettivamente contenta di aver ottenuto la possibilità di rappresentare i collegiali sarebbe una bugia bella buona. Infatti è con deciso orgoglio che si avvicina alle sponde del Lago Nero, con al fianco il suo fidato braccio destro, senza la cui campagna, divertente sì, ma tartassante allo stesso livello, probabilmente non avrebbe ottenuto gli stessi effetti. « Ah, prima che mi dimentichi » accenna lanciando al fratello una maglia, complementare a quella che lei stessa indossa sotto il cardigan rosso fuoco. « Anche se fino all'ultimo sono stata indecisa se fartici stampare Tokyo. » Sghignazza, dandogli una leggera spintarella con la spalla, entrando sotto il primo tendone. « Vedi per caso Dory? » Gli domanda, mentre le sue iridi, ultimamente settate sul colore nero dalla sua metamorfomagia, perlustrano insieme a quelle di lui la variegata popolazione che il college ha raccolto. Ci sono un sacco di volti nuovi che per un attimo le fanno provare una forma repentina di paura, di fronte al carico di lavoro che rappresenta il dover interfacciarsi con ognuna di quelle sfere emotive, dovendo poi trovare una quadra generale da presentare al preside per eventuali reclami. Cristo, ho fatto una cazzata? E se questa cosa mi fa perdere di vista l'obiettivo finale? Deglutisce, cercando di non far trapelare quell'emozione con Peter. « Dovrebbe esserci anche Lily da qualche parte. Ora vuole parlare, simpatica. » Butta lì, a caso, lasciando che quel pensiero riempia semplicemente il vuoto creato tra di loro. « Mi faccio un giro e cerco di intercettare il tavolo del mio corso. » Si gira a dargli giusto un'ultima occhiata eloquente. Non sarà difficile, è quello in cui siamo due donne in croce, trattate come quelle che dovrebbero ringraziare il cielo di trovarsi tra menti tanto illuminate. E' nel muoversi tra i tavoli che percepisce il leggero ticchettio di Valerie sulla propria spalla. « Congratulazioni, gurl! E in bocca al lupo con questa manica di scimmie urlatrici. Sono molto contenta che abbiano scelto te. » Per qualche istante si sente davvero infantile e in colpa nell'esserci rimasta male nel leggere alcune righe del suo post Wiz, ritrovandosi a pensare di essere mancante di qualcosa ancor prima di iniziare. E' da un giorno che pensa e strapensa a come poter migliorare quella situazione ed eccola lì, la Harmon che riesce a quietarla in un istante. « Becchiamoci questi giorni. Devi raccontarmi della tua estate. » Annuisce con vigore. « Grazie, mi serviranno tutti gli auguri del mondo, vero? » Ridacchia. « Ci conto. Anche perché spero tu vorrai unirti a me in una magica impresa. » Alza le sopracciglia, enigmatica, prima di intercettare una Winter selvaggia che prende immediatamente sottobraccio per trascinarla con sé ad un tavolo ancora mezzo vuoto, improvvisamente decisa a non sedersi tra i suoi simili. « Io e te abbiamo delle cose di cui parlare, degli aggiornamenti. Cose. » La fissa negli occhi, mentre in sottofondo parte il banchetto. « Che per caso anche tu hai qualcosa di cui parlarmi? E' successo qualcosa quest'estate? Eh? » Non allude a nulla in particolare, veramente, ma sembra esattamente il contrario dal modo in cui sciabola le sopracciglia folte mentre recupera una caramella gommosa dal sacchettino che ha messo in mezzo tra lei e la bionda. « No, ferma, ferma, ma è Charlie Windsor quella lassù? » Rimane a bocca aperta, letteralmente, con la ciliegina rossa che scivola dall'angolo e cade sul tavolo. « Che ci fa qua? E' una nuova prof? » Chiede con fare sorpreso, prima di ricomporsi e rispondere al saluto di Daphne Baker. Alla fine la voce di Bauldry ha la meglio sulla sua attenzione e la porta a sorridere quando il suo nome e quello di Ninfadora vengono accolti da un applauso. I loro occhi si incontrano, ai lati opposti dello stesso tavolo, le sorride, muovendo l'indice a mezz'aria. "Dopo mi servi". Si appunta mentalmente una ad una le nuove regole che il rettore elenca, trovandole assurde, una più dell'altra. Ma che è quest'avversione dei boomer per i cellulari? Ma che gli hanno fatto di così male? Poi le armi.. «Tutto molto nazista, non credi?» « Siamo diventati il Bronx e non me n'ero accorta? » Butta lì in risposta, anche se è ben cosciente che la radice di tutti quei nuovi dogmi è la guerra fredda istaurata con Inverness. E' palese in più di una delle regole snocciolate e si può decisamente dire sorpresa, convinta che almeno questo governo avrebbe tentato una via differente, così come si era proposta agli esordi della sua scesa in campo. «Ti ho portato un regalo da Vancouver» Inarca un sopracciglio, lasciando andare le caramelle per potersi girare completamente verso di lei, l'espressione curiosa di una scimmietta. « Non penserai di poter cambiare discorso così, vero? » Not on my watch. « Però su, non che sia minimamente curiosa, figurati..ma vediamo. » Il palmo della mano rivolto verso di lei mentre scoppia a ridere.

    «Immagino che stasera non potremo divertirci come al solito. Peccato. Dovrò farmi da parte e rispettare il bisogno della massa di acclamarti. Guarda, tuo fratello - ha appena rotto il ghiaccio.» L'entrata in scena di Caél la distoglie dal discorso del fratello per far indirizzare le proprie iridi verso il biondo. « E' da giorni che mi diceva di prepararmi l'eventuale discorso di ringraziamento e alla fine mi ruba così la scena. » Si stringe nelle spalle, rimanendo in silenzio nell'assistere allo strano siparietto, congelante, che intercorre tra Cay e Dory. Un sopracciglio si alza appena nel rincontrare il suo sguardo, la testa che si piega di lato. Scusa? Che mi sono persa? «Ci vediamo dopo, K. Ho bisogno di parlarti.» Annuisce. « Mi dispiace Cay, è troppo tardi. Anche se ti sei accorto di aver sbagliato, non puoi più avermi come manager della tua azienda. Troppi impegni. » Lo freccia con naturalezza, ridacchiante. « Di certo non puoi fuggire lontano. Mi devi una bevuta se non sbaglio. »

    « Karma, congratulazioni per la carica. Non avevo dubbi sulla tua vittoria, e non per via della campagna di Piti. » « Oh tu sì che sai come ferire l'orgoglio di un uomo. » Dà una gomitata ad altezza costole al fratello per poi sorridere a Luxanna. « Un sorriso per la stampa Senior? » Non se lo fa ripetere due volte, un braccio stirato verso l'alto, l'altro verso il basso, in una posa che a lei sembra decisamente da vamp. « Non è che ora mi espellono per una Reflex? Come la faccio informazione? Non ditemi che devo iscrivermi al giornalino, per scrivere. » Il braccio le ricade lungo il fianco con una smorfia del viso palese. « Cercherò di avere un colloquio con il rettore quanto prima e spero renderà partecipi anche noi delle fantastiche idee che vi sono dietro certe regole, una più assurda dell'altra. » Si ritrova a confidarle prima di sentire una voce familiare arrivarle da dietro. «Non sono scomparsa.» Si volta e incontra lo sguardo verde di Lily dopo più di quattro mesi. Deglutisce, mentre tira fuori il petto, per non dimostrarsi in alcun modo remissiva di fronte al loro rapporto cambiato all'improvviso, per una ragione che ancora non si sa spiegare. « C'è chi avrebbe scommesso il contrario. » Tipo Arthur. Non fa in tempo ad aggiungere altro che Salt le risale la spalla e ancor prima di appollaiarvisi sopra le tira i capelli. Così per sport. Un "Ahi!" misto ad una risata le esce di bocca mentre avvicina l'indice a punzecchiare l'asticello come è solita fare. Come era solita fare. Poi Lily si mette d'impegno per liberarle i capelli e il tutto le apparirebbe decisamente buffo se non fosse che quell'adorabile creatura tira come non mai. Non bastava l'autunno a farmi cadere tutti i capelli? Quando Salt alla fine la lascia andare, la mora si ritrova a portare dietro la schiena le mani, incrociate, in attesa che la bionda dica qualcosa perché lei «Volevo darti questo.» Accoglie il pacchettino tra le dita, lo sguardo che sfreccia dal viso di lei alla carta da regalo, la stessa che strappa per ritrovarsi di fronte quello che le sembra un diario. « Grazie, non dovevi ma credo mi sarà utilissimo per appuntarmi le lamentele di tu-» comincia a dire, con gli occhi fissi sulle pagine sfogliate mentre intorno a loro si scatena il caos. Sente la voce di Valerie sbottare, la vede scagliarsi contro il fratello ed è pronta a correre verso di loro, le mani strette intorno al diario per l'agitazione, ma c'è gente che si alza, si frappone tra lei e loro, fa casino, aizza, parla, schiamazza. Segue la traiettoria di Valerie che esce dal tendone e sente l'istinto di seguirla. « Io..devo andare. » «Tranquilla. E' andato via con Olympia. Karma...» Sente il calore della mano di Lily sulla propria e come primo istinto ha quello di scrollarsela via di dosso perché.. « Devo andare, devo capire.. » Ma alla fine si lascia trascinare via dalla bionda, il diario stretto contro il petto, a mo' di scudo, mentre non si sente quasi più il corpo. Che cazzo sta succedendo? Respira l'aria fresca fuori dal tendone, il naso all'insù fisso sul cielo stellato. «Posso?» Quel tono di voce le fa scattare il viso verso il basso, a scontrarsi con lo sguardo cupo di Arthur. Ma che è stasera? La bocca di lei decisamente aperta per la sorpresa, tanto che riesce solo ad annuire in direzione di Lily, seguendone il rientro giusto qualche secondo. « Che cosa ci fai tu qui? » Continua inebetita. «Siamo soli. Puoi sfogarti.» Scrolla la testa, guardandosi intorno con sguardo vacuo. « Che vuoi che ti dica? Che mi dispiace sia andato tutto a puttane così? Mi dispiace, molto. E non so come mettere le pezze. Peter se n'è andato, Valerie non so dove sia e io lì dentro non ci voglio nemmeno tornare. » Un discorso decisamente poco dalla Grifondoro che si è sempre vantata di essere, ma l'intero casino l'ha decisamente atterrita emotivamente. Dove credo di voler andare se per una cosa del genere ci rimango così? Non lo guarda negli occhi mentre parla, cercando di fissarsi ovunque tranne che su di lui. «Ad esempio andare di là e ringraziare gli elettori.» Annuisce. Se c'è un modo per buttare un po' d'acqua su quel fuoco è sicuramente prendere a sua volta parola, in maniera oculata. «Non combattere battaglie non tue.» Su questo però non è decisamente d'accordo, tanto da scrollare la testa nell'incontrare i suoi occhi. « E allora che mi sono candidata a fare? E' per questo che l'ho fatto: per provare a combattere le battaglie di tutti. » Un sorriso fa capolino sulle sue labbra mentre lui si avvicina, lasciandole percepire
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    l'odore avvolgente del suo dopobarba. « Grazie. » Per essere qui, a fare il cane da guardia solo per esserci per me. La mano sinistra che si spinge a carezzargli il collo per poi alzarsi sulle punte e depositare un bacio sulle sue labbra. « Anche per il fatto che mi farai da accompagnatore al festino nello studentato non appena staccherai. » Sbatte le ciglia con fare angelico, prima di ridacchiare e rientrare nel tendone. Lì dove riprende posto al proprio tavolo per poi richiamare l'attenzione dei vicini con un lieve ticchettio del coltello sul proprio bicchiere. « Tranquilli ragà, non vi ruberò che un minuto scarso. Innanzituttto volevo ringraziare i senior uscenti per l'ottimo lavoro svolto negli anni passati, proverò a mantenere alto lo standard. » Nel dirlo cerca vicino a sé il volto di Albus in maniera particolare, ma non trovandolo semplicemente prosegue. « Poi vorrei ringraziare chi mi ha votato e anche chi non l'ha fatto, è un ottimo sprono a fare del mio meglio in entrambi i casi. Cercherò di ricambiare la fiducia dei primi e di conquistarmi quella dei secondi, impegnandomi nell'ascoltare chiunque in egual misura, per poter essere la voce che vi meritate. » Sorride mentre riprende fiato. « Per questo, rimanete sintonizzati perché a breve, spero, ci saranno delle novità da sottoporvi. Buon proseguimento di serata e buon inizio anno! » Sulla scia degli applausi, prende una sorsata di succo di pompelmo mentre aggira il tavolo, alla ricerca di Dory. « Proprio te cercavo. » La saluta, allungando una mano verso di lei. « Congratulazioni collega! » Ridacchia mentre le fa cenno di seguirla per allontanarsi dal macello. « Partendo dal presupposto che, come abbiamo appena visto, abbiamo la necessità assoluta di fare fronte compatto, magari ci mettiamo d'accordo per vederci in settimana per capire come muoverci? » La fissa con un sorriso decisamente emozionato. « Perché ho un sacco di idee, di progetti, di cose da fare. Tipo un forum aperto a tutti, dove chiunque potrà portare avanti le problematiche di cui dovremmo discutere con Bauldry. Anche in maniera anonima tramite gufo magari. Ci renderebbe sicuramente il lavoro più semplice, andando a rendere più fruttuoso lo scambio con il rettore. » Per fare effettivamente quello per cui siamo state elette: rappresentare chiunque. Si rende conto di aver fatto un soliloquio fino a quel momento e solo allora riprende fiato. « Scusa, quando sono euforica straparlo. So benissimo che anche tu avrai una fucina di idee al posto del cervello in questo momento. » Sciabola le sopracciglia. « Un piccolo spoiler? »

    Lo so, è enorme. Ho provato a tagliare di qua e di là ma aveva un botto di interazioni, con le quali ho dovuto fare taglia e cuci per far quadrare il tutto 💃
    1) Interagito con Peter, Valerie, Dory (tramite segnali di fumo) e Win. Salutata Daffy e menzionata Charlie.
    2) Interagito con Caél e menzionata Dory.
    3) Interagito con Luxanna, Lily, Arthur, un po' tutti quelli al suo tavolo + zone limitrofe e Dory.
    Menzionati Peter, Valerie e Albus.

     
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38 replies since 18/9/2021, 11:29   1842 views
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