dancing on glass

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Io non ho ancora capito le regole, ne sei cosciente? » Quella frase, seppur non vera, sembra uscire più e più volte in quell'ultimo periodo dalle labbra di Olympia Potter. Ormai è diventato quasi una specie di mantra che si ripete seppur effettivamente le regole l'abbia capite perché insomma, stiamo pur sempre parlando di una secchiona so-tutto-io, figlia di sua madre e nipote di sua zia Hermione. Quindi le basi le ha di certo capite, il problema è applicare la teoria alla pratica, impresa che pure lo stesso Peter, quelle due o tre volte in cui l'ha allenata, ha potuto constatare appieno, anche se è stato talmente carino da non sottolineare apertamente la sua totale incapacità. E' con spirito di rassegnazione che, dopo aver fatto un salto dai genitori per un pranzo veloce, attraversa la strada e si incammina verso casa dei Paciock con una bustina, dai manici verdi che le ciondolano tra le mani. Per l'occasione ha rispolverato l'unica tuta sportiva invernale che ha perché di certo non può presentarsi ad un evento all'aperto con la sua solita tenuta da yoga. Non quando si ritroverà tra i Paciock in maniera del tutto ufficiale. Perché se negli anni precedenti l'idea aleggiasse un po' nell'aria, senza mai concretizzarsi davvero, ora è totalmente vera, reale. L'elefante nella stanza che è diventato la prima ballerina come in Fantasia 2000. Di certo ha cercato di sistemarsi quanto meglio possibile, in previsione di rimanere lì anche a cena, portando con sé anche delle scarpe di ricambio e un maglioncino da poter abbinare ai pantaloni bordeaux. Si stringe la coda in un raptus di nervosismo quando si ritrova sul portico della casa, indecisa se suonare o meno. E quando sta per farlo, la porta si spalanca di fronte a lei, lasciandola lì, con la mano a mezz'aria e la faccia sorpresa. « Sei arrivata finalmente, benvenuta! » Il sorriso dolce di Neville la fa sciogliere nell'immediato, mentre lui si porta in avanti per stringerla a sé in un abbraccio caloroso. « Oh non dirmi che sono l'ultima, ti prego. » Si ritrova a dire nel tirarsi indietro, con l'ansia palpabile nella voce, al solo pensiero di essere l'attesa della situazione, quella d'aspettare perché altrimenti la partita non può iniziare. Neville ridacchia, scuotendo la testa mentre si fa da parte per farla entrare. « L'ultima, da tradizione, è sempre mia nonna Augusta. » Prende a dire mentre le prende il cappotto. « In effetti sarebbe stato un problema se fossi arrivata veramente per ultima considerando come ha trattato Cedric l'anno scorso per essere sceso in campo dopo il suo arrivo..-» si ferma, bloccato a pensare chissà cosa «- ma non è successo, no? Dico bene? Sono davvero felice di averti qui, te l'ho già detto? » Cerca di riprendersi per rassicurarla. « Proprio tanto ma tanto felice. » L'eloquenza con cui sottolinea quelle ultime parole la fa diventare dello stesso colore dei capelli. Perché è evidente che si stia riferendo a lei per quel nuovo ruolo che ricopre. Quello che, in effetti, Neville ha sempre sperato diventasse suo. « Ehm..grazie? » Risponde incerta, con le guance che le vanno palesemente in fiamme e la decisione perentoria di non renderlo partecipe di quanto sia felice anche lei. Della stessa felicità che intende lui. Rimangono in silenzio, per qualche istante di puro imbarazzo che alla fine viene spezzato dalla risata nervosa di lui. « Forse è meglio andare. Ho insistito per venire io ad aprirti ma Peter ti sta aspettando. » Lei annuisce mentre si incammina dietro di lui. « Cioè..tutti ti stavamo aspettando, lui però..hai capito no? » Adesso è lei a ridacchiare per provare a stemperare il fuoco che avverte ormai ovunque, sopra ogni centimetro del proprio corpo. Cielo, può essere più imbarazzante di così? Assolutamente sì e se ne rende subito conto quanto escono dalla porta sul retro per ritrovarsi in giardino, lì dove è stato organizzato tutto nei minimi dettagli, con tanto di bolla magicamente riscaldata a rendere il clima più mite e adatto ad una partita in esterna. Lì dove tutti si girano a fissarla. Okay, comincia a fare troppo caldo, non credete anche voi? « Ciao a tutti! » Saluta con la
    9f05eacd3eef99c54fd10f6678e939dacc1f2a0d
    mano un po' tutti intravedendo Karma e Arthur sbucare dal cancelletto in fondo al prato. « Ciao anche a te, straniero. » Si affianca al moro sciogliendosi subito in un'espressione affettuosa, con il naso leggermente arricciato. Si spinge in avanti per abbracciarlo, sorridendo sotto i baffi al pensiero che anche lui possa provare un minimo d'imbarazzo. Perlomeno lo spera, giusto un pochino, per condividere quella sensazione insieme a lui e per questo gli sussurra all'orecchio. « Neville ha già straparlato per dei buoni cinque minuti. Minuti di dolcissimo imbarazzo, sottolineerei, ma comunque altissimo disagio. » Quando scivola all'indietro gli occhi le brillano di divertimento, con i denti che affondano nel labbro inferiore. « Ha detto che è proprio tanto ma tanto felice di avermi qui. » Cita le sue parole con eloquenza. « E che tu fremevi dall'impazienza perché non vedevi proprio l'ora che arrivassi. Che tenerone che sei. » Lo prende in giro con un buffetto sul petto prima di essere richiamata da una voce alle spalle. « Olympia, tesoro, che bello averti nuovamente qui con noi. » Hannah si sporge in avanti per baciarla su entrambe le guance e la rossa sorride imbarazzata. « Grazie ancora per l'invito. Non sono ancora certa di poter essere altro che non una zavorra in partita, ma sono felice di essere qui. » La fissa per poi volare con il pensiero alla busta piuttosto pesante che porta con sé. « Oh, a proposito..tanti auguri! » Gliela consegna con un sorriso, sperando vivamente che possa risultare un regalo appropriato. « Mi ha aiutato Peter a sceglierla. » Dà una leggera gomitata al ragazzo alzando gli occhi per incontrare quelli di lui. « Non ci credo. Mi hai regalato una mazza da Mall War? E' pure rossa fiammeggiante. Karma, vieni a vedere qual è la mazza che ti sconfiggerà quest'anno. » Sciabola le sopracciglia nell'incontrare lo sguardo di Olympia prima di alzare la mazza per farla vedere alla figlia. « Sì, dai mamma, continua a ripetertelo che magari si avvera. » Le due ridacchiano complici mentre la mora finisce di sistemare il percorso a suo piacimento. « Non dovevi disturbarti ma è un pensiero unico, grazie. » L'avvolge nuovamente in un abbraccio che non disdegna, con il fastidio per il contatto fisico come un ricordo ormai lontano. « E grazie anche a te! » La donna allunga una mano per arruffare i capelli al figlio maggiore e Olympia immagina già quanto poco impiegherà per divincolarsi e non farsi rovinare la bella acconciatura. « Ma non è che si decide all'ultimo di giocare, non lo so..a Trivial Pursuit? E' così un bel gioco. » Ed eccola che viene fuori la vena disfattista di Olympia quando si tratta di cimentarsi con qualche sport che non abbia dirette tangenze con un tappetino da poter usare comodamente nel salotto di casa propria. E poi quanto è bello Trivial? Lì sì che sono una risorsa unica da avere in squadra. « Tranquilla, fintanto che non ti ritrovi in squadra con nonna, puoi ritenerti salva. » Cedric le sfreccia accanto consegnandole la mazza con la quale dovrà disputare la sua partita. La soppesa tra le mani, trovando divertente che abbia scelto per lei proprio quella dalle bordature nere. « Neville sei sicuro che non hai bisogno di un paio di occhi in più per arbitrare? » Indirizza ridacchiando a Paciock senior non appena lo vede prendere posto vicino alla prima porta. Lui saluta con la mano, scuotendo la testa. « No, tranquilla, non vorrei mai privarti del divertimento della tua prima partita. » Se la ride beffardamente prima di abbassare lo sguardo sulla mazza che lei tiene stretta tra le dita ed allora che sembra impallidire. « Cedric sei matto? Quella è la mazza di tua bisnonna - » « Augusta è qui. » La signora, che la rossa ha visto giusto di sfuggita l'anno prima, ha una treccia attorcigliata di capelli argentati mentre entra nel loro campo visivo passando di gran carriera a Neville giacca e cappello. « Credevo di avertele insegnate le buone maniere nell'attendere un ospite alla porta. Devo ricordare male. » Gli lancia un'occhiata con una faccia assorta. « Strano perché non mi sbaglio mai. » Si stringe nelle spalle con fare deciso mentre si volta a salutare Hannah con uno slancio di affetto. E' in quel momento che Olympia stringe la mano di Peter costringendolo ad abbassarsi verso di lei. « Io ho portato anche un pensierino per tua nonna, un ramoscello di Yule, tutto addobbato. Glielo puoi dare tu insieme a questa? Ho sinceramente paura che mi possa mangiare se me la dovesse vedere in mano. » Gli mette la mazza sotto il viso, accennando un piccolo broncino per convincerlo senza troppi sforzi. Crede lei. « Eh no, se io devo stare in squadra con lei, tu devi dividere la disgrazia con me in qualche altro modo. » Cedric, di fianco a lei, le lancia un'occhiata a metà tra l'implorante e il derisorio. Uno sguardo a cui Olympia, da ospite, non si sente di poter controbattere. « Bene, ora che sono arrivata possiamo giocare. Oliver su, svegliati, pelandrone che non sei altro. » Il povero prozio Abbott sobbalza sulla sua sedia e si mette subito in riga, con tanto di saluto cameratesco. « Peter, illustra pure le squadre. » Hannah lo fissa con eloquenza mentre gli occhi scuri di Augusta si fissano su Olympia. Oddio, pensavo che Molly Weasley potesse essere il Boss finale di tutte le nonne, invece.. « Salve, sono Olympia, lieta di conoscerla. » Si fa avanti, incerta sul dove buttare la mazza per non fargliela vedere. Ma ad Augusta non sembra sfuggire nulla tanto che le dà un'occhiata dalla testa ai piedi. Lo sapevo che non dovevo venire in tuta. « Sei la figlia di Harry. » La rossa stringe le labbra in un sorriso teso capendo che annuire non servirebbe a nulla di fronte a quell'affermazione concisa. « Ti lascio la mazza della morte solo perché sei tu. » La donna piega gli angoli in una specie di sorriso mentre si appoggia al proprio bastone. Per un attimo Olympia avverte come se tutti intorno a lei abbiano trattenuto il respiro e si ritrova a chiedersi se quel "perché sei tu" non voleva essere altro che un "perché sei figlia di Harry Potter". Decide comunque di evitare di puntualizzare, decisa a non fare questioni inutili in una giornata che dovrebbe essere di festa. « Quindi sei tu la fidanzata di mio nipote? Chi l'avrebbe mai detto. Gli stai insegnando le buone maniere? » « Okay, direi che possiamo cominciare, che ne dite? Si parte dal più piccolo. » L'intervento di Hannah la salva in corner anche se, qualche istante dopo, comprende che la terza a tirare dovrà essere proprio lei. Cedric si fa avanti, con la sua mazza verde, dando un colpo leggero che fa spostare la palla per una distanza quasi irrisoria. « Com'è possibile che dopo tutti questi anni non abbia ancora imparato a giocare? » Se era nelle intenzioni di Augusta il non farsi sentire, di certo non c'è riuscita. « Bravissimo Ceddy, ottimo inizio! » Lo rincuora il padre mentre la rossa fissa Karma farsi avanti e fare il suo tiro con una dose d'eleganza che non pensava potesse essere applicata ad uno sport del genere. Ovviamente la palla c'entra senza alcuna difficoltà la prima porta, portando la mora a saltellare di fronte alla madre a mo' di sfottò. « Sì sì, esulta ora che poi ti voglio vedere dopo. Olympia quando vuoi. » La rossa ricerca istantaneamente gli occhi scuri di Peter. « Perché ho come l'impressione di essere stata catapultata dentro la partita di baseball dei Cullen? » Commenta con un risolino prima di rabbuiarsi velocemente. « Hai promesso. » Lascia che il labbro inferiore sporga in un piccolo broncio. « Ricordatelo, okay? » Aggiunge mentre tenta di fare mente locale tra tutte e le tremila cose che il Paciock le ha detto riguardanti quel gioco. Poi fa un passo avanti e si posiziona davanti alla palla a lei designata. Quella nera. Divarica leggermente le gambe, sentendosi improvvisamente Tiger Woods, prima di dare un colpo alla palla, applicandoci abbastanza forza da poterla spostare, secondo i suoi calcoli, quanto più vicino alla prima porta. Tutto giusto, peccato che la palla gira al contrario prendendo tutt'altra direzione, decisamente fuori traiettoria. Si volta a guardare Peter con occhi imploranti. Hai promesso che non mi odierai se ti farò perdere. « Come la salvo quella palla ora? »


     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    4,744
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    «Vabbè rossa, non ti preoccupare. Alla fine c'è una sola regola che conta davvero..», prende un tiro di sigaretta, Peter, ridacchiando sotto i baffi. «Mai guardare dritto negli occhi la mia bisnonna!», esclama, raffigurandosi mentalmente la signora Augusta nelle vesti di un vero e proprio.. «- perché lo sai che è come il Basilisco, vè? », pausa ad effetto, prima di continuare con: «Pietrifica chiunque osi sfidarla. Il mito narra sia in grado di schiantare persino i mezzi Giganti con un-singolo-colpo di bacchetta. E' semplicemente letale..», e via con altri bei racconti incoraggianti su come approcciarsi alla capofamiglia Abbott più temuta della Storia della Magia. «Lympy?», domanda, non sentendola più commentare con le sue frasi intelligentissime - che ogni tanto mandano Peter in modalità "giuro su Morgana che la iscrivo a Chi vuol essere Galeonario" - e incredibilmente acute. «Ohi - sei ancora in linea? Dai lo sai che sono uno -», la sente ridere, dunque tira un sospiro di sollievo. «-uno su un milione, chiaramente.», inarca le sopracciglia, in un trionfo di assoluto narcisismo. Riesce quasi a percepirla roteare gli occhi, in quel gesto a metà tra il tenero e l'inconsapevolmente accattivante. Forse più la seconda opzione che la prima, resa divertente proprio dal fatto che ad Olympia non passi affatto per la testa l'idea di risultare in quel modo. Riattacca dopo alcuni minuti trascorsi a dire cose compromettenti, cose che non potrebbe ripetere di fronte ai parenti con cui si ritroverà a stretto contatto quel pomeriggio, per la partita più attesa dell'anno. Infine, semplicemente aspetta. E aspetta. « Piti? Stai bene? Sei verde! », Cedric lo osserva con gli occhi a palla, strabuzzati per lo stupore. « Stai per vo... Vomitare? » «Ma sei matto Ric? Sto benissimo, una favol-», e poi niente, si guarda allo specchio oblungo della propria incasinatissima stanza. Ed effettivamente è verde. Non credeva di essere così tanto agitato, Peter Paciock - eppure il corpo e le sue sfumature di colore gli confermano quanto, invero, lo sia. « Vuoi che vada a chiamare Arthur? Lo chiamo? Sì, chiamo Arth -» «Chicco la smetti di comportarti da fanboy? Grazie, prego. Sto benone e non c'è bisogno di avvisare il grande e possente Auror d'Inghilterra gne gne.» « .. Boh, sarà.. Io ho paura che ti senti male.. E poi lui è già in salotto, posso andarlo a chiam -» «Chicco, non ci siamo capiti. Se anche stessi male - e non sto male! - lui comunque non è un Medimago e -» « Sì però sa fare un sacco di magie figheee.. » «Credevo di essere io il tuo idolo, la tinta della conversazione, a quel punto, si fa melodrammatica. Peter mette sul piatto tutto il suo allenamento al club di teatro, tutte le sue doti attoriali, ed ecco che sfodera una faccia da cane bastonato degna di Golden Globe e chi più ne ha più ne metta. Gli occhietti vispi di Cedric quasi si gonfiano di lacrime. « Ma infatti.. Lo sei - lo sai che legame unico e speciale abb -» «Stronzetto, stavo scherzando. Vai, vai, scendi di sotto e avvisami.» « Aspè avvisarti di cosa? » «Tu avvisami.», e gli sbatte la porta in faccia, ben deciso a restare da solo gli ultimi istanti che lo separano da... Beh, dal momento in cui Olympia varcherà la porta di casa Abbott-Paciock. Olympia. Il verde del viso di Peter, visibilmente agitato per il fatto che nessuna - sottolineiamolo: nessuna - ragazza è mai stata presentata all'allegra combriccola dei suoi strampalati parenti, pian piano scompare. Perché, in fondo, è Olympia. E lei è l'unica cosa giusta che riesce a percepire nel contesto del proprio orizzonte. Quindi beh, il verde se lo farà passare - la fama da stronzo irresponsabile incapace di relazioni serie pure. Anche perché, in parte, imbecille con Olympia si è già dimostrato - proprio lui che si vantava di farcela benissimo, egregiamente, col sesso femminile. Imbecille, in primo luogo, per aver perso così tanto tempo prima di parlare chiaramente. In secondo luogo... Per un'infinità di ragioni. Adesso è il momento di correggere il tiro. Di farla sentire unica e speciale e, perché no, rubare la luna per... - un bigliettino svolazza sotto l'uscio della porta. Peter lo afferra e legge subito: Ma sei scemo? Te sei seriamente cotto a puntino, la prossima volta ricordacelo che ti usiamo per friggere le uova la mattina al posto della padella. PALESATI, siamo sotto. - Kappa. Preoccupandosi di guardare la propria immagine allo specchio un'ultima volta - e rivolgendole un cenno da vero rubacuori, almeno secondo il punto di vista made in Paciock, così da simulare l'espressione che rivolgerà ad Olympia tra circa un nanosecondo -, Piti si precipita di sotto scendendo le scale a tre a tre e comprimendo la dimensione spazio-tempo alla velocità della luce.
    « Ciao anche a te, straniero. », si avvicina ad Olympia e le fa la mossa da bello e impossibile, quella provata allo specchio poc'anzi. Le cinge la vita con un braccio. Riesce a captare lo sguardo divertito di Karma puntato sulla sua schiena - ehi, smettila, mi stai perforando!, vorrebbe urlarle, ma non lo fa per non destare sospetti. « Neville ha già straparlato per dei buoni cinque minuti. Minuti di dolcissimo imbarazzo, sottolineerei, ma comunque altissimo disagio. Ha detto che è proprio tanto ma tanto felice di avermi qui. E che tu fremevi dall'impazienza perché non vedevi proprio l'ora che arrivassi. Che tenerone che sei. », riceve, una pacca sul petto e, istantaneo, coglie al volo l'occasione per bloccare la mano di Lympy lì dove l'ha poggiata. «Tenero è proprio l'aggettivo che userei per descrivermi.», le rivolge un sorriso beffardo. Non ha tempo di continuare il discorso, tuttavia, perché la coppia viene interrotta dalla suprema festeggiata: Hannah Abbott. Beh, ma', grazie per l'assist, te lo devo dire! « Non ci credo. Mi hai regalato una mazza da Mall War? E' pure rossa fiammeggiante. Karma, vieni a vedere qual è la mazza che ti sconfiggerà quest'anno. », mammina inizia già a preparare il terreno per la partita, lanciando una stoccata alla figlia numero due. « Sì, dai mamma, continua a ripetertelo che magari si avvera. » «Non vi emozionate troppo, signore. Dimenticate chi detiene il record di rimonte, qua dentro, Peter si unisce al gioco di potere delle donne Abbott-Paciock, specificando che, sì, al momento è solo terzo nella classifica delle vittorie nel corso degli anni - perché ovvio: c'è una classifica e viene puntualmente aggiornata -, preceduto da Karma al secondo posto e da ovviamente Augusta al primo. Augusta la quale non può essere spodestata, a costo di auto-imporsi di sbagliare il tiro pur di non... Scavalcarla, ecco. Perché con le fatture Gambemolli diciamo che potrebbe creare... Giusto qualche problema. Quindi sì, Peter è terzo nella classifica generale, ma primo in quella delle rimonte. Non scordatevelo, eh. Oggi ve magnate la polvere. « ..Ma non è che si decide all'ultimo di giocare, non lo so..a Trivial Pursuit? E' così un bel gioco. » « Tranquilla, fintanto che non ti ritrovi in squadra con nonna, puoi ritenerti salva. » «E privarti dell'emozione unica e irripetibile del Mall War? Olympia, mi deludi, Arthur Junior, l'Auror gnegne d'Inghilterra, le fa l'occhiolino. Le sue parole trasudano sarcasmo puro. Peter lo guarda con gli occhi ridotti a fessure. Azzardati a sfottere il Mall War e io giuro che... Io giuro che...!!! « Eheh Artie! », Cedric gli dà una pacca sulla spalla, beccandosi l'ennesimo sguardo truce di Peter, il cui evidente sottinteso è: "Avevi detto che ero io il tuo idolo". « Cedric sei matto? Quella è la mazza di tua bisnonna - » « Augusta è qui. », ed ecco che cala il silenzio. Un silenzio tombale. La cazzutissima Augusta Paciock, Vostra Grazia Regina d'Inghilterra nei secoli dei secoli amen, neanche trascorsi venti secondi inizia a lagnarsi di questo e di quello. Peter, da super tesoro di nonna che non è altro, subito la adula: «Com'è che ogni volta che ti vedo sei sempre più bella?» « Oh, andiamo. », arriccia le labbra, ma si percepisce ugualmente la sua contentezza a riguardo. Ed ecco che la schiena inizia a prudere di nuovo a Peter, probabilmente vittima di un altro sguardo perforante da parte di Karma. « Peter, illustra pure le squadre. » «Sonorus!», Piti evoca un incantesimo per sovrastare il brusio della folla Abbott-Paciock. «Benvenuti, signori e signore! Felici... Quanti sono? Ottantaquattresimi Hunger Games? Ah no, quello era un altro fandom -», risata generale. «Allora, abbiamo sorteggiato le squadre. Con il numero uno...», guarda i presenti uno alla volta, prima di chiamare il loro nome: «Mammina: tocca a te!, insieme a zio Alastor, cugino Jacob, cognato, e lì non manca di sbattere le ciglia in direzione di...«- Arthur e cugina Martia.», fa un piccolo applauso, per poi continuare: «Con il numero due, ecco a voi nonna -», si premura di non definirla bisnonna per non ricordarle l'età che, in effetti, ha, «- Augusta, Cedric-mini, gemelle Kimberly e Jules. Infine, prozio Oliver.», altro piccolo applauso. «Con il numero tre, il dream-team. Il sottoscritto, Peter Paciock, la benvenutissima Olympia Potter -», le fa l'occhiolino, da bravo cascamorto, «- l'irresponsabile Karma Pomona... zia Cissy e cugino Laurie. Arbitra il signor Neville Paciock! - Bene, ci siamo tutti. Possa la fortuna essere sempre a vostro favore, giusto?», e sotto lo scrosciante applauso della folla scalpitante, Peter Paciock riprende il proprio posto accanto alla stella di quel pomeriggio. « Sei la figlia di Harry. », sì, nonnina, potevi giusto rivolgerle un sorriso, eh... « Ti lascio la mazza della morte solo perché sei tu. », oddio, le ha sorriso sul serio. No vabbè. NON CI CREDO. Io ho dovuto compiere tredici anni prima che anche solo mi considerasse. No vabbèèèèèèèèèèè Karma, non sei più la sua preferita!! « Quindi sei tu la fidanzata di mio nipote? Chi l'avrebbe mai detto. Gli stai insegnando le buone maniere? », rossore di guance generale. Per una volta nella vita di Piti, una singola volta, l'intervento di mamma non potrebbe essere più provvidenziale: « Okay, direi che possiamo cominciare, che ne dite? Si parte dal più piccolo. », dopo un tiro ridicolo di Cedric - meno male che non è in squadra con noi - ed uno eccellente di Karma, arriva il turno di Lympy. « Hai promesso. », Peter congiunge le mani a preghiera, a testimonianza del fatto che sì, ha promesso ed intende rispettare la suddetta promessa. Trattiene il fiato e... Oh, no. La palla scagliata da Lympy, di tutte le direzioni possibili e immaginabili, prende l'unica che non avrebbe dovuto percorrere. Quella dell'inesorabile discesa dalla collina del terreno Abbott verso il giardino dei Diggory, a mille mila metri di distanza dalla destinazione finale. Quel che è peggio: la strada è in discesa. Quindi la palla continuerà a scendere, a scendere, a scendere, finché non arriverà alla pianura. Non c'è assolutamente modo di farla risalire in tempo... Peter strabuzza gli occhi. A Lympy rivolge un sorriso incoraggiante. Nella sua testa, tuttavia, inizia a calcolare quanti turni impiegherebbe la rossa a lanciare le prossime palle contro quella ormai persa, di modo da farla risalire. Almeno cinque turni, perché la pendenza gioca a svantaggio e ci vuole davvero un sacco di forza nelle braccia... Nel frattempo tirano Martia, Kimberly e Jules. Adesso tocca a Peter. Peter Paciock, persona che nella vita ha l'obiettivo di vincere, sempre e comunque. Peter Paciock: la competizione pura. Peter Paciock - sempre quella persona che sull'Orient Express, pur di rispettare il filo narrativo del proprio personaggio, ha rinunciato ad un appuntamento con Olympia che, con il senno di poi, avrebbe accorciato i tempi di circa... Due anni. Sì, decisamente due anni. Si sarebbero trovati al punto in cui sono adesso due anni fa. Due-cazzo-di-anni. Peter Paciock, dunque, si arma di buona pazienza e mette una croce sopra la possibilità di scalare la classifica generale del Mall War. Scaglia la palla vicino a quella di Olympia. Quando toccherà a lui, al prossimo giro, colpirà più forte che può, di modo da farle risalire entrambe, piano piano, verso il punto di partenza. In questo modo, fondamentalmente, pur avendo perso due-tre giri di gioco... Pur avendo fatto incazzare Karma di brutto - perché si incazzerà, ovvio: sono in squadra insieme! -, Peter e Olympia... Faranno lo stesso percorso. «Wow. Che galanteria.», il gesto del maggiore dei Paciock viene così commentato da Arthur Weasley, che esulta non poco insieme a mamma Hannah e a nonna Augusta, entrambe avversarie della squadra numero tre. Mentre tutti gli altri si avvicinano pian piano alla destinazione finale, Peter segue Olympia verso la base della collina - vale a dire verso il loro inesorabile destino. Eppure, non percepisce in sé la tristezza che, cento per cento, avrebbe provato se quella situazione si fosse verificata l'anno precedente. «Avanti, rossa. Dillo che l'hai fatto per sabotarmi.», con l'aria di chi la sa lunga, Peter la affianca nella passeggiata verso la pianura. «Sai.. Se volevi che rimanessimo soli..», le rivolge un'occhiata eloquente, divertita, «- bastava dirlo.», ad un certo punto si blocca, intrecciando le dita della mano destra a quelle di Olympia. «Perché comunque ti avrei seguita.», accorcia le distanze e si ritrova ad un soffio dal viso della Potter. Poggia le labbra sul suo collo, respirando vicino al suo orecchio. Affonda la mano sinistra tra i suoi capelli, spargendo nell'aria fredda di Dicembre il suo profumo di fiori, natura e vita. Si interrompe giusto per tastare la reazione della Grifondoro, per poi ridacchiare e commentare: «Andiamo.», continuano dunque a camminare in direzione delle due palle sperdute e, ormai, destinate alla sconfitta. «Per quel che vale, resterai comunque la preferita di tutti. Mio padre - figuriamoci, probabilmente sarà andato a pregare ogni giorno Santa Morgana che non gli stessi mentendo, quando gli ho detto che.. Insomma, che stiamo insieme.», sorride. «Mamma non vedeva l'ora di poter sparlare di me con qualcun'altro quindi cioè, rotea gli occhi. «Nonna - bisnonna - Augusta... Beh, dato che stiamo perdendo a Mall War, anche per lei sei una persona rispettabilissima.», conclude, per poi allargare le braccia e commentare: «Quindi, che dire. Benvenuta, Olympia Potter.», arrivati alla radura in cui le due palle si sono arenate, Peter la blocca di nuovo. «Davvero benvenuta, poggia le labbra sulle sue, approfondendo quel contatto un po' più del dovuto. Saggia la sua bocca con delicatezza, prima. Poi i baci si fanno via via più ravvicinati, tanto da provocargli un brivido di piacere e delle prevedibilissime reazioni. Tra le quali, la consapevolezza che: «In questo momento vorrei essere da un'altra parte.», deve dirglielo. Sincerità prima di tutto, giusto? «Però, poi, riflettendoci..», si stacca, interrompendo quel contatto. «Privarmi del divertimento di osservare le tue reazioni mentre siamo sotto l'occhio vigile di tutti?», commenta, sfidandola. «Non sarebbe corretto.», continua, per poi stringere le dita intorno alla mazza e scagliare la palla quanto più forte possibile, colpendo anche quella di Lympy e facendo guadagnare loro qualche metro di terreno. «Insieme, giusto?», domanda. Potrebbe sembrare una banalità rimarcarlo, ma di certo non lo è per Peter. Perché nel campo delle relazioni, non è mai stato capace di utilizzarla, quella parola: insieme. No, per quanto sia brutto da dire, ed anche un po' vergognoso, Peter non è mai stato disponibile, in quell'ambito. Ha... Usato le persone. Si è comportato come i bulletti di Hogwarts della peggior specie. Adesso è cambiato - lo è davvero. E Olympia è parte di quel cambiamento. Un cambiamento che, non l'avrebbe mai detto, lo rende felice. Mi hai migliorato. Tu. Tu mi hai migliorato. « Guarda un po' chi si rivede. », commenta la signora Augusta. « Piti, credevamo di avervi perso! », ridacchia Martia, ventun'anni e tanta, tanta sfacciataggine. « Eccome se credevamo di avervi perso. », cinguettano all'unisono Kimberly e Jules, le cugine-gemelle figlie di zio Alastor. «Davvero credevate che sarei partito a bomba sin da subito?», inarca le sopracciglia, Peter, assumendo un'espressione strafottente. «Dai, su. Dovevo darvi un minimo di vantaggio..», puntualizza, per poi aggiungere: «Altrimenti che divertimento c'è? Se si vince subito, intendo.», e qui le posa, tutte e tre. Martia incrocia le braccia al petto, offesa. Kimberly e Jules ridacchiano. Cedric - manco a dirlo! - è più lontano dal traguardo di prima. « Piti, non è che daresti un colpo anche alla mia, di palla? Attraverso la tua - cioè, colpisci la tua in direzione della mia, così la sblocchi un pochin -» « Ceddy, non familiarizzare col nemico. », tuona Kimberly, sua compagna di squadra. « Potter. Ti sei fatta una bella ragazza, complimenti. », Peter rabbrividisce. Riconoscerebbe quella voce tra mille. E' il cugino Thomas, stronzo di prima categoria e per giunta maschilista, a piombare così con un commento del tutto sgradito. Cosa cazzo sei venuto a fare? «Ah Tommy, mi fa piacere che lo noti, davvero -», sarcasmo puro, che Peter non trattiene affatto: «- te non sei cambiato di una virgola invece, col ritardo mentale che proprio ti caratterizz -» «Piti. Dai, su. Non ne vale la pena.», Jules lo ferma prima che combini danno. Tra Peter e Thomas non corre affatto buon sangue - benché lo condividano, in parte. Thomas è il fratello maggiore di Laurie. Entrambi sono figli di Peter Abbott, uno dei fratelli di mamma Hannah - erano legatissimi, prima. Non per altro, Hannah ha chiamato il maggiore dei suoi figli proprio come suo fratello. Poi, per questioni di soldi, Peter Abbott, cui non è mai andato giù il fatto di non poter entrare nella gestione del Paiolo Magico - voleva accedervi tramite Hannah, pur essendo un locale appartenente ai Paciock - ha praticamente dichiarato guerra a tutta la famiglia. Laurie, che è un agnellino, continua a presentarsi lo stesso alle riunioni indette dagli Abbott - tra l'altro, vuole un sacco bene ad Hannah. Thomas... Non si vede da anni. E di punto in bianco spunta lì, senza avvertire. E ha pure il coraggio di commentare l'aspetto di Olympia. «Senti un po', Potter.», Thomas fa finta di non aver colto le mezze offese rilanciate da Peter. «Quando ti stancherai di lui, fai un fischio.» «Smettila di renderti ridicolo.», Peter risponde istantaneamente, a labbra strette. Non ha intenzione di parlare per Olympia, ma di certo redarguire Thomas... Quello può farlo. Non vedo perché non rispondere a un pezzo di merda come te. Te le meriti tutte, le mie risposte. «Perché sei qui? Devo essermi perso il tuo invito da qualche parte - ah, giusto. Non l'avevo proprio scritto.» «Peter..», Jules mima con le labbra delle chiarissime parole: lascia perdere. Disinnesca. Peter, dal canto suo, non potrebbe essere più incazzato di così. Non solo il coglione entra a casa nostra senza invito, pure si permette di parlare a Olympia in quel modo - pure se ne sta qui tranquillo col suo sorrisetto del cazzo, fottendosene altamente di rovinare la festa di mia madre... «Thomas. Se cercavi Laurie, è qualche metro più avanti.», Hannah interviene provvidenzialmente per la seconda volta, nel corso di quella giornata. «Sì. Cercavo lui.», non dice altro, il pezzo di merda, semplicemente cammina a grandi falcate in direzione di Laurie, gli dice qualcosa all'orecchio e si smaterializza via. «Lympy..», sono mortificato? Sì, decisamente. Non volevo che assistessi all'ennesimo dramma familiare. E soprattutto che ci finissi in mezzo, in parte. «Posso dire una cosa, prima che Peter rovini tutto?», si volta in direzione della voce familiare. Lilac Scamander, in magnifico ritardo. «Cazzo se Lympy è una bella ragazza.», e per fortuna, sulle labbra della Scamander, quel complimento ha tutto un altro sapore. La situazione si fa più distesa, Jules e Kimberly fanno su e giù con la testa e Peter ridacchia. Non è solo bella. E' la più bella. Questo non lo dice ad alta voce, Peter. Chissà perché, tuttavia, è abbastanza sicuro che Lympy possa riuscire a... Percepirlo. «Benissimo, direi che possiamo tornare a concentrarci sul gioco -» «Too late, stronzetti.», Peter, Lilac, Jules, Kimberly, Martia e Cedric spalancano gli occhi. «Ho vinto!» «Cugino Jacobs?!?!?!», lo urlano tutti all'unisono. Ebbene sì. Alla fine ha vinto proprio il cugino Jacobs.



    Edited by peterpan - 25/1/2022, 15:32
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    La palla rotola inesorabile, con una tale lentezza da rendere il tutto quasi volutamente meschino nei suoi confronti, lungo la discesa che porta al confine con la casa dei vicini. L'ansia si impossessa del suo corpo. Non vuole nemmeno girarsi, certa di incrociare lo sguardo pieno d'entusiasmo, nonostante tutto, di Peter. Di certo avverte un certo divertimento provenire dall'abbastanza identificabile Augusta Paciock. Certo, non sono in squadra con lei, per forza è tutta contenta. E' allora che decide di guardare in faccia la realtà e affrontare la situazione girando sulle punte dei piedi per ritrovarsi di fronte Peter. Che le sorride, confortante come sempre. La sua unica risposta è il labbro inferiore che sporge all'infuori, a palesare quanto sia dispiaciuta. Anche se, se si giocava a Trivial, esattamente come avevo proposto, non sarebbe successo niente di tutto ciò. « Statisticamente parlando, se mi metto a fare giusto due calcoli veloci, è più probabile che tua nonna si metta a ballare il flamenco qui, davanti a tutti, piuttosto che io riesca effettivamente a far tornare su la mia palla. Sono soddisfazioni. » Bisbiglia al moro, una volta ritrovato il suo fianco, ben attenta a non farsi udire dal maresciallo in carica. Per ora sono "la figlia di Harry" e "la fidanzata di suo nipote". Sia mai che diventi di colpo "l'indesiderabile numero 1 senza nome". Martia, comunque, scoppia a ridacchiare lì vicino, facendole un occhiolino. Però, orecchie sopraffine o legilimanzia? Si susseguono alcuni tiri prima del turno di Peter. Che non ha bisogno di incitazioni o raccomandazioni, le è apparso più che evidente durante gli allenamenti. Quindi semplicemente gli sorride, certa che riporterà a casa un ottimo tiro, seguendo l'esempio della sorella, per cercare di risollevare le sorti del team numero tre. E' questo che si aspetta ma non è questo ciò che riceve. Infatti si ritrova a fissare la sua palla che scivola giù lungo il pendio, tutta bella colorata, seguendo la traiettoria della propria. «Wow. Che galanteria.» E' ancora con gli occhi sgranati, fissi sul prato quando il commento di Arthur la fa girare di scatto verso Peter. Cosa? E' allora che si incammina verso di lui. « Awww, l'hai fatto per me. Hai mandato all'aria la tua possibilità di vincere il gran premio finale per non lasciarmi da sola. » Una constatazione che le fa tingere teneramente le guance dello stesso colore dei capelli. « Ma vedi che sei un tenerone davvero allora? » «Avanti, rossa. Dillo che l'hai fatto per sabotarmi. Sai.. Se volevi che rimanessimo soli..bastava dirlo.» Scuote la testa, divertita da come cerca di riappropriarsi di quel contegno tipico dell'uomo alfa, quello che non deve chiedere mai, cuore di ghiaccio e privo d'emozioni. « Seh, lo sai vero che sia Karma che Arthur non te la faranno mai dimenticare? Già me li vedo, pronti a sfornare questo aneddoto alla cena di Natale. Magari li aiuterò a ricordarsi meglio i dettagli, chissà. » Ridacchia mentre intravede, tra i filamenti d'erba, la sua palla nera. «Perché comunque ti avrei seguita.» E' allora che sente rallentare Peter e allora gli lancia uno sguardo di traverso. Lo vede avvicinarsi e gli sorride, pronta ad accoglierne un eventuale bacio ma lui scarta verso il suo collo comportando l'immediata reazione che la porta a rabbrividire, con la pelle d'oca. Seppur sia sorpresa, molto. « Certo che l'avresti fatto. » Risponde. Una risposta che le appare subito estremamente scema, per niente brillante ma non si sente di avere senso, in quel preciso istante. Percepisce distintamente la traiettoria del naso di lui, sente il movimento delle sue dita tra i capelli e si ritrova a ridacchiare, con un particolare risolino che le attraversa la gola. « Contrabbandiere, che sta facendo? » Cerca di dire, un po' per buttarla sullo scherzo, un po' per capire dove vuole andare a parare. « E' oltremodo disdicevole, con tutta la tua famiglia che potrebbe vederci da lì sopra. » Indica la collina con l'indice prima di stringere le labbra in una strana smorfia. «Andiamo.» Oh sì certo, andiamo. E' leggermente inebetita mentre lo segue, a pochi passi di distanza, fissandone le spalle larghe senza un motivo preciso. Si ritrova comunque a ridere delle constatazioni che fa sui vari membri della sua famiglia. « Mamma mi ha detto che ha sentito Neville e papà parlottare a riguardo, come due allegre comari, mentre giocavano a scacchi l'altra sera. » L'idea la mette sì in imbarazzo ma la fa anche sorridere, immaginandosi quei due a chiedersi come abbiano fatto a non accorgersi di nulla. Che poi, ci voleva proprio di essere ciechi per non notarlo, mi sa. Di certo la chiacchierata disinteressata avuta con sua madre giusto un anno prima, in cui aveva buttato casualmente in mezzo il nome di Peter, e tutte le altre a venire, specialmente durante il periodo di distacco non sono state altro che dei sintomi palesi della predisposizione naturale di Ginevra Weasley ai dettagli. « Per tua nonna ero già rispettabilissima per Harry. » Arriccia il naso certa di potersi permettere di puntualizzare il suo fastidio con Peter. Ma alla fine non è nemmeno quello l'importante perché, pur essendo pieno Dicembre, il tempo è meraviglioso, si stanno divertendo e allo stesso perdendo, sono insieme e tanto basta. Allunga un po' il passo per raggiungerlo e stringersi contro il suo braccio. «Quindi, che dire. Benvenuta, Olympia Potter.» Non lo ero già? Si domanda divertita, considerati gli anni passati a scorrazzare per quel giardino insieme ai fratelli. Di certo però ora lo sono ufficialmente. Nulla è lasciato al caso. Mentre raggiunge le due palline si chiede se Peter abbia mai avuto qualche titubanza a riguardo. Vorrebbe chiederglielo ma forse non è quello il momento. Non vuole rovinare il momento. «Davvero benvenuta Un brivido la percorre quando approfondisce il bacio, lasciando che la lingua saggi gli angoli della sua bocca. Si aggrappa a lui, alzandosi in punta di piedi per rendergli più agevole quella loro differenza d'altezza. E non si accorge nemmeno di star camminando all'indietro fin quando non sente contro le sue spalle la corteccia di un albero. «In questo momento vorrei essere da un'altra parte.» Ci mette qualche istante per riconnettere la testa alla bocca, intenta a strofinare il naso contro quello di lui con un le dita che ne percorrono i confini del volto. « E dove vorresti essere? » Gli fa poi eco, con una risata ad impastarle la voce mentre ricerca il contatto delle sue labbra, ora decisamente più disinteressata all'eventuale arrivo della sua famiglia. «Però, poi, riflettendoci..Privarmi del divertimento di osservare le tue reazioni mentre siamo sotto l'occhio vigile di tutti? Non sarebbe corretto.» Si ritrova a gonfiare involontariamente le pappe per la stizza - giocosa - che mette in scena. « Certo che sai essere proprio stronzo ogni tanto. » Si risistema tutta, passando le mani tra i capelli e sopra i vestiti prima di puntare il naso verso il cielo, continuando con la farsa della terribilmente infastidita. «Insieme, giusto?» E in quel momento le sue labbra tremano per far affiorare un sorriso caldo mentre annuisce, stringendo la mano libera intorno a quella di lui. « Insieme. » Non scappo, gli suggeriscono gli occhi grandi. « Guarda un po' chi si rivede. »[/color Figurati se non lo puntualizzavamo a caratteri cubitali, mi sembra giusto. Stringe le labbra per sopprimere un gemito di rassegnazione diventando sempre più rossa ad ogni sottolineatura che ricevono. Voglio morire, pensa drammaticamente mentre finge che le sia entrato qualcosa in un occhio per dare le spalle al gruppo e prendersi qualche minuto per respirare e scacciare via il rossore dalle sue gote. [color=darkred]« Potter. Ti sei fatta una bella ragazza, complimenti. » Non riconosce la voce che le si rivolge, tanto da portarla a strabuzzare gli occhioni verdi per la sorpresa. Ciò che si mette in moto subito dopo la porta a sgranarli ancora di più. « Peter. » Stringe la mano intorno al braccio del moro con forza, richiamandone l'attenzione e ricercandone lo sguardo. Lascia perdere. Di certo ciò che ha da dirgli quello che Jules le spiega essere un loro cugino non le interessa minimamente, così come non le interessa fomentare il suo voler inutilmente fomentare una tensione che rovinerebbe solo la giornata. «Senti un po', Potter. Quando ti stancherai di lui, fai un fischio.» Si ritrova a sorridere della sbruffonaggine, tipica del maschio bianco cis etero basic, con cui Thomas pensa di poter far colpo. Lascia comunque che il teatrino che ha deciso di mettere su continui per qualche istante, senza aggiungere nulla di rilevante. « Ah, Abbott, non ci conterei troppo se fossi in te. » Né sul fatto che io mi stanchi né sul volerti fare un fischio, neanche fossi un cane. Quanta poca considerazione devi avere, sotto tutti quegli strati di machismo inutile. Continua a sorridere, come se niente possa increspare quel suo buonumore, mentre lui gira i tacchi per raggiungere gli altri. «Lympy..» Scuote la testa, lasciandogli intendere che non c'è alcun bisogno di scuse. «Posso dire una cosa, prima che Peter rovini tutto? Cazzo se Lympy è una bella ragazza.» Le guance si riempiono del sorriso che le arriva sul volto non appena che Lily entra nel suo campo visivo. Si getta in avanti, stringendola a sé per salutarla. « Intervento divino il tuo. » Non sa ancora bene come sia rimasta la situazione tra lei e James ma è sinceramente contenta di rivederla, dopo parecchio. E mentre fa per tornare al fianco di Peter, pronta a riprovare a giocare per mandare in porta almeno un colpo, avverte un'ondata di emozioni provenire proprio da lui. Ne avverte la felicità che si mescola alla propria non appena gli ruba un bacio, qualcosa di veloce ma abbastanza intimo da farle arricciare il naso per i fischi di Kimberly e Jules che arrivano subito dopo. In contemporanea alla proclamazione della vittoria - Olympia non capisce come possa essere stata così lampo - di un altro cugino. « Bene, quindi ora posso rilassarmi perché la parte fisica è finita, vero? » « Oh certo, ora arriva la parte migliore. » Karma smuove le dita della mano sinistra dietro la schiena, lì dove risiede l'anello di fidanzamento. « Ohhh, quindi.. » faranno oggi il grande annuncio alla famiglia? Rivolge un'occhiata a Peter prima di sciabolare le sopracciglia. « Però, gran gusto signor Weasley. » « Forza, pelandroni. Prima di pranzo almeno un giro di Sciarada pretendo. Olympia cara, sei con me. » Un'occhiata allarmata va a fermarsi sul maggiore dei Paciock. Ti prego, aiutami, non lasciarmi portare via, salvami. Ma Peter non è riuscita a salvarla e questa è un'altra storia.

    Siamo unici, irripetibili, indivisibili.
    Numeri primi.



    21425e891c9759a74f0140402b8016f3623990e5
    [..]« Ti prego, fidati della mia guida, al contrario di come ha fatto Harry ieri pomeriggio, e non tirarmi il freno a mano per nessun motivo se non vuoi essere eiettato fuori tempo due secondi. » Gli sorride, palesemente divertita, mentre viaggiano verso nord su quella macchina di seconda mano, dalle pochissime pretese, che è riuscita a comprarsi. E stanno viaggiando nel buio della sera che sta calando, pian piano, accompagnati dalla musica verso una destinazione ancora sconosciuta a Peter. Ondeggia la testa seguendo il ritmo, la rossa, mentre sente un profondo senso di pace irradiarsi dal petto. Si è convinta a prendere la patente non solo per il semplice utilizzo del mezzo di trasporto ma soprattutto per combattere quella profonda ferita che le pulsa ancora viva, letteralmente sul polso sinistro, dopo l'incidente stradale di anni prima. I mesi passati in compagnia di istruttori, chiusi con lei in quell'abitacolo, non l'hanno mai davvero aiutata a calmarsi. C'è sempre stata, dentro di lei, una flebile onda di nervosismo che l'ha accompagnata da quando il motore prendeva a rombare sotto il suo sedere fino a quando non si spegneva, freddandosi. Non si è mai davvero sentita serena nel guidare, pur avendo vinto quell'enorme scoglio personale. In quel momento però ha come un'epifania nel sentirsi tranquilla, priva di ansie, in pace nello stringergli la mano sopra il cambio, con un sorriso genuino che ne accompagna i movimenti. « Okay, ci siamo. » Non vi è alcuna occasione speciale da festeggiare, nessuna motivazione universale che vada a spiegare il perché Olympia abbia deciso di organizzare una serata fuori porta. Semplicemente vuole passare del tempo con Peter, solo con lui. Probabilmente c'è una parte di sé che avverte la fretta dell'attacco, sempre più vicino, sempre più impellente. E allora ha bisogno di lui, di qualche attimo di ossigeno puro, del ricordo di quelle ore libere e spensierate, d'aggiungere alle loro avventure. Allarga le mani di fronte a sé, una volta scesa dalla macchina, così da palesargli quel laghetto che, come ogni inverno, si è congelato. Ora è lì, immerso nella vegetazione oscurata dalla notte, con la luna e alcuni lampioncini ad illuminarlo, alla meno peggio. « Ci venivo da piccola con mamma. » Confessa con un risolino che le si apre sulla bocca piena non appena scarica dal bagagliaio anche il borsone nel quale ha riposto sia il proprio paio di pattini che quelli che è riuscita a trafugare dallo sgabuzzino di casa di lui, il giorno precedente. Gli scocca un occhiolino nel passarglieli prima di indicargli anche un cestino sul retro della macchina, lì dove ha riposto alcuni viveri per la cena. « Lo so, donna previdenza. » Ormai è cosa risaputa che Olympia Potter si prepara, al meglio, in ogni occasione, solitamente stilando una delle sue solite liste da spuntare, man mano. Cammina verso il limitare del ghiaccio, infilandosi poi i pattini prima di far apparire qualche altra lucina qua e là per rendergli più facile il muoversi. Con la bacchetta affondata nella tasca del cappotto di pile, fa qualche primo passo sulla lastra. « Una volta era una vera e propria pista. Ci venivano un sacco di persone, lì -» gli indica l'altra sponda del lago, nelle vicinanze di un vecchio rudere «- c'era il chiosco del signor Barton. La miglior cioccolata che io abbia mai assaggiato, ma non dirlo a mia nonna. » Ridacchia, sistemandosi meglio il cappellino di lana prima di prendere a muoversi sulla pista formando delle tracce rotonde sul ghiaccio. Poi, a tutta velocità, torna verso di lui frenando giusto all'ultimo. Si ferma sotto il suo viso, le mani si avvinghiano a quelle di lui mentre si spinge verso l'alto per avvicinare il proprio naso a carezzare quello di lui. « Ti fidi ancora di me? » Una domanda secca, dopo istanti di intimo silenzio, e si tira giusto un po' indietro per guardarlo negli occhi. Deglutisce, sapendo di non poter dire tanto quanto vorrebbe, avvertendo quasi un calore propagarsi dal tatuaggio al polso, a mo' di monito. « Si muoverà qualcosa. Presto. E tu devi essere pronto ma anche attento. » Devi stare in allerta. Gli stringe le dita con le proprie. « Non posso fisicamente dirti altro ma devi continuare a fidarti di me. Andrà bene. » E' forse l'esperienza del Ballo di Halloween, quando era certa che anche quella missione sarebbe andata bene, a smuoverle qualcosa all'altezza della bocca dello stomaco, una sensazione che le fa capire quanto in realtà non sia assolutamente certa dell'esito dell'operazione. Ma desidera davvero che tutto vada per il meglio, con ogni fibra del proprio corpo. Rimane in silenzio qualche istante prima che le labbra si modellino sopra quelle di lui. Dapprima appare uno dei suoi dolci e tipici baci, dalle sfumature tenere ma ben presto, una mano si intrufola sotto la giacca di lui e l'altra vi si arpiona sopra, trascinandolo in un bacio che le fa mancare il respiro. E il terreno sotto i piedi non appena perde l'equilibrio e cade all'indietro, portandoselo con sé. « Ahia. » Scoppia a ridere, dopo qualche istante di stallo, con il respiro mozzatole nei polmoni. Guarda il cielo, con il fiato che si tramuta in vapore di fronte ai suoi occhi. « Non vorrei essere da nessun'altra parte. » Ammette poi, lasciando scivolare la testa sul ghiaccio per potergli rivolgere un'occhiata sorridente. « Questo posto è magico. » Ci rimarrei per sempre. Così.
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    4,744
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    Fidati. Non è la prima volta che Olympia gli fa una richiesta del genere. Pare essere un tema ricorrente tra di loro, nell'ultimo periodo, e di questo Peter se n'è accorto. Sebbene il contesto sia tranquillo, il Grifondoro non può fare a meno di correre col pensiero alla sera di mesi prima, dopo la Cerimonia di Smistamento, quando le ha urlato contro come una furia tra le quattro mura del Paiolo Magico. Ne è rimasto turbato. Turbato in un modo che, ignorarlo, è impossibile. Eppure sa una cosa, il maggiore dei Paciock. E questa convinzione non può togliergliela nessuno, neanche le frasi non dette, neanche il navigare tra le onde dell'incertezza. Sa che Olympia è sincera. Non la ritiene capace di mentire. Se gli ha chiesto di fidarsi, se non gli ha... Spiegato il motivo, di certo avrà le sue ragioni. Potranno essere giuste, sbagliate e mille altre cose. Ciò non toglie che, qualunque cosa accada - anche di questo Peter ne è certo - lo sta facendo perché non ha altra scelta. «Facciamo che tengo la mano qui per sicurezza..», finge di poggiarla sul freno a mano, per poi ripensarci su. No, ho un'idea migliore. La sposta sulla coscia destra della rossa al suo fianco. «Però prometto che mi fiderò e che nulla al mondo mi farà tirare il freno.», neanche se volessi, guarda. Le rivolge un'occhiata eloquente, assolutamente convinto di aver trovato una posizione ben più comoda. Dopo una rapida carezza, tuttavia, ritorna sui propri passi. Meglio evitare o rischio di farci schiantare. E non lo pensa affatto in relazione all'eventualità che Lympy si distragga, bensì al fatto che, a distrarsi, possa essere lui stesso, sino a compiere qualche movimento brusco come, ad esempio, muovere il volante per sbaglio. Perché da qua a perdere la testa è un attimo. « Okay, ci siamo. », segue i movimenti della Potter, consapevole di aver appena avuto accesso ad un altro piccolo tassello del suo passato e delle sue esperienze. Gli sembra quasi di vederla lì, con Ginevra - proprio come sta raccontando. Immagina quei momenti madre-figlia, loro due mano nella mano che pattinano e ridono insieme. Quando tutto era davvero così semplice... La ricorda con le sue trecce rosse che partivano dall'attaccatura dei capelli. Quelle che lui, Peter, non perdeva tempo a scombinare alla prima occasione, con il solo obiettivo di... Probabilmente farla piangere. Umiliarla perché lui era maschio e doveva essere il migliore in ogni singola cosa. Perché per lui esistevano solo James, talvolta Albus e sempre, indiscutibilmente, i giochi. E quindi litigare con Olympia, escluderla e sfotterla era la regola. Finché lei non era cresciuta e lui era rimasto il solito immaturo. Finché la sofferenza e la malattia di Karma non l'avevano costretto a purgare i peccati e a fare ammenda, finché la propria infantilità non gli era risultata stretta. Socchiude gli occhi, solo per un attimo. Gli sembra sia trascorsa una vita. Da un lato è come se non fosse cambiato niente - resta comunque il solito cazzone con la battuta pronta sulla punta della lingua, il doppio senso impacchettato all'ordine del secondo e l'orgoglio e la convinzione di sé regalati dall'ascendente Leone. Dall'altro lato è cambiato tutto. La vede e non riesce a capire perché abbia aspettato così tanto. « Lo so, donna previdenza. » «Se continui su questa lunghezza d'onda, Potter, inizierò a sentirmi incredibilmente noioso.», le rivela, inarcando il sopracciglio destro. D'altro canto, dopo la sorpresa a tema Star Wars, dopo la serata che ha appena architettato... Olympia ne sa davvero una più del diavolo, e certamente più di lui. Il punto è che riesce a leggermi meglio di chiunque altro. Quest'ultimo pensiero lo fa bloccare giusto una frazione di secondo. Gli risulta incredibilmente azzeccato. Invero, Peter si sente davvero così. Capito. Letto. Ascoltato. E non come fanno tre quarti delle persone, solo perché comunque è un ragazzo carismatico oppure, più probabilmente, perché alza la voce a tal punto che, non ascoltarlo, sarebbe francamente impossibile. Al contrario, è una comprensione ad un livello più profondo. La comprensione di chi ascolta davvero. « Una volta era una vera e propria pista. Ci venivano un sacco di persone, lì - c'era il chiosco del signor Barton. La miglior cioccolata che io abbia mai assaggiato, ma non dirlo a mia nonna. » «Oh no, stanne certa, dopo la sgridata che mi sono beccato per non averle detto di Kappa e Arthur...», ridacchia, Piti, riferendosi al fatto che con nonna Molly, indiscussa regina di casa Potter-Weasley, meglio non discuterci né, tanto meno, portare zizzania. «Comunque è molto bello. Hai per caso intenzione di sfidar...», -mi in una gara di velocità? Perché giuro su Morgana che ti farò mangiare la polvere, Olympia Lynx Potter - non fa in tempo a formulare il pensiero, il Grifondoro, perché la ragazza di fuoco è già sulla pista. La guarda volteggiare, una sagoma di luce che spezza il buio della notte. Quando si avvicina, Peter potrebbe giurare che gli manchi il fiato. E quando lei si spinge in punta di piedi, sfiorandone il naso, lui di rimando le sfiora le labbra con la mano, incastrandola poi alla base del suo collo. « Ti fidi ancora di me? », quella ferita brucia ancora nel petto del Grifondoro. Ma la risposta non potrebbe che essere una sola. «Dal primo istante.», perché è vero, a sette anni le tirava le trecce, a dieci la sminuiva e a quindici, tormentarla, era uno dei suoi giochi preferiti. A ventuno la punzecchiava, a ventidue la ammirava e a ventitré, adesso, fare a meno di lei è diventato estremamente complicato. Ma sin dal primo istante ha saputo di tenerci. Di fidarsi. Il coraggio che fa di Olympia una Grifondoro l'ha percepito sin dal primo istante. Da piccolo ne è rimasto terrorizzato - così tanto, all'idea che qualcuno potesse essere più... Forte di lui, che di certo non poteva accettarlo. Adesso sa che quel fuoco non è una minaccia, ma una promessa. « Si muoverà qualcosa. Presto. E tu devi essere pronto ma anche attento. Non posso fisicamente dirti altro ma devi continuare a fidarti di me. Andrà bene. », è di nuovo quel limbo a metà tra la consapevolezza e l'ignoto a tormentarlo. Corruga la fronte, Peter. Vorrebbe chiedere di più, ma Olympia gliel'ha appena detto. Non posso fisicamente dirti altro. «Lo so che non puoi dirmi nulla.», con questo, vuole assicurarle che non si spingerà troppo oltre, il Grifondoro. «Non puoi fisicamente dirmelo... Quindi hai... Hai fatto una promessa magica, vero, Lympy?», non sa come definirla, Peter. Forse è una specie di Voto Infrangibile, forse qualcosa di ancora più elaborato. In ogni caso, lui non ha mai avuto chissà quale gran vocabolario. Promessa magica è più che sufficiente a spiegare quello che ha inteso da tutti questi... Giri di parole.
    6eceec43262fe9940cb667aa9d876e6b75e9c583
    «Sarò pronto, tu..», sei al sicuro? Sai quello che stai facendo? Sei... Vorrebbe porle tutte queste domande. Probabilmente, però, la Potter non potrebbe rispondere. E lui ha appena detto che si fida di lei, e non ha intenzione di venir meno a questa promessa. Soprattutto perché si fida davvero. «Quando sarà il momento... Dammi un segno. Io...», capirò. Sarò con te. Le sussurra all'orecchio il rinnovo della promessa che le ha fatto il quindici Settembre. Per me non è cambiato niente. Io sono con te. Non commetterò gli errori del passato. Le loro labbra si avvolgono come le fiamme che Peter ha riconosciuto in Olympia qualche istante prima. Forse sono davvero fuoco, insieme, e lui non se n'è mai accorto sino ad ora. Cadono sul ghiaccio. « Non vorrei essere da nessun'altra parte. Questo posto è magico. », Peter la guarda negli occhi verde smeraldo che tanto cozzano con l'immagine del fuoco, ricordandogli invece quella della terra. Forse tu non puoi essere un'unica immagine. Forse sei... Tante immagini. Fuoco, Terra... Anche altro. Devo solo scoprirlo. «Come te.»


     
    .
3 replies since 10/1/2022, 18:17   139 views
  Share  
.