Nightmare Before Christmas

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    the devil inside;

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    Non c'era cosa che Mia amasse più del Natale. In quel periodo dell'anno tendeva a trasformarsi in una specie di Godzilla dell'organizzazione. Coordinava le decorazioni della casa, progettava dove la sua famiglia avrebbe passato le feste e soprattutto si dedicava con una certa diligenza ai regali. Speedy.. se dedicassi al lavoro un quarto dell'attenzione che dedichi al Natale.. - questo era stato l'ingiusto commento del fratello maggiore, il quale, si stava divertendo un po' troppo nel prendere in giro la minore di casa, così ossessionata dall'idea di passare il Natale perfetto. Le ci era voluto un po' per capire cosa volesse regalare a Raiden; ovviamente ci sarebbero stati tanti regali stupidi e un po' superficiali come maglioni, guanti, sciarpe, oggetti di vario genere che sarebbero finiti sotto all'albero assieme ai troppi regali già comprati per il piccolo Haru e lo zoo di casa. Al di là di quelle cose futili però, un regalo speciale doveva esserci, e quell'anno, Mia, ci aveva messo un po' a individuarlo. Dopo diversi tentativi aveva deciso di affidarsi a una delle persone che maggiormente conosceva il marito, ovvero la nonna paterna. Era stata lei a darle l'idea del regalo. Sembrava ci fosse un antico libro di antiche fiabe giapponesi che suo padre gli leggeva tutte le sere per il quale Raiden andava matto. Rintracciarlo affinché il marito potesse fare lo stesso con il piccolo di casa, sembrava un pensiero davvero stupendo. Purtroppo il volume di famiglia era andato perso, forse durante il trasloco nella casa del patrigno di Raiden. Nonna Yagami non l'aveva di certo trovato, e pur avendo coinvolto anche Hiroshi in quell'impresa, nemmeno lui aveva avuto più successo. Nessuno sapeva dove potesse essere. Così, complice l'apertura dei varchi verso tutte le roccaforti del Credo, Mia aveva deciso di prendere il toro per le corna e andare a cercare un'edizione uguale identica nei mercatini dell'usato di Tokyo. Se la ricerca non era stata poi così complicata, lo era stato di certo il trovarne uno in buone condizioni. Infatti, poiché non era più in stampa in quell'edizione da tantissimo tempo, la maggior parte dei libri apparivano datati ed estremamente trasandati. Così, trovato uno dalle condizioni accettabili, era arrivato il momento di trovare qualcuno che riuscisse a restaurarlo. Così nel giro di pochi giorni, per il giusto prezzo e con un giro di insistenze che aveva l'aria di un completo esaurimento, l'operazione si era conclusa con un gran successo e ora, di ritorno dall'ennesimo via vai tra portali che le facevano venire la nausea, stava finalmente lasciando Tokyo col bottino restaurato, per dirigersi a casa di sua madre, dove aveva stabilito il suo centro di comando da Christmas party planner. Era successo di colpo, un attacco lampo. Era scesa in un parcheggio sotterraneo dove l'attendeva la passaporta per l'avamposto del Credo. In anticipo di diversi minuti, era stata colta alle spalle da un omone incappucciato, armato fino ai denti. Mia dal canto suo, preoccupata fino a quel momento più da cosa portare alla cena della Vigilia che dall'idea di trovarsi in mezzo a un combattimento, oltretutto nel paese che aveva aiutato a liberare, era stata colta alla sopravvissuta al punto da doversi difendere unicamente con l'ausilio di due pugnali che non lasciano mai il suo fianco e il riparo delle auto le cui sirene erano cominciate a suonare tra urti e frastuoni di incantesimi lanciati velocemente. Non si sarebbe data per vinta con così tanta facilità se solo non avesse udito altri passi avvicinarsi. L'avrebbero circondata e aggiudicare dalle potenzialità dimostrate dal primo avversario, rischiava la pelle. Così, aveva afferrato il biglietto del parcheggio che portava alla roccaforte giapponese e da lì col portale che portava alle porte della Città Santa si era lasciata alle spalle quell'incidente di percorso.

    Non senza un souvenir a quanto pare. Seduta al tavolo della cucina, tamburellava le dita sulla superficie in legno con una certa impazienza. Eriko Yagami aveva tentato di applicare sulla ferita che si era procurata dallo scontro una comune pozione curativa senza poi grandi risultati. « Si.. credo ci vogliano dei punti. Questo però non spiega per quale ragione non guarisca. » Aveva perso parecchio sangue, non a caso la cognata aveva dovuto castarle un Reinerva e darle due schiaffi belli pesanti - scommetto che ti ha fatto proprio tanto piacere. Se la ferita non si rimarginava significava solo una cosa: la lama era incantanta, e quelli di certo non erano dei semplici ciarlatani. « Sei incimpata contro l'aconito per caso? Oppure c'era un incantesimo anti-lycan per terra? » La verità è che alla cognata piaceva molto inferire e di certo il fatto che la storia di Mia non fosse poi tanto convincente non faceva altro che portare la più piccola degli Yagami a guardare con sospetto a tutta quella storia. Sono inciampata e mi sono graffiata contro una roccia. Davvero convincente. Tanto valeva dire che sono caduta contro le mie stesse lame. Rincoglionita ma con onore. Di colpo Mia si girò verso la giapponese guardandola con un'espressione a dir poco contrariata. « Senti! » « No. Senti tu! Se non vuoi dire cosa è successo sono affari tuoi, ma se fai le cose alle spalle di mio fratello e poi chiami gli altri a ripulire i tuoi casini, quello è un altro paio di maniche. Ci siamo già passate, Mia. Mi sono un po' rotta le palle di trovarti a quattro zampe in giro. » Non aveva una buona ragione per non raccontare quanto era successo a Tokyo se non l'idea stessa di rovinare il Natale alla sua famiglia. Saremo comunque dalla mamma. Qui non possono arrivare, figuriamoci nella Riserva. Di qualsiasi cosa si tratti può aspettare. Di questo era certa. « Io veramente ho chiamato mio fratello. Tu eri solo.. là. » Quando Mia aveva raggiunto Logan in collegamento era pallida e debilitata. Gli aveva chiesto di andare a cercare un guaritore con discrezione. Che potesse essersi imbattuta in qualcuno che ben conosceva le armi in grado di ferire maggiormente i lycan l'aveva capito sin da quanto lo squarcio sulla schiena aveva iniziato a bruciare. Non era normale che facesse così tanto male. In fondo, Mia non aveva certo una soglia del dolore così bassa, né si lagnava per ogni piccola ferita. Quella però sembrava diversa. Il fratello si era diretto in fretta a furia al Sanatorium per cercare qualcuno senza fare poi molte domande. Per quanto il loro rapporto fosse spesso conflittuale, la minore degli Wallace doveva avere le sue ragioni per agire in maniera così furtiva. La prossima cosa di cui ha cognizione è Eriko che irrompe nell'antica casa di famiglia degli Wallace a Inverness, ficcandole giù per la gola un bezoar di piccole dimensioni, con un sonoro quanto scontroso mi devi dieci galeoni. I sintomi dovevano essere piuttosto evidenti. Che quella lama fosse impregnata di una qualche sostanza era palese. A giudicare dalla sudorazione persistente della ragazza e dalla brutta cera dovuta al sangue perso, a causa della mancata rimarginazione della ferita che avrebbe già dovuto guarire grazie alle capacità dei lycan, era evidente che quella non fosse una ferita tradizionale. « E spiegami, Mia, perché non hai chiamato Raiden eh? Perché dobbiamo tenere il contatto chiuso? » Dovette stringere i pugni e mordersi il labbro per non alzarsi e mollare un destro ad Eriko. Se lo sarebbe meritato. Raiden ha proprio ragione. Tu porti la gente all'esasperazione, cazzo. « PERCHÉ DOMANI È LA VIGLIA. OK? Contenta? È il primo Natale di Haru. Non intendo rovinare tutto per questa - cazzata. È un cazzata, Eriko, ok? Non è nulla. Faremo i bagagli, andremo tutti quanti dalla mamma e passeremo il Natale, Eriko. Un cazzo di Natale tranquillo, felice, senza drammi e senza rotture di cazzi. » Ti è abbastanza chiaro o devo dirtelo in giapponese? Una domanda che preferì tenersi per sé. Non conosceva abbastanza Eriko da sapere come avrebbe reagito se avesse alzato troppo i toni e voleva veramente sperare che non sarebbe corsa dal fratello per raccontargli tutto. « Possiamo passare un Natale come si deve? Per favore. Ti chiedo solo un paio di giorni. Poi gliene ne parlerò. » « Non dispiacerebbe nemmeno a me un Natale senza drammi. » Sulla scena comparve niente meno che il fratello maggiore. Si era offerto di pensarci lui a rintracciare qualcuno che si occupasse della ferita di Mia. Tuttavia, Mia non aveva calcolato che gli americani tendevano a fare comunella ovunque, e di certo le Highlands non erano diverse. Non appena la figura minuta della ragazza comparve da dietro la schiena di Logan Wallace, Mia impallidì ulteriormente. Cazzo. La sorella di Ava Davis no. Che Ava e Raiden fossero molto amici era risaputo e per quanto non conoscesse il rapporto tra le due sorelle, le due ragazze non le davano l'impressione di essere i tipi da peste e corna. Minimo adesso questa spiffera tutto e addio Natale tranquillo. Raiden dà di matto e ciao core. Non conosceva Camila se non di vista. Anche lei aveva frequentato Ilvermorny come Logan e Mia, ma essendo entrambi più grandi e avendo abbandonato, Mia, l'America dopo la fine del suo terzo anno, non poteva dire di sapere poi molto di lei. « Puoi fidarti. È molto brava. Mi ha rimesso in sesto un braccio in quattro e quattro otto lo scorso mese. » Era scioccata. Lo sguardo della mora oscillava dal fratello a Camila senza sapere esattamente cosa dire. Di tutte le persone, Logan, proprio una delle poche che ha un collegamento diretto con mio marito? Tanto valeva chiamare Antonio Colombo. Almeno lui potevo menarlo senza problemi. Ogni probabilità di tenere quella storia a bada fino alla fine della cena di Natale stava diventando di minuto in minuto più improbabile. « Certo.. » Disse solo stirando un leggero sorriso alla ragazza. E niente. Vorrà dire che la oblivierò. Cosa in cui, a dirla tutta, non era certa di essere molto brava. E così, dopo qualche chiacchiera di circostanza, tempo in cui Mia si lasciò esaminare il taglio sulla spalla, Logan ed Eriko decisero di prendere una boccata d'aria, permettendo alle due di restare da sole. « Grazie di aver acconsentito a questa bislacca richiesta prima delle feste. Non so se eri in servizio o meno ma in ogni caso.. - si, ecco. Grazie. » Pausa. « Vorrei mantenere un po' di discrezione attorno a questa faccenda. È stato solo.. uno spiacevole incidente. Sono un po' maldestra e.. mi sono tagliata. » Ora cambiamo anche versione? « Va beh è Natale.. ed è il primo Natale del mio piccolo, e.. hai capito - non voglio far preoccupare nessuno. Mia madre è un sacco apprensiva. E anche mio marito. Però davvero è una sciocchezza.. » Tamburellava le dita sul tavolo nervosa, cercando di gettare ogni tanto uno sguardo oltre la spalla. « È una sciocchezza vero? Cioè a far male, fa male.. però credi che potrebbe non lasciare segni? Tipo che non si vede? » Dubitava fortemente. Probabilmente avrebbe dovuto starci attenta se voleva mantenere il profilo basso su quella storia. La speranza però è l'ultima a morire. Magari ora si rimargina completamente e sarà come se niente fosse successo.



     
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    E' il ventitré Dicembre e al Sanatorium di Inverness la situazione è più caotica che mai. Tutti gli specializzandi sono stati richiamati dai reparti al pronto soccorso, perché - si sa - in periodo di feste gli inconvenienti sono più frequenti che mai. Molto spesso, alla fine, si tratta di cavolate. Una ragazza con un'indigestione per il consumo di decisamente troppi dolci, un giovanotto che è andato a sbattere contro un palo della luce perché le gomme della bicicletta non hanno fatto presa sul terriccio candido di neve nella frenata, un signore che si è tagliato affilando dei coltelli, una piccoletta che ha per sbaglio ingurgitato uno degli intrugli magici della mamma - signora, non dovrebbe proprio preparare Pozioni Erbicide in presenza di bambini!!!, questo il commento della giovane Davis - e due gemelli che hanno fatto uno scherzo di cattivo gusto al nonno, trasfigurandologli il braccio destro in un cannone sparacoriandoli. La Tassorosso nata Whampus non ha neanche il tempo di riflettere: un Reinnerva di qua, un Epismendo di là - deve mettere alla prova le proprie competenze in davvero tutte le branche del mondo magico per riuscire a risolvere gli infinitamente disparati problemi presentatisi al Pronto Soccorso. Finché non arriva il momento della pausa pranzo, che in realtà consiste in un toast al burro di arachidi consumato poggiando i gomiti sul davanzale di una finestra rigorosamente chiusa, poiché a lasciarne aperto uno spiraglio si rischia una broncopolmonite nel giro di qualche secondo. « Avrei bisogno di una mano. », per poco, Camila non si soffoca con le briciole del toast. Tant'è che è costretta a tossire per non rischiare vadano dritte per dritte nelle vie aeree, prendendo la strada alternativa al tubo digerente. Perfetto, adesso non solo avrò le guance in fiamme perché, figuriamoci, sono sempre così di default, ma anche perché mi stavo praticamente strozzando! « Cavolo, scusa, non volevo interromp- » «N.-no - ehm, ehm-», altri colpi di tosse a ripetizione. «-ehm, non fa niente, ero in pausa. Ehm, ehm.», Cami indossa un'espressione che vuole apparire serena e rilassata, ma in realtà è più che altro l'immagine di qualcuno di completamente devastato. «C-ciao Logan. Dimmi.. Dimmi tutto..», si mordicchia il labbro inferiore, leggermente - anzi, visibilmente - a disagio. In situazioni del genere vorrebbe tanto saper reagire come la sorella, Ava, che non si fa mai sorprendere da nulla. Lei, invece, non riesce proprio a mantenere il sangue freddo, soprattutto... Beh, soprattutto se è uno come Logan Wallace a chiederle... Cos'ha detto? Una mano? - comunque, non è in grado di apparire ferma e risoluta come, invece, inspiegabilmente è quando si ritrova a svolgere il proprio lavoro. Paradossalmente il sangue, le ferite, gli interventi chirurgici, le terapie, le diagnosi... Quelli non le danno problemi. « Si tratta di mia sorella. E' rimasta ferita e ha bisogno di un Guaritore.. Possibilmente qualcuno in gamba. Solo, non so se mi spiego, non vorremmo sollevare polveroni inutili.. », Cami scruta Logan in volto per un attimo. Non impiega molto tempo a decidere, né per altro si pone troppe domande in merito. «Mia?», chiede conferma, ricevendo un sì in risposta. Non conosce bene la ragazza, ma in ogni caso non è un prerequisito essenziale per prestarle aiuto. «Certo. Andiamo adesso? S-sicuro che..», rotea gli occhi, ancora una volta in ansia. C'è anche Margaret che è bravissima. Anche lei non farebbe domande. Cioè, non vorrei.. Insomma, non vorrei deludervi se poi.. «.. insomma che.. Voglio dire..», Logan la osserva con un'espressione interrogativa in volto. « Non farti paranoie. Andiamo, Mia ci sta aspettando. », quella risposta la rassicura. O forse è soltanto la sicurezza che mostra Logan a infondere in Cami, a sua volta, un briciolo di quella stessa sicurezza. Deglutisce e l'istante successivo sono fuori, nel rigido inverno di Inverness. [...] Forse Cami immaginava che qualcuno avesse avvertito del suo arrivo - o comunque che la sua presenza in quel contesto fosse stata... Concordata? - ma l'espressione di Mia non le comunica esattamente questo. O forse è solo pallida perché... Oh, per tutte le Morgane. La Davis nota istantaneamente la macchia di sangue rappreso sulla ferita alla schiena di Mia, nonostante le bende applicate nel tentativo di frenare l'emorragia. « Puoi fidarti. È molto brava. Mi ha rimesso in sesto un braccio in quattro e quattro otto lo scorso mese. », Cami diventa di nuovo di fuoco. Del colore dei pomodori riposti in una scodella sul piano della cucina. Cerca di inspirare ed espirare lentamente, allo scopo di riprendere la calma e riprendersi dal... Complimento. Non è abituata a riceverne e, in ogni caso, non è abituata a gestire quel tipo di pressione. Quella che si basa sulle... Aspettative. Vorrebbe ringraziare Logan ma, dalle labbra, non riesce - al momento - ad emettere alcun suono, troppo presa com'è a gestire i propri demoni e fantasmi interiori. « Certo.. », a quel punto, ed una volta rimaste sole, Mia inizia il racconto. « Grazie di aver acconsentito a questa bislacca richiesta prima delle feste. Non so se eri in servizio o meno ma in ogni caso.. - si, ecco. Grazie. Vorrei mantenere un po' di discrezione attorno a questa faccenda. È stato solo.. uno spiacevole incidente. Sono un po' maldestra e.. mi sono tagliata. Va beh è Natale.. ed è il primo Natale del mio piccolo, e.. hai capito - non voglio far preoccupare nessuno. Mia madre è un sacco apprensiva. E anche mio marito. Però davvero è una sciocchezza.. », quando prende a definire la ferita una sciocchezza, e Cami ha finalmente modo di valutarla in tutta la sua estensione e profondità, rimosse le bende non senza strappare un sospiro di dolore alla ragazza, solo come ultimo modo per riferisi a quella ferita le sovviene la parola sciocchezza. « È una sciocchezza vero? Cioè a far male, fa male.. però credi che potrebbe non lasciare segni? Tipo che non si vede? », prima di rispondere alla domanda, la Davis si prende qualche minuto. Minuti nel corso dei quali tenta alcuni incantesimi basilari - essendo la prima linea di strategia in questi specifici casi. Chiaramente né l'Epismendo né il Ferula hanno effetto. Questo vuol dire che è una ferita da causa magica. Oppure avremmo già risolto. Non che si aspettasse di ottenere dei risultati, Cami - praticamente chiunque sa come evocare un Epismendo e un Ferula, o quanto meno ottenere un blando effetto da questi incanti. Perché poi, chiaramente, tutto sta nel come vengono eseguiti.
    mm53
    «Posso.. Scusa, Mia, è che.. Per capire meglio quale sia il problema, o.. O comunque per riuscire ad immaginarlo.. Avrei.. Bisogno di un quadro completo.», si porta di fronte alla ragazza e tira fuori un taccuino ed una piuma magica. «Considera che.. Chiaramente io.. Capisco che tu non voglia far sapere a nessuno.. Sono.. Sono affari tuoi. Però.. Non posso aiutarti davvero se non mi dici come ti sei ferita.. Perché.. Insomma, se ti fossi tagliata con un coltello l'avrei... L'avrei già risolta.. O comunque l'avrebbero risolta Logan e l'altra ragazza.. O.. O persino tu stessa..», dà uno sguardo rapido in direzione di Mia. Deglutisce. «Non mi conosci bene, lo so.. Ma.. Cioè, se non.. Se non ti fidi abbastanza da spiegarmi com'è andata, sappi comunque che.. Voglio dire, sono qui in veste di.. Guaritrice, alla fin fine.. E.. C'è il segreto professionale.. Non hai... Neanche bisogno di chiedermi di essere discreta. Lo sarei a prescindere. », si mordicchia ancora una volta le labbra. Prende un respiro profondo. Si alza in piedi, Cami, e si porta alle spalle di Mia. «Adesso proverò a castare un Vulnera Sanentur. E'.. Un incantesimo molto difficile. Però, a differenza degli altri, sulle ferite da causa magica dovrebbe funzionare..», la bacchetta in pugno, la giovane Davis inizia la procedura. Effettivamente, qualche effetto in più rispetto a prima lo ottiene. La ferita sembra chiudersi, l'emorragia è bloccata. Però.. Però è ancora calda al tatto. Ed è ancora rossa tutta l'area di cute circostante. «Mia.. Ti.. Brucia ancora, vero?», un solco profondo scava la fronte di Cami. E' più complicato del previsto. Questo incantesimo di secondo livello di solito funziona. Dovremo tentare altre vie. Questa va bene solo come palliativo.. Vale a dire se l'obiettivo era quello di non far scoprire nulla a nessuno. Ma il bruciore e il dolore vanno trattati curandone la causa... Dobbiamo agire diversamente.
     
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