{CHAPTER III} 1. The Fall - Ministero della Magia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. murphylaw‚
        +4    
     
    .
    Avatar

    fly away ♥

    Group
    Creature Magiche
    Posts
    8,417
    Reputation
    +1,355

    Status
    Anonymes!
    Accadde tutto in una frazione di secondo: un attimo prima, la voce di Hopkins risuonava nella sua mente, avvertendoli che Inverness era già caduta; pochi istanti dopo, al rumore assordante degli incantesimi si aggiunse quello dei vetri infranti e delle grida spaventate degli studenti, mentre una pioggia di frammenti si riversava su chiunque avesse cercato rifugio all’interno di Hogwarts. Da ogni lato, le voci di comando dei soldati della Guarnigione si mischiavano alle urla degli Auror, il rumore ormai assordante degli incantesimi che schiantavano su bersagli inanimati e in carne ed ossa. In quella confusione, Juniper impiegò qualche istante ad accorgersi che un era stata separata da Ava. L’altra Grifondoro non si trovava più al suo fianco e, con il cuore che le batteva all’impazzata, June tentò di farsi largo tra gli studenti che si accalcavano nei pressi del protale, gli occhi chiari che schizzavano da un volto all’altro, alla ricerca di Ava. « Ava! » Tutto ciò che riusciva a vedere erano le espressioni di terrore e panico sul viso degli studenti più giovani, la voce di Jeremiah Longthorne parzialmente soffocata dalle grida della folla. « June! » La voce familiare di Èmile la spinse a voltarsi, le iridi cristalline intente a scrutare attorno a sè fino a quando non individuò la sua chioma ribelle. «Èmi! » Gridò, andandogli incontro. Gli gettò le braccia al collo, in preda ad una profonda sensazione di sollievo. Grazie al cielo. « Stai bene? Non sei ferito, vero? » Si allontanò di scatto, scrutandolo attentamente, le mani pallide che si posavano freneticamente sulle sue braccia. Si concesse un sospiro, nel notare che era fisicamente incolume. « Avanti avanti, non c'è tempo da perdere, attraversate il portale. Vi lascerà a Londra, dove uno dei nostri warlock vi guiderà al sicuro. » No! Dobbiamo rallentare gli Auror, ci serve più tempo. « Aspett- » Prima ancora che la Rosier potesse protestare, si ritrovò ad indietreggiare, spinta all’interno del portale insieme ad Èmile. La sensazione di essere stata strappata dalla battaglia fu talmente repentina da lasciarla in preda ad un insolito smarrimento. D’un tratto, nell’anonimo vicoletto di Londra, tutto sembrava normale – tranquillo, persino pacifico. June tentò di respirare profondamente, il mondo che ancora le vorticava attorno, il ricordo della battaglia che risuonava, ovattato, nelle orecchie. Era visibilmente scossa, con il cuore che batteva spasmodicamente contro la cassa toracica. « Svelti, entrate in quella cabina del telefono e non fatevi notare. Il Ministero è sicuro: ci sta un sacco di gente e riuscirete a confondervi. Tenete il profilo basso e parlate con meno persone possibile, ma rimanete compatti. » Ancora confusa, si voltò in direzione della cabina telefonica che l’uomo aveva indicato, verso cui alcuni studenti avevano iniziato ad accalcarsi. « Siete stati voi. È tutta colpa vostra. Se non aveste invaso Hogwarts... Non sarebbe successo niente... » Allungò una mano in direzione di Èmile, prendendo delicatamente la sua nelle proprie. « Dobbiamo andare, Èmi. Non possiamo fare nulla per ora. » Non possiamo tornare indietro. Soffocò quel pensiero con una punta di amarezza, tentando di apparire incoraggiante mentre un’inifità di emozioni contrastanti si agitavano dentro di lei: rabbia, per l’ennesimo scontro che avrebbe causato morti e feriti tra gli innocenti; paura, per tutti coloro che le erano cari e di cui non aveva notizie; e, forse più di tutto, impotenza per non poter fare nulla per rendersi utile. Si affiancò ad una ragazza bionda, confusa tanto quanto loro. « Branwell. » Cercò di attirare la sua attenzione con delicatezza. La conosceva di vista e, sebbene non potessero certo definirsi amiche, non era la prima volta che si trovava in una situazione precaria in compagnia di Elizabeth Branwell. E se Mun si è fidata di te, allora posso farlo anche io. « Tutto ok? » Le chiese, prima di fare un cenno in direzione della cabina telefonica. Un muto suggerimento. Dobbiamo toglierci dalla strada prima che la nostra presenza venga notata. Entrarono nella cabina telefonica, stringendosi insieme a qualche altro studente a cui June rivolse un sorriso incoraggiante. « Se il Ministero è pieno di gente potremmo mescolarci agli spettatori. Dobbiamo trovare una zona tranquilla, vicina alle uscite. » Potrebbero servirci. Nel pronunciare quelle parole mantenne lo sguardo fisso su quello di Betty. Erano due degli adulti presenti e, in quanto tali, sentiva la responsabilità di tenere al sicuro i più giovani. « Voi avete notizie di Inverness? Sapete se l'hanno evacuata? » La parola Inverness risuonò nella sua testa come una sirena e, istintivamente, June allungò le maniche della giacca a coprirle gli avambracci. Scosse piano il capo, nel momento in cui le porte si aprivano. Non possiamo parlarne ora, non qui. Eppure, nonostante le loro preoccupazioni, nessuno all’interno dell’atrio del Ministero parve far caso alla loro presenza. Seppur non fosse certa di cosa stesse accadendo, le espressioni sul viso dei presenti, unite alle grida degli Indicibili, avevano creato un senso di emergenza palpabile. « Il Prescelto? » Appiattiti accanto ad una colonna, June afferrò il foglio che Èmile aveva raccolto. Lo lesse più volte, confusa. Di che diavolo stanno parlando? Se si trattava dell’ennesima trovata del Ministero della Magia per consolidare il proprio potere, avevano lavorato un po’ troppo di fantasia. Aveva bisogno di capire cosa stesse accadendo, ma doveva farlo con cautela. Si sospinse in avanti, facendosi spazio accanto ad una coppia di streghe che bisbigliavano concitate – e fu in quel momento che lo vide: nel centro del cratere, accanto al Velo della Morte, Eric Donovan – in carne ed ossa - non poteva essere altro che una specie di miracolo o fenomeno magico inspiegabile. Non è possibile. Donovan è morto, hanno trovato il suo corpo sul treno. Istintivamente, si voltò verso Betty, ricordando che la ragazza era presente durante quel fatidico Capodanno. « Non può essere lui. Deve essere un trucco, qualche assurdo ingegno... » Biascicò, sentendo la gola spaventosamente secca mentre, intorno a loro, il silenzio si era fatto quasi assordante. Il suo cuore aveva ripreso a battere all’impazzata, il suo corpo invaso ora da una sensazione assai differente dalla paura suscitata dagli Auror. Si trattava di qualcosa di più profondo, di più sinistro. Una sensazione di inquietudine che le aveva procurato i brividi, tanto da farle acapponare la pelle. « Ma voi non eravate sul treno quando è morto? Non avevate visto il corpo? » June spostò rapidamente lo sguardo sul viso del cugino, annuendo appena. Era pallida, l’espressione greve. Aveva visto il corpo di Eric morto, era stato uno dei momenti più traumatici della sua vita. Ora, vederlo in carne ed ossa, sorridente e apparentemente sano, sembrava qualcosa di surreale. Qualunque cosa stesse accadendo, non era normale - e, se il ragazzo di fronte a cui il Ministro della Magia in persona si era appena inchinato era davvero Eric Donovan, il solo fatto che fosse in vita era in antitesi con la prima legge della magia. Nessun mago è in grado di resuscitare i morti. Restituire la vita è impossibile. Nel frattempo, bisbigli di incredulità, stupore ed ammirazione si sollevarono dalle persone attorno a loro mentre Donovan avanzava in direzione dei detenuti. Istintivamente, si ritirò leggermente nell’ombra accanto ad Èmile nel momento in cui, passando loro accanto, il ragazzo rivolse un saluto a Betty. Come Donovan passò oltre, June allungò una mano in direzione della Tassorrosso, stringedo la sua. « Betty. Ti senti bene? » Le gettò un’occhiata preoccupata, notando che era impallidita. Non che potesse darle torto, lei stessa si sentiva atterrita, in preda ad una sensazione di panico latente ma pronta ad esplodere da un momento all’altro. « Ma siamo sicuri poi che era morto morto per davvero, Donovan? [...] » June afferrò Èmile per il braccio, intimandogli di tacere. « Non so cosa stia succedendo, ma posso assicurarti che Donovan era su quel treno e che non respirava più quando lo ha lasciato. » Strizzò gli occhi, cercando di sopprimere un brivido al ricordo del corpo privo di vita del vecchio giocatore dei Falcons. Lo seguì con lo sguardo mentre liberava Montgomery, il suo volere ossequiosamente assecondato dal Ministro della Magia. Se anche fosse Eric Donovan, perché mai il Ministero vorrebbe inchinarsi ai suoi piedi? « Questa cosa non è normale. È impossibile secondo tutte le leggi della magia. » Sussurrò, guardandosi attorno alla ricerca di qualche volto amico. Vi erano facce conosciute sparpagliate qua e là, ma non si fidava abbastanza di nessuno di loro per chiedere aiuto. « Non credo che dovremmo restare qui. Forse è più saggio andarsene. Possiamo cercare una passaporta e trovare rifugio da qualche altra parte, almeno per ora. Al Roseto, oppure in Francia. » Spostò lo sguardo su Betty ed Èmile, sperando nel loro assenso. Non era da lei scappare in ritirata ma, in quel momento, si ritrovavano abbandonati a loro stessi in territorio nemico, ricercati da mezzo Ministero e in presenza di qualcosa del tutto innaturale. « Credo… credo che dovremmo farci da parte e avvertire chi di dovere. » Bisbigliò, in un implicito riferimento agli warlock. Fu in quel momento che lo sguardo le cadde sul cellulare che il cugino teneva tra le mani. « Non hai per caso il numero di qualcuno che possa essere… uhm, interessato a questa notizia da prima pagina? » Gli domandò, sperando che nel tempo trascorso ad Hogwarts Èmile avesse stretto qualche legame con gli warlock – abbastanza da avere il numero di telefono di uno di loro.


    Interagito con Emi&Betty.
    Junie non sa bene cosa fare, vorrebbe avvertire qualcuno ma non sa come senza farsi beccare. Sta meditando se cercare rifugio altrove.
     
    .
21 replies since 14/9/2023, 13:15   1118 views
  Share  
.