{CHAPTER III} 1. The Fall - Ministero della Magia

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  1. vanitatem
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    « Ma tu guarda chi si rivede. » Nate Douglas sembrava altrettanto sorpreso di vederla; o, per lo meno, così parve quando gli occhi chiari del Serpeverde si soffermarono su di lei. « Io e te dobbiamo farci una chiacchierata quando avrai tempo, Thysen. » Con un leggero moto di nervosismo, Freya si stinse leggermente nelle spalle. « Perché no. Sono certa che la tua agenda sia più piena della mia, ma se ti avanza un po’ di tempo puoi trovarmi alla Testa di Porco. Ti offro una birra. » Accompagnò le parole con un sorriso apparentemente divertito, sebbene non le fosse sfuggita l’implicita ragione contenuta in tale invito. Dubitava fortemente che Nate desiderasse sedersi a prendere un caffè in sua compagnia per il puro piacere di rivangare i bei vecchi tempi: era lampante che si stesse riferendo al peso della sua testimonianza nel processo di Thomas, così come sarebbe stata pronta a scommettere che l’unico motivo per cui Douglas non si era ancora presentato alla sua porta era la riluttanza del giovane Montgomery nell’accettare il suo aiuto. Si sistemò accanto a Fitz, lo sguardo chiaro che si spostava dall’avanzare dell’eclissi agli schermi in cui si agitavano i due vampiri. « Non penso. Non hai sentito? Non siamo autorizzati. Dobbiamo solo assistere. » Quella risposta le strappò un sorriso, una manifestazione di ilarità assai più contenuta di quella che sembrò impossessarsi di Douglas. Fitzwilliam non aveva tutti i torti. Il Ministero aveva fatto le cose in grande, in quell’occasione; a tal punto che il non presentarsi avrebbe potuto essere interpretato come una palese manifestazione di dissenso. « E tu Freya, a che pensi? » La strega si mordicchiò il labbro inferiore, scoccando al Serpeverde un’occhiata in tralice, a metà tra il divertito ed il sarcastico. « Oh, la mia opinione conta poco, Nate. Decisamente meno della vostra. » Concesse, con un piccolo cenno in direzione di Fitz. I miei diritti non sembrano avere lo stesso valore di quelli degli altri maghi. Perchè dovrebbe essere diverso per i miei pensieri? « Ma, se devo essere sincera, trovo che il tutto sia un tantino sopra le righe. » Per non dire che sembra un vero e proprio circo. « Panem et circenses. Se non fosse che rovinare un tale spettacolo astronomico con questioni politiche pecca di cattivo gusto, non trovi? » Seppur si fossero trovati a frequentare feste ed eventi comuni ai tempi di Hogwarts, Freya non ricordava di aver mai trascorso più di qualche minuto in compagnia di Nate. Per lo più, si erano limitati a convenevoli, conversazioni superficiali o commenti circa la serata – ora, tuttavia, il giovane Douglas sembrava aver riscoperto un certo interesse nel punzecchiarla. Immagino che Thomas non abbia nulla a che fare con tutto ciò. Il pensiero di Montgomery si affacciò nella sua mente nello stesso istante in cui Fitzwilliam si inclinò per sussurrare qualcosa a Douglas. In un primo momento, Freya non vi fece troppo caso, gli occhi chiari fissi sull’avanzare dell’Eclissi, ma quando anche il capo di Nate si voltò in direzione della Statua della Fontana dei Magici Fratelli, la Corvonero fece altrettanto, incuriosita da cosa – o chi – avesse richiamato la loro attenzione. Non è possibile. Proprio lì, a soli pochi metri da loro, il suo sguardo si posò su niente meno che Thomas Montgomery in persona. Una sensazione mista di timore e sorpresa le attanagliò lo stomaco in una morsa dolorsa. Come poteva essere lì, in quel momento? Perché mai lo avevano portato fuori da Azkaban? Istintivamente, allungò una mano pallida ad afferrare l’avambraccio di Nathan, le dita sottili artigliate in una presa salda. Normalmente sarebbe stata più discreta ma, in quel momento, non si curò in alcun modo della presenza di Fitz o di ciò che il Corvonero avrebbe potuto pensare. « Tu lo sapevi? » Domandò, la voce bassa e velata di urgenza. Era sicura che non poteva essere una coincidenza. Perché prendersi tanto disturbo per dei detenuti? Non ebbe tempo tuttavia di cercare di mettere insieme i pezzi di un enigma che sembrava diventare sempre più complesso, poiché un rantolo profondo proveniente dalle viscere del Ministero gettò l’intero atrio nel caos. Il pregiato pavimento di marmo tremò e, poche file più avanti, oltre le transenne, una profonda crepa lo sgretolò pezzo dopo pezzo. Agitati, i presenti iniziarono a urlare, le grida sovrastate unicamente dalle parole degli Indicibili. « STA ACCADENDO! LE PROFEZIE SI STANNO COMPIENDO. NON È UNO SCHERZO, NON È UN'ESERCITAZIONE. IL PRESCELTO STA PER USCIRE DAL VELO! » Il Prescelto? « Di che diavolo stanno parlando? » Sbottò, senza ottenere alcuna risposta, afferrando uno dei fogli che piovevano dal cielo. Il Prescelto, un'ombra luminosa, riscatterà il mondo dal suo triste lamentare. Nelle settimane precedenti aveva letto degli strani avvenimenti circa l’Ufficio Misteri e la convocazione dei veggenti ma, nonostante ciò, quelle parole non avevano il minimo senso. La terra si era placata, ma la tensione nell'aria era ancora palpabile mentre tutti attendevano il Prescelto, lo sguardo fisso sul Velo della Morte. E poi accadde. Una mano emerse dal Velo, aggrappandosi alla pietra dell'arco, ed una figura fuoriusciva dal passaggio. Eric Donovan. « Non è possibile. » Fitz fece eco ai suoi pensieri. La tragica morte di Eric Donovan aveva fatto scalpore nel Mondo Magico: per mesi, teorie complottistiche ed omaggi si erano susseguiti sulle prime pagine dei giornali, alimentati dal fatto che l’assassino non fosse mai stato identificato. Ed ora, il ragazzo che tutti avevano pianto troppo presto, si trovava dinanzi a loro. In carne ed ossa. Era un evento che sfidava ogni logica, ogni insegnamento elementare della magia come l’avevano sempre conosciuta. « Mi sento un po' osservato. Ci ho perso l'abitudine. » Il silenzio nella sala era quasi opprimente, spezzato solo dalle parole sussurrate tra gli spettatori, un misto di meraviglia, timore e reverenza. La stessa reverenza con cui Campbell si inginocchiò di fronte al Prescelto, subito imitato dalla maggior parte dei presenti. Nessuno può tornare in vita. Nessuna persona è mai emersa dal Velo, le uniche creature che vi sono passate attraverso sono svanite, intrappolate dall’altra parte. E anche se riemergere fosse possibile… Le conoscenze del Mondo Magico circa il Velo della Morte erano limitate, ma era logico pensare che all’interno vi si nascondesse più di quanto fossero pronti a scoprire. La sensazione di inquietudine, ormai dilagante in una parvenza di panico, si acuì quando Donovan risalì le scale, diretto verso il gruppo proveniente da Azkaban. « Thomas Montgomery? » Istintivamente, Freya strinse spasmodicamente la presa sul braccio di Nate, il cuore che batteva all’impazzata. Aveva lo sguardo fisso su Thomas, senza osare respirare. « Liberatelo per piacere. » Come? La guardia sembrò esitare, ma l'intervento del Ministro della Magia pose fine a ogni resistenza e il rumore delle manette che si aprivano parve rimbombare lungo le colonne e gli ampi soffitti del Ministero. Guardò Thomas, finalmente innocente - finalmente libero. « Non so cosa diavolo stia succedendo ma forse è il caso di capirlo da un'altra parte. » Freya annuì, incapace di proferire parola. Tutto ciò che era accaduto le appariva irreale, quasi intangibile. Impiegò qualche istante a riscuotersi, quando Douglas si rivolse a lei. « Freya? Bisogna recuperare Tom. » La distanza tra loro non era eccessiva, ma non sarebbe stato facile farsi largo tra la folla in sua compagnia senza essere notata. Si alzò, leggermente tremante, sistemando un ciuffo di capelli biondo-argentei che minacciava di sbucare dal cappello. « Non allontanatevi troppo. Potreste doverci coprire le spalle. » Anche se spero ardentemente di no. In quel caso, non andremmo molto lontano. Si fece largo tra la folla come meglio poteva, sgusciando tra i presenti che si prostravano in direzione di Eric Donovan. Raggiunta la fontana, si ritrovò faccia a faccia con una delle guardie di Azkaban che l’aveva scortata lungo i corridoi della prigione, poco tempo prima. L’uomo parve riconoscerla, ma Freya non vi prestò attenzione. « Thomas. » Esclamò, sporgendosi leggermente affinché potesse vederla. Gli occhi chiari erano colmi di preoccupazione, le pupille dilatate fino a rendere l’iride un misero contorno. Nonostante ciò, tentò di nascondere l’incertezza nella voce, sforzandosi di apparire calma. « Tom, dobbiamo andare. I tuoi amici, la tua famiglia… ti stanno aspettando. » Allungò una mano pallida in direzione della sua, le dita sottili che ne sfiorarono il dorso. Deglutì, nervosa. Non le piaceva trovarsi al centro della calca, avvertiva innumerevoli occhi puntati addosso – non su di lei, ma su Thomas, d’improvviso tramutato nel simbolo della grazia del Prescelto. « Dobbiamo andare. Ti va di venire con me? » Richiuse delicatamente le dita attorno alla sua mano. Attese qualche istante e, infine, sfiorò l’interno del palmo con il pollice. Disegnò un cerchio sulla pelle sensibile, attraversato da un nodo. Un gesto che avevano ripetuto spesso in passato, cercando di non farsi notare da occhi indiscreti; un modo per attirare l’attenzione o, semplicemente, comunicare senza bisogno di parole. Fidati di me. Lo tirò leggermente nella sua direzione, cercando di farsi largo tra la folla per raggiungere Fitz e Nate. Dobbiamo andarcene da qui.

    Interagito con Fitz&Nate
    + tentato di recuperare Thomas
     
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21 replies since 14/9/2023, 13:15   1118 views
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