{CHAPTER III} 1. The Fall - Ministero della Magia

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  1. roman candle
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    Non era quella la sede giusta per quel tipo di riflessioni, e più tardi Tom si sarebbe sentito perplesso, se non direttamente un po' imbarazzato, per essersi perso in pensieri così futili ed insulsi in un momento così sconvolgente. Eppure forse aveva senso, quella sua invidia, proprio in virtù della propria distanza dal gruppo – una emotiva oltre che fisica. Una per una vide le teste prima di Fitzwilliam, poi di Nate, e infine di Freya rivolgersi nella sua direzione, tutte comicamente stupite, nonostante alcuni cercassero di dissimularlo più di altri. Era lì di fronte a loro, i polsi legati da un Incarceramus, e per la prima volta dopo tanti anni ricordò quel senso di lontananza, di differenza. Con un angolo della bocca piegato dall'ilarità di quel loro girarsi verso di lui come tessere del domino, riuscì a guardarsi da fuori, e vide la scena per quello che era: quattro ex compagni di scuola la cui adolescenza era stata indissolubilmente intrecciata che adesso stavano ai poli opposti dell'atrio del Ministero della Magia – non si capiva perché, tutti completamente all'oscuro sui meccanismi e ragionamenti politici presenti – chi rinchiuso Azkaban e chi caduto dalle grazie del classe dirigente, brillanti di una luce ormai quasi spenta, risalente ad un'epoca precedente. Dello sfarzo che li avvolgeva prima non c'era più traccia, e quella semplice realizzazione accese come un moto di assurda leggerezza dentro di lui: avevano perso tutto, e adesso erano lì, e non potevano più togliere loro niente. Così quell'invidia per chi godeva ancora del diritto alla libertà si tramutò in qualcos'altro, nella consapevolezza che tra di tutti lui fosse quello a cui era toccata la mano peggiore, che se la fosse cercata volontariamente o meno, e che forse per questo poteva essere il più privilegiato di tutti, perché aveva affrontato la Paura, e ne era uscito dall'altra parte, sebbene ancora formalmente prigioniero. Ognuno ha timori diversi da affrontare nel corso della propria vita, e magari tutti loro avevano dovuto farci i conti, chi in un modo, chi in un altro; ma, Tom ne era certo, a nessuno era andata male quanto a lui, nessuno aveva perso quanto lui. Probabilmente era quella la verità più grande che tutta quella situazione aveva portato a galla: la loro diversità, nel bene e nel male; nella mente di Thomas non esisteva quasi più niente ad accomunarlo a chi a quei livelli non ci era mai
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    sceso, a chi non conosceva quello specifico tipo di bassezza e di umiliazione. Loro fin lì non ci sarebbero mai arrivati, se ne rendeva conto: sarebbero per sempre rimasti legati, se non da altro, dalla consapevolezza che dov'era finito lui non ci si sarebbero mai spinti, che si sarebbero sempre fermati prima, e quella sarebbe rimasta una distanza tra di loro incolmabile, che si sommava a quelle che già erano precedentemente esistite. Freya, forse, era l'unica che poteva immaginare che cosa si provasse. Gli occhi scuri di Thomas si illuminarono quando incontrarono quelli di lei, che parve più vicina di quanto non fosse in realtà. Ne studiò i lineamenti, come non aveva fatto quando se l'era ritrovata di fronte, ad Azkaban, e ne appurò l'indomita bellezza, come aveva fatto tante altre volte prima. Su tutto, si soffermò, fuorché sulla questione più urgente di tutte, troppo sovrastimolato per dare una priorità ai propri pensieri, finché non fu obbligato a farlo, la terra sotto i piedi di tutti loro che cominciò a tremare. La presa della corda attorno ai suoi polsi si fece più stretta. «Ouch» si lamentò inutilmente Thomas, la guardia Auror completamente galvanizzata dalla visione che si svolgeva di fronte a loro. Seguendone lo sguardo, Tom osservò il pavimento aprirsi di fronte a loro, le urla di tutti, ad eccezione di chi era troppo incredulo per produrre un suono. La visione non gli era chiara, ma ciononostante non poté che registrarla: Eric Donovan era appena emerso dalla terra sotto di loro. Tacque, e guardò gli altri detenuti, completamente inebetiti, e così pure la maggior parte delle altre persone, ad eccezione del Ministro della Magia. Le cariche del Ministero sembravano muoversi con timore reverenziale, ma con una certa consapevolezza: era chiaro che tutto questo teatrino fosse stato messo su appositamente per questa... resurrezione? Ma perché il Ministero voleva far risorgere un ex giocatore di Quidditch e perché si riferiva a lui come il Prescelto andava oltre i limiti della comprensione di Thomas – e a quel punto aveva smesso di cercare di capire, il pensiero immediatamente successivo era decodificare se quella fosse una situazione pericolosa per lui. Nate, Fitz, Freya si guardavano, persi esattamente come lui, cosicché Thomas era distratto a guardarli quando il Prescelto si era diretto verso di lui. Aveva sentito l'aria farsi improvvisamente più pesante quando aveva spostato lo sguardo sul corpo di Eric Donovan, leggermente più difficile da respirare. «Thomas Montgomery?» Conosceva Donovan personalmente? Aggrottò a fronte, ammutolito, abituato che fosse qualcun altro a parlare al posto suo. Confuso, guardò l'ex campione avvicinarsi ulteriormente a lui. Non proferì parola, nonostante Eric continuasse a rivolgersi direttamente a lui – gli occhi di tutti puntati su di loro, li sentiva sulla pelle. Quale altra sorte gli sarebbe toccata? «So che non sei colpevole di ciò di cui ti hanno accusato. Stai scontando una pena ingiusta. E questa umiliazione è solo un ulteriore smacco che non meriti» E fin qui siamo d'accordo. Ruotò appena la testa, la coda dell'occhio ferma su una figura che diceva tutte le cose giuste ma che nonostante ciò non smetteva di dargli i brividi. Da così vicino faceva ancora più impressione, il viso di una persona morta, al 100% morta che adesso si muoveva per parlare con lui. Quel «liberatelo per piacere» che seguì poco dopo fu un'allucinazione, ne era sicuro. Il seguente «fate quello che dice» del Ministro della Magia in persona fu la conferma che doveva esserci qualcos'altro dietro, il Ministero sembrava aver fatto di tutto pur di tenerlo dentro; e la pressione crescente che finalmente si allentava dai suoi polsi, dietro la schiena, non fu davvero registrata, le mani che rimasero dov'erano, i pugni chiusi, la mascella serrata. Le tenne lì anche mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, e Eric Donovan gli dava le spalle, e procedeva come se niente fosse, come se non avesse appena cambiato la traiettoria della sua vita dopo tre anni di inferno, e preghiere rivolte a niente e a nessuno, e grida nel vuoto, con tre semplici parole. C'erano voluti meno di cinque minuti affinché Thomas tornasse libero. Quando le lacrime presero a rigargli il viso, scarno e barbuto, le mani di Thomas erano ancora lì, dove dovevano stare da tre anni a quella parte – dove non avrebbero dovuto stare mai più. La seconda cosa che il Prescelto aveva fatto dopo essere tornato dall'aldilà o dovunque si trovasse era stato ridargli la libertà. Il motivo di quel gesto rimase inspiegabile, ma a Thomas non interessava che cosa avesse mosso la mano che l'aveva salvato, e se ci fosse un prezzo da pagare, in quel momento – andando contro ogni istinto di preservazione, ogni impulso calcolatorio. Ci credette: era davvero così semplice. «Thomas». Il capo chino, aspettò qualche secondo prima di alzarlo per guardare Freya. «Tom, dobbiamo andare. I tuoi amici, la tua famiglia… ti stanno aspettando.» Niente di quello che stava dicendo registrò come dotato di significato, alle orecchie del ragazzo, ancora immobile, attendeva gli ordini, di essere strattonato, scortato fuori da lì e di nuovo nella sua cella. La guardò confuso, lo sguardo vacuo, la fronte corrugata. Gli occhi che gli stavano ancora addosso adesso non li sentiva neanche più, nella testa la voce di Donovan che riecheggiava: stai scontando una pena ingiusta, e questa umiliazione è solo un ulteriore smacco che non meriti. «Dobbiamo andare. Ti va di venire con me?» Finalmente mosse una mano, lenta, pesante, e la richiuse attorno a quella sottile e delicata di lei, guardandole unirsi. Quel gesto familiare sembrò aiutarlo a darsi una scossa. Piano, rispose al cerchio che aveva disegnato sul palmo della sua mano con uno identico su quello di lei, più incerto. Si chinò a raccogliere uno dei fogli che riportavano le profezie, un gesto più automatico che non particolarmente calcolato. «Stai col Prescelto? Montgomery? Sei un seguace del Prescelto?» Le voci lo inseguivano dalla folla che circondava lui e Freya mentre cercavano di trovare l'uscita del Ministero, o quantomeno un camino da cui spostarsi. Il trambusto era tale che riuscire a camminare senza spintonare gli altri era praticamente impossibile. «Hai ricevuto la grazia dal Messia! Lui è Grande! È misericordioso!» «Tom! TOM! Emily Smith, Gazzetta del Profeta. Hai una dichiarazione da fare? Vuoi dire qualcosa a tuo padre sulla tua affiliazione a Donovan? Avevate stretto un patto?» Un'espressione disgustata fu tutto ciò che riuscì a dispensare alla giornalista. Completamente dissociato, non si rese neanche conto di star venendo diretto verso i gabinetti. «Smaterializzamoci» propose a voce ben alta, rivolto a Freya, Fitz e Nate, più avanti. Ma dove sarebbero andati? Lui non aveva più una casa, non aveva più niente. «Andiamo via prima possibile, e ai gabinetti c'è una fila infernale, la gente si ammassa.». Guardò Nate, speranzoso che gli venisse in mente un posto dove potessero andarsene per rifugiarsi da tutto quel casino. Non posso più tollerare un altro essere umano a meno di un metro di distanza da me.

    Ce l'abbiamo fatta team, l'abbiamo portata a casa
    Interagito con Nate, Fitz, Freya, Eric (più o meno). He wants to get the fuck out e capire k succ con la gang di scooby doo. Mun, Greg, Percy & la vecchia kasta JOIN USSSS lui sta troppo dissociato per guardarsi attorno
     
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21 replies since 14/9/2023, 13:15   1118 views
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