{CHAPTER III} 1. The Fall - Ministero della Magia

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  1. blue velvet
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    In mezzo alla folla, per un istante, Mun si fermò. Una massa di capelli corvini attirò la sua attenzione. Era inconfondibilmente lei. Sgranò gli occhi e volse lo sguardo verso Percy. « Dammi un attimo. » Approfittandosi dello scompiglio generale, si mosse in mezzo alla massa di persone facendosi spazio furtivamente finché non afferrò il polso di June. Un solo sguardo a Emi e Betty prima di rivolgersi direttamente alla cugina, posando il pollice sulle labbra per farle cenno di rimanere in silenzio e ascoltarla. « Hai notizie di Lily e Jay? » Probabilmente no; ma quella domanda aveva un doppio scopo. Da una parte rivelare la sua identità ai tre volti amici, dall'altra indagare sulla sorte dei figli. Non aveva tempo di chiederle altre informazioni, seppur di domande ne aveva anche troppe. Se Emi era lì, significava solo una cosa: qualcuno stava portando via le persone da Hogwarts, e allora situazione era più complicata di quanto pensasse. « Non ho tempo. Prendete una delle cabine telefoniche e dirigetevi verso la Londra babbana. Il più lontano possibile da qui. Betty ha casa in città. Se vi rifuggiate lì, verrò a cercarvi o manderò qualcuno. » Pausa. « Il prima possibile abbiamo un lavoro da fare e avrò bisogno che voi rimaniate a Londra. » A quel punto guardò la cugina con un'espressione estremamente seria. « Alexandria va sigillata. » Di questo ormai era certa. Casa sua doveva rimanere fuori dai radar di qualunque cosa stesse succedendo al Ministero. « Ora. Uscite adesso. » E quindi spintonò i tre in direzione dell'uscita dell'Atrio, approfittandosi di quel via vai di curiosi che spintonavano le persone nella speranza di poter vedere o toccare il Messia. Poi, mentre si dirigeva assieme a Percy verso l'uscita. L'urlo di una giornalista con al seguito il fotografo di turno, la raggiunse prima che venisse spintonata per seguire Tom. Thomas è libero, ma ora è braccato dagli sciacalli. Si chiese come ci si sentiva a poter tornare a calcare quelle pietre miliari senza doversi preoccupare degli sguardi insistenti degli Auror. Non bene evidentemente. Adesso, per lui, sarebbero arrivati altri problemi. «Tom! TOM! Emily Smith, Gazzetta del Profeta. Hai una dichiarazione da fare? Vuoi dire qualcosa a tuo padre sulla tua affiliazione a Donovan? Avevate stretto un patto?» Fosse stata al posto del giovane Montgomery, avrebbe risposto in maniera estremamente acida. Lapidaria, persino. Ma Mun non era in condizione di fare nulla, allo stato attuale, se non vivere nella sua parte - quella di una strega qualunque, trovatasi lì perché come ogni altra pecora del Regno Unito, quello era il posto in cui doveva essere. E a proposito della pecorella le cui sembianze aveva sottratto, Mun si ritrovò di colpo a guardare l'orologio al polso. Lo aveva importato affinché le mostrasse ogni quanto doveva ingerire la Polisucco. Mancava poco. Meglio correre ai ripari, specialmente perché, stava già iniziando a sentire quel leggero formicolio tipico dei momenti precedenti alla dissoluzione degli effetti della pozione. Mise mano alla tasca della giacca, sgranando di colpo gli occhi. Cazzo. Nei suoi occhi il terrore; uno che andava al di là della visione di un morto che cammina e dei suoi miracoli. Tastò entrambe le tasche, rovistò nella borsa, ma niente. La Polisucco non c'era. Non poteva averla semplicemente persa. Non era umanamente possibile che di tutte le cose, aveva lasciato incustodita l'unica ancora di salvezza che aveva. Si guardò attorno, osservando il gruppo di giornalisti che si allontanavano con al seguito diversi maghi che urlavano contro Thomas, per poi voltarsi impanicata nella direzione di persi. « La Polisucco. Non ce l'ho più. » Parlava a voce bassa, ma il panico che provava, era evidente. Non poteva nasconderlo. Più si agitava più sentiva quel formicolio strisciarle sotto la pelle. « Il mio tempo sta per scadere. Ho meno di dieci minuti prima di.. » Prima di essere completamente spacciata. Non c'era alcuna speranza affinché potesse uscire da lì dentro senza che nessuno facesse caso a lei. Era sola. E anche nella remota ipotesi in cui Percy avesse deciso di tenderle una mano, erano comunque soli. Soli contro un'orda di Auror e maghi incantanti da Minerva. La stessa Minerva contro cui Mun si era scagliata pubblicamente poco più di un anno fa rendendo la sua presenza a Londra impensabile. A tutto ciò si aggiunse quel lieve vociare che sembrò riempire le bocche di diversi maghi attorno a loro. Harry Potter è morto. « Hai sentito? Harry Potter - me l'ha detto or ora mio cugino che sta a Hogwarts.. brutta storia - » Strinse i denti, e osservò Percy con un'espressione quanto mai persa. Non è possibile. Deve esserci un errore. Al solo pensiero, si rese conto che doveva trovarsi ovunque tranne che lì. Doveva tornare dalla sua famiglia. Accertarsi che Albus stesse bene, che i suoi bambini fossero al sicuro, e che casa sua era ancora al sicuro.


    Interagito con June, Betty, Emi e Percy. Nominato il povero Thomas.



     
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