{CHAPTER III} 1. The Fall - Hogwarts

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    Il 14 ottobre alle ore 10 è un sabato solleggiato, apparentemente tranquillo. Nulla sembra muoversi nella ridente cittadina di Hogsmeade e a Hogwarts. I corridoi del castello pullulano di studenti intenti a dirigersi verso le aule studio o in cerca di un angolino in cui condividere qualche chiacchiera coi propri compagni. Le lezioni di Combattimento che si tengono ogni settimana nell'weekend al Campo di Quidditch per i più piccoli sono state annullate, e anche tutti gli allenamenti delle squadre di Quidditch sono stati repentinamente spostati con un avviso in bacheca dal Preside Cooper in presona. Tuttavia, nulla sembra muoversi, né il solito via vai sembra interrompersi di fronte a quei piccoli ma significativi spostamenti. Semmai, il clima tra gli studenti appare disteso e allegro. « Va beh raga, Burrobirra a Hogsmeade? » « Peccato che il Toyland è chiuso. E' da un sacco che non ci andiamo. » Sono le voci di alcuni Grifondoro dell'ultimo anno a saettare nell'aria carica. Alcune in mezzo a tante che fanno discorsi non dissimili - discorso da ragazzi. Il più alto tra loro, probabilmente il capobranco, riceve l'approvazione dei propri amici, e insieme si dirigono verso l'entrata principale del castello, intenti a cercare sul fondo dei propri zaini, un pezzo di pergamena pulita e una piuma non scarica, per redigere velocemente i permessi di uscita per il villaggio. Ma mentre calpestano i primi fili d'erba, lo sguardo fisso di un ragazzino addobbato dai colori di Salazar li porta a sollevare lo sguardo verso l'alto. Centinaia di fuocherelli blu notte spingono e si scontrano contro le difese di Hogwarts, sgretolando pezzo per pezzo le tracce della magia secolare che warlock e lycan hanno messo su per proteggere la scuola dalle insidie. « Ma che diavolo sta succedendo. Per Merlino, ma che roba è? » I fuochi fatui non sono certo nuovi agli studenti. Li vedono costantemente da quando i lycan hanno occupato il castello. Quelli, tuttavia, sono diversi, oscuri, sinistri. A Hogsmeade la situazione non è diversa, come non è diversa in ogni angolo del libero Stato di Inverness. Qui, tuttavia, tra Hogsmeade e Hogwarts, i fuocherelli se ne stanno ben lontani dalle abitazioni delle persone, e sembrano essere completamente disinteressati dalla presenza dei maghi, distruggendo solo ogni traccia della presenza dei lycan. Il Quartier Generale della Guarnigione, poco fuori Hogsmeade, brucia, il centro di Addestramento di Hogsmeade crolla su stesso, i campi coltivati appassiscono, i magazzini di provviste a Est del castello ardono. Così, poco oltre le 10 la voce di Byron Cooper risuona ovunque nel villaggio, nel castello e sui domini di Hogwarts. « A tutti gli abitanti di Hogmeade e Hogwarts, ripeto a tutti gli abitanti di Hogsmeade e Hogwarts. Siete pregati di recarvi il prima possibile al castello. Seguite le istruzioni della Brigata Aerea e della Guarnigione. Consigliamo caldamente di restare al chiuso e utilizzare i passaggi presenti a Hogsmeade per raggiungere il castello. Se vi trovate in una zona troppo lontana da quest'ultimi, vi consigliamo di cercare al più presto un membro del Corpo di Sicurezza. Per istruzioni ed emergenze squadre permanenti rimarranno a disposizione di tutti a Toyland, nella piazza degli studentati e al Parco della Liberazione. » Pausa. « Luogo di raccolta: Sala Grande e il Salone d'Ingresso. Massima prudenza. » Con quella finale raccomandazione la voce di Byron Cooper si dileguò. Gli abitandi di Hogsmeade assistono così all'entrata in campo della Guarnigione, capitanati da Harry Potter in persona mentre le scope della Brigata Aerea, sfrecciano nel cielo sinistro a meno di due ore dall'Eclissi, lanciando patronus per scacciare i fuochi fatui corrotti. Casa per casa, stanza per stanza, la Guarnigione prosegue verso Hogwarts, evacuando tutti gli abitanti per portarli al castello, in attesa dell'intervento degli warlock. « IO NON MI MUOVO. GIOVANOTTO, MI LASCI ANDARE. » La voce di un'anziana signora si leva sulle strade di Hogsmeade. « NON VADO DA NESSUNA PARTE. » « Signora la prego, non è sicuro restare qui. » Ma come lei, sono diverse le persone che non desiderano lasciare le proprie abitazioni. Che sarà mai? E così, la Guarnigione è costretta a separarsi. Una parte dirige e accompagna gli abitanti di Hogsmeade e gli studenti verso il castello, un'altra è costretta a rimanere nel villaggio, in caso di attacco. « Evitiamo quanto accaduto a Inverness. Mantenete le posizioni fino a nuovo ordine. La sicurezza delle persone ha massima priorità. » Ma anche con il cielo in tempestato dalla presenza dei fuochi fatui, nulla sembra muoversi, nessuno è in pericolo, i fuochi fatui non badano a loro.

    I primi fuochi fatui corrotti hanno iniziato ad attaccare le difese di Hogwarts e Hogsmeade attorno alle 9 del mattino. Da quel momento, diversi punti strategici messi in piedi dai lycan sono caduti, ma nulla è accaduto al villaggio, al campus e al castello. Nonostante ciò, alla luce di quanto è già in corso a Inverness, e di cui non si hanno notizie certe, tutti gli abitanti vengono indirizzati verso il castello dove una squadra di warlock è già al lavoro per l'evacuazione tramite portali. Vi ricordiamo che la smaterializzazione sui domini di Hogwarts non è consentita, perciò sarà necessario raggiungere l'obiettivo (Sala Grande, Salone d'Ingresso e dintorni) in maniere alternative. A piedi, sulle scope, attraverso i passaggi segreti oppure con l'aiuto della squadre della Guarnigione che vi scorteranno all'entrata del castello. Potete partire da dove preferite, prendendo in considerazione che la guarnigione tenterà di indirizzarvi sempre verso la safe zone del castello.
    Scadenza 1° turno: 21 settembre
    Durante un turno potete fare quanti post preferite. Qualora fosse necessario, il master interverrà anche prima. Se la partecipazione dovesse essere molto positiva, la scadenza del turno potrebbe essere anticipata.



     
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    Quando sei all'ultimo anno del College, tutto ciò a cui pensi è come conciliare vita personale e gli ultimi sgoccioli della carriera universitaria. Aggiungici anche che hai un fratello rimasto temporaneamente senza supervisione e l'altro sull'orlo di una crisi identitaria, e la ricetta dell'insuccesso è assicurata. La sera prima, Lily l'aveva passata a Inverness con James e Albus a casa del secondo. Da quando Mun aveva lasciato temporaneamente il nido, la rossa si era sentita in dovere di passare più tempo possibile col fratello, non solo per aiutarlo, ma anche perché immaginava non se la passasse benissimo. Mun e Albus erano insperabili, e quel breve viaggio a Londra della mora lo teneva sicuramente sulle spine. Mun era in grado di cavarsela; lì, a Londra, poi, avrebbe contato sull'appoggio di Vicky e di tutto il resto della loro rete. Era tutto fuorché scoperta. Conoscendo, tuttavia, Albus, non sarebbe comunque bastato. E così aveva organizzato una cenetta. Aveva giocato con i piccoli di casa, e infine si era seduta in veranda assieme ai fratelli rammentando i bei vecchi tempi. Forse serviva a tutti e tre una serata così. La mattina si era svegliata con la testa un po' pesante, ma ciò non le aveva impedito di mandare a Siri tutte le foto dei piccoli di casa commentando i video sulle tecniche di difesa che Jay stava imparando al corso di difesa. « Inutile che rosichi. Potresti anche tornare a casa di tanto in tanto, sai? Tra un po' Jay ti supera in altezza. » Non importava quanto fossero distanti, Lily e i fratelli trovavano sempre un modo per restare immutevoli. Il loro legame forte come se vivessero tutti sotto lo stesso tetto e litigassero su chi deve sistemare i giochi prima di andare a dormire. Nonostante la mattinata lenta, Lily trova il modo di uscire dalla propria stanza allo studentato Grifondoro e dirigersi verso le aule studio adiacenti alla biblioteca. A breve avrà un colloquio con quello che spera possa diventare il suo relatore e non vuole sfigurare. Ha tutto sotto controllo. Sta studiando. Lo convincerà. Diventerà la prima a completare gli studi con una media perfetta. Infatti, non appena mette piede in biblioteca saluta Eliphas con un veloce cenno del capo facendogli l'occhiolino per poi andare a sedersi al solito posto. Mentre i posti in biblioteca iniziano a riempiersi, Lily sembra estraniarsi completamente. Non sono neanche le nove del mattino, ma la rossa ha già concluso gran parte del capitolo lasciato a metà il giorno prima. Si prende quindi qualche momento per rispondere a qualche messaggio, insistendo con una certa meschinità a mandare un messaggio dopo l'altro ai fratelli che non le rispondono più da quando ha lasciato Inverness la sera prima. "Ho capito che abbiamo bevuto qualche birra, ma manco così tanto. JAMES - SVEGLIATI!!!!! Devi lavorare!!!!" Messaggi analoghi finiscono sulla chat con il mezzano della famiglia senza risposta alcuna. Di colpo però, scosta lo sguardo dal proprio telefono quando la giovane seduta al suo fianco le dà una veloce gomitata facendola trasalire. Le indica quindi il bancone della biblioteca dove suo padre è fermo a scambiarsi qualche parola con il bibliotecario. Il brusio che si alza tra i banchi le è ormai noto. È la stessa reazione di sempre. Quando il Prescelto entra in una stanza il mormorio di sottofondo lo accompagna sempre. Attende silenziosamente che concluda la conversazione, prima di alzarsi e raggiungerlo in corridoio correndogli dietro. « Ehi! Come mai da queste parti? » La prima reazione della rossa era ovviamente il panico. Non aveva mai espresso apertamente i suoi interessi nei confronti degli warlock. E se Harry lo avesse scoperto? Se non approvava? Il volto del padre sembra tuttavia ammorbidirsi di colpo. Si volta verso la minore di casa e le posa entrambe le mani sulle spalle. « Tesoro, grazie al cielo sei qui. » No. Non si tratta di questo. Raramente le capita di vederlo così. Preoccupato. Pensieroso. « Sono di corsa quindi non posso parlare, però stiamo avendo dei seri problemi. Inverness è sotto assedio e Hogwarts è altrettanto a rischio. Ascoltami molto attentamente. Qualunque cosa tu faccia, resta nel castello e aiuta i tuoi compagni. Ma - niente - mosse - avventante. Intesi? » Inverness è sotto assedio? « No, aspetta un attimo pa'! James e Albus sono a Inverness. Con Lily e Jay. Vado da loro.. » « Non se ne parla, Lily! Non ti azzardare. James e Albus seguono un'altra logistica. Resta qui. » Proprio in quel momento, la voce del Preside risuonò lungo tutti i corridoi. « A tutti gli abitanti di Hogmeade e Hogwarts, ripeto a tutti gli abitanti di Hogsmeade e Hogwarts. Siete pregati di recarvi il prima possibile al castello. Seguite le istruzioni della Brigata Aerea e della Guarnigione. Consigliamo caldamente di restare al chiuso e utilizzare i passaggi presenti a Hogsmeade per raggiungere il castello. Se vi trovate in una zona troppo lontana da quest'ultimi, vi consigliamo di cercare al più presto un membro del Corpo di Sicurezza. Per istruzioni ed emergenze squadre permanenti rimarranno a disposizione di tutti a Toyland, nella piazza degli studentati e al Parco della Liberazione. Luogo di raccolta: Sala Grande e il Salone d'Ingresso. Massima prudenza. » A quel punto Harry scuote la testa. « Devo andare. Ci vediamo dopo. Resta al chiuso, mi raccomando. » E così mentre osserva il padre dirigersi verso l'uscita del corridoio, non può fare a meno di notare piccoli bagliori fuori dalla finestra. Resta letteralmente a bocca aperta.
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    « Ma in che senso.. » Un commento tra se e se mentre rientra in biblioteca intercettando immediatamente Eliphas. « Che cosa ti ha detto? Che cos'è questa roba? » Scuote la testa soffiando pesantemente. « Mi ha detto che Inverness è sotto assedio. Che cosa significa di preciso? E cosa sono quelle cose che premono contro le difese? » Tantissime domande; domande a cui Eliphas doveva essere tutto fuorché nuovo. Lily aveva l'abitudine di tempestarlo di domande a raffica senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. Solo allora viene colpita da una consapevolezza improvvisa. Qualcosa di cui si era scordata e che sembra sufficiente a far scatenare una reazione veemente. « Accidenti! Rose aveva il turno al recinto degli animali nella Foresta. » Un recinto messo su per tenere al sicuro eventuali animaletti rimasti feriti in attesa che potessero tornare in libertà. Non erano propriamente animali domestici, o adatti a diventare tali, così, li curavano per poi liberarli nuovamente. A giudicare da quello che sta succedendo la Foresta Proibita è l'ultimo posto in cui una persona dovrebbe trovarsi. « È da sola! È se non torna? Se ci va lo stesso? » Rose era ostinata e non si sarebbe sottratta dal suo dovere nemmeno se ci fosse in corso l'Apocalisse. « Vado a prenderla. Cioè la riporto al castello subito. Non dirlo a papà se lo vedi. » E infatti, senza aggiungere altro richiamò a sé le proprie cose con un accio, rimettendo nello zaino i suoi appunti. « Torno presto. » Ma proprio mentre è sul punto di lasciare la biblioteca va a sbattere contro qualcuno in maniera talmente violenta da perdere l'equilibrio. « VUOI GUARDARE DOVE METTI I PIEDI? SIAMO NEL BEL MEZZO DI UN'EMERGENZA. » Forse urlarlo nel bel mezzo della biblioteca non è stato il massimo. Non a caso si morde il labbro inferiore e abbassa lo sguardo.

    Nominati Albus e James.
    Interagito con Eliphas e sbattuto contro qualcuno. Fatto sapere a tutti i presenti che la situa è proprio top top top.



     
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    Serpeverde
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    Christina Fernandez si trovava nella Sala Comune di Serpeverde, concentrata sulla pulizia delle sue preziose gemme, quando un'ombra di terrore incominciò a diffondersi in lei come una morsa. Le candele tremolarono, e l'aria si fece densa, opprimente. Un senso di oscurità sconosciuta sembrava insinuarsi nell'atmosfera, avvolgendola e facendola tremare. Le gemme scivolarono dalle sue mani, rotolando sul pavimento con un tintinnio sinistro. Il suo cuore batté velocemente, e le mani le tremavano incontrollabilmente. Era terrorizzata, eppure non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo. In preda al panico, Christina si unì agli altri studenti di Serpeverde, che si stavano radunando al centro della Sala Comune. La tensione nell'aria era palpabile, e la confusione regnava sovrana. Alcuni studenti urlavano dal terrore, mentre altri cercavano rifugio gli uni negli altri in cerca di conforto. Il Preside Cooper intervenne attraverso le campane magiche all'interno della Sala Comune, ma la sua voce sembrava distante e incomprensibile per Christina, che lottava per contenere la paura che la stava soffocando. « DOBBIAMO STARE AL SICURO! » urlò Christina, cercando disperatamente di farsi sentire sopra il caos. « NON SO COSA STA SUCCEDENDO, MA DOBBIAMO STARE AL SICURO! » La sua voce si perse tra le grida e le suppliche degli altri studenti, ma almeno aveva attirato l'attenzione di alcuni dei suoi compagni di casa. In cerca di conforto e determinata a non restare sola, Christina prese il braccio di qualcuno tra la folla, stringendolo con forza. Christina si aggrappò al braccio dell'ignoto, il cuore battendole forsennatamente nel petto. « Cosa sta succedendo? » sussurrò confusa, cercando di trovare qualche spiegazione a tutto questo caos. Continuavano a muoversi con il flusso di studenti, seguendo le indicazioni del Preside Cooper, ma l'incertezza aleggiava nell'aria come un mistero irrisolto.
    Christina avanzava attraverso i corridoi di Hogwarts, aggrappandosi al braccio della persona che aveva scelto come sua ancora di salvezza. Mentre camminava, le sue dita sfiorarono la pietra preziosa che pendeva dal suo collo. Era un delicato pendente con una ametista incastonata al centro. L'ametista aveva sempre avuto un effetto calmante su Christina. Era una pietra associata alla tranquillità e alla protezione, e in quel momento di caos e incertezza, le conferiva un senso di serenità. Era come se la pietra le ricordasse di mantenere la calma e la fiducia. Con la pietra tra le dita, Christina si sforzò di concentrarsi sulle istruzioni del Preside Cooper e di non cedere al panico che circondava tutti. Il flusso di studenti li portò alla Sala Grande, dove molti altri erano già radunati. La pietra preziosa al suo collo continuava a emanare la sua energia rassicurante, e Christina si prese un istante per respirare profondamente e cercare di trovare un senso in tutto questo mistero. Cosa stava accadendo a Hogwarts e perché? Era una domanda che tormentava la mente di tutti, ma in quel momento, doveva concentrarsi sulla sopravvivenza e sulla sicurezza.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Tina si trova dentro al castello. Ha urlato come una pazza e si è arpionata al braccio di qualcuno a caso mentre si dirige verso la sala grande
     
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    Corvonero
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    Once, I had an empire in a golden age
    I was held up so high, I used to be great
    they used to cheer when they saw my face
    now, I fear I have fallen from grace.
    And I feel like my castle's crumbling down
    and I watch all my bridges burn to the ground
    and you don't want to know me
    I will just let you down.
    My castle's crumbling down


    « Sonorus! Il nuovo giornalino di Hogwarts è finalmente disponibile, e questa volta in carta riciclata! Prendete qui la vostra copia! » In piedi su una sediolina traballante posizionata al centro del cortile, Alena teneva una bacchetta puntata alla gola per farsi sentire da più studenti possibile, grazie all'incanto di amplificazione. « In regalo con questo numero trovate dei coupon per una manicure elfica a Hogsmeade! Non perdetelo! » Gli occhi nocciola della Corvonero rincorsero pieni di speranza un gruppo di Grifondoro che passava lì vicino. « Prego, prendete pure! Non siate timidi! » li invitò, accennando alla pila di giornali sul banchetto ai suoi piedi. Il gruppetto la guardò, rise, e passò avanti con palese disinteresse. Alena sbuffò mentre li guardava allontanarsi; lo sguardo virò poi sui giornali ancora perfettamente allineati ed intonsi, accanto ad un piattino di cupcake che aveva preparato per l'occasione, e che per qualche ragione nessuno aveva ancora voluto assaggiare. Perlustrò le facce dei suoi compagni di redazione - quelli che si erano degnati di presentarsi - e le parve di cogliere nei loro volti la stessa frustrazione che iniziava a sentire addosso. Scese dalla sedia con un tonfo rumoroso, improvvisamente sopraffatta da un misto di rabbia e delusione. Si era immaginata il lancio del giornalino come un evento epico, con una lunga fila di persone che sgomitavano davanti al loro banchetto per accaparrarsene una copia. E invece erano tutte lì, sistemate in una torre perfettamente allineata. Era possibile che il giornalino stesse già fallendo, ancor prima di essere stato rilanciato?
    « Non esiste » disse ad un tratto, decisa, a tutti e a nessuno in particolare. Con uno scatto si allungò verso il banchetto e prese con sé una manciata di copie. « Sonorus! Il nuovo giornalino di Hogwarts, ecco per te una copia! » « Tieni, prendi, questa è tua! » « Il nuovo giornalino, seguiteci anche su Wiztagram. » « C'è un'intervista interessantissima a Valerius Sanguine, secondo me ti può essere utile per quel compito di Storia della Magia. » Cominciò con un giro del cortile: ad ogni studente che intercettava, metteva in mano una copia, volente o nolente che fosse. « Hanno solo bisogno di essere incoraggiati un pochino. » commentò, convinta, tra sé e sé, mentre tornava alla postazione per recuperare altre copie da distribuire. Dopo tutto, l'informazione è un diritto ma anche un dovere. In quanto neo-Caposcuola (e quindi di fatto ormai una figura di riferimento anche per i suoi compagni di redazione) sentiva il compito di tenere alto il morale della squadra, e non darsi per vinta alle prime difficoltà. Dopo tanti mesi di silenzio, d'altronde, era normale che l'attenzione sul giornalino non sarebbe tornata subito alle stelle: dovevano ricominciare, ricostruire tutto da capo. Certo, sarebbe tutto più semplice se avessimo qui anche il Caporedattore. Diede una rapida occhiata allo schermo del cellulare: nessuna chiamata persa, né messaggi di scuse. Scocciata, fece partire la chiamata e portò il telefono all'orecchio. « Otis? Che fine hai fatto? Sei in ritardo » urlò, quando dall'altra parte sentì una voce rispondere alla chiamata, a cui però non diede il tempo di replicare. « No ZITTO! Guarda, non me ne frega niente delle tue scuse. Io non capisco veramente che razza di Caporedattore lascia il suo team da solo il giorno dell'uscita del primo numero di un giornale. NON MI IMPORTA DOVE SEI OTIS! DOVEVI STARE QUA, ACCIDENTI! » Era furente, e aver parlato al Tassorosso non faceva altro che fomentare ulteriormente quella rabbia. Dov'erano finite la serietà e la professionalità? « Io qui sto cominciando a distribuire le copie senza di te. Non possiamo aspettare. Così la prossima volta impari a prenderti le tue sacrosante responsabilità. » Stava per concludere la chiamata con quelle parole, ma qualcos'altro la distrasse. Era la voce di Cooper. « A tutti gli abitanti di Hogmeade e Hogwarts, ripeto a tutti gli abitanti di Hogsmeade e Hogwarts. » Cosa? Ripose il cellulare nella tasca dei jeans, senza nemmeno preoccuparsi di chiudere la chiamata, completamente assorta dall'ascolto di quel messaggio. Che stava succedendo? Cercò di interpretare al meglio le parole del Preside, ma continuava a non capire. D'improvviso intorno a lei fu come se qualcuno avesse premuto il tasto forward: i passi rilassati divennero corsa forsennata, le risate erano ora urla, la tranquillità di quella mattina si trasformò in frenesia.
    Tutto si muoveva velocemente, e l'unico elementare concetto che Alena riuscì a carpire fu: pericolo. Doveva muoversi. Con un mucchio di giornali ancora sotto braccio, iniziò a dirigersi a passo spedito verso la Sala Grande, tra la calca degli studenti che s'inspessiva. « Permesso - permesso, fate passare! » cercò di farsi strada tra l'ingorgo che si affollava intorno all'entrata della Sala Grande. « Fatemi passar-ahio! SONO CAPOSCUOLA! FATEMI PASSARE! » Se c'era qualcuno, in quel posto, che aveva il diritto di sapere cosa stesse succedendo, era lei. Nel suo ruolo rientrava anche l'ordine scolastico: sapeva che in queste situazioni sarebbe diventata un esempio di condotta per i suoi compagni, e avrebbe dovuto mantenere la calma. « CAMMINATE IN FILE ORDINATE! MANTENETE LA CALMA! VA TUTTO BENE! » Va tutto bene? Una volta dentro la Sala Grande, gli occhi corsero verso il tavolo dei professori: del Preside nessuna traccia - solo alcuni insegnanti, insieme a quelli che riconobbe essere dei membri del Corpo di Sicurezza dei Ribelli. « Séline! Hai visto Séline? » cominciò a perlustrare le file di studenti, alla ricerca della sua collega Caposcuola. Magari lei aveva avuto occasione di parlare con il Preside e sapeva cosa stesse accadendo. Magari è solo un'esercitazione. « Avete visto per caso Veronica Rigby o Agnes D'arcy voi? » chiese ad un altro gruppo di studenti. Si avvicinò poi alle autorità. « Salve sono la Caposcuola, ci dite cosa sta succedendo? » chiese ad un uomo, sulla trentina, che faceva parte del Corpo di Sicurezza. « Per adesso rimanete qui dentro e non spostatevi. Seguite le nostre indicazioni. » « Ma che cos'è successo??? » rincarò, alzando il tono di voce, ma l'uomo non parve sentirla, distratto da un suo collega. Le fu sufficiente scrutare i volti degli adulti presenti per capire che il pericolo era reale. L'ultima volta che aveva vissuto una vicenda simile, parte di Hogwarts e Hogsmeade erano state distrutte. Non è vero. Non sta succedendo di nuovo. Cominciò ad avvertire un nodo alla gola, e si sentì soffocare. Tirò fuori il cellulare, e solo allora si accorse di non aver mai chiuso la chiamata con Otis: portò il cellulare all'orecchio, ma sentiva solo rumori confusi dall'altra parte. « Otis? OTIS? DOVE SEI? » provò ad urlare, ma per risposta ricevette un tonfo secco, come di un urto violento. La chiamata si interruppe. Alena rimase a fissare lo schermo del telefono con sguardo vitreo, il labbro che iniziava a tremare. Un singolo pensiero riuscì a riportarle un briciolo di lucidità: Fitz. Doveva avvertirlo. Provò a chiamarlo, ma non c'era segnale. Gli scrisse allora un messaggio veloce, nella speranza che lo vedesse quanto prima. Quando alzò lo sguardo, si posò casualmente su Hiroshi Nakamura, uno studente del college che conosceva di vista, intento a parlare con uno dei membri della sicurezza poco distante da lei. « Allora che ti ha detto? » lo braccò, non appena questi si allontanò dalla guardia. « Sai cosa sta succedendo? Quanto tempo ci terranno qua dentro? Ci sono feriti? Perché non hanno voluto dire nulla a noi Caposcuola? »


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Alena era in cortile e stava distribuendo prepotentemente il giornalino a chiunque le capitasse sotto tiro. Se avete pg del giornalino e non sapete dove metterli, ho scritto che un gruppo non specificato della Redazione stava in cortile con lei.
    Nel frattempo ha chiamato Otis, ha sentito la notizia ed è corsa in Sala Grande sgomitando.
    Ha cercato in giro Séline, Ronnie e Nessie, poi ha interagito con Hiroshi.


    Edited by wonderstruck‚ - 15/9/2023, 18:10
     
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    « Allora tesoro, dimmi tutto. Che problemi hai in amore? » Uno Shai particolarmente esuberante si sedette al volo sopra uno dei muretti del cortile interno di Hogwarts, dopo aver braccato per due corridoi e mezzo niente di meno che Willy Cavendish. Ottimo nome, esecuzione discutibile. Il collegiale teneva tra le dita un taccuino, che però lasciava tranquillamente riempire ad una piuma d'oca levitante e autoscrivente. « I..in.. a-amore? » Il povero Willy era uno sfigato per definizione. Shai non avrebbe mai parlato della sua dentatura equina per non scadere in un becero bodyshaming, ma sulla sua attitudine remissiva e poco propositiva parlava eccome. Insomma, lo definiva uno sfigato senza troppi problemi. « Eh, amore, lo saprai che cos'è no? Almeno per sentito dire! Sono sotto testata giornalistica, scrivo per il Sonorus che tu a breve dovresti davvero procurarti. » Non era certo una minaccia ma i grandi occhi di Shai si avvicinarono verso quelli di Willy, il cui viso si infiammò di imbarazzo. Avvicinò meglio il taccuino alla piuma d'oca.
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    « Ma forse il problema sta a monte. Amore, perché sei ancora nell'armadio nel 2023? » Dovevano avergli lanciato un Petrificus Totalus perché il povero Cavendish smise di dare segni di vita, rigido come una delle statue del terzo piano. No, le corde vocali sembravano funzionare ancora. « M-ma.. ma io non sono.. gay.. mi piacciono le ragazze! » « Ma certo, ma certo.. a chi non piacciono? » ma non sembrava affatto convinto. « E poi comunque al giorno d'oggi l'eterosessualità è più uno stato mentale, dico bene? Forse è questo il tuo problema, sei troppo fermo nelle tue posizioni. Sei un Capricorno, vero? » Che voglia matta aveva di fargli un giro di carte! Shai aveva sempre avuto una particolare empatia e un Terzo Occhio sviluppato e i tarocchi erano un modo estremamente simpatico per sbirciare nelle vite degli altri. Peccato non avesse mai avuto una vera rivelazione del futuro, una profezia come Merlino comanda. Ma ci stava lavorando. L'idea della posta del cuore era arrivata anche per quello: certo, Shai amava fargli gli affari degli altri e dispensare consigli non richiesti. Con la rubrica al Sonorus non solo i consigli gli sarebbero stati richiesti - un upgrade di non poco conto! - ma avrebbe potuto sfruttare i lettori come cavie che dei simpatici test di affinità, come li chiamava la docente di Divinazione Sociale.

    Neanche nelle sue più fervide mescolate di carte e letture di oroscopo avrebbe immaginato che la giornata avrebbe preso una piega tanto sinistra. I visi di Shai e Willy scattarono all'unisono verso l'alto, seguendo il vociare di numerosi altri studenti. Il cielo sopra Hogwarts era una rete le cui maglie si allargavano in maniera inquietante, al tocco dei fuochi fatui che avevano imparato tutti a conoscere. « M-ma.. che..? » Già, caro il mio sfigatello. A sto giro sono senza parole anch'io. Gli ultimi rimasugli di silenzio vennero riempiti dalle parole del preside che, in filodiffusione, raccomandava loro massima prudenza nel raggiungere luoghi sicuri. No, non aveva l'aria di essere un'esercitazione e se lo era, complimenti al regista per il realismo. Chiuse di scatto il libretto, il novello giornalista, mentre scendeva con un salto dal muretto. « Tu pensa a perché sei single dal 1942 mentre ci mettiamo al sicuro e poi scrivi al Sonorus, ok? Ciao bello, stammi bene. » Forse solo gli studenti più piccoli avrebbero potuto sminuire annunci di quel tipo; i più grandi tra loro, soprattutto nel frangente del College, ricordava ancora la storia del passato recente di Hogwarts. Shai non avrebbe certo ignorato le parole di Cooper. In tal senso, la Sala Grande era senza dubbio il punto di ritrovo più vicino. Si mise in fila insieme a tanti altri studenti, seguendo il cordone dell'autorità di Inverness che faceva loro strada in corridoi conosciuti. Gli studenti erano un fiume la cui corrente era decisa dagli agenti della Città santa. Si guardava intorno, alla ricerca di visi conosciuti che non riusciva a distinguere: un poco più di respiro riuscì ad averlo una volta arrivato nello spazio della Sala, grande abbastanza da non fare effetto sardina. Una voce familiare catturò la sua attenzione e riuscì a dirottarlo verso una faccia conosciuta. Alena Gauthier scriveva insieme a lui nel Sonorus ma, ancor più importante, era stata appena eletta Caposcuola. Se c'era una cosa che Shai aveva imparato nella vita e soprattutto facendo rewatch ossessivi di Mean Girls è che nella caffetteria ci sono tavoli in cui è meglio sedersi rispetto ad altri. Alena stava parlando con un ragazzo che non conosceva ma questo non fermò Shai dall'unirsi ai due. « Stavo per fare uno scoop sensazionale quando è scoppiato il casino! Indovina chi è gay? » L'euforia del ragazzo era in totale contrasto col momento, ma a guardarlo bene negli occhi perfino Shai non era quello di sempre. Qualcosa gli stringeva la bocca dello stomaco, come a tutti gli altri. Era tempo quindi di voltarsi verso lo sconosciuto. « Ci siamo incontrati da qualche parte? Non dirmelo.. al corso di scrittura erotica creativa? » No? « Io sono Shai comunque e.. qui mancano ancora tanti all'appello. » La maschera sorridente che si stava sforzando di tenere su non sarebbe durata a lungo, se non avesse saputo i propri affetti al sicuro.

    Interagito con Alena e Hiroshi
     
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    Quell'anno il giornalino scolastico aveva preso un importante svolta, una direzione del tutto nuova: la grifondoro, nei mesi addietro, aveva preso parte al cambiamento e suggerito quali erano le sue idee in merito al giornalino per renderlo una vera bomba ad orologeria. Era molto fiera della strada che avevano preso ed era stata contenta di aver contribuito al primo numero solo non sarebbe stata a lungo dei loro. Lo aveva accennato ad Alena durante una delle loro ronde notturne ma non aveva mai esposto la cosa in maniera ufficiale. Dopo sei lunghissimi anni al servizio del giornalino, nel aveva messo e dato tutta se stessa, aveva deciso di non farne più parte. Grazie al campus estivo sul quidditch, aveva finalmente capito quale sarebbe stata la strada da seguire: sarebbe diventata una stella nascente del quidditch. Sebbene le dispiacesse lasciare il gruppo e non poter più sapere le notizie in anticipo, non poteva avere ancora il due piedi in una scarpa: era giunto il momento di prendere le redini del suo destino. Lo avrebbe comunicato nei giorni successivi ma nel frattempo, si dedicava agli allenamenti che erano diventati la sua unica fissa. Proprio per questo la decisione del preside Cooper di spostare un allenamento, aveva mandato la grifondoro fuori di testa. È solo un allenamento, direte voi. Certo ed era così ma la Osbourne non riusciva a vederla in nessun altro modo, tanto che aveva deciso di affrontare il preside in un faccia a faccia utilizzando i suoi nuovi poteri di caposcuola. Inutile dire che il preside Cooper non si era mosso di un millimetro dalla sua posizione e aveva invitato la giovane Osbourne a pensare ad altro. «Ti pare che posso mai saltare un allenamento?» Aveva detto alla sua amica Van, quando l'aveva chiamata al telefono per raccontarle di com'era andato quell'incontro. La decisione del preside l'aveva lasciata con l'amaro in bocca è proprio per questo motivo, aveva scelto di recarsi ugualmente al campo di quidditch e svolgere in maniera regolare i suoi allenamenti. Così, il venerdì sera, aveva preso il cellulare in mano e aveva scritto queste parole alla sua amica:

    [23:50] Van domani alle 09:30 ci vediamo davanti al campo di quidditch. A quell'ora non ci sarà nessuno in giro. Spero...
    [23:50] Puntuale eh!❤️

    La mattina di quel sabato, ancora ignara di quello che sarebbe successo verso le dieci, di buon mattino si svegliò e preparò la borsa con gli indumenti e gli oggetti necessari per l'allenamento. Poi corse in sala grande per fare la colazione giusta per assorbire i macro e micro nutrienti necessari ad affrontare un allenamento. Uscita dalla sala grande, iniziò ad incamminarsi verso il campo di quidditch. Non vedeva l'ora di salire sulla sua scopa e liberarsi in volo, quella era una delle sue sensazioni preferite. Quando i suoi piedi si staccavano da terra, provava un profondo senso di libertà e ogni volta i suoi occhi si riempivano di meraviglia quando vedeva il mondo rimpicciolirsi. «Van! Sono qui!» Annunciò la sua presenza alla corvonero e poi le andò in contro. «Allora cos'è questa nuova pozione che stai ideando?» Domandò curiosa, cercando di ficcanasare nello zaino della mulatta. Erano giorni che Van le raccontava di avere un sacco di libri da leggere per cercare quali fossero gli ingredienti adatti per una nuova pozione e Sèline l'ascoltava immaginando scenari durante i quali testavano gli effetti della pozione sulle persone. La grifondoro aveva sempre appoggiato le idee stravaganti di Van in campo pozionistico ed era sempre entusiasta quando dovevano testare qualche nuovo intruglio, anche perché le cavie non erano mai loro due, il che rendeva il tutto più divertente. Il preside Cooper le aveva già punite diverse volte per aver creato scompiglio nei corridoi o durante le lezioni e spesso la grifondoro si domandava perché non era ancora stata espulsa. Una volta entrate nel campo di quidditch, la Osbourne andò negli spogliatoi dove si cambiò mentre lasciò la corvonero libera di dirigersi dove voleva. Una volta cambiata, afferrò la sua scopa che aveva prontamente lasciato negli spogliatoi e iniziò a correre verso l'uscita pronta a mostrare a Van ciò che aveva appreso durante il suo campo estivo. Salì in groppa alla sua fidata scopa, poi si aggrappò saldamente al manico e con uno slancio si librò in volo. Eseguì una capriola e fece un rapido giro di campo, poi si posizionò davanti a Van.

    Erano da poco passate le dieci quando la voce del preside risuonò nell'aria, Sèline si stava esercitando nelle battute mentre la Bennet era ancora alle prese con la sua pozione. Terminato il discorso del preside, si precipitò dalla corvonero e la guardò perplessa. «Che sarà successo?» Le domandò cercando di processare nella sua mente le parole del preside. «Dobbiamo andare via di qui, Van.» Cercò di aiutare la sua amica a sistemare i suoi averi, ignorando completamente il borsone abbandonato a se stesso nello spogliatoio dei grifondoro. Una volta fuori dal campo di quidditch, Sèline volse lo sguardo al cielo è notò una cosa parecchio strana che indicò subito alla sua amica. «Che diamine sono quei così?» Centinaia di fuocherelli blu notte spingono e si scontrano contro le difese di Hogwarts, sgretolando pezzo per pezzo le tracce della magia secolare che warlock e lycan hanno messo su per proteggere la scuola dalle insidie. La preoccupazione si impossessò della grifondoro come stava succedendo anche ad alcuni ragazzi poco distanti dalle due. «Avete sentito il preside? Dovete raggiungere la sala grande, forza!» Era pur sempre un caposcuola e doveva pensare ai suoi compagni, sentiva il peso della responsabilità sulle sue spalle mentre pensava ad Alena che sicuramente era già al castello a dirigere i vari studenti nel punto di ritrovo indicato dal preside. Doveva correre da lei e darle una mano ma al momento, si trovava parecchio lontana dal castello. «Ho paura Van.» Esclamò sottovoce, stringendo la mano della ragazza.

    Interagito con Van❤️


    Edited by -ethereal - 16/9/2023, 14:07
     
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    Sotto il sinistro cielo di metà mattinata, mentre i fuochi fatui danzano ancora nell'aria carica di Hogwarts, un falco bianco scende in volo sopra le teste di Hiroshi, Alena e Shai, gracchiando sonoramente. Le sue ali tagliano l'aria con determinazione, fissando torvo il giovane ex Serpeverde, fino a posarsi sulla spalla di lui. Se Shai l'avesse guardato si sarebbe accorto che le pupille della creatura erano assenti. Sotto gli sguardi increduli dei due ignari spettatori, il falco gracchiò nuovamente contro l'orecchio del giovane veggente mandandolo in un improvviso stato di trance. Se uno tra Alena o Hiroshi avesse solo tentato di interrompere quel momento, lo stesso Shai glielo avrebbe impedito con ogni mezzo possibile. Gli occhi spiritati, come vuoti, lasciavano intendere che il giovane era ormai altrove. Volava sulle ali del falco sopra a una città ridotta in macerie, le cui strade erano completamente riempite di cadaveri. Morti, sangue ed edifici crollati ovunque. Inverness. Inequivocabilmente si tratta della Città-non-più-Santa. Poi un lampo, e le immagini cambiarono diventando via via meno distinguibili. Urla, disperazione e freddo. Il pianto di una donna, l'urlo di un dolore lacerante. E una bara bianca.

    Sotto il buio di mezzogiorno,
    Il Messia camminerà tra i vivi.
    Le ali bianche,
    La vittima innocente,
    La città caduta,
    I tamburi della terra -
    Questi i suoi segnali.

    E così, ogni immagine cessò. E il falco che fino a quel momento si trovava sulla spalla del giovane Serpeverde riprese il volo soffermandosi di fronte agli occhi di lui. « Ogni Profeta sceglie cosa fare del proprio dono. Buona fortuna. » Una voce che nessuno dei presenti avrebbe saputo dire da dove arrivasse. E seppur avessero tentato di rispondervi, non ci sarebbe stato il tempo. Il falco venne istantaneamente colpito da una luce bluastra, che portò la creatura a gracchiare rumorosamente mentre si scontrava contro il muro del castello disintegrandosi all'istante. Altre scie luminose saettarono di fronte ai loro occhi mentre veri e propri duelli si innescavano attorno a loro. Le squadre di Auror, penetrate da Flindrikin dopo aver schiacciato le difese di Inverness, avanzano ora contro la Guarnigione. Una scopa della Brigata Aerea si schianta a terra assieme al suo proprietario, abbattuta dall'incantesimo di uno degli Auror. « Mi chiamo Edward Hopkins; sono il Vice Capo Auror del Quartier Generale di Londra. Siamo qui per salvare Hogwarts dai traditori. Non vogliamo spargimenti di sangue. Agli studenti e collegiali chiediamo di mettersi al riparo. A tutti gli altri: arrendetevi. Inverness è già caduta. » Una tempesta di luci logorante si unì quindi all'operato dei fuochi fatui che facevano crollare pezzo per pezzo le difese di Hogwarts, permettendo così a sempre più maghi provenienti da Londra di smaterializzarsi sui territori di Hogwarts e Hogsmeade. Chiunque non avesse fatto fuoco contro di loro sarebbe stato risparmiato. Tutti gli altri erano il nemico, e in quanto tale avrebbe lasciato Hogwarts; con le buone o le cattive.

    In seguito alla profezia ricevuta da Shai, gli Auror sono penetrati a Hogwarts facendo fuoco contro chiunque risulti ostile. I loro obiettivo è liberare Hogwarts e catturare ogni ribelle e lycan presente sui territori del villaggio e del castello. Chiunque si dimostri ostile agli Auror è considerato un nemico. Gli studenti e collegiali ostili verranno con molta probabilità messi KO se presi dagli Auror, ma non correranno un reale pericolo a meno che non siano loro stessi a ingaggiare combattimento.
    La scadenza del turno rimane fissata al 21 settembre.


     
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    Doveva essere una mattina tranquilla. Con il lancio del giornalino, a cui quell'anno avrebbero partecipato diversi tra gli amici di Ronnie, la giovane Grifondoro aveva promesso che sarebbe stata sul pezzo per aiutarli a distribuire le copie e portare attenzione su quel rebranding in cui tanto si erano impegnati. Fiera di essere senior, infatti, pensava che la sua carica potesse risultare utile anche in questo: nel dar nuova vita allo spirito scolastico e alle attività che rendevano Hogwarts un posto che tutti, anche al di là delle proprie differenze, potevano chiamare casa. Si era dunque svegliata piuttosto presto e di buon umore, chiacchierando allegramente con Nessie riguardo i compiti da svolgere durante la giornata e il modo migliore per portare attenzione sul progetto di Otis e degli altri compagni. « Secondo me potremmo fare un banchetto nella piazza degli studentati. Ci facciamo dare un po' di copie dai ragazzi del giornalino, portiamo una pergamena per raccogliere eventuali adesioni e.. bo, gli parliamo un po' della nuova redazione. Che ne dici? Potremmo anche passare prima da Mielandia e prendere qualche dolciume da regalare a chi prende una copia. » aveva iniziato, tutta pimpante e piena di idee. « Poi condividiamo la locandina nuova e qualche loro post sulle nostre storie. Chissà se i ragazzi hanno fatto anche una mailing list o qualcosa del genere. Sarebbe una buona idea. » Su quella linea continuarono per un po', fin quando non fu il momento di uscire e dirigersi verso Mielandia, dove avrebbero fatto qualche acquisto da portare al banchetto. Tuttavia più si avvicinavano al centro del villaggio e più diventò evidente che quella non sarebbe stata la mattinata tranquilla che si erano prefigurate. « Ma che succede? » Aggrottò la fronte, guardandosi intorno per tentare di capire cosa potesse aver provocato quel via vai più frenetico del solito. Era vero che il college aveva rianimato molto la vita di Hogsmeade, ma di certo non a quel punto. Ma la risposta ai suoi dubbi arrivò più celere del previsto, quando un soldato della guarnigione si avvicinò loro con passo deciso. « Per piacere dirigetevi verso il castello. Stiamo evacuando il villaggio. I punti di ritrovo sono il salone d'ingresso e la sala grande. Se trovate altre persone lungo la strada, cercate di portarle con voi. » Le parole del soldato suonavano come quelle di un messaggio registrato e ripetuto mille volte, meccanico ma fermo. « Cosa sta succedendo? » « È tutto sotto controllo. Mantenete la calma e seguite le istruzioni, per piacere. » Volse lo sguardo a Nessie, visivamente allarmata. Stava succedendo qualcosa? Stavano svolgendo un'esercitazione? Mentre si incamminava dubbiosa al fianco dell'amica, però, il suo sguardo venne catturato da alcuni bagliori rossastri in procinto di attaccarsi alla cupola difensiva di Hogwarts. « E
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    quelli cosa diavolo sono? »
    Man mano che procedevano, seguendo la fiumana di gente diretta al castello, era sempre più palese che qualunque cosa stesse accadendo non era nulla di buono. « GLI AUROR! GLI AUROR STANNO ENTRANDO AL CASTELLO! » una voce, quella, che si levò da poco più avanti rispetto al punto in cui si trovavano loro, scatenando il panico tra i presenti. Chi correva, chi sgomitava, chi cercava di tornare indietro e chi intimava a seguire le istruzioni. « DOBBIAMO TORNARE INDIETRO, HOGWARTS NON È SICURA! » « MANTENETE L'ORDINE E SEGUITE LE ISTRUZIONI! » No, Hogwarts non era sicura. Le difese del castello stavano crollando sotto i loro occhi, mentre il fragore di incantesimi e le urla di chi combatteva per attaccarlo o per difenderlo raggiungevano anche il villaggio, dal quale anche gli ultimi gruppi di soldati stavano ormai lasciando la postazione. Sta succedendo. Ci stanno attaccando. Che fosse solo questione di tempo, questo avrebbero dovuto capirlo tutti, ma di certo non si aspettavano che sarebbe andata così. « Devo trovare la mia famiglia. Mio fratello. Sta ad Hogwarts. » Parlava a scatti, Veronica, volgendo la testa da un lato all'altro per cercare di evitare di essere travolta da chi fuggiva da una parte o dall'altra.

    Interagito con Nessie


     
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    Betty aveva fatto ritorno a casa quando i primi raggi del sole avevano iniziato a rischiarare il cielo; dopo un lungo turno di notte che l'aveva tenuta sempre impegnata. I disordini delle ultime settimane sembravano aver reso le persone più incaute e inclini agli incidenti. Tutto ciò comportava una mole di lavoro maggiore, lavoro che la giovane guaritrice accoglieva sempre con il sorriso. La sua dedizione e la sua compassione facevano la differenza nella vita dei pazienti attorno ai quali gravitava. Gli ultimi turni le erano sembrati senza fine, viaggiava con il pilota automatico inserito e sopravviveva grazie ad ingenti quantità di caffeina. Ora l'attendevano un paio di giorni di stop per recuperare le energie. Aveva sfruttato l'adrenalina della caffeina per sistemare casa, lavare le sue divise e stenderle nel giardino alle spalle del suo cottage. Una volta terminate le varie faccende domestiche si era seduta sul portico, godendosi i raggi di sole di quella mattinata; lasciando che il calore di quest'ultimi le penetrasse la pelle riscaldandola.
    Una piccola luce attirò a sua attenzione, spingendola a stringere gli occhi per osservare meglio. All'inizio pensava fosse un gioco di luce creato da qualche riflesso, ma presto le piccole luci bluastre si moltiplicarono. Si alzò sospettosa, non era strano avvistare dei fuochi fatui in quei territori; ma questi erano diversi, quasi minacciosi nel loro incedere sinistro.
    Passarono sopra la sua casa, quasi a sondarla. Si spostò all'interno di casa, prese il cellulare e provò a chiamare sua sorella. «Rispondi Perv... » Dopo qualche squillo a vuoto partì immediatamente la segreteria. Uscì dalla porta principale e nonostante vivesse nella periferia di Hogsmeade poteva sentire chiaramente le urla di agitazione provenire dal centro del paese.
    Prese la sua tracolla vicino alla porta e uscì di casa, diretta verso quello che sembrava essere il nodo da cui provenivano i tumulti. Più si avvicinava più le era visibile una colonna di fumo nero che si innalzava prepotente verso il cielo. Siamo sotto attacco? Intorno a lei sempre più persone correvano verso la strada che li avrebbe portati alla diramazione per Hogwarts. « Le difese del castello, sono state attaccate! » Urlava un uomo concitato, mentre spingeva la moglie ad aumentare il passo. Dopo aver camminato per qualche minuto fu in grado di vedere l'edificio della guarnigione completamente avvolto dalle fiamme; un'immagina che la spinse a fermarsi di colpo. Erano usciti tutti? Oppure molti erano rimasti intrappolati all'interno dal fumo e dalle fiamme? Fu la voce di Byron Cooper a risvegliarla dalle mille domande che le frullavano per la mente, a darle una risposta ad uno di quei mille quesiti. « A tutti gli abitanti di Hogmeade e Hogwarts, ripeto a tutti gli abitanti di Hogsmeade e Hogwarts. Siete pregati di recarvi il prima possibile al castello. Seguite le istruzioni della Brigata Aerea e della Guarnigione. [...] Luogo di raccolta: Sala Grande e il Salone d'Ingresso. Massima prudenza. » La guarnigione si muoveva rapidamente tra la popolazione, creando un cordone in grado di dirigerli verso Hogwats; cercando di arginare gli isterismi e le paure. Scorse brevemente la figura di Harry Potter che cercava di coordinare e mettere più persone possibile al sicuro. Betty voleva rendersi utile, ma non poteva rimanere in mezzo alla piatta e mettersi ad urlare se ci fosse qualche ferito.
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    Seguì la guarnigione verso Hogwarts, cercando di captare più informazioni possibili. « Evitiamo quanto accaduto a Inverness. Mantenete le posizioni fino a nuovo ordine. La sicurezza delle persone ha massima priorità. » Cos'era successo di così grave ad Inverness? Come molti aveva persone a cui voleva bene che vivevano stabilmente ad Inverness o nei suoi pressi. Erano al sicuro? Anche per loro il luogo di ritrovo era Hogwarts?
    Cercò inutilmente di contattare nuovamente sua sorella, per poi passare ai numeri di Mun e Albus; ma il risultato era sempre lo stesso. Nonostante facesse domande nessuno sembrava in grado di darle una risposta concreta in merito a ciò che era successo ad Inverness. Qualcuno accennava ad un crollo, ogni scenario descritto non sembrava più roseo di quello precedente.
    All'interno di Hogwarts la situazione non era diversa, professori e personale stavano facendo del loro meglio per indirizzare le persone ai punti di ritrovo. C'era chi distribuiva acqua e cibo per alleviare lo shock. Cercò tra la folla volti conosciuti, quello di suo nipote Otis in primis, ma la calca la rendeva un'impresa quasi impossibile. Quando individuò la capo infermiera di Hogwarts non perse tempo. « Signora Bloom... » Le poggiò una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione. «Oh singorina Branwell...» « ...posso essere d'aiuto? » Aiutare era ciò che sapeva fare meglio. Inoltre mettersi al servizio degli altri l'avrebbe aiutata a tener sotto controllo la propria agitazione. « Certo, per ora abbiamo a che fare con qualche slogatura...la gente diventa un po' goffa mentre cerca di scappare...però a breve potrebbero arrivare feriti con situazioni più delicate. » Ovviamente la donna sembrava far riferimento all'incendio che si era scatenato all'edificio della Guarnigione. In casi come questi il triage era fondamentale e permetteva di procedere con ordine senza lasciare nulla al caso. Appoggiò la sua borsa, legò i capelli e si mosse tra i rifugiati aiutando nella distribuzione dell'acqua. « Qualcuno ha bisogno di cure mediche? » Mentre aiutava chiedeva agli studenti se qualcuno avesse visto Otis, ma per ora riceveva semplicemente cenni negativi.

     
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    Sotto il cielo sinistro di metà mattinata, mentre i fuochi fatui danzavano nell'aria sopra di loro, Christina raggiunse finalmente la Sala Grande di Hogwarts. Era stata una corsa frenetica e inquietante attraverso il castello, con la notizia dell'attacco alle difese di Hogwarts che continuava a pesare sulla sua mente. All'interno della Sala Grande, la scena era ancora più caotica di quanto si aspettasse. Gli studenti e il personale erano affollati e agitati, molti con sguardi preoccupati e confusi. Christina cercò di trovare un posto dove potersi sedere e riorganizzare le sue idee. Quando udì le parole di Edward Hopkins, il Vice Capo Auror del Quartier Generale di Londra, le si gelò il sangue nelle vene. Le sue parole erano chiare e taglienti, eppure portavano un messaggio di speranza mescolato con un'avvertenza sinistra. Era qui per salvare Hogwarts dai traditori, diceva, ma il tono autoritario e la fermezza delle sue parole facevano pensare a qualcosa di molto più oscuro. « Inverness è già caduta » aveva dichiarato. Quelle parole avevano risuonato nell'aria come una sentenza di morte. Christina si sentì intrappolata in un vortice di confusione e paura. Non sapeva cosa stesse succedendo davvero, ma aveva il terrore che fosse qualcosa di terribile. Il fatto che chiunque non avesse fatto fuoco contro di loro sarebbe stato risparmiato aveva creato un senso di tensione nell'aria. Guardò intorno, cercando di individuare volti familiari o qualcuno che potesse darle una risposta a ciò che stava accadendo. La sala era piena di studenti, professori e residenti di Hogsmeade, ma sembrava che tutti fossero altrettanto spaesati e preoccupati.
    Non sapeva cosa fare o a chi rivolgersi. Si sentiva come se il mondo che aveva conosciuto fino a quel momento stesse crollando intorno a lei, e le parole di Edward Hopkins avevano fatto sentire il terrore in modo più acuto che mai. Era in cerca di risposte, sperando che qualcuno potesse spiegare cosa stesse accadendo e come avrebbero potuto proteggersi.
    Christina si avvicinò a Betty con passo frettoloso e un'espressione di preoccupazione sul volto. Betty stava lavorando diligentemente, assistendo i feriti e cercando di confortare chi era stato spaventato dagli eventi. Le persone si affollavano intorno a lei, chiedendo aiuto e speranza. La giovane guaritrice
    era al centro di tutto, una fonte di stabilità in mezzo al caos. Tina rivolse un saluto rapido e poi, senza esitazione, le chiese: « Betty, posso chiederti una mano? »
    Christina estrasse con delicatezza alcune gemme da una piccola borsa che portava sempre con sé. Erano pietre preziose dai colori vividi: zaffiri, ametiste e granate. Le posò con cura su un pezzo di stoffa bianca stesa su una tavola vicina. Poi cominciò un rito che aveva appreso da una vecchia pergamena, un rito che chiamava "Il Cerchio delle Gemme Protettive". Era un antico incantesimo di fortuna e protezione, tramandato da generazioni di streghe e maghi. Christina si concentrò profondamente, chiudendo gli occhi per un istante mentre prendeva una profonda boccata d'aria. Le gemme vennero disposte in cerchio, ognuna rappresentante un aspetto diverso della protezione: la saggezza, la forza e la purezza. Christina prese un cristallo di ametista e lo sollevò sopra la testa, pronunciando parole sussurrate di incantesimi. Poi, con gesti lenti ma determinati, mosse il cristallo in senso orario, tracciando un cerchio nell'aria intorno alle gemme. « Questo rito » mormorò Christina con voce tremante, « è per invocare la protezione contro il male e la fortuna in tempi di pericolo. Le gemme rappresentano la luce che allontana le ombre. Sono un simbolo di speranza. » Le mani di Christina si mossero con grazia, come se danzassero con l'energia delle gemme. Con ogni passaggio, recitava incantesimi antichi, chiamando il potere delle pietre a sé. Era un rituale che aveva appreso da sua madre, una strega di talento, e ora lo stava eseguendo con tutto il cuore. Alla fine, Christina aprì gli occhi e guardò Betty con speranza negli occhi. « Betty, per favore, unisciti a me in questo rito. Abbiamo bisogno di ogni possibile fonte di protezione in questo momento. Questo cerchio di gemme può aiutarci a respingere il male e a portarci fortuna. Aiutami a completarlo. Siamo più forti insieme. »



    [spoiler_tag][/spoiler_tag]importunato betty e iniziato un rituale con le gemme per proteggerci tutti dal male e dalla sfiga che ne abbiamo bisogno
     
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    Quando l'allarme improvvisamente squillò ad Hogsmeade, squarciando la tranquillità di un autunnale sabato mattina, Juniper Rosier avvertì un brivido correrle lungo la spina dorsale. Non era certa di cosa si trattasse – paura, incertezza o inquietudine; probabilmente, tutte e tre le cose. La graziosa caffetteria di Hogsmeade in cui si era data appuntamento con Ava venne improvvisamente pervasa da una tensione palpabile. Per un momento il tempo parve quasi fermarsi, fragilmente sospeso in un universo privo di istanti o secondi, e poi accadde tutto insieme: i clienti presenti si alzarono di scatto, strascicando sedie e tavoli, rovesciando le tazze piene di bevande bollenti ed accalcandosi disordinatamente verso l’uscita, in preda alla paura. « Piano, con calma! » La voce di un barista che tentava inutilmente di ristabilire l’ordine la riportò bruscamente alla realtà, alla tazza di caffp fumante che ancora teneva tra le mani ed Ava, seduta di fronte a lei. I loro sguardi si incrociano, gli occhi di June talmente colmi di preoccupazione che l’iride cristallina era ridotta solo ad un lieve contorno. Sta succedendo ancora. Qualunque cosa sia, non è ancora finito. Non finirà mai. Tutto sembrava così tranquillo, solo un istante prima. Ora, invece, l’intera Hogsmeade sembrava essere precipitata nel caos più assoluto. Attraverso le finestre, non troppo lontano dal Campus, nubi di fumo denso e nero si sollevavano verso il cielo mentre a voce del Preside Cooper risuonava nelle loro orecchie attraverso gli annunci magici. « Che diavolo succede? » Domandò, rivolta all’amica, cercando di intuire se la giovane fosse a conoscenza di qualcosa che lei ignorava. Si alzò di scatto dalla sedia, il cuore che batteva più forte contro la cassa toracica mentre l'adrenalina iniziava a scorrerle nelle vene. « Dobbiamo andare al Castello, magari possiamo essere d’aiuto. Gli studenti devono essere terrorizzati. » E chi potrebbe biasimarli? Tutto ciò che era accaduto nel corso dell’ultimo anno aveva spaventato maghi adulti e in grado di proteggersi, figurarsi gli studenti minorenni la cui sicurezza era posta nelle mani degli insegnanti e del Preside di Hogwarts. Le due Grifondoro si precipitarono fuori dal caffè, unendosi al flusso di studenti e abitanti di Hogsmeade che si dirigevano verso il castello di Hogwarts. Attorno a loro, diversi fuochi fatui dal colore insolito si soffermavano in prossimità di specifici edifici, sostandovi finché – in un modo o nell’altro – non ne restavano altro che le macerie. Nel cielo sopra le loro teste, macchiato di fumo e odore di bruciato, diversi membri della Brigata Aerea sfrecciavano qua e là, impartendo istruzioni ed aiutando dove possibile. Gli studenti più giovani attorno a loro sembravano confusi e spaventati, tanto che, scrutando attentamente la folla, June notò un ragazzino inerme, immobile nel flusso di gente che gli cozzava contro, dirigendosi freneticamente nella direzione opposta. « Ava! » Richiamò l’attenzione dell’amica, facendosi largo tra la folla sino a raggiungerlo. Indossava abiti babbani ed aveva gli occhi sbarrati, le pupille color nocciola fisse su un punto imprecisato davanti a loro. « Hey! » Lo richiamò, abbassandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Deglutì, in preda al panico. Era chiaramente spaventato, forse persino sotto shock. « Hey… io sono June, lei è la mia amica Ava. Come ti chiami? » Gli domandò, tentando di utilizzare un tono di voce rassicurante. A dispetto di ciò che stava accadendo attorno a loro, gridargli ordini o trascinarlo bruscamente avrebbe sortito l’effetto contrario a quello desiderato. Il ragazzino sollevò lo sguardo su entrambe, impiegando qualche istante per metterle a fuoco. Doveva essere giovane, al secondo o forse al terzo anno. « Lucas. M-mi chiamo Lucas Rostov. » Balbettò infine, come un coniglietto spaventato. « Piacere di conoscerti, Lucas. Sembra che ci sia una piccola emergenza ad Hogsmeade, dobbiamo rientrare al Castello. Che ne dici di venire con noi? » Il ragazzino esitò un istante ed infine annuì. « Dovevo comprare gli ingredienti per la Pozione Bellosguardo. Il Professore ha detto che mi metterà in punizione se mi mancano i semi di coriandolo. » June gli rivolse un sorriso rassicurante, posandogli una mano sulla spalla. « Sono sicura che non sarà un problema, la dispensa è piena di scorte. Andiamo? » Rivolse un rapido sguardo ad Ava, certa che l’amica avrebbe intuito ciò che le passava per la testa. Lucas era spaventato, forse persino in uno stato di totale negazione, e avrebbero dovuto condurlo al Castello senza farsi prendere dal panico. Che Merlino ci assista. Si scostò di lato, in modo da sistemare il ragazzino tra lei ed Ava, una mano costantemente posata sulla spalla di lui per condurlo in avanti. Mentre attraversavano le strade affollate di Hogsmeade, Juniper poteva vedere gli sguardi preoccupati degli altri abitanti, gli studenti impauriti che cercavano di raggiungere il castello in ogni modo possibile. Regnava un’agitazione generale, tanto che alcune persone erano riluttanti ad abbandonare le proprie case, ma era chiaro che la situazione richiedeva una mobilitazione immediata. Arrivarono al Castello appena in tempo, mentre le difese di Hogwats crollavano l’una dopo l’altra e gli Auror si materializzavano nei territori del Castello. « Mi chiamo Edward Hopkins; sono il Vice Capo Auror del Quartier Generale di Londra. Siamo qui per salvare Hogwarts dai traditori. Non vogliamo spargimenti di sangue. Agli studenti e collegiali chiediamo di mettersi al riparo. A tutti gli altri: arrendetevi. Inverness è già caduta. » La voce di Hopkins risuonò nella sua testa, echeggiando contro le pareti di pietra di Hogwarts nel momento in cui misero piede all’interno. Facendosi largo tra gli studenti e gli adulti, raggiunsero il salone principale. « Va tutto bene, Lucas. Siamo al sicuro adesso. Sei stato bravissimo, là fuori. » Tirò un momentaneo sospiro di sollievo nel notare che il ragazzino era fisicamente incolume. « C’è qualcuno che può tenerti compagnia? Magari un parente o un amico più grande? » Il ragazzino scosse il capo, guardandosi intorno atterrito. « Okey, tranquillo. Non ti lasciamo da solo. » Si guardò attorno fino a quando non individuò, poco distante, la figura di Alena Gauthier, circondata da visi poco familiari. Sapeva che era da poco diventata Caposcuola, grazie ai numerosi post su Witzagram. Spostò lo sguardo su Ava, inclinando il capo in quella direzione. In mancanza dei professori, non possiamo fare altro. « Gauthier! » Le si avvicinò accompagnata da Ava e dal piccolo Lucas. « Scusate, non volevo interrompervi. » Rivolse un cenno del capo ai presenti, senza preoccuparsi di sprecare tempo con le presentazioni. « Non sono riuscita a trovare i professori, ma so che sei una delle nuove Caposcuola. Credi che tu e la tua collega possiate occuparvi degli studenti più giovani, per il momento? » Le indicò Lucas, spingendolo delicatamente nella sua direzione. « Io e Ava torniamo subito. » Accennò ad un sorriso e si allontanò di un paio di passi, avvicinandosi all’amica. « Cosa facciamo? Se gli Auror entrano nel Castello sarà la fine. » Gettò un’occhiata ansiosa in direzione dell’entrata, le dita che sfiorarono automaticamente il punto in cui aveva ricevuto il tatuaggio. Non era tanto preoccupata per sé stessa, quanto per il corpo studentesco. « Hanno detto di non volere spargimenti di sangue, ma pensare che possano prendere il controllo senza un minimo di resistenza è inconcepibile. » E se qualcosa dovesse andare storto… Lo sguardo chiaro si spostò sui numerosi studenti che si erano ammassati contro la parete, spaventati da ogni minimo rumore inatteso. « Credi… credi che dovremmo tornare là fuori? » Le domandò, mordendosi l’interno della guancia. Sapeva che non avrebbero certo potuto contrastare un intera squadra Auror. « Per lo meno possiamo provare a rallentarli. » Per quanto folle possa apparire.


    Interagito con Ava, Alena e gruppetto di pg intorno a lei (Shai, Hiro, chiunque altro sia nei pressi) + Ava agin
    #feelfreetojoin se volete rischiare la vita <3
     
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    L’inizio dell’anno scolastico e la nomina di Senior sembravano aver riportato una sferzata di allegria nell’appartmento che Nessie condivideva con Ronnie. In particolare, la sua coinquilina le sembrava interessata alle nuove responsabilità di cui erano state investite e, in generale, il suo umore era migliorato. Nessie ne era stata felice: non le piaceva vedere Veronica triste e spenta e, ad ogni modo, delle nuove attività le avrebbero permesso di distrarsi da ciò che rimaneva di pensieri e sentimenti negativi. Non erano una soluzione radicale o permanente, certo, ma un po’ di allegria e spensieratezza in più non poteva guastare. « […] Che ne dici? Potremmo anche passare prima da Mielandia e prendere qualche dolciume da regalare a chi prende una copia. » Nessie annuì, entusiasta, bevendo un sorso di thé bollente. Erano tutte ottime idee ed era certa che gli studenti avrebbero apprezzato un dolcetto. Già che ci sono posso prendere anche un paio di zuccotti per Èmi, sicuro avrà una fame da lupi dopo l’allenamento di Quidditch. « L’idea della mailing list mi piace molto. Secondo me dovremmo parlarne con Otis, sono sicura che riuscirebbe a creare qualcosa di simile. » Convenne, mentre si preparavano ad uscire. All’esterno, la temperatura era ancora gradevole, il cielo limpido e il sole che splendeva placidamente. « Stavo pensando che sarebbe carino organizzare qualcosa per Halloween, al campus. Tipo una festa o qualche tipo di gioco stile dolcetto-o-scherzetto. Che ne dici? » Buttò lì, mentre si trovavano nei pressi del villaggio. Ora che erano entrambe Senior avrebbero potuto organizzare eventi ed iniziative e, dato che Halloween era la sua festa preferita dopo San Valentino, sarebbe stato perfetto organizzare un party per festeggiare la loro nuova carica. « Ma che succede? » La voce confusa di Veronica la riportò alla realtà. Nessie si guardò attorno, notando solo in quel momento che molti passanti si stavano rapidamente dirigendo verso il Castello. Che ci sia un evento o qualcosa di simile? « Non lo so. Mi scus- » Fece per avvicinarsi ad un mago a cui chiedere spiegazioni, ma l’uomo la ignorò, urtandola piuttosto bruscamente e continuando a camminare. Che screanzato! Pensò, massaggiandosi la spalla. « Per piacere dirigetevi verso il castello. Stiamo evacuando il villaggio. I punti di ritrovo sono il salone d'ingresso e la sala grande. Se trovate altre persone lungo la strada, cercate di portarle con voi. » La spiegazione ricevuta non fece altro che aumentare la preoccupazione di Nessie. Qualunque cosa stesse accadendo, era evidente che non si trattava di qualcosa di leggero se avevano deciso di evacuare il villaggio. Si scambiò un’occhiata con Ronnie, notando che la ragazza era altrettanto spaventata. « Andrà tutto bene, Ronnie. Non siamo lontane dal Castello. » Cercò di rincuorarla, sebbene il suo cuore avesse preso a battere più veloce, in preda ad un primordiale stato di ansia. « E quelli cosa diavolo sono? » Le iridi nocciola seguirono lo sguardo della Grifondoro fino ad individuare dei bagliori rossastri schiantarsi contro le difese di Hogwarts. Invece di essere respinti, però, sembravano sciogliersi lentamente, intaccando l’incantesimo difensivo. « GLI AUROR! GLI AUROR STANNO ENTRANDO AL CASTELLO! » Fu quello l’istante in cui il timore di Nessie si trasformò in vero e proprio terrore. Gli Auror stavano tentando di attaccare Hogwarts. Di nuovo. Il cuore prese a batterle all’impazzata, il fluire del sangue che scorreva rapidamente nelle tempie annullò qualunque altro rumore. Per un istante, si ritrovò immobile, attanagliata sul posto da un terrore viscerale, il cui ricordo era sin troppo recente. Gli Auror stanno attaccando di nuovo. Le difese non reggono. Ci sarà un’altra guerra, feriti, morti. Tutto intorno a lei parve girare, ribaltarsi sottosopra. Le parole che udiva persero di significato, come se fosse solamente un incubo lontano, ma senza alcuna via di uscita. Impiegò qualche istante a ricordare il consiglio della dottoressa Johnson quando percepiva I primi segnali di un attacco di panico: concentrati su qualcosa di piccolo, una cosa alla volta. Possibilmente, qualcosa di familiare. Perlustrò freneticamente con lo sguardo l’ambiente circostante, fino a quando non mise a fuoco Veronica. Lo osservò per una quantità di tempo che parve infinta, entrambe spinte e urtate dalla folla che correva in direzione del castello. Si focalizzò sulle sue labbra, tentando di comprendere ciò che stava dicendo. « Devo trovare la mia famiglia. Mio fratello. Sta ad Hogwarts. » La sua famiglia, certo. Suo fratello, dobbiamo andare al sicuro. Ad Hogwarts. Dobbiamo trovare gli altri, Èmi, Otis, Mia, Shai. « R-Ronnie! » La richiamò, con la mano destra che stringeva la stoffa della maglietta, all’altezza del petto. « Dobbiamo andare al Castello. Tutti stanno andando là, anche la tua famiglia. Se tuo fratello si trova all’interno è al sicuro. » Almeno per ora. « Ma dobbiamo avvertire tutti gli altri: Mia, Shai, Èmile, Otis… Devono essere pronti quando gli Auror arriverranno. » La afferrò per la mano, scuotendola e trascinandola in direzione del Castello con la sola forza
    Veyh
    della disperazione. Non avrebbe saputo spiegarlo in altro modo. Era spaventata, terrorrizzata. Per sé stessa e per i suoi amici. Rallentò solo in prossimità dei cancelli, il fiato corto a causa della corsa e dell’agitazione. « Ci siamo quasi. » Le sussurrò, gettando un’occhiata allarmata verso le persone che si accalcavano all’interno. Tra i tanti visi familiari, nessuno era quello dei loro amici. « I-io devo trovare Èmi. Dovrebbe essere al Campo da Quidditch. » Mormorò all’improvviso, indietreggiando di un passo. Ricordava che glielo aveva detto, la sera prima. Un allenamento supplementare, in vista dell’inizio del camptionato. « Tu vai pure avanti e trova tuo fratello, io ti raggiungo subito. Ci troviamo nella Sala Grande, okay? » La spinse in quella direzione e, sfoderata la bacchetta, tentò con tutte le sue forze di generare un Patronus. Le furono necessari un paio di tentativi prima che un grazioso coniglio testa di leone le zompettasse attorno, argenteo. « Trova Èmi. Digli che lo sto raggiungendo, dobbiamo tornare al Castello! » Il patronus le saltò attorno un’ultima volta e si slanciò tra la folla, alla ricerca del giovane Carrow. Con un ultimo respiro profondo, Agnés si fece largo tra gli studenti, tentando di aprirsi un varco in direzione del campo da Quidditch.


    Interagito con Ronnie.
    Al momento sta cercando di andare al campo da Quidditch perché pensa che Emi sia lì.
    Menzionato Otis, Emi, Mia, Shai. Se vi serve, è tutta vostra.
     
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    I messaggi di Sèl le arrivarono proprio nel momento in cui Camden stava passando davanti alla sua porta, probabilmente per andare a fare lo spuntino di mezzanotte. Van, senza neanche pensarci, come se fosse stata una bambina di sei anni con il ds, nascose il telefono sotto il cuscino e finse di dormire come un sasso. Le regole di casa dei Bennett erano chiare: se qualcuno ti vedeva sveglio ad un’ora troppo tarda, erano cazzi tuoi, e purtroppo la strega non si era ancora disabituata al regime severo e dittatoriale di sua madre.
    Quindi, dandosi della stupida a bassa voce e girandosi dalla parte opposta, Van scrisse velocemente un messaggio a Sèl, in cui confermava l’appuntamento a domani mattina e, mentre stava cercando di addormentarsi, iniziò a pensare alle cose che realmente avrebbe potuto fare nel frattempo che lei si allenava. Così Van si addormentò di sasso, con la mano sul telefono, cercando di segnare la sveglia.

    Ovviamente, il telefono di Van, la mattina dopo non ebbe minimamente voglia di squillare e lei si ritrovò alle 9.15, tutta tranquilla a stiracchiarsi nel letto, ignara di tutto. Fu quando prese in mano il cellulare e lo sbloccò, che la strega si ricordò l’appuntamento con la grifa.
    Così, in tre secondi Van era già giù dal letto, intenta a prendere i primi tre vestiti che aveva lasciato sulla sedia, accatastati, per poi correre nel bagno per cambiarsi. Mentre usciva, dopo neanche dieci minuti, la strega provò ad infilarsi le scarpe saltellando e nell’intento impattò contro un Camden mezzo addormentato.
    “Scusa scusa scusa, devo volare.”
    Gli rifilò come giustificazione Van, mentre si tirava su i capelli in un pocchio e correva verso la sua camera, tutta di furia.
    Visto che il giorno prima aveva deciso di preparare qualche pozione per il corso, oggi aveva voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, che probabilmente sarebbe servito più a Sèl che a lei. Quindi, la strega cominciò a rintracciare nei suoi vari cestini, davvero poco organizzati, gli ingredienti che le sarebbero serviti per preparare la pozione quella mattina ed anche il libro di pozioni, anche se probabilmente le sarebbe servito a poco, dato le solite istruzioni poco chiare. Poi raccolse anche qualche utensile e legò il calderone in vetta allo zaino, diventando così Sam Vise Gangi.
    A quel punto Van, in fretta e furia, acchiappò uno yogurt dal frigo ed un cucchiaino, perchè la colazione non si salta MAI, per poi urlare un “Io esco” a Camden, anche se probabilmente non l’avrebbe mai sentita.
    Appena arrivata davanti al campo da Quidditch, palesemente senza fiatone, perché Van non avrebbe corso neanche se le fosse stato imposto, e con ben 30 minuti di ritardo, individuò Sèl e congiunse le mani per scusarsi con tutta sé stessa.
    “scusa scusa scusa scusa… Mi sono svegliata tardi, però prometto di non essermi fatta vedere da nessuno, anche se probabilmente mi hanno sentito.”
    Infatti, Van, anche se aveva utilizzato tutte le sue incredibili doti da ninja, non poteva eliminare totalmente il suono del calderone che batteva sulla zip e i vari ciondoli, che ci aveva attaccato. Magari, se la strega avesse avuto la bacchetta a portata di mano sarebbe riuscita a fare anche qualche passo più silenziosamente, ma già le sembrava abbastanza faticoso spostarsi con tutta quella roba sulla schiena, altri sforzi sarebbero stati decisivi per il suo tracollo.
    “La pozione è…rullo di tamburi…”
    “tururururu” intonò Van fingendo di battere su un ipotetico tamburello della banda. “Una pozione aguzzaingegno”
    Van era cosciente di quanto ironico potesse essere quello che aveva appena detto, soprattutto perchè era risaputo che la sua concentrazione dava molto a desiderare praticamente in ogni istante delle lezioni a cui partecipava. Però, quella volta era così seria che non avrebbe riso, a meno che non avesse cominciato Sèline, in quel caso era quasi obbligatorio.
    Così, nel mentre che entravano nello spogliatoio e Van preparava la sua attrezzatura, la corva cominciò un monologo, cosa probabilmente mai successa, sul perché e per come le era venuta quella idea.
    “Perchè…ora ti spiego perchè. In sostanza, visto che sei molto concentrata sul quidditch, no? Ho pensato: perchè non essere ancora più sul pezzo quando ci sono le partite? Almeno la tua concentrazione è al mille per mille e magari ti vengono anche delle idee che prima non ti sarebbero mai venute. E non mi venire a dire che è come usare i cheat perchè non è vero…è un piccolissimooooo aiuto dall’alto….da me” La corva annuì, come per darsi ragione, ancor prima di sentire l’opinione della grifondoro. Però, in realtà , Van non sapeva minimamente cosa aspettarsi, perché, se fosse stata lei, probabilmente avrebbe accettato qualsiasi aiuto possibile, anche una felix felicis se le fosse capitata per mano. D’altro canto, magari Sèline la pensava diversamente ed a quel punto la strega avrebbe passato la giornata ad osservarla a volare su una scopa, perché, neanche in un milione di anni , la corva avrebbe sprecato tutti quegli ingredienti.
    “Comunque è legalissima, se volevi saperlo, non si sa mai.” Qui sì, rise.

    Dopo aver passato un paio di minuti ad osservare Sèline fare giravolte nell’aria, Van si stiracchiò, contenta di come stava proseguendo quella giornata. Peccato che quel momento fu interrotto dalla voce del preside, che quasi non le fece venire un accidente da quanto l’aveva presa di sorpresa.
    Più andava avanti col discorso e più il viso di Van si incupiva, preoccupata di quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco, se non si fossero subito ritrovate in sala grande. I suoi amici le avevano raccontato quello che era successo ad Hogwarts il giorno in cui i lycan avevano fatto irruzione e di sicuro Van non voleva che lo stesso accadesse a lei, per di più nei suoi primi giorni di college, in cui poteva finalmente riabbracciare i propri amici e vivere la sua vita senza le regole dittatoriali di sua madre.
    “Non ne ho davvero idea…” Rispose Van alla domanda della strega, avvicinandosi a lei, per poi correre insieme all’interno degli spogliatoi a recuperare le cose lasciate a giro. “Non importa il calderone Sèl, ne ho almeno tre, prendi solo i libri e gli ingredienti." Affermò con sguardo vacuo la strega, mentre nella sua mente correvano, come in un film, tutti i possibili scenari.
    Appena uscite fuori, Van stava già per cominciare ad avviarsi verso il castello, quando Sèl le fece notare i fuochi fatui che stavano distruggendo tutte le difese intorno al castello. La scena le ricordava molto il lancio dei coriandoli a carnevale, ma di felice, in tutto quello che stava succedendo, non c’era proprio niente.
    “Sono fuochi fatui, Sèl, ma non sono buoni.”
    Affermò Van, continuando ad osservarli, mentre l’ansia accese tutte le spie di allarme nel suo cervello. Con occhi sgranati, Nirvana fissò quelli di Sèl e senza dire niente strinse la sua mano, consapevole che di lì a poco avrebbe avuto un attacco di panico in piena regola, se non si fossero recate entrambe al castello.
    “Ok, Sèl, dobbiamo assolutamente muoverci. Il modo più veloce è con le scope, di sicuro non mi metterò a correre, perchè potrei svenire a metà strada con il fiato che mi ritrovo.”
    A quel punto Van rientrò velocemente nello spogliatoio e prese un’altra scopa, in modo da poter volare insieme a Sèl il più velocemente possibile via di là.
    “Vediamo se mi ricordo ancora come si fa eh…DEVO ricordarmelo.”
    Sussurrò tra sé e sé la strega con tono preoccupato, consapevole di non aver ripreso in mano una scopa da almeno tre anni, se non per estrema necessità. Se glielo avessero chiesto, la scopa per Van era davvero un modo medievale per spostarsi, non facevano prima a stare dentro una bella macchina CHIUSA? In cui non c’era la possibilità di rompersi l’osso del collo?
    Arrivate in alto, Van finalmente si fece un’idea generale di quello che stava succedendo, ma vedere edifici distrutti e campi in fiamme non la rassicurò neanche un po’.
    “Merda, merda, merda. Andiamo alla sala d’ingresso, sbrighiamoci!”
    Van, che decisamente non voleva passare la sensazione di terrore che stava provando in quel momento a Sèl, cercò in tutti i modi di mantenere la calma e non mostrare segni di cedimento.
    La strega, ormai, aveva consolidato il fatto che si sentiva quasi come una sorella maggiore per la grifa e sicuramente una persona matura, che doveva proteggere la più piccola del branco, non poteva farsi sentire persa o nel panico. Quindi, Van si limitò a tremare ed avere urti di vomito, che ogni tanto prendevano il sopravvento facendola un po’ sbandare. In ogni caso, forse quella pozione per la concentrazione le sarebbe servita, visto che ormai era tutto un fare slalom tra i fuochi fatui per arrivare alla meta. Se ci fossero mai arrivate…


    Van ha interagito con:
    - camden all'inizio
    - Sèl per tutto il resto



     
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    Con un fragore come di vetri infranti, la cupola a difesa dell'antico castello viene disintegrata sotto il fuoco incrociato degli Auror e dei fuochi fatui. Hogwarts è ormai alla mercé di quell'attacco, che ben presto la trasforma da luogo sicuro a campo di battaglia in cui ogni angolo nasconde un pericolo. Gli Auror hanno ordine di non aggredire gli studenti, concentrandosi solo sui soldati di Inverness, ma se qualcuno dovesse essere d'intralcio al loro operato non esiteranno a metterlo KO.
    Nel caos generale, tra il fragore di incantesimi e la lotta ingaggiata tra i due schieramenti in ogni angolo del castello e della sua tenuta, alcuni soldati della Guarnigione iniziano a guidare insieme agli warlock l'evacuazione. I più piccoli hanno la precedenza, ma tra chi fugge, chi cerca di difendersi e chi si nasconde, la questione diventa più complicata del previsto e i soldati non possono far altro che tentare di evacuare chi riescono. « Avanti avanti, non c'è tempo da perdere, attraversate il portale. Vi lascerà a Londra, dove uno dei nostri warlock vi guiderà al sicuro. » È così che Jeremiah Longthorne, warlock di stanza ad Hogwarts, spinge un piccolo gruppetto di studenti (di cui fano parte Emile Carrow, Juniper Rosier ed Elizabeth Branwell) all'interno del portale. Messo piede oltre quel confine magico, i ragazzi si trovano in un vicolo isolato di Londra, poco distante da uno degli ingressi al Ministero. Lì, ad attenderli, c'è uno warlock in abiti da mago comune. « Svelti, entrate in quella cabina del telefono e non fatevi notare. Il Ministero è sicuro: ci sta un sacco di gente e riuscirete a confondervi. Tenete il profilo basso e parlate con meno persone possibile, ma rimanete compatti. »

    Gli Auror sono entrati ad Hogwarts e si è aperta la lotta. Non attaccheranno gli studenti a meno che non si mettano di mezzo. Il loro compito è semplicemente quello di far cadere la scuola. Nel frattempo la guarnigiane e gli warlock tentano di far evacuare quante più persone possibile. Tra chi attualmente è stato fatto uscire abbiamo Emi, June e Betty, i quali si trovano adesso a Londra al Ministero e dovranno spostarsi in quella role <3
    La scadenza del turno rimane fissata al 21 settembre.



     
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    Quella mattina, Émile aveva deciso di prendersela comoda. Aveva approfittato della stanza tutta per sé per dormire più a lungo, godendosi per una volta il silenzio mattutino, dato dall'assenza di Otis e delle sue stupide esercitazioni con il Koto. Aveva fatto colazione con tutta calma, e poi era tornato nel dormitorio, per una volta ben disposto a passare qualche ora sui libri. Era quasi fastidioso notare il buonumore che era in grado di portargli l'assenza del suo compagno di stanza. Aveva deciso all'ultimo di non partecipare all'allenamento di Quidditch, desideroso di rimettersi in pari con il programma di studi. Prima di mettersi seduto alla scrivania, dedicò qualche minuto d'attenzione ai propri animali: pulì la paglia nella gabbietta di Marv, gli cambiò l'acqua e gli servì qualche gamberetto sul palmo della propria mano, che il Purvincolo trangugiò con voracità, i numerosi tentacoli sul dorso che traballavano al ritmo dei suoi grugniti. Emi aspettò che l'animale si dichiarasse soddisfatto del proprio pasto, per poi concentrare le proprie attenzioni sul nuovo arrivato. « Allora Gertaldo, di cosa abbiamo voglia oggi? Abbiamo lucertole essiccate, piccoli ragnetti oppure... » mentre parlava, Émile sollevò lo sguardo dalla valigetta che aveva predisposto per contenere il cibo dei suoi animali, e si bloccò, interdetto. Fissò il Clabbert, senza immediatamente capire cosa ci fosse di diverso in lui, quella mattina. Poi lo notò. L'enorme pustola al centro della fronte dell'animale, che solitamente manteneva un colore biancastro opaco, quella mattina era di un cremisi vivido. Emi non aveva mai visto la pustola di un Clabbert di quel colore, se non sui manuali di scuola - e per un buon motivo: una pustola rossa di un Clabbert annunciava un pericolo era vicino. Da che era con lui, la pustola di Gert si era colorata di un rosa pallido solo una volta, quell'estate, nell'occasione in cui Emi si era messo a fare il cretino insieme a Nessie, camminando sul muretto di cinta della casa della ragazza, ed era finito per scivolare da un metro d'altezza e slogarsi un polso. Quel rosso così vivo lo allarmò.« Gert... che succede? » Il Clabbert gli sorrideva serafico, mettendo in mostra la sua fila di denti piccolissimi e affilati. « Okay, ora ce ne andiamo a fare una passeggiata fuori » disse, risoluto. Non poteva essere certo di quale fosse la natura del pericolo annunciato, ma non voleva rischiare di sottovalutare i sensi dell'animale. Recuperò velocemente il proprio zaino, la cui capacità era già stata estesa con la magia, e vi infilò la gabbietta di Marv e qualche libro; dopodiché sistemò Gert sulla propria spalla e si diresse fuori dal dormitorio Tassorosso. Si chiese se il pericolo fosse legato a quel luogo: magari di lì a poco Philip Jackson, il ragazzo della stanza accanto che si divertiva con gli incantesimi pirotecnici, avrebbe fatto esplodere l'intero piano.
    Cominciò a camminare per le vie di Hogsmeade,
    allontanandosi sempre di più dal dormitorio. Di tanto in tanto controllava la testa di Gert, ma la pustola non dava segnale di voler cambiare colore. Aveva addosso una strana sensazione. E poi li vide. In alto, sopra la protezione del villaggio, una miriade di fiammelle azzurre... « Fuochi fatui! » Un brivido gli percorse la schiena. Guardò la pustola di Gert, poi di nuovo in alto. Non poteva essere un caso, qualcosa di terribile stava per accadere. « Ness, cazzo, rispondi. » Accelerò il passo, la dita già strette intorno alla bacchetta ed uno strano nodo alla gola. Provò a chiamare June, ma non ricevette risposta. E poi lo sentì, l'annuncio di Cooper, a confermargli che qualcosa stava effettivamente accadendo.
    Presto fu immerso in una folla di gente, che confluiva disordinatamente verso il Castello. Prese Gert tra le sue braccia, preoccupato che in mezzo a quel marasma potesse scivolare da qualche parte. L'ansia e l'agitazione parevano incrementare ad ogni passo. Si guardava intorno, alla ricerca di volti familiari, ma ne riuscì ad individuare solo qualcuno. Il suo passo fu arrestato di colpo quando lo raggiunse una scia argentea, che di fronte a lui si tramutò in un coniglietto che lui conosceva bene. Émile riuscì a sospirare di sollievo, ancor prima di sentire cosa il Patronus avesse da dirgli. « Ti sto raggiungendo, dobbiamo tornare al Castello! » Sentire la voce di Nessie fu confortante. Evocò subito un Patronus a sua volta, perché la raggiungesse: « Ness, ci vediamo in Sala Grande. Sto venendo già lì! » A quel punto accelerò il passo. Scrutò nuovamente tra la folla, ma non vedeva nessuno. June, ad esempio, dov'era? Provò di nuovo a chiamarla, ma non ricevette nessuna risposta.
    Una volta dentro la Sala Grande, la prima persona che intercettò, e dalla quale si precipitò, era esattamente la stessa persona che fino al giorno prima avrebbe fatto di tutto per evitare anche solo di scontrare in un corridoio. « Ronnie! » corse incontro alla ragazza. Quel leggero imbarazzo che percepiva nel rivolgerle la parola per la prima volta dal ballo di fine anno era lungamente superato dall'apprensione, che ora governava ogni sua decisione. « Tutto a posto? Nessie l'hai vista, era con te stamattina? Mi aveva mandato un Patronus, pensavo fosse qui... » Si guardò intorno di nuovo, nella speranza di avvistare la chioma castana della ragazza tra i presenti. Non vedeva nemmeno Grimm nei dintorni, né Nirvana o Séline. « E Otis? Sai se è tornato o è ancora a Inverness? »


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]mandato un patronus a Nessie + interagito con Ronnie PERDONIMI PLS
    menzionati June, Grimm, Nirvana, Seline e Otisamoremio
     
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