Family affair

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    Quel sabato mattina, a colazione, un noto gufo dal piumaggio bianco si posò di fronte a lui con una lettera scritta nell'elegante calligrafia di suo padre. Ecco, ci mancava proprio lui. Da quando il Progetto Minerva era salito al potere, il Signor Hamilton non aveva fatto altro che comandare il figlio a bacchetta per farlo presenziare più o meno a qualunque evento promosso dai nuovi potenti. Lo capiva, era necessario, ma non per questo meno stancante. Quel sabato Derek avrebbe di gran lunga preferito incontrare i propri amici, fare qualcosa di normale, o anche solamente riposarsi. E invece no. Indossiamo il sorriso finto e si parte. « Che dice oggi il vecchio? » Gli occhi del Serpeverde finirono di scorrere stancamente le righe, voltandosi poi verso il compagno con un'alzata di sopracciglia. « Niente di che. Una roba al centro commerciale a cui devo andare al posto suo. » Tirò un sospiro, ripiegando la lettera e mettendosela in tasca prima di portarsi la tazza di caffè alle labbra. « Al centro commerciale? » chiese il compagno, con un'occhiata che sembrava chiedergli conferma di un qualcosa di assurdo. In tutta risposta, il ragazzo si strinse nelle spalle, scuotendo appena il capo e arricciando il naso in un'espressione di lieve disgusto. « Lascia stare. Che cafonata. » furono le sue uniche parole, dette in un soffio.
    Sjfi9
    E in effetti, una cafonata lo era dall'inizio alla fine. Perché Derek non avrebbe potuto descrivere in altre parole un'asta di beneficenza tenuta nel bel mezzo del Cauldron Mall, di sabato pomeriggio, con un isolotto di alto-borghesi ben vestiti immerso nello schiamazzare di bambini urlanti e ragazzi di Hogwarts e College in uscita pomeridiana. Si sentiva un imbecille, col suo abito di sartoria, ad alzare palette per far salire i prezzi di oggetti fin troppo costosi per trovarsi in mezzo ad un centro commerciale che sparava canzoni pop anni ottanta e passava pubblicità di dentifrici - oltre ad annunci di puffole pigmee perse e ritrovate. Quanto siamo diventati poveracci se ci siamo ridotti a questo - pensò tra sé e sé, nel guardare la signora bionda e longilinea, con un filo di perle al collo e un abito argentato, descrivere dal palchetto pezzi d'arte e soprammobili che costavano quanto il reddito combinato di tutte le famigliole che facevano spesa in quel posto. « Questo pezzo proviene direttamente dalla collezione privata della famiglia Lacroix. Un raffinato carillon in oro del seicento, impreziosito di zaffiri della più pregiata fattura. Si dice che sia stato regalato al Ministro della Magia francese da niente meno che Luigi XIV di Borbone. L'asta si apre da diecimila galeoni. Ricordatevi che è per una buona causa. » Quale non si è ancora capito. Alzò la propria paletta, tirando un sorriso per nascondere la palese insofferenza che si celava dietro i suoi tratti. « Quindicimila per gli Hamilton. » E ho fatto il mio dovere. Non aveva alcuna intenzione, infatti, di acquistare quel carillon così kitsch. Così, fatto il proprio, si allontanò un po' dal capannello di gente per raggiungere il bar che era stato allestito poco più in là e ordinare un martini. Quanto meno l'età gli consentiva di bere. Nel ritirare il proprio drink, tuttavia, adocchiò una faccia familiare leggermente in disparte. Strinse le palpebre, mentre diverse espressioni si susseguivano nel suo sguardo. Prima incertezza, poi dubbio, poi forse ironia. Scosse il capo tra sé e sé, sbuffando una piccola risata nell'avvicinarsi alla figura della sorella. « Ha mandato anche te? » Per la teoria delle probabilità almeno uno ci sarebbe andato, così, no? Come se lo avessi mai veramente deluso. « Sarebbe da sparare il prezzo più alto per la cosa più pacchiana di tutte. Così magari la prossima volta ci viene di persona. » Invece di mandarci di sabato pomeriggio ad un evento dove l'età media è settant'anni e lo scenario degradante. « Io avevo adocchiato l'anello a forma di testa di Ippogrifo. Hai presente? Quello sobrio con i rubini al posto degli occhi. Abbinalo a un bel pellicciotto e hai già la carriera da rapper avviata. Per un prezzo di apertura di cinquemila galeoni, poi? È come rubarlo. » disse ironico, lanciandole un'occhiata altrettanto carica di sarcasmo prima di portarsi il bicchiere di martini alle labbra.



     
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    — Ciao bel ragazzone, offri da bere alla tua sugar mommy? Credo sia questo l'unico modo che ho per superare l'ennesima boriosa idea di papà. Ironizzare con Derek, stendere le labbra in mezzo sorriso dopo che mi sono dovuta strizzare in un tubino elegante - per quanto io li ami - e non per mia scelta. Avrei potuto andare da lui subito, ma mi piace quando mi cerca o, ancora meglio, quando non immagina che io sia nei paraggi. Rende le cose tra noi sempre movimentate, e poi va beh, era logico che ci sarei stata anche io, ma solo perché quando nostro padre si mette in testa una cosa, sfrutta l'aver sfornato già due figli anziché uno, per i suoi scopi. — Già, pare che creda di doverci mandare in due al posto suo. Non so che strano kink sia questo, ma purché non tolga soldi alla mia Lambo, ci sto. Anche se questa cosa funzionerà solo finché continuerà a pagarmi la retta. E con quella, tutte le cose che gli sfilo dalla carta oro. Per non parlare di tutta la cura che metto anche solo per essere così, favolosa. Però si vede che questo posto mi fa schifo, non ho neppure chiamato Melody e Mallory per farmi da spalle. Anzi, a dirla tutta non volevo mi vedessero mettere piede in un centro commerciale il pomeriggio.
    Allungo due dita - alzandomi in punta di piedi - per scostare due ciuffi stupidi dal volto di mio fratello. Derek è una statua, un bronzo dell'antica Grecia. Ma a quanto pare anche per papà ho io l'adorabile compito di occuparmi di lui. Che poi è ciò che penso anche io.
    Forse per quella cosa, per quella stupida profezia, finisco per guardare sempre alle sue spalle, come se mi aspetti - da stupida - di vedere un enorme cane d'ombra che si avvicina per azzannarlo.
    — Oh, ma parli della pelliccia di visone appartenuta a chissà qualche viscontessa dimenticata, lì nella rella?
    Lo indico, quel punto in cui tengono i vestiti che verranno venduti all'asta per ultimi. Anche solo passandoci accanto, mi è sfuggito un conato. Insomma, saranno anche pezzi pregiati, ma un gratta e netta non si nega neanche ai pavimenti più lordi.
    — L'accoppiata perfetta come noi due, no? — Se solo papà si decidesse a capire di aver messo al mondo due serpi e non due lacché. Ahimè, quando lo capirà sarà tardi, almeno per il suo look.
    E sono già pronta ad alzare la bacchetta con il numero 18, vediamo se qualche cariatide gareggia. Spingo la mano libera verso il bancone. Non che io abbia mai aspettato i ventun'anni per un gin tonic, o per sfondarmi di vodka da Chrys. — Come stai Deedee? Da quali caproni ti sei fatto scortare oggi? Ma sorrido, odio tutti i suoi amici, e lui lo sa, sono tutti delle merde.




    Edited by Queen_R - 8/2/2024, 08:47
     
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