love the way you lie;

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    Lunedì pomeriggio. Uno dei tanti si potrebbe dire. No. Affatto. Questo è il lunedì della morte. E' appena tornata a Windermere Lake dove ha passato un weekend da incubo con la sua presunta famiglia. Eh sì, ad Aleksandra piacciono le riunioni di famiglia quanto a un gato piace farsi fare il bagno. Eppure era sopravvissuta; era sopravvissuta al Daily Dike, alle congetture dei suoi fratelli, ai capricci di Lily e ai suoi intrighi amorosi, ed era sopravvissuta addirittura alle terribili sfuriate di un James Potter ormai esaurito. E dopo tutto ciò, Aleksandra era tornata quella di sempre, pronta a sfidare le sorti di Hogwarts più carica che mai. Quella particolare mattina si era recata in sala grande, con la sua sexy divisa dalla gonna leggermente accorciata e sin troppi bottini slacciati, che lasciavano intravvedere il suo collo dalla pelle candida, e uno stupendo ciondolo imperlato da piccoli diamanti a forma di A. Non spese troppo del suo prezioso tempo con la plebe, ma adocchiò una persona in particolare alla quale sorrise con la solita grazia, andandogli incontro con tutta la gioia e la malizia che la stancante prospettiva degli ultimi giorni poteva offrirle. Era bella come sempre, gli occhi azzurri contornati da poca matita nera e le labbra imperlate appena da un leggero lucidalabbra roseo. Si fermò alle spalle di Judas Godfrey piegandosi appena oltre il tavolo per prendere un cornetto integrale, rubando un po' di latte dalla tazza del ragazzo. “Ho bisogno di ripetizioni, professore.” Asseri al suo orecchio sorridendo di gusto mentre mordicchiava il cornetto. “Stanza delle Necessità. Oggi pomeriggio. Indosserò qualcosa di sorprendente. Ed eccola che abbandona pochi minuti dopo la Sala Grande, ancora intenta a mangiucchiare la sua colazione tardiva, già in ritardo per la prima lezione del giorno. Difesa contro le Arti Oscure. Ottimo inizio per un lunedì disastrato.

    Sperava che dopo un weekend di fuoco, quella storia della giornalista fantasma sarebbe andata a sfumare lentamente. E invece, ecco tutta Hogwarts a svolazzare in giro con il foglio di pergamena degli scandali, alla disperata ricerca di individuare gli dei citati dalla misteriosa Dike. Aleksandra aveva evitato di parlarne con anima viva dopo aver litigato abbondantemente coi suoi fratelli, che a differenza di altri avevano capito perfettamente chi erano le vittime di quel terribile giustiziare mascherato. In un primo momento, la stessa ragazza ne rimase così spiacevolmente sorpresa che volle smascherare all'istante il vigliacco che aveva avuto il coraggio di sfidarla in tale modo. Ma come trovarla e soprattutto come fermarla? Secondo la versione di quel orribile essere umano, Hogwarts si piegava ai suoi desideri, raccontandole ogni sorta di novità succulenta ci fosse in giro. Si sentiva impotente. Per la prima volta, Aleksandra Potter non sapeva cosa fare, come agire, dove mettere le mani. A quel punto rimaneva un'unica opzione. Lasciar correre. Finché nessuno avrebbe sospettato di lei, la storia poteva andare avanti anche per sempre. Eppure, aveva sentito in giro voci. Voci su chi potesse essere Ade, su chi potesse essere la sua amata Persefone, ed alcuni avevano anche azzeccato le risposte giuste attraverso ipotesi delle più ambigue. Quel lunedì, Aleksandra aveva volato basso, si era rinchiusa il più possibile in se stessa, ma aveva anche salutato e mostrato al contempo la stessa gioia verde argento clamorosa di sempre. Eppure doveva esserci un modo per parlare con Judas. Non immaginava neanche cosa il ragazzo avesse pensato di lei. Lo aveva capito? E cosa si era immaginato? Improvvisamente il mondo di Aleksandra gira attorno a quelle domande e agli eventuali giudizi di Judas nei suoi confronti. Non ha mai tenuto alle oppinioni di lui, così come Judas non ha mai tenuto a quelle di lei; e allora perché aveva insistito di vederlo con così tanta urgenza? Avevano già concordato l'anno prima, quando i voti di Aleksandra erano migliorati a vista d'occhio, che avrebbero smesso di vedersi in privato per quelle lezioni, che per quanto utili, spingevano i due ragazzi a comportamenti che alla piccola Potter non piacevano particolarmente. Continuava a difendersi da lui, come se fosse suo amico, ma al contempo il nemico numero uno. Sì. Aleksandra non era una delle tante, e tanto meno sarebbe diventata leccapiedi di quel affascinante quanto terribile Godfrey. E allora perché accertarsi di come stesse? Di cosa stesse pensando? Ormai, la mente della ragazza era un continuo quanto scombussolante caos. Un giorno era James, l'altro Judas, il giorno dopo ancora era Luke; poi si passava a Peter e a tanti altri. Per quanto quella ragazzaccia provasse a fare la dura, tendeva come al solito a prendersi cura degli altri in modo ossessivo. Forse con alcuni più degli altri. Non vedeva molto spesso il giovane Godfrey ultimamente d'altronde, se non in situazioni del tutto orchestrate e diplomatiche. Le mancava forse quel leggero tocco di spontaneità e malizia che contraddistingueva il loro strano quanto intenso rapporto. E poi cosa erano Judas e Aleksandra? Alleati? Troppo freddo persino per loro. Amici? Nemmeno per sogno. Nemici? Neanche per idea. Scopamici? Mancavano le basi. Judas e Aleksandra erano un binomio unico al mondo il cui scopo era creare scompiglio attorno a loro. Peccato che, il binomio, iniziava ormai a creare un leggero scompiglio anche dentro di loro e non soltanto nel castello.
    Si cambiò come minimo trenta volte prima di uscire dalla stanza, lasciando la sua compagna spiazzata in mezzo a un cumulo di vestiti buttati ovunque. Mentre il sole calava lentamente, prendendo leggere sfumature arancioni, una bellissima quanto stravagante Aleksandra abbandonava la sala comune, dirigendosi e passo felpato verso la cima del castello. Evitò di proposito lo sguardo di qualunque Grifondoro, spaventata che questi potessero capire qualcosa. Ormai la paranoia la stava lentamente divorando e con essa, anche la paura di essere scoperta. Se solo quel branco di leoni affamati avesse capito chi era la maledettissima serpe che aveva profanato i loro posti sacri, probabilmente l'avrebbero come minimo offerta in pasto ai mannari nella foresta proibita. Era stata sciocca e decisamente avventata. Ma in cuor suo, sapeva che ne era valsa la pena. Calze a rete e un vestito nero alquanto corto, imperlato da dettagli ricamati in pizzo che le davano quell'atmosfera d'altri tempi. Immancabili stivali a tacco vertiginoso e un trench color carne che le arrivava fino a sopra il ginocchio. Iniziò a salire di buon grado le scale, consapevole di essere in elegante ritardo, come sempre. Era ormai la routine. Una routine che tuttavia era del tutto fuori posto, viste le circostanze. Arrivata al settimo piano, si palesò di fronte al solito posto, si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi, immaginandosi un ambiente qualunque, lontano da occhi indiscreti, che potesse accoglierli. Infine, una porta dai sapori romantici, di origini ottocentesche, si aprì appena di fronte ai suoi occhi meravigliati. Quel processo della Stanza era sempre nuovo e inedito per la ragazza. All'interno vi trovò niente meno che la riproduzione di uno di quei salotti assurdamente pomposi, la cui eleganze superava di gran lunga persino le aspettative di Miss Eleganza in persona. Vi si addentrò con un leggero distacco, pensando che Judas fosse già lì e che quell'immagine a dir poco stravagante fosse piuttosto frutto della mente del ragazzo. Al centro della stanza un tavolo da biliardo, in fondo, un enorme caminetto acceso, circondato da divani e in pelle. Finestre luminose che filtrano quella luce arancione sulle pareti colme dei ricordi altrui. Dove si trovava? Che scherzo le aveva fatto la sua mente? Oppure quella non era la sua mente? "Jude? Ci sei?"
     
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    Judas avrebbe dovuto sapere o quanto meno immaginare che un giorno tranquillo ad Hogwarts non è mai veramente tranquillo. Era il suo settimo anno in quella scuola e mai, mai in tutto quel tempo era riuscito a passare ventiquattrore a suon di orologio senza trovarsi davanti a qualche dramma o a qualche problema. Tuttavia il suo punto di vista va preso molto con le pinze, considerando il soggetto paranoico. Ed è proprio a prova di questo fatto, ovvero la totale inaffidabilità del suo punto di vista, che ci caleremo per pochi secondi nella sua mente, in modo che possiate capire per quale motivo la sua versione di qualsiasi fatto sia così contaminata.

    Sono bello, mamma mia quanto sono bello. Tu, cazzo guardi? Che vuoi? Ti ho visto, sa! Ti ho visto che mi stavi fissando! Qualsiasi cosa tu stia complottando ai miei danni non ci pensare nemmeno: ti farò causa, ti farò rimpiangere di essere nato, ti spillerò così tanti soldi che sarai costretto a far prostituire anche il tuo cane pur di arrivare alla fine della giornata. Non ci si mette contro il re, no no. Cristo, sono troppo bello!


    E questi sono i classici pensieri di un Judas Godfrey mentre mangia tranquillo un cornetto con il caffelatte. Ovviamente il suo sguardo perennemente accigliato dovrebbe far capire già abbastanza quanto siano torbidi i suoi pensieri, eppure la maggior parte del castello continua a pensare che sia solo la sua normale espressione, un po’ come quegli enormi gatti persiani che sembrano sempre arrabbiati quando in realtà, magari, stanno solo pensando ai cazzi propri. Diciamo che nel caso di Judas erano vere entrambe le versioni della storia.
    “Ho bisogno di ripetizioni, professore. Stanza delle Necessità. Oggi pomeriggio. Indosserò qualcosa di sorprendente.”
    Un sorriso si dipinge sul viso del ragazzo sotto forma di ghigno malvagio non appena sente le parole della Potter accarezzargli l’orecchio. Nemmeno si volta, nemmeno le rivolge un cenno: Aleksandra sa che Judas ha già accettato, sa di non aver bisogno di una risposta. E’ tutto implicito tra quei due: come se le parole che si rivolgono siano soltanto un contorno, una sottospecie di traduzione per il mondo, mentre la vera e propria comunicazione avviene tramite ogni piccolo gesto, ogni sguardo, ogni movimento. Judas e Aleksandra, così simili e così diversi allo stesso tempo, riuscivano ad intendersi senza parole: ciò che passava nella mente di uno non era poi questo grande segreto per l’altro e proprio su ciò si basava il legame che li univa, legame ancora non ben definito nelle sue guide base.
    “Ehi, hai letto il Daily Dike? Io mi sono messa un po’ a riflettere su alcune identità, ma nulla, non mi viene in mente niente.”
    Le orecchie di Judas percepivano le parole della concasata accanto a lui, ma non gli prestavano poi tanta attenzione: era abituato ad origliare le conversazioni altrui più per essere sempre aggiornato che per altro. Si sa: Hogwarts è piena di segreti, intrighi e gossip, la maggior parte dei quali spesso lo vedevano come protagonista. Non sempre le chiacchiere erano vere, ovvio, ma tutte sono fondate su un briciolo di verità ed era proprio per questo che Judas, quando poteva, non si faceva sfuggire una parola dei discorsi altrui.
    “Il fatto è che ci stanno un sacco di pettegolezzi, veri o meno che siano. Quindi l’unica cosa da fare è aspettare il prossimo numero e capire di chi si parla: tanto gira e rigira non c’è bisogno di un giornale per sapere i gossip del castello.”
    A quel punto il giovane rampollo dei Godfrey non poté fare a meno di interessarsi al discorso delle due compagne di casata e, alzando gli occhi dal suo cornetto – cosa che non faceva molto spesso – si voltò verso le ragazze con uno sguardo indagatore.
    “Un giornale di gossip?”
    Le due sembrarono stupite dalla reazione di Judas, da una parte perché era difficile sentirsi rivolgere la parola da lui per primo, dall’altra perché il Daily Dike sembrava essere stato letto da tutti tranne che, evidentemente, da lui, il che era ancora più sorprendente visto che il giovane Godfrey aveva la nomea di Grande Fratello all’interno della scuola.
    “Sì, ha fatto il giro di tutta la scuola.”
    La risposta della ragazza sembrava ammettere sotto le righe il fatto che ovviamente tutti, in un modo o nell’altro, a quell’ora avrebbero già dovuto sapere della nuova pagina di scandali. La cosa, come previsto, non fece piacere a Judas, l’indiscusso maniaco del controllo che doveva essere il primo a sapere qualsiasi voce corresse per i corridoi.
    “Dammelo.”
    Neanche le chiede se per caso lo ha con se, no, lo voleva e basta, non gli importava del modo in cui l’avrebbe reperito: doveva farlo perché le richieste di Judas Godfrey altro non erano che ordini insindacabili. Tuttavia si dà il caso che la ragazza avesse una copia proprio lì con se, in bella vista accanto alla sua tazza di caffè fumante. Non disse niente e, un po’ riluttante, porse il giornale alle avide mani di Judas che, senza aspettare un secondo di più, lo arraffò e si alzò dal suo posto, cominciando a leggerlo mentre si avviava verso la sala comune.

    La stanza delle necessità si trova lungo il corridoio del terzo piano, nascosta agli occhi di chiunque finché qualcuno non le passa davanti pensando a ciò che più desidera o di cui più ha bisogno. In quel caso, Judas, aveva veramente bisogno di un posto che lo facesse sentire a suo agio: il salotto di casa sua. Per questo quando vi entrò furente, a passo veloce, la scena che si trovò davanti fu proprio quella dell’accogliente ed elegante salone della sua villa lussuosa. La stanza delle necessità era poi famosa per l’attenzione ai dettagli: perfino Olivia Godfrey, matrona della casa, non avrebbe saputo distinguere l’originale dall’imitazione tanto era perfetta. La precisione era millimetrica e nulla avrebbe tradito la copia: perfino gli odori erano gli stessi, quel familiare e rassicurante misto di tabacco, incenso e del profumo inconfondibile che Olivia disseminava per la casa facendovi tutto il giorno avanti e indietro. Infatti, in quel momento, solo un ambiente conosciuto e rassicurante come quello di casa avrebbe potuto placare il cuore inquieto di Judas, che stringeva tra le mani la copia ormai stropicciata del Daily Dike. Chiunque l’avesse visto mettersi a sedere sul divano di pelle nera in quel momento, avrebbe giurato che quella fosse la versione decisamente più minacciosa di Judas Godfrey: un Judas nel suo territorio, arrabbiato e con il suo peggiore sguardo furente. Un qualsiasi legilimens avrebbe letto solo una cosa nella sua mente in quel momento: Come prenderà Ade questo affronto?
    Era una frase stampata sul Daily Dike, uguale a tutte le altre, ma per lui quella domanda sembrava scritta a caratteri ancora più grossi e luminosi rispetto al resto della pagina, come se dovesse attirare l’attenzione di tutti. Il caposcuola Serpeverde aveva letto e riletto attentamente ogni parola, ma solo di pochi pettegolezzi aveva capito veramente i protagonisti: in realtà non si era nemmeno sforzato tanto dopo aver capito di essere ufficialmente il re degli inferi – cosa che lo lusingava, ovviamente, ma non fino al punto di farlo gongolare –. Infatti, dopo essersi identificato come Ade, capì al volo che Persefone rappresentava Alex, viste le circostanze narrate che combaciavano perfettamente alla realtà e dunque Ares doveva per forza di cose essere James Potter, fratello della ragazza nonché Dongiovanni di Grifondoro, per citare il giornale. In realtà non gli importava poi così tanto degli affari di Alex, o almeno non gliene sarebbe importato se non fosse successo ciò che era successo ad Hogsmead e, soprattutto, se non le avesse detto chiaramente che quella faccenda comportava delle regole di onore. Come già detto: Judas non chiede, Judas non consiglia, lui ordina e odia quando la sua autorità viene sfidata. Aleksandra lo aveva fatto e lui lo sapeva, lo aveva dedotto dalle informazioni del Daily Dike e, come lo aveva dedotto lui, avrebbe potuto farlo chiunque aveva assistito al siparietto di Hogsmead. Se ciò fosse successo, se la gente avesse capito, Judas avrebbe ufficialmente perso la faccia.
    "Jude? Ci sei?"
    Judas stringe la mascella al solo udire il suono della voce di Aleksandra. E’ incazzato, incazzato nero perché Persefone ha osato trasgredire un ordine di Ade, un patto di lealtà e onore non poi così difficile da rispettare. Ogni mossa di Alex descritta sul giornale andava ad intaccare la figura di Judas e così anche ad indebolirlo, motivo per cui avrebbe dovuto escogitare qualcosa per riprendere la situazione in mano. Se c’era una cosa che odiava quel ragazzo era proprio non avere tutto sotto controllo.
    Si infila l’ennesima sigaretta tra le labbra, l’accende con un colpo di bacchetta e dopo un tiro, senza nemmeno voltarsi verso la Serpeverde o alzarsi dal suo posto, comincia a parlare con tono serpentino.
    “Mi sembrava di aver messo in chiaro che c’erano delle regole. Ma evidentemente sono stato frainteso..”
    Gettò con disgusto il giornale sul tavolino davanti a lui, per poi volgere finalmente il viso verso Aleksandra. La sua espressione era furiosa, una sfumatura così violenta di rabbia come non si era mai vista sul giovane volto del ragazzo. Nessuno aveva mai osato oltrepassare i limiti da lui imposti: quella doveva essere la prima e l’ultima volta e doveva essere accuratamente insabbiata.
    “Mi spiegherò meglio: una delle regole è non fartela con tuo fratello sotto il naso di mezza sala comune Grifondoro. Non dovrà succedere mai più, altrimenti sarai fuori.”
    Fuori da tutto, fuori dalla vita di Judas, fuori dall’èlite di Hogwarts, fuori da qualsiasi idea di popolarità si sia mai fatta nella sua testa. Non c’era bisogno di spiegarlo: lei lo aveva già capito.
    E' il prezzo della nobiltà, cara mia.
     
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    L'universo di Aleksandra era ormai diviso tra due fazioni nettamente separate. Da una parte c'era l'innocente creatura innocua, la cui unica colpa era di esser nata così ambiziosa, così astuta. Quella innocente, meravigliosa creatura, era scomoda, poiché oltre ad essere pulita, pura, senza traccia di colpa, era anche intelligente, sapeva imporsi, sapeva farsi amare e desiderare. L'altra faccia della medaglia ritraeva tuttavia un'Aleksandra il cui dono di farsi desiderare così intensamente la portava sulla cattiva strada della possessività, dell'egoismo e soprattutto della presunzione. Questa seconda creatura, fatta di una sostanza più eterea dei sogni, provocava, giocava, se la rideva alle spalle di chiunque, perché questa era Aleksandra. Bellezza e cervello erano sempre scomodi se accorpati, facevano paura se convivevano sotto le stesse sembianze ed erano pericolose per se stessi e per gli altri. Ecco. Ecco come Aleksandra era arrivata a quel punto. Da una parte c'erano quelle persone come James o Luke, con le quali non poteva fare a meno di sentirsi premurosa, che tuttavia sapeva di dover sopraffare, di dover monopolizzare, poiché facilmente sfuggenti per via del loro carisma o la loro bontà d'animo. Nella fazione opposta c'era un Judas Godfrey, col quale tutto era una sfida, persino mangiarsi un lecca lecca a Hogsmeade. Il ragazzo era il genere di persona che amava sopraffare tanto quanto Aleksandra; lui era una vera sfida, era un trofeo da sbandierare ai quattro venti, ma era anche lui a modo suo una persona a cui voleva talmente tanto bene da sviluppare un doppio atteggiamento. Quello della perenne competizione, della provocazione bella e buona, e quello di protezione. Poiché avrebbe potuto trattare maliziosamente Judas quanto avrebbe desiderato, facendo finto di fregarsene altamente del destino del ragazzo, ma semmai lui si fosse trovato nei guai, Aleksandra avrebbe mandato tutto a quel paese pur di restargli accanto. Era questo il bello e il brutto di Aleksandra. Il fatto che fosse così confusa, intrappolata tra il desiderio schifosamente egoistico di sopraffare gli altri e la continua ricerca del bene, un bene che doveva conquistarsi, doveva essere suo. Doveva appartenerle per sentirsi compiuta. Piena.
    “Mi sembrava di aver messo in chiaro che c’erano delle regole. Ma evidentemente sono stato frainteso..” Le fredde quanto rabbiose parole la investono assieme a quel odore talmente famigliare di tabacco. Il tabacco è ormai associato a Judas per natura. Nell'immaginario della ragazza, ovunque ci sia odore di tabacco c'è Judas. Probabilmente ha iniziato a fumare seriamente durante quelle notti passate nel laboratorio di pozioni, notti in cui molti potrebbero dire ci sia stato del tenero tra i due, ma in realtà loro studiavano davvero. Judas aveva sempre dimostrato una pazienza immane nei confronti di Aleksandra; a volte si chiedeva se lei l'aveva ripagato con altrettanta celata gentilezza. Le sembrava di non avergli mai dato abbastanza, nonostante lui l'avesse aiutata a superare le sue – poche ma fondate – difficoltà in pozioni, insegnandole segreti sull'arte della pozionistica, che ai molti sfuggivano. Aleksandra cosa aveva fatto per Judas? Niente. Era ciò che pensava almeno. E allora perché lui, dalla immane superficialità era ancora lì? La ragazza trasalisce e infine si avvicina appena, riuscendo a individuarlo seduto elegantemente su una delle poltrone in pelle, in fondo alla stanza. Godfrey getta teatralmente il giornale sul tavolino di cristallo e continua il suo dramma nel suo stile perfetto, senza risultare ridicolo, senza sbilanciarsi nemmeno un po'. A ridicolizzarlo ci avrebbe pensato Aleksandra. Era questo il bello di quei due. Non si davano soddisfazione nemmeno quando in realtà avevano ragione. “Mi spiegherò meglio: una delle regole è non fartela con tuo fratello sotto il naso di mezza sala comune Grifondoro. Non dovrà succedere mai più, altrimenti sarai fuori.” Non si sbilancia, Aleksandra. Piuttosto si avvicina a passo lento, alzando un sopracciglio. Il silenzio che cala è martellato solo dal suono di quei tacchi, che risulta quasi rassicurante di fronte alla tensione, che spezza quell'incantesimo malizioso che la ragazza sperava di poter trovare nella stanza delle necessità. E' vero. Lo aveva cercato fondamentalmente per assicurarsi che in seguito agli ultimi eventi, l'attrazione verso Judas era ancora lì; che il vederlo, così maledettamente imbronciato e sulle sue, le avrebbe comunque fatto martellare il cuore; voleva assicurarsi che Judas le faceva ancora uno strano effetto. Ed infatti, nulla era cambiato, forse era stato solo intensificato dall'improvvisa lontananza degli ultimi giorni – lontananza voluta probabilmente più dalla ragazza, visto che lui non si sarebbe avvicinato di spontanea volontà nemmeno se lì fuori fosse stata in corso una catastrofe di dimensioni catartiche. Judas era così, Aleksandra si era fatta una ragione, in effetti, ecco perché, ancora una volta, è lei a spezzare la tensione. Gli si avvicina e si siede sul tavolino, allontanando il pezzo di carta che le ha distrutto praticamente metà della vita sociale. Metà, sì, perché anche quando pensi di aver buttato completamente al tappetto Aleksandra, resta ancora qualcosa da combattere, e anche quando pensi di aver combattuto quella cosa, ce ne è ancora qualcuna che ti sei fatto sfuggire. Quella donna è decisamente pericolosa ed è sicuramente meglio averla come amica e conseguentemente come angelo custode che come nemica. Una certa Robin Sullivan avrebbe scoperto presto cosa comportava andarle contro. Ma questa è un'altra storia che non riguarda la strana coppia che abbiamo di fronte.
    Lei incrocia le gambe elegantemente e gli toglie la sigaretta dalle labbra, facendosi un lungo quanto profondo tiro; getta infine soavemente il fumo fuori dai polmoni, buttando la testa all'indietro. Un'espressione pensierosa, al contempo giocosa s'impadronisce del suo grazioso viso e infine sorride maliziosamente. Malizia sì, perché non sa in quale altro modo trattare con Judas. Con lui conosce solo il gioco, il gioco del potere, del sopraffare, del prendere e riprendere, conquistare, possedere. Malattia. Pura malattia, quella dei due ragazzi. “Ti piacerebbe...” Sussurra non appena anche l'ultima traccia di fumo è stata liberata dai suoi polmoni. “...scoprire che io sono quel tipo. Depravazione allo stato puro.” Storce il naso. Si presenta fredda come al solito; non lascia trasparire nemmeno un'emozione, niente che possa indicare la sua veridicità o la sua falsità. Eppure mente... mente spudoratamente, perché qualcosa quella sera era successo. “Regole? Pensavo avessimo piuttosto stabilito che non esistono regole, Judas.” Pronuncia il suo nome con una punta di sensualità, la lingua che si sfrega contro i denti, mentre un sorriso colmo di sfida le compare sul viso. Si morde il labbro inferiore, mentre appoggia i palmi contro la superficie fredda del tavolo, lasciandosi appena cadere all'indietro. “Se non sapessi che è scientificamente provato il contrario, potrei dire con certezza che sei geloso. Ma tu non sei geloso vero? Tu sei Ade, il signore degli inferi; Ares e le sue avventure non t'interessano.” Torna in posizione eretta e infine si piega appena, affinché le sua labbra raggiungano l'orecchio di lui. “Scommetto che non ti farebbe alcun effetto scoprire che Ares mi ha sbattuta contro un muro, toccata, abbracciata, scopata senza pietà per la prima volta.” Queste ultime parole, fuoriescono dalle labbra della ragazza quasi come un sibilo; ognuna sarebbe uno schiaffo morale per chiunque pensi con le parti basse, ma chissà. Judas è pieno di sorprese nonostante appartenga alla popolazione maschile. Infine si allontana, Aleksandra, e gli mostra uno sguardo spietatamente disgustato; e si alza in piedi. “E' incredibile come risulti più facile credere a un pezzo di carta e a un vigliacco che non ha nemmeno il coraggio di metterci la faccia, piuttosto che a me. E se proprio vogliamo parlare di onore, parliamo di Nike. O di qualunque altra oca tu ti scopi in giro per Hogwarts. Anch'io ho un'immagine da mantenere, e le tue avventure non sono poi tanto segrete. Con o senza Dike.” Il sorriso si spegne e rimane unicamente la fredda quanto accusatoria Aleksandra Ygritte Potter, colei che non ha mai avuto il coraggio e la presunzione di sopraffare Judas Roderick Godfrey. Mai. Fino ad oggi.


    Edited by « LuckyStrike » - 8/10/2013, 21:23
     
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