No strings attached

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    JUDAS RODERICK GODFREY DOVE CASPITA SEI? Stamani, quando te ne sei andato dalla mia camera, mi hai detto *voce da scemo*: "Ci vediamo oggi pomeriggio dopo gli allenamenti di quidditch!" Beh dunque, gli allenamenti sono finiti da almeno dieci minuti ed io ho finito di leggere il mio bel librino. Mi sto sinceramente annoiando, il che non è affatto un bene, e sai bene il perchè! Te la dai una mossa o devo venire di persona a staccarti dalle sottane di Aleksandra? Esigo una spiegazione, in ogni caso, ed esigo anche che tu ti dia una mossa quindi ti "allego" un pensierino!
    D.R.S


    Un qualsiasi altro ragazzo si sarebbe dato una manata sulla fronte, avrebbe strabuzzato gli occhi e si sarebbe messo a correre giù per le scale come un indemoniato (soprattutto alla vista delle mutandine molto sensuali che erano allegate a quel gufo), ma Judas non era un ragazzo qualsiasi, non lo era mai stato. Lui, tranquillo e beato a farsi una canna in cima alla torre di astronomia, era l’imperturbabilità fatta a persona: tutto ai suoi occhi aveva un’importanza pari a zero, le cose, le persone e tutto ciò che non avesse appiccicato sopra il nome Godfrey. Di conseguenza, tutto poteva aspettare perché i suoi comodi erano certamente in primo piano rispetto a una ragazza che aspetta da più di dieci minuti il suo arrivo, anche se quella ragazza è Delilah, una delle sue poche amiche (in questo caso il termine amica comprende molte sfaccettature, tra cui quella che li vede come due persone che riescono a parlare un po’ di tutto. Infatti dell’altro tipo di amiche ne ha anche troppe in realtà). Quindi se la prende con calma in giovane Godfrey, non ha alcuna fretta né alcuna intenzione di lasciare a metà il suo fedele cannone, se lo gusta, lo assapora per bene e poi si riposa, perché capite che fare il Caposcuola corrotto è un’attività stancante che ti impegna ventiquattro ore al giorno!!
    Dopo cinque minuti, quando si reputa psicologicamente pronto ad alzare le chiappe dalla dura pietra del pavimento, prende tutte le sue forze e comincia a trascinare i piedi giù per le scale, sempre e comunque con la massima tranquillità. Si passa una mano tra i capelli, si mette la borsa contenente i libri a tracolla e si avvia per i corridoi, senza guardare nessuno, senza salutare nessuno, senza degnare nessuno nemmeno di un cenno. Che gliene frega a lui, dopotutto? Le uniche persone degne del suo saluto sono Alex e Delilah, gli altri possono al massimo aspirare ad essere assegnati al suo stesso gruppo di studio per una ricerca, nulla di più. Aah, la presunzione di quel ragazzo toccava ogni giorno livelli più alti.
    Quando finalmente arriva al campo da Quidditch si ferma e comincia a frugare nella tasca posteriore dei pantaloni, dalla quale estrae un pacchetto da venti delle sue fedeli Marlboro rosse, ne tira fuori una e se l’accende con l’ausilio della bacchetta magica. Dopodiché, data la prima boccata, esamina l’intero campo con uno sguardo fino a scorgere la faccia palesemente incazzata di Delilah su uno degli spalti più bassi. Ma il nostro bastardo preferito non teme nulla, per questo sfodera uno dei suoi sorrisoni migliori e si avvicina alla ragazza sporgendosi oltre la rete che divide lo spalto dal campo (ancora una volta, la sua altezza spropositatamente molesta finisce per tornargli utile).
    “Non fare quella faccia. Lo sanno tutti che l’attesa accresce il desiderio!”
    E detto questo, continuando a sorridere come un povero idiota (sì, forse è anche colpa dell’erba di prima se lo troviamo così di buon umore), si porta nuovamente la sigaretta alla bocca, aspirando una lunga boccata per poi buttare fuori il fumo sotto forma di anelli. E finito di fare il Gandalf di turno si mette velocemente la sigaretta tra le labbra, poggia una mano sulla recinzione e, dopo aver gettato la borsa accanto a Delilah, salta dall’altra parte come nemmeno l’uomo della pubblicità dell’olio cuore saprebbe fare. Le gambe lunghe di Judas vincono una seconda volta nella stessa giornata.
    “Il tuo regalo mi ha riempito il cuore di gioia!Cento punti a Grifondoro Sullivan, te li sei meritati tutti.”
    Poggia la schiena contro la rete e si lascia andare, come se niente fosse, con la luce rossastra del tramonto che gli bacia il viso e il fumo della sigaretta che si disperde per l’aria come tanti piccoli fiumi che vanno a sfociare nel mare. Quel ragazzo sembrava uscito da un classico degli anni cinquanta.
     
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    Era quasi notte, ed il cielo colmo di aspettative di stava tingendo d'arancio e di rosso. Di passione e sangue avrebbero detto in Spagna ed in Portogallo, d'insaziabile sete di sangria e rum, altrove avrebbero decantato con poesiole delicate e macilente la bellezza di un atto tanto normale, tanto quotidiano? Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera scriveva qualcuno, tanto tempo addietro. Baciato dal sole rosso Judas Godfrey fece il suo ingresso trionfale nell'ovale del campo da quidditch con la medesima calma che caratterizzava tutti i suoi gesti, trasudando noncuranza e disinteresse. Odioso Godfrey. Sexy Godfrey. Dannato Godfrey. Le labbra carnose di Delilah si strinsero acide, ed i suoi occhi castani lo osservarono sfilare, come se niente lo toccasse. Era certa, la ragazza delle terre del sole, che se l'Apocalisse – con tanto di mostri, cavalieri e chi più ne ha più ne metta – fosse imperversata nel mondo lui avrebbe mantenuto la stessa andatura, immune al fuoco, immune alle piaghe, immune a tutto. Voleva strozzarlo, perchè l'aveva fatta aspettare e perchè era stato chissà dove fregandosene beatamente di lei. La mano pallida si portò sul viso, scostandovi i capelli castani che si erano impigliati alle ciglia. Lunghe, anch'elle, la promessa di gambe scattanti e flessuose, di sguardi seducenti e di falcate sensuali. I denti affondarono nelle labbra, mentre sollevava il capo nell'osservarlo. Se avesse dovuto dirlo, se gliel'avessero domandato, sì aveva il sedere gelato! Indietreggiò, sorridendo sotto ai baffi. Qualcuno lì aveva fumato, e quel qualcuno non era lei.
    L'attesa accresce la potenza del pugno che ti darò! Gli soffiò contro lei, osservandolo, appoggiato contro la rete che divide gli spalti dagli spettatori: perfettamente inutile a suo parere, perfettamente non magica. Entrambi sapevano tuttavia che lei non l'avrebbe colpito. Perchè avrebbe dovuto? Non era un appuntamento il loro, non ne avevano mai avuto e neppur mai ci sarebbe stato un evento del genere a segnare le loro vite. Judas Roderick Godfrey e Delilah Rachel Sullivan non erano esattamente quello che si può definire “semplici amici”. Si vedevano, si frequentavano solitamente lunghi distesi o premuti contro qualche superficie gelida e nient'altro. Non vi erano sentimenti tra loro, non come tra lui e la bella Aeksandra Potter. Dicevano di no, asserivano che non era possibile e bla bla bla, ma in certi momenti a Delilah pareva l'esatto contrario. Aveva le pupille dilatate, e la sciocca ombra d'un sorriso a delineargli le labbra carnose. Le erano sempre piaciute, succulente come frutti rossi, come fragole e ciliege. Indietreggiò, urtando i polpacci nudi – sì, i calzettoni della divisa non li aveva indosso, e lo stesso valeva per le scarpette di vernice, era a piedi nudi sugli spalti di legno smaltato – contro la prima gradinata, mentre il giovane rampollo portarore di boriosa arroganza. Nonostante ciò, nonostante l'essere tanto scostanti ed altalenanti, viziati e vezzeggiati, loro erano amici. Amici che parlano di tutto, rotolandosi tra lenzuola candide e profumate. Amici nelle strade di Hogsmeade e sui terrazzi delle proprie abitazioni. Amici nel senso stretto del termine. Le faceva strano dirlo, dopotutto, perchè lui in quel momento doveva avere le sue mutandine ficcate chissà dove: un regalo strano, per un'amica. A proposito del regalo Delilah si avvicinò, sfilandogli la sigaretta di mano per poi sedersi accanto a lui, abbastanza vicina da sentirlo respirare. Lo ri-vorrei indietro Sorrise, portandosela alle labbra, aspirandone l'acro sapore. Era un piacere temporaneo, un placebo, qualcosa che per un solo momento la rilassava per poi spingerla nuovamente nella quotidianità. Sai Jud, si girò a guardarlo, donandogli un sorriso storto mentre allungava le gambe. Occhi castani in occhi – quel giorno – verdi. Mi si sta gelando il sedere, e poi non vorrei che Aleksandra s'ingelosisse. Oh!, che grifondoro atipica era lei. Adorava pungerli sul vivo, vederli scattare e negare. Lo trovava divertente dopotutto, così com'era divertente per lei stringersi nel calore di una qualche coperta, con lui o con Greg, o con Sebastian, prima o poi avrebbe dovuto pensare a tutti loro insieme, ma in quel caso le voci avrebbero detto il vero. Cagna!, le aveva detto un giorno una tizia mai vista e conosciuta, con un grosso naso ed occhietti piccoli e ravvicinati. Pareva un topo, aveva i capelli di quel grigiastro spento e triste, e ne aveva tutta l'espressione. Se solo i baffi che aveva sulle labbra superiori fossero stati più lunghi e dalla gonna nero gialla fosse apparsa una coda allora sarebbe stata perfetta. Un topino sfuggito a Cenerentola, alla ricerca della libertà. L'aveva affatturata. Ancora un tiro, ed uno ancora, mentre sollevando il volto verso il cielo rosso ed ocra tentava di far cerchi perfetti di fumo impalpabile. Sai, oggi un tizio di cui non conosco l'identità mi ha chiesto di uscire. Gli ho detto che avrebbe dovuto chiedere a te, perchè sei il mio protettore Rise. Lo so, non è una cosa affatto bella da dire, ma alla fine se n'è andato spaventato quindi grazie Godfrey per avermi salvato le chiappe ancora una volta con la tua aura da bad boy! Come posso sdebitarmi?
     
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    Judas aveva sempre creduto che cose come il matrimonio e le relazioni stabili in realtà non esistessero: come fai a passare tutta la tua vita con una sola persona? O anche solo a pensare di poterlo fare? Era pressoché impossibile, un’utopia costruita a uso e consumo di tutte quelle persone insicure che avevano bisogno di credere che per giustizia divina ci dovesse per forza essere qualcuno destinato a completarlo. Un’illusione è potente: puoi passare una vita intera a sopportare merda su merda grazie a un solo piccolo spiraglio di luce, mentre la gente furba, quella che sa la verità, se la spassa sulle tue spalle. L’anima gemella, le due parti di una stessa mela, l’amore eterno: tutte storie al pari di Biancaneve, Cenerentola e Cappuccetto rosso, belle, affascinanti, ma non per questo più veritiere. Un’illusione è un veleno e come tale è una debolezza: più si è disincantati, più si è forti, questo non è un mondo per creduloni e non lo sarà mai.
    “A proposito del regalo. Lo ri-vorrei indietro. Sai Jud, mi si sta gelando il sedere, e poi non vorrei che Aleksandra s'ingelosisse.”
    Judas la fissò mentre gli prendeva la sigaretta dalla bocca, sedendosi accanto a lui. Ovviamente non ci mise più di due secondi ad estrarne un’altra dal pacchetto e accenderla: il vizio del fumo, tipico di Judas Godfrey, un ragazzino che si atteggiava a uomo di mondo con vestiti costosi, sigarette e denaro sperperato per futili motivi. Avrebbe comprato perfino un pesce avariato se solo fosse costato più di cento galeoni: a lui non interessava avere oggetti che valessero ciò che aveva speso, a lui piaceva avere oggetti che costassero, oggetti resi talmente desiderabili dal prezzo e dalla conseguente esclusività che avrebbero reso mirabile anche la cosa più inutile. Lo stesso faceva con le donne: che gusto c’era ad avere una ragazza che tutti, in un certo senso, potevano permettersi? Delilah poteva anche avere delle inclinazioni un po’ libertine, ma era sempre lei, in fin dei conti, a scegliere chi, come, quando e perché ed era questo che a Judas piaceva di lei.
    “Ti sei già presa la mia sigaretta. Non è abbastanza?”
    Era come un bambino che giocava con il fuoco: gli piaceva l’idea di poter controllare ciò che nessun altro riusciva a controllare ed era anche quello il motivo per cui aveva ritardato all’appuntamento con lei. Nelle relazioni che aveva la ragazza, era sempre stata lei a condurre il gioco. Lui bramava l’esatto contrario: voleva essere incontrollabile per controllare.
    “Sai, oggi un tizio di cui non conosco l'identità mi ha chiesto di uscire. Gli ho detto che avrebbe dovuto chiedere a te, perché sei il mio protettore. Lo so, non è una cosa affatto bella da dire, ma alla fine se n'è andato spaventato quindi grazie Godfrey per avermi salvato le chiappe ancora una volta con la tua aura da bad boy! Come posso sdebitarmi?”
    Sorrise, soffocando una piccola risata con un tiro di sigaretta, che poi espulse in una nuvola di fumo verso il cielo. In altre circostanze avrebbe fatto una scenata, ma non in quel caso, perché sapeva che Delilah non avrebbe mai detto una cosa del genere credendo veramente alle proprie parole, come invece facevano altre ragazze, quelle convinte che una notte di follia sia chiaro segno di una relazione duratura appena cominciata. Judas ormai sapeva come trattare con quel tipo di donne: diceva sempre che il sesso non era legato all’amore, che era stato concepito esclusivamente per fare in modo che la razza umana si moltiplicasse esponenzialmente e che, per quanto concerneva il pensiero di Dio, gli uomini avrebbe dovuto passare la gran parte del loro tempo a fare sesso proprio per quel motivo. Erano stati loro, poi, ad associare la cosa alle relazioni, al matrimonio e a tante altre panzane. In realtà era una cosa totalmente impersonale e dettata dall’istinto, dalla natura: gli uomini, poi, avevano solo tratto un piacere da ciò che era stato pensato come un dovere.
    “Non saprei..potrei chiederti di farmi i compiti per un anno, ma ho come l’impressione che mi rovineresti la media. Nulla di personale: anche Merlino in persona me la rovinerebbe.”
    Rise tranquillo e gettò la sigaretta in mezzo all’erba del campo, mostrando una smorfia annoiata quando quest’ultima non prese fuoco per suo personale diletto. Rimase in silenzio per pochi secondi, con gli occhi stretti fissi sul tramonto, per poi voltarsi verso la compagna e rivolgerle uno dei suoi tanti sorrisi da – come lo aveva chiamato? – bad boy.
    “Oppure potresti suggellare ulteriormente il nostro idillio come sai fare bene tu..”
    Il suo sguardo era eloquente e così lo era la mano che dalla tasca dei pantaloni estrasse il paio di slip della ragazza, sventolandoglielo davanti al viso per poi ritirarlo dietro alla schiena.
    “Sarei tentato di tenermele, ma credo che a te starebbero meglio..se proprio ritieni necessario indossarle in mia presenza, è chiaro.”
    Più eloquente di così si muore.
     
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