{CHAPTER ONE} the beginning of the end.

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  1. spleen;
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    La discriminazione, ahimè, non è mai cosa da funzionare a senso unico. Spesso e volentieri si tratta di una lama a doppio taglio per chi, da parte di entrambi i lati della barricata, non appartiene affatto alle realtà chiamate in causa. Era iniziato tutto con gli attentati alla comunità magica. In seguito a quelli i ministeri si erano ritirati in stati di emergenza, traboccando di decreti volti a mantenere la sicurezza dei propri cittadini, e tramite essi a escluderne una parte piuttosto consistente, quelli di cui non ci si poteva fidare troppo. Tutto a posto per i purosangue. O almeno così pareva, perché d'altro canto, si sa, la generalizzazione porta altrettante generalizzazioni. E come tutti i mezzosangue venivano visti con diffidenza, così essi guardavano tutti i purosangue come fossero degli schifosi oppressori. Se poi portavi pure il cognome Malfoy, allora si che stavi fresco. Lo sappiamo tutti come siete voi Malfoy: non è un mistero il vostro passato da maghi oscuri. Queste erano le parole che Lydia vedeva sempre più spesso scritte negli occhi dei suoi compagni, di persone che conosceva, con cui condivideva lezioni, pasti e gite al villaggio. Eppure lei, ai loro occhi, era tanto un nemico quanto lo era chiunque altro come lei. Ormai la vita quotidiana si svolgeva a colpi di occhiate in cagnesco, chi per un motivo e chi per un altro. In tutto ciò la nostra Corvonero, ovviamente, si sentiva soffocata. Soffocata senza motivo, per giunta, perché era così confusa riguardo ogni aspetto della vita da non saper più davvero cosa pensare. I suoi genitori dicevano una cosa, i suoi compagni un'altra, i giornalisti un'altra ancora. Avrebbe semplicemente voluto chiudersi in stanza e non uscirne più fino a quando tutto non fosse finito. Ahimè, nemmeno quello le era concesso. Quella sera, infatti, il nuovo preside avrebbe finalmente mostrato il suo volto al corpo studentesco, facendo scattare in tutti l'idea che l'uomo avesse qualcosa in serbo per loro. Altamente plausibile. Ed essendo Lydia una di quelle persone che tende sempre a vedere il bicchiere mezzo vuoto, era anche piuttosto sicura che non si trattasse di qualcosa di bello. Scoccò quindi un'occhiata a Eris, la sua compagna di stanza. Da quando quella follia era cominciata, la bionda si sentiva in colpa anche solo a stare in sua presenza, come se avesse fatto qualcosa di male - quando poi non aveva fatto proprio un bel nulla e non era nemmeno il tipo di persona da voltare le spalle a un'amica per il suo stato di sangue. Lei però era una Nata Babbana, i soggetti magici più a rischio di chiunque altro: per quanto ne sapeva poteva essere lei per prima a passare informazioni ai terroristi, ma la sola idea sembrava a Lydia così assurda e fuori dal mondo che si sarebbe presa a crucio solo per averla pensata una mezza volta. "Che dici, andiamo?" chiese quindi, una volta chiuso il libro, mostrando un sorriso alla compagna.

    Puntuali come un orologio svizzero, le due ragazze presero posto al tavolo Corvonero. "Aspetta, ci sta Charles. Ehy Charles!" nel dirlo alzò appena la voce, sventolando una mano in direzione dell'amico per fargli segno di unirsi a loro. Liberò quindi un posto accanto a sé per farlo sedere. "Non so proprio cosa aspettarmi da stasera." fu il suo commento, stringendosi nelle spalle con un mezzo sorriso prima di cercare gli occhi di Scorpius al tavolo verde-argento. Non appena li incrociò, lo sguardo azzurro della Malfoy si fece più denso di significati, dubbi e preoccupazioni, alla ricerca di una forza che non sapeva se poter realmente ricevere da qualcun altro al di fuori di se stessa. Nel dubbio valeva sempre la pena tentare.
    Quel contatto visivo, tuttavia, venne interrotto dall'eco dei passi di Kingsley, il quale si mostrò puntualmente al pubblico con l'aria più anonima e allo stesso tempo nobile che vi fosse. Talmente tanto piatto e vuoto da lasciare Lydia quasi a bocca aperta, incerta sulla propria stessa prima impressione. Credeva che quando l'avrebbe visto, qualcosa in lei avrebbe saputo con certezza se dargli fiducia o meno, eppure non era andata così. Detto tra noi: non va mai così. Le persone, la vita e tutto ciò che le muove, sono cose talmente complicate e sfaccettate da non dare quasi mai sicurezze, men che meno a prima vista. "Un brindisi; alla salute di Hogwarts e dei suoi studenti." Nel dubbio alzò il calice, priva di alcuna espressione in volto, per poi berne un lungo sorso passando gli occhi su tutta la sala da sopra il bicchiere. Molti non bevevano. Non era affatto un buon segno.
    Interagito con Eris e Charles. Citato Scorpius

     
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  2. Mischief
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    Il preside aveva finalmente deciso di fare la sua apparizione, nessuno lo aveva visto da quando si era insediato e cominciavano a girare strane voci sul suo conto. C'era chi diceva che era un vampiro e che quindi di giorno non uscisse mai dalle sue stanze, ma probabilmente c'era qualcos'altro sotto, anche se non aveva idea di cosa. Era ancora in biblioteca quando si rese conto che era ora di scendere, non poteva arrivare in ritardo a un'occasione del genere. Come continuavano a ricordargli, lui doveva dare il buon esempio. Corsi in Sala Comune a posare la sua borsa e mi vestii con cura particolare per la serata, per poi controllare il risultato davanti allo specchio. Non ero convintissimo, ma non è che dovessi far colpo sul preside in fondo, mi passai la mano fra i capelli e scesi, la Sala Comune era già deserta, segno che anche gli altri studenti avevano preso sul serio l'avvertimento sulla puntualità.

    La Sala Grande era più cupa del solito, forse era la tempesta sopra le loro teste nel soffitto incantato, forse era il fatto che sembrava diversa. I tavoli di solito imbanditi erano pieni di candele, i drappi che di solito ornavano la Sala erano tutti spariti. Anche gli altri ragazzi sembravano percepire quell'atmosfera lugubre, non c'era il solito baccano, nessuno rideva e molti degli studenti avevano già preso posto, cosa altrettanto insolita. Eppure del preside non c'era ancora traccia.
    «Aspetta, ci sta Charles. Ehy Charles!». Mi voltai verso la voce e vidi Lydia che mi aveva tenuto il posto a fianco a lei, mi avvicinai mentre facevo un segno di saluto a tutti quelli che conoscevo e con cui incrociavo lo sguardo.
    «Non so proprio cosa aspettarmi da stasera». Allargai le braccia con un gesto enfatico, non mi sembrava davvero l'atmosfera giusta per presentarsi a degli studenti, magari per un funerale.
    «Ma qualcuno l'ha già visto? In fondo da qualche parte dovrà pur...». Non feci in tempo a finire la frase, il preside stava attraversando la Sala, per andare verso il tavolo degli insegnanti, posizionato perpendicolarmente a quello delle quattro casate. Aveva un portamento piuttosto rigido, si appoggiò al tavolo e con uno schiocco delle sue dita davanti a loro appervero dei calici di vino, davanti a tutti loro, compresi i bambini del primo anno, inarcai un sopracciglio e guardai Lydia perplesso.
    «Un brindisi; alla salute di Hogwarts e dei suoi studenti». Presi il calice esitante e lo alzai come tutti gli altri, ma quando notai che molti studenti sembravano restii a bere il mio stomaco si chiuse. Istintivamente portai il calice alla bocca, ma premetti forte le labbra per non far passare neanche una goccia del liquido rosso.


    Interagito con Lydia


    Edited by Mischief - 2/4/2017, 12:12
     
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    «Sono sempre più convinta che » disse la prefetta alzando appena la testa dalla pergamena quasi completamente scritta, in alto il titolo riportava “2 maggio 1998” e il suo sottotitolo, “la battaglia di Hogwarts” brillava, come se l’inchiostro fosse ancora bagnato « tutto questo mistero non porti niente di buono» Cassie si era sempre considerata una persona estremamente razionale, forse anche oltremodo razionale, ma c’era una sensazione, una fastidiosa sensazione che aleggiava per il castello da quando era stata data notizia che il preside Kinglsey avrebbe finalmente fatto la sua prima comparsa pubblica. «Cos’avrà mai da nascondere… » si chiese Freddie, dondolandosi pericolosamente sui piedi posteriori di una malconcia sedia di legno. « Magari è solo timido » cercò di sdrammatizzare la corvonero, mentre cercava di abbozzare un sorriso, più simile ad una smorfia obbligata. «Certo, e io finirò questa pergamena prima di te » l’apostrofò il grifondoro, spingendo la pergamena scritta distrattamente verso di lei. «Sai che gli occhi da cucciolo con me non funzionano, Freds. » gli disse lei, scuotendo la testa, mentre con la sua grafia ordinata scriveva le ultime righe del suo compito. distrattamente verso di lei. «DAAAAAI, CASS» gracchiò, a mo' di supplica « Un piccolo aiutino? » « Va bene, ma è l’ultima volta» « Dici sempre che è l’ultima. » « L’ultima, per davvero. »
    Aveva finito di studiare appena in tempo per tornare in camera a metter via i suoi libri e ad indossare il suo classico rossetto. Malgrado le basse aspettative per la serata, il suo vezzo non poteva mancare.

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    Era pronta ad andare da sola in Sala Grande, seguendo svogliata i suoi concasati quando varcata la soglia della sala comune si trovò avanti Pervinca. O meglio la Professoressa Branwell. Senza nemmeno avere il tempo di salutarla, si sentì prende sotto braccio, con l’entusiasmo tipico della Branwell. «Proprio te cercavo! Andiamo, che siamo già in ritardo. Non voglio perdermi l'arrivo di Kingsley! » disse, prendendola quasi di sorpresa, più per il loro improbabile ritardo –Cassie non era mai in ritardo, semmai in largo anticipo. «Io scommetto che sarà un gran figo, tu che dici?» domandò la donna, euforica, verso la via della Sala Grande. «O un vecchio rimbambito» suggerì la studentessa, sorridendole.
    Entrarono nella Sala grande ancora a braccetto, venendo accolte da un silenzio quasi imbarazzante, un senso di disagio palpabile sembrava pesare sulle teste di studenti e corpo insegnanti più del cielo nuvoloso sulle loro teste. Salutò la prof con un gesto della mano, non prima di poter sentire le parole di incoraggiamento per i grifondoro. Prima di prendere posto, scorse fra i volti dei rosso e oro quelli di Freddie e di Judith. Li salutò, sorridendo ad entrambi. Si sarebbe seduta volentieri vicino a loro, ma per una volta andò a sedersi al suo tavolo.
    Era quasi pieno, così dovette chiedere a due primini di farle spazio. Nemmeno a dirlo, davanti a lei Wilhelm Schubert stava seduto con la sua classica espressione indecifrabile, un sorrisetto appena accennato sulle labbra. Cassie lo salutò, o quanto meno le sue intenzioni dovevano essere tali, con un cenno del capo, prima di distogliere lo sguardo, quasi imbarazzata.
    Non dovettero aspettare molto per il grande ingresso dell’uomo più atteso dell’anno. Edmund Kingsley esisteva veramente e stava percorrendo la navata centrale della sala grande con passo sicuro. Cassi sentì il suo stomaco aggrovigliarsi. La bocca dello stomaco le si strinse ancora di più al brindisi dell’uomo. Vide i calici svettare in alto ed unirsi a quella specie di augurio. Da principio Cassie non si mosse, poi sentì qualcosa colpirle la caviglia al di sotto del tavolo. Alzò lo sguardo verso il suo concasato, gli occhi di lui facevano cenno di imitare il suo gesto. Cassie ingoiò un enorme groppo in gola e con mani incerte levò anch’ella il calice.


    interagito con Fredds, Pervinca, Wilhelm e citato Judith
     
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    Cambiamento era la parola più ricorrente nel vocabolario di Daphne, tra lei e Ross le cose sembravano procedere bene, ma da qualche tempo aveva il sospetto che presto sarebbero stati messi a dura prova. Avevano accettato di prendere le cose con calma, di non affrettare troppo i tempi e di darsi l’occasione di ritrovare quell’armonia naturale che li aveva uniti. Forse proprio per non perderla Daphne stava deliberatamente ignorando i segnali che il suo corpo le stava mandando, per quanto infatti si ostinasse a negarlo era quasi certa di essere incinta. Aveva cercato di far finta di niente quando si era accorta del primo ritardo, incolpando lo stress causato dal lavoro e dalle attuali tensioni all’interno del mondo magico, ma quando era sopraggiunta la stanchezza e le sporadiche nausee mattutine non aveva potuto far altro che accettarlo. Secondo i suoi calcoli aveva quasi terminato il secondo mese, un traguardo flebile che le
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    sarebbe potuto scivolare tra le mani all’improvviso. Daphne aveva già provato quel dolore, affrontarlo nuovamente sarebbe stato impossibile sia per lei che per Ross. L’uomo al momento era del tutto ignaro della sua condizione, lei aveva paura che quella nuova e inaspettata gravidanza avrebbe potuto rovinare tutto quello che piano piano stavano cercando di ricostruire. Tenerlo all’oscuro era difficile, ma era troppo presto e non voleva illuderlo o causargli ulteriori sofferenze. Quella sera aveva fatto del suo meglio per mascherare la spossatezza causata dalle continue nausee, ma per quanto avesse voluto non poteva certo mancare quella sera: finalmente il nuovo preside aveva deciso di degnarli della sua presenza. Arrivò in anticipo in sala grande e si apprestò a prendere immediatamente posto al tavolo del personale. Quando vide entrare Ross in sala si portò automaticamente una mano sul ventre, lì molto probabilmente stava crescendo il loro bambino e, per quanto Daphne potesse esserne felice, era molto più spaventata, tanto da non sapere quali parole usare per comunicarli all’uomo che amava. Non poteva continuare a rimandare perché più aspettava peggio era per lei. Sorrise a Ross, perfettamente a conoscenza del suo stato di irritazione nei confronti del nuovo preside; a lui infatti non andava giù che quest’ultimo si fosse sempre rifiutato di incontrarlo. Seduto al suo fianco Ross ribolliva come una pentola di fagioli, per calmare la sua ira posò una mano sulla sua coscia sotto il tavolo; era compito suo infatti trattenere il suo spirito battagliero. Quando Kingsley varcò la soglia l’insistente brusio che aleggiava nell’aria fino a pochi secondi prima cessò di esistere, non volava una mosca; tutti troppo concentrati a studiare colui che dettava le regole tra quelle mura. Da parte sua nessun discorso di incoraggiamento o presentazione, per loro avrebbe continuato ad essere un perfetto sconosciuto. «Un brindisi; alla salute di Hogwarts e dei suoi studenti.» Un calice di vino si materializzò di fronte ai suoi occhi e subito storse il naso, non era esattamente una bevanda consigliata alle donne incinte. Senza pensarci troppo allontanò da sé quella bevanda al momento sgradita e sorrise a Ross che la guardava in maniera sospetta; presto o tardi avrebbe capito tutto, non poteva più rimandare l’inevitabile e confessargli tutto prima che lo scoprisse da solo. «Da quando i presidi offrono vino agli studenti?» Daphne sussurrò quella domanda a Ross, insospettita da quel gesto inaspettato e alquanto contraddittorio; quale preside offriva così tranquillamente alcool a minorenni? Quella sera sembrava decisa a riservare infinite sorprese a tutti loro, che fossero buone o no avrebbero potuto deciderlo solamente a fine serata; un momento che attendeva con ansia per poter finalmente confessare tutto a Ross.


    Interagito con Ross


    Edited by afterlife. - 22/5/2017, 23:37
     
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    Non ci trovava niente di interessante in tutta quella situazione. Ma chi cavolo voleva vederlo il preside, ripeteva da giorni. Non riusciva nemmeno a decifrare le espressioni turbate dei suoi compagni. L'unica cosa a turbare quella testolina vuota era la possibilità di altre punizioni in arrivo, perché il preside poteva portare solo questo. Forse, anzi sicuramente, la sua serenità derivava dalla totale estraneità di Scout dal mondo della politica. Certo, aveva letto i giornali, aveva sentito le voci, si era guardata attorno e aveva realizzato che il mondo andava a catafascio, ma si sentiva stupida abbastanza dal non riuscire a collegare due cose fra loro. Non era come la matematica, dove due + due fa quattro, nel mondo della politica due + due probabilmente faceva qualcosa come tendente ad infinito, o merlino sa che cosa. Scosse la testa, dissentendo. «Secondo me» disse con tono solenne « è una fregatura». Si sarebbe giocata la testa e scommesso che tutta quella tensione non era altro che un fuoco di paglia, e lei di fuochi se ne intendeva. «Magari non arriva nemmeno, ci fa andare lì, e non si presenta»

    L'unico pensiero a spingerla fuori dal suo caldo letto, sia mai si fosse messa a studiare, il rischio di addormentarsi sui libri era assai ben più alto che di addormentarsi sul suo letto, era stata la fame, perché il suo stomaco aveva iniziato a brontolare già alle sette, attendere fino alle 21 stava diventando un tormento. Così si era anticipata, ma badate bene, per puro caso con grande probabilità, ma aveva perso comunque tempo mettendosi a parlare con Reina in sala comune. «Andiamo?» domandò all'amica, toccandosi lo stomaco «Inizio ad avere fame» le disse, mentre dal suo ventre qualcosa, tipo un mostro marino,
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    sembrava prendere vita. Già se lo immaginava, il banchetto, non il preside. Tavolate stracolme di cibo, ghiottonerie di prima qualità. Tre, quattro, sei portate. Socchiuse appena gli occhi, annusando l'aria alla ricerca di qualche odore che le suggerisse che sì, gli elfi si erano dati da fare. Ma davanti a lei, varcata la soglia della Sala grande ancora spoglia, i tavoli erano vuoti. Strattonò Reina, tirnadole la manica della camicia. «...dov'è il cibo?» chiese, con grande preoccupazione. Era uno scherzo, per forza, si disse. Una cena senza cibo, ma dove si è mai sentito? Nemmeno in quei ristoranti megasofisticati dove ti fanno pagare 200 puond per una foglia d'insalata e uno spruzzo di ketchup per guarnire il piatto. Presero posto, Scout quasi scossa dalla spiacevole scoperta. Chiunque fosse quell'uomo, iniziava a starle antipatico. Il rumore del suo stomaco fece da sottofondo alla breve conversazione con Reina, man mano la sala iniziò a riempirsi, il cielo sopra di loro, solitamente sereno, non le ispirava grande fiducia. Salutò Olympia, mentre con lo sguardo cercava dall'altro lato della sala una testa platinata che tardava ad arrivare. Smettila di fare la stalker, Scout sentì la sua coscienza sussurrarle Nemmeno ti conosce. Troppo presa dalla sua ricerca, quasi non sentì le porte aprirsi, ma la sua attenzione fu catturata dalle teste appena girate verso il corridoio centrale. Kingsley si era presentato, lei aveva perso la sua scommessa con se stessa. Sembrava quasi uno spettro. Uno spettro estremamente vivo, stupida. I fantasmi del castello, ricordò, sembravano più amichevoli. Gli occhi di Kingsley sembravano quasi ipnotizzanti, come quelli di un incantatore. Ed era bello, insolito, ma di certo un bell'uomo, benché tutt'altro che rassicurante. Poi brindò, alzando la sua coppa al cielo e facendo comparire sulle tavolate altrettante coppe quanti ne erano gli studenti. Scout non pensò che fosse insolito, che fosse strano, forse voleva onorare i suoi studenti non solo con la sua presenza, ma con un... calice di vino? Rimase interdetta, non era permesso, dalla legge probabilmente, sicuramente da quella della scuola, consumare alcolici. Che poi venissero consumati illegalmente, quello era tutt'altro discorso. Si girò verso gli altri della sua casata, alla ricerca di qualcuno molto più saggio di lei. Notò Olympia tentennare, ma Tris, che le era sempre sembrata decisamente sicura, si unì al brindisi.
    Scout imitò il suo gesto, consapevole di fidarsi più di loro che di se stessa.


    interagito con Reina e Olympia, citato Tris e stalkerato Scorpius
     
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    Arabo, non c’erano altre spiegazioni; Reina doveva sicuramente aver acquistato il libro sbagliato perché non aveva capito una sola parola di ciò che era scritto. Fissava la stessa pagina da più di un paio d’ore e non era ancora riuscita a comprendere cosa dicesse. Rune antiche era sicuramente il male, molto probabilmente tutti quegli strani simboli servivano per evocare il demonio in persona; per quale motivo l’avesse scelta come materia facoltativa era ancora da stabilire. Disperata chiuse il libro e lo lanciò direttamente nel baule, non voleva più saperne per quella sera; il giorno dopo avrebbe supplicato Lympi di darle una mano perché ne andava della sua stessa sopravvivenza. Mentre lei aveva cercato, senza successo, di studiare Scout si era letteralmente rifugiata sotto le coperte; più volte era stata tentata di sentirle il polso, giusto per controllare che fosse ancora viva. L’unica cosa in grado di destarla dal sonno era il cibo, la rossa
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    sembrava aver un sesto senso; era infatti in grado di fiutare le sue scorte di merendine ovunque esse fossero nascoste, tanto che ormai Reina ci aveva rinunciato lasciandole in bella vista nel suo baule. «Andiamo? Inizio ad avere fame» Le sue parole furono quasi coperte dal rumore sordo che sentì provenire dallo stomaco dell’amica. «Si penso che sia al caso di andare prima che tu decida di divorare anche me…» Nessuna delle due faceva mistero del vorace appetito, tanto che molti probabilmente si chiedevano dove finisse tutto il cibo che le due ingerivano d ogni pasto. Indossò il maglione e la mantella della divisa, dopotutto avrebbero avuto finalmente modo di incontrare il nuovo preside; non poteva mica presentarsi in maniera sciatta. La sua figura era avvolta nel mistero, alcuni affermavano che fosse un uomo deforme, con la gobba e i piedi piatti; altri ancora avevano deciso di puntare sul fatto che fosse semplicemente pazzo…a Reina importava solamente non essere presa di mira ed evitare le terribili punizioni che le avrebbe potuto infliggere. Quando varcarono la soglia della sala grande dovette ammettere di essere un po’ delusa; si aspettava una tavola più imbandita del solito, ma quella sera non c’era neanche l’ombra di un tozzo di pane. «...dov'è il cibo?» Scout la strattonò all’improvviso guardando i tavoli stralunata. «Prevedo tempi duri…se non provvederanno a nutrirci, presto diventerà una carneficina.» Dopotutto l’appetito degli adolescenti non era una cosa da sottovalutare. Si lasciò trascinare dall’amica verso il tavolo dei grifondoro e prese posto vicino ad Olympia e Beatrice, entrambe rigide e sospettose. Dean le salutò frettolosamente per andare a sedersi tra i serpeverde. «Figuriamoci se non deve farsi riconoscere sin dal primo giorno.» All’improvviso i suoi occhi incrociarono quelli di un serpeverde a lei ben noto; George era in piedi rigido accanto a sua sorella e per quanto ne volesse fare a meno non poteva smettere di fissarlo. Solamente l’ingresso del preside riuscì a farle distogliere lo sguardo da George, tutti gli studenti erano immobili e completamente concentrati sull’uomo che percorreva la sala grande a lunghi passi. Molti probabilmente erano delusi di aver perso la scommessa dato che quello non era un gobbo…per la pazzia era ancora presto per dirlo. Qualcuno avrebbe dovuto dirgli che affamare gli studenti non era certo un buon modo per cominciare. «Un brindisi; alla salute di Hogwarts e dei suoi studenti.» Tutto qui? Reina era ovviamente delusa da quella non presentazione, inoltre lo sapevano tutti che l’acool a stomaco vuoto non era una buona idea, ma se quello è tutto ciò che avrebbero avuto per la serata era meglio approfittarne. «Alza quella coppa.» Tris era del suo stesso avviso, inoltre era maleducazione rifiutare. Reina portò il calice alle labbra e buttò giù il vino tutto d’un colpo, anche se non era proprio una bevanda di suo gradimento.


    Interagito con Scout
    citati Dean, George, Lympi e Tris
     
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    «Freddie dobbiamo andare…» Sbuffa, il ragazzo, allontanandosi di qualche passo e sistemandosi la camicia. Aveva avuto la gran bella idea di imboscarsi con la Dagerman, quel giorno. A dirla tutta non era la prima volta e con ogni probabilità non sarebbe stata nemmeno l'ultima, nonostante forse sarebbe stato meglio il contrario. Non per qualcosa, intendiamoci, le tette della Serpeverde avevano sempre avuto i suoi buoni argomenti insomma, ma imboscarsi pochi minuti prima di quell'importante cena per la quale i professori rompevano le pall- Ahem, raccomandavano loro di non ritardare da almeno due settimane, non era stata poi una gran bella idea, probabilmente. Per non contare il fatto che fosse sbagliato, quello che facevano. Andiamo, non per l'atto in sè, in quella scuola c'erano professori con una vita sessuale ben più attiva di loro studenti (e sì, Freddie li aveva scoperti svariate volte ricavandosi non pochi traumi infantili) ma..Olympia. Un semplice nome, una semplice motivazione che lo faceva sentire in colpa persino mentre faceva una delle cose che era più bravo a fare. Sì okay, si era ripromesso di non pensarci. Sì okay, era ancora abbastanza convinto di avere ragione, ma non riusciva comunque a levarsi la sua espressione delusa e ferita dalla testa. Ed indovinate un po'? A pochi giorni dal loro litigio, aveva continuato a fare ciò per cui avevano litigato comunque! Gran bella testa di cazzo, Freds. Osserva la ragazza balzare giù dal tavolo e sistemarsi la gonna, abbassandosela abilmente lungo le gambe. Gambe sulle quali le sue mani avevano sostato fino a qualche secondo fa, mentre erano avvinghiati a scambiarsi baci di fuoco. «Mi raccomando aspetta un paio di minuti prima di uscire.» Annuisce sbuffando, Freds, passandosi una mano tra i capelli ed osservando la ragazza dileguarsi al di là della porta. Ultima occhiatina al didietro...Okay possiamo andare. Chiaramente, non aspetta un solo secondo come raccomandato dalla Serpeverde, ma anzi esce quasi al pari di lei, passandole accanto a passo svelto. Non sarebbe Fred Weasley, se non fosse un emerito idiota patentato nel fare sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato, no? « Peccato, avevo giusto l'intenzione di aprire una discussione ufficiale sulle tue mutandine in pizzo di oggi. Dici che non posso? Donovan ne sarebbe molto interessato! » E Olympia ti spaccherebbe direttamente la faccia, ma questi sono dettagli. Sgattaiola via, avviandosi verso la Sala Grande con passo saltellante. Varca la soglia e.. « Mi sento già depresso. » Borbotta, mentre si avvia verso il suo tavolo. E' spoglio -così come tutti gli altri- ornato soltanto da qualche candela. Non vede cibo da nessuna parte (e questa è cosa assai grave) e l'aria che si respira è pesante. Gran bell'inizio, non c'è che dire. Aveva fiutato quell'atmosfera già da un po', a dirla tutta. Da quando il nuovo preside era arrivato, le cose lì al castello erano cambiate. Non si faceva vedere mai (non che gli dispiacesse, questo è chiaro) fuori dal proprio ufficio, e molte erano le domande e supposizioni che aleggiavano tra i muri del castello. « Sera, sapete chi è morto? » Mormora, sedendosi accanto al suo amico Eric e scostando a culate chiunque trovi sul suo cammino. Una rapida occhiata ai presenti, mentre alza la mano destra per salutare chi conosce. E' in quel momento che il suo sguardo si posa su di lei appena arrivata assieme alla Caposcuola. Lo ignora, posando i suoi occhi smeraldini sulla sua figura per solo qualche istante. Vorrebbe fare lo stesso Fred, ignorarla come se nulla fosse, ma la sua espressione lo tradisce: le sopracciglia si incurvano, il naso si arriccia appena, mentre un broncio misto tra il nervoso e l'irritato si insinua sul suo volto. Incrocia le braccia, quasi d'impulso, girando il capo per guardare altrove. E' in quel momento che vede arrivare Cassie, assieme a quella professoressa della quale non ha mai capito il nome perchè è sempre stato impegnato a fissarle le tette durante le lezioni di divinazione. Alza un braccio per salutare la Corvonero, facendole cenno di venirsi a sedere lì vicino a lui, ma non ottiene un riscontro positivo. Si rigira dunque, ridendo alle parole della professoressa: tra i corridoi l'hanno sempre chiamata "quella strana", ma a lui non è mai dispiaciuta. « Weasley, se fai qualche cazzata delle tue io lo saprò. Lo so già! Capito? Ti tengo d'occhio. » Fa un'espressione innocente in risposta alle parole della Morgenstern, stringendosi nelle spalle con un sorriso ad allargargli la faccia da schiaffi. « Se mi tieni d'occhio mica mi dispiace, sculetterò più del normale vorrà dire. » Uno sguardo fugace su Olympia mentre si morde il labbro inferiore istintivamente, come se volesse scrutarne la reazione, e poi di nuovo sulla caposcuola. « Promesso, faccio il bravo. Parola di lupett- » Ma non finisce neanche la frase che, finalmente, il preside fa la sua entrata in scena. Bell'uomo, non c'è che dire, ma niente terza tetta e coda biforcuta. O forse era la lingua, quella? Sospira, deluso. « Un brindisi; alla salute di Hogwarts e dei suoi studenti. » Vino per dei minorenni? Poco male, forse è uno di quei vecchi che si sentono giovani e per tanto fanno di tutto per farsi accettare da chi giovane lo è davvero. E cosa può esserci meglio dell'alcool per farlo? Ma non alza il calice,Freds, fin troppo diffidente come suo solito. Andiamo, quel tizio non s'è fatto vedere per così tanto tempo ed adesso pretende pure un brindisi? E che è, la Regina? Si limita dunque soltanto a bagnarsi le labbra con quel liquido rossastro, saettando con lo sguardo verso la nuova e misteriosa figura, mentre un importante quanto profondo pensiero si palesa nella sua mente: quand'è che si mangia?
    Interagito con: bekah, tavolo gryff in generale, tris e preso a culate eric
    citato: olympia, le tette di pervinca, cassie



    Edited by 'dysfunctional' - 5/4/2017, 01:09
     
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    Non si aspettava un benvenuto caloroso e nemmeno lo desiderava. Edmund era un usurpatore e in quanto tale doveva esser visto. Delle sue motivazioni ci è dato sapere poco. Urge ricordare che non tutto è come appare e anche negli occhi dell'uomo più cruente, vi si cela a volte una verità nascosta. Quale fosse quella di Edmund non ci è concesso conoscere, non ancora quanto meno. Sappiamo che quegli occhi nascondono una pattina di compassione celata sotto le fattezze di un drago a tre teste. Svuotato il calice, lo appoggia sulla superficie liscia del tavolo degli insegnanti e si avvicina appena alle tavolate dei suoi studenti e gli scruta con vivido interesse. Non gli interessa chi abbia bevuto e chi no. Quel brindisi, avrebbero scoperto - forse non oggi, forse non domani - era più importante di quanto pensassero. Era un patto sacro di fiducia che forse loro non gli avrebbero restituito e che in cuor suo, sapeva, non dovevano nemmeno restituirgli. « Percival Watson, Eris MacBride, Beatrice Morgenstern. » Disse chiamando il nome dei Caposcuola. « In piedi. » Calò un silenzio terrificante che Edmund non avrebbe interrotto finché i tre non si sarebbero alzati. « Olympia Potter, Victoire Sætre, Charles Beaumont, Persephone Hamilton, Rainer Strucker, Elliot Puckerman. » Elencò a loro volta tutti i Prefetti facendo un piccolo sforzo di memoria per ricordarseli tutti. « In piedi. » Prese a camminare tra i tavoli; a risuonare nell'ambiente erano unicamente le suole delle sue scarpe contro il pavimento in pietra. « Da oggi, le vostre cariche decadono. »
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    E così dicendo, tutte le spille dei ragazzi caddero all'unisono con un leggero ronzio meccanico. Poco dopo; mentre un leggero brusio si faceva spazio tra le tavolate, le porte della Sala Grande si aprirono lasciando che nell'ambiente entrassero nuovi invitati. Membri della Squadra di Inquisizione e Auror volontari, ovviamente persone di fiducia, scelte personalmente dal Capo della Squadra di Inquisizione in persona. « Ah grazie al cielo siete qui! Mi chiedevo quanto ci sarebbe voluto. » Strinse la mano al capo dell'operazione e lasciò che andasse a sedersi al tavolo degli insegnanti, mentre i soldati scelti si posizionavano da una parte e dall'altra della Sala Grande lungo le pareti. « Vi chiederete che cosa ci fanno questi signori qui. Sono qui per proteggerci. Ho ricevuto diverse segnalazioni secondo cui persone malintenzionate potrebbero aver in mente di colpirci; proprio qui, nel cuore del mondo magico, nella culla del futuro del nostro mondo. Motivo per cui ho richiesto che tutti i passaggi verso Hogsmeade venissero chiusi. Nessuno escluso. » Piccola pausa prima di continuare. Continua a parlare muovendosi lungo le navate create dai tavoli delle casate. « Per lo stesso motivo, tutte le gite e le uscite a Hogsmeade verranno sospese, anche per i maggiorenni. Non sarà più possibile passare gli weekend nel villaggio e per il vostro bene non sarà più possibile uscire per nessuna ragione. » Si portò le dita tra i capelli ondulati sorridendo appena tra se e se, quasi come se si fosse raccontato una barzelletta particolarmente divertente. « In più, non appena uscirete da questa stanza, troverete nelle vostre Sale Comuni, una lista con le persone che dovranno abbandonare le aree riservate alle proprie casate. I ragazzi in questione verranno spostati in una diversa area del castello e potranno accedere allo stesso solo in orario di lezione. L'area individuata si trova nei sotterranei; vi si accede attraverso un'entrata riposta in prossimità della Rimessa delle Barche e si estende sotto il lago nero e sotto il castello. Non vi è alcun accesso dall'interno dell'edificio. » Altra pausa, tempo in cui fissa insistentemente i membri della Squadra di Inquisizione, che a loro volta scrutano eventuali mocciosi in vena di cattivi scherzi. « Per tutti quanti, sarà vietato l'uso delle bacchette se non durante le lezioni; ciò significa che dovrete consegnare le vostre bacchette alla fine di ogni lezione. Un elfo domestico si premurerà di restituirvi sempre quella di vostra proprietà. Spero che questa regola sia chiara per tutti; chiunque dovesse trasgredire andrà incontro a provvedimenti disciplinari severissimi. Lo stesso vale per tutte le altre regole. Il coprifuoco per tutti è fissato alle 21. Resta fermo il divieto di varcare i confini della Foresta Proibita, così come i divieti sulle altre aree del castello già esistenti. » Un lungo sospiro, prima di continuare ancora. Sarebbe stata una notte piuttosto lunga. « Ovviamente, resta invariata l'appartenenza alla vostra casata di origine. Tuttavia, nella nuova aria a voi assegnata, non ci saranno spazi separati se non per quanto riguarda la solita divisione tra ragazze e ragazzi. Nei giorni seguenti, tutti voi riceverete il decreto ufficiale che illustrerà nei minimi dettagli le temporanee regole di condotta di questa istituzione. » Dicendo ciò batté le mani due volte e il solito cibo copioso si dispiegò di fronte ai suoi occhi. Senza indugiare ulteriormente, Edmund consegnò per sicurezza a ciascun ex-Caposcuola una coppia delle liste dei ragazzi che avrebbero dovuto traslocare, per poi sparire oltre la doppia porta, lasciandoli tutti in compagnia delle loro nuove guardie.

    CAPOSCUOLA: (o meglio EX.. che simpy) sulle pergamene che Edmund vi ha consegnato troverete i nomi di tutti i Mezzosangue e i Nati Babbani presenti nelle vostre casate.
    Tutti dovrete traslocare nella nuova area del castello entro due giorni (on game ovviamente). I Purosangue resteranno nelle solide sale comuni; tocca anche loro la questione bacchette. Sicurezza is a bitch.
    L'area si estende nei sotterranei ed è stata ristrutturata per l'occasione con confort pressappoco dignitosi. Si tratta delle ex prigioni del castello, un'area che è stata a lungo sigillata e mai più riaperta da almeno un paio di secoli. Gli elfi domestici hanno provveduto per renderla il più confortevole possibile - ma non troppo. Dalle finestre non vedrete la luce del sole, bensì i fondali del lago nero. L'accesso lo si fa attraverso una specie di botola con una lunga scala a chiocciola presente nei pressi della Rimessa delle Barche. A breve provvederò ad aprire la sezione e renderla ufficiale. Ovviamente all'interno di questa role ancora tutto ciò non lo sapete, quindi spero possa essere un ottimo spunto per tante altre belle role.
    Cercherò il prima possibile di mettere su una specie di decreto in cui elencare tutto in modo più sistematico. Spero tuttavia che sia stata abbastanza chiara. Nel caso non lo fossi, sapete dove trovarmi per eventuali domande; anzi se le avete fatemele assolutamente, così da sapere in cosa non sono stata abbastanza chiara e cosa ancora devo eventualmente aggiungere sul famoso "decreto".
    Per quanto riguarda il discorso Hogsmeade, Londra e via dicendo. Ufficialmente non si può uscire, e credo sia anche alquanto difficile in termini di coerenza che con queste misure securitarie si possa fare, che si tratti di Purosangue o Mezzosangue, siete i miei prigionieri, sorry. Tuttavia, per mettere un po' di pepe, Edmund ha deciso di fare un po' il sadico; ha deciso di non chiudere davvero tutti i passaggi. Ce ne è uno aperto, per la precisione quello sotto il Platano Picchiatore che porta alla Stamberga Strillante. A vostro rischio e pericolo potrete raggiungere Hogsmeade solo ed esclusivamente attraverso questo passaggio. Ogni 6 ore c'è un gap dovuto al cambio delle guardie di 5 minuti, in cui nessuno lo sorveglia. A vostro rischio e pericolo potrete raggiungere Hogsmeade attraverso quel passaggio lì, ma prima dovrete scoprirlo. Ciò significa che prima qualcuno dovrà appunto capire che un passaggio è ancora aperto e quale è ancora aperto. [Come sempre dico, saperlo in off non significa saperlo immediatamente in on] Badate poi anche a chi può saperlo. Se c'è troppo via vai ovviamente il drago si risveglierà e si accorgerà delle vostre buffonate. Quindi chi lo scopre dovrà anche decidere (in linea di massima ovviamente) anche chi potrà saperlo per non destare troppi sospetti; insomma attenti a che tipo di passaparola fate. Ovviamente tutti questi sono spunti. Come sempre le scelte sono liberissime; tutto dipende da noi tutti.
    Con l'augurio di essere stata abbastanza sadica, vi auguro buona role.
    PS. Ovviamente d'ora in poi si trasforma in una role libera in cui potete interagire con chi vi pare, come vi pare (senza troppi disordini, visto che comunque avete i GIUDA alle calcagna che vi guardano). Non lasciatela morire! E' un'ottima occasione per interagire un po' di più tra noi.
    Eddy King vi manda tanti baci stellari.

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    E' in piedi. Sguardo chino mentre stringe i pugni. Conta internamente più di una volta fino a dieci. Da oggi, le vostre cariche decadono. E poi la sua spilla cade a terra. Lo sguardo si erge all'improvviso su Olympia alla sua destra rendendosi conto che anche lei è stata spogliata della sua carica. Finché non le è stata offerta, Beatrice non si era mai nemmeno lontanamente immaginata Caposcuola. Non le erano mai interessate quelle cose. Persino l'idea stessa del gioco di squadra, far parte di una casata, le era sembrato inizialmente così stupido e così poco nelle sue corde. Il tempo le aveva fatto cambiare idea e alla fine lei, quei zucconi aveva imparato ad amarli. Ne accoglieva di nuovi con un orgoglio rosso nero che pulsava nelle sue vene fino quasi a esplodere. Amava la sua casata, amava i principi di Godric, amava la sua sala comune. Amava il mondo in cui l'aveva plasmata, sottraendo alla sua naturale indole qualcosa, per regalarle qualcos'altro. Le parole che seguono certo non la consolano affatto. Niente più sala comune per alcuni di loro, niente più bacchette, un coprifuoco ancora più stringato. Riuscire a vagare per il castello a proprio piacimento sarebbe diventato sempre più complicato. Quando il discorso si concluse Beatrice si sentì come un enorme macigno sul petto. Quell'uomo, il suo modo di porsi, il suo modo di parlare. Non aveva onore. Quella parte irrazionale di sè riusciva già a fare difficilmente i conti con la sua volubile personalità. Uomini senza onore e complessi da divinità, dovrebbero essere i primi a cadere sotto la morsa del morbo. Quando le solite prelibatezze comparvero sulla tavolata dei Grifondoro e l'imponente uomo le porse la lista di coloro che avrebbero dovuto traslocare, Beatrice non ebbe nemmeno il fegato di guardarlo negli occhi. Non perchè ne avesse paura; ci sarebbe voluto più di un discorso e qualche brandina impolverata per piegarla. Non appena la figura dell'odioso uomo svanì oltre le doppie porte imponenti della Sala Grande, l'ex Caposcuola si guardò attorno e stringendo forte tra le dita il pezzo di pergamena, si risedette al proprio posto.
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    Dispiegò il foglio sotto gli occhi dei suoi compagni deglutendo. Fa che ci lasci uniti. Perchè uniti erano più forti, uniti avrebbe potuto tenerli d'occhio e farsi a sua volta guardare le spalle. Scorrendo la lista, c'erano tutti. Quasi tutti. Beatrice conosceva a memoria i suoi polli, avrebbe potuto intonare a memoria in ordine alfabetico i loro nomi. Non c'era da chiedersi chi ci fosse sulla lista, ma chi non ci fosse. Lo sguardo corse saettante verso la Zabini e pochi altri. Quelli di buona famiglia, quelli che contano. Abbandonò il pezzo di pergamena tra le mani di Olympia prima di alzarsi con uno scatto dal tavolo, facendosi spazio tra le persone per arrivare di fronte al tavolo dei Corvonero, là dove Eris si confrontava più o meno con una lista simile a quella dei Corvonero. « Posso vedere? » Le chiese improvvisamente, allungandosi per vedere, a discapito dei suoi compagni, ovviamente più interessati di lei a scoprire se erano stati rintanati a loro volta o meno. Non cercò nessun nome in particolare. Cercò ancora una volta quelli che non c'erano. A risuonarle nella testa erano le parole che Eric le aveva rivolto non più lontano di qualche mese prima. Si sente che ci stiamo sgretolando. Poco dopo l'inizio di tutto quanto il mio allenatore mi ha fatto firmare un foglio di dimissioni in bianco. Da quanto ne so lo ha fatto solo con i mezzosangue. Probabilmente non lo consegnerà mai se rigo dritto e a testa china, ma ti dà un'idea della situazione: non si muove una foglia, se stai buono nessuno ti tocca con un dito..però ti ricattano psicologicamente, possono farlo e lo fanno. E anche questa volta, mancavano dei nomi in particolare. Vanderbild, Malfoy. Gente con una certa tradizione alle spalle.
    « Watson? Chi tra i tuoi è finito là giù? » Una domanda di circostanza prima di strappargli il foglio dalle mani, passando in rassegna i nomi di coloro che erano finiti di sotto. Samuel. « Pare proprio che ci vediamo in gattabuia. Ma d'altronde tu sei abituato all'assenza di luce, rintanato con questi qua. » Gli disse non appena gli passò accanto. Restituì senza troppi giri di parole il foglio all'ex Caposcuola, senza però farsi sfuggire una smorfia di disapprovazione. Ovviamente lui non rientrava in quella lista. Lui era perfetto in tutto, così perfettamente perfetto da non dover nemmeno condividere il suo spazio vitale coi ragni. Non ebbe bisogno di altre conferme, e così, non poco infastidita e al tempo stesso apertamente disturbata da quanto successo tornò al suo tavolo sedendosi insieme ai suoi compagni. Voglia di mangiare zero. Kinglsey li aveva quasi tutti spediti lì sotto. La loro, tra quelle che aveva visto, era la lista più lunga. Lo aveva detto, Beatrice. I Grifondoro sarebbero stati i primi a essere colpiti. Non come se lo aspettava; sperava quanto meno che avessero fatto qualcosa prima di prendersi le bastonate. A quanto pareva non era necessario. « Pare proprio che mandino lì giù chi non ha il giusto nome. » Disse infine senza rivolgersi a qualcuno in particolare, parlando piuttosto con chiunque si trovasse nei paraggi. « Bisogna restare uniti e guardarci le spalle. Da stasera iniziamo a impacchettare tutto quello che possiamo portare con noi. Qualunque cosa possa risultarci utile. Non sappiamo dove stiamo andando e nemmeno per quanto tempo ci resteremmo. Quindi, non diamo nulla per scontato. » L'idea di trovarsi in uno spazio chiuso, senza luce, senza aria fresca. Sarebbe impazzita; lei che più di tutto amava dormire sotto il cielo stellato. « Dobbiamo tenere d'occhio questi qua. » Disse poi a voce più bassa alzando solo per una frazione di secondo gli occhi nella direzione della squadra d'Inquisizione. « Capirne i movimenti. Questa è casa nostra. Come minimo dobbiamo imparare a conoscere i nostri nuovi ospiti. »



    Menzionati un po' di infami Purosangue che non sono nelle liste;
    Menzionato Eric Porto-Iella Donovan;
    Interagito con Eris, Percy e un po' con Olympia;
    Interagito con chi vuole tra i Griffy.
     
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    Eris era contenta di non aver brindato, aveva rifiutato il calice di vino perché era astemia, ma con il senno di poi era grata di quella sua condizione. Come avrebbe potuto brindare ad una divisione così barbara? In men che non si dica erano nuovamente precipitati nel medioevo. Strinse le mani con forza per impedire a sé stessa di rovesciare il calice di vino ancora colmo di fronte ai suoi occhi. Quando si era alzata in piedi non avrebbe mai pensato di vedersi defraudata della carica che si era guadagnata con impegno. Lo spirito battagliero che albergava in lei la spingeva a controbattere, a non subire quei soprusi in perfetto silenzio; la sua parte ragionevole le ricordava che poteva solamente peggiorare le cose. Doveva essere un esempio per i suoi compagni, specie per quelli più piccoli che la guardavano spaesati cercando di capire se fossero o meno nella lista consegnatagli dal preside. Scorse velocemente i nomi, primo fra tutti il suo; la sua mente brillante ci mise poco a fare due più due, non erano scelte fatte a caso o tramite sorteggio, era una chiara e netta divisione tra purosangue e non. Cercò lo sguardo dell’amica Lydia e cercò di sorriderla, ma tutto ciò che le uscì fu una banale smorfia. «Posso vedere?» Beatrice l’affiancò ed Eris le passò immediatamente la lista,
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    evidentemente anche lei aveva capito cosa ci fosse veramente sotto. «E’ una vergogna.» Non solo sarebbero stati privati della bacchetta, ma sarebbero stati trattati alla stregua di prigionieri. Il suo sguardo cercò quasi disperatamente quello di Sam, in quel momento aveva bisogno di sentirlo vicino, di ricevere il suo sostegno, ma il ragazzo era ancora impegnato con la biondina seduta al suo fianco. Raccolse la sua spilla di caposcuola da terra e se la mise in tasca, non le importava che la sua carica fosse appena decaduta, avrebbe continuata a svolgere i suoi doveri al meglio; proteggendo e guidando i più piccoli. Il preside si dileguò velocemente, probabilmente tirandosi dietro una miriade di insulti, ma lavandosene completamente le mani. Si avvicinò a Charles e a Cassie, i due prefetti corvonero, solamente il ragazzo sarebbe rimasto nella torre. «Questa è la lista, tutti i mezzosangue e i nati babbani dovranno ritirarsi nei sotterranei. Dobbiamo fare in modo che tutti mantengano la calma, confido con voi per tener saldi i nervi.» Aveva parlato sottovoce per far sì che solo i due interessati la sentissero, l’ultima cosa che voleva era che scoppiassero disordini tra i suoi cari corvi. Si sedette di fianco a Lydia, una delle poche persone di cui si fidava. Lei e Cassie sarebbero state confinate nei sotterranei, doveva far sì che qualcuno affiancasse Charles nella gestione dei ragazzi che non si sarebbero trasferiti, e non c’era persona migliore di Lydia per guidare gli studenti che sarebbero rimasti nella torre corvonero. «Lydia non è una divisione fatta a caso, i purosangue rimarranno nella torre e tutti gli altri andranno giù. Devi tenere d’occhio tutti quelli che non si sposteranno capito? Dare una mano a Charles.» Eris confidava nell’amica es era più che certa che non si sarebbe tirata indietro; dopotutto nonostante fosse una purosangue non era mai stata una fatica con l’ideologia della purezza altrimenti non avrebbero mai stretto amicizia. «Ci aspettano tempi duri…» La caposcuola fissò mestamente la tavola imbandita, la fame era ormai passata e per nessuno ragione quella sera sarebbe riuscita a mandare giù qualcosa senza rischiare di rimetterlo del tutto.


    Interagito con Tris, Cassie, Charles e Lydia
    citato Sam


    Edited by quinzel. - 11/5/2017, 15:37
     
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    È rimasta in silenzio tutto il tempo.
    A stento ha rivolto qualche saluto ai suoi compagni di casata, e il resto della serata l'ha trascorso per lo più ad osservarlo da lontano, nella sua sedia maestosa al centro esatto del tavolo dei professori; gli ha riservato il suo sguardo attento e scrutinatore, quello che dedica a poche persone, perché così raramente capita che qualcuno le faccia venir voglia di studiarlo.
    Per una serie di motivi, a Malia Edmund Kingsley non è mai piaciuto. Probabilmente perché il suo nome è sempre stato avvolto da un alone di mistero, o forse per il fatto che da quando ha messo piede nel castello l'uomo ha deciso di non mostrare la sua faccia ai propri studenti; oppure perché, semplicemente, dalla data del suo arrivo la Grifondoro non ha fatto altro che sentire addosso una sensazione spiacevole, come un oscuro presagio.
    L'annuncio del cambio di programma di questa sera non cambia particolarmente le cose, e anzi la rende solo più curiosa, impaziente di sapere chi è Kingsley e che cos'è, esattamente, che vuole. L'ha guardato fare il suo ingresso nella sala, con quell'aria tanto austera e gelida, ha seguito con gli occhi tutti i suoi movimenti al di là del tavolo dei professori, l'ha osservato sollevare il calice e ha visto il proprio riempirsi di vino rosso, quasi fino all'orlo, sotto l'invito dell'uomo di sollevarlo e brindare insieme.
    È rimasta ferma, forse una delle poche, ad osservare il tremolio leggero del vino nella coppa, senza berne nemmeno un sorso. Fino ad un paio di mesi fa avrebbe dato qualunque cosa pur di avere un preside pronto a elargire vino ai propri studenti, e invece adesso si ritrova a guardare il proprio bicchiere quasi spaventata, perché anche questo lo considera un brutto presagio. I gomiti fermi sul tavolo, apre la bocca e sta per dire qualcosa al suo vicino, quando è di nuovo Kingsley a prendere la parola, e dal tono con cui declama i primi nomi, sembra pronto ad arrivare al punto.
    Malia rimane in silenzio, ancora una volta, i pugni stretti sulla superficie di legno del tavolo e i denti affondati nel labbro inferiore, mentre vede le spille appuntate al petto dei suoi compagni che cadono rovinosamente sul pavimento con un clang agghiacciante, che riecheggia in tutta la sala. Sente un brivido lungo la schiena, nell'istante in cui incontra gli occhi chiari dell'uomo, prima che si volti nuovamente e ricominci a camminare verso il tavolo principale. Trattiene il fiato nel sentire le porte principali aprirsi e nel vedere i nuovi aiutanti del preside fare il loro ingresso.
    « Proteggerci? » ripete scettica le parole dell'uomo, un tono di sincera curiosità nella voce. Desidera capire dove vuole andare a parare. Mentre lui parla li passa in rassegna uno ad uno, questi uomini di fiducia, questi protettori speciali che d'ora in poi renderanno tutto più sicuro e tranquillo, per loro. Chiusura dei passaggi per Hogsmeade. Uscite sospese. Ora è tutto chiaro. « Come no. D'altronde è risaputo che il pericolo mortale risiede proprio nel retrobottega di Mielandia. Merlino ce ne scampi » sussurra a bassavoce, per farsi udire solo dai suoi concasata, mentre rotea gli occhi al cielo. Vorrebbe star zitta e ascoltare tutto in silenzio religioso come molti dei suoi compagni ma non ce la fa, deve per forza dire qualcosa. E siccome riesce a comprendere qual è il tipo di situazione in cui si trova, capisce anche che non è il caso di alzarsi in piedi e protestare liberamente, come probabilmente avrebbe fatto senza pensarci due volte in altre occasioni; in questo caso, l'unica cosa che le resta è il sarcasmo.
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    Poi, però, arriva davvero il peggio. Mentre Kingsley parla, elenca le nuove direttive come se stesse annunciando il menù del pranzo pasquale, la mora sente qualcosa montarle dentro, le guance che avvampano e le unghie affondare ancora di più nei palmi, tanto forte che per un istante si ritrova a pensare di essersi provocata qualche ferita. Intorno a lei parte un brusio sommesso e concitato, la Sala Grande ora è un miscuglio di occhi e bocche spalancate, mani tra i capelli e teste che vengono scosse ripetutamente, nell'incredulità; nel guardarsi intorno, riesce anche a scorgere qualche sguardo compiaciuto. Nessuno, però, pensa di fermare Kingsley quando si allontana e chiude la porta alle proprie spalle, cercando ancora una volta la lontananza da tutti loro. Nessuno pensa di bloccarlo e mollargli un bel ceffone, proprio lì, in quella brutta faccia da alpaca che si ritrova. Stanno tutti a parlare preoccupati e Malia vorrebbe soltanto andargli dietro e cominciare a prenderlo a botte, così, giusto per soddisfazione.
    Scuote la testa, le braccia incrociate sul tavolo e l'aria sempre più schifata. « Scherziamo, prima che quell'idiota prenda la mia bacchetta sarò io a ficcargliela- » e qualcuno accanto a lei la interrompe con uno sshhhh! quasi isterico, ed un dito puntato verso gli uomini poco distante. Ah, già, adesso ci sorvegliano pure.
    Si alza dalla panca, stanca, improvvisamente più invecchiata di un paio d'anni nel giro di una decina di minuti, e raggiunge il piccolo gruppo di Grifondoro che si è riunito intorno a Beatrice e alla lista. Non si sforza nemmeno di allungare il collo per sbirciarvi dentro, lei sa già che il suo nome vi figura. Come potrebbe essere altrimenti? Non è mai stata fortunata in questo tipo di cose, e, ne è certa, questa non sarà un'eccezione.
    « Pare proprio che mandino lì giù chi non ha il giusto nome. »
    Ecco appunto. Sospira. Stone non è di certo un cognome di fortuna nel mondo magico, e, anzi, spesso sono anche gli sconosciuti a riconoscere le sue origini babbane solo udendo il suo nome completo. Non è sorpresa più di tanto da questa notizia.
    Ascolta le parole della ormai ex Caposcuola ma non riesce a sopportare altro. « Stai scherzando? Vuoi dirmi che il tuo piano è... fare nulla? » sbotta all'improvviso, sconcertata, rivolta verso Beatrice. Questo non può sopportarlo. « Io non ci vado neanche morta a stare in quelle topaie. Chi si crede di essere? Non è un cazzo di dittatore. Non può tenerci prigionieri qui dentro! Dobbiamo... dobbiamo... » inspira, ed espira. Sa di essere rossa in viso. Sa di avere gli occhi lucidi dalla rabbia e dalla frustrazione, e la gola secca e nessuna idea logica nella testa. Vorrebbe solo prendere a pugni qualcosa. « Dobbiamo fare... qualcosa » qualsiasi cosa. « È da folli » ribadisce, mentre si guarda intorno, cercando gli sguardi d'approvazione dei suoi compagni, di qualcuno, anche uno solo, che possa essere dalla sua parte. Non possono arrendersi così. Abbandonare le loro bacchette - le bacchette, cazzo! - la libertà, la loro dignità.
    Sta per aggiungere qualcos'altro ma di colpo tace, perché sente gli occhi degli uomini di Kingsley puntati su di lei. E all'improvviso realizza che, sì, Edmund Kingsley è proprio un cazzo di dittatore.


    interagito con Beatrice e con i Grifondoro in generale


    Edited by chärlie - 20/4/2017, 09:23
     
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  12. Mischief
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    Guardare la mia spilla cadere a terra fu come ricevere uno schiaffo in faccia, restai anche intontito per qualche secondo. Non avevo mai voluto fare il prefetto, avevo anche brontolato parecchie volte a riguardo, fu una sorpresa anche per me, il dispiacere per le parole che avevo sentito. Mi chinai istintivamente a raccogliere la mia spilla e me la misi in tasca. Mi risedetti aspettando che il preside finisse, non avevo mai desiderato prendere a pugni qualcuno come in quel momento. Continuava a parlare della nostra sicurezza, eppure ci toglieva le bacchetta, sembrava essere più preoccupato della sua di sicurezza. Aveva un brutto presentimento su che cosa volesse dire quella lista, si alzò non appena quell'essere viscido uscì dalla sala grande dalla porta principale. Eris stava già parlando con Tris, poi si avvicinò a me e Lydia.
    «Questa è la lista, tutti i mezzosangue e i nati babbani dovranno ritirarsi nei sotterranei. Dobbiamo fare in modo che tutti mantengano la calma, confido con voi per tener saldi i nervi». A quanto pareva la ormai ex-caposcuola, non la pensava come il preside sulle nostre cariche. Era ancora peggio di quanto credessi, viste la nuova linea del governo, immaginava che la cosa riguardasse i nati babbani, ma a quanto pare solo i purosangue erano degni di rimanere al castello. Sbirciai la lista e il mio nome lampeggiava, come una nota rossa su un registro, avrei preferito andare giù con il resto dei miei compagni, solo per non sentirmi in colpa. «Lydia non è una divisione fatta a caso, i purosangue rimarranno nella torre e tutti gli altri andranno giù. Devi tenere d’occhio tutti quelli che non si sposteranno capito? Dare una mano a Charles». Eris riuscì a farmi sorridere con il suo atteggiamento da chioccia, su di lei si poteva sempre contare. Avevamo cominciato ad attirare l'attenzione, mentre confabulavamo, per questo feci un cenno di assenso alla caposcuola e mi avvicinai a un gruppo di corvonero che ci stava guardando, probabilmente volevano sapere qualcosa sulla lista, confidava che avrebbero anche passato parola. Feci un profondo sospiro prima di iniziare a parlare, dovevo cercare di mantenere la calma.
    «Ragazzi, molti di noi saranno costretti a trasferirsi, per tutti coloro che lo faranno, confido nel fatto che i più grandi siano d'aiuto soprattutto per i primi anni, fate ancora riferimento a Eris e Cassie, loro ehm... Scenderanno con voi, non badate al fatto che le cariche non esistono più saranno più che felici di aiutare». Parlai a voce abbastanza alta per farmi sentire da più persone possibile al tavolo, ma non troppo per non attirare l'attenzione dei nuovi arrivati, inquisitori. Non ebbe il cuore di dire i nomi che erano scritti sulla lista, non ce la fece a spiegare il motivo di quella scissione, ma la maggior parte di loro avrebbe capito subito ugualmente. «Per tutti quelli che rimarranno al castello, per qualunque cosa potete chiedere a me o a Lydia, saremo a disposizione». Non sapeva per cosa in realtà, la parte difficile del lavoro sicuramente non toccava a noi, ma se avesse potuto rendersi utile in qualunque modo lo avrebbe fatto.


    Interagito con Eris, Lydia e un con dei corvonero a caso, vedete voi.
    Citate Tris e Cassie.
     
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    Anonymes!

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    "Sua maestà! Non si scomodi la prego. I suoi umili sudditi chiedono solo permesso di sedersi accanto a Sua Maestà." sorrise ironicamente alle parole di Charlie, indicandole il proprio benestare con un cenno svolazzante della mano. "Come potrei mai rifiutare un tale onore? Alle principesse non si dice mai di no." La Windsor: una donna, un perché. Non aveva mai ben capito come mai andassero d'accordo, ma era così, e in fin dei conti non gli importava realmente di rintracciare le cause di quell'improbabile connubio. Molto più semplici, invece, erano quelle che lo portavano ad essere piuttosto vicino alla Dagerman, la quale fu la seconda damigella a prendere posto accanto a lui. "Beato tra le donne, questa sera. Quale onore!" disse, poco prima che Kingsley facesse il suo ingresso in sala e proponesse il brindisi al quale furono ben pochi ad unirsi. Un'idiozia, a suo parere, quella di rifiutarsi di bere. C'era davvero gente talmente stupida da credere che il liquido potesse essere compromesso, o che quel gesto di muto disprezzo potesse portare in qualche modo giovamento? Era proprio vero che la linea tra il coraggio e la stupidità era tanto sottile quanto facilmente valicabile, e molti dei suoi compagni quella sera la sorpassarono senza alcun problema. I soliti ignoti, ovviamente. "Percival Watson, Eris MacBride, Beatrice Morgenstern. In piedi." Non appena sentì il suo nome, Percy si fece in piedi: spalle dritte, mento in alto, sguardo fiero. Tuttavia in quella circostanza, evidentemente, aveva ben poco da essere così fiero. "Da oggi, le vostre cariche decadono." Un pugno allo stomaco, tanto veloce quanto violento, lo colpì improvvisamente nel momento in cui la spilla di Caposcuola cadde dal suo petto, tintinnando insieme a tutte le altre appartenenti ai suoi colleghi. Per un istante sentì un impeto di rabbia pervaderlo, mentre intorno a lui i mormorii si facevano ovattati, esclusi dalla sua testa e sgomitati dallo stupore indignato. Tuttavia nemmeno l'accenno di un'espressione andò a tingere il suo volto. Se c'era una cosa in cui il giovane Serpeverde riusciva bene, quella era proprio la dignità; ne aveva da vendere, e nemmeno morto avrebbe mai lasciato intravedere la punta di vergogna che inizio a insinuarsi nel suo cuore mentre riprendeva posto. Senza una parola, dunque, continuò a seguire il discorso del preside, un discorso che mano a mano rese più chiari nella sua testa i motivi di quella scelta, innescando un domino di pensieri che arrivarono a far cadere l'ultimo tassello del puzzle, quello che innescò il motore della comprensione. C'era un motivo per cui aveva tolto le cariche agli studenti, e sebbene Percy ne fosse stato colpito in prima persona, non poteva fare a meno di pensare che, al posto di Kingsley, avrebbe fatto la stessa identica cosa. Si sa: affinché uno sia libero, bisogna essere almeno in due.
    "Watson? Chi tra i tuoi è finito là giù?" la voce di Tris lo portò a togliere per un istante lo sguardo dalla lista di nomi che gli era stata messa sotto il naso. Non ci voleva molto a fare due più due: lui non c'era, e così nessuno dei suoi amici. Un mezzo ghigno spuntò sulle sue labbra. "Nessuno di indispensabile." disse sotto i baffi, beandosi dell'espressione della Morgenstern nello scorrere le righe della lista. Anche lei era stata relegata lì sotto, ne era sicuro. Una volta lasciato solo coi propri sudditi, Percy si schiarì la voce, rivolgendosi alla tavolata Serpeverde. Erano circa un terzo quelli a dover sloggiare tra le fila di Salazar: sicuramente molti meno in confronto alle altre casate, e di ciò non poteva che andarne fiero. "Vedo che siete in pochi a fare i bagagli..non mi sorprende." disse piatto, alzando appena un sopracciglio nel ripercorrere i nomi scritti in ordine alfabetico. Rumancek, Scamander, Weasley..non c'era da stupirsi. "Passerò stasera nelle vostre stanze ad assicurarmi che tutto proceda nella regola. Ricordatevi che siete ancora Serpeverde" e qui dovette sopprimere un'ondata di disgusto "e che quindi il vostro comportamento incide su tutta la casata. Vi prego di mantenere la dignità." Freddo come un sasso e piatto come una tavola da stiro, Percy pronunciò quelle ultime parole passando lo sguardo sugli individui chiamati in causa, per poi sciogliersi in un mezzo sorriso di circostanza e rimettersi a sedere e vuotare l'ultimo sorso di vino rimasto nel bicchiere, mostrando la lista degli studenti a Bekah. "Non tutti i mali vengono per nuocere." disse, accompagnando le parole con un occhiolino.
    Interagito con Charlie, Tris, Bekah e i Serpeverde in generale

     
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