Time's a wastin'

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    "Agente Ginsberg." Otto di mattina - praticamente l'alba -, uffici dell'MI6, stanzetta riunioni semibuia. Come si può pretendere che Cassian, dietro quegli occhiali da sole tattici, sia sveglio? "AGENTE GINSBERG." A quel richiamo, in sintesi urlato direttamente nel suo orecchio, il trentatreenne scattò di colpo sulla sedia, guardandosi intorno con aria spaesata. "La stiamo disturbando per caso?" Ecco che quel dito al culo del capitano gli dava il miglior terzo buongiorno della mattinata, al quale l'uomo scosse la testa con un sorriso paraculo. Era piuttosto certo che Holt lo odiasse, o se non lo odiava, quanto meno lo doveva reputare uno che all'MI6 ci era finito per sbaglio mentre cercava Pizza Hut. "A che punto si trova con il caso Carrow?" "Buonissimo punto." Non ho un aggancio, ne' una pista, ne' un piano, ma sto a cavallo. "E' entrato in contatto con Aleksandra Carrow?" Nota dolente. Solo a quel punto si tolse gli occhiali, mostrando al capitano l'espressione eloquente di chi stava cercando le parole giuste per dire che non aveva un cazzo di niente tra le mani. "Ci sto lavorando." L'unica cosa su cui stava lavorando, per il momento, era il culo stratosferico della sua collega a I Tre Manici. Alla sola idea un sorriso serafico spuntò sul suo volto, sparendo non appena incontrò l'espressione grave del capitano. "E quale sarebbe, di grazia, il suo brillante piano?" Altra nota dolente. Prepararsi all'arringa di scuse. Tirò un lungo respiro, distendendo la schiena sulla sedia girevole. "Beh, ne avevo uno." Non un ottimo inizio. "L'unico piccolo problema è che il loro preside, quello nuovo, li ha tipo chiusi tutti dentro al castello, con regole da terzo Reich. Non si esce e non si entra. E' blindato. Ci stanno anche i buttafuori armati di spiedi spara-magie." Una maniera encomiabilmente professionale per spiegarsi, non c'è che dire. Tuttavia le scuse non servirono a farsi dare una carezza e una crocchetta da Holt, il quale - da vero figlio di mignotta qual'era - gli rivolse un sorriso pacato e sornione. "Beh, suppongo che non sia un problema per un agente altamente qualificato come vossignoria, no? Non è proprio lei quello che, testuali parole, riesce a fare qualsiasi cosa?" Fanculo a me e alla mia megalomania del cazzo. Zitto proprio mai, Cassian, eh? Il sorriso di sfida sulle labbra del capitano rimbalzò in quelle di Cassian, incurvandole alla stessa maniera. "Ma certo." Muori male.
    Una volta sciolto il meeting, l'agente uscì di corsa dalla stanza, salendo svelto le scale che portavano agli uffici non sospetti. Una sorta di copertura, semplici uffici come ce ne stavano a bizzeffe a Londra. Potevano essere qualsiasi cosa, dato che il governo ne era al corrente. Diretto al proprio, dunque, salutò con un occhiolino la segretaria "Buongiorno Diane. Qualche telefonata?" La donna di mezz'età, in tutta risposta, scosse la testa e lo scrutò con un sopracciglio alzato da sotto gli occhiali, sciorinando un tono piatto e sarcastico. "No. Ma di là c'è Africa Mia che ti aspetta da un'ora. Ancora impegnato con Emergency a sfamare i bimbi del terzo mondo?" Africa Mia, per Diane, era la nuova ragazza di Cassian: una fashion blogger bulimica che aveva la brutta abitudine di guardare la gente come se la propria merda non puzzasse. In più era acida come la morte, probabilmente perché viveva la sua vita un cubetto di tofu alla volta. Inutile dire che Cassian, dopo nemmeno una settimana, si era stufato persino di chiudercisi in camera. "E' un lavoro sporco, Diane, ma qualcuno deve pur farlo." disse quindi con un sospiro ironico, rubando un sorso di caffè dalla tazza della segretaria. Diane gli voleva bene, lo prendeva per il culo, ma gli voleva bene: era un po' come la sua seconda mamma, quella che gli ricordava di mettersi la cravatta e lo sgridava quando poggiava i piedi sulla scrivania. Cassian non l'aveva mai vista come una sottoposta, e forse era proprio per questo motivo che lei lo spalleggiava sempre. Con un sorriso, dunque, la signora congiunse le mani, guardando il soffitto come in preghiera "Eeeh, lo so che è solo questione di tempo prima che arrivi la convocazione del Papa." "E il premio Nobel per la pace?" In quel momento entrò nell'ufficio un operatore della Fed Ex con in mano un grosso pacco, chiedendo di Cassian. "Tie', eccolo. Te l'hanno pure consegnato a domicilio."
    Ci aveva messo un po' a far sloggiare la ragazza dall'ufficio. Come al solito l'aveva riempita di scuse per i messaggi a cui non aveva risposto e per gli appuntamenti a cui non si era presentato, per poi infiocchettare tutto con un bidonamento provetto alla non sei tu, sono io il problema, tu sei troppo per me. E quella, da vera volpe di bosco qual'era, ci era cascata come una pera cotta, sfoderando una lacrimuccia biologica, organica e senza glutine alla vista degli occhi da cucciolo di Cassian. Solo a quel punto l'agente aveva realmente potuto mettersi a lavorare, chiudendosi nel proprio ufficio e staccando il telefono fino a quando non sarebbe riuscito a partorire un piano degno di quel nome.

    C'era riuscito. Come al solito Cassian e la sua fantasia da far invidia a George Martin se ne era uscito con una pantomima delle sue, richiedendo una squadra di agenti al Capitano, il quale - storcendo un po' il naso nel sentire la truffa congegnata dal sottoposto - aveva comunque acconsentito alla missione, affidandogli un piccolo gruppetto di uomini. Inutile dire che il margine di rischio non era poi tanto esiguo, ma si trattava pur sempre dell'unica idea in circolazione. Idea che Holt non aveva stentato a definire come "Abbastanza idiota e balorda da poter andare a buon fine." Non ci si poteva aspettare niente di meno da Cassian, d'altronde.
    E così, sincronizzati gli orologi, l'improbabile task force si era ritrovata poco lontano dai cancelli di Hogwarts, nascosti da una collinetta "Bene. Il piano è chiaro a tutti? Non appena sarò in cima alla collina voi comincerete a venirmi dietro. Sparate qualche colpo, ma ovviamente mirate in maniera da non prendermi. Cioè, lo sapete cosa ne penso delle missioni sotto copertura: la creatività è tutto, e davvero non me la sento di tarpare le ali all'artista che è in ognuno di voi. Quindi sì, se pensate che ci stia nel personaggio, potete anche prendermi di striscio, ma preferirei arrivare integro alla meta. Ah, poi mi raccomando: veloci a battere la ritirata." Li guardò uno a uno negli occhi (l'unica parte che emergeva dai passamontagna neri) come farebbe un coach con la sua squadra di calcio. Solo dopo essersi accertato che tutti avessero compreso mise una mano davanti a sé, intimando gli altri a fare lo stesso. "Al mio tre hip hip hurrà. Uno..due..tre..HIP HIP!" "HURRA'!"
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    E proprio come immaginato, il piano andò a buon termine. Qualcuno gli aveva fatto uno strappo ai jeans con una pallottola, ma si trattava di un esiguo graffietto, quanto bastava per rendere il tutto più credibile. Bravi i miei pulcini. E non appena gli auror di guardia avevano avvistato il disperatissimo Oliver Murdock in fuga, urlante e chiedente asilo, non ci avevano pensato due volte a fargli varcare lo scudo magico del castello. In fin dei conti, da quando il simpatico Oliver era tornato alla società, nessuno si sarebbe permesso di lasciarlo morire sotto i colpi di un agguato babbano. Era pur sempre il rampollo di un'importante famiglia purosangue: come minimo si sarebbero giocati il posto, se non addirittura l'integrità dell'orifizio anale. Un po' come se lui, Cassian, in qualità di agente dell'MI6, avesse lasciato morire un membro della famiglia reale, fosse stato anche il più stupido e meno cagato di tutti. Così gli onesti auror lo avevano preso tra le loro braccia come fossero la Cooperativa Angeli Azzurri, trascinandolo sotto shock (altra prova di eccellente recitazione) dentro le mura del castello. "Acqua." era l'unica parola che aveva continuato a farfugliare per tutto il tragitto verso l'infermeria, nemmeno fosse un beduino perso nel Sahara. Toh, a una certa ci aveva messo pure un mezzo svenimento tanto perché a lui il teatro era sempre piaciuto davvero tanto.
    Alla fine, comunque, lo avevano fatto stendere su una brandina dell'infermeria, porgendogli un grosso bicchiere di acqua e zucchero e chiedendogli cosa gli era successo. Raccontò gli eventi concordati in maniera sommaria, da brava vittima in stato confusionale, fino a quando non arrivarono alla fatidica domanda "Hai paranti qui dentro? Qualcuno che possa tenerti compagnia in attesa che la tua famiglia ti prelevi?" In un primo momento Cassian scosse la testa, lasciando vagare lo sguardo azzurro nel nulla, per poi sussurrare un veloce "Aleksandra Carrow. Studia qui lei. Chiamate lei, le nostre famiglie si conoscono."
    E infatti la chiamarono senza battere ciglio. Questi auror erano meglio di Alfred, fedele maggiordomo di Batman. "Io..io sono Oliver. Murdock. Qualche mese fa ci siamo incrociati alla festa organizzata dai miei." Quella che celebrava il ritorno del figlio menomato, perché pur sempre come un figlio menomato lo trattavano. Momento melodrammatico in arrivo. Si guardò intorno, controllando che la stanza fosse vuota a parte che per loro due. Solo quando ne fu certo puntò gli occhi in quelli della ragazza. "Mi dispiace di averti disturbata ma..sei l'unica persona di cui mi possa fidare, in questo momento." Beccati questo, Meryl Streep.
     
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