Solo un libro

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  1. william tennant
         
     
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    Il Libro dei Sentieri Segreti era un volume che veniva tramandato nella sua famiglia da quattro generazioni e che aveva il potere, nelle mani di un Tennant, di condurre secondo una logica del tutto arbitraria il suo possessore attraverso strade, vicoli e passaggi segreti altrimenti introvabili. Era un manufatto olistico, come veniva chiamato in gergo tecnico dal suo defunto zio Alcot, in quanto capace di mettere insieme dati e informazioni lontane nello spazio e nel tempo e collegarli inssieme in un ragionamento coerente e, purtroppo per tutti, senza alcuna possibilità di essere guidato. Era un libro capace di tracciare sempre una mappa che portava da qualche parte, ma senza però avere alcuna curaa di specificare ne quanto tempo ci sarebbe voluto a raggiungere la meta ne, in realtà, nemmeno quale fosse la meta.
    Se aperto da una persona che non apparteneva alla sua famiglia, invece, l'unica cosa che appariva era la scritta "fatti gli affari tuoi" ripetuta, in maniera a dire il vero molto artistica, in centosessanta idiomi conosciuti e tre o quattro forme di disegno diverse. Non molto educato ma sicuramente colto.
    William lo rimise via una volta arrivato di fronte al grosso mausoleo che, sul libro, veniva identificato con la lettera X. Era arrivato, anche se non sapeva dove. Era partito il giorno prima, spinto dalla noia, e si era messo a seguire quel nuovo sentiero che era apparso qualche tempo prima e che lo aveva portato, fra una cosa e l'altra, in cima alla torre di Grifondoro ad Hogwarts, ad un matrimonio dove aveva mangiato gratis al buffet e dormito poi con la damigella della sposa, in quello che sembrava essere un pezzo delle gallerie della Gringott e, infine, lì. Era il tramonto, e supponeva che fosse proprio al tramonto che doveva arrivarci. Il libro raramente si sbagliava. William se lo sistemò meglio nella tasca interna della giacca, si aggiustò la cravatta e si calcò bene in testa il cappello da cacciatore australiano che aveva in testa. Non era il suo, ovviamente, ma ad un certo punto quello con cui era uscito di casa era stato scambiato da quello, più adatto al lavoro che stavano facendo, e lui di sicuro non sarebbe tornato indietro per scambiarlo. Prima o poi, si era detto, sarebbe tornato.
    Schioccò le labbra e si avvicinò di più al monumento funebre, osservando le statue degli angeli che ne decoravano la sommità. Arte cristiana, non comune in un cimitero di maghi. Quindi? Dov'era quello che stava cercando? E soprattutto: cosa stava cercando? - Mi scusi, se lei fosse un libro dove si nasconderebbe? - domandò alla figura che gli stava passando dietro le spalle, senza per questo girarsi ad osservarla. In fondo se camminava non era un libro, e dubitava che potesse voltarsi per leggerla. Gli serviva un consulto, non un sorriso - Intendiamoci, non che sia per forza un libro, ma è probabile. Di solito lo sono - meditò ancora un momento.
    Ora, se lui avesse avuto un solo libro da volersi portare nella tomba, dove lo avrebbe messo perché gli fosse accanto e, nel frattempo, non si rovinasse?
     
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  2. Promise
         
     
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    gni essere vivente gestisce le emozioni forti come meglio crede. Alcune persone fingono indifferenza e gridano mentalmente il loro sconcerto, terrore, o felicità. Altre chiedono consigli a persone care ed altre ancora fingono di meditare silenziosamente mentre sventolano al mondo i loro pensieri, azioni o perché no, le loro vittorie. Promise fa parte di quel gruppo di svitati che ha bisogno di muoversi nervosamente avanti e indietro svuotando la mente da emozioni contrastanti e dubbi interiori. Ancora non era riuscita a metabolizzare l'incontro con suo fratello e tutto ciò che ne derivò; Ciò che lui aveva passato dopo essersi persi di vista e lo stato in cui si trovava attualmente. Non era ancora certa di riconoscere in lui il salvatore che una volta per lei rappresentava. Il suo cavaliere dall'armatura scintillante. Quei suoi sogni da bambina erano ormai un ricordo lontano, uno sciocco disegno infantile a tappezzare la sua stanza, almeno fino al momento della verità, quando tutto era svanito mostrando quello che lei avrebbe volentieri evitato di sapere, rifugiandosi nuovamente nei ricordi infantili. Lo stato confusionale in cui spesso si trovava, la portava a vagare senza meta, per posti insoliti ed isolati. Spesso tornava nei più tranquilli per ritrovare serenità e diventavano quindi, per lei, una tappa fissa, un habitué.
    Un frizzante vento primaverile le scompigliò i capelli arruffandoli in ragnatele castane, intrecciate sul viso. Sbuffò scuotendo la testa infastidita. Tirò le maniche della felpa fino alle dita, torturandole tra le mani. La tomba più vicino a lei era un mausoleo di incredibile fattezza. Molto antico, probabilmente la famiglia che lo possedeva era degna di nota e con un'ingente patrimonio sulle spalle. Nessun membro della sua famiglia sarebbe stato sepolto insieme, e men che meno in una tomba di simil pregio. Quel macabro pensiero stranamente non la rattristò. Anzi, parve trarne un insolito sollievo. Le labbra tirate in un falso sorriso di circostanza. Corrugò la fronte all'improvviso, voltando lo sguardo di novanta gradi, colta da una voce sconosciuta, a pochi passi da lei. Lì, si trovava l'uomo che aveva interpellato la sua persona.
    Indubbiamente parlava con lei... o forse no? da solo?
    Quando si dice che tutti i migliori sono matti, pensò.
    A parte loro due, e un migliaio di corpi esanimi sotterrati, lì intorno non c'era nessun'altro. Inclinò il capo pensierosa espirando rumorosamente.
    Si portò il pollice sinistro alle labbra torturandosi l'unghia verniciata di nero. Alzando l'indice al cielo le balenò una risposta e fissò le spalle dello sconosciuto Crocodile Dundee “Probabilmente dove nessun vivo possa scovarmi” si torturò il labbro inferiore, abbastanza scontato forse “E se per caso si trattasse di altro? perché proprio un libro... in un cimitero? Qui di solito si trova ben poco a parte qualche mucchio di ossa, e un lungo viale per passeggiare” Si grattò dietro l'orecchio sinistro e avanzò verso di lui con passi cadenzati “...Senti Dundee, non è che hai perso qualcos'altro oltre al libro? non so la ragione? o un alligatore magari...” Da che pulpito poi. Arricciò il naso e per dare valore alla sua ironia si picchiettò un indice sulla tempia sfoderando un sorriso sgembo.


    Edited by Promise - 13/5/2017, 16:55
     
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  3. william tennant
         
     
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    - Dove nessun vivo possa scovarmi - un punto di vista interessante, su cui William rifletté con attenzione per qualche momento. La sua testa stava ripercorrendo decine e decine di flussi narrativi, storie che si snodavano attraverso il tempo e lo spazio e che lui aveva passato tutta la sua vita a leggere, fin da quando aveva avuto l'età per farlo. Della vita, aveva capito dopo anni, era praticamente stato scritto tutto. Qualsiasi problema era stato ideato per mera funzione d'intrattenimento e, di conseguenza, quasi tutte le soluzioni erano già state scritte. Bastava trovare quelle giuste - Però un morto che se ne fa di un libro? Cosa se ne fa di qualsiasi cosa, a dire il vero - una puntualizzazione banale, forse, ma necessaria. Bisognava seguirla tutta la logica per giungere ad un risultato qualsiasi.
    - Appunto - convenne con la ragazza, voltandosi per la prima volta a guardarla. Carina, bel naso, poteva capitargli di peggio. L'idea che lei si fosse trovata lì solo per caso, e che non fosse assolutamente suo diritto coinvolgerla, non parve nemmeno sfiorargli la testa - Dove potresti nascondere qualcosa se non in un luogo dove nessuno si aspetta di trovare nulla? E poi il luogo non è in discussione, qui c'è qualcosa di sicuro. Quanto al cosa...di solito sono libri. E' quello che mi interessa - e il Libro dei Sentieri Segreti di solito portava lì, dove batteva il suo interesse. Schioccò la lingua contro il palato, allontanandosi dal monumento di qualche passo per osservarlo meglio - Alligatore? - le domandò senza capire. Dovette seguirne lo sguardo verso l'alto, alla fesa del cappello, per rendersi conto di cosa stesse guardando - Oh, è per via di...insomma no, affatto. Nessun alligatore. Anzi, te lo regalo, puoi tenerlo - decise levandosi il cappello dalla testa posandolo su quella rossa della ragazza. Di sicuro a lei stava meglio che a lui.
    Si allontanò ancora di un passo, fissando il monumento funebre - Tutto quello che facciamo, il nostro modo di ragionare, il modo in cui ci approcciamo a determinati problemi....tutto deriva da quello che abbiamo seminato nella testa. Dall'esempio che abbiamo avuto, ovvio, ma anche dalle storie con cui ci hanno cresciuto e da quelle di cui ci siamo nutriti. Dimmi cosa legge una persona e ti so dire come ragiona, fidati, al cento per cento - meditò ancora, alternando lo sguardo dal mausoleo a lei e poi di nuovo al mausoleo. Cosa poteva aver letto una persona che decideva di portare con sé il proprio tesoro emotivamente più prezioso? Stevenson? - Vedi qualcosa che riguardi i pirati, per caso? Oh...tu leggi, vero? -
     
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  4. Promise
         
     
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    ugugnò sommessamente una replica quando il largo cappello le finì sulla testa, scivolandole davanti agli occhi. Dovette alzare il capo più del dovuto per incontrare lo sguardo dello strambo “beh grazie allora eh” il tono sarcastico della risposta cadde a vuoto, lo avrebbe tenuto in ogni caso, se c'era una cosa che aveva imparato fin da piccina è che i regali non si rifiutano mai, nemmeno con finta gentilezza. Soffiando via un ciuffo ribelle dagli occhi, scostò la fesa col dorso della mano ricacciando il largo cappello più indietro, per avere piena visuale di ciò che le accadeva intorno. Arricciò un sopracciglio cercando di seguire quello che il giovane investigatore esponeva. Si morsicò il labbro inferiore stringendosi nelle spalle. Chissà cosa avrebbe pensato di suo fratello e di quello che leggeva da ragazzo. Al pensiero trattenne a stento una risatina che le si bloccò raucamente in gola facendola tossire. Quando tornò a prestarle attenzione si ricompose alzando con fierezza il capo, e schiarendosi la voce “pirati dici?” appoggiò due dita al mento e lasciò vagare la mente “se non ricordo male all'ingresso secondario dietro alle siepi, si trova una statua di sirena, potrebbe centrare qualcosa?” allungò il braccio indicando con l'indice il punto esatto in cui era certa di aver visto la scultura. Da quel punto passava sempre, era il più vicino alla sua via quindi poteva tagliare dall'ingresso più malmesso del cimitero. “si io leggo, principalmente storici” e chiaramente anche lui leggeva, se cercava un libro, sicuro non voleva accenderci un focolare. Assottigliò lo sguardo “perché scusa?” il suo tratto diffidente fece capolino per smorzarsi subito dopo. Fece spallucce e passò all'attacco “comunque io sono Promise, ormai i convenevoli li abbiamo abissati” sorrise docilmente con le mani legate dietro la schiena, senza dare cenno di voler stringere mani per suggellare le presentazioni. Si strinse nelle spalle facendo cenno col capo verso l'ingresso secondario “posso accompagnati se preferisci la statua è molto vecchia ma conserva ancora qualche dettaglio della sua fattezza originale” si posò a diversi passi di distanza, avanzando la sua persona, abbozzò un riverente inchino per fargli cenno di seguirla, “per di qua, messere” il cappello le scivolò nuovamente davanti agli occhi oscurandole la visuale.


    Edited by Promise - 13/5/2017, 16:55
     
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  5. william tennant
         
     
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    William fissò di nuovo il monumento funebre, pensieroso, per poi passare su di lei e poi ancora una volta sul monumento. Il libro aveva senza dubbio indicato quel mausoleo, quindi lui aveva dato per scontato che quello che cercava fossi ma quello non significava che il libro non avesse voluto indicargli il cimitero, e quello come punto centrale - Non credo che dare un'occhiata ci farà male in ogni caso - decise dopo qualche momento, prendendo a seguirla verso la statua della sirena che lei aveva visto. Era un azzardo, ovviamente, ma non si poteva mai dire.
    Ricambiò il suo inchino con un cenno reverente del capo, affiancandole in quella breve passeggiata - Storici hai detto... - rifletté pensieroso. L'idea che il libro lo avesse condotto lì per incontrare lei non era così assurda. Magari era lei ad essere la chiave - Di solito chi legge storici lo fa perché sogna un tempo diverso in cui vivere, sentendosi fuori casa in questo, o per cercare di stabilire uno schema che lo aiuti a prevedere il futuro in maniera statistica...a quale delle due categorie appartieni? - le domandò curioso. Nemmeno stava facendo caso al fatto di avere iniziato a trattarla come un indizio al pari degli altri - E quale periodo ti affascina tanto? - anche quello aveva detto molto. William aveva passato la sua vita ad osservare i libri e coloro che li leggevano.
    - Promise - ripeté il nome con calma, quasi a volerlo gustare. Possibile che anche quello fosse un segno? - William. William Tennent, della Libreria Magica Tennent - specificò. Di solito aiutava a non farlo sembrare un pazzo ma solo un eccentrico molto concentrato sul suo lavoro - e comunque quel cappello sta molto meglio a te che a me, alligatori a parte - ammise. Non era proprio per lui, la moda australiana.
    Si portò fin davanti alla statua che lei gli aveva indicato. Era una statua vecchia, molto vecchia, tanto che il tempo l'aveva logorata nonostante gli incantesimi che l'avevano protetta. La statua di una sirena che fissava l'orizzonte, malinconica. William si voltò a seguirne lo sguardo - Secondo te dove punta? -
     
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  6. Promise
         
     
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    diava le psicanalisi. E quella a lei sembrava una psicanalisi. Irrigidì la mascella e un muscolo guizzò sotto di essa quando strinse rabbiosamente i denti. Alzò gli occhi al cielo e trattenne una risposta maleducata con fatica. Era accanto a lui ma non riusciva a vederne l'espressione e da un certo punto di vista preferì così “Chissà, i primi forse” fece spallucce tenendo il cappello con la destra per evitare di farlo nuovamente scivolare “Oh, un arco temporale relativamente vasto, dal medioevo alla fine del XIX secolo” Alzò un sopracciglio incuriosita dalla presentazione e schioccò la lingua rumorosamente.
    Ma certo, ora si spiegavano molte cose, era il proprietario della Libreria Tennent! E chi non conosceva quel posticino!
    Lei stessa era sempre stata tentata dall'insegna e il posto così riservato ma non aveva mai seriamente preso in considerazione l'idea di entrarci, aveva un'infinità di libri portati via dalla casa della madre dopo il suo decesso, che avrebbe necessitato di una libreria più spaziosa. Perché entrare in una libreria ed uscirne a mani vuote, per promise non era consentito.
    Ancora forse non capiva come uno dei suoi libri potesse trovarsi in quel posto, ma non indugiò troppo sul pensiero “potrebbe darsi... ma senza l'animale è sprecato” alzò i palmi al cielo stringendosi nelle spalle e voltò lo sguardo sul suo volto “anche se potrei farci un pensierino per il futuro” Sorrise tra se. Un alligatore in giardino sarebbe stato un'ottimo animale da guardia. Insieme ad un bel fossato, avrebbe tenuto lontano i malintenzionati, ed anche suo fratello, dagli ingressi secondari, o dalle finestre magari.
    La sua memoria non sbagliava mai, constatò, quando la breve passeggiata terminò, pochi minuti più tardi, davanti alla bellissima statua.
    Si fermò a pochi passi da lei girando il volto verso punto che indicava con lo sguardo, come notò e suggerì, anche il libraio.
    Socchiuse le palpebre infastidita dagli ultimi flebili raggi del sole che si eclissava dietro la pineta in lontananza “beh direi ovest...più nord ovest, sì!” verso l'infinito ed oltre pensò, alzando una mano sugli occhi per farsi ombra “non saprei, potrebbe indicare la tomba di qualche capitano, forse? Cerchiamo ancora qualcosa di piratesco... no?” domandò inclinando il capo a sinistra e sfregandosi la guancia con le nocche “ma... esattamente... che librò è che stiamo cercando?” appoggiò una mano sulla sua spalla “Guarda, se ti serve peter pan, ce l'ho io a casa” alzò le sopracciglia osservandolo negli occhi “non serve girare per tutto il cimitero, te lo presto volentieri” allungò le labbra in sorriso divertito.


    Edited by Promise - 13/5/2017, 16:56
     
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  7. william tennant
         
     
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    - Dal medioevo al xix secolo - ripeté mentre avanzava lungo uno dei vialetti. Rallentò appena il passo, prendendosi un paio di istanti per osservarla. tutto lo scibile umano passava attraverso i libri, come un fiume in una gola, il che li rendeva uno specchio abbastanza accurato di quello che succedeva nel mondo reale. I libri erano per lui, di volta in volta, un mondo e la chiave per accedervi, o una legenda studiata apposta per saper leggere ciò che aveva di fronte - I secoli delle scoperte e delle avventure, dieci secoli di caos sistemati fra i due grandi pilastri della società occidentale - annuì, di colpo meno interessato alla statua di cui stavano parlando. Si rimise in pari con lei, comunque, lasciandosi guidare fino alla sirena di pietra logorata dal tempo.
    Storie. Il Libro dei Sentieri Segreti seguiva le storie dell'universo, da quel poco che se ne era capito in tutti quegli anni in cui se lo erano passati di padre in figlio, e se da un lato il novantanove per cento delle volte questo equivaleva ad un libro non era detto che fosse sempre così. Se lo tolse di tasca, lo aprì alla pagina su cui poco prima di era trovata la mappa e la trovò bianca, ad eccezione del disegno stilizzato di un alligatore. Perfetto. Adesso gli era anche venuto il senso dell'umorismo - Non esistono cose sprecate, in questo universo, ma solo pezzi di un puzzle cui non abbiamo ancora dato il giusto significato, o di cui non abbiamo trovato la perfetta collocazione - ribatté con una breve alzata di spalle, lo sguardo ancora catturato dalla sirena, quasi sperasse ancora di veder spuntare un volume dalle mani della creatura. Niente, non era così che funzionava.
    - Nord-ovest... - mormorò per un attimo - "Passaggio a Nord-Ovest" è due cose. La prima... - le sorrise, contando sulla punta di un dito - E' un libro di avventura, per ragazzi, ambientato durante la guerra Anglo-Francese per la conquista del Canada, una delle ultime grandi avventure del diciannovesimo secolo. La seconda è un ristorante di cucina Francese vicino a Soho, un posto in cui fanno delle lumache in umido che sono la fine del mondo. Se non ricordo male hanno anche un'ottima riserva di Bordeaux - aggiunse. Vino splendido, quello.
    - Oh, di quello in negozio ne ho almeno quattro edizioni diverse, se ti piacciono, compresa una con le ombre che escono dalle pagine e si proiettano da sole contro il muro - minimizzò con un cenno della mano. Peter pan gli era sempre sembrato un libro abbastanza sopravvalutato - No, comunque non cerchiamo più un libro. Adesso cerchiamo del vino - la corresse, come se fosse in qualche maniera ovvio. Le porse il braccio - Mi accompagni anche in questo mentre mi spieghi cosa fai nella vita? - e perché, possibilmente, era giusto che ci incontrassimo?
     
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  8. Promise
         
     
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    torse il naso con un a smorfia disgustata pensando alle lumache in umido... o alle lumache saltate... o alle lumache in generale! Rabbrividì e si strinse nelle spalle con uno scatto per scacciarne il pensiero, per lei repellente. Incrociò le braccia in petto tenendo sempre un occhio socchiuso per il fastidio della luce “ mmh, preferisco l'originale babbano, in questo caso” era un volume a cui era molto legata e l'usura lo rendeva ancora più adorabile al suo ricordo di bambina. Faticava ad afferrare i ragionamenti così intensi dell'uomo, a quell'ora aveva la mente quasi assopita da ciò che negli ultimi tempi le era capitato, ma ne apprezzava lo spirito e poi la sua voce era piacevole da udire. Calda ed intensa, ricordava uno di quei presentatori TV di documentari che guardava spesso da bambina.
    Fece un giro su se stessa, fermandosi dando le spalle al crepuscolo “ora si che questa faccenda si fa in particolar modo interessante” non era un'amante delle bevande alcoliche, beh si, le apprezzava, ma per fortuna senza esagerare, amava gustarle abbinate alla giusta e buona cucina. Con un sorriso gioioso appoggiò il palmo sul suo braccio e assottigliò lo sguardo con un cenno del capo, alzando il mento e il naso all'aria con fare regale “oh beh! con molto piacere milord” disse con tono affettato, trattenendo un sorriso ironico “purché lasci perdere le lumache signor Tennant” alzò un sopracciglio osservando le sue espressioni, poi con fare curioso passeggiò al suo fianco roteando gli occhi e ammiccando pensierosa “penso che sia di gran lunga più interessante parlare della tua di attività, io di questi tempi non faccio gran che” da quanto la squadra d'inquisizione si era fatta strada al posto degli auror, a lei e i suoi colleghi erano rimasti incarichi più semplici avevano un ruolo minore, meno autoritari, alcune volte si sentiva come una segretaria o una bimba continuamente redarguita “sono un Auror, quindi puoi ben immaginare” sospirò sorridendo educatamente, quando in realtà avrebbe voluto esprimere più amarezza che altro. Ma era meglio così, aprirsi troppo con persone all'apparenza ancora sconosciute, non era spesso un bene “come è nata, se posso chiedere, la tua passione per tutto ciò, i libri... la conoscenza intendo... beh, per aprire una libreria, devi tenerci particolarmente...” si prese il mento tra l'indice e il pollice riflettendo sulla stessa domanda, come se fosse stata rivolta a lei e al suo lavoro, avrebbe davvero saputo rispondere, o forse nutriva nuovi dubbi su ciò che rappresentava la sua carica attuale in quel preciso momento della storia?



    Edited by Promise - 13/5/2017, 16:56
     
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  9. william tennant
         
     
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    - Succede spesso - era per quello che c'era sempre tanto mercato di libri nell'edizione normale, quella più classica. Chi li comprava, in genere, preferiva che la magia restasse confinata alle parole con cui quelle pagine venivano vergate che alle pagine stesse, anche se pure in quei casi c'erano le dovute eccezioni. Lui, per esempio, adorava scoprire in quali e quanti modi diversi potesse essere stato incantato un libro.
    Senza smettere di sorriderle le posò il palmo di una mano sul dorso della sua mano, da vero cavaliere Elisabettiano, continuando a condurla verso il locale più vicino. Gli era venuta voglia di un buon vino rosso - Non dirmi che non apprezzi la buona cucina francese. Certo, se non ti va possiamo anche mangiare altro, ma dovresti provarle,
    prima o poi... -
    una piccola raccomandazione, mentre si chiedeva a sua volta quando fosse passato a darle del TU. La confidenza era una biglia che rotolava lungo vie tortuose e spontanee. Arrivava, di solito, quando era giusto che arrivasse.
    Camminarono per un po', prima di individuare una piccola taverna all'angolo della strada. Era piccola, buia e con pochi scalini che, dal piano strada, conducevano verso il locale vero e proprio, più in basso. L'insegna che dondolava pigra al vento, nemmeno a farlo apposta, era intagliata a forma di coccodrillo - Oh, ma io mi limito a tenere in custodia e spolverare un sacco di vecchi volumi, in attesa di trovare il proprietario giusto per ciascuno - buttò lì con una scrollata di spalle. In effetti non era così semplice come la stava descrivendo, ma per lui lavorare con reperti di quel genere era la normalità, e come tutte le cose anche quello appariva a tratti noiosa, quando si entrava nel limbo della quotidianità - Beh, essere un Auror dovrebbe darti accesso ad una vita abbastanza avventurosa, no? - le domandò nell'accomodarsi. Perfino lui, isolato com'era nel suo mondo, sapeva qualcosa di quello che accadeva fra le strade, ma lo sapeva con lo stesso distacco che aveva nel riflettere su guerre lontane nel tempo o nello spazio. - Una bottiglia di questo - indicò al cameriere, scegliendo a caso dall'elenco dei vini.
    - Io l'ho solo ereditata, non l'ho aperta. Ad aprirla è stato il mio bis-nonno - le fece notare quando, alla fine, bottiglia e bicchieri furono messi fra di loro - Ma non credo che potrei fare altro, nella vita. I libri sono molto più che una passione per me, sono...un amore, ecco. Hai mai incontrato qualcosa, o qualcuno, nella tua vita, che pare possa darti la risposta a qualsiasi domanda, dubbio o problema per il solo fatto di esistere? Che sia al contempo rifugio, ancora e svago? -
     
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  10. Promise
         
     
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    onostante quel giorno fosse iniziato nel peggiore dei modi, la serata prometteva piacevolmente bene. La compagnia gradevole e la mente trovava le giuste distrazioni dalle problematiche emotive. Camminarono per la piccola strada di sampietrini per qualche minuto prima di scorgere un coccodrillo ciondolante sopra le loro teste, mentre comicamente tentava di addentare i moscerini, attirati forse dalla flebile luce della lanterna al suo fianco. Touché. Si toccò il cappello da Dundee e sorrise al suo accompagnatore. Salì i pochi gradini fino all'interno della piccola taverna, oltre una massiccia porta di ciliegio finemente intarsiata.
    Sorrise accomodandosi difronte a lui e lasciò vagare lo sguardo per la piccola taverna; Era un posto intimo, una parete alla sua sinistra era ghermita di whisky incendiari di ogni grado e invecchiamento, alla sua destra piccole finestrelle di legno d'acero mostravano attraverso grossi tendaggi color zaffiro la piccola stradina e l'oscurità che scendeva su di essa. I tavoli erano di legno massiccio e un piccolo fiore nero era posizionato al centro del tavolo insieme ad un origami magico di un piccolo coniglio. Sorrie al cameriere dopo che portò calici e vino, versando educatamente i contenuto in entrambi i bicchieri "La ringrazio" sorrise educatamente mentre l'uomo spariva alla loro vista alla ricerca di un piccolo blocchetto per le ordinazioni. La giovane, nel frattempo, soppesò il commento che il mago dei libri espresse sulla sua vita lavorativa, asciandosi incantare dal piccolo animaletto di carta. Si, una dubbiosa vita avventurosa, terminata però, anche troppo presto! Il lavoro d'ufficio non faceva per lei... esaspera i nervi, soprattutto se si è delle giovani donne iperattive, le scartoffie non faranno mai per voi.

    Trattenne il fiato per qualche secondo quando rispose alla sua domanda.
    Era un uomo sicuro di ciò che era e di quello che voleva, si percepiva da come parlava del suo lavoro, l'orgoglio per chi prima di lui aveva posseduto l'attività, traspariva ad orecchi attenti, nonostante il suo tono cauto. Promise abbassò lo sguardo dal volto dell'uomo alle sue mani, cinte in grembo nervosamente. Sorrise carica di tristezza sforzandosi di nasconderla, invano. Rifugio, ancora e svago... scosse il capo come cenno di diniego e alzò docilmente lo sguardo “no... non ancora almeno, non sono nemmeno convinta che determinate cose debbano andare per forza male... o bene se è per questo...” alzò educatamente lo sguardo al cameriere quando arrivò per ordinare il cibo, armato di penna incantata e blocchetto, attese cautamente le due ordinazioni prima di eclissarsi nuovamente per volare in cucina “per me una tagliata di angus con contorno di patate al forno e purea di zucca” in effetti la fame iniziava a farsi sentire e un lieve brontolio si alzò dal suo stomaco vuoto. Portò le mani sul tavolo e alzò il bicchiere per un brindisi “alla salvezza dell'anima nostra!” sorrise tintinnando il calice. Lo abbasso cautamente prima di sporgersi leggermente verso l'uomo “voi.. credete che sia già tutto scritto? Il destino... si insomma la nostra vita e il nostro futuro...” abbassò leggermente lo sguardo lasciandosi cullare dall'ondeggiare del liquido rosso nel calice di vetro prima di alzare nuovamente, con rinnovata timidezza, lo sguardo su di lui.
     
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  11. william tennant
         
     
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    - E chi ha mai detto che le cose debbao andare per forza bene o male? - le sorrise divertito, osservando il coniglietto di carta saltellare avanti e indietro per il tavolo. Era buffo - Di solito le cose vanno nella maniera in cui debbono andare. Non mi piace partire dal presupposto che tutto debba andare bene per forza, sempre e comunque. Magari a volte le cose vanno male perché devono andare male, no? Perchè è nel "male" che troviamo quello che ci serve - continuò recuperando il bicchiere e facendovi roteare all'interno il vino, a fargli prendere aria - Io per esempio cercavo un libro, e in quello ho decisamente fallito stasera. Pensavo di trovare un guadagno e invece ho decisamente trovato una spesa, ma dire che mi sia andata male... - si strinse nelle spalle, ammiccando. Era seduto a quel tavolo, con lei, a bere vino e ad aspettare una cena. Se quello era "andare male" in molti lo avrebbero invidiato. Ma molti, d'altro canto, si sarebbero limitati a piangere la sconfitta di fronte a quel mausoleo e non avrebbero mai rivolto nemmeno parola alla ragazza che passava loro alle spalle, e qui si tornava all'essere aperti alle possibilità che l'universo ti metteva davanti scivolando, in definitiva, in discorsi di filosofia di una tale pesantezza da non aver ragione di starci nemmeno a pensare. Non con un bicchiere di vino in mano.
    William portò il suo bicchiere a tintinnare contro quello della ragazza, alzandolo ad accompagnare il suo brindisi. Il vino era stranamente buono, soprattutto considerando che era stato praticamente scelto a caso da una lista che non aveva nemmeno letto. Raramente ci faceva caso. Cibo e alcolici gli sembravano tutti uguali, in una maniera o nell'altra - Due di quello che ha preso lei - si limitò a segnalare con un vago cenno del dito, più concentrato su altro che su quello.
    Discorsi di filosofia spicciola, dicevamo.
    Bevve una nuova sorsata di vino, posò il bicchiere sul tavolo e si pulì la bocca sul tovagliolo - Sì e no - rispose alla fine. Strinse le labbra, alzando per un attimo gli occhi al soffitto con le travi a vista. Non era preparato ad un discorso del genere, e trovare le parole era sempre un po' difficile senza sembrare pazzo -
    Credo sia...credo che l'Universo ci parli, che ci mandi segnali continuamente, che in qualche maniera ci metta sempre di fronte alle possibilità migliori per noi e che alla fine il trucco sta nel coglierlo. Non è come essere predestinati a fare qualcosa, o a non avere scelta è più... -
    inspirò lentamente dal naso, per poi tornare a guardarla in viso. Era una strana alternanza, la loro, fra timidezze che si incastravano una nell'altra come pezzi di un puzzle - E' come navigare a vela. Come...l'Odissea, hai presente?
    Ulisse sapeva dove voleva andare, qual'era la sua meta, e se avesse avuto una bella nave a motore ci sarebbe arrivato in mezza giornata e invece ha dovuto sottostare al volere dei venti e ci ha messo dieci anni. Però sono stati dieci anni fantastici, no? Ha visto e fatto cose che sono rieccheggiate nei secoli, fino a noi, e che andranno ancora oltre. Ecco, è accettare di seguire quello che l'Universo ci mette davanti avendo fede che sia la cosa migliore per noi, la cosa giusta. E' assecondare quei venti e vedere dove portano, in quali posti meravigliosi, a quali avventure fantastiche... -
    alzò un dito, puntandolo dritto dall'altra parte del tavolo. Verso di lei - ...e a quali persone. Io adoro le persone. Odio la gente, ma adoro le persone -
     
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