Bibliophilia

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    Selyse e l'ordinaria amministrazione non andavano d'accordo. Era convinta che ci fossero cose per cui erano stati chiamati in servizio e altre per cui le competenze e le ridotte risorse degli Auror erano più che sufficienti. Per esempio, la ronda nelle strade. Solitamente toccava agli Auror, ma pare proprio che ultimamente il loro capo avesse deciso di non affidarsi a loro nemmeno per i compiti più umili. Probabilmente perché non erano mai abbastanza scrupolosi nel porre domande, nel fare attenzione ai dettagli eccetera eccetera. L'Inquisizione era stata chiamata al rapporto quasi due anni fa e la Deveraux ne fece richiesta sin dalle prime battute. L'intuito le diceva che quello fosse un progetto vincente e a dirla tutta nel tempo non l'ha delusa tanto quanto lei non ha deluso loro. La sua esperienza a livello diplomatico e legale le aveva fatto strappare dalle grinfie dei suoi colleghi ottimi casi che le avevano assicurato il prestigio e la credibilità necessari per non sentirsi inferiore ai suoi colleghi. Come in ogni ambito, soprattutto in quelli d'azione, c'era sempre una certa discriminazione nei confronti delle donne; cosa che Selyse ha sempre cercato di osteggiare, mostrandosi impeccabile. Lamentarsi delle missioni, anche più umili, non rientrava quindi nelle sue prerogative. A dirla tutta, Alec aveva notato la leggera smorfia sul suo volto nel rendersi conto che la mandassero sotto casa, precisamente a Diagon Alley. La mandavano a trattate con ambasciatori, a occuparsi di soggetti particolarmente delicati ovunque essi si trovassero. E ora a quanto pare era diventata anche sbirro di quartiere. Il Capo gliel'aveva giustificato con un giro di parole lunghissime il cui scopo, la francese aveva compreso subito. Stava cercando di convincerla che potesse fare o trovare qualcosa che i suoi colleghi non erano in grado di vedere. Lo charme parigino! Nessuno può resistergli. Nessuno può celarsi a lungo sotto il peso controllato di quegli occhi di diamante. Freddi e al contempo magnetici. Selyse era sempre stata brava con dettagli, forse prima ancora di comprendere quanto i dettagli fossero effettivamente importanti. Molto più importanti di quanto si pensasse.
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    Prima un'incursione al Serraglio Stregato, poi un veloce giro alla Gringott - dove tra l'altro i Goblin non avevano particolarmente gradito la sua presenza. Poi si passa a Magie Sinister. Non fa commenti, Selyse; non mette sotto torchio i negozianti. Entra nelle loro bettole, si guarda attorno, cammina tra gli scaffali, chiede qualche informazione, fa qualche domanda, poi, quando i negozianti iniziano a irritarsi, tira fuori il distintivo e chiede loro di vedere i libri contabili, fa altre domande ancora. E' una forma di pressione psicologica. Ricordare loro che il Ministero sta facendo il suo lavoro. Che li sta sorvegliando. Qualcuno è più collaborativo, altri non lo sono affatto, ma dopo un po' in compagnia della pacatezza quasi sovrumana di questa donna - nessuno escluso - decidono di lasciar perdere ostruzionismo. L'ultima nel campione per questa giornata è la Libreria Magica Tennant. Nonostante sia un negozio secolare, la francese non ha ancora avuto modo di visitarla troppo spesso. Ha sentito di questa famiglia; librai da generazioni, collezionano i più pregiati libri di tutto il mondo. Una specie di feticismo che a dirla tutta, Selyse condivide. Il padre di lei aveva una passione simile; peccato che Deveraux Senior desiderasse i libri per il puro capriccio di possederli e non condividerli con nessuno. Lei, a modo suo, trovava tutto ciò, poco etico. La sapienza, per quanto spesso cruda e fredda, andava sparsa il più possibile. Un mondo di ignoranti, di frivoli e sciocchi, è un mondo debole, non degno di esistere. Così eccola fare la sua comparsa nel negozio. Odora di libri antichi, come qualunque libreria che si rispetti. Odora di autocombustione spontanea, un processo chimico che, in quanto appassionata delle pozioni e dei legami tra gli elementi, ha sempre trovato infinitamente affascinante. « Bonjour! » Asserisce con un bel sorriso cordiale sulle labbra prima di perdersi pochi secondi dopo tra gli alti scaffali. L'istinto la porta immediatamente in quella che potrebbe essere definita la sua sezione preferita. La sezione veleni. Perché? Questa è una storia che lasceremo per tempi migliori. Le dita affusolate sfiorano appena i numerosi volumi, alcuni piuttosto comuni, altri decisamente più difficili da trovare. E scommetteva che sul retro c'erano cose ancora più rare. Chissà che tesori nascondevano i Tennant sotto il materasso. « Una bella collezione quella che ha qui. Molti di questi autori si vedono davvero poco in giro. » Asserisce prima di riemergere a passo sicuro dal folto giro di scaffali. « Qual è il vostro segreto? » I segreti. Ciò che ha sempre voluto possedere di più delle persone sono i segreti. I segreti sono potere più dei soldi, più della posizione sociale. Coi segreti, possiedi le anime.
     
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  2. william tennant
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    C'è solo un pensiero che può germogliare nella mente di un umile negoziante con bottega nei pressi di Diagon Alley nel notare un tale angelo varcare la soglia della propria attività, ed è un pensiero che tutt'al più può venire coniugato diversamente a seconda dell'attività in questione. "Che figa!" avrebbe riflettuto un oste, ben meno romantico del fioraio giù all'angolo che, William lo sapeva, non avrebbe esitato a sospirare un "Che sinuoso fiore del mattino". "Un vero diamante" avrebbero detto alla Gringott, subito rimbalzati dal "Magnifica come un imperio" che avrebbero pronunciato a Magie Sinister o dal semplice fischio ammirato del Serraglio Stregato.
    William, da buon letterato, se ne era rimasto per qualche momento a contemplarla in silenzio, poggiato nei pressi della cassa, a giocare con le milioni di frasi che gli vagavano per la testa - Erano i capei d'oro a l'aura sparsi - sussurrò sovrappensiero - Che in mille dolci nodi gli avolgea; e 'l vago lume oltra misura ardea - continuò ancora, fermandosi però a quel punto. Tale fiamma pareva ancora ben presente sui lineamenti alteri della donna, e dava l'aria di poter vibrare di quella stessa energia per molto, molto tempo ancora.
    - Come? - uno dei clienti, lì vicino, si era voltato nel sentirlo parlare. William gli rispose con un solo cenno della mano, a fargli segno di lasciar perdere. I poeti medievali italiani non erano un grande argomento di conversazione, da quelle parti, con l'unica eccezione di quel Dante Alighieri che tanto bene aveva descritto l'inferno di cui ogni vero inglese aveva bisogno. Popolo di masochisti.
    - Buongiorno a lei - le rispose William, chinando appena il capo. Qualsiasi attrazione si potesse provare in un luogo simile, un santuario agli occhi di William, doveva però venire riposta discretamente in secondo piano, là dove non potesse disturbare la sacralità del posto e l'inno alla professionalità che rappresentava. Poi però lei gli rivolse la parola e, allora, in un coro di angeli celesti calò su di lui il permesso di parlarle, giunto fin lì direttamente dal paradiso dei bibliofili.
    - Mi fa piacere che i clienti lo notino. Cerchiamo da sempre di fornire una scelta diversa da quella prettamente commerciale - le rispose nel girare intorno al banco per andarle incontro. Si tolse gli occhiali, riponendoli nella tasca interna della giacca - William Tennant - si presentò porgendole la mano - Guardi, se dovessi risponderle così, su due piedi, le direi che il segreto è la passione. Quella e la competenza nel saper riconoscere il valore di quanto si ha di fronte agli occhi - un sorriso, ad accompagnare quello che poteva essere tanto un complimento celato quando un semplice doppio senso non voluto - Che genere di volumi le interessano, se posso azzardarmi a chiedere -
     
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    « Mi fa piacere che i clienti lo notino. Cerchiamo da sempre di fornire una scelta diversa da quella prettamente commerciale » William Tennant, classe 1985, purosangue, londinese. Di ottima famiglia, nonché attualmente scapolo e proprietario di tutto il gran ben di dio che la sua dinastia ha racimolato nei secoli prima di lui. Pensavate che non avesse fatto i compiti a casa? Selyse è una fuoriclasse. Anche se dovesse andare a salvare un gattino rimasto incastrato su un albero, saprebbe comunque a chi appartiene, da dove viene e quanti anni ha. E saprebbe anche con chi prendersela, quando quel piccolo animaletto si trovasse finalmente in salvo. Sulla carta il nostro libraio era pulito. E proprio per questo il Ministero mandava i suoi migliori sul campo. Questi sono tempi difficili, in cui non ci può fidare nemmeno dei propri parenti. La situazione di crisi a livello internazionale, ha messo uomo contro uomo e non si può mai essere abbastanza cauti su chi bazzica liberamente per le vie popolate del mondo magico. Inoltre, le attività commerciali si sa, sono punti sensibili sia per la sicurezza dei negozianti stessi, sia per la sicurezza dei clienti. Da una parte, attraverso un'attività a Diagon Alley si ha facilmente un accesso privilegiato all'interno della civiltà a cui si aggrappavano con le unghie e coi denti, dall'altra, proprio perché posti pubblici, utenti e fornitori erano in quei luoghi un tempo di aggregazione, più in pericolo che mai. I babbani agivano così; in piena vista, in posti pubblici, sotto gli occhi di tutti. Perdere la situazione di vista anche solo per un istante, significava rischiare di perdere di vista le mine vaganti che Selyse, era certa, si celassero già sotto i loro occhi. « Guardi, se dovessi risponderle così, su due piedi, le direi che il segreto è la passione. Quella e la competenza nel saper riconoscere il valore di quanto si ha di fronte agli occhi » La bionda annuì guardandosi attorno con un che di curiosità e fascinazione. Le biblioteche le avevano sempre fatto un certo effetto; da gran topo di biblioteca, alla Durmstrang e anche dopo, aveva trovato nel silenzio religioso degli scaffali colmi zeppi di sapienza e curiosità inimmaginabili, una sorta di conforto che non riusciva a trovare da nessun altra parte. Si ricordava i primi tempi passati ad Azkaban; quelli in cui ancora si sentiva un pesce fuor d'acqua tra le mura della prigione: la biblioteca in cui era mandata a studiare quotidianamente era l'unico posto in cui effettivamente non si sentiva messa sotto torchio.
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    « Che genere di volumi le interessano, se posso azzardarmi a chiedere » « M'interessa tutto ciò che non ho avuto ancora il privilegio e il piacere di conoscere. » Dice mentre afferra la sua mano sorridendogli pacatamente, con un che di decisamente enigmatico. « Selyse Deveraux; è un'onore conoscerla finalmente. » Finalmente è un termine che implica un'attesa, un qualcosa di incompiuto che finalmente si sta realizzando. Creare l'aspettativa nelle persone; un passatempo così speciale per quel cuore freddo come un pezzo di marmo, incastrato nei ghiacciai dell'Antartide. « La sfido a sorprendermi. Mi farebbe molto piacere godere di un tour fatto direttamente dell'esperto. Sono molto curiosa di sapere cosa mi consiglierebbe. » Tamburella per qualche istante le dita sul bancone prima di guardarsi nuovamente attorno, ispirando a pieni polmoni quell'aria antica e al contempo così misteriosa. « Sempre se non la disturbo, ovviamente. »
     
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  4. william tennant
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    William sorrise a quella risposta, resa ancora più perfetta dal trovarsi in un luogo che lui reputava alla stregua di un piccolo tempio alla cultura. Parole simili su labbra tanto affascinanti, e per di più accompagnate da uno sguardo non privo di una punta di malizia, erano il sogno erotico del suo "io" adolescente, perfette per quella parte di lui che ragionava con la pancia e non con la testa. Avrebbe dovuto diffidarne, probabilmente, ma per quanto sapesse di quello che agitava il mondo fuori dal suo negozio la sua intera esistenza ruotava intorno ai libri che li circondavano e la sola idea che le agitazioni politiche e sociali di quei tempi si interessassero a lui più di quanto lui si interessava a loro appariva ridicola ai suoi occhi. Governi e regimi passavano, i libri restavano - Per poterla aiutare allora dovrei avere almeno un assaggio di quello che ha avuto il privilegio di incontrare e di conoscere, non trova? - le sorrise nell'esitare, forse un attimo di troppo, con la mano in quella di lei. Mano calda e morbida, setosa, ma dalla stretta ferma.
    - La prego, non mi dica che mi sono fatto negare ad una bellezza come lei. Non sopporterei l'idea - galante, da vero gentiluomo, con tanto di mano posata sul petto e lieve chinarsi della testa, dispiaciuto. Poco importavano i lunghi viaggi, i pericoli affrontati per scoprire o proteggere ciascuno di quei volumi e le lunghe trattative con uomini molto più capaci o potenti di lui: quella restava la sua bottega e lui, in fondo, il suo bottegaio - Purtroppo non riesco a seguire un orario...convenzionale, diciamo...non sopporto l'idea che qualcuno segua i clienti al posto mio ma, lo capirà, qualcuno deve pur scovare tutti questi tesori. E' passata spesso? - ancora un sorriso mentre, lieve, andava a sfiorarle il fianco. Un gesto leggero, più ad indicarle una direzione che a cercare un contatto. Respirò dal naso, lasciandosi avvolgere per un momento solo dal profumo di quella donna. Un profumo sicuramente costoso, che sembrava armonizzarsi a meraviglia con quello che si alzava dalle pagine dei libri.
    - Mi dica Selyse...posso chiamarla Selyse, le dispiace?...andrebbe mai a comprare un vestito in sartoria senza spiegare alla stilista l'occasione in cui intende sfoggiarlo? - una domanda retorica, che era una di quelle più classiche nel suo repertorio. Talvolta era difficile far capire di cosa si occupasse davvero e, soprattutto, com'era sua abitudine farlo - Alcuni di questi volumi sono dei veri e propri gioielli per l'anima, e pretendere di saper trovare la pagina giusta senza saper niente di lei è un azzardo che va contro qualsiasi etica professionale. Venderle un libro che non l'arricchisca almeno un po' sarebbe svilente per me e per il libro stesso, un tradimento di quella che è una vocazione - di nuovo nei pressi del bancone, legno lucido e spoglio. William si poggiò lì, dal lato dei clienti, per non mettere alcuna barriera fra loro due. Chi poteva desiderare di metterne? Già i vestiti parevano essere troppo - Mi risponda sinceramente a tre domande e io cercherò di trovare il libro perfetto per lei,
    accetta? -
     
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    « Per poterla aiutare allora dovrei avere almeno un assaggio di quello che ha avuto il privilegio di incontrare e di conoscere, non trova? » Risposta ben calibrata. William Tennant, il librario apparentemente timido e sensibile sa esattamente come condurre i giochi di una conversazione. E' chiaramente una persona interessante che incuriosisce la giovane parigina. « La prego, non mi dica che mi sono fatto negare ad una bellezza come lei. Non sopporterei l'idea. Purtroppo non riesco a seguire un orario...convenzionale, diciamo...non sopporto l'idea che qualcuno segua i clienti al posto mio ma, lo capirà, qualcuno deve pur scovare tutti questi tesori. E' passata spesso? » Si stringe nelle spalle e sorride con un tipico sapore di giovialità e innocenza. Quel sorriso di cui non si potrebbe sospettare nemmeno se lo si volesse, a meno che non si soffra di paranoia. C'è qualcosa di sin troppo gentile e spontaneo in quei gesti, in quella cordialità; qualcosa che solo chi la conosceva poteva annoverare come decisamente strano. D'altronde bionda era e bella, e dal gentile aspetto e l'eleganza innata verso tutti. « Purtroppo il mio lavoro non mi permette di concedermi molti momenti in cui dedicarmi ai miei piaceri proibiti. » E l'erudizione in un certo qual modo è un piacere proibito quando sei nell'Inquisizione. Sono sempre in movimento, in azione, sempre a dover fare i conti con qualche emergenza. La stessa Selyse, in quel preciso istante stava lavorando. « Mi dica Selyse...posso chiamarla Selyse, le dispiace?...andrebbe mai a comprare un vestito in sartoria senza spiegare alla stilista l'occasione in cui intende sfoggiarlo? Alcuni di questi volumi sono dei veri e propri gioielli per l'anima, e pretendere di saper trovare la pagina giusta senza saper niente di lei è un azzardo che va contro qualsiasi etica professionale. Venderle un libro che non l'arricchisca almeno un po' sarebbe svilente per me e per il libro stesso, un tradimento di quella che è una vocazione. »
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    In quel momento William le ricorda un vecchio amico di famiglia. Anche suo padre aveva un libraio di fiducia nella meravigliosa ville lumiere; non era per niente simile a giovane Tennant; non di certo altrettanto affascinante e nemmeno dall'altrettanto bell'aspetto. Ma anche lui, Jean, aveva questo talento nel destreggiarsi tra analogie, mettendo sempre il proprio interlocutore nella posizione di concordare con lui. Lo aveva sempre trovato un uomo di grande spessore culturale, un punto di riferimento a cui Selyse si era affidata non poche volte. Ma nonostante ciò, di lui non si era mai fidato. Forse perché in fin dei conti, l'erudizione parla appunto una lingua pressapoco morta, di difficile comprensione anche per i più temerari. La sapienza è un dono che difficilmente si sposa fino in fondo con le buone intenzioni. C'è qualcosa nell'ambizione di chi vuol sapere, di chi non ne ha mai abbastanza, che va al di là delle buone o cattive intenzioni. « Proprio perché sono tutti gioielli, mi piace l'idea della sorpresa. Voglio dire, per quanto mi riguarda non esistono ambiti o generi nuovi che non valga la pena di esplorare. Se si girasse sempre nell'ambito degli stessi interessi, finiremmo per diventare essersi estremamente chiusi e insignificanti. » Pausa. « E anche se il caso dovesse far sì che lei mi proponga qualcosa che già conosco, sarebbe interessante tirare le somme della sua scelta. » Gli occhi di lei si concentrano sul volto di lui con un sorriso ben calibrato stampato sul viso da bambola di porcellana. « A volte, William, affidarsi al caso non ci rende sciocchi; se i rischi sono calcolati e non disastrosi, potremmo essere considerati dei veri cuor di leone. » Una parte di lei sa che non dovrebbe giocare; ma se le hanno assegnato quel lavoro, quanto meno dovrebbe provare a renderlo il più interessante possibile. Incastrare la Deveraux a Londra con i negozianti è un crimine; sarebbe certamente più utile altrove. Ma se quello è ciò che il Quartier Generale vuole da lei, dovrà quanto meno renderlo interessante. « Mi risponda sinceramente a tre domande e io cercherò di trovare il libro perfetto per lei, accetta? » Scuote la testa passandosi una mano tra i lunghi capelli color grano. « Mi ha incuriosita.. voglio vedere come avviene la magia. »
     
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  6. william tennant
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    - Allora credo che per lei sia decisamente arrivato il momento di cambiare mestiere, non trova? - le domandò, pur non avendo la minima idea di quello di cui poteva occuparsi una ragazza con quello sguardo. Il problema con William era quello: i pensieri gli scorrevano con una tale rapidità fra le tempie che, talvolta, erano proprio le cose più ovvie a sfuggirgli. In un periodo come quello, in cui fazioni di uomini e di donne cosa mai avrebbe potuto fare, nella vita, una donna dall'aspetto tanto severo che curiosava in giro facendo domande? William però si trovava ad una tale distanza da ciò che succedeva a qualche metro appena da lui da non avere nessun sospetto, ne alcuna ragione per credere che cose del genere potessero riguardarlo in qualche modo. Avrebbe perfino avuto qualche difficoltà a ricordare chi era il Ministro della Magia, in quel momento, pur sapendo elencare tutti quelli che nel corso dei secoli avevano scritto un qualche saggio, pur occupando quella poltrona - Dev'essere faticoso vivere privati delle proprie passioni... - lui, che con la propria passione ci lavorava. Probabilmente avrebbe potuto essere un mestiere più adatto a lui solo se avesse venduto tutto per occuparsi esclusivamente di libri erotici e di volumi fotografici sul nudo femminile.
    - Un punto di vista estremamente interessante - ammise, posando i gomiti sulla pila di libri che aveva davanti. Una posizione un po' più comoda di quella precedente, perfetta per posare il mento sul palmo della mano e prendersi qualche momento per osservarla meglio. Aveva un profilo meraviglioso e, lungi dal concentrarsi sulle ciglia voluttuose che la donna metteva in mostra, William si prese un momento di tempo per lasciarle scorrere lo sguardo lungo la curva morbida del collo - Potrebbe scioglierseli? I capelli, intendo - un lieve cenno del dito, ad indicarle la coda di cavallo che le scendeva dietro la spalla. Ecco. Probabilmente aveva un deficit dell'attenzione - Quindi lei trova che la mia scelta, rivelandole l'immagine che vedo di lei, finirà con il dire su di me molto più di quanto non dirà su di lei? Dovrei essere davvero un Cuor di Leone per accettare il rischio di mettermi tanto a nudo di fronte ad una sconosciuta, seppur così affascinante. E' un gioco che dirà molto di entrambi, suppongo, e spero che sia pronta - ammiccò. Oh sì, la sua magia. "Il libro perfetto per la persona perfetta" era il suo gioco preferito da sempre, fine conoscitore dell'animo umano quale si vantava di essere.
    Mosse il collo, scrocchiò le dita e... - Molto bene. Allora...qual'era il suo gioco preferito da bambina, qual'è il suo genere di cucina preferita e con quanti cucchiaini di zucchero beve il the? - tre domande scaricate così, con una certa noncuranza, come richiesto da qualsiasi gioco di prestigio degno di questo nome. Attese la risposta, prima di prendere un libro piuttosto antico da uno degli scaffali alle sue spalle e posarglielo davanti -Per ingannare l'attesa...questo piace a tutti -
     
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    « Allora credo che per lei sia decisamente arrivato il momento di cambiare mestiere, non trova? Dev'essere faticoso vivere privati delle proprie passioni... » Il suo lavoro. Selyse ha spesso cercato di trovare un perché a quella strada. Di tutte le strade che avrebbe mai potuto intraprendere, quella dell'Inquisizione era la meno convenzionale e forse anche la meno sospettabile visto il suo carattere. La giovane Deveraux era un'organizzatrice nata, le calzavano a pennello le cariche in cui fosse assolutamente necessario prendere decisioni in poco tempo e sotto pressione. Era lì a dare il meglio di sé. Sottostare non le dispiaceva, non era una cosa a cui non era abituata, e certamente l'Inquisizione le dava abbastanza margine per poter mettere al servizio della comunità al meglio tutti i suoi talenti. Ma era pur sempre un cane da guardia, niente di più, niente di meno; le toccavano missioni come quella che svolgeva adesso, che seppur nel caso specifico risultava interessante e stimolante, il più delle volte fare incursione a casa della gente, irrompere nelle loro vite private, le risultava alquanto rozzo e controproducente. « Forse ha ragione. » Asserisce di scatto con un leggero sorriso sulle labbra. C'era una sola cosa che le mancasse più di ogni altra cosa sin da quando si è trasferita a Londra. Azkaban. Casa sua. La sua culla. Il posto in cui ha superato tutte le sue paure, il posto in cui è diventata la donna che è oggi. Della fortezza le manca tutto; le mancano le guardie con cui ha imparato a trattare e di cui si è guadagnata il rispetto; le mancano le missioni che svolgeva per conto della fortezza e che di solito coinvolgevano organismi internazionali, trattati e accordi che andavano ben oltre i territori nazionali. Di Azkaban le manca assolutamente tutto; il suo precedente proprietario, le urla dei prigionieri, persino le figure fluttuanti che vi si aggiravano costantemente attorno. Quell'aura di infelicità costante che a un certo punto aveva iniziato a osservare quasi con indifferenza, quasi come se non affettasse più il suo cuore. « Potrebbe scioglierseli? I capelli, intendo. » Quella domanda la riportò alla realtà. Le riminiscenze passarono in secondo piano e Selyse tornò nuovamente in quel magnifico negozio dall'antico fascino. Restò a fissarlo per qualche istante, tempo in cui si concentrò sul suo volto. Un volto davvero bello. Occhi curiosi, tipici di un erudita con una grande passione per qualunque cosa gli risulti estranea. Le labbra le si incurvarono per qualche istante lasciando che i magnetici occhi azzurri si posassero senza vergogna alcuna in quelli di lui. « No. » Fu l'unica languida risposta secca che il giovane ricevette. Nessuna concessione. Selyse non faceva concessioni. Non a nessuno. Non a nessuno di questo piatto e monotono presente. Ce ne erano stati in passato; ma ora non c'erano più, e qualunque sua forma di debolezza che avesse, era nuovamente svanita, lasciandole un vuoto ancor più prorompente di quello già preesistente. Lo superò continuando a camminare a passo lento tra uno scaffale e l'altro, lasciando che le dita sfiorassero i tomi dagli incurvati caratteri eleganti. Alcuni li conosceva, di alcuni non ne aveva mai sentito parlare. « Quindi lei trova che la mia scelta, rivelandole l'immagine che vedo di lei, finirà con il dire su di me molto più di quanto non dirà su di lei? Dovrei essere davvero un Cuor di Leone per accettare il rischio di mettermi tanto a nudo di fronte ad una sconosciuta, seppur così affascinante. E' un gioco che dirà molto di entrambi, suppongo, e spero che sia pronta. » Non avrebbero giocato per sempre, questo era poco ma sicuro. Ma per ora poteva concederglielo. « Esattamente. Vede, non importa quale libro sceglierà, ma perché lo ha scelto. Che cosa ha scaturito la sua scelta? Che tipo di occhi stanno filtrando l'immagine della donna che ha di fronte? » Scoppiò leggermente a ridere prima di accarezzare dolcemente uno dei vari tomi di fronte ai quali si è fermata. « Sarà interessante scoprire chi sta conoscendo chi. » Chi sta interrogando chi.
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    « Molto bene. Allora...qual'era il suo gioco preferito da bambina, qual'è il suo genere di cucina preferita e con quanti cucchiaini di zucchero beve il the? Per ingannare l'attesa... questo piace a tutti. » Non appena le porse il libro, la giovane prese a ridere sommessamente; uno sguardo di sottecchi prima di prendere a sfogliare con una pazienza metodologica e scientifica il libro. Esplicativo; le figure dipinte probabilmente a mano, hanno tutta l'aria di essere opere d'arte. Nessuno più di Selyse è in grado di apprezzare un buon dipinto. « Lei è davvero audace. » Gli dice improvvisamente, prendendo a girargli attorno. Per essere un libraio certamente davvero tanto. « E non se ne vergogna. » Continua; il primo tirar le somme, ma non certamente l'ultimo. « Sono curiosa di scoprire quali altre sorprese e risorse possiede un uomo come lei. » Pausa. « Da quanto tempo svolge il suo lavoro? » L'interrogatorio continua; forse non si è mai interrotto. I suoi occhi famelici lo scrutano dalla testa ai piedi. Selyse è la solita belva; affascinante ma priva di un briciolo di pietà. Esattamente come tu hai sempre voluto. Sparisce dal suo campo visivo, dietro un'altro scaffale. « Giochi.. ecco non è che mi piacessero effettivamente giochi particolari da piccola. Mi piacevano le cacce al tesoro, ma tendevo ad annoiarmi subito. » Gli altri bambini erano stupidi, e le cacce stesse erano da veri mentecatti. « Adoravo il modellismo però. Aiutavo sempre mio padre. » Un lavoro di precisione ed estrema concentrazione che ha sempre affascinato Selyse, pur trovandolo a sua volta un passatempo inutile e irrilevante col passare degli anni. « Sono una grande sostenitrice della filosofia della cucina thailandese. » Orientale. Un paradosso. Cibi piccanti eppure dolci. Leggermente a tratti troppo salati, croccanti eppure al contempo morbidi. Tutto in un unico piatto. Il cibo thai è la contraddizione resta piacere per eccellenza. Un tripudio di colori e combinazioni favolosi. « Per concludere, non gradisco lo zucchero nel the. » O nel caffé. O in qualunque bevanda necessiti di essere zuccherato. « Tende ad alterare il sapore dell'infuso. » E Selyse odia le esperienze non autentiche. Odia l'idea di alterare una cosa pur di provarla, nonostante si abbia già la consapevolezza di non gradirla in toto, così com'è.
     
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  8. william tennant
         
     
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    Esisteva qualcosa che sapesse alimentare un desiderio più del vederselo rifiutare con tanta dolce determinazione?
    Lo sguardo esitò per un attimo ancora sulla chioma della donna, cercando di immaginarne a quanto dovesse risultare dolce al tocco. Passarle le mani fra quei fili dorati, farseli scivolare come acqua fra le dita, saggiarne la consistenza fra due polpastrelli...era un'idea che come stava prendendo a colargli su tutti i pensieri come oro liquido, prezioso e altrettanto suadente - Peccato - sospirò senza tuttavia insistere, rispettando quella scelta da bravo gentiluomo. Un vero cavaliere si sarebbe tenuto quella piccola curiosità per se stessa, rimpiangendo l'occasione persa e tenendo per sé quel piccolo feticismo. Gli erano sempre piaciuti i capelli delle donne. Li trovava l'emblema stesso della femminilità.
    - Quindi la sua è una sfida? - gli domandò, strappato ai suoi pensieri dal gusto che presagiva nell'aria. Mosse un dito, distratto, giocherellando con l'angolo di uno dei volumi cui era appoggiato - Eppure lei mi sfida nel mio campo di lavoro, mette alla prova le mie competenze. Non parleremo di nulla di personale, per me, ma vaglieremo soltanto la mia competenza - le fece notare, pur sapendo di essere tanto immerso in quella vita da aver ormai limato il confine fra personale e professionale fin quasi a farlo scomparire. Lui era ciò che sapeva dei suoi libri, e tutto quello che sapeva era dove e come trovare ciò che cercava fra le pagine di cui amava circondarsi - Lo avrò scelto perché sarò convinto che sarà il libro migliore per lei - ammiccò.
    Un sorriso gli sbocciò spontaneo sul volto quando la vide aprire il volume che le aveva messo di fronte, irriverente come quello di un ragazzino ai primi dispetti. Fu soddisfatto di vederla sorridere, a quel gesto, e non solo perché significava aver imboccato la strada giusta. No. Come si faceva a non essere coinvolti dall'allegria, quando se ne scorgeva anche solo umbra su un volto come quello? - Perché dovrei vergognarmi di qualcosa che faccio, quando lo faccio volontariamente? Sarebbe stupido, penso, o quantomeno ipocrita. Farei prima a non farla, una cosa, se poi dovessi vergognarmene subito dopo, non trova? - le sorrise di rimando, scrollando poi le spalle con fare noncurante. Davvero contava da quanto tempo facesse quel mestiere? - La libreria l'ha aperta il mio bisnonno: io ci sono cresciuto dentro - informazioni facilmente reperibili da chiunque, in qualsiasi momento. Lui ci aveva mosso i primi passi, lì dentro, ci aveva passato ore da ragazzino e ci aveva perfino dato il suo primo bacio, in fondo al locale, dietro lo scaffale che conteneva i volumi di carattere storico.
    Annuì solo una volta, mentre ascoltava il suo breve elenco. Cacce al tesoro significava voglia di stare all'esterno, ma il fatto che si annoiava subito le indicava come troppo facili.
    Una bambina intelligente, e una donna ancor più acuta, quindi. Modellismo, non in quanto tale ma per passare del tempo con il padre. Amore paterno, metodo e tanta concentrazione. Lunghi silenzi. E il sapore vero delle cose - Perfetto, mi dia cinque minuti - alzò una mano, solo per abbassare poi lo sguardo sul kamasutra - E se vuole farsi venire delle brutte idee...faccia pure, come se fosse a casa sua - un'altra cosa, quella, di cui non si sarebbe di sicuro vergognato.
    Le voltò le spalle, infilandosi nella porta che dava sul retro e dirigendosi verso la stufa. L'accese con un colpo di bacchetta, prese una teiera e la mise sul ripiano di metallo, a scaldare l'acqua. Tornò in negozio, muovendosi per lo spazio con sicurezza e senza degnarla di uno sguardo. Passò dietro due scaffali, afferrò tre volumi, li valutò e li rimise a posto nel tornare indietro. Aprì due ante di vetro, scorrendo la costa dei libri che vi erano rinchiusi, per poi valutarne due con attenzione. Ne scelse uno, se lo mise sotto il braccio e tornò sul retro, giusto in tempo per versare l'acqua bollente in una tazza e mettere il the in infusione - Il suo the - disse nel tornare nuovamente sul davanti del negozio, posandole la tazza di fronte - E il suo libro - aggiunse, posandole una copia visibilmente antica dell'Isola del Tesoro, di Stevenson - Edizione babbana del 1908, originale, mai sottoposta ad alcun tipo di incantesimo. Rimasta nella collezione di Sir Anthony Greenwater, ammiraglio di sua maestà nella flotta delle Indie Orientali, fino al 1920 è stata venduta insieme ad altre sette edizioni in un unico blocco ad un commerciante Olandese, che le ha rivendute separatamente. La particolarità di queste otto edizioni è che tutte, compresa questa, hanno all'interno uno schizzo dell'ammiraglio che, si dice, una volta riunito agli altri formerà un disegno unico capace di indicare a chi lo saprà interpretare il luogo preciso in cui è affondata la Perla di Singapore, una nave battente bandiera maltese affondata dalle forza inglesi nel 1916 e che, si dice, trasportasse parte dell'oro trafugato dai tedeschi in Indocina - un lieve tocco, con a punta del dito, ad aprire la quarta di copertina e indicare, così, quello che sembrava essere lo scorcio di una spiaggia, vista da lontano, con un promontorio che si stagliava sul mare - Un pezzo unico, se devo essere sincero, di discreto valore -
     
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    « Quindi la sua è una sfida? Eppure lei mi sfida nel mio campo di lavoro, mette alla prova le mie competenze. Non parleremo di nulla di personale, per me, ma vaglieremo soltanto la mia competenza. » Selyse sorride. Trova quella affermazione in un certo qual modo innocente, decisamente detta con molta leggerezza e naturalezza. William Tennant è a modo suo uno spirito puro, ancora non toccato dalle lotte che assalgono quella loro epoca sanguinaria. « E' ingenuo da parte sua pensare che il suo lavoro non possa dire molto sul suo conto. » Gli disse con una nota di puro divertimento e un che di malizioso. « E per rispondere alla sua domanda, sì è una sfida. Ma lo è anche tutto ciò per cui vale la pena vivere, non crede? » Seguono una serie di affermazioni volte a giustificare - anche se di giustificazioni non si può parlare - il suo sfacciato atteggiamento, che tutto sommato Selyse trova intrigante e decisamente affascinante. E' un uomo, e anche uno particolarmente interessante, e si avvale di tutte le sue armi per fare colpo sui suoi clienti. Non c'è da stupirsi che il suo negozio abbia un'allure tutta particolare, disegnata a immagine e somiglianza del suo proprietario. Ci è cresciuto lì dentro, ed è convinta Selyse, che se all'inizio è stata la libreria e il mestiere dei suoi predecessori a plasmare lui, è arrivato un momento in cui è stato lui, William, a plasmare il mestiere e il negozio a sua immagine e somiglianza. Ci si sarebbe persa ben volentieri tra quegli scaffali se ne avesse avuto davvero il tempo, intenta ad ascoltare quanto di più prezioso quella mente avesse da offrirle. Ed è così che, decide di averne un assaggio, stando al suo gioco; e quando ha finito di rispondergli a quelle insolite domande per la scelta del libro perfetto alle sue esigenze, resta a osservarlo nel suo ambiente naturale. « Perfetto, mi dia cinque minuti. E se vuole farsi venire delle brutte idee...faccia pure, come se fosse a casa sua. » Un sorriso magnetico le si profilò nuovamente sul volto candido, mentre scuoteva appena la testa. Mettere a disagio una donna come Selyse di fronte a simili circostanze, sarebbe stato del tutto impossibile. Non è che eviti le chiare allusioni; piuttosto non le considera neanche, quasi come se non fossero mai state lanciate. D'altronde, nel suo lavoro, ha imparato ben presto che per avere l'altrui rispetto deve mantenere un'incorruttibile rispettabilità, quanto meno in servizio, ma non solo. Essere una donna tra tanti uomini, è sempre un compito difficile a cui assolvere, e solo un carattere d'acciaio riesce a rimanere prettamente integro. Lo vede voltarle le spalle, e allora, è libera, per un paio di minuti di guardarsi attorno con maggiore attenzione. Lo sguardo ceruleo si concentra sulla strada oltre le ampie vetrate. Il negozio è posto in un punto molto strategico, da cui è possibile osservare tutti i movimenti da e per Nocturn Alley. E poi di scatto, mentre è persa tra i suoi mille ragionamenti, ecco il giovane Tennant tornare da lei. « Il suo the. » Resto leggermente sorpresa, accettando tuttavia di buon grado la tazza di tè dalla quale prende a bere un sorso. Un ottimo infuso, particolarmente aromatico, forte eppure al contempo dal sapore gentile, decisamente nobile. « Grazie! » Dice all'istante con un leggero cenno della testa. « E il suo libro. » Dopo aver preso un altro sorso, lo posa su uno degli scaffali, in una zona priva di libri e a debita distanza da qualunque forma di incidente, prendendo tra le mani il libro. Un libro particolarmente pregiato, dall'aspetto antico, sulla cui copertina posavano elegantemente nome dell'autore e titolo del capolavoro. La storia del volume la affascina, e così, mentre lui parla, Selyse lo soppesa tra le mani, accarezzandone prima le copertine, e poi le pagine introduttive. Una carta dal valore inestimabile già a prescindere dalle parole che vi sono incise. Quel particolare tipo di papiro non veniva più utilizzato per la stampa dei libri, dall'inizio dello scorso secolo. Probabilmente doveva essere uno degli ultimi esemplari, già di per sé rari, impressi su quella pregiata carta. « La particolarità di queste otto edizioni è che tutte, compresa questa, hanno all'interno uno schizzo dell'ammiraglio che, si dice, una volta riunito agli altri formerà un disegno unico capace di indicare a chi lo saprà interpretare il luogo preciso in cui è affondata la Perla di Singapore, una nave battente bandiera maltese affondata dalle forza inglesi nel 1916 e che, si dice, trasportasse parte dell'oro trafugato dai tedeschi in Indocina. Un pezzo unico, se devo essere sincero, di discreto valore. » Discreto. Un eufemismo. Annuì con un sorriso più che intrigato mentre osservava con vivido interesse lo schizzo contenuto all'interno del libro. Ha letto L'isola del tesoro quando era molto piccola. Doveva avere si e no, otto anni, forse nove. Suo padre dilettava la sua mente con libri sempre un po' sopra la media della sua età, e lei accettava ogni consiglio letterario con grande entusiasmo. Piaceva molto leggere, alla piccola Selyse. Ma c'è da dire, che per Stevenson ha sempre avuto un amore particolare. Riusciva a trasportarla in tutti questi modi particolarmente diversi dal suo, che invece era fatto unicamente di balli, ricevimenti, e uomini troppo grandi perché potessero comprendere l'universo di una bambina.
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    « Lo ricordo sempre con grande affetto, Stevenson. Un pioniere del romanzo avventuroso. Aveva la capacità di rievocare la sua terra ovunque trasportasse i suoi lettori; anche nelle terre più lontane e sconosciute la sua Scozia e il suo desiderio di liberarsi dall'usurpatrice erano sempre con lui. E' davvero affascinante, non crede, l'amore di quest'uomo verso la sua patria. » La patria. Selyse ha sempre amato molto la sua, ma non abbastanza da farsi in quattro per quest'ultima. La Francia era un posto come un altro per lei, un luogo in cui soffermarsi, ma non troppo a lungo. La donna di tutti e di nessuno, cittadina del mondo, dallo spirito di appartenenza quasi nullo. Ce l'hanno fatta diventare così. « Sta alimentando la mia mania di accumulo con la storia di questo volume in particolare. » Vorrebbe averli tutti, vorrebbe mettere insieme quella mappa. « Ci crede? Alla storia della Perla di Singapore intendo. » Un sorriso colmo di intrigo e di sfida si profila sul suo volto, mentre poggia il libro accanto a sé, riprendendo tra le mani con delicatezza la tazza di tè, per riposarla poco dopo. « Direi che il suo test è stato superato a pieni voti. Trovo assolutamente incantevole il suo suggerimento, che accolgo a braccia aperte. » Lo avrebbe comprato quel libro, qualunque fosse il suo prezzo. « Direi che a questo punto merita un premio. Le dirò come mai le sto facendo visita quest'oggi. » Perché ovviamente non nulla era un caso. Non con quella donna. Sfilò dal taschino della borsa il distintivo che sfoderò di fronte ai suoi occhi. Come da rito, si legittimò con il suo interlocutore. Se fino ad allora avevano riso e scherzato, qualunque domande gli avrebbe fatto d'ora in avanti, sarebbe stata in veste ufficiale. « Selyse Anastasia Deveraux, Inquisitrice presso il Quartier Generale dell'Inquisizione del Ministero della Magia Inglese. » Si strinse nelle spalle, lasciandogli il tempo necessario per accertarsi della veridicità del distintivo. « Sono qui per una serie di verifiche di routine. Niente di speciale.. solo una breve chiacchierata. »

     
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  10. william tennant
         
     
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    Era stata un'obiezione che avrebbe avuto poco senso, la sua, anche nel caso in cui William non fosse stato il genere di persona che aveva plasmato vita personale e professionale insieme. "Fai della tua passione il tuo lavoro e non lavorerai un solo giorno della tua vita", dicevano. Per lui era stato ancora più semplice. Se l'era trovata già pronta in casa, quella passione trasformata in lavoro - Mi madre me la rimproverava sempre questa cosa. Diceva che ero il bambino più ingenuo che avesse mai incontrato - aveva fatto in tempo a risponderle, con un sorriso. Una bugia, ovviamente, ma di quelle cui nessuna delle parti in causa potrebbe sperare di veder scambiata per vera.
    Ma passare per ingenuo per qualche minuto ancora non era poi tanto male, soprattutto se serviva a rendere più sorprendente ancora il risultato del suo piccolo trucco.
    Selyse prese il libro con delicatezza, lo aprì e iniziò a sfogliarne le prime pagine con attenzione. "Il libro giusto per la persona giusta" diceva sempre suo nonno, ed era da quei piccoli gesti che si capiva di aver davvero fatto la scelta migliore. Le dita della ragazza carezzavano le pagine con cautela, esitando come avrebbero fatto sulla pelle di un amante, e lo sguardo ammirato era segno di un interesse che andava oltre al contenuto di quelle pagine. Era lo sguardo, quello, di chi sta già dando a ciò che tiene in mano molto più valore di quanto potrebbe attribuirgliene un qualsiasi commerciante - Il che significa, immagino, che posso considerare vinta la sfida - non una domanda, quanto piuttosto una semplice affermazione. Negare per lei sarebbe stato peggio che mentire dopo aver guardato il libro in quel modo.
    Indietreggiò di un passo, andando a poggiarsi con la spalla ad uno degli scaffali che aveva lì accanto. Rifletté con attenzione prima di rispondere, non fosse stato per altro motivo che per il modo in cui lei lo aveva chiesto - Sì - decise infine, alzando poi una mano ad indicare uno dei corridoi che, spuntando da lì, portava verso un altro lato del negozio - Viene citata in alcuni libri sulla storia della Marina, e anche se non tutti i cronisti dell'epoca sono d'accordo sull'andamento dei fatti e sul contenuto di quelle stive è comunque sicuro che qualcosa ci fosse, e che la nave sia stata affondata dalla Marina Inglese - avrebbe potuto citare a memoria parte di quelle cronache, nominando uno per uno tutti coloro che ne avevano parlato, solo che non sarebbe servito a nulla in quel particolare frangente. Non si parlava di Storia, lì: si parlava di Fascino. Di fascino e avventura - Ma se anche impiegasse anni a cercarla e riuscisse ad essere la prima persona ad aprire quelle stive...se ce la facesse davvero, intendo...crede che quello che vi troverebbe dentro, per quanto prezioso sia, possa valere il fatto di avercela fatta? -
    Un lampo di curiosità attraversò lo sguardo del librario dopo quella piccola introduzione. Si accigliò appena, mentre abbassava lo sguardo sul distintivo che Selyse gli stava mostrando, osservandolo per un breve istante con l'aria di non capire cosa fosse. O, quanto meno, cosa c'entrasse con la loro conversazione - Ma io so già per quale motivo mi sta facendo visita oggi - le fece notare con tutta la delicatezza di cui era capace. C'era un solo motivo per cui la gente arrivava fin lì, ed era perché avevano bisogno di un libro, o perché finalmente il libro di cui avevano bisogno era lì, che lo sapessero o no. Il resto erano solo scuse che si raccontavano, o modi in cui il Fato li guidavano fino a lì - Lei è qui per quello - aggiunse candido, indicando con un dito il volume che le aveva portato poco prima - E, se posso permettermi, Anastasia è davvero un bel nome. Ne conoscevo una, un tempo, bionda anche lei anche se non così tanto affascinante. Era più...vabbè, comunque le piacevano le donne, quindi non importava poi molto. Un bel nome, comunque - ripeté - E mi dispiacerebbe se la chiacchierata fosse davvero così breve. Dovrebbe almeno finire il suo the, prima di andare. Comunque...c'era qualcosa di particolare che desiderava verificare? - e no, non era una domanda sconcia.
     
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    « Ma se anche impiegasse anni a cercarla e riuscisse ad essere la prima persona ad aprire quelle stive...se ce la facesse davvero, intendo...crede che quello che vi troverebbe dentro, per quanto prezioso sia, possa valere il fatto di avercela fatta? » Selyse restò a pensare per un po' a quella domanda, osservando il libro con quegli occhi magnetici e colmi di una curiosità intrinseca.
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    « Si.. » Rispose con la naturalezza. « C'è qualcosa di assolutamente irresistibile nelle cose uniche. » Una riflessione che le venne di fare istintivamente. Selyse amava le cose uniche nel loro genere, non a caso il suo patrimonio contava una serie non indifferente di quadri e oggetti più unici che rari. Si circondava di cose belle, Selyse, pur non trovando alcun tipo di soddisfazione nel possederle. La maggior parte le era state tramandate dal padre, altre le aveva comprate proprio per lo sfizio di far sì che nessun altro le ammirasse. C'erano cose che semplicemente doveva essere celate ai più, semplicemente perché non sarebbero stati in grado di comprenderle, o di rovinarle con una superficiale interpretazione. Un ragionamento del tutto egoistico, tipico di chi ogni tanto, amava fare un dispetto al mondo intero. A volte, persino la ragionevole, fredda e distaccata Selyse, sapeva essere capricciosa e insolente; quasi come se, quella ragazzina che per la prima volta era approdata ad Azkaban non fosse mai davvero scomparsa. Un pezzo, piccolo piccolo, di quella donzella dai capelli rossicci, se la sarebbe sempre portata nel cuore. « Ma io so già per quale motivo mi sta facendo visita oggi. Lei è qui per quello. » Per un secondo le parole di poco fa di lui riecheggiarono nella bionda testolina di lei. Mi madre me la rimproverava sempre questa cosa. Diceva che ero il bambino più ingenuo che avesse mai incontrato. Scoppiò a ridere, ben consapevole che stesse scherzando. Almeno ha il senso dell'umorismo, e a dirla tutta, Selyse ha sempre apprezzato una persona con il senso dell'umorismo. Forse perché il suo ha sempre lasciato un po' a desiderare. « E, se posso permettermi, Anastasia è davvero un bel nome. Ne conoscevo una, un tempo, bionda anche lei anche se non così tanto affascinante. Era più...vabbè, comunque le piacevano le donne, quindi non importava poi molto. Un bel nome, comunque. » Grande adulatore, questo William. Un vero don Giovanni. Questa volta dovette tuttavia raccogliere il guanto della sfida al volo. « Chi le ha detto che a me piacciono gli uomini? » Sollevò un sopracciglio, mostrandogli un sorriso leggermente sardonico, prima di riprendere la sua tazza e sorseggiare un po' del suo infuso.

    « E mi dispiacerebbe se la chiacchierata fosse davvero così breve. Dovrebbe almeno finire il suo the, prima di andare. Comunque...c'era qualcosa di particolare che desiderava verificare? » A quel punto la giovane Deveraux tornò in modalità lavoro. Si passò una mano tra i capelli, appoggiando la tazza di té sul bancone, cercando di passare in rassegna quanto aveva da chiedergli. Si guardò ancora una volta attorno, prima di tornare mentalmente dal suo interlocutore. « Libri contabili, entrate e uscite. La lista dei suoi fornitori e dei suoi viaggi degli ultimi mesi - quelli di lavoro ovviamente. » La legge non le permetteva ancora di violare la privacy del William - nonImprenditore, anche se sarebbe stato interessante.. forse. « Ricevute fiscali di eventuali ordini e.. tiene per caso un'evidenza di tutti i suoi clienti? » Si stringe nelle spalle. « Sto cercando di capire chi s'interessa a cosa. Se qualcuno si è interessato a qualche libro di particolare rilevanza negli ultimi tempi. Intendo libri che possano contenere elementi e/o insegnamenti in grado di portare un soggetto a mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Libri di magia particolari.. magia oscura.. o anche semplicemente magia molto potente. »

     
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  12. william tennant
         
     
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    Quello sguardo.
    Era per quello sguardo che lo faceva. Quello a rendere tanto piacevoli le sue serate.
    C'era qualcosa della gioia infantile dei Natali Passati nello sguardo di chi si trovava per la prima volta in mano un libro che non sapeva di avere in realtà sempre cercato. Era il giocattolo che avevano sempre sognato, l'amante che erano ansiosi di carezzare, il luogo sicuro in cui ritrovarsi in pace con loro stessi. Era tutto questo ed anche di più, trovato all'improvviso dietro una svolta della propria vita, quando meno se l'aspettavano. Era un gioiello con cui decorare il proprio animo, ne più ne meno, e quando William vedeva quell sguardo sapeva non solo di aver fatto bene il proprio lavoro, ma di avere infine reso giustizia al suo posto nel mondo - Mi creda, non potrei trovarmi più d'accordo - le sorrise, accompagnando quelle parole con un cenno del capo. Volumi unici, persone uniche. William era sempre stato attratto dalle cose che brillavano di una loro unicità, probabilmente perché a renderle uniche erano quelle storie che si portavano dietro, a volte eroiche e altre tragiche ma mai banali. Erano quelle storie che William amava e che bramava di conoscere, perché in ognuna di esse si celava qualcosa che non aveva mai sentito, un dono che non aveva mai incontrato.
    Oggetti unici con storie uniche da consegnare a persone uniche.
    Unici, come solo i grandi amori possono essere.
    Il sorriso si fece più un pelo più largo sul volto sornione del libraio, assumendo una sfumatura appena appena più maliziosa. Quell'Anastasia era stata una persona la cui storia, se non unica o speciale di per sé, lo diventava una volta incastonata in quelle di coloro che la circondavano. William aveva amato quella storia e i suoi personaggi al punto da provarne una sorta di perversa mancanza - Nessuno, ne l'ho detto io - le rispose agitando la mano a disegnare un cerchio nell'aria, fra di loro - Ho solo detto che a lei non piacevano, ma in effetti sarebbe una curiosa coincidenza, non trova? E non solo per il fatto che mi si aprirebbe nel petto un baratro di disperazione al pensiero di non poterla invitare a cena questa sera... - certo non era molto saggio mettersi a giocare in quella maniera con il fuoco, eppure William non poteva trattenersi in alcuna maniera. Era più forte di lui, e non solo per via di quel viso o di quegli occhi o di quelle...sfumature, ecco, della sua personalità che trasparivano da ogni cenno della donna, no. No. Era perché era chiaro che la ragazza non era solo bella ma anche pericolosa, tremendamente pericolosa, e a lui non piaceva avere paura. Non gli piaceva in generale e soprattutto non gli piaceva lì, nel suo negozio, fra le sue cose - ...ma sarebbe un'interessante quesito statistico. Renderebbe più saggio non scegliere "Anastasia" come nome per una figlia, se si desiderano dei nipoti. La gente dovrebbe saperlo - aggiunse ancora. Era sempre stato più veloce con la lingua che con il cervello, e quella era una frase che non aveva solo il lato positivo con cui la pronunciava Isabella. Significava anche che, in generale, William Tennant aveva la tendenza a parlare troppo.
    Alzò appena le sopracciglia, sorpreso - Se vuole vedere davvero tutto direi che allora ceneremo davvero insieme, alla fine. Le piace l'indiano? - anche se rischiare di essere ammanettato in una cella non era quello che di solito intendeva con un "passare la notte insieme". Forse avrebbe fatto meglio a decidersi a stare un po' zitto, in fin dei conti - I libri contabili sono nel retro, può vederli quando vuole. Pago una persona perché li tenga compilati e in ordine, io ho la tendenza ad essere un po'...svagato, diciamo. Ho una lista di fornitori per quanto riguarda i volumi più commerciali ma per il resto...molto di questo materiale viene da collezioni private, da vendite fra collezionisti o da ricerche personali. Può vedere lo storico di tutti gli acquisti, se lo desidera, mentre i viaggi...tutti i miei viaggi sono di affari, Selyse, e allo stesso tempo sono viaggi di piacere. Finisco sempre per cercare libri, ovunque vada. Ma a meno di ordini particolari non tengo un elenco dei clienti, mi spiace. Lo ha visto, ho la tendenza a puntare più sul...personale, diciamo - concluse inspirando a fondo, dal naso.
    Il resto del suo ragionamento era...inquietante, sotto un certo punto di vista. Indietreggiò di un passo, fino ad appoggiarsi pensieroso ad un ripiano che aveva alle spalle. Tenne lo sguardo nel vuoto per qualche attimo prima di tornare a fissarlo su di lei - Credo sia difficile per me rispondere a questa domanda - ammise infine - Quasi tutti i libri che hanno un certo valore trattano di argomenti potenzialmente pericolosi. Lei stessa...non ha forse per le mani un libro che potrebbe renderla ricca oltre l'immaginazione? In ogni caso sono pezzi che valgono tanto a prescindere da quello che contengono, e molti dei collezionisti spesso li cercano proprio per la loro unicità. Non potrebbe essere più specifica? -
     
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11 replies since 19/4/2017, 09:31   150 views
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