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Spilla o non spilla, Beatrice Morgenstern sarebbe rimasta sempre una Caposcuola. Forse è stata scelta proprio per questo motivo. Non riesce a smettere di sentirsi in dovere verso il prossimo, non riesce a smettere di pensare che sia suo dovere proteggerli. Combatteva tutti i giorni con il dolore alla base della schiena, che ormai era diventato così presente da non poter far altro se non renderlo suo, parte integrale di se stessa, alla stessa maniera in cui lo è un braccio o la semplice azione di respirare. Credeva che se avesse continuato a prendersi cura degli altri, prima o poi il giorno della redenzione sarebbe arrivato. Ma quel pentacolo, frutto di una maledizione che lei aveva fortemente voluto per salvare alcune delle sue compagne, le ricordava ogni giorno di essere ormai impura, sporca agli occhi del suo credo, della sua gente e del suo dio. Dio; così teneramente indifferente alle sorti dei suoi sudditi. Dov'era dio ora che la gente moriva a bizzeffe? Dov'era dio mentre i suoi compagni venivano attaccati da branchi di selvaggi mannari a Hogsmeade? Dov'era mentre persone innocenti venivano messe al patibolo senza ragione alcuna? Non c'era. Questo dio indifferente si faceva le beffe dei suoi sudditi senza ragione alcuna di essere. E gli piaceva. Questo dio provava un piacere infinitamente squisito nel guardarli struggersi sotto torture immani. Siamo troppo., si diceva a volte. Siamo troppi e troppo egoisti. Pensiamo ci spetti tutto. Abbiamo trasformato questa terra nella nostra fonte inesauribile di beni. E ora, la natura ci si rivolge contro; ci rivoltiamo gli uni contro gli altri, pronti a squartare la gola dei nostri fratelli per un tozzo di pane. Siamo affamati e di conseguenza più crudeli che mai. L'equilibrio che gli antichi Morgenstern prospettavano è stato minato. Molto tempo addietro. Beatrice era arrivata alla conclusione che qualunque cosa seguisse, se la meritavano. Si meritavano le carestie, la crisi globale, il lento declino delle civiltà. Solo i più forti sarebbero sopravvissuti e non senza ripercussioni. Se lo sentiva nelle ossa; a breve ognuno di loro sarebbe stato chiamato a pagare un pegno di passaggio semmai volessero continuare il lento traghettare su questa Terra. E non importava se so trattasse di innocenti o meno; sarebbero diventati tutti carnefici, in un modo o nell'altro, oppure, sarebbero morti nel tentativo di diventarlo. Beatrice si sveglia all'alba. Come sempre. Inizia il suo rito mattutino prima che gli altri inizino a stiracchiarsi. Mette su la tuta e si dà a una corsa leggera per sgranchire le gambe. Come sempre, ama godersi i panorami di Hogwarts prima che si affollino di persone. Prima che quella bellezza autoctona venga toccata da un intervento umano in massa. I luoghi deserti hanno sempre un fascino quasi proibito; si trasformano, li si vede sotto una luce completamente diversa. All'alba tutto è più bello. Tutto brilla di contrasti meno nitidi. Lei corre, veloce come il vento, corre coi pugni stretti e gli occhi vigili di un felino nella notte. Corre come se la sua vita dipendesse da quella corsa. Si costringe a non mollare anche quando il fiato le manca. Lo fa perché deve sfogarsi, perché ha bisogno di quei momenti per riuscire ad affrontare effettivamente la giornata, lo fa perché senza quei momenti, da sola con se stessa, non riuscirebbe ad affrontare gli sguardi sfatti e vacui dei suoi compagni. Hogwarts è cambiata; non è più la stessa. Ma non per questo la Morgenstern ha intenzione di negarsi quei riti quotidiani di cui non ha mai saputo fare a meno. Ci sono cose a cui gelosamente non vuole rinunciare nonostante tutto sia cambiato, e così, finita la corse mattutina, torna in stanza, si fa una veloce doccia, prepara la borsa per dopo ed esce. Meno tempo resta nei sotterranei, meglio si sente. Lì dentro non c'è aria, non si respira; la gente è perennemente triste e fiacca. Lei, quel mortorio non riesce a sopportarlo, così, per quanto le è possibile lo evita. Mancano ancora più di un paio d'ore prima che le lezioni comincino. Manca ancora prima che le porte del castello si aprano e permettano ai primi reclusi di concedersi una ben meritata colazione coi fiocchi - perché quanto meno quella non era cambiata. I pasti erano ancora uguali per tutti. Una delle poche concessioni che Edmund Kingsley sembrava essere pronto a offrire loro. Così, si affretta a trovare un posto isolato in cui finire i compiti di Storia della Magia che non avrebbe dovuto consegnare prima di un paio di giorni. La rimessa delle barche è un posto ben poco frequentato dagli studenti. Così, si siede in un angolino ben celato alla vista di chiunque, apre il libro e prende ad annottarsi quanto necessario per finire la relazione sulle scoperte avvenute nel XIX secolo ad opera dei maghi.
« Fossi in te non lo farei. » Afferma di scatto mentre si rivela alla ragazza, abbandonando il libro sull'umido pavimento d'assi. E' giovane, davvero giovane; quelli dei primi anni sono sempre i più difficili da riconoscere. Anche per un Caposcuola. Significa che hanno fatto troppe poche cazzate per entrare nel loro mirino. « Voglio dire sì.. è una buona idea. Sempre se ci arrivi sull'altra sponda. » Si stringe nelle spalle con noncuranza restando lì a fissarla, come se cercasse di intuire qualcosa che pare sfuggirle. Ma non le sfugge assolutamente nulla. Quella bambina è qualcosa di diverso - qualcosa di non prettamente umano. Il marchio dei Morgenstern pulsa sul suo braccio esattamente come quando una creatura è nei paraggi. E' tuttavia ovvio che non sia pericolosa; motivo per cui, Beatrice cerca di fare finta di nulla. « Nel lago nero vive una colonia di Selkie. Difendono Hogwarts dagli intrusi - credo. Ma non è solo un modo per non fare entrare la gente; è anche un modo per non farla uscire senza permesso. » Non a caso esistevano i passaggi segreti verso Hogsmeade. Il punto non era solo che attraversare il lago a nuoto oppure in barca risultava un'azione che poteva attirare parecchia attenzione. « Non ti fermerò e non lo dirò a nessuno; ma sei sicura che questa sia la scelta giusta da fare? » Senza una spilla appesa al maglioncino, Beatrice poteva tornare a fare quella di un tempo. La cacciatrice che crede fermamente nella scelta, nelle ripercussioni in base alle scelte dettate dal libero arbitrio. « Se vuoi il mio spassionato consiglio, non vale la pena morire.. non ancora almeno. »
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