Babushka come to me

Torre di Divinazione, privata.

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    Edited by Ivy; - 11/11/2017, 14:25
     
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    Pervinca Pollyanne (non vi azzardate mai ad usare questo nome) Branwell è solita avere delle giornate no. E' un must, ce ne deve essere almeno una a settimane, altrimenti non è contenta. Ecco, questa è una di quelle giornate meravigliose, in cui il suo umore oscilla tra Bridget Jones che canta da sola "All by myself" e Dawson Leerey che piange in quel modo assolutamente improbabile e disturbante, che sembra però convincere sempre lo spettatore. Non si sa perché, ma è così. A Pervinca però ha sempre fatto schifo. In realtà non le piaceva proprio il telefilm, ha sempre preferito The Oc, ma questa è un'altra storia. Torniamo a lei. La donna cammina irrequieta per la stanza. Si avvicina al giradischi, muove la puntina sul vinile scelto. Sprofonda poi nella poltrona del suo studio, con in mano una bottiglia di rum, non proprio scadente, ma nemmeno eccelso, mentre le prime note di "The Rain of Castamere" cominciano a pizzicare l'aria già perfettamente triste di quella stanza. Solitamente l'aiuta quella musica, lei in fin dei conti non ha mai apprezzato a pieno gli Stark, Targaryen com'è fino al midollo. Per questo motivo, quelle note sviolinate l'hanno sempre messa nel giusto mood, in quel perfetto mix di entusiasmo per aver fatto fuori uno dei tre Re usurpatori e euforia per la sempre più prossima ascesa dell'unica vera Regina. Quel pomeriggio però non sembra aiutare nemmeno quella musica. Si sente talmente Daenerys al capezzale di Khal Drogo o Ellaria che vede morire Oberyn sotto i propri occhi, che Hodor che tiene la porta levati proprio. Si passa una mano tra i capelli, mentre tira su con il naso e butta giù un altro sorso di quel liquido disgustosamente ambrato. Si è dimenticata di prendere le due pasticchine di litio prima di pranzo. Lo sa bene che è per quello che si sente con il morale tanto a terra. Si sente uno straccio, l'ultimo rifiuto umano sulla faccia della terra e l'unica cosa che vorrebbe fare è continuare a piangere, fin quando ogni cellula del proprio corpo sarà prosciugata, fino all'ultima stilla di acqua. Ma no, qualcuno la interrompe, bussando alla porta con fare poco deciso. "Mi scusi professoressa Branwell.." La bionda si gira di scatto e incontra la figura esile di un Corvonero del quarto anno. Maledetti loro e quella loro voglia costante di sapere, scoprire, conoscere e saperne sempre una più del diavolo, primeggiando sul resto della classe. Si passa la manica del maglioncino sul viso, cercando di catturare anche l'ultima di quelle tracce vergognose, prendendo così tempo utile per non ringhiargli contro, come avrebbe voluto fare dal primo istante in cui si era permesso di mettere piede nel suo studio. "Sono abbastanza certo di non aver sbagliato giorno. Non dovrebbe essere oggi il giorno per i colloqui? Magari ho sbagliato ora, ma sono abbastanza sicuro del contrario." E io sono abbastanza sicurache i tuoi, quindici anni fa, avrebbero dovuto usare precauzioni più drastiche. Poco ma sicuro. Si alza in piedi, nascondendo la sua adorata bottiglia tra i cuscini della poltrona. La decenza e la dignità prima di tutto. «Se ne fosse stato così certo, di certo avrebbe bussato con maggior convinzione.» Risponde caustica, dandogli le spalle per qualche secondo, facendo finta di riassettare la scrivania. In tutta onestà, in quello stato, non sa nemmeno che giorno della settimana sia, figuriamoci se può ricordare che quell'ora l'aveva adibita al colloquio con i ragazzini. «Quindi? Cosa voleva chiedermi, signor..?» Lei solitamente non usa un tono così formale con i suoi allievi. E' sempre stata assolutamente convinta che si dovesse instaurare un rapporto di fiducia con loro, avendo anche poca differenza di età a dividerli. Però quel pomeriggio non vuole essere allo stesso livello del signor "...Muddock, professoressa. Sono a lezione con lei da due anni." Sembra essere mortificato e Pervinca non si sente dell'umore per consolarlo come, molto probabilmente, avrebbe fatto in circostanze diverse. Si gira e sciabolando le sopracciglia eloquentemente, attende la sua importantissima domanda. "Stavo cominciando il saggio sulla tasseomanzia e sarò sincero, non ho ben capito come sia possibile che soltanto con la varietà di tè nero si può interpretare il futuro attraverso le foglie." Si massaggia le tempie, Pervinca, socchiudendo le palpebre per qualche secondo. I Corvonero e la loro saccenteria prima di qualsiasi altra cosa. Sente di potersi trasformare in Drogon da un momento all'altro, le basta giusto un Dracarys e potrebbe incenerire il poveretto in un battibaleno. Non darmi l'occasione, non darmela. "Cioè secondo me non ha molto senso. Il tè è tè, di qualsiasi varietà esso sia." E l'ha fatto. Ha dato il comando per scatenare l'inferno. Riapre gli occhi, sorridendo gelida. «Se stesse più attento alle mie lezioni, signor Murdock saprebbe che il tè non è soltanto tè. Ogni varietà di tè ha la propria forma di foglia caratteristica e quelle più pregiate, che fanno al caso della tasseomanzia, sono proprio quelle scure, proveniente da Cina e India.» Si ferma giusto un attimo, prima di dargli il colpo di grazia, quello che potrebbe rovinare per sempre i sogni di gloria del ragazzino riguardo l'avere il massimo nella sua materia. «Ma d'altronde cosa ci si può aspettare di diverso da un ragazzo che non riesce a rompere gli schemi preimpostati dai libri nei quali ha il naso sempre incollato, seppur creda di avere un cervello tanto sviluppato?» Un profumo fresco la precede e proprio in quell'istante, fa il suo ingresso nella stanza Yvonne Rumanceck, assieme ad una gattina. Il signor Murdock, che di certo non ha colto la sua chiara allusione al suo essere cieco come Daredevil, fissa entrambe con sgomento. Professoressa, mia nonna non parla più con me. Vuol fare la sostenuta perché il clima inglese non la aggrada. Ho bisogno che lei comunichi per me. Guarda la rossa per qualche istante, prima di palesare un sorriso raggiante sulle proprie labbra. Ecco il segno, ecco la sua cometa rossa nel cielo. Ha sempre adorato quella ragazzina, ma mai aveva provato un moto d'affetto così incondizionato nei suoi confronti più che in quel momento. «Il suo colloquio è finito, signor Murdock.» E dicendo questo, indica la porta con un cenno del capo, invitando il ragazzo a sloggiare. Con sguardo torvo, lui raccoglie la sua tracolla dal pavimento e lascia le due donne da sole, sbattendosi la porta dietro la schiena, assai poco elegantemente. «Oh Ivy cara, ora possiamo venire a noi.» Si allunga a massaggiare la folta pelliccia della sua gattina, prima di capire a fondo le sue parole. E non ne è assolutamente turbata in fin dei conti. Lei crede fermamente alla teoria della reincarnazione, perciò Ivy ha decisamente chiesto aiuto alla donna giusta. «Tua nonna si è reincarnata in questo meraviglioso esemplare?» Alza le sopracciglia, vagamente incuriosita dalla cosa, prima di tornare a carezzarla. Chiamala scema, io pure, se potessi scegliere, mi reincarnerei in un gatto domestico. Prende di peso il soffice animale, andandosi a sedere sulla poltrona, prima di invitare la ragazza a seguirla. «Ti prego, siediti pure.» Indica la sedia che si trova di fronte, andando poi ad osservare i profondi occhi della gatta. «Dimmi, da quanto ti sei trasferita in Inghilterra? E soprattutto, da quanto la tua nonnina manifesta questo disagio interiore?»


    Edited by ¬ sense8. - 16/5/2017, 13:13
     
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