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privata.

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  1. Ivy;
         
     
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    Ci sono due tipi di persone al mondo e questo me lo ha sempre insegnato mio padre negli anni che abbiamo passato insieme, fino ad ora: coloro che agiscono e coloro che lasciano agire gli altri per paura di sporcarsi le mani. Quest’ultimi, a detta sua, hanno una brutta influenza sulla società perché incapaci di modellarsi e crearsi da soli. Vivono nella costrizione di dover dipendere dagli altri e lo fanno per propria scelta personale o addirittura come filosofia di vita, perché convinti che sporcarsi le mani per conto proprio sia “barbaro”. Inutile dire che il novanta per cento dei questi elementi ha il didietro coperto da un gran mucchio d’oro e denaro, ma è il restante dieci percento che mi ha sempre incuriosita: in che modo le persone meno agiate sfruttano gli altri a loro piacimento? Da quando mi son fatta largo tra le mura di Hogwarts, circa due settimane fa, ad anno scolastico inoltrato e, dopo essermi fatta avvolgere dalle braccia verde-argento provenienti dal basso ventre del castello, giù oltre il lago nero, mi sono resa conto di quanto la risposta fosse chiara e limpida di fronte ai miei occhi. Bulletti con le creste ben dritte sulle loro teste, piume arruffate e petti gonfi da galletti ruspanti; la violenza, la stessa che ha sempre regolato la mia vita insieme a otto fratelli e sorelle, tutti appartenenti ad una minoranza etnica ben poco vista dagli altri, sembra aver effetto anche in questa scuola. Diversamente da Durmstrang, la divisione in case rende gli studenti più competitivi tra loro e forse è una tecnica ingegnosa per spingerli ad affrontare la vita con più grinta, ma allo stesso tempo, crea dei dissapori tra i ragazzi e me ne resi conto prendendo parte ad una rissa fuori, vicino la torre dell’orologio, imbattendomi in un gruppo di spocchiosi bulli da strapazzo che avevano ben pensato di dar fastidio ad Helena, l’unica sorella che, da quando ci eravamo trasferiti a Londra aveva iniziato gli studi con me, solo al primo anno tra i Corvonero.
    Passando di lì per caso la vidi saltare verso l’alto per recuperare la propria bacchetta tenuta a mezz’aria da un semplice incantesimo di levitazione, derisa dai ragazzi più grandi. Non ci vidi più niente. A pugno chiuso, dimenticai di avere una bacchetta nella toga della divisa e sferrai un dritto contro la faccia del tipo che si divertiva a considerare Hell un fenomeno da baraccone. Il rosso brillante che tinse le mie nocche mi inebriò così tanto che non potei fare a meno di sferrare un secondo pugno, con altrettanta rabbia, dritto alle costole. Fu dopo che qualcuno mi braccò di lato, facendomi cadere a terra prima di darsela tutti quanti a gambe. Mi ritrovai con le mani impregnate del sangue del malcapitato e, adesso, anche del mio, così, dopo aver rifiutato la compagnia di mia sorella, andai verso l’infermeria, decisa a sfruttare quella situazione a mio vantaggio.
    All’interno, oltre all’infermiera, c’erano si e no tre/quattro studenti. Chi intento a bere qualche strana brodaglia seduto sul letto, chi si faceva fasciare la testa dopo una brutta caduta alla lezione di volo e chi, come me, una volta rimasta da sola con lei, giustificava una rissa dicendo di essere semplicemente inciampata nei pressi del lago nero, dove le rocce avevano ferito le mie nocche e i miei palmi. Credo la donna annuì fingendo di crederci solo per togliersi di torno me e passare al tipo che, qualche attimo dopo di me, entrò. Non vidi bene che avesse fatto, oltre tutto era una faccia sconosciuta come tutte le altre, del resto. Mi limitai ad un cenno di circostanza e attesi, impaziente, che l’infermiera tornasse con un panno per tamponare via il sangue e, quando si allontanò di nuovo, lasciandomi con le mani a tingere la stoffa bianca, controllai che nessuno fosse nei paraggi e con sguardo sospetto, mi voltai verso il ragazzo lanciandogli un’occhiata veloce da capo a piedi, per capire se fosse da fidarsi o meno. Vedi di tenere il becco chiuso a riguardo e se riesci, fai da palo, okay? Mi sembri sveglio, riesci nello sforzo? Incalzai il discorso con una leggerezza che avrebbe mandato in confusione molte persone, specialmente per il fatto che il mio tono non fu certo signorile ed elegante, ma bensì duro e criptico, segnato anche dall’’accento filo-russo che rendeva il mio inglese non del tutto fluente, arrotolando eccessivamente le ‘r’ sulla mia lingua. Schioccai quest’ultima, dando poi per scontato una risposta affermativa dal ragazzo e, controllando ancora una volta che la donna non tornasse, mi fiondai veloce verso la vetrinetta contenente pozioni ed antidoti e, una volta riuscita ad aprirla, afferrai quanto più riuscii ad accumulare dentro la maglietta. Mi concentrai sulle lacrime di fenice, le pozioni più complicate da preparare e le boccette di ingredienti più rari. In fondo faccio parte della comunità scolastica, no? Questo materiale mi spetta di diritto, più o meno.
     
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    « Cos'hai combinato alla faccia? » Domanda Cassie, scrutandolo di sottecchi. E' attorniata da un gruppo di ragazze, probabilmente appartenenti alla sua stessa casata, impeccabili nelle loro divise blu. Si erano girate di scatto all'unisono, quando si era avvicinato a loro, e se proprio vogliamo essere sinceri ciò l'aveva parecchio inquietato. Ad ogni modo, mano tra i capelli ed espressione da cucciolo bastonato, aveva deciso di fronteggiarle. ..Probabilmente solo perchè la sua amica Cassie si trovava tra di loro, e sapeva l'avrebbe difeso -o quanto meno ci sperava- da un probabile linciaggio di gruppo. Non sapeva perchè facesse sempre questo effetto sulle ragazze ..Anzi forse lo sapeva. Probabilmente se n'era portato a letto un numero cospicuo di loro, senza richiamarle il giorno dopo. Non lo faceva apposta, Rudy, era fatto così. Non era un cattivo ragazzo, no okay lo era eccome, ma non si ricordava in genere neanche cosa mangiava a colazione (a proposito, cos'aveva mangiato quel giorno?), figuriamoci chi avesse fatto visita al suo letto. Da un po' di tempo a questa parte poi, tra le altre cose, aveva rallentato il suo ritmo. Seppur si ostinasse a pensare ed affermare che semplicemente non gli andava, c'era qualcos'altro di ben più profondo e pregnante, sotto. O meglio, qualcun'altro. Olympia Potter era stato il motivo per il quale quel giorno ci aveva quasi lasciato le penne e si era spaccato la faccia. Un allenamento di Quidditch come tanti altri, quello. Saldamente piantato sulla sua scopa, stava rincorrendo un compagno di squadra che gli aveva rubato la pluffa, quando la Grifondoro era sgattaiolata sotto di lui, col suo solito passo svelto. Una chioma rosso fuoco che avrebbe riconosciuto dovunque, persino a diversi metri di distanza da terra. Aveva calato lo sguardo dunque, piegando la testa di lato per capire dove si stesse dirigendo e specialmente con chi si trovasse, ma non era stato capace di indagare altrimenti che..Beh, una delle torri del castello aveva avuto la meglio su di lui. Era andato a sbattere in pieno contro il muro in pietra, precipitando rovinosamente al suolo. Risultato? Una figura di merda ed il naso rotto. « Ho fatto a botte con tre studenti dell'ultimo anno, ripetenti. » Mormora, lanciando un'occhiata eloquente al gruppetto di ragazze mentre si stringe una mano contro il naso per farlo smettere di sanguinare. O almeno ci prova. « Dovreste vedere loro come sono combinati! » « ..Sei di nuovo caduto dalla scopa, vero? » « ..Sì. » « Per spiare la Potter? » « Esci dalla mia testa Cassie, sei inquietante! » Si lamenta, sfoggiando il miglior broncio che abbia in repertorio e cercando di ignorare i risolini delle altre ragazze. O la sua migliore amica è troppo intelligente, o è troppo prevedibile lui. Probabilmente entrambe le cose. « Dai, fa' vedere se è molto grave.. » Mormora la corvonero, scostandogli con delicatezza le mani dal naso ed osservandolo con sguardo attento. « Ahia! » « Non ti ho nemmeno toccato. » « Sì ma stai per farlo! » Sbuffa, la Corvonero, mentre le sue amiche si allontanano. Oh beh se non apprezzano un uomo sincero che ammette il suo dolore peggio per loro. Con un sonoro quanto minaccioso ringhio sommesso (simile a Simba de Il Re Leone) rivolge nuovamente lo sguardo verso l'amica, riponendosi nuovamente la mano sul naso una volta allontanatasi. « Non puoi fare niente? Se torno in infermeria per l'ennesima volta in neanche una settimana la Signora Popper diventerà pazza » Farfuglia, cercando di non ingoiare il suo stesso sangue che sta iniziando a macchiargli anche i vestiti, oltre che l'intera metà inferiore della faccia. L'infermeria è praticamente diventata la sua seconda casa, specie negli ultimi tempi. Con l'ascesa di Eddyking la pazienza già parecchio scarsa del giovane grifondoro ha avuto i suoi riscontri negativi, vedendolo coinvolto in una rissa un giorno sì e l'altro pure. Cassie scuote la testa, sorridendogli con fare gentile. Perchè è così carina persino quando deve dirgli di no? « Serve un incantesimo di livello elevato per questa frattura, non credo di essere capace. Poi chi riuscirebbe a sentire le tue lamentele quotidiane se ti dovessi sfregiare? » « Ma tu sai sempre tutto! » « Oh beh, vuoi provare? » « ...Mi ci accompagni in infermeria? » [...] « Ha fatto male? » Domanda l'infermiera, osservandolo mentre posa la bacchetta nella tasca del grembiule bianco. Rudy scuote la testa, tenendo i pugni stretti e le labbra serrate, mentre una lacrima silenziosa gli riga la guancia sinistra. Porca troia se ha fatto male! « Bene, la prossima volta ci penserai due volte prima di schiantarti contro un muro. » Asserisce la donna allontanandosi, mentre Rudy,dal canto suo, si impegna a farle il verso dietro. Si guarda poi attorno, scrutando con sguardo curioso tutti i poveri malcapitati presenti in quella stanza che sembra più un lazzaretto. Ma la sua attenzione viene attirata da una testa rossa, la seconda in quella giornata. Per un attimo qualcosa in lui spera si tratti di Olympia, ma quando la ragazza si gira si accorge che no, non è decisamente lei. « Vedi di tenere il becco chiuso a riguardo e se riesci, fai da palo, okay? Mi sembri sveglio, riesci nello sforzo? » « Il piacere di conoscerti è tutto mio. » Risponde, ridendo. La osserva per qualche altro minuto tentando di capire quali siano le sue intenzioni, poi decide di accontentarla e fare ciò che gli ha tanto gentilmente chiesto. Si posiziona davanti a lei, dandole le spalle per vigilare sull'arrivo inaspettato dell'infermiera. Non sembra esserci alcun pericolo nei paraggi, quindi si rigira, aiutandola ad afferrare altro materiale da quella vetrina. Le porge l'ultima boccetta di lacrime di fenice, prima di guardarla in viso. « Abbiamo una criminale quì, mi piace. Io sono Rudy, signorina...? » Le sorride, affabile « Allora, perchè sei dentro tu? Che hai combinato? »
     
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