Cherry pie.

privata.

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  1. Ivy;
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    Credo il mio stomaco si stia auto-digerendo. Borbottai infastidita sentendo gorgogliare la mia pancia per l’ennesima volta. Insieme ad un compagno di casa, in uno dei mille corridoi dei sotterranei mi ero ritrovata a fumare un po’ troppa erballegra per poter rientrare in camera senza aver addentato qualcosa o qualcuno. Il ragazzo, d’altronde, non era neanche capace di connettere e se ne stava per conto suo seduto a terra a sghignazzare. Roteai gli occhi al cielo e scossi la testa esasperata Che stupida mammoletta... commentai non riuscendo a capire come fosse possibile che un tipo grande e grosso come lui non reggesse un po’ di allegria nelle proprie vene. Mi stropicciai gli occhi e con un elegante inchino a presa di culo, salutai il tipo lasciandolo in balia del suo viaggio di piacere. Me ne andai tentando di mantenere un profilo piuttosto tranquillo avvolta nel grande maglione color cremisi che sì, faceva a botte con il colore dei mie capelli, ma era la cosa più calda che avevo trovato per quella scappatella notturna. Non esattamente qualcosa che si confondeva con l’ambiente circostante, ma a quello ci avrebbe pensato il mio passo felpato, ben diverso, invece, da quello ticchettante e strascicato che sentii arrivare dalla parte opposta, proprio dietro la curva.
    D’istinto mi acquattai contro il muro dietro un’armatura e rimasi in silenzio pronta a far passare oltre il prefetto o il caposcuola che di lì a poco avrebbe voltato l’angolo, ma quando la figura passò dall’oscurità alla luce di una fiaccola lì vicina, qualcosa non quadrò nei mei conti. Aggrottai la fronte e focalizzai meglio lo sguardo. Bionda e dal faccino angelico, era così fuori luogo che persino la luce dei suoi occhi sembrava voler gridare aiuto in questi anfratti decisamente poco adatti ad una come lei, o almeno fu ciò che pensai osservandola in silenzio. Decisi di lasciarla passare, in fondo, chi ero io per strapparla a questa nuova esperienza? Le avrebbe forgiato il carattere e standomene lì le avrei fatto sicuramente un favore, eppure, quando la voce dei due prefetti in ronda notturna si fece sentire, tutte le giustificazioni che mi stavo dando, svanirono e non riuscii a fare a meno di gettarmi oltre l’armatura, afferrarla per un braccio tappandole immediatamente la bocca con la mano libera, per poi trascinarla nuovamente nel mio piccolo spazio creato poco fa. Fa silenzio, biondina. mormorai nel buio, prima di rallentare anche il respiro, onde evitare che beccassero questo uccellino dalle piume arriffate fuori dalla sua gabbietta. Io, in fondo, ero già stata schedata, ma qualcosa di quella ragazza mi diceva che era sì e no la prima volta che si ritrovava a fare qualcosa di “fuori legge”. Attesi ferma stringendomela al petto, continuando a premere la mia mano sulla sua bocca fino a che, ormai, anche l’eco dei loro passi si fece inudibile. Mollai la presa e le indicai di farsi più in là per non colpire l’armatura e tornare di nuovo alla luce. No, non ringraziarmi. Adesso spicca pure il volo, piccolo uccellino ribelle. Dissi con il mio solito accento filo-russo, trattenendo a fatica una risata, forse più per l’attesa della sua reazione che per l’allegria che scorreva nelle mie vene.
    Dovevo ammettere che la tipetta che avevo appena salvato aveva un non so che di familiare, nonostante fosse decisamente la prima volta che incrociavo il suo sguardo, mi ricordò in tutto e per tutto quella di mia sorella Helena, l’unica altra Rumancek che come me è stata iscritta ad Hogwarts in questo breve -speravo- soggiorno a Londra. Respirai pesantemente e mi passai entrambe le mani sul viso prima di sentire ancora una volta lo stomaco brontolare. Mi stiracchiai allungando le braccia sopra la testa e dondolandomi sulle punte dei piedi, dopo di che tirai indietro la folta chioma rossa e diedi alla ragazza l’ultimo saluto della serata e stavolta sarebbe stato quello definitivo. Vado a vedere che cosa racimolo nelle cucine. Ho sentito dire che la crostata alle ciliegie sia una delle migliori, qui. Non sapevo esattamente perché glielo avevo appena detto, oltre tutto rischiando di farmi sentire dai prefetti, ma lo feci guardandola mentre le concessi un profondo e goffo inchino, poi diedi le spalle alla bionda e con calma iniziai il mio cammino.
     
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