All we need is somebody to lean on

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    what would david bowie do?
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    sPYUAPu
    "Non c'è davvero nulla che tu possa fare? Proprio nulla?" Esalò uno sbuffo di sigaretta rivolto verso il cielo, chiudendo un occhio mentre lo osservava confondersi con le nuvole, allontanarsi, disfarsi pian piano sino a far tornare i raggi del sole a splende nei suoi occhi cerulei. Jack, idealmente, poteva fare davvero tante cose, ma per farle avrebbe dovuto recedere da ogni sua promessa a se stesso. "No, niente." disse solo, annoiato, mentre intrecciava le dita ai fili d'erba su cui era disteso. Ovviamente non era vero; sarebbe bastato un gufo a suo padre per mettere su una diatriba politica senza precedenti. Ma le cose erano due. Da una parte, il rischio di scatenare un casino diplomatico tra comunità magica inglese e americana era davvero troppo alto per essere corso con un semplice capriccio come alibi. Dall'altra, Jack si sarebbe tagliato le vene piuttosto che chiedere un favore a suo padre, anche se quel favore avrebbe potuto giovare a tutto il castello. "Cazzo, non sono nemmeno tre righe, Jack. Ciao papà, qui fa tutto schifo. Ci hanno tolto le bacchette, i mezzosangue stanno in cantina, e nessuno può uscire dal perimetro del castello. Fai qualcosa. Con amore, il tuo unico figlio." Una risata amara emerse sul fiore delle sue labbra, arrochita dalla posizione distesa in cui si trovava e dal troppo fumare. "Non è così facile, Chris." Vero. Ma anche non del tutto. Jack conosceva abbastanza bene quel cretino di suo padre da sapere che avrebbe assecondato ogni suo piccolo capriccio se solo lui fosse stato il tipo da farne. Avrebbe smosso mari e monti per il suo bambino, e lo aveva fatto più volte, anche quando quest'ultimo non gliel'aveva chiesto e non lo avrebbe voluto. Ormai Jack aveva davvero perso il conto di tutte le volte in cui suo padre aveva messo lo zampino in tutte le questioni spinose che lo riguardavano, e per ognuna di quelle volte c'era stata una litigata furiosa tra i due; almeno ora, con un oceano a dividerli, voleva assaporare la dolce sensazione di non trovarsi sotto la giurisdizione diretta del genitore. Ergo: trascinarlo in mezzo a quell'affare avrebbe fatto crollare tutto quanto, senza tra l'altro nemmeno dargli la garanzia che sarebbe andato tutto a buon fine. "Beh, potresti almeno provarci. Tu magari non senti troppo la cosa, essendo Purosangue, ma noialtri..beh, noi sì." Non poté fare a meno di notare il tono leggermente piccato dell'amico, scoccandogli uno sguardo corrucciato di sottecchi prima di alzarsi dall'erba in una sola spinta. "Beh, vaffanculo Chris." fu il suo unico responso prima di aggiustarsi con fervore la tracolla in spalla, andandosene da lì a passo svelto e furente. Bell'amico del cazzo. Ancora scosso da mille pensieri, taluni oscillanti verso i sensi di colpa, altri verso la rabbia, raggiunse la guferia. Non ci andava da giorni, motivo per cui si aspettava come minimo trecento lettere super apprensive da parte di suo padre. Rivolse un piccolo sorriso gentile al proprio gufo, accarezzandogli le piume della testolina prima di mormorare un "Grazie." e cominciare a rovistare tra la posta ricevuta. Pubblicità, pubblicità, papà, pubblicità, papà, pubblicità, pubblicità, Jacob. Si interruppe lì, alla vista di quel piccolo pacchetto squadrato. Jacob era il suo patrigno, l'ultima rivelazione del secolo. Suo padre ci aveva messo una cosa come cinque o sei mogli prima di capire che in realtà, a non convincerlo, erano i loro genitali. E così si era sposato un uomo, e ora sembrava davvero felice. Lo era. Jack non lo aveva mai visto così sereno, e sebbene nutrisse un grosso astio verso di lui, questo non poteva che renderlo in certo senso felice. Senza contare che Jacob gli stava davvero simpatico: era un tipo a posto, tanto che non sapeva davvero come avesse fatto a innamorarsi di quella merda di suo padre. Andò quindi a scartare il pacchetto, rivelando una scatola dei suoi coni gelato preferiti. Con un sorriso lesse il biglietto che accompagnava il regalo. 'Per non farti sentire troppo la mancanza di casa. Spero che arrivino in condizioni ottimali; nel dubbio li ho protetti con qualche incantesimo di conservazione. Ci manchi tanto, Jack. Tuo padre parla sempre di te. Mandaci un gufo appena hai tempo. Con tanto affetto, Jacob (e papà). Cavolo se ci sapeva fare quel bastardo: riusciva a far passare persino suo padre come un ometto premuroso. Si annotò quindi mentalmente di buttare giù una risposta dopo cena, avviandosi verso l'interno del castello.
    Una volta giunto ai sotterranei balenò di fronte a lui l'ulteriore pezzo di scale che portava agli alloggi in cui erano stati stipati gli studenti non purosangue. Per un momento si trovò a fermarsi sul gradino in cui si trovava, incerto se proseguire verso la sala comune Serpeverde o scendere dagli altri compagni. Di certo Chris, pur nel suo essere ingiusto, era stato capace di instillare in lui una certa dose di senso di colpa, probabilmente dettata dalla già presente consapevolezza di essere forse l'unico lì dentro a poter fare davvero qualcosa per cambiare la situazione. Ma cosa? Rischiare un'apocalisse diplomatica in un clima già così teso? Per altro senza alcuna garanzia di successo? Era un suicidio. Eppure, nonostante tutto, nonostante quella risultasse ai suoi occhi come la scelta migliore da prendere, non poteva fare a meno di sentirsi come quello che metteva il proprio orgoglio di fronte al malessere dei suoi compagni meno fortunati. Ecco un'altra cosa che odio della politica: ritrovarmici sempre in mezzo anche quando faccio di tutto per non prenderne parte. Una condizione amara, quella del giovane Faraday, che non poteva essere ne' compatito ne' invidiato. Tirò dunque un grosso sospiro, convincendosi a scendere verso i sotterranei più sotterranei di quelli in cui già si trovava.
    "Il tuo dormitorio è al piano di sopra." esordì sin troppo gentilmente uno dei due inquisitori a guardia dell'entrata. "Grazie per l'informazione, lo so già. Sono venuto a trovare un'amica." "Chi?" "Eris MacBride, Corvonero." Una smorfia di disgusto si dipinse sul volto dell'uomo prima che lo lasciasse passare senza dire una parola. In tutta risposta, Jack nemmeno lo ringraziò, passando oltre. Non era ancora stato lì sotto: si vergognava troppo di farsi vedere dai suoi compagni, forse per paura di essere guardato male - cosa che comunque già avveniva durante l'orario di lezioni. "Ehi." disse a una ragazza dalla divisa blu-argento "Potresti chiamarmi Eris?" "Certo, vado subito. L'ho vista proprio poco fa." disse gentilmente quella, mostrandogli un grosso sorriso prima di sparire verso l'ala destinata alle ragazze. Nel frattempo il Serpeverde ne approfittò per mettersi comodo su una poltroncina, rigirandosi il pacco di coni gelato in mano. Fammi un po' vedere..no, ok, non sono scaduti. Non si sa mai. A quel punto, dunque, lo aprì, constatando che erano ancora tutti intatti.
    Alzò lo sguardo solo quando sentì un rumore di passi farsi sempre più vicino a lui. Allargò dunque il proprio sorriso alla vista di Eris, alzando le braccia in alto come a sottolineare ulteriormente la propria inusuale presenza. "MacBride! Pensavo ti avesse mangiato qualche topo." asserì ironicamente, per poi mostrarle due coni gelato estratti dalla scatola, andando a porgergliene uno. "Pacco viveri dall'America. Secondo me i miei pensano che qui sia tipo il terzo mondo; roba che da un momento all'altro mi aspetto un container di acqua minerale con tanto di 'dato che non sappiamo se ci sta acqua potabile nel vecchio mondo..'." Rise da solo a quelle parole, alzando appena il sopracciglio mentre iniziava a scartare il gelato. Diede un primo morso, chiudendo appena gli occhi per assaporare meglio quel vecchio sapore. Cazzo se mi erano mancati questi. "Insomma, non vi hanno ancora portati alle camere a gas?" Il tatto di Jack, come al solito, era inversamente proporzionale al suo sarcasmo.


    Edited by Black Lodge - 17/5/2017, 18:58
     
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