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Sta sul prato. Prima di mettersi a sedere ha ponderato la decisione per qualche istante, scegliendo, alla fine, di ignorare il fastidio del retro dei pantaloni sporco di erba in favore della veduta che questa postazione gli concede. C'è il sole che piano tramonta, il Lago Nero che questo pomeriggio sembra meno minaccioso che mai, le montagne in lontananza e un gruppo di Grifondoro carine che ridono e scherzano proprio di fronte a lui. Tira fuori una sigaretta dall'elegante contenitore d'argento che porta sempre con sé, e mentre se la sistema tra le labbra e si accinge ad accenderla, le mani a coppa per riparare la fiamma flebile dal leggero venticello primaverile tipico della Scozia, pensa che non gli potrebbe andare meglio. L'occhio cade nuovamente sulle gonne corte delle ragazze, ai suoi occhi fin troppo lunghe e coprenti, e un angolo delle sue labbra si piega in una smorfia che assomiglia vagamente ad un mezzo sorriso. Una di loro ha già cominciato a fargli gli occhi dolci a distanza, ma non è quella giusta. Sbuffa una nuvola di fumo, lasciando che s'interponga tra lui e il resto del mondo, e poi rivolge lo sguardo da un'altra parte. Gli piacciono, questi momenti di tranquillità. Non sono qualcosa che si concede spesso, semplicemente perché è difficile trovare un attimo in cui non abbia proprio nulla da fare, e poi perché ha la brutta abitudine di annoiarsi troppo facilmente. È uno che ha gli occhi perennemente annoiati, Nate. Non sono rare le volte in cui si fa a gara per catturare la sua attenzione e mantenerla, perché è così, la sua presenza è talmente sfuggente e inafferrabile che pare quasi un premio concesso ai migliori. Solo di tanto in tanto, ad esempio durante qualche discorso particolarmente affascinante del preside Kingsley, o quando intrattiene una conversazione con qualcuno che ritiene essere della sua stessa altezza intellettuale, allora quelle nuvole verde-grigio, che solitamente lanciano occhiate sprezzanti a destra e a manca, s'illuminano; e pare quasi un miracolo incredibile.«Dimmi un po', che cosa vedi?» Inarca un sopracciglio, Nate, e riduce gli occhi ad una fessura. Continua a guardare di fronte a sé, determinato a non mostrarsi più interessato alla conversazione di quanto dovrebbe. Sebbene, sempre intento a non sbilanciarsi mai troppo, non abbia mai espresso particolari apprezzamenti per Fitzwilliam, deve ammettere fra sé e sé di aver sempre provato una certa stima nei confronti del giovane. È pur vero, ci sono cose che non riesce a condividere del suo modo di vedere la vita: per quanto ognuno sia libero di fare quello che vuole, ad esempio, a suo avviso, se tu decidi di andare con i maschi, potrai anche essere la reincarnazione di Einstein e Newton messi insieme, ma qualche problemino devi avercelo per forza. Ma, per il resto, il giovane Corvonero gli è sempre sembrato un tipo a posto, con cui intrattenere dialoghi degni di nota e di cui, forse, si potrebbe anche fidare. «Dico.. di fronte a te, intorno a te.» Aggrotta le sopracciglia. Non è bravo a parlare del più e del meno, Nate. Sin da piccolo ha sempre cercato di evitare i discorsi futili sui troppi compiti a casa e sulle mezze stagioni; preferisce impiegare il proprio fiato in scambi che ricorderà in futuro, attimi verso cui vale la pena concedere la sua attenzione. Di primo acchito pare una cosa assai complessa, aggirare le chiacchierate inutili, perché talvolta sono necessarie, e fanno parte della buona creanza, ma il giovane Douglas non ha mai riscontrato particolari difficoltà nel fare quello che vuole; d'altronde, è raro che rivolga la parola a qualcuno che non appartenga al suo medesimo rango sociale - a meno che non sia una ragazza, ma in quel caso non perde tempo in conversazioni stupide, e cerca piuttosto di andare dritto al punto. E quindi Fitzwilliam rientra esattamente in quella cerchia di persone con cui parlare non è un peso, ma... anzi. Uno scambio di idee con il giovane Gauther può risultare addirittura piacevole, perché, come lui, è uno che ama l'arte, la vita, la poesia, e tutte quelle cose che rendono l'esistenza più leggera. «Sempre a rompere i coglioni Fitzwilliam, non è vero?» esordisce con un sospiro breve, mentre aspira ancora dalla sua sigaretta. Una, due volte. Sposta lo sguardo in direzione delle cime degli alberi della Foresta Proibita, in lontananza. «Ne vuoi una?» chiede, un cenno breve della testa verso l'involucro d'argento sull'erba che invita l'amico a servirsi da solo. Infila due dita tra il colletto della camicia e la cravatta verde argento e allenta leggermente il nodo. Comincia a fare caldo, anche a Hogwarts, dove non hanno più le bacchette per rinfrescarsi con qualche incantesimo, e dove non esiste nemmeno un pidocchiosissimo sistema di aria condizionata babbana. E Nate non crede che riuscirà a sopportare questa stagione estiva. Di certo non con le nuove direttive di Kingsley, il quale, per carità, ha fatto cose sacrosante in questa scuola, ma avrebbe potuto almeno lasciar loro le bacchette - e con "loro" si riferisce, ovviamente, a loro, gli unici che le meritano davvero, a lui e a Fitzwilliam, ai pochi veri degni di essere chiamati maghi all'interno della scuola. «Dimmi un po', Fitz, vuoi la risposta noiosa o quella speciale?» un sorriso breve si forma sulle sue labbra, che si stringono intorno al mozzicone della sigaretta per l'ultimo tiro, prima che il ragazzo se ne disfaccia con un rapido gesto della mano. Uno sguardo veloce verso il suo vicino, poi scuote impercettibilmente la testa. «È ovvio che vuoi la risposta noiosa. A te non te ne frega niente di sapere cosa vedo lì in fondo...» e mentre parla la mano si protende in avanti, in direzione delle Grifondoro e delle loro divise accollate che nascondono gli oggetti delle fantasie del giovane. Sorride, nel posare lo sguardo ancora su di loro, e si trattiene dall'esplicare esattamente ciò che sta pensando, anche con Fitzwilliam, perché, a prescindere dal tipo di confidenza che li unisce, Nate Douglas farà sempre in modo di non risultare mai volgare con nessuno. Non è educato. «Se vuoi ti dico cosa vedo qui, nell'aria...» e adesso fa un gesto ampio con il braccio, come a voler sottolineare che adesso sta riferendosi davvero a tutto ciò che lo circonda, ad ogni filo d'erba, ogni molecola, ogni granello di polvere che svolazza intorno a loro. «Vedo un mondo troppo perfetto per persone che perfette non sono. A parte qualcuno. Vedo il sole, le nuvole, le montagne e il prato e poi vedo noi incastrati in queste divise di scarsa qualità che aspettiamo... Boh, che aspettiamo? Un diploma? Una raccomandazione? Aspettiamo qualche anno ancora e poi andremo a lavorare nei posti da ricchi che ci danno i nostri papà e ci dimenticheremo un po' di tutto quanto. Di fare foto. Di guardare le belle ragazze. Di fumare una sigaretta sotto il sole. Tu dici che è giusto?» si stringe nelle spalle e inarca le sopracciglia, mentre fa finta di non spiare il viso del compagno. Era questa, la risposta che desideravi? Allunga il piede e con la suola copre il mozzicone di sigaretta non ancora del tutto spento che ha lanciato qualche istante fa. Poi volge lo sguardo verso Fitzwilliam, per poi indicare con un cenno della testa la sua macchina fotografica. «E tu con quella che ci fai? Fai le foto alle ragazze di nascosto? Oppure le fai ai ragazzi?»
Edited by everybody lies. - 27/5/2017, 13:39
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