Tell me what the hell nobody's here

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    Maybe it's a cruel joke on me
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    Just means there's way more cake for me

    « Sono sicuro si sia trattato di un incidente, ma vedi di non farlo capitare più, Cavendish o la prossima volta dovrò parlarne col preside. » Il custode lo osserva con sguardo severo. Un uomo sulla trentina, di diversi centimetri più alto di lui ed una stazza decisamente più possente. Oltre il metro e ottanta ed i novanta kg, ribattere e fuori questione pensa, annuendo con espressione rammaricata. Falso come una banconota da due galeoni, Cavendish. Le sue labbra rimangono serrate tuttavia, nonostante sappia che con ogni probabilità l'uomo sta aspettando una sua risposta. Che sia una scusa o la verità non frega niente a nessuno, ma lui decide di rimanere in silenzio ugualmente. Lo osserva, lo sguardo vacuo come suo solito. Ed eccolo quì, di nuovo immerso nel suo mondo. I contorni di tutto ciò che lo circonda iniziano a farsi tremolanti, mischiandosi nell'atmosfera e perdendosi come un'evanescente nuvola di fumo. In pochi istanti esistono soltanto lui e quell'uomo che ha di fronte, in un contesto distaccato dalle rimanenti circostanze. Occhi verdi, naso grande e labbra sottili. Un corpo muscoloso, sicuramente scolpito sotto quei vestiti a prima vista troppo larghi. Infine...Heilà. Piega la testa di lato, soffermandosi sulla sua cintura dei pantaloni. O meglio, ciò che c'è al di sotto della stessa. « Wow, non vorrei essere tua moglie.. » O forse sì. « Cosa? » Sobbalza, battendo numerose volte le palpebre e guardandosi attorno, confuso. Il ritorno alla realtà è sempre qualcosa di magico. Se ti ritrovi ad aver detto una cosa imbarazzante come quella poi, è ancora meglio. Chissà quante gliene darebbe Sam, se sapesse che si è appena perso a fissare il pacco del custode. O forse ci passerebbe di sopra, insomma, a lui l'ha sempre sbirciato e non ha mai ribattuto. O forse non se n'è mai accorto, Artie..Dettagli. « Sono sinceramente dispiaciuto, prometto che non capiterà mai più » Cerca di trattenere a stento una risata, sconvolto dalle sue stesse parole. A volte teme sul serio di soffrire di doppia personalità. Troppo abile a fingere, troppo bravo ad immedesimarsi in un ruolo che non gli appartiene. Come quello del figlio distrutto al funerale dela propria madre, per esempio. Con ancora le sue urla terrorizzate a riecheggiargli nella mente, piangeva la brutale fine di quella donna che gli aveva dato la vita. In tutti i sensi. Lacrime finte, le sue. L'ultima volta che aveva pianto sul serio, in una data della quale oggi non aveva memoria, il suo viso si era ridotto ad una maschera di sangue. Lacrime scarlatte avevano preso a colare copiosamente dai suoi occhi. Elizabeth aveva urlato nel vederlo, trascinandolo di corsa in ospedale. Era una strana malattia quella. « Sappi che ti tengo d'occhio, puoi tornare in camera adesso. » Annuisce come un bravo bambino, Arthur, girando i tacchi per tornare nella sua camera. « E tu chi sei? » Uno nuovo. Il secondo in quella settimana. Un ragazzo dai capelli rossicci si alza dal proprio letto per presentarsi. Allunga un braccio come per stringergli la mano, ma rimane col gesto a mezz'aria. Lo sorpassa, Arthur, andandosi a sedere a gambe incrociate sul suo, di letto. « Io sono..Ahm, Henry » Silenzio imbarazzante. Rimane col capo chino, Cavendish, estraendo una sigaretta dalla manica della camicia (perchè fidatevi, come nasconde la droga lui nessuno mai). La accende con una certa abilità, alzando poi lo sguardo verso il nuovo compagno di stanza. Henry, si ripete mentalmente, quel nome non gli piace. Si è sdraiato sul materasso, e, estratto un libro dalla cartella, sta chiaramente facendo finta di leggere. Fiuta dell'imbarazzo nell'atmosfera, Artie. Ride, balzando giù e, salendo a carponi sul letto del nuovo amico, gli si sdraia accanto. Butta fuori del fumo, porgendogli la sigaretta. « Ne vuoi? » « Ti ringrazio, ma non fumo... » Punti in meno per te, caro Henry. E' visibilmente a disagio, il povero ragazzo, ma più tenta di allontanarsi da lui, più Arthur si avvicina, tanto da sfiorargli il corpo col proprio. Si gira su di un fianco, osservandolo a pochi centimetri di distanza. Non è male, deve riconoscere. Capelli ramati ed occhi verdi, tipici tratti irlandesi. Non l'ha mai visto prima d'ora, pensa, o forse l'avrà visto ma era troppo fatto per ricordarselo, questo è più probabile. « Senti, non voglio guai. Mi ci hanno messo di peso in questa stanza, io non ci volevo neanche venire, specie con.. » « Tutto ciò che si dice di me in giro. Dicono che metto a disagio le persone, vero? Ti sto mettendo a disagio Henry? » « Io dormo nel mio letto e tu nel tuo. Io non ti disturbo e tu non disturbi me. Okay? » « Ma certo, tutto regolare amico. » « Amici? » « Per la pelle. » [...] Henry è scappato. Sbuffa, Arthur, lasciando cadere il cuscino che tiene ancora tra le mani. Non capisce il motivo secondo il quale la gente riesce ad essere così vigile nel sonno. E' già la terza volta che tenta di soffocare qualcuno non riuscendoci. E questi sono dei problemi gravi. Il braccio destro, quasi interamente ricoperto da quello strano albero ormai, ha preso a bruciare da quando si è alzato dal proprio letto. Lo osserva, alzandosi leggermente la manica di quello squallidissimo pigiama a righe. Una foglia rossa si stacca da uno dei rami rinsecchiti volteggiando fino a dissolversi. Il suo cuore perde un battito, e per qualche istante la vista gli si appanna. Batte numerose volte le palpebre, passandosi le mani tra i capelli e tirandoli appena per scacciare quegli strani vocii che sembrano volergli sussurrare qualcosa. Sa dove andare. Esce dalla propria stanza guardandosi attorno, mentre il silenzio cala su di lui come una coltre di fumo. Sbadiglia mentre sgattaiola via dalla sala comune. Si gira a destra, poi a sinistra, non c'è traccia d'anima viva. Sa come funzionano queste cose. Henry sarà fuggito chissà dove, a parlare con il custode forse, o addirittura con qualche professore. Ma è notte, notte fonda, ed Arthur sa che non si possono prendere provvedimenti a notte fonda. Una punizione come si deve va data di mattina, davanti a tutti, per essere più plateali. Gli rimane ancora qualche ora dunque, prima di esser costretto a subirsi l'ennesima predica. O forse verrà sospeso, questa volta? Scrolla le spalle, camminando a passo veloce nel buio. L'atmosfera poco illuminata non giova granchè alla sua vista già di per sè danneggiata. E' costretto a strizzare gli occhi, per poter decifrare dove sta andando. Eccoli lì, gli ometti di Kingsley. Nascosto per metà dietro una colonna, osserva due membri del nuovo ordinamento scolastico, piazzati proprio dinnanzi all'uscita dal castello. Si morde il labbro inferiore, preso alla sprovvista da quell'inghippo, ma la sua mente è sveglia. Ancora per un po', per lo meno. Estrae la bacchetta dai pantaloni e con un gesto secco fa precipitare al suolo una delle armature al di là del corridoio. Si appiattisce nell'ombra non appena i due uomini si precipitano sul luogo per vedere chi sia il trasgressore, e con grandi falcate sguscia via. Prende un lungo respiro non appena si trova fuori dal castello, stringendosi le mani sulle braccia per il clima notturno non particolarmente caldo.

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    Non ricorda di esser mai stato in quel posto. E' sinistro, e per dirlo uno come lui, dev'esserlo sul serio. E' stato messo a nuovo per sembrare meno inquietante, ma il lavoro non ha migliorato tutto questo granchè, se deve essere sincero. Non si stupirebbe se ci fossero i fantasmi, in quelle che un tempo erano le prigioni di Hogwarts. Ferma i suoi passi una volta giunto in quell'ala che deduce possa trattarsi del dormitorio maschile. Non vi è divisione di camere, non come al piano di sopra per lo meno. Riprende a camminare lentamente, con le braccia incrociate, sbirciando nel buio le facce degli studenti assonnati che fuoriescono dalle lenzuola. Sbatte accidentamente con la parte superiore della coscia contro lo spigolo di un letto, prendendo a saltellare per il dolore. « Porc- » Si morde la lingua a sangue per non urlare. Si rigira soltanto una volta essersi morso la mano stretta a pugno per reprimere l'istinto di buttar giù qualche divinità. Ed è in quel momento che si accorge di chi ci sta dormendo, in quel letto. Bingo! Il suo sguardo si illumina mentre un sorriso spontaneo distende le sue labbra sottili. Sembra un bambino che ha appena rivisto la sua mamma dopo una lunga giornata lontani. ..Che metafora inappropriata. Balza sul letto, salendo di peso, a carponi, sulla sagoma sotto le lenzuola. Gli poggia una mano sulla bocca. « Shh non urlare o ci impiccano in piazza entrambi. Sono io » Sorride, estraendo quella lunga fila asimmetrica di denti perlacei. Scosta la mano, agitandola per salutarlo, senza alcuna intenzione di scendere. E' comodo. « Già dormi a quest'ora? Amico, come ti hanno ridotto? » Ridacchia, reprimendo l'istinto di gettarsi in avanti per abbracciarlo. Sa che con ogni probabilità Sam tra non molto gli mollerà un calcio rotante di quelli che ti prendono dritto e ti lasciano storto, figuriamoci se dovesse abbracciarlo. Ma gli è mancato, cazzo se gli è mancato. Decide di distrarsi infilandosi le mani nei pantaloni. Okay forse suona un po' male. « No, tranquillo, non te lo sto uscendo. Non voglio stuprarti nel sonno, non ancora » Schiocca la lingua al palato, allungando il collo per guardarsi attorno per poi estrarre una bustina trasparente dal contenuto decisamente poco legale ed un accendino. « Che dici, ci vieni di sopra a farti una fumatina col tuo amichetto purosangue nella nostra camera? Conosco una scorciatoia. » Prende a muoversi su di lui, su e giù. « Dai, dai, da- Hey, hai la bacchetta nei pantaloni o sei solo contento di vedermi? » Gli fa l'occhiolino.


    Edited by haemolacria. - 9/8/2017, 11:19
     
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    Sono giorni bui quelli, per Sam. Da bravo Serpeverde è abituato a vivere nei Sotteranei, dove il sole arriva filtrato attraverso le finestre a mosaico. E' abituato al buio, alle torce che di tanto in tanto illuminano il cammino. E' pure abituato a quel solito odore di muffa che alberga nella Sala Comune. Quel tipico odore di posto chiuso che non vede l'aria da anni. Se poi si conta il fatto che il dormitorio si trova vicino al Lago Nero, si aggiunge all'equazione anche il tanfo di acqua lacustre e incolta. A tutto questo Sam c'è ormai abituato da tre anni. Ma non è abituato a vivere come topi. A vivere ammassati, come meglio capita. Forse l'unica cosa buona di tutta quella faccenda è che non vi sono più distinzione di casata - ma c'è sempre la solita triste barriera tra il dormitorio femminile e quello maschile, che mette sempre un po' alla prova i nervi del giovane Serpeverde. La cosa peggiore però è che lo spirito ferino che alberga dentro di lui non è felice di questa nuova confortevole sistemazione. Non lo è affatto. Si dimena, spalanca i denti, ulula per poter uscire allo scoperto e tutto questo rende irrequieto il ragazzo. Lo rende stralunato, lunatico, incline a continui sbalzi di umore inaspettato. Non è piacevole stringere i denti per non colpire in pieno volto il suo vicino di letto ogni qual volta comincia a russare durante la notte. Si rigira spesso nel letto, con il corpo in preda alla rabbia, mentre il ragazzo a fianco sta a quattro di spade, russando con tutta la forza che ha nei polmoni. Sente le ossa del suo volto sfracellarsi sotto il suo pugno chiuso, Sam. Sente prima lo spostamento innaturale della mandibola, poi sente lo sgretolarsi del setto nasale, che si muove a rallentatore verso destra. Immagina tutto, mentre stringe le unghie intorno alle lenzuola graffianti che gli sono state fornite per quel periodo di prigionia. Il preside Kingsley dice che ha preso questo provvedimento per il loro bene, per tenerli al sicuro, eppure non è certo per il bene del suo vicino di letto che sono stati rinchiusi nelle ex celle del castello. Si rigira nel letto e l'umore si incupisce quando sente il bisogno di bere per tentare di rilassare i nervi. E sa di non aver nulla con sé per soddisfare quel desiderio. Non vede un goccio di Whisky da giorni. Non vede un po' di fumo da altrettanto tempo. Gli basterebbe anche una striscia di polvere magica, ma non ha nulla. E la cosa lo rende ancora più instabile. Non soffre di attacchi di astinenza da droga o alcol, non si è mai spinto oltre la linea invisibile, che separa la dipendenza dalla vita reale, tanto da essere soggetto a simili barriere. Eppure sente che il proprio fisico ha bisogno di aria, di distrazione, di un po' di sano divertimento. L'unica consolazione che ha in quella topaia è l'avere a disposizione la maggior parte delle studentesse del castello e questo vuol dire soltanto una cosa: frustrazione che deve essere sfogata in qualche modo. E fortunatamente per Sam, l'atmosfera che circola nelle celle sotterranee è talmente cupa da riuscire ad incurvare verso il basso le labbra di molte ragazze e lui di certo non si tira indietro da quella distrazione facile. Se non ha tutto il resto, perlomeno ha il sesso. Il compagno di Tassorosso continua a russare e dopo qualche istante passato ad escogitare il piano migliore per ucciderlo nel sonno premurandosi che fosse una morte lenta e più dolorosa possibile, decide di lanciargli addosso uno dei suoi due cuscini. Quello sembra capire l'antifona, tanto da girarsi su un fianco e riprendere a dormire silenziosamente, come se nulla fosse. Tira un sospiro di sollievo lo Scamander, scivolando con il dorso verso l'alto. Cade nel baratro di Morfeo nel giro di pochissimi istanti, senza quasi accorgersene, tanta è la stanchezza che ha accumulato quei giorni nel tentare di non sbranare nessuno. Un sonno privo di sogni è quello che l'accompagna per quelle che gli sembrano ore. Poi qualcosa cerca di destarlo dal riposo. Sente qualcosa strisciare su di lui, sovrastandolo con tutto il peso. Sorride, nel dormiveglia, cominciando a far muovere gli ingranaggi del cervello, partorendo i primi pensieri su chi possa essere la sua nuova compagnia. Sarah di Corvonero magari, sempre stata una peccatrice sotto il velo da suora quella. O magari Camille di Grifondoro. Pazza come un cavallo, ma le recensioni di Dean sono una favola. Pronto già a partire all'attacco, schiude le palpebre convinto di incontrare gli occhi azzurri della Corvonero o magari quelli profondamente scuri della Grifondoro, ma si ritrova immobilizzato soltanto da una mano che gli tiene tappata la bocca e da due occhi cristallini che lo fissano. « Shh non urlare o ci impiccano in piazza entrambi. Sono io » Riconosce la voce all'istante e non gli tira un pugno soltanto perché a certi agguati c'è abituato. Dischiude però le labbra e gli morde l'interno della mano, così da essere libero all'istante da quella presa. Artie rimane ben issato sopra di lui, senza palesare in alcun modo la voglia di scendere. «Artie ma che cazzo però. Tu un approccio più rilassato mai, eh?» Sbotta, riuscendo a muoversi a malapena sotto il suo peso. Lo guarda in cagnesco, mentre aggrotta le sopracciglia. E' felice di vederlo, davvero felice. Ma se tralasciamo il fatto che è andato a letto con un diavolo per capello, al momento la cosa che lo preoccupa è l'essere ritrovato con un ragazzo sopra alla bacchetta. E non quella usata solitamente per fare incantesimi.
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    « Già dormi a quest'ora? Amico, come ti hanno ridotto? » «Se consideri il fatto che te mi stai cavalcando all'amazzone, di sicuro non mi sono ridotto tanto bene, no.» Si lascia andare ad un ghigno divertito, divincolandosi dalla presa delle ginocchia di Artie che lo costringono a rimanere con le gambe ben chiuse. Non vuole fargli di certo del male, ma la cosa comincia ad irritarlo. «Scendi. Subito» lo intima soltanto, portando entrambe le mani al suo petto, per cercare di buttarlo all'indietro. Ma lui non ha alcuna intenzione di muoversi, ma anche, si ficca le mani nei pantaloni e in quel secondo Sam sente un brivido freddo attraversargli la schiena. Ora, non ha assolutamente nulla contro i gay, per carità. Sa benissimo che il suo ex compagno di stanza è dichiaratamente bisex e più volte ci hanno scherzato pure sopra questa cosa. Tutto bello e interessante, finché non si tratta della sua di bacchetta. Quando si parla di lei, Sam è sicuro su chi siano gli unici esseri viventi che vi si possono avvicinare per vederla nel dettaglio da vicino: le appartenenti al genere femminile. Loro e soltanto loro. L'amico deve aver percepito qualcosa nel suo irrigidimento generale. « No, tranquillo, non te lo sto uscendo. Non voglio stuprarti nel sonno, non ancora » Finge di tirare un respiro di sollievo, e non sa quanto esso sia reale o puramente finto. « Che dici, ci vieni di sopra a farti una fumatina col tuo amichetto purosangue nella nostra camera? Conosco una scorciatoia. » Gli occhi chiari di Sam si illuminano di luce propria alla vista di quei fiorellini speciali. Ruba la bustina dalle mani del ragazzo e se la porta immediatamente al naso. Inspira ed espira un paio di volte, assaporandone il profumo intenso che riesce a pizzicargli le narici. « Dai, dai, da- Hey, hai la bacchetta nei pantaloni o sei solo contento di vedermi? » Lo sguardo di Sam si fa più serio, incrociando quello di Artie. Le mani scivolano lungo i fianchi del biondino, scaraventandolo da una parte in poche e semplici mosse. «Le bacchette se le sono prese i signorotti al potere, come ben sai. E no, non sono così felice di vederti. Anche se un pochino lo sono comunque» ammette, mentre si curva alla ricerca delle scarpe da ginnastica che ha depositato sotto il letto. «Non felice in quel senso.» Si appresta a precisare.

    «Per le tette di ognuna delle Harpies, quanto cazzo mi è mancata questa stanza.» Saluta la sua camera, entrandovi a grosse falcate. Gli è mancata davvero. Gli è mancato pure non avere Artie che lo assale un momento sì e l'altro pure. Senza pensarci due volte, si avvicina al proprio letto, buttandosi a pancia in giù sul pavimento. Tasta con una mano il sotto del materasso, trovandovi all'istante la fiaschetta che aveva lasciato lì, per ogni evenienza. La fiaschetta dell'emergenza. La libera dalla presa della rete e aprendola velocemente, se la porta alle labbra. Manda giù un paio di sorsi e poi la passa ad Artie. «Ma senti un po', non ti hanno assegnato nessun nuovo compagno?» Gli domanda gettando un'occhiata verso il proprio letto, prima di buttarvisi sopra con un salto. Rimbalza un paio di volte sul materasso morbido, prima di stabilirsi completamente. «Dimmi che nessuno ha osato profanare il mio letto. Non reggerei all'idea di qualcun altro che segna il punto per la meta proprio sul mio adorato baldacchino.» Carezza la coperta primaverile e all'istante capisce che quelle sono certamente di una fattura e di una qualità maggiore rispetto a quelle con cui i sangue sporco sono costretti a dormire nei piani inferiori. Si rotola su un fianco, prima di scendere e andare alla ricerca del bong colorato che ha lasciato in custodia all'amico. Comincia a rovistare in mezzo alla sua roba, ficcando le mani dentro il grosso e disordinato baule che ha ai piedi del letto. «Art, dov'è che l'hai nasc-» e in quell'istante le dita si chiudono intorno alla base dello strumento. Lo tira su, facendo fuoriuscire roba a caso, che non raccoglie, troppo impaziente di fumare. Veloce, si avvicina alla porta, accertandosi che la serratura sia chiusa a dovere, buttando un asciugamano sul pavimento, per tappare ogni possibile fessura dalla quale potrebbe fuoriuscire il fumo. Riempita la base del bong con un po' di acqua calda presa dal bollitore che è sempre stato pieno in camera loro, prende posto a terra, vicino all'amico, con le spalle appoggiate al letto. «Allora, com'è la vita senza di me?» Lo guarda con la coda dell'occhio, mentre comincia a riempire il braciere con un po' di quei fiorellini magici, uniti ad un po' di tabacco che ricava da una sigaretta aperta per l'occasione. «Quante persone hai seviziato in mia assenza? Spero tante, soprattutto in mia memoria. Bisogna tenere alta la reputazione che ha acquistato questa stanza.» L'angolo destro delle labbra si incurva verso l'alto, mentre gli dà una spallata amichevole. Dopo qualche altro armeggiamento, il bong è pronto all'uso. Tasta la bustina trasparente e ne tira fuori l'accendino. Accende velocemente il marchingegno e lo allunga sotto il viso dell'amico. «Il primo tiro al mio salvatore. Con il gentile promemoria che potresti invitarmi più spesso a questi festini privati. Lo sai che non mi tiro mai indietro.»
     
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    «Artie ma che cazzo però. Tu un approccio più rilassato mai, eh?» Scuote la testa, il serpeverde, stringendosi nelle spalle con fare innocente mentre si massaggia la mano che Sam gli ha morso nel tentativo di liberarsi. « Ti piace violento, ho capito, prenderò appunti. » Mormora in risposta, riferendosi a tutt'altro. Con Arthur Cavendish, in fondo, è sempre la stessa storia. Tu gli poni una domanda ben specifica, e lui sarà pronto a risponderti a qualcosa di completamente ed assolutamente diverso dal tuo argomento iniziale. C'è gente che lo odia per questo, ma anche..No, okay, la maggior parte della gente lo odia e basta. La verità è che non lo fa neanche apposta. Semplicemente è sempre troppo nel suo mondo per degnarsi di esercitare almeno un minimo della sua attenzione in ciò che succede in questo, di mondo. E comunque no, lui un approccio più rilassato mai. E' fatto così, l'essere molesto ed indiscreto ce l'ha nel sangue. Una dote naturale, innata, che non gli riesce neanche difficile esercitare. C'è nato e c'è cresciuto, sin dalla più tenera età, per iniziare da quando si è portato a letto sua cugina (di questo non ne vuole parlare) e finire a quando, giusto qualche giorno fa, ha pregato sua sorella per farsi un altro bagnetto assieme. Per nostalgia dei vecchi tempi ovviamente, mica per altro. «Se consideri il fatto che te mi stai cavalcando all'amazzone, di sicuro non mi sono ridotto tanto bene, no.» Ride, mentre Sam continua a divincolarsi sotto di lui, tentando di sgusciare via dalla presa ferrea delle sue ginocchia che gli stringono i fianchi. Artie è consapevole del fatto che, grande e grosso per com'è (dote che ha sempre ammirato, senza mai negarlo) l'amico potrebbe lanciarlo giù dal letto in pochi istanti, ma probabilmente non vuole fargli male. Ciò lo induce a rimanergli addosso con ancora più sentimento. Arthur non ha mai primeggiato in forza fisica, un po' perchè non mangia praticamente quasi mai, un po' per via della sua malattia ed un po', ahimè, perchè non ha uno straccio di muscolo. Giusto qualche lieve accenno, uno spettacolo davvero triste a suo dire. Ricorda ancora, al contrario, quella volta in cui ha visto per la prima volta il suo compagno di stanza senza maglietta. La ricorda bene perchè è stata la prima volta in cui si è sinceramente convinto che la sua titubanza sulla bisessualità, era concreta ed accertata e cresceva a dismisura ad ogni muscolo guizzante del giovane serpeverde, porca di quella gran vacca. « Non ti piace? Se vuoi cambio posizione. Ne conosco due o tre parecchio originali che ho sempre voluto provare... » Si morde il labbro inferiore, poggiandosi un dito sotto al mento e alzando lo sguardo per guardare un punto non ben definito della stanza, come se stesse effettivamente ragionandoci su. Arthur Cavendish che pensa, uno spettacolo più unico che raro. «Scendi. Subito» Ma Sam non sembra tanto felice della sua proposta, ed in generale non sembra contento neanche del fatto che gli stia offrendo quell'esperienza tanto ricercata. Sospira facendo il broncio, il biondo, e l'istinto di buttarsi in avanti stringendolo in un abbraccio mentre si struscia al suo viso col proprio come ha sempre visto fare ai gatti è forte. Ma, stranamente, non lo fa. Gli è mancato tanto, ha sempre desiderato stargli di sopra (ma questo magari non diteglielo) ma le ginocchia del ragazzo sono al pericoloso livello d'altezza dei suoi gioielli di famiglia, ed il nome Arthur non è intercambiabile per entrambi i sessi, sapete? Lo osserva con un sorriso compiaciuto mentre gli agguanta la bustina d'erba dalle mani annusandola come se non ne vedesse una da tempo immemore. Queste sono le scene che ti commuovono, quelle vere. Altro che Romeo e Giulietta e Titanic, lui sti libri d'epica romana non li ha mai capiti d'altra parte. Ha sempre passato le lezioni casalinghe di storia a disegnare roba oscena sul tavolo dell'enorme biblioteca di villa Cavendish, per il semplice gusto di assaporare le urla stridule di sua madre una volta scoperto un simpaticissimo fallo con tanto di occhietti e bocca e fumetto con dentro scritto "ciao mamma" sotto i suoi importanti documenti di lavoro. Ma tornando a noi.. Sam si irrigidisce all'improvviso, piantando i suoi occhi magnetici in quelli cerulei del biondino. Non ha il tempo di ammirarli come soltanto una ragazzina innamorata saprebbe fare che, improvvisamente, si ritrova scaraventato dall'altro lato del letto. Sbarra gli occhi per la sorpresa di quel movimento, leggermente spaesato, poi scoppia a ridere di gusto, schiaffandosi le mani sulla bocca per cercare di non svegliare tutti i presenti. Si ruzzola sul letto, allungando le braccia e mettendosi a pancia in su, le gambe divaricate come le vere signorine per bene. «Le bacchette se le sono prese i signorotti al potere, come ben sai. E no, non sono così felice di vederti. Anche se un pochino lo sono comunque» Lo guarda girando la testa di lato, mentre si sta piegando per agguantare qualcosa dal pavimento. In tutta risposta, Artie si protrae in avanti, stringendo la schiena dell'amico in un abbraccio a suo dire spaccaossa (se solo Sam non fosse il doppio di lui) prima di schioccargli un assai poco discreto bacio sulla guancia. « Awww, lo sapevo che ti ero mancato! » Squittisce, il tono di voce fin troppo acuto. «Non felice in quel senso.» Lo stringe un altro po', prima di rotolare via e balzare giù dal letto. Storce il muso, posizionandosi proprio di fronte all'amico. « Questo è un vero peccato, ma ci sarà il tempo per renderti felice anche in quel senso. » Gli fa l'occhiolino, prima di saltellare sul posto, e per poco non precipita su di un altro studente. « Andiamo adesso, prima che mi venga voglia di baciarti come si deve per queste mezze dichiarazioni. »

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    «Per le tette di ognuna delle Harpies, quanto cazzo mi è mancata questa stanza.» Sorride Arthur, seguendo l'amico mentre rientrano nella loro camera. Si richiude la porta alle spalle, mentre Sam si accovaccia per terra allungando un braccio sotto al materasso del proprio letto. Piega la testa di lato mentre lo osserva incuriosito, prima che quest'ultimo estragga una fiaschetta d'alcool. Gliela porge dopo qualche sorso, ed Artie è pronto ad allungare una mano per servirsi. « Perchè io non sapevo dell'esistenza di questa preziosa scorta? » Ridacchia, passandosi la lingua sulle labbra per assaporare gli ultimi residui d'alcool. Fosse per lui la finirebbe in pochi minuti, ma i veri amici non si fottono l'alcool a vicenda. ..No okay l'ha fatto molto spesso, ma adesso non gli va. Richiude la fiaschetta con minuziosa meticolosità, prima di poggiarla su di un comodino. «Ma senti un po', non ti hanno assegnato nessun nuovo compagno?» Scuote la testa, andandosi a sedere sul proprio letto, prima di scivolare per terra, proprio di fronte all'amico. Si stringe le ginocchia al petto poggiandovi poi le braccia sopra. « Mmh.. Ci hanno provato, due volte. Ma sono scappati entrambi, forse gli stavo poco simpatico.. » Borbotta stringendosi nelle spalle, omettendo il piccolo, piccolissimo dettaglio che, beh, ha tentato di soffocare i due poveretti nel sonno. La convivenza con Arthur Cavendish è cosa assai difficile, d'altra parte. Seppur non sembri a primo impatto, visti i suoi modi di fare indiscreti persino con chi conosce da soltanto pochi minuti, non è mai stato un tipo particolarmente socievole. Estremamente abitudinario, non gli è mai piaciuto condividere i suoi spazi, se non con persone da lui stesso scelte. Per questo motivo, era sempre rimasto solo nella sua camera, prima dell'arrivo di Samuel Scamander. Se lo ricordava il loro primo incontro, se lo ricordava bene. Era stato diverso, sin dall'inizio. Non sapeva perchè, non sapeva come, ma l'aveva colpito. Ancora non ne era a conoscenza a quel tempo, ma quello sconosciuto, d'altra parte, sarebbe diventato una parte integrante della sua vita. E gli avrebbe voluto bene come mai aveva fatto con nessun'altro amico prima d'ora. «Dimmi che nessuno ha osato profanare il mio letto. Non reggerei all'idea di qualcun altro che segna il punto per la meta proprio sul mio adorato baldacchino.» Inarca un sopracciglio, ridacchiando e scuotendo la testa. « No, non l'ho permesso a nessuno, giuro. ..Ci ho solo dormito io! Nudo, proprio lì dove stai accarezzando le coperte. » Schiocca la lingua al palato, assottigliando appena lo sguardo per scrutare attentamente la reazione dell'amico. « No okay, non è vero..Forse. Ma ci ho pensato! » Annuisce alle sue stesse parole. Allunga appena il collo, poi, per capire cosa stia cercando Sam tra la sua roba. Lo vede gettare in aria qualsiasi cosa, e ne approfitta per sgusciare ad agguantare un vecchio libro di pozioni. Lo sfoglia sapientemente, infilando poi le dita nella rilegatura ed estraendone una sottile bustina trasparente. Bingo! Se la conserva silenziosamente nelle tasche dei pantaloni. « Hey amico, sii più delicato. Me lo stai praticamente abusando,usi la stessa violenza anche in altre situazioni? Potrebbe essere interessante. » Gli si siede accanto, non prima di aver preso le dovute precauzioni, armeggiando con il tanto ricercato bong. Un oggetto immancabile nella loro camera, quasi una sorta di mascotte. E poi ci chiediamo perchè lo ama così tanto, cazzo! «Allora, com'è la vita senza di me? Quante persone hai seviziato in mia assenza? Spero tante, soprattutto in mia memoria. Bisogna tenere alta la reputazione che ha acquistato questa stanza.» Gli molla una spallata che lo induce a ridere, prima di ricambiare con prontezza. « Una merda. Cavolo, si sente troppo la tua mancanza. La gente che è rimasta quì, ai piani alti fuma e scopa troppo poco. E' una noia mortale, e poi diciamocelo, mi manca fissarti il culo mentre te la facevi con qualche ragazza convinto che io stessi dormendo! » Proferisce un teatrale broncio, l'espressione affranta. «Il primo tiro al mio salvatore. Con il gentile promemoria che potresti invitarmi più spesso a questi festini privati. Lo sai che non mi tiro mai indietro.» Gli porge il bong pronto all'uso ed Artie sorride, agguantandolo e, senza farselo ripetere due volte, aspira con la stessa maestria di chi, certe cose, è solito farle quotidianamente. Si rilassa, poggiandosi con le spalle contro il letto, mentre il fumo trapela dalle sue labbra sottili, riporgendo il marchingegno all'amico. « Potrei quasi abituarmi a tutta questa generosità. » Ridacchia, dandogli un'altra spallata. « Fosse per me pagherei il preside coi soldoni di papà per farti tornare quì, ma a quanto pare Eddyking è più ricco di quella mummia della regina. E come se non bastasse mi hanno accusato di aver tentato di soffocare nel sonno i due compagni che hanno provato a sostituirti. Andiamo, ti sembro tipo da fare un certo tipo di cose? » Si indica il viso, l'espressione da cucciolo bastonato. E' da un po' che non si vedono, non assiduamente come un tempo per lo meno. E questo è un periodo in cui nella vita di Artie sono successe un bel po' di cose. Non sa quanto Sam sappia effettivamente di tutto ciò. Non ha idea se sia venuto a sapere della morte di sua madre e delle accuse a suo carico. Lo scruta attentamente, tentando di capire di quanto effettivamente possa essere a conoscenza, poi sospira, abbandonando quello stupido piano. Si fida di lui. Si alza sulle ginocchia, schiaffandosi completamente sopra di lui per poter agguantare una cosa da sotto il letto. Si scosta poi, tenendo tra le mani due o tre giornaletti. « Uno di loro mi ha lasciato questi in regalo. Sì, giornaletti porno, alcune pagine sono per gay, so che a te fanno schifo ma dovresti farti una cultura, per sapere scientifico. Potrebbe servirti, non si sa mai. » L'ennesimo occhiolino della serata, mentre sfoglia svogliatamente alcune pagine. « A proposito, da te come va, al piano di sotto? Non mi hai sostituito con nessun'altro vero? Quanti giovani cuori infranti sei stato costretto a consolare? » Gli dà una gomitata d'intesa, passandosi la lingua sulle labbra con fare ambiguo. « Non pensi più al tuo povero amico Artie che invece non conclude un cazzo da settimane ormai vero? Dovresti insegnarmi qualcosa. » Si ricorda solo in quel momento di ciò che ha conservato poco prima nelle tasche dei propri pantaloni. Una luce sinistra illumina il suo sguardo, mentre estrae la bustina con le pillole. « Ho della roba nuova, davvero buona. Questa fa parte del menù per adulti amico, se capisci cosa intendo. Saprei pure come ripagarti! Sempre se non accetti il pagamento in natura, questo è chiaro. Molto più facile, molto più soddisfacente. »


    Edited by haemolacria. - 16/8/2017, 19:05
     
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    Essere amico di Artie è nello stesso momento una benedizione e un disastro annunciato. Se da una parte ricevi l'indispensabile aiuto di un amico che ti fa da spalla, che parla apertamente di sesso, droga e tutto il resto, dall'altra hai l'inevitabile forza inarrestabile molestatrice di cui Artie è portatore sano. Non c'è una via di mezzo. Se prendi i lati buoni, devi essere anche disposto a beccarti le frecciatine gratuite sul sesso che vedono oggetto proprio te, e non le ragazze. E per entrare in questa ottica, Sam ci ha messo svariati mesi, mesi che gli sono serviti ad abituarsi, a non pensare subito male e ad accettare ogni sua stramberia, perché in fondo era uno dei migliori amici che potesse desiderare. Arthur è sempre stato fatto su misura per Sam e questo implicava anche il concedergli momenti teneri, come quello appena passato, in cui Artie gli si è attaccato addosso da dietro. Non se l'è scrollato via di dosso, come generalmente farebbe con qualsiasi altro essere vivente di sesso maschile presente sulla terra, perché sì insomma, abbracciarsi, dirsi ti voglio bene tra maschi sono cose estremamente da gay, è risaputo. « Questo è un vero peccato, ma ci sarà il tempo per renderti felice anche in quel senso. » Lui gli fa l'occhiolino e Sam, come in tantissime altre occasioni, si domanda se lo stia prendendo per il culo o meno. Ci sono state volte in cui si è chiesto se effettivamente Artie, avendo abbracciato la vita in tutte le sue forme, provi attrazione nei suoi confronti, ma si è sempre risposto che, se così fosse, l'amico glielo direbbe senza problema. Ergo, può ancora dormire sogni tranquilli. «Devi prima procurarti un po' di zolpidem o midazolam» snocciola quelle poche conoscenze chimiche che ha in materia di farmaci per lo stupro - tutto merito di Tris e dei suoi libri illustrativi sulle droghe pesanti che gli ha regalato il Natale prima -. «O una qualsiasi di quelle medicine che finiscono in -am, per far sì che tu riesca ad entrare nella mia Camera dei Segreti.» Gli lancia un'occhiata di sbieco, accennando un sorrisetto ben poco raccomandabile. « Andiamo adesso, prima che mi venga voglia di baciarti come si deve per queste mezze dichiarazioni. » Tira un profondo respiro di sollievo, teatralmente accentuato dalla mano portata a coprirsi il cuore. «E anche oggi è il mio giorno fortunato allora!» Gli dà una leggera gomitata all'altezza delle costole, prima di entrare nel loro Sancta Sanctorum. Il tempio della perversione e della dissolutezza, in parole povere quella che fino a poco prima era stata anche la sua stanza. Come un segugio, ritrova subito il contenitore di Incendiario che teneva nascosto sotto il materasso. « Perchè io non sapevo dell'esistenza di questa preziosa scorta? » Alza un sopracciglio, mentre butta giù una generosa sorsata. «E me lo chiedi? Non esisterebbe più nessuna scorta, se tu ne fossi stato a conoscenza, mi sembra ovvio.» Ridacchia. Dio come gli è mancata quella semplice e pura routine che si era andata creando tra di loro durante gli ultimi anni. Come lo yin e lo yang, Artie è il perfetto corrispettivo di Sam. Hanno fin troppe cose in comune, il piacere per lo sballo e la vita sfrenata sopra tutte le altre. Ma hanno anche numerosi punti divergenti. Sam, per quanto gli risulti difficile ammettere, non è spaventoso. Non è pericoloso. Invece Artie ha sempre quell'aura oscura che sembra aleggiargli intorno, come un mantello che gli calza a pennello. Seppur sia rinchiuso per la maggior parte del tempo nelle gattabuie del castello, sono arrivate persino a lui le voci. In fondo, Eddy King non ha ancora proibito di leggere la Gazzetta del Profeta all'interno delle mura e, se anche non avesse preso quella copia per leggere le notizie sportive, per un certo periodo non si era parlato d'altro nei corridoi. I fratelli Cavendish che tolgono la vita alla loro stessa madre: verità o menzogna? Lo guarda di sottecchi, mentre finge di guardarsi intorno per riappropriarsi un po' di quella quotidianità. « Mmh.. Ci hanno provato, due volte. Ma sono scappati entrambi, forse gli stavo poco simpatico.. » Annuisce, capendo che convivere con Artie non è di certo una passeggiata, ma che i pettegolezzi non hanno di certo aiutato la sua causa. «Non sanno cosa si sono persi» commenta, ritrovandosi a parlare con estrema sincerità. Artie non è facile da digerire. Non è facile scendere a compromessi con lui, soprattutto quando si parla del rispetto degli spazi altrui, ma Sam può dire di aver trovato in lui la persona giusta per guardargli le spalle. E no, non in senso letterale del termine. Artie è un amico e Sam sa che in lui può riporre tutta la sua fiducia. Magari non quando è fatto e strafatto, ma per tutto il restante tempo - un buon 20% - è sicuro di lui. « No, non l'ho permesso a nessuno, giuro. ..Ci ho solo dormito io! Nudo, proprio lì dove stai accarezzando le coperte. » Alza la mano, emettendo un suono inorridito, perché sa bene che quella è una cosa che Artie farebbe, assolutamente. « No okay, non è vero..Forse. Ma ci ho pensato! » Scrolla la testa, mentre continua a ricercare il suo amato bong. « Hey amico, sii più delicato. Me lo stai praticamente abusando,usi la stessa violenza anche in altre situazioni? Potrebbe essere interessante. » Un sorrisetto ambiguo si fa strada sulle sue labbra, a quelle parole. «Conosci il mio modo di operare in certi casi. Non fare finta di cascare dalle nuvole» asserisce, mentre si lascia scivolare contro il materasso, fino a crollare a sedere sul pavimento. « Una merda. Cavolo, si sente troppo la tua mancanza. La gente che è rimasta quì, ai piani alti fuma e scopa troppo poco. E' una noia mortale, e poi diciamocelo, mi manca fissarti il culo mentre te la facevi con qualche ragazza convinto che io stessi dormendo! » Lo fissa,
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    leggermente interdetto. Non sa se essere compiaciuto ed onorato da quel commento, oppure essere tremendamente inquietato. Ma è Artie in fondo, cosa può aspettarsi di diverso? «Se eri sveglio, potevi anche approfittare per unirti e fare finalmente qualcosa. Le cose a tre sono eccitanti, dovresti provare.» Lui preferisce un uno contro due, solitamente, ma con Dean e Charlie finivano spesso così le loro serate e fin quando non ci si erano messe in mezzo altre cose, era andato tutto meravigliosamente. Una vera pacchia a dire il vero. «In più sono un ragazzo generoso. So condividere generosamente. Chiaramente se non parliamo del mio di corpo.» Lo guarda fumare, prima di lasciare ricadere la testa all'indietro, sul letto. « Fosse per me pagherei il preside coi soldoni di papà per farti tornare quì, ma a quanto pare Eddyking è più ricco di quella mummia della regina. E come se non bastasse mi hanno accusato di aver tentato di soffocare nel sonno i due compagni che hanno provato a sostituirti. Andiamo, ti sembro tipo da fare un certo tipo di cose? » E gli torna quel dubbio. Le voci di corridoio tornano a fargli compagnia nel suo cervello e si obbliga a non scattare con gli occhi verso di lui, continuando a fingere indifferenza. «L'hai fatto con ogni malcapitato che era stato assegnato a questa stanza prima di me» considera ad alta voce, guardando il soffitto. «Quindi direi che la mia risposta è un palese Accenna una risata, mentre continua a chiedersi se sia la mossa migliore calarsi in quel discorso insidioso. Decide di lasciar perdere per il momento, mentre Artie gli ripassa il bong e lui si rilassa sotto l'influsso delle prime boccate di fumo denso. Non fa nemmeno caso al fatto che, molesto come al solito, Artie gli si spalma addosso, con la scusa di recuperare qualcosa sotto il letto. « Uno di loro mi ha lasciato questi in regalo. Sì, giornaletti porno, alcune pagine sono per gay, so che a te fanno schifo ma dovresti farti una cultura, per sapere scientifico. Potrebbe servirti, non si sa mai. » Lo ascolta, mentre continua a tirare su il fumo, con le mani raccolte a coppa intorno alla bocca del bong.«Credo sia meglio che sia tu a dargli un'accurata occhiata, per migliorare le tue mosse.» Dà una veloce occhiata ai giornaletti che Artie gli sta offrendo, prendendone uno a caso. Non ne ha mai fatto uso. Non perché ha sempre avuto una ragazza pronta a soddisfare ogni suo desiderio, ma perché Sam ha una mente fantasiosa. Per questo, anche quando è stato costretto alla solitudine, ha sempre e soltanto usato la propria creatività. Comincia a sfogliare il giornale, inclinando la testa di fronte ad alcune posizioni davvero contorte. Si potrebbe prendere spunto da questa commenta mentalmente e pure da questa che non sembra male! Man mano che gira le pagine, diventa più interessato. «Tipo questa sarebbe la posizione perfetta per il tuo debutto in società» mette sotto il naso di Artie il giornalino, indicandogli con l'indice le due figure contorte che si cimentano nella complessa posizione dell'artigliere, a quanto dice la descrizione sotto di esse. «La fai con una, lei lo racconta alle amiche strette, le voci si spargono e boom, sei il prossimo Dio del sesso di Hogwarts.» E' piuttosto convinto che quello sia un consiglio con i fiocchi per il suo amico. «Sarei felice di passare lo scettro proprio a te. Avrebbe un che di simbolico e questa camera rimarrebbe la nave dell'amore.» Lascia il giornalino sulle gambe dell'amico, mentre si appresta a riempirsi nuovamente i polmoni di roba buona. « A proposito, da te come va, al piano di sotto? Non mi hai sostituito con nessun'altro vero? Quanti giovani cuori infranti sei stato costretto a consolare? » Si morde il labbro, lasciando che l'anellino sporga appena all'infuori. «Artie, non hai idea.» Dice soltanto, mentre vaga tra le immagini che gli si parano davanti agli occhi socchiusi. «Per quanto non mi piaccia starmene laggiù, devo ammettere che stare ammassati come topi ha il suo perché. Se poi ci aggiungi la noia e la frustrazione che raggiunge livelli epici a volte, è un colpo davvero da manuale.» Lascia intendere tutto e niente, mentre alza un sopracciglio che sembra chiedergli "Capito no?" « Non pensi più al tuo povero amico Artie che invece non conclude un cazzo da settimane ormai vero? Dovresti insegnarmi qualcosa. » Scuote la testa, passandogli nuovamente il bong. «Puoi sempre venire a pescare nei bassifondi, come hai fatto stasera.» Gli consiglia, mentre lo guarda di profilo. «Anzi, se la prossima volta mi avverti un po' prima, potrei anche provare a rimediarti della carne fresca per fare i tuoi giochetti.» Sciabola le sopracciglia verso l'alto, mentre un angolo della bocca si alza verso l'alto, volontario. «Comunque possiamo usare quest'oretta e questi - raccoglie i giornaletti, scuotendoli a mezz'aria - per provare a capire dove sbagli, amico mio.» Ed eccolo, Samuel Benjamin Scamander in modalità "So tutto sul sesso. Chiedimi e ti verrà detto." «A volte mi domando se non sia effettivamente la via per la nobile arte del dare piacere quella che dovrei seguire nella vita» dice ad alta voce, stringendo le labbra. «Mio padre sarebbe così fiero di me, finalmente.» Ironiche venature si percepiscono nel suo tono di voce, mentre ruota il capo sopra il materasso, andando ad incontrare gli occhi di lui, quando estrae una bustina dalla tasca dei pantaloni. « Ho della roba nuova, davvero buona. Questa fa parte del menù per adulti amico, se capisci cosa intendo. Saprei pure come ripagarti! Sempre se non accetti il pagamento in natura, questo è chiaro. Molto più facile, molto più soddisfacente. » Allunga una mano per catturare la bustina. Se la porta vicino al viso, per osservare meglio le pillole. «MD?» Domanda, assumendo quel tono di chi sa di saperla lunga in materia. «O LSD?» Se è qualcosa di forte, per adulti, dovrebbe essere decisamente l'ecstasy quello che gli sta proponendo. Apre la bustina, prende i due cerchietti bianchi e ne posa uno sul palmo aperto di Artie. «Facciamo che passo per il pagamento in natura. Mi accontento della tua gratitudine eterna. E si spera, della tua felicità» risponde, lasciando roteare la pastiglia tra le dita, prima di decidersi a metterla sulla lingua. «Ad Artie, il più grande amatore di Hogwarts» agita un pugno a mezz'aria, come se quello fosse un brindisi, prima di inghiottire senza l'aiuto di alcun liquido «Chiaramente dopo il sottoscritto. Mi dispiace, ma credo proprio che l'ombra della mia fama ti rimarrà sempre incollata addosso. Dovrai farci l'abitudine.»
     
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