Where is your lucky day?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Non capisco il perchè di questa punizione » Borbotta Arthur, stringendosi nelle spalle mentre sguscia via dall'aula di Astronomia. Pomeriggio inoltrato ed il solito Cavendish di sempre: camicia della divisa abbottonata male, la cravatta verde e argento meglio non parlarne nemmeno. Capelli verdastri spettinati ed espressione poco sveglia. Si stiracchia vistosamente mentre sbadiglia in maniera assai poco discreta, incrociando le braccia tra di loro per poi alzarle sulla testa. Lyanna, dietro di lui di qualche passo, sospira. « Hai disegnato una donna nuda sulla verifica » Gli ricorda, il tono di voce animato da una leggera nota di scetticismo. Il serpeverde cala lo sguardo verso di lei, per poi rialzarlo e piantarlo in un punto non ben definito del corridoio che stanno percorrendo. Verifica di astronomia, valutazione finale. Il professore aveva raccomandato massimo impegno, quella mattina. E ci aveva provato Artie, ci aveva provato davvero. Ma lui di Astronomia (..e non solo, ad essere sinceri) non ci aveva mai capito nulla. L'unica stella che conosceva era probabilmente la Cometa, giusto perchè l'aveva vista dipinta su di un muro il giorno della sua prima recita scolastica. Dove, per la cronaca, era stato costretto a recitare la parte della Madonna perchè proprio quella sera Emily Bennett aveva avuto maldipancia e lui, a detta dell'intero corpo docenti, era l'unico sostituto dai lineamenti azzeccati. Il fatto che poi durante la recita gli spettatori fossero stati costretti ad assistere alla celestiale visione di una Maria che si sistemava il malloppo davanti, era tutta un'altra storia. Ma ritornando alla verifica di quella mattina..Aveva disegnato una donna nuda sulla pergamena, è vero. Il fatto è che il professore aveva detto loro di disegnare una costellazione, ed Arthur non ne conosceva, quindi aveva optato per un soggetto diverso, sicuramente molto più conosciuto.. D'altra parte era pur sempre un disegno anche quello, no? « E allora? Mi è uscita anche abbastanza bene, può usarla nelle notti di solitudine » Si stringe nelle spalle, vergognosamente convinto delle sue parole. Lyanna sospira, passandosi una mano tra i capelli biondi. « Sì, lo sappiamo. L'hai detto anche al professore stesso » « Oh beh io pensavo di fargli un favore. Col nuovo preside i porno sottobanco sono ormai difficili da reperire, bisogna organizzarsi da sè. » Schiocca la lingua al palato, il tono solenne. Dovrebbe fare volontariato, l'ha sempre pensato. Chissà perchè la gente non si fida di lui. In fondo è stato ingiustamente scagionato dall'omicidio di sua madre. Arresta i suoi passi, ormai quasi vicino all'enorme ingresso del castello. Ecco i segugi di Eddyking, stanziati ai lati della porta. Due uomini ed una donna, tutti e tre oltre la trentina, a giudicare dall'aspetto. Sospira, Arthur, accostandosi all'amica. « Ma secondo te no, funzionano come le guardie della regina? Che ti ci puoi strofinare sopra e loro non si devono muovere? » Si poggia un dito sotto al mento, con fare pensieroso. Le aveva viste quelle guardie tanto tempo fa. Avrebbe visto anche la regina, se non fosse stato per il fatto che, per l'appunto, anche quella volta aveva fatto la stessa domanda e aveva verificato se le sue ipotesi fossero vere o false. « Non ne ho idea. » « Allor- » « Non ci provare. » Sbuffa rumorosamente, l'espressione imbronciata mentre incrocia le braccia e sbatte i piedi per terra come un bambino. Rimane in quella posizione per qualche altro secondo, prima di dimenticarsene il motivo. Si rigira verso l'amica, allungando una mano. « Va beh, comunque, dammi lo scettro di Sailor Moon » Alias il classico bastone dotato di una punta metallica all'estremità per raccogliere i rifiuti ai margini del marciapiede. Ormai ci aveva fatto amicizia, per tutte quelle volte in cui i soldi di mamma e papà non avevano potuto rimediare e lui era stato sbattuto in strada a svolgere lavori socialmente utili per rimediare a qualcuna delle sue tante malefatte. « Prima inizio prima finisco » Non dà neanche il tempo di rispondergli all'amica che le sta già stampando un poco discreto bacio sulla guancia, con tanto di schiocco e bava, perchè le cose o si fanno complete o non si fanno. La saluta con la mano una volta allontanatosi, preoccupandosi da bravo migliore amico di controllarle il didietro per scopi accademici non appena quella gli dà le spalle per andar via. Ah, proprio un bravo ragazzo questo Cavendish. Sguscia in mezzo alle guardie, sperando in un rimprovero che, ahimè, non arriva. Il coprifuoco non è ancora scaduto e, ammenochè non oltrepassi i confini della tenuta attorno al castello, con ogni probabilità agli uomini del preside non è stato dato ordine di linciarlo. A dirla tutta non è poi tanto sicuro che abbiano il permesso per farlo comunque, ma un animo drammatico come il suo deve pensarle per forza un certo tipo di cose. Sospira, guardandosi attorno in cerca di qualcosa da infilzare e riporre in quel cestino che, per la cronaca, ha dimenticato in aula. Si morde il labbro inferiore, alzando il capo verso l'ingresso del castello mentre riflette se rientrare a recuperarlo oppure no. Si stringe nelle spalle poi, decidendo di evitare bellamente la faccenda.

    Non ha idea nè del come nè del perchè si sia cacciato in quella situazione del cazzo. La caviglia gli fa un male cane, ed è quasi sicuro di essersela rotta, o quanto meno slogata. « Merda » Mormora, tentando inutilmente di rialzarsi. La sua gamba sinistra è incastrata sotto un enorme tronco, ed a giudicare dalla posizione innaturale del suo ginocchio, forse non è soltanto la caviglia il problema. Sbuffa, sdraiandosi nuovamente per terra e battendo ripetutamente la testa contro il terreno per il nervosismo. Facendo qualche passo indietro -che scelta di parole parecchio sadica, vista la situazione-, cerchiamo di tornare a qualche minuto prima, quando era ancora in piedi e la sua gamba non aveva deciso di andare a farsi fottere. Nonostante sia molto più facile credere il contrario, visto il tipo, Arthur non aveva mai avuto un particolare interesse nell'esplorare la foresta proibita. In sei anni di scuola le volte in cui ci si era recato si potevano a malapena contare sulle dita di una mano. Non che avesse paura, semplicemente non gli importava scoprire cosa si celasse dietro quegli alberi che sembravano usciti dal più scadente film horror sul mercato del cinema. D'altra parte, di mostri ne aveva già abbastanza nei suoi incubi, quelle rare volte in cui riusciva a prendere sonno la notte, non aveva bisogno di alcuna aggiunta. Ma quella volta il fascino del proibito aveva attirato anche lui. ..Che tradotto in un linguaggio più consono al Cavendish: una folata di vento gli aveva strappato la sua preziosissima bustina d'erba dalle mani sino a farla vorticare ai limiti della foresta. Ed una volta giunto lì, perchè non approfittarne? In fondo una fumatina laddove nessuno l'avrebbe mai visto non avrebbe fatto male nessuno. Sua sorella gli aveva anche raccontato di quella volta in cui, qualche mese fa, era arrivata vicinissima a vedere i Thestral, proprio lì dove si trovava al momento. Leggermente incuriosito dalla prospettiva di poterne incontrare qualcuno per caso, aveva deciso di addentrarvisi. Li avrebbe cercati per qualche minuto, magari accendendosi una sigaretta nel frattempo, poi sarebbe tornato al castello prima di far accorgere le guardie che qualcosa non andava. Aveva già la scusa pronta: voleva prendere appunti sui Thestral da vicino per svolgere un compito migliore per Cura delle Creature magiche. ..Credibile quanto una banconota da un galeone. Un piano a prima vista perfetto il suo, se non fosse stato per il fatto che, beh, piccolo dettaglio..Si trovava nel bel mezzo della fottutissima foresta proibita. Non era ancora notte, ma il sole stava calando quando un rumore sinistro l'aveva costretto a girarsi di scatto. Non aveva visto niente di preciso a dire la verità, ma qualcosa si era mosso oltre le fronde ed Arthur, che non aveva mai potuto vantare un cuor di leone, aveva cominciato a correre. Fino ad arrampicarsi ad un albero e..Beh, eccolo quì. Ramo spezzato, gamba pure probabilmente e, cosa più grave di tutte...Dove cazzo erano finiti accendino ed erba? Sbuffa, rimettendosi seduto e guardandosi attorno. La sua vista di merda non lo aiuta nell'impresa, ma individua qualcosa di luccicante a pochi metri di distanza. Si allunga il più possibile in sua direzione, sperando si tratti dell'accendino, ma è inutile. « Fanculo! » Dà un pugno contro il grosso ramo che lo tiene paralizzato, ma l'inquietante scricchiolio delle ossa della sua mano lo fanno pentire subito dopo. Se non fosse bloccato saltellerebbe per il dolore, ma visto che non può si limita a stringersi il pugno con l'altra mano e buttare mentalmente giù due o tre divinità. Un fruscio attira la sua attenzione, mentre tenta di scrutare al di là delle foglie di chi si tratti. « Finalmente, fortuna che voi guardie dovreste tenerci al sicuro eh »
    tumblr_n0zptgRCKS1qjhdt7o7_250
    Borbotta. In fin dei conti se si trattasse di qualche creatura gli sarebbe già balzata alla gola senza dargli possibilità di parlare, quindi chi altri potrebbe essere? Una figura si staglia dinnanzi ai suoi occhi, mentre piega la testa di lato ed assottiglia lo sguardo per poterla decifrare meglio. Malia Stone. Una delle poche ragazze del castello di cui ricordava il nome, senza neanche esserci andato a letto, e queste sono cose serie. Probabilmente lo ricordava perchè tra loro non scorreva buon sangue... O forse perchè la Grifondoro era troppo carina per dimenticarsene, ma meglio autoconvincersi della prima opzione. A dire la verità non gli aveva mai fatto nulla di male, Malia. Semplicemente non amava condividere le sue cose, Artie, e l'aveva ritenuta una minaccia tra di lui e Sam sin dal primo momento. Una gran bella minaccia, ma pur sempre una minaccia. « Ah, sei tu. » Mormora dopo qualche minuto di silenzio, distogliendo lo sguardo e sbuffando rumorosamente. Si lascia andare verso dietro, poggiandosi sui gomiti e tentando di sgusciare via dal tronco. Una fitta lo costringe a mordersi il labbro inferiore per reprimere un gemito di dolore. « Di bene in meglio. Non vi avevano messi in gabbia? » Sputa fuori tutto il suo veleno, rendendosi conto di non avere un motivo ben preciso per farlo. Se proprio vogliamo essere sinceri non è poi così tanto dispiaciuto di vederla. Non sa perchè, ma è così: e questo lo rende ancora più simpatico. Sospira, arrendendosi e, per qualche istante, abbandona quella maschera d'arroganza che si impegna sempre ad indossare in sua presenza. Allarga le braccia « Sono bloccato. Ammettilo, stai vedendo realizzato uno dei tuoi sogni più grandi... » le sue labbra si distendono in un sorriso di dubbia provenienza, lasciando che quella fila asimmetrica di denti luccichi nel buio « Senti, lo so che ti faccio schifo, ma ho bisogno del tuo aiuto.. » Parolina magica? « ..Se mi lasci qui a farmi divorare dagli unicorni ti perseguiterò per sempre dall'aldilà, non dire poi che non ti avevo avvertita » ..Un perfavore sarebbe stato meglio, ma è pur sempre un passo avanti.


    Edited by haemolacria. - 31/8/2017, 19:31
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    A Malia Stone la Foresta Proibita non fa paura. Se lo ripete più volte nella sua testa, mentre procede con cautela tra i tronchi scuri, quasi come una cantilena, e ogni volta si sforza di sembrare a se stessa più convinta. L'ha detto anche oggi, ad alta voce e in Sala Grande, e in quel momento suonava decisamente più convincente e determinata di quanto lo sia ora.
    È cominciato tutto a colazione, di fronte ad una tazza di pudding decisamente troppo caldo e con una conversazione apparentemente innocente. In un angolo del tavolo dei Grifondoro, presi come sempre dal solito brio mattutino, si discuteva circa le inquietanti guardie svizzere assoldate da Kingsley, e sul loro operato effettivo.
    « Voi come dite che si organizzano? Si danno il cambio ogni ora all'entrata del castello? » è stata l'ipotesi di qualcuno, borbottata con una bocca impastata di latte e cereali, che ha dato inizio al dibattito. Da questo imput sono poi partite migliaia di altre teorie incredibilmente creative, dal vampirismo al patto infrangibile, alcune plausibili, altre del tutto assurde; ma ascoltarle e immaginarseli davvero, quei sinistri uomini che ormai da qualche mese li avevano resi prigionieri nella loro stessa casa, e riderci un po' su, prendendoli in giro, era qualcosa di quasi terapeutico per tutti. La risata, si sa, è il medicinale migliore per curare qualsiasi male dell'animo, e di questi tempi tutto il castello sembra essere crollato in una depressione generale senza precedenti. Per questo è nato il simpatico soprannome di EddyKing, intelligentemente coniato da Dean, e per questo tutti loro non si fanno scappare un'occasione per farsi beffe delle loro guardie carcerarie. Si chiama spirito di sopravvivenza, adattarsi alle nuove condizioni e continuare a lottare, nonostante tutto e tutti. I Grifondoro, si sa, con la battuta pronta sempre a portata di mano e il loro inguaribile senso del non rispetto nei confronti delle autorità, sono i migliori in questo campo.
    È in mattine come quella di oggi che Malia ritrova l'orgoglio di appartenere alla casata di Godric, dove la prerogativa per tutti è trovare l'aspetto positivo anche nelle avversità, e non arrendersi, mai. E farsi una risata, perché questa è l'unica cosa che non possono togliere a tutti loro.
    Tra una battuta e l'altra, tutta intenta a spalmare la marmellata sul proprio toast, anche Malia si è ritrovata a esporre il proprio pensiero al riguardo: « Secondo me sono tutte stronzate. Per me quelli la notte dormono beatamente senza fare controlli né niente. Tanto pensano che ci cachiamo tutti sotto per andare in giro oltre l'orario. »
    Qualcuno ha annuito, concordando con le sue parole, qualcun altro ha subito colto l'occasione per ribattere con nuove teorie, ma tra tutte le voci una in particolare si è stagliata, più imponente delle altre. « E tu, Stone? Tu non te la fai sotto? » Poco distante da loro, a braccia conserte e l'aria beffarda, mentre si accarezzava quasi con fare glorioso il suo ridicolo pizzetto, c'era Seymour Gilmore, un Serpeverde alto quasi due metri con in corpo tanto grasso quanta antipatia. Un convinto sostenitore delle politiche del ministero e di Kingsley, in particolar modo della netta divisione tra i maghi puri e tutti gli altri. La mora, nel notarlo, si è limitata a sollevare un sopracciglio, con aria dubbiosa, e avrebbe anche volentieri lasciato cadere il discorso, voltandosi dall'altra parte e facendo finta di non aver sentito le parole del compagno, ma lei, semplicemente, non è fatta così.
    Quindi ha risposto, ha detto che no, figurarsi se lei se la fa sotto come le mammolette come lui, e vabbè, si sa come vanno avanti queste cose, una cosa tira l'altra, ad ogni provocazione c'è una risposta ed ecco che quella stupida di Malia Stone si ritrova ad accettare la scommessa che la vede girovagare per la Foresta Proibita oltre il tramonto, senza nemmeno una bacchetta in mano né una bussola per orientarsi. Per vedere se davvero ha coraggio. Ma lei c'è stata tante volte, tra quegli alberi, insieme al guardiacaccia durante tutte le punizioni che le hanno affibbiato in questi anni, e di certo non si fa spaventare da un po' di oscurità. Tutto quello che deve fare è recuperare la ricordella che Seymour ha lanciato qui, questo pomeriggio, e riportarla al suo proprietario come prova della missione compiuta. In cambio avrà da lui dieci galeoni puliti puliti e la gloria eterna. Niente di più facile, no? Se solo ci fosse un po' di luce in più...
    Il sole è ormai sparito oltre le enormi montagne, il cui profilo Malia ha perso di vista una volta addentratasi tra gli alberi della foresta, e quello che rimane ora è solo una flebile luce rossastra, che per la fitta coltre di foglie non può raggiungerla. Cammina a passo rapido, senza far troppo caso ai rumori sinistri in lontananza né ai rami che scricchiolano e si spezzano sotto il suo passaggio. Vuole fare in fretta perché, per quanto le sia indifferente la prospettiva dell'ennesima punizione sotto la presidenza di Kingsley, non ha proprio voglia di trascorrere una notte intera nella Foresta Proibita da sola. È una Grifondoro, senza dubbio, ma non è stupida.
    « Ma dove diavolo è... » borbotta tra sé e sé, tirando i capelli dietro alle spalle per allargare il campo visivo, mentre a testa bassa perlustra il terriccio sotto di lei, alla ricerca di una pallina di plastica. Eppure l'ha visto, Seymour, che la lanciava proprio in direzione di queste parti. Deve esserci.
    Mentre, tutta presa dalla ricerca, avanza tra gli alberi della Foresta, sente all'improvviso un rumore insolito. Un animale, forse? Tende l'orecchio, il cuore che comincia a palpitare con più rapidità, e poco distante da lei distingue dei passi rapidi. E poi una corsa. Sussulta, e fa per indietreggiare, quando però si accorge che il rumore va affievolendosi, e capisce che quelle gambe si stanno allontanando sempre di più da lei. Una serie di interrogativi cominciano ad affollarle la mente, mentre procede nella direzione dell'ignoto fuggiasco. Che sia uno degli scagnozzi di Kingsley? Impossibile, altrimenti l'avrebbe raggiunta in un attimo. Che Seymour l'abbia seguita per tenderle un brutto scherzo, e sia scappato per non farsi scoprire?
    Desiderosa di svelare il mistero, dimentica momentaneamente la ricerca della ricordella e s'incammina a passo rapido più avanti, seguendo un piccolo sentiero che, immagina, deve essere stato imboccato da chiunque fuggiva. Poi, un rumore più forte accompagna la visione di un elemento indistinto che cade dalla fronda di un albero, a distanza. Comincia a ipotizzare di essersi fatta un film in testa inutilmente, e che si trattasse soltanto di un animale dei boschi, ma un « Fanculo! » urlato da una voce maschile, sempre più vicina, la fa ricredere nuovamente.
    Scosta la fronda di un albero per crearsi un passaggio, e finalmente raggiunge il ferito, che però non appare particolarmente felice di vederla. « Ah, sei tu » borbotta con fare scocciato una voce alla quale non sa associare ancora un volto, che, dalla sua prospettiva, è quasi del tutto avvolto nell'oscurità. Si avvicina con cautela, fino ad inginocchiarsi vicino al suo viso, per poterlo riconoscere, e quando ne delinea con più sicurezza i tratti si allontana quasi di botto, come a voler condividere il minor quantitativo possibile di ossigeno con lui.
    tumblr_myjq6xviPa1rig7fzo2_250
    Ride, però. « Sì, sono proprio io » cantilena con fare allegro d'improvviso, mentre esamina il macello in cui si è ficcato il vecchio compagno di stanza di Sam. « Come ci sei finito così, Cavendish? Cercavi di cavalcare un unicorno e ti ha disarcionato? » scherza, tirandosi di nuovo su, all'impiedi. Non sarà così crudele da lasciarlo soffrire senza offrirgli un po' d'aiuto, per carità... ma godersi la vista per giusto qualche secondo non può far male a nessuno, no? Poi, sfatiamo questi miti: non è che lei odi Artie Cavendish. Anzi, le è assolutamente indifferente. Semplicemente non crede vorrebbe mai averci a che fare davvero, perché è maleducato, fa battute che non le piacciono per niente e poi non si è mai comportato nel migliore dei modi con lei. Senza alcun motivo, tra l'altro.
    « Non vi avevano messi in gabbia? »
    Inarca un sopracciglio, Malia, e riderebbe, davvero di cuore, se una battuta del genere non venisse fuori dalla bocca di uno come lui. « Non credo che tu sia nella posizione di parlare in questo modo all'unica persona che potrebbe darti una mano. Tu che dici? » osserva, incrociando le braccia al petto e guardandosi intorno. Solleva lo sguardo, individuando sopra le loro teste il ramo spezzato da cui deve essere caduto il ragazzo. Non riesce a non domandarsi che diavolo ci facesse lì sopra, e sta pure per dirlo, ma lui la precede.
    « Sono bloccato. Ammettilo, stai vedendo realizzato uno dei tuoi sogni più grandi... » Ridacchia, e poi scuote la testa, tornando a posare lo sguardo sulla gamba infortunata del giovane.
    « Probabilmente » concorda con lui, con fare scherzoso. L'idea di Artie Cavendish bloccato nella Foresta Proibita lontano da tutti, mai più capace di rompere i coglioni a tutti come fa giornalmente, a dire il vero, l'alletta non poco.
    « Senti, lo so che ti faccio schifo, ma ho bisogno del tuo aiuto... Se mi lasci qui a farmi divorare dagli unicorni ti perseguiterò per sempre dall'aldilà, non dire poi che non ti avevo avvertita. »
    Si stringe nelle spalle in risposta, come a voler sottolineare che la cosa non la influenzerebbe più di tanto. Se deve essere onesta, poi, lei e Cavendish non si sono mai scambiati più di qualche battuta poco carina nelle rare occasioni in cui si ritrovavano a dividersi Sam per un motivo o per l'altro - e anche questo non è mai stato piacevole. Il livello di competizione per l'attenzione di Scamander, in questi casi, era fin troppo alto anche per i gusti di Malia. Forse perché, ipotizza, nessuno dei due sa perdere.
    Prende un grosso respiro, prima di accovacciarsi a terra e puntare gli occhi in quelli del biondo. « Vorrei mettere un paio di cose in chiaro. Punto primo, non lo faccio gratis. Questa cosa avrà un prezzo che... che mi farò venire in mente, prima o poi. Punto secondo » si aiuta con le dita per fare il suo piccolo elenco, proprio sotto il naso di lui « Tu non mi fai schifo Cavendish, cosa te lo fa pensare? A me, semplicemente, non interessa di te. È più facile di quanto sembra » si stringe nelle spalle, mentre gli rivolge un sorrisino quasi vittorioso. « E... punto terzo, avrò il permesso di prenderti per il culo per il resto dei miei giorni per questa storia. Me lo devi. Sto rischiando grosso per te » conclude infine. Si accovaccia meglio accanto a lui, prende dalla parte inferiore il tronco che è caduto sulla gamba del ragazzo e solleva... ma è troppo pesante. « Accidenti, è più difficile di quanto sembra » si lamenta, prima di tirare nuovamente verso l'alto. Digrigna i denti e serra le palpebre per lo sforzo, ma ancora niente. « Aspetta » dice, determinata, sfilando l'elastico dal polso e portando i capelli all'indietro per legarli, così da rendere il tutto il più pratico possibile. Mentre si sistema, però, con la coda dell'occhio nota qualcosa poco distante, illuminato dalla fioca luce della luna, ormai alta in cielo.
    « Ma quello è... » non finisce la frase, perché si allunga per recuperare l'oggetto in questione, e si ritrova a sorridere a trentadue denti nel momento in cui sventola con aria vittoriosa la bustina di erba sotto il naso di Artie. « Era tua, non è vero? Credo di aver appena trovato il premio per i miei sforzi » annuncia, contenta, per poi infilare la piccola bustina nella tasca posteriore dei jeans. Adesso è decisamente più motivata. Prende di nuovo il tronco alla base. « Okay, adesso ci riprovo. Sei pronto? » e poi solleva con tutta la forza che ha.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Sì, sono proprio io. Come ci sei finito così, Cavendish? Cercavi di cavalcare un unicorno e ti ha disarcionato? » Ed eccola quì, Malia Stone, pronta a punzecchiarlo e tenergli testa come al solito. Annuisce prontamente, Arthur, costringendosi a non brontolare infastidito giusto per non dargliela vinta. Ricorda bene il primo giorno in cui l'ha vista. A dire la verità l'aveva vista tante altre volte prima d'allora, ma non vi si era soffermato più di tanto. La presenza di Arthur Cavendish al castello di Hogwarts era forse ancor meno interattiva di quella dei fantasmi. E con forse intendiamo che, probabilmente, lui ha sempre rotto le palle a tutti molto più di loro, persino di Pixie. Ma per il resto, stessa utilità. Si aggirava tra i corridoi con la stessa vitalità di uno spirito morto da duemila anni. Sempre troppo fumato per accorgersi di chi incontrava sul suo stesso cammino. D'altra parte, erano ben poche le cose che attiravano l'attenzione del giovane serpeverde. Tendeva a catalogare ogni cosa in un elenco infinito composto da monotone ripetizioni. Ogni tanto si distinguevano un bel paio di tette, o un didietro niente male per esempio. Niente di più niente di meno. Malia Stone l'aveva notata per ben altro, quella prima volta. Non che avesse delle brutte tette, questo è chiaro (a proposito, sembrano aver assunto un aspetto ancora più gradevole, o forse è un miraggio?) ma non ci aveva fatto caso. ..No okay, ci aveva fatto caso soltanto due minuti dopo averla vista invece che un solo minuto rispetto al suo solito, ma questi sono i progressi, quelli veri. L'aveva notata nel suo insieme. Un tutt'uno che faceva di lei una ragazza davvero..uhm, carina. Perchè su questo non c'erano dubbi, d'altra parte. Poteva stargli antipatica quanto voleva, poteva maltrattarla tutte le volte che gli andava e ricevere in cambio lo stesso trattamento, ma non si poteva certo dire che Malia non fosse una ragazza carina. Anzi, decisamente più che semplicemente carina, ma questi son dettagli okay? Sam gliel'aveva presentata ed Arthur in un primo momento le aveva persino rivolto un sorriso quasi sincero. Poi però tutto aveva preso una piega ben differente, forse destinata ad esser presa, in fondo. E se vogliamo esser sinceri, non gli era mai dispiaciuto. Di nemici, Cavendish ne aveva molti, ma di nemici così piacevoli, ne possedeva ben pochi. Si trattava di quell'inimicizia intrigante, che ti porta a morderti le mani per il nervosismo di un botta e risposta infinito, e per un sadico come lui, dalle manie prettamente masochiste, tutto ciò non poteva che esser pane per i suoi denti. « Wow, come hai fatto ad indovinare? » La incalza, il tono di voce stranamente tranquillo. Artie è sempre tranquillo, e questo probabilmente è il suo problema più grande. Una quiete fittizia, capace di esplodere all'improvviso senza avvertimento alcuno, distruggendo qualsiasi cosa incontri sul proprio cammino. Ma per essere più pratici e molto meno filosofici e spiegare al meglio il concetto: è un coglione strafatto per la maggior parte del tempo. Cosa che sembra anche adesso, con quel suo sguardo poco sveglio e l'espressione di chi non dorme da giorni. « Non credo che tu sia nella posizione di parlare in questo modo all'unica persona che potrebbe darti una mano. Tu che dici? » Severo ma giusto. Si morde il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo come farebbe qualsiasi bambino di cinque anni ripreso da un qualsiasi adulto. Se non avesse la gamba bloccata e molto probabilmente rotta, sbatterebbe i piedi per terra ed incrocerebbe le braccia al petto con tanto di broncio. Malia sembra leggergli nel pensiero, dato che è lei, questa volta, a stringersi le braccia al petto ed osservarlo con fare scettico. Sa di avere ragione, sa di avere il coltello dalla parte del manico e vuole sbatterglielo in faccia in ogni modo possibile. Dio quanto la detesta. La vede stringersi nelle spalle alle sue minacce, cosa che, inutile dirlo, lo infastidisce e non poco. Nonostante non l'abbia mai fatto con un particolare intento, Arthur ha sempre ottenuto un soddisfacente terrore negli sguardi di chi ha minacciato. Un talento naturale il suo, innato probabilmente. Metteteci l'aspetto da tossico dipendente, il capello verde e lo sguardo da piccolo cucciolo di Lucifero, per un tris perfetto. Ma Malia non si è mai piegata a tutto ciò. A dirla tutta, non si sono mai parlati più di tanto, ma quelle volte che l'hanno fatto, hanno sempre finito per fronteggiarsi in un pericoloso gioco fatto di botta e risposta istantanei. Non ha paura di lui e questo lo fa sentire vulnerabile. « Ancora ci stai pensando su? Ti prego, non studiare mai per diventare un medico, mi raccomando. » Finalmente la vede inginocchiarsi per terra, proprio di fronte a lui. Lo guarda fisso negli occhi ed Arthur, in tutta risposta, assottiglia lo sguardo ricambiando. Il buio non aiuta la sua vista di merda già di per sè, ma riesce comunque a distinguere i lineamenti della ragazza, flebilmente illuminati dal bagliore lunare. « Vorrei mettere un paio di cose in chiaro. Punto primo, non lo faccio gratis. Questa cosa avrà un prezzo che... che mi farò venire in mente, prima o poi. Punto secondo » « Se vuoi ripagata in natura basta dirlo senza tutti questi giri di parole » Tanto a me non dispiacerebbe. Decide di omettere questa seconda parte del suo discorso osceno, distraendosi nell'osservare le dita della ragazza proprio sotto al suo naso. « Tu non mi fai schifo Cavendish, cosa te lo fa pensare? A me, semplicemente, non interessa di te. È più facile di quanto sembra » Gli sorride ed il biondo, dal canto suo, le fa il verso in una smorfia molto matura. Risponderebbe a tono con due o tre cosette davvero carine, ma la gamba inizia a fargli veramente male, quindi decide che, per forse la prima volta in vita sua, è meglio mordersi la lingua e stare zitto. Non osa immaginare quanto lo prenderà in giro sua sorella Daveigh una volta rientrato al castello. Il suo intento sarà quello di non raccontarle nulla, ma non è poi così sicuro che questa faccenda non trapelerà. Il motivo? Malia. Le sta offrendo uno sputtanamento bello e buono su un pregiato piatto d'argento finissimo. E' sicuro che una volta usciti dal confine della foresta, questa breve storia triste sarà sulle bocche di chiunque, al castello. « E... punto terzo, avrò il permesso di prenderti per il culo per il resto dei miei giorni per questa storia. Me lo devi. Sto rischiando grosso per te » ..Per l'appunto. Sospira, rassegnato.

    tumblr_inline_muz4hrJG6m1rdm7zw
    « D'accordo, ma se vuoi raccontarla in giro almeno inventati qualche dettaglio carino e degno di nota. Tipo che sono caduto dall'albero perchè mi avevi proposto di farlo strano, che ne dici? » Annuisce, decisamente convinto dalle sue parole, con un sorriso ambiguo a distendergli le labbra sottili e scoprire una parte dei denti. E' fatto così, d'altra parte. Tende a molestare chiunque, persino il suo peggior nemico, nella situazione meno consona possibile che possa esistere, tra le altre cose. La vede accovacciarsi ulteriormente accanto a lui, e solo allora si accorge di quanto siano vicini. Non l'ha mai vista così da vicino. L'ha sempre osservata attraverso i corridoi o il tavolo di serpeverde, intenti a lanciarsi occhiatacce di fuoco, ma non l'ha mai avuta così vicina. Inizia a capire perchè Sam le sia così amico, probabilmente. Una ragazza così o te la fai amica o te la fai e basta. Ma nel caso lei non voglia per la seconda opzione, ti accontenti della prima. « Nessun bacino per la bua prima? » Sussurra, guardandole le labbra « La mia mamma me lo dava sempre » Cazzate, ma questo la Grifondoro non lo sa. Sguardo da cerbiatto, vocina tenera e...ambiguità a gogò. Cerca di alzare il tronco, Malia,ma l'unico risultato che riesce ad ottenere è un leggero scricchiolio che spera vivamente provenga dal legno e non dal suo ginocchio. « Aspetta » « Tranquilla, non vado da nessuna parte! » La incalza, cinicamente ironico. Si lega i lunghi capelli corvini in una sinuosa coda di cavallo. Osserva minuziosamente ogni suo movimento, un po' perchè in fondo non ha nient'altro da fare, un po' perchè in fin dei conti non è una visione tanto spiacevole. « Mmh come siamo sexy. » Le fa l'occhiolino, schioccando la lingua al palato nel frattempo per rendere il tutto più enfatico. Non può farci nulla, Artie, lui l'essere molesto ce l'ha nel sangue. Lo è sempre stato persino con sua sorella (le rinfaccia ancora il fatto che non voglia più fare il bagnetto in vasca assieme a lui) quindi beh..Figuriamoci. Ma il karma è un gran stronzo di professione, e ben presto viene punito per tutte quelle battutine di dubbio gusto che, nonostante la situazione paradossale, si sta divertendo a sguinzagliare sin dal primo momento in cui l'ha vista. La sua bustina d'erba si palesa dinnanzi ai suoi occhi. La sua stramaledettissima bustina d'erba. Nelle mani di Malia Stone. « E' mia! » Allunga le braccia d'istinto per rubargliela, ma la Grifondoro è repentina nel nasconderla dentro la tasca dei jeans. « Era tua, non è vero? Credo di aver appena trovato il premio per i miei sforzi » Fa il broncio, Artie, incrociando le braccia e borbottando un offesissimo « Ti odio. » Non lo pensa sul serio e sa benissimo che non è vero. Non l'ha mai odiata e probabilmente mai la odierà, ma con l'erba, la sua erba non si scherza. Borbotta cose incomprensibili per un altro po', come un vecchio che si rispetti di fronte ad un cantiere, fin quando la brunetta non decide di riprovarci. Prima gli ruba l'erba, poi tenta di salvarlo: un'ottima stratega, questa piccola grande Stone. « Okay, adesso ci riprovo. Sei pronto? » Prende un lungo respiro, annuendo poi con un certo vigore. Prima uscirà di lì, prima tornerà al castello, prima potrà fare scorta d'erba. Queste sono le priorità, quelle importanti. Il tronco si solleva di qualche centimetro, lasciandogli libera la gamba. Si poggia al terreno con le mani, aiutandosi con la gamba sana per sgusciare via dal suo perimetro. Delle fitte lo immobilizzano per qualche istante inducendolo a mordersi il labbro nel malriuscito tentativo di reprimere un gemito di dolore, ma riesce comunque a spostarsi. Si sdraia completamente per terra, portandosi le mani alla gamba offesa e dondolando su sè stesso. Forse era meglio rimanere bloccato, il dolore era decisamente più narcotizzato. Gli servirebbe davvero un po' d'erba, adesso...Si rimette seduto, cercando lo sguardo di lei. « Vi fanno tutte così forzute a voi Grifondoro? » Si morde il labbro inferiore, sorridendo poi. « Per un attimo ho pensato mi avresti lasciato quì sul serio, beh..Grazie. » è sincero, l'espressione onestamente riconoscente. « Comunque forse adesso è meglio che tu vada, io in qualche modo ce la faccio a tornare. Ho sentito uno strano rumore tra gli alberi prima e..Cioè, non che mi importi niente della tua incolumità ovviamente » Bugia. Il suo tono di voce sinceramente preoccupato, quasi alla stregua dell'apprensione, lo tradisce. Cala lo sguardo, leggermente a disagio. E' fatto al contrario, Arthur. Non si imbarazza minimamente quando dalla sua bocca trapelano le peggiori oscenità, ma lo fa quando si comporta in maniera normale. La sua attenzione ricade nuovamente su quel leggero luccichio al di là delle foglie secche. Si allunga su sè stesso, mordendosi la lingua per l'ennesima fitta alla gamba, e questa volta arriva ad agguantare l'accendino. Lo ripulisce dal terriccio strofinandoselo sui pantaloni. « Aspetta, dovrei avere una cosa per te.. » Mormora con fare pensieroso, infilandosi le mani dentro i pantaloni. Arthur ha imparato a proprie spese che certe cose è meglio tenersele più strette a sè possibile, se vuoi evitare le perquisizioni pubbliche. « No, non è quello che pensi, non ti sto uscendo nulla. Non sei il mio tipo » Di nuovo, che gran bugiardo. Estrae un pacchetto rettangolare azzurrino, sventolandolo di fronte al viso della ragazza. « Cartine! L'erba ce l'hai, l'accendino pure, mancano solo queste no? Sei una bimba abbastanza grande da sapertela fare da sola una canna, sì? O devo insegnarti? » Le porge entrambe le cose, allungando un braccio in sua direzione. « Io non potrò muovermi per un po'.. Se mi ami così tanto da rimanere qua con me almeno passati il tempo. Ma a proposito, che ci facevi nella foresta a quest'ora? Qualche imboscata per caso? Su, chiama il tuo spasimante, ci organizziamo tutti e tre in qualche modo. » Annuisce facendole l'occhiolino e stringendosi nelle spalle. Abbandona poi il suo viso per guardare l'accendino e le cartine che tiene in mano, poi torna a fissarla. « Allora, non ti servi? Tranquilla che queste non le tenevo dentro le mutande. Ma puoi verificare, se non mi credi. Potrei avere di tutto dentro le mie mutande »


    Edited by haemolacria. - 31/8/2017, 19:32
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    « Se vuoi ripagata in natura basta dirlo senza tutti questi giri di parole » Ride, Malia, scuote leggermente la testa e distoglie rapida lo sguardo da quello del Serpeverde. Cerca sempre di tenergli testa, senza farsi scalfire dalle sue provocazioni, ma a volte anche sostenere il suo sguardo risulta difficile. Dovrebbe esserci abituata, a queste battutine ambigue, anche perché non è la prima volta che le riceve da parte sua; però stavolta è decisamente più vicino del solito, e il fatto che la possa scrutare a così poca distanza con quegli occhi chiari e vispi la mette un po' a disagio.
    « Forse io e te non abbiamo la stessa concezione di premio, sai? Credo che quella sarebbe più una ricompensa per te, che per me » si affretta comunque a rimbeccare, e senza lasciargli tempo va avanti con il terzo punto della sua fantastica lista di richieste. Nel frattempo la gamba del povero malcapitato soffre sotto il peso enorme del tronco appena crollato, però a lei queste sembrano cose di priorità massima. No, non ha intenzione di lasciar passare inosservata questa succulenta occasione per prenderlo in giro fino alla morte, e ovviamente farà in modo che l'intera scuola venga a sapere dell'incidente. Sbuffa, alla sua ennesima battuta a sfondo sessuale, e gli rivolge un'occhiata eloquente: Non attacca, Cavendish. Se sul serio ha voglia di essere liberato da quella trappola senza uscita, farà bene a cambiare i toni, con lei.
    A essere del tutto sincera, però, Malia deve quanto meno ammettere a se stessa che questo continuo tira e molla che c'è tra loro non le dispiace più di tanto, anzi. È quasi un modo per mettere alla prova la propria sagacia e prontezza nel rispondere, e il fatto che entrambi abbiano sempre questa voglia di punzecchiarsi senza fine non è per nulla un bel segno. Si ritrova a pensare questo, la Grifondoro, mentre ha ancora il tronco tra le mani e il viso del ragazzo poco distante, che la guarda senza esitare. « Nessun bacino per la bua prima? La mia mamma me lo dava sempre »
    Scuote la testa alle parole del biondo, sforzandosi di rimanere impassibile. « E io infatti mi chiamo Malia, non mamma. Quando arriverai al castello potrai chiedere all'infermiera di curarti con uno dei suoi baci. Per adesso stai zitto, che sei già fortunato se ti sto tirando fuori da questo macello. » sbuffa, e si sforza di fingersi scocciata, sebbene la situazione cominci a divertirla parecchio. Un Arthur Cavendish che sarà in debito con lei per l'eternità: questa prospettiva davvero non è niente male.
    D'altra parte, anche lo stesso ritrovamento della sua bustina di erba, almeno per lei, non è ancora abbastanza per equiparare l'enorme favore che gli sta facendo. Forse l'espressione visibilmente incazzata che compare sul suo volto non appena si accorge di cosa ha ritrovato può contribuire, è vero, ma è in ogni caso abbastanza certa che non gli farà dimenticare di questa serata tanto facilmente. Un ghigno beffardo si forma sulle sue labbra nell'udire le vivaci imprecazioni del ragazzo, e comincia a pensare che, sì, questa gitarella nella Foresta Proibita è davvero valsa la pena. « Se potessi ti farei una foto in questo momento » ridacchia ancora, quasi incredula nel constatare quanto fosse importante quella piccola bustina per il povero Cavendish. In realtà, a ben pensarci, non dovrebbe davvero farsene meraviglia, se pensa al fatto che non crede di averlo mai visto davvero sobrio in vita sua. Questo ragazzo, ne è certa, trascorre le sue giornate sempre in preda agli effetti di qualche droga, quindi c'è poco da meravigliarsi se ora reagisce così. Probabilmente adesso si trova in queste condizioni perché era convinto che quel ramo in cima all'albero fosse un'avvenente ragazza senza veli che lo attendeva con ansia, chissà.
    Si sforza più che può nel sollevare il tronco questa volta, e fortunatamente un po' ci riesce, ma è lo spazio che basta affinché il ragazzo riesca a sfuggire alla morsa che lo teneva bloccato. Quando vede che la sua gamba è completamente libera, lascia andare la presa del ramo, che con un tonfo cade sulle foglie secche, e da accovacciata si lascia cadere per terra, seduta, per riprendere fiato. Nel frattempo posa lo sguardo sulla gamba del ragazzo e sulla ferita parecchio visibile, che ha l'aria di essere molto dolorosa. Piega la testa di lato, la sua espressione che si trasforma in una smorfia un po' dispiaciuta. « Ahia » dice, continuando a guardare la gamba, un accenno di compassione nella voce. Sì, in questa situazione anche il povero Cavendish merita di essere compatito.
    « Vi fanno tutte così forzute a voi Grifondoro? »
    tumblr_inline_n6bpldvccj1sp5ew5
    Solleva lo sguardo, fino a incontrare quello del Serpeverde che, come sempre, nonostante il dolore e la situazione tremenda in cui si è cacciato, continua ad avere dipinto in volto quel sorriso beffardo che a Malia fa sempre venir voglia di prenderlo a schiaffi. Si stringe nelle spalle, roteando gli occhi al cielo. « Sì, sai com'è, è tipo un marchio di fabbrica. Noi Grifondoro veniamo fuori forzuti, a voi Serpeverde vi fanno coglioni e così via... » gesticola con fare casuale con una mano, mentre solleva lo sguardo e si ferma qualche istante a scrutare il cielo scuro sopra di loro - o, per lo meno, quella parte di cielo che riesce a scorgere e che non è coperta dalle alte fronde degli alberi della Foresta.
    « Per un attimo ho pensato mi avresti lasciato qui sul serio, beh..Grazie. »
    « Per un attimo l'ho pensato anch'io » torna a posare lo sguardo su Cavendish, un angolo delle labbra che si solleva in un sorriso sghembo, in particolar modo quando lo sente intimarle di darsi una mossa a tornare al Castello. In questo momento lo trova quasi tenero, nel suo volersi preoccupare per lei, perché dev'essere questo il motivo delle sue parole, nonostante voglia negarlo. « Cosa c'è allora Cavendish, hai paura che ti veda urlare come una femminuccia nel caso in cui tu venga assalito dai Centauri? » scherza, visibilmente divertita all'idea. Si mette a sedere più comoda, allungando le gambe sul terriccio e incrociandole l'una sull'altra, così da fargli capire che non ha intenzione di andare da nessuna parte. I rumori sinistri sono una cifra tipica della Foresta Proibita, e non la spaventano più di tanto. Certo, riconosce quanto sia pericoloso sostare in quelle zone con il buio e per giunta senza una bacchetta, ma non c'è molto altro che possano fare in questo momento. Non è certa di come si sarebbe comportato lui, nel caso in cui i ruoli fossero stati ribaltati, ma per quanto Cavendish possa ogni tanto dimostrarsi fastidioso, lei non ha la benché minima intenzione di lasciarlo da solo in questo casino, e per giunta con una gamba rotta. Dunque ignora in toto il suo suggerimento, e si concentra piuttosto su una strategia da adottare per il ritorno al castello. « Lo so che non è esattamente il massimo, però forse dovremmo aspettare che faccia più buio prima di tornare. Con la tua gamba in quelle condizioni non possiamo neanche correre, e dobbiamo essere sicuri di non essere visti da nessuno » osserva, prima di gettare un'ultimo sguardo al blu ancora troppo tenue del cielo sulle loro teste. Uscire dalla Foresta non dovrebbe essere troppo difficile. Ricorda, su per giù, la direzione da seguire per arrivare sulle sponde del Lago Nero, e a quel punto basterà soltanto essere molto cauti.
    Quando vede il ragazzo allungarsi all'improvviso verso qualcosa, scatta in ginocchio, pronta ad aiutarlo e ad evitargli quanto meno lo sforzo, ma lui ha già raggiunto la sua meta e ora le sta porgendo un accendino. Subito dopo s'infila una mano dentro i pantaloni e Malia, d'istinto, indietreggia.
    « No, non è quello che pensi, non ti sto uscendo nulla. Non sei il mio tipo »
    Inarca un sopracciglio e si mette di nuovo a sedere a gambe incrociate, e le rincresce ammetterlo ma è un po' sollevata dalle parole del ragazzo. Si stringe nelle spalle e accetta senza fare troppi complimenti il pacchetto di cartine che le sta offrendo. « Sai com'è, non si sa mai... L'aria da maniaco sessuale dopo tutto ce l'hai eccome » dice con estremo candore, posizionando sia le cartine che l'accendino di fronte a sé.
    « Ma a proposito, che ci facevi nella foresta a quest'ora? Qualche imboscata per caso? Su, chiama il tuo spasimante, ci organizziamo tutti e tre in qualche modo. Allora, non ti servi? Tranquilla che queste non le tenevo dentro le mutande. Ma puoi verificare, se non mi credi. Potrei avere di tutto dentro le mie mutande »
    Malia è sul serio sconvolta dal livello di vitalità che una persona così, con una gamba praticamente distrutta e probabilmente in preda ad un dolore lancinante, riesce a dimostrare. Arthur non perde occasione per rivolgerle commenti sarcastici e battutine a sfondo sessuale, e di queste ultime in particolar modo ha ormai perso il conto. Però questa volta la fa ridere, e lei solitamente non ride mai a quello che dice lui, ma sarà la tensione scaricata per averlo liberato, sarà che dopo un po' di tempo non riesce più a trattenersi, ma questa volta si lascia andare ad una risata sincera e rumorosa, che riecheggia nel silenzio della Foresta. « Sei un sacco monotematico Cavendish, lo sai, sì? Che poi, fammi capire meglio, non eri gay tu? » si ritrova a domandare, in tutta sincerità. Era certa di aver sentito qualche storia riguardante lui ed un ragazzo di Corvonero... Crede... ma non ci giurerebbe. Non è una che fa particolarmente caso ai pettegolezzi della scuola.
    Non se lo lascia ripetere più di una volta e, dopo aver recuperato la bustina di erba dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni, comincia a mettersi all'opera per la creazione della sua canna. L'ha sorpresa non poco l'atteggiamento di lui che, una volta libero, non solo non ha tentato di riprendersi la propria erba, ma si è pure prodigato per procurarle il necessario che le mancava. Fa un po' di fatica, sarebbe stato tutto molto più semplice se avesse la propria bacchetta, o per lo meno un piano su cui appoggiarsi, ma riesce ad arrangiarsi in ogni caso, e dopo qualche minuto viene fuori una canna perfetta. « Sono finita qui per... mhm... » si porta la sigaretta alla bocca, per poi avvicinarvi l'accendino e accenderla. Fa un primo tiro, con estrema calma, e poi un secondo. In realtà sta perdendo tempo, perché non ha davvero voglia di rivelargli l'umiliante ragione per cui questa sera è entrata nella Foresta Proibita. Ma sul momento non riesce a inventarsi nessuna scusa plausibile, e quindi, suo malgrado, deve optare per la verità. « ...una scommessa. Quel coglione di Gilmore pensava non avessi il coraggio di venire qua dentro » sospira, lasciando andar fuori una nuova nuvola di fumo, mentre si accorge di quanto ridicola possa suonare. Sembra la storia di una tredicenne. Gli porge la canna, invitandolo con un cenno della testa a fare anche lui qualche tiro. « Magari ti aiuta a distrarti dal dolore, chissà. Tu invece? Come mai hai deciso di farti una passeggiatina fra i boschi, stasera? »
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « E io infatti mi chiamo Malia, non mamma. Quando arriverai al castello potrai chiedere all'infermiera di curarti con uno dei suoi baci. Per adesso stai zitto, che sei già fortunato se ti sto tirando fuori da questo macello. » Fa il broncio, Artie, preso alla sprovvista da quel botta e risposta improvviso. Sbuffa, a prima vista scocciato dalla poca collaborazione della Grifondoro alle sue battute di dubbio gusto. Ma non desiste tuttavia, continuando a librarsi in tutta la sua eleganza da maniaco sessuale. « E menomale, altrimenti saresti sotto terra al momento.. » E questo sarebbe uno spreco. Una frase ambigua, pronunciata da quelle labbra sottili ancora piegate in un sorriso indecifrabile nonostante stiano palesemente alludendo alla scomparsa di sua madre. Si domanda per qualche istante cosa la ragazza possa sapere effettivamente di tutta quella situazione. I giornali hanno parlato chiaro, d'altra parte, ma non è sicuro di quanto sia realmente trapelato tra le righe del Daily Prophet. Che lui e sua sorella siano i maggiori sospettati per quell'atroce delitto, non ha alcun dubbio. Lo sa, lo vede dal modo in cui certi ragazzi sicuramente più informati gli lanciano occhiatine durante le lezioni o mentre oltrepassa i corridoi. E la cosa peggiore è che la faccenda non l'ha mai sconvolto più di tanto. Ricorda ancora quel giorno in cui Daveigh aveva bussato con un certo vigore alla sua camera, schiaffandogli la prima pagina del Daily Prophet dritta in faccia. L'aveva agguantato da terra, per poi scorgere le loro foto proprio sotto un grosso titolo in grassetto. Aveva alzato il capo di scatto, quasi come se stesse per dire qualcosa di intelligente, ma l'unico commento che aveva proferito era che, cazzo, in quella foto che avevano scelto era uscito davvero male. Sua sorella gli aveva mollato -a buon ragione- un pugno sulla spalla e solo allora Arthur si era accorto della gravità della faccenda. E qual'era stata la sua fantastica soluzione? Tatuarsi un'ignorantissima rosa con sopra la scritta mum sul braccio sinistro. Una fuga di cervelli, questo piccolo ma grande Cavendish non c'è che dire. Si domanda cosa farebbe Malia se dovesse venire a conoscenza di tutto. A lui non è mai importato del giudizio delle persone. Ha sempre ragionato come la grossa testa di cazzo che è, senza fare niente per migliorarsi. Eppure, nonostante tutto, è proprio quello strano pensiero a renderlo stranamente titubante, al momento. Cosa penserebbe Malia di lui. Da quando in qua gli importa qualcosa? Sospira, deve aver sbattuto anche la testa nella caduta, è evidente. « Ahia » E' una leggera nota di compassione quella che trapela dalla voce della Grifondoro ed Arthur, dal canto suo, non può che inarcare appena un sopracciglio per poi distogliere lo sguardo. Con la sua malattia, è sempre stato abituato alla compassione e ad esser sinceri, gli ha sempre dato parecchio fastidio. Ma questa volta è un quasi impercettibile sorriso quello che gli colora le labbra pallide. La gamba gli fa un male cane, ma il dolore non è cosa nuova per lui. E' una ferita parecchio brutta, quella che gli oltrepassa il ginocchio palesemente scollegato, ma non sembra molto profonda. Il legno del tronco gli ha strappato i pantaloni della divisa in un taglio slabbrato adesso macchiato alle estremità del suo stesso sangue. Un'altra cicatrice da aggiungere alla sua collezione, quella. Da utilizzare per far colpo sulle ragazze o far pena agli insegnanti. ..E viceversa. « Sì, sai com'è, è tipo un marchio di fabbrica. Noi Grifondoro veniamo fuori forzuti, a voi Serpeverde vi fanno coglioni e così via... » Lo provoca di nuovo, e nonostante dovrebbe risponderle per le rime a causa del riferimento non proprio puramente casuale della sua frase, non riesce a fare altro che ridacchiare sommessamente. In fin dei conti, a modo suo, è simpatica. Cioè non proprio a modo suo, è simpatica e basta, ma Artie non se ne è mai accorto prima d'ora. Non se ne è mai voluto accorgere, a dire la verità. « Forzuti ed estremamente simpatici, a quanto pare. » La incalza mormorando e stringendosi nelle spalle, il tono di voce estremamente ironico. Nonostante le apparenze, Arthur non ha mai fatto inutili discriminazioni tra Casate. A dire la verità non gliene è mai fregato un cazzo neanche del sangue puro o meno, nonostante l'intera sua famiglia sia sempre stata parecchio fissata con stronzate del genere, per come le definisce. Era ricco forse quanto la regina, con sangue purissimo a scorrergli nelle vene e appartenente ad una famigerata quanto pregnante casata del castello di Hogwarts eppure non gli era mai fregato nulla. Talvolta però, nonostante tutto, sembrava avere comunque quella puzza sotto al naso classica delle persone come lui. Era paradossale come, nonostante non fosse tipo per un certo genere di cose, gli piacesse comportarsi come se lo fosse. « Per un attimo l'ho pensato anch'io » Alza lo sguardo verso di lei, piegando appena la testa di lato. Severo ma giusto, in effetti. Se ci pensiamo bene, non trova neanche mezzo motivo a suo vantaggio sul perchè la ragazza abbia deciso di aiutarlo. Arthur aveva sempre rotto le palle a tutti, dentro il castello, a Malia Stone particolarmente. Non era una brava persona e non si meritava la compassione altrui. Allora perchè giusto lei era rimasta? La intravede sorridere e automaticamente fa lo stesso. « Uhhh, cattiva. Potresti quasi iniziare a piacermi così... » Sibila come un serpente, ridendo alle sue stesse parole. Riflette per qualche attimo su quest'ultime. Potrebbe quasi iniziare a piacergli..si morde la lingua. Impossibile. Insomma, guardateli: da un lato Arthur Cavendish, serpeverde, ricco, perennemente fumato ed innocente quanto un tenerissimo cucciolo di iena. Dall'altro Malia Stone, grifondoro nell'animo, intelligente ed audace, con due gran begli occhi e.. Okay Arthur smettila. Sì insomma, non si può fare punto e basta. Troppo buona, troppo esplosiva per uno come lui. Una forza irrefrenabile che incontra un oggetto inamovibile, ecco cosa sarebbero. Malia è vita, lo sa, l'ha visto, o quanto meno crede di saperlo. Troppo energica e frizzante in confronto a lui. A dire la verità, la invidia un po'. Tanto decisa nelle sue azioni e calata perfettamente nel suo carattere da aiutare persino il nemico in difficoltà. Ah, Artie, sei proprio una persona di merda. « Cosa c'è allora Cavendish, hai paura che ti veda urlare come una femminuccia nel caso in cui tu venga assalito dai Centauri? » Lo provoca lei ed il serpeverde, dal canto suo, risponde con una smorfia, prima di annuire, palesemente rassegnato. « Sì, mi hai scoperto, la mia intenzione di mandarti via era dettata proprio da questa preoccupazione. » Sempre meglio di sembrare preoccupato per lei, no? D'altra parte, il piccolo Cavendish non è mai stato un gran cuor di leone, non ha mai visto di persona un Centauro e sinceramente non muore dalla voglia di vederlo. Gli si siede vicina, parecchio vicina, a rimarcare quasi il fatto che non andrà da nessuna parte. Si gira a guardarla, e le sue labbra sottili si piegano in un lieve sorriso questa volta -cosa assai rara- privo di qualsiasi malizia. Non se lo aspettava, ed è felice che lei sia lì. Non si interroga sul perchè, convincendosi che in una situazione del genere sarebbe stato felice di avere accanto persino Voldemort in persona. Certo, Arthur, ti crediamo. « Lo so che non è esattamente il massimo, però forse dovremmo aspettare che faccia più buio prima di tornare. Con la tua gamba in quelle condizioni non possiamo neanche correre, e dobbiamo essere sicuri di non essere visti da nessuno » Inarca un sopracciglio scettico, in un primo momento, per poi constatare che in effetti Malia non ha poi tutti i torti. Non sa se gli scagnozzi del preside lo stiano già cercando in quel momento, avendolo praticamente visto scomparire nel nulla, ma sa che lo trovassero, passerebbe non pochi guai, e la Stone assieme a lui. Stranamente, non vuole che si cacci nei guai. Sta rischiando grosso per lui, che non meriterebbe nulla. Sospira quindi, annuendo suo malgrado. « Hai ragione in effetti. Ma non ti ci abituare- Borbotta -Oppure la tua è tutta una scusa per passare la notte con me, mh? Ho un gamba rotta, potrei fare ben poco, ma se proprio vuoi.. » Si sistema meglio una volta che la ragazza si decide di prendere tra le mani ciò che le ha appena offerto. L'ennesima fitta alla gamba lo costringe a stringere gli occhi per qualche istante e mordersi il labbro inferiore. D'istinto tenta di alzarla appena, giusto per controllare meglio la ferita. La sua pelle estremamente pallida è in netto contrasto col rosso vivido del suo sangue. Scosta la stoffa che sembra essersi appiccicata in alcuni punti della ferita. « Sai com'è, non si sa mai... L'aria da maniaco sessuale dopo tutto ce l'hai eccome » Non la guarda, ma ride delle sue parole. Beh in effetti non ha tutti i torti. Se fosse una ragazza probabilmente non si sarebbe mai fidato di rimanere da sola nella foresta con uno come lui. Forse è anche per questo che non ha uno straccio di fidanzata da mesi ormai. Si stringe nelle spalle dunque, come a dire che non può farci nulla se è fatto così. « Sei un sacco monotematico Cavendish, lo sai, sì? Che poi, fammi capire meglio, non eri gay tu? » Alza la testa di scatto, piantando i suoi occhi cerulei in quelli di lei e, inaspettatamente, scoppia a ridere. Si poggia una mano sulla pancia per lo sforzo, accorgendosi solo in quel momento che anche Malia sta facendo lo stesso. E' carina quando ride, pensa. « E questi scoop inediti da dove ti sono arrivati? » Scuote la testa, ridacchiando « No, non sono gay. Non del tutto per lo meno, mi piacciono sia i maschietti che le femminucce, intendi? A proposito, non ti ho mai visto con un fidanzato, mica sei lesbica te? » Le chiede di rimando, con un certo grado di confidenza che con ogni probabilità non sarebbe consono per lui assumere. Riabbassa la gamba con l'ausilio delle mani. « Cos'altro dicono di me in giro? Sono curioso adesso. » Domanda, mentre continua a fissarla, adesso intenta ad usufruire dei suoi tanto preziosi doni. Sono vicini, parecchio vicini, tanto che se solo volesse, potrebbe sfiorarla col proprio corpo senza particolare sforzo. Ad Arthur il contatto fisico non ha mai dato fastidio, tutt'altro. Tende ad allungare le mani subito, anche quando non dovrebbe e specialmente con chi non dovrebbe. Ma quella stretta vicinanza con chi fino a qualche minuto fa non avrebbe mai giurato neanche di riuscire a scambiare quattro chiacchiere che non fossero soltanto insulti è..Beh, strano. Sono seduti vicini quasi alla stregua di due amici, o due fidanzati che dir si voglia. E, stranamente, la cosa non gli dispiace. La osserva attentamente alle prese con le cartine e l'erba. Prepararsi una canna senza punto d'appoggio alcuno è roba da veri professionisti. Fa per offrirle aiuto ad un certo punto, ma proprio in quel momento Malia sembra esser riuscita nell'intento. Le fa un segno d'approvazione con la mano, alzando in su il pollice. « Sono finita qui per... mhm......una scommessa. Quel coglione di Gilmore pensava non avessi il coraggio di venire qua dentro » Gli rivela la brunetta, aspirando e buttando via il fumo della sigaretta. Osserva ogni suo movimento, passandosi la lingua sulle labbra. Non è in astinenza al momento, perchè fidatevi, ve ne accorgereste se lo fosse, ma vedere qualcuno fumargli di fronte e non poterne usufruire beh..per un tossico doc come lui non è tanto piacevole. Malia sembra quasi leggergli nel pensiero quando, inaspettatamente, gli porge la sigaretta. Rimane interdetto, il serpeverde, lo sguardo fisso sullo spinello, prima di rialzarlo verso il volto di lei, confuso. « Magari ti aiuta a distrarti dal dolore, chissà. Tu invece? Come mai hai deciso di farti una passeggiatina fra i boschi, stasera? » Batte le palpebre numerose volte, prima di passarsi una mano tra i capelli come fa sempre quelle rare volte in cui si trova in imbarazzo. Oh beh che dire..Non se lo aspettava. In realtà non si aspettava niente di tutto ciò. Che Malia Stone lo salvasse, che sarebbe rimasta lì con lui, vicina, ed infine che gli avrebbe offerto l'erba che gli aveva rubato. Smettila di confonderci, Stone. Sorride tuttavia, piacevolmente sorpreso da quella gentilezza, ed allunga una mano per prendere e portarsi lo spinello alle labbra.

    « Da quando ti preoccupi per me? Oh beh comunque, grazie. Di nuovo » Ne aspira due o tre tiri con una certa maestria, a pieni polmoni, come se fosse l'unica cosa di cui ha bisogno al momento. Fa un profondo respiro e si rilassa appena, lanciando un'occhiata alla gamba: niente, la ferita è ancora lì, che disdetta. « Che Gilmore sia un coglione lo sappiamo tutti, ma che tu ti sia lasciata coinvolgere dalle sue trovate idiote mi sembra davvero strano.. Cioè, dai. Non c'è bisogno di una scommessa per dimostrare quanto tu abbia coraggio » Un discorso sensato, Cavendish? L'erba ti fa un gran bell'effetto, non c'è che dire.
    tumblr_mz7ll5jHvQ1s5nnxeo1_250
    « Sarai anche antipatica ed insopportabile, ma coraggiosa sei coraggiosa, in fondo. Ti invidio un po', in realtà, io mi cago sotto facilmente. Ed è per questo che sto qua - Si indica interamente, soffermandosi sulla gamba - Mi hanno messo in punizione per aver disegnato una donna nuda su di una verifica stamattina. Dovevo ripulire la tenuta attorno al castello ma la tua erba mi è volata dalle mani e beh..eccomi. Ho sentito un rumore , sono scappato arrampicandomi su un albero e boom, gamba rotta. » Si stringe nelle spalle, la voce leggermente strozzata ad un certo punto per via dell'ennesima fitta di dolore. Non ne è del tutto sicuro, ma sta probabilmente sudando per lo sforzo ed il dolore. Ma non vuole darlo a vedere, Arthur è bravo a nascondere la sofferenza. Si passa una mano fra i capelli, spostandosi qualche ciuffo dalla fronte. « Fumi spesso in compagnia? O sono la tua prima volta? » Le fa l'occhiolino, ridacchiando. Distoglie poi lo sguardo, alzandolo per potersi guardare attorno. Ci vede ben poco con quel buio e con i suoi occhi malati, ma il sole sembra stare lentamente calando sempre di più. Sospira, rigirandosi verso di lei. « Comunque no, dai. In fin dei conti..Beh, non sei poi così tanto odiosa.. Forse dovrei ricredermi » Mormora, il tono di voce stranamente sincero. La osserva per qualche altro minuto, in silenzio, mordicchiandosi le labbra. Si accorge in quel momento di una piccola macchia scura proprio sulla guancia della ragazza. Assottiglia lo sguardo, avvicinandosi ulteriormente al suo viso col proprio. Piega la testa di lato, poi allunga una mano per poggiarla delicatamente contro la sua pelle. Strofina appena col pollice, accorgendosi soltanto in un secondo momento dell'estrema confidenza che si è preso, senza alcun permesso. Si ritrae subito, piantando gli occhi sulla corteccia del tronco incriminato, che sembra aver assunto una particolare importanza tutto ad un tratto. « Scusa. E' che eri sporca di terriccio e..Sì, scusa. » Mormora infine, senza smettere di torturarsi il labbro inferiore. Proprio strano, questo Cavendish.


    Edited by haemolacria. - 31/8/2017, 19:33
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    Malia, di fronte all'affermazione ambigua ed estremamente inquietante del ragazzo, strizza gli occhi. Le labbra si arricciano leggermente e le sue iridi scure indugiano sulla sua figura per qualche secondo, quasi con incertezza. Non sa esattamente come rispondere, a quest'osservazione, che forse è nata nel più innocente dei modi (anche se, considerato lo sguardo enigmatico che lui le rivolge, questa interpretazione sembra alla mora altamente improbabile), tuttavia è davvero difficile rimanere impassibili dopo aver udito certe parole. Fossero state pronunciate da qualcun altro, chiunque, che fossero stati Dean, Olympia, Sam, Gilmore o perfino quel coglione di Percy Watson, la Grifondoro non ci avrebbe fatto proprio caso, avrebbe semplicemente sollevato le spalle con fare noncurante e si sarebbe lasciata andare ad una risata tranquilla. Avrebbe pure risposto in un modo sagace senza aspettare troppo, ma per adesso non può far altro che assottigliare lo sguardo e studiare meglio il ragazzo, né può smettere di pensare al fatto che, in questo momento, sotto terra ci sta sua madre, e lui e la sorella sono i principali incriminati per l'omicidio che ha messo fine alla sua vita. Lei non ha mai seguito con attenzione la vicenda riguardante i fratelli Cavendish, ha letto qualche articolo sulla Gazzetta del Profeta a tempo perso, ma non ha mai avuto una vera opinione al riguardo; nel frattempo, al Castello, ci si divideva tra chi concordava con la sentenza finale del Wizengamot e chi la riteneva uno scempio inaudito. Malia, più semplicemente, è dell'idea che loro persone comuni, che non c'entrano niente con la vicenda, che non hanno svolto le indagini né hanno la benché minima idea di cosa sia realmente accaduto quella sera, vista la sostanziale mancanza di informazioni, non possono e non dovrebbero esprimersi a riguardo. Nel frattempo, ha deciso di fidarsi della giustizia del Ministero della Magia, e raccontarsi che, sì, Arthur Cavendish sarà di sicuro un rompicoglioni di prima categoria, un cazzone senza precedenti, una spina nel fianco per tutti gli abitanti del castello... ma è amico di Sam; e di lui lei ha un'opinione fin troppo alta per credere che possa davvero passare il suo tempo con un killer simile.
    Continua a guardarlo, sforzandosi di mantenere un'espressione indecifrabile, che non tradisca nemmeno quel leggero brivido sul collo che le parole di lui hanno fatto nascere. « Mi sembra altamente difficile, considerato che non sei stato nemmeno in grado di muoverti per prendere l'erba che ti ho fregato » dice, rivolgendogli un sorrisetto beffardo un po' smorzato dalla tensione. In fin dei conti, è vero, si ripete mentalmente, non ha motivo per temere in alcun modo Arthur Cavendish, di certo non adesso che è completamente bloccato e in preda al dolore di una gamba rotta. Se anche dovesse davvero essere un assassino, lei non sarà la sua prossima vittima: non oggi e non adesso, per lo meno.
    « Uhhh, cattiva. Potresti quasi iniziare a piacermi così... » Si volta alla sua destra, a incrociare lo sguardo del biondo. Non si era accorta fino ad ora di quanto fossero vicini, e questa cosa la sorprende per un attimo. Deve ammettere a se stessa che la cosa la mette un po' a disagio; e non è tanto il contatto fisico a imbarazzarla, quanto più le occhiate insistenti che il Serpeverde le rivolge, come se davvero ogni suo battito di ciglia nascondesse secondi fini. Si sente studiata in tutti i suoi movimenti, e per quanto possa sforzarsi di agire in modo naturale, non ci riesce a pieno.
    « Sicuro che non ti piaccia già fin troppo? » lo provoca, puntando gli occhi in quelli chiari di lui. Nonostante la vicinanza fisica e la punta di disagio che lui le infonde, non ha intenzione di perderlo, questo gioco di botta e risposta che è nato tra loro. Forse, se ci pensa bene poi, non è sicura nemmeno di volerlo vincere. Si ritrova a pensare che magari lui potrebbe anche avere ragione, potrebbero benissimo tornare subito al castello, prendere le dovute precauzioni per non essere visti senza farsi troppi problemi - d'altronde, si sa, il rischio è qualcosa che è all'ordine del giorno per lei. Magari potrebbe davvero aver ragione Arthur, quando le dice che la sua è tutta una scusa per stare con lui, e anche se scherza palesemente, lei si ritrova a pensare che forse ha davvero detto tutto quanto per stare qui e battibeccare con lui, giusto per passare una serata un po' diversa dalle altre. Nella Foresta Proibita. Completamente al buio, e senza bacchetta. Deve essere completamente impazzita.
    Si stringe nelle spalle, quando il ragazzo le domanda quale sia stata la fonte del suo scoop: aggrotta le sopracciglia e cerca di richiamare alla mente, ma sa di non poterlo ricordare con esattezza. « Non saprei, sai com'è, la gente parla... » risponde in modo spicciolo, preferendo non fargli dirottare troppo il discorso, lasciandogli piuttosto spazio per rispondere alla domanda.
    « No, non sono gay. Non del tutto per lo meno, mi piacciono sia i maschietti che le femminucce, intendi? A proposito, non ti ho mai visto con un fidanzato, mica sei lesbica te? » Annuisce piano, con fare comprensivo. In realtà la notizia non la sorprende più di tanto, aveva già ipotizzato da sola questa risposta, anche perché visto il tipo di battute che solitamente gli sente rivolgere, a lei e a tutte le altre ragazze del castello, era difficile che fosse altrimenti. Nel sentirlo spostare l'attenzione su di lei, solleva lo sguardo, piacevolmente sorpresa dalla sua curiosità: trova quasi divertente che si faccia questo tipo di interrogativi su di lei.
    Apre la bocca, pronta a rispondergli in tutta sincerità, ma si blocca per un istante, e prima di parlare solleva un angolo delle labbra in un sorrisetto bastardo. « Direi che non sono affari tuoi, Cavendish » dice, decidendo piuttosto di lasciarlo nel dubbio. In fin dei conti, non crede di essere mai stata una di quelle ragazze troppo ambigue che ci sono a scuola, e di cui fino all'ultimo non sono chiare le preferenze sessuali. È vero, a parte Wilhelm l'anno scorso non ha avuto altri ragazzi fissi, né frequentanti, ma questo perché si è trattato di un anno parecchio particolare, dove le questioni di cuore sono state decisamente all'ultimo posto per lei - o, per lo meno, così le piace raccontare a se stessa.
    « Cos'altro dicono di me in giro? Sono curioso adesso. » Lo guarda per qualche istante, Malia, l'espressione apparentemente serena e tranquilla, mentre si stringe nelle spalle con fare casuale. Non è una domanda semplice, quella che le ha appena rivolto. Perché Arthur Cavendish sarà pure stronzo e insopportabile, ma lei non ha proprio voglia di fargli sapere quali sono le vere voci che circolano a scuola su di lui: sarebbe proprio una cosa crudele da fare. E allora prova a concentrarsi su informazioni di poco conto, che ritiene del tutto innocue.
    Prende un bel respiro, mentre incrocia le gambe e ruota leggermente il busto nella sua direzione, in modo da fronteggiarlo. « Dicono che sei fatto il novanta percento del tempo - e direi che posso confermare. E che sei ricco da far schifo... Questo non lo so e non m'interessa. E poi, vabbè, si sa che sei come sei, un po' cazzone eccetera. No? » gli sorride, con aria quasi innocente, lo sguardo che per un rapido istante si sposta sul suo ginocchio infortunato, e poi torna sul suo viso. E poi dicono che sei un assassino, Cavendish. Tu che ne pensi? Una parte di sé vorrebbe davvero chiederglielo, perché, curiosa com'è, non riesce proprio a stare per così tanto tempo davanti alla palese risposta di un dubbio senza provare a risolverlo. Ma si sforza di rimanere in silenzio, perché in fin dei conti non lo conosce poi così tanto bene, anzi, non lo conosce per nulla, e poi perché in un posto come la Foresta Proibita devono esserci sempre orecchie in ascolto.
    Si concentra allora sulla sua canna, che adesso è diventata la loro, e lo guarda aspirare un paio di volte, prima di riceverla nuovamente tra le dita. Aspira anche lei, e poi lascia che il fumo grigiastro, ormai quasi invisibile nel buio del crepuscolo, si disperda nell'aria di fronte. Arthur nel frattempo parla, e lei è quasi sorpresa dalle sue parole, e dal tono quasi sincero con cui le sta pronunciando. « Che Gilmore sia un coglione lo sappiamo tutti, ma che tu ti sia lasciata coinvolgere dalle sue trovate idiote mi sembra davvero strano.. Cioè, dai. Non c'è bisogno di una scommessa per dimostrare quanto tu abbia coraggio. Sarai anche antipatica ed insopportabile, ma coraggiosa sei coraggiosa, in fondo. » Lo ascolta in silenzio, attenta ad ogni suo pensiero. Pare così raro sentirlo fare un discorso concreto e serio, in qualche modo, che si ritrova ad essere quasi imbambolata. Malia non è certa di essere davvero coraggiosa come dice lui: in fin dei conti, il suo, non è altro che essere del tutto sconsiderata; agisce senza pensare, il più delle volte, senza minimamente considerare le conseguenze, e questa forse è più stupidità che altro. Ma preferisce non dirlo, perché per quanto lui possa essere stato gentile con le parole in questo frangente, è sempre lui; e fino ad ora ha dimostrato di non saper perdere un'occasione per fare battutine. Non può fare a meno di sorridere quando gli racconta della sua disavventura, ed è un sorriso a metà tra l'intenerimento e la gratitudine per non averla presa in giro. E allora decide di essere altrettanto gentile con lui.
    « Ehi, però la tua erba alla fine l'abbiamo ritrovata » Gli sventola di fronte la bustina di plastica, con fare vittorioso. « Certo, ti è costato una gamba decisamente rotta e una serata intera a sopportare me, ma ehi è il giusto prezzo da pagare questo! » ride, passando a lui la canna. C'è qualcosa di particolare in questa serata. Quando ha visto Arthur, qualche decina di minuti fa, seduto per terra di fronte a lei, avrebbe fatto di tutto per essere in qualsiasi parte della Foresta Proibita, pure di fronte ai mitici ragni giganti che si racconta ne facciano parte, piuttosto che insieme a lui; adesso potrebbe davvero essere da qualche altra parte e invece eccola lì, che ogni tanto getta occhiate apprensive alla sua gamba e che ci smezza una canna come fosse uno dei suoi migliori amici. Forse la verità è che lui l'ha sempre interessata più del dovuto, e che l'idea di chiacchierarci, ora, non è niente male. Rappresenta una di quelle persone che sono lontane anni luce dal tuo modo di fare o di essere, ma che ti ritrovi comunque a osservare da lontano e a chiederti in che modo funziona la loro testa.
    « Fumi spesso in compagnia? O sono la tua prima volta? » Ride leggermente, di fronte alla sua battutina, e si allunga per recuperare la canna che è tra le labbra di lui, per poi portarla alle sue. Ovviamente questa non è la prima volta che gode dei piaceri dell'erba, ma a questo deve esserci arrivato da solo. Le volte in cui ha fumato una canna in solitudine, poi, a pensarci bene, si contano davvero sulle dita di una mano: ha sempre preferito condividere questi momenti con gli amici, perché rendono tutto più bello. L'ultima volta ha fumato con Olympia, nelle segrete, di notte fonda, pochi giorni dopo che Kingsley aveva trasferito tutti loro lì sotto, ed entrambe ne avevano decisamente bisogno.
    « Fumare da soli è una cosa triste. Di solito sono in compagnia... È più divertente, non trovi? » dice soltanto, buttando fuori un po' di fumo. « E tu hai davvero perso tempo, Cavendish, a ricrederti. Tutti lo sanno che non esiste persona più fantastica di me al castello » dice con fare alquanto scherzoso, piegando le gambe e avvicinandole al petto. E poi la sua risata leggera muore piano, disperdendosi nel silenzio che li circonda, interrotto solo da qualche rumore tipico della Foresta e dai loro respiri regolari. Lui sembra studiarla e lei lo guarda di rimando, quasi interessata. C'è sempre più buio ed è ormai difficile distinguere le figure intorno a sé, ma Malia si ritrova, quasi per caso, a seguire con lo sguardo il profilo dei suoi lineamenti. Di sicuro un bel ragazzo, Arthur: forse non rappresenta quel tipo di bellezza standard verso la quale può essere attratta la maggior parte del sesso femminile, ma Malia, che spesso e volentieri è annoiata dalla normalità e ben più propensa verso tutto ciò che non è convenzionale, l'ha sempre considerato un tipo affascinante. Resta in silenzio, a guardarlo, e quando il suo viso si avvicina lei per qualche motivo trattiene il respiro. Ma dura tutto solo un istante, lui sfrega il pollice contro la sua guancia e lei, ancora impassibile, si autoimpone di assumere una reazione più normale,
    tumblr_nmisskmexH1tcof18o3_250
    di respirare in modo regolare e non apparire così sorpresa di fronte ad un contatto minimo e tanto breve.
    Lui, dal suo canto, si affretta a distogliere lo sguardo e a scusarsi con fare un po' impacciato, come se le avesse appena fatto qualche torto. Sospira, grattandosi la guancia proprio nel punto in cui era sporca. « Grazie... dovresti vedere tu quanto sei sporco. Da capo a piedi » dice, facendogli un cenno con la testa. Il poveretto, essendo caduto da un albero, è quasi completamente coperto di terra, sui vestiti, sul volto, perfino tra i capelli. Lo guarda per un paio di istanti e deve lottare con tutta se stessa per tenere le labbra serrate in una linea retta e non scoppiare ma alla fine niente, è inutile, tira la testa indietro e si lascia andare ad una sonora risata, che riempie quel piccolo spazio di terreno che li accoglie. « Accidenti, sei proprio messo male » sta ridendo ancora, ma questa volta, un po' per compassione, un po' per provare a se stessa che possono anche sfiorarsi senza che a lei vengano tutte quelle seghe mentali e certi impulsi che non dovrebbe avere, allunga una mano a scrollare un po' di terra dalla sua spalla e dal suo braccio. « Che c'è Cavendish, ti hanno mangiato la lingua? Da dove viene tutta questa timidezza? Ti prego, vedi di non svenire dal dolore. Non credo che sarei in grado di portarti di peso fino al castello...» scherza infine, senza smettere di ridere.
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Sicuro che non ti piaccia già fin troppo? » Lo provoca lei, addentrandosi per l'ennesima volta in quel pericoloso gioco di botta e risposta che stanno portando avanti da tempo ormai. Schiude d'istinto le labbra, pronto a ribattere come è solito fare, ma per una delle rare -rarissime- volte in vita sua, non sa bene cosa dire. Vorrebbe rigettarle sopra senza remora e ripensamento alcuno che no, non gli piace già fin troppo. In fin dei conti lui è Arthur Cavendish e lei Malia Stone, gli stessi che fino a poche ore fa, se si fossero visti in giro per i corridoi del castello, avrebbero continuato oltre ignorandosi, nel migliore dei casi. Eppure eccolo quì, al momento, a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua di fronte ad una frase detta probabilmente con l'unico intento di provocarlo. Intento che a quanto pare non riesce a cogliere al volo, questa volta. Stai perdendo colpi, Cavendish! Sbuffa sonoramente dunque, irritato con sè stesso per quell'attimo di titubanza. « Ti piacerebbe. » Borbotta allora, senza aspettarsi una risposta vera e propria. Più un ultimo, disperato tentativo di difesa personale dettato da un istinto fin troppo assopito e rincoglionito dalle droghe, il suo. Per essere chiari: Malia Stone non gli piace. Per adesso alme- ..No, non gli piace e basta. Si morde con forza il labbro inferiore, tentando di svincolarsi da quella rete di pensieri contorti e decisamente compromettenti e sperando che la Grifondoro non si sia accorta di quel suo momento di sconfitta. Non dargliela vinta è una questione d'orgoglio ormai. E okay, Arthur e l'orgoglio hanno sempre avuto una relazione complicata. E con complicata s'intende che non ne ha mai avuto uno. Ma è estremamente testardo, su questo non ci sono dubbi. Una vera e propria testa di cazzo, detta in francese. « Direi che non sono affari tuoi, Cavendish » Ma se lui è testardo, con ogni probabilità Malia è sia testarda che orgogliosa. Si gira verso di lei di scatto dunque, il Serpeverde, colpito non necessariamente in senso negativo da quel suo repentino cambio d'espressione e modo di fare. Nonostante non l'abbia mai conosciuta più approfonditamente, si è sempre fatto un'idea piuttosto approssimativa nei suoi riguardi. Senza regole, esplosiva e sconsiderata -per come l'avrebbe definita sua madre- è vero, ma pur sempre una brava ragazza. Ne avevano parlato qualche volta con Sam, durante le loro notti insonni passate a fumare erba da quattro soldi (perchè nonostante fosse ricco ed avrebbe potuto comprarsi la merce migliore, Arthur aveva sempre preferito rifornirsi dai peggiori spacciatori di tutta Londra, di quelli che ti tagliano la roba coi copertoni delle macchine) e passare in rassegna la lista delle loro conquiste. Lista assai poco omogenea per il piccolo Cavendish, sempre fedele al vecchio e saggio detto del basta che respiri. Malia Stone non faceva parte però del depliant di Sam, non in quel senso per lo meno. E questo faceva di lei una brava ragazza. Un ragionamento assai poco logico il suo, ma cazzo, l'avete visto Sam? Fosse stato lui, una ragazza, (e fidatevi, non si è mai fatto particolari scrupoli neanche non essendolo) non se lo sarebbe fatto scappare. A dirla tutta non sapeva nemmeno cosa fossero, lei e l'amico. E sino a quel giorno non gli era interessato nemmeno più di tanto. Adesso sembra esser cambiato il suo interesse sulla faccenda però, e non è poi tanto sicuro si tratti solo per Sam. « Io ti ho detto il mio segreto, non è giusto tenermi nascosto il tuo! » Si lamenta dunque, il tono di voce acuto spezzato da una leggera nota d'ironia. Se la tua sessualità è un segreto, Artie, non so più cosa esiste di vero in questo mondo. Sospira tuttavia, non insistendo oltre. Punto bonus per te, Stone, lasciarlo sulle spine. Artie è sempre stato uno di quei tipi facilmente inclini alla noia. Avere tutto e subito è ciò che predilige, ma al tempo stesso, non sembra esser ciò che vuole. Le cose troppo semplici, limpide, chiare alla luce del sole riescono ad attrarre per ben poco tempo la sua attenzione. E beh, è forse per questo che non riesce a dire a Malia Stone che non gli piace proprio per niente. Perchè non è semplice, la Grifondoro, a dispetto delle sue prime impressioni. « Va beh, comunque, se davvero ti piacciono le ragazze io lo accetto eh. Basta che mi chiami per guardare » Riprende poi, rimediando al suo anomalo rallentamento dal proferire frasi oscene. La osserva per qualche altro istante, sperando suo malgrado in una confessione, ma si arrende poco dopo. Dovrà sottostare a quel dubbio volente o nolente. Ah, Stone, ne sai una più del diavolo. « Dicono che sei fatto il novanta percento del tempo - e direi che posso confermare. E che sei ricco da far schifo... Questo non lo so e non m'interessa. » Ascolta in religioso silenzio le sue parole, realmente incuriosito. Ridacchia, annuendo prontamente all'ultima parte della sua frase. « Ti dico che ho quasi incontrato la regina una volta... » Non gli è mai interessato molto delle voci di corridoio sul suo conto a dirla tutta, ma da qualche tempo a questa parte i pettegolezzi sulla sua famiglia si sono rivelati parecchio interessanti. « E poi, vabbè, si sa che sei come sei, un po' cazzone eccetera. No? » Aspetta per qualche altro minuto in silenzio, sperando inutilmente in una continuazione. Sospira allora, deluso. Quello è un quadro che a chiunque verrebbe facile tracciare, d'altra parte. Lei gli sorride e suo malgrado, Artie fa lo stesso, stringendosi nelle spalle. « Il solito, insomma. Cose che sanno tutti da sempre. Ed io che speravo si spettegolasse anche sul mio essere un assassino o meno... » Schiocca la lingua al palato, come se quelle parole fossero la cosa più normale ed innocente mai detta prima. La scruta per qualche istante, quasi a voler decifrare quanto realmente lei sappia. Un pettegolo di primo ordine come lui, d'altra parte, sa bene quali siano le voci di corridoio, sul proprio conto o meno che siano. Non sa però se anche Malia ne sia a conoscenza, questo no. Non sa se abbia travisato l'argomento, filtrando le sue parole per non ferirlo, oppure semplicemente non ne sia a conoscenza o le importi così poco da non averci mai fatto caso. Nel primo caso, pensa, sarebbe una cosa..Beh, carina da parte sua, nei suoi confronti. Sicuro che non ti piaccia già fin troppo, Stone? « E tu, tu cosa dici di me in giro? O cosa dirai dopo oggi? » La incalza, passandosi istintivamente la lingua sulle labbra e tornando a guardarla col suo solito sguardo poco sveglio..Ed anche un po' maniaco. Non sa perchè ma sarebbe davvero curioso di conoscere quali saranno le parole che trapeleranno dalle labbra della grifondoro dopo quella serata. A dirla tutta il pensiero che lei possa ignorare facilmente la cosa, perchè in fin dei conti lui rimane Arthur Cavendish e lei Malia Stone, è forte e ben saldo, e gli crea un po' di disagio. Non vorrebbe, e sicuramente non lo ammetterà mai ma è così. Nonostante quella serata sia iniziata nel peggiore dei modi, con una gamba rotta e nel bel mezzo della foresta proibita con colei che ha sempre definito come nemica..Beh, non riesce a pensare ad un altro luogo nel quale vorrebbe essere al momento. Gli piace stare lì, gli piace provocarla ed esser provocato a sua volta. Sta scoprendo delle sfaccettature di lei che lo lasciano sorpreso senza ombra di dubbio. Tassello per tassello la grifondoro sta modellando dinnanzi ai suoi occhi un'immagine di sè che il serpeverde non avrebbe mai immaginato. Qualcosa gli dice che dopo oggi non sarà più tanto facile e spontaneo ignorarla tra i corridoi. E allora abbassa lo sguardo, come a difendersi da quei pensieri decisamente scomodi, per concentrarsi sulla sua gamba. La ferita è sporca, ed il suo sangue si sta mischiando al terriccio che la contamina. Se avesse la bacchetta con sè sarebbe tutto più facile. Ha passato così tanto tempo negli ospedali che saprebbe pure quali incantesimi usare, probabilmente. « Ehi, però la tua erba alla fine l'abbiamo ritrovata » Malia lo distrae, sventolandogli la bustina di fronte alla faccia « Certo, ti è costato una gamba decisamente rotta e una serata intera a sopportare me, ma ehi è il giusto prezzo da pagare questo! » ride, Arthur, sfoderando un'espressione teatralmente affranta. « Addirittura una serata intera? E' una proposta velata questa, Stone? » continua a ridacchiare, facendole l'occhiolino mentre aspira avidamente dalla canna che lei gli ha passato. Gliene servirebbero almeno altre cinque per ottenere il giusto effetto, ma sempre meglio di niente è sicuramente...E poi chissà, forse avrà l'onore di vedere Malia fatta. E non ne potrà approfittare, ah la vita è proprio triste certe volte. « Fumare da soli è una cosa triste. Di solito sono in compagnia... È più divertente, non trovi? » Mormora, buttando fuori un po' di quel fumo del quale, nuovamente, sembra essersi appropriata « Quindi io sono una persona triste.. » Scherza lui, con tanto di broncio. A dire la verità, Artie ha sempre fatto un certo tipo di cose da solo; certo, a parte le volte con Sam. Ma ad un tossico come lui la semplice ed allegra fumata in compagnia non è mai bastata. Questo però Malia non deve necessariamente saperlo, quindi decide di non insistere sull'argomento ridacchiando per la seconda parte del suo discorso. « Se tu sei una persona fantastica io cosa sono? » Una persona di merda, Artie, ecco cosa sei.

    tumblr_inline_muz331l6SV1rdm7zw
    Gli occhi di lei sono pericolosamente vicini. Sono grandi, espressivi, belli. A dirla tutta Malia è interamente bella, ma si sforza per non pensarci più del dovuto. Il tronco che ha iniziato a fissare da qualche minuto a questa parte sembra aver acquistato una certa importanza. L'importanza di distrarlo dal dire o fare altre stronzate, ad esempio. « Grazie... dovresti vedere tu quanto sei sporco. Da capo a piedi » La voce di lei lo induce a girarsi, finalmente. Gli ci vuole qualche minuto per tornare alla realtà e ricordarsi dove si trova e cosa gli è successo. Cala il capo dunque, dandosi una rapida occhiata generale: sembra uscito da un film di guerra. La risata della grifondoro lo fa quasi sobbalzare, data la vicinanza. Si gira di scatto a guardarla, e nonostante non dovrebbe, passa ben poco tempo prima che contagi anche lui. « Accidenti, sei proprio messo male » Rimane in silenzio, ridacchiando sommessamente, sino ad ammutolirsi di nuovo non appena lei decide di scrollargli un po' di terra di dosso. Un gesto carino il suo, che lo induce a mordicchiarsi il labbro inferiore e guardarla in silenzio, la bocca piegata in un sorriso lievemente accennato. Privo di qualsiasi malizia, questa volta. Non sembra nemmeno lui a guardarlo. Silenzioso, l'espressione innocente, rilassata. Che cazzo ti sta succedendo Cavendish? « Che c'è Cavendish, ti hanno mangiato la lingua? Da dove viene tutta questa timidezza? Ti prego, vedi di non svenire dal dolore. Non credo che sarei in grado di portarti di peso fino al castello...» Per fortuna, e per la seconda volta a distanza di pochi minuti, Malia lo riporta alla realtà. Sbatte numerose volte le palpebre, affondandosi una mano tra i capelli come tende a fare sempre quando è in imbarazzo. Quell'innocenza anomala si dissolve, lasciando spazio alla sua solita espressione di sempre: poco sveglia sì, ma anche poco raccomandabile quanto un serpente traditore. « Scusa, pensavo a quanto devo sembrare eccitante tutto sporco di terra. - Asserisce, in uno dei suoi salvataggi in calcio d'angolo - Se non fossi bloccato ti proporrei un bel bagno al Lago Nero. Magari nudi, per conoscerci meglio! » Aspetta qualche secondo in attesa di un suo possibile pugno sul naso, poi riprende « Comunque no, tranquilla, finora non fa tanto male. - E poi ci sono abituato al dolore. - Mi spiace, niente possibilità per te di approfittarne di una mia possibile perdita di sensi... » Annuisce affranto, scrollandosi un altro po' di terra dai vestiti. Torna a guardarla, poi, ed un altro sorriso sincero distende le sue labbra sottili. Si sporge in avanti, per prendere la canna dalle labbra di lei e aspirarne un altro sostanzioso tiro. « Comunque...grazie. Per esser rimasta intendo.. » Non completa neanche la frase che una violenta folata di vento lo costringe a chiudere gli occhi. Alcuni ciuffi di capelli gli ricadono sulla fronte, mentre alza il capo per scrutare il cielo. Ci manca solo un temporale, in tutta quella situazione. Il clima non è dei migliori, umidiccio ed abbastanza freddo, visto il calar della sera. A causa della sua malattia, e diciamocelo, dell'ingente quantità di droga che ormai scorre tra le sue vene, la sua sensibilità non è mai stata delle migliori. Ma è sicuro non valga lo stesso per Malia, quindi dopo averle lanciato un rapido sguardo, si appresta a slacciarsi velocemente la cravatta verde argento lasciandola per terra. « Di nuovo, non pensare male » Ride, prima di sfilarsi il maglioncino nero della divisa e scrollarlo per come può da tutto il terriccio. Si sistema un po' la t-shirt bianca con cui è rimasto, prima di tornare a guardarla, per poi adagiarle l'indumento sulle spalle. « Se resteremo qua per un po' potresti morirmi di freddo, e non ti voglio sulla coscienza. Tranquilla, a parte un po' di terra era pulito, e no, non ho nessuna malattia anche se non sembra. - Fa una piccola pausa - Non contagiosa, per lo meno. » Ridacchia ancora un po', prima di calare lo sguardo verso le sue braccia, ormai scoperte. Sono estremamente pallide e ricoperte di lividi violacei e segni di ogni genere, testimonianze vivide della sua tossicodipendenza. Ma la sua attenzione è attirata da quel maledetto tatuaggio che sembra crescere sempre di più, consumandolo dall'interno. Lo osserva, giusto in tempo per notare una foglia rossa staccarsi da uno dei rami e volteggiare nel vuoto del suo incarnato fino a dissolversi. La vista gli si appanna per qualche istante, ed una fitta al petto lo costringe a tossire. Si poggia una mano sulla bocca, e quando la scosta è sangue ciò che vede ad imbrattargli il palmo. Di nuovo. Allontana immediatamente il braccio, asciugandosi la mano sui pantaloni scuri, sperando che Malia non si sia accorta di nulla. Si sforza di sorridere dunque, come se nulla fosse successo, gli occhi spenti di nuovo su di lei. « Allora, quanto ci sta il fumo a fare effetto su di te? Voglio vederti fatta! » Si passa la lingua sulle labbra infine, ingoiandosi il suo stesso sangue.


    Edited by haemolacria. - 31/8/2017, 19:37
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    « Va beh, comunque, se davvero ti piacciono le ragazze io lo accetto eh. Basta che mi chiami per guardare » Solleva gli occhi al cielo Malia, per quella che, ne è certa, deve essere come minimo la milionesima volta nel giro dei venti o trenta minuti che sono trascorsi dal suo arrivo accanto al Serpeverde. Francamente, tutte le sue battute a sfondo sessuale cominciano a stancarla non poco - oltre che infastidirla. Sbuffa semplicemente però, incrociando le braccia al petto nel tentativo di mostrarsi non troppo scocciata dalla cosa - anche questo significherebbe ammettere sconfitta di fronte al biondo. Meglio farsi vedere indifferente da lui, come se qualunque cosa potesse scivolarle addosso senza difficoltà. Se c'è una cosa che ha imparato alle numerose lezioni di Duelli durante questi anni è che non bisogna mai mostrare i propri punti deboli all'avversario: lei, in questo campo, non è mai stata la prima della classe, sempre troppo trasparente, bastava guardarla negli occhi per capire quale sarebbe stato il suo prossimo incantesimo, la prof glielo ripeteva sempre. Con gli anni si è sforzata sempre più a imparare a nascondere ciò che non dovrebbe essere esposto alla luce del sole, le strategie, i pensieri, i sentimenti, tutte le sue debolezze. A volte (raramente) ci riesce, altre ancora no. È convinta che si tratti di qualcosa di innato, che non avrà mai modo di combattere e debellare del tutto - è semplicemente sincera, con ogni parte del suo corpo: dalla bocca, agli occhi, ad ogni singolo gesto. E forse ad Artie Cavendish basterà un'occhiata per accorgersi che a lei non piace per niente il modo in cui le si rivolge, che ci sono momenti - battute in particolare - in cui è capace di farle venir voglia di sotterrarsi dalla vergogna.
    « Ti va davvero così male da aver bisogno di metterti a guardare gli altri? » tenta, in un modo un po' impacciato, di rispondere alla provocazione di lui, seppur con scarsi risultati. Sospira immediatamente e sposta lo sguardo da un'altra parte, non del tutto convinta.
    Si stringe nelle spalle. Comincia a far freddo, lì fuori. Sulle loro teste ha cominciato a stagliarsi un agglomerato di nuvole grigie che non promette bene, e un venticello sempre più insistente soffia da Nord, dove le grandi montagne che si vedono dalla torre di Grifondoro delineano l'orizzonte. È freddo, il vento che li investe, e umido e denso. Malia lo riconosce subito: vento di pioggia. Da piccola alla sua tata bastava avvertire una folata del genere per capire che il tempo dei giochi era finito, e che era meglio rientrare in casa perché un acquazzone le avrebbe presto raggiunte. E la piccola Malia era sempre sbalordita dalla natura quasi profetica delle sue parole, perché talvolta non aveva nemmeno il tempo di raccogliere i suoi giochi dal piccolo cortile che il cielo cominciava a versare su di loro grosse secchiate d'acqua gelida.
    Adesso arriva la pioggia, pensa tra sé e sé, senza però dirlo ad alta voce, per qualche motivo. Resta in silenzio ad ascoltarlo parlare, decidendo che si preoccuperà di questo piccolo dettaglio solo più tardi. D'altra parte come concentrarsi sulle condizioni atmosferiche della serata quando si ha accanto qualcuno che si vanta candidamente di essere sospettato di omicidio colposo? « Ed io che speravo si spettegolasse anche sul mio essere un assassino o meno... » proclama lui con fare incredibilmente sereno, e Malia questa volta non può fare a meno di rabbrividire sotto i suoi occhi attenti. Guarda d'istinto da un'altra parte, visibilmente a disagio. Non dovrebbe essere così; uno che ha subito una tragedia del genere, a cui è stata uccisa la madre, e che poi ha dovuto perfino sopportare la terribile agonia di essere ingiustamente accusato dello stesso delitto, non scherzerebbe così a cuor leggero su un argomento del genere. Così c'è qualcosa che non torna.
    tumblr_n36vjbruAj1rk55ato2_250
    Ma d'altra parte lui è pur sempre Arthur Cavendish, è sempre stato un tipo strano, e si potrebbe tranquillamente dire che da lui c'è da aspettarsi di tutto - perfino questo.
    La mora serra le labbra in una linea retta, gli occhi ancora fissi su di un punto non ben decifrato poco distante. « Trovi tanto divertente l'idea di essere additato come un criminale? » sente pronunciare la sua voce, e non fa proprio in tempo a fermarsi che quelle parole sono venute fuori dalla sua bocca, infrangendosi nell'aria fredda intorno a loro. Si tortura il labbro inferiore con i denti, con fare quasi nervoso. « E se proprio ci tieni a saperlo, sì, di gente che ti ritiene responsabile ce n'è in giro, e anche tanta. Onestamente pensavo che non ti avrebbe fatto piacere sentire una cosa del genere » si ritrova a confessare con candore, e a questo punto le sue iridi tornano a incrociare quelle chiare di lui.
    « E tu, tu cosa dici di me in giro? O cosa dirai dopo oggi? » Continua a guardarlo lei, anche dopo che le ha passato la parola, come in attesa di qualcos'altro. Sta effettivamente aspettando che le venga in mente qualcosa di intelligente da dire, mentre si chiede quanto effettivamente possa essere Arthur Cavendish interessato alla sua risposta. Forse ha solo voglia di fare conversazione, e ha deciso di tirar fuori un argomento come un altro, giusto per poter riempire quello che altrimenti sarebbe un silenzio un po' imbarazzante tra loro due. In ogni caso, però, a Malia vengono in mente miliardi di prototipi di conversazioni molto meno strambe di quella che hanno ormai intrapreso.
    Si stringe nelle spalle, optando alla fine per parlargli con sincerità. « Io non parlo di te in giro. Credici o no, ma non sei esattamente il centro del mondo, Cavendish. E non so se la mia opinione su di te è granché cambiata dopo questa sera... Cosa ho scoperto in più, dopo tutto, se non il fatto che sei codardo, come hai detto tu stesso? Che fossi un coglione sempre fatto che fa di continuo battutine a sfondo sessuale lo sapevo già prima. Cos'altro dovrei sapere di te? » si stringe nelle spalle mentre parla con fare quasi noncurante, ma in quest'ultimo frangente è attenta a posare gli occhi in quelli di lui, in una tacita piccola e ultima sfida. Gli dà spazio per parlare, l'occasione di dirle qualcosa di interessante, che possa farla ricredere sul suo conto in qualche modo; un'occasione per mostrarsi come non ha fatto prima e, finalmente, raccontarsi. Dirle tutto quello che ha voglia di farle sapere su di sé senza - forse - ricevere battutine sarcastiche a rimarcare ogni singola parola che pronunci. Non sembra, ma per la giovane Grifondoro questo piccolo spazio per ascoltare ciò che ha da dire equivale quasi a un gesto di pace - sempre ammesso che il Serpeverde decida di riempirlo dicendo cose intelligenti e degne di nota, è ovvio. E considerati i presupposti, Malia non sa esattamente cosa aspettarsi.
    « Se tu sei una persona fantastica io cosa sono? »
    Solleva le spalle, come in un riflesso incondizionato. « Dovresti essere tu a dirmelo. »
    Un brivido di freddo le percorre la schiena. Crede di aver avvertito una goccia d'acqua colpirle la testa, ma non ne è del tutto sicura. Per adesso è anche lei penetrata in quel silenzio sordo che c'è tra loro due, e che non riesce a spiegarsi. Lo osserva, le ginocchia strette al petto, senza dire una parola, mentre è intento ad espirare una nuvola di fumo grigiastro nella direzione opposta. Ogni nota della sua risata di qualche istante prima adesso le pare pesante, troppo rumorosa e inopportuna. Fortunatamente non c'è da attendere molto prima che la situazione torni a sciogliersi e Artie colga la prima occasione possibile per infilare nella conversazione l'ennesima provocazione che sa non essere ben accetta dall'altra parte. « Pensavo a quanto devo sembrare eccitante tutto sporco di terra. Se non fossi bloccato ti proporrei un bel bagno al Lago Nero. Magari nudi, per conoscerci meglio! »
    Sbuffa la Grifondoro, visibilmente esasperata da quelle parole, mentre incrocia le gambe e prende da lui la canna, per poi farne un lungo tiro. « Sul serio, ti rendi conto che dopo un po' diventi noioso con questa storia? » dice, pur consapevole del fatto che questa sua ripresa servirà quasi a nulla, se non addirittura a fare in modo che rincari la dose, incoraggiato dal suo dissenso.
    « Comunque... grazie. Per esser rimasta intendo.. »
    Si stringe automaticamente nelle spalle, sta per rispondergli che non vede proprio il motivo per cui debba continuare a ringraziarla in questo modo, che, insomma, fermarsi ad aiutare un tipo con una gamba praticamente fracassata è il minimo, e chiedergli che razza di persone frequenta lui di solito, da non potersi aspettare nemmeno un gesto come questo da nessuno. Apre la bocca e fa per parlare, ma un vento gelido li investe entrambi all'improvviso, facendo rabbrividire Malia.
    « Che. Cazzo. Di. Freddo. » balbetta incrociando le braccia al petto, nel tentativo di ripararsi un po' di più dal freddo. Quasi in contemporanea coglie con la coda dell'occhio la figura di lui intenta a slacciarsi la cravatta, per poi sfilarsi il maglioncino che ha addosso.
    « Ma che stai- »
    « Di nuovo, non pensare male. Se resteremo qua per un po' potresti morirmi di freddo, e non ti voglio sulla coscienza. Tranquilla, a parte un po' di terra era pulito, e no, non ho nessuna malattia anche se non sembra. Non contagiosa, per lo meno. »
    Si morde il labbro inferiore e aggrotta le sopracciglia, un po' confusa, per poi seguirlo con lo sguardo mentre le adagia il maglione sulle spalle. Non appena la stoffa la sfiora, s'irrigidisce all'istante, visibilmente a disagio. « Non ce n'è bisogno » si affretta a dire, togliendosi subito dalle spalle l'indumento. È fatta così purtroppo, Malia, con le gentilezze di questo tipo si trova sempre in difficoltà, perché le vede solo come risposta ad un suo far pena alla gente. E lei non vuole sembrare debole di fronte alla gente, né per il suo essere donna, né per il suo fisico troppo esile o il suo aspetto fragile. « Ora come ora sono più preoccupata della tua, di salute. Hai la ferita tutta scoperta e qui sta cominciando a piovere. Non è il massimo dell'igiene questa cosa, lo sai?» si ritrova a dire, togliendosi il maglioncino dalle spalle e portandolo sulle loro teste, in modo da ripararsi entrambi dalle gocce di pioggia che adesso sono più regolari. « Ci mancava solo questa » borbotta esasperata, sollevando lo sguardo sulla coltre scura che li sovrasta. Fortunatamente sono ai piedi di un grosso albero secolare, le cui fronde riescono più o meno a ripararli dal grosso delle precipitazioni. Se ci pensa bene, però, non crede di riuscire a immaginare, tuttavia, situazione più sfortunata di quella in cui si sono cacciati. Sono fuori dal castello, di notte, uno di loro ha una gamba rotta e ha cominciato a piovere a dirotto. Se dovessero essere visti durante il ritorno, riceverebbero come minimo una punizione esemplare - se non l'espulsione stessa dalla scuola.
    Sospira, stanca, e quasi nello stesso istante lo sente tossire al suo fianco. Si volta nella sua direzione, e per un istante resta interdetta dalla vicinanza a cui quel pezzo di stoffa che adesso li ripara li ha costretti. Se si avvicinasse ancora un po' da qui, sarebbe capace di avvertire il suo respiro addosso; la cosa, al momento, la confonde non poco. « Cerca di non ammalarti, dai, dobbiamo riportarti al castello tutto intero » gli ricorda, rivolgendogli un breve sorriso, smorzato da una punta di nervosismo.
    « Allora, quanto ci sta il fumo a fare effetto su di te? Voglio vederti fatta! »
    Inarca le sopracciglia, confusa. Davvero non crede che questo sia il momento migliore per parlare di queste cose, o per essere fatti, comincia a pensare che ha davvero sbagliato tutto, sarebbero dovuti tornare subito e non fare gli idioti con quella stupida canna che, sì, adesso sta cominciando a fare effetto su di lei. « Dipende » dice soltanto, stringendosi nelle spalle, anche se in realtà lo stesso Arthur dovrebbe cominciare a notarne gli effetti su di lei, come la voce più alta e più acuta, le risatine nervose e improvvise che le scappano di tanto in tanto e gli occhi che hanno l'aria un po' più assonnata del solito. « A te invece ormai non fa più eff- MA QUELLO È SANGUE?! » sbotta all'improvviso, sussultando, perché nel voltarsi a guardarlo ha notato qualcosa a cui non aveva fatto caso prima. Sull'angolo della sua bocca c'è una piccola macchia rosso cremisi e, non che la vista del sangue la faccia rabbrividire o chissà che cosa, ma ci mette solo qualche istante per capire che, in questo caso, le possibilità sono due: uno, Arthur Cavendish è un vampiro pronto a succhiarle via tutto il sangue che ha in corpo e ad abbandonarla lì, esanime, nel bel mezzo della foresta (stranamente, forse per l'isteria del momento, o magari anche per colpa dell'erba, quest'ipotesi le sembra più plausibile del dovuto); due, nel cadere si è fatto più male di quanto dice in realtà, e adesso sta avendo una di quelle brutte emorragie interne che ti fanno sputare sangue proprio prima di morire. Non essendo rosea nessuna delle due ipotesi, ecco che il panico più totale comincia a montare nella Grifondoro, impossessandosi di lei completamente. « Oddio, Artie, sei sicuro di aver sbattuto solo la gamba per terra? Non hai preso l'addome o una cosa così? Come ti senti? Dici che se ti prendo in braccio ce la facciamo ad arrivare al Castello? Non devi essere troppo pesante, possiamo... sì, sì, andiamo, che quello è proprio sangue e non è il caso di lasciarti morire qua per una stupida canna. »
     
    .
  9.      
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Ti va davvero così male da aver bisogno di metterti a guardare gli altri? » In realtà sì. Si morde la lingua, Arthur, colpito nel profondo da quell'ennesimo tentativo di provocazione. La sua vita sentimentale ha sempre fatto schifo, sempre se vita sentimentale può esser chiamata. « No. » Imbroglia dunque, mentre la sua espressione da bambino indispettito tradisce quella palese bugia « E' solo che è divertente guardare, dovresti provare per credere, qualche volta. » Si difende, senza ribattere oltre,sperando vivamente che Malia non sia riuscita a cogliere quella leggera nota di imbarazzo nel suo tono di voce. Un Arthur Cavendish imbarazzato, di certo non roba che si vede tutti i giorni.
    « Trovi tanto divertente l'idea di essere additato come un criminale? » La voce di lei lo coglie di sorpresa, inducendolo a voltarsi per guardarla. Un silenzio tombale esplode nell'atmosfera circostante, accompagnato da quel vento gelido che scompiglia loro i capelli. « E se proprio ci tieni a saperlo, sì, di gente che ti ritiene responsabile ce n'è in giro, e anche tanta. Onestamente pensavo che non ti avrebbe fatto piacere sentire una cosa del genere » Incrocia il suo sguardo, mentre si limita ad una stretta di spalle. La verità è che non gliene è mai fregato un cazzo di cosa la gente possa pensare di lui. E' un atteggiamento infantile il suo, viziato come diceva sempre sua madre, ma non può farci nulla. Ad Arthur piace essere il classico ragazzo che non presenteresti mai ai tuoi genitori. Sa di essere sbagliato, di esser nato male, e proprio per questo non ha mai fatto nulla per migliorarsi.
    « Sì. Lo trovo divertente » Asserisce, il tono di voce sincero ed uno strano bagliore sinistro a luccicare attraverso i suoi occhi cerulei. « E questo lo sapevo già, comunque. Stavo solo provando a vedere quanto saresti resistita dal non volermi ferire e..Bingo! Ci hai provato e non me lo aspettavo. Evidentemente ti piaccio più di quanto non crediamo. » Continua con una disinvoltura gelida e quasi disumana. Si stringe nelle spalle, abbandonando lo sguardo di lei per piantarlo in un punto non ben definito della foresta. "Onestamente pensavo che non ti avrebbe fatto piacere sentire una cosa del genere" La sua voce gli rimbomba attraverso le pareti dei suoi pensieri, suo malgrado. Non vuole soffermarsi molto sul fatto che, per l'ennesima volta in quella serata, Malia lo abbia sorpreso con un gesto carino nei suoi confronti. Vuole restare ben saldo sui suoi pregiudizi riguardo la Grifondoro, senza alcuna interferenza, perchè così è tutto più facile. Eppure...Scuote la testa, mordendosi il labbro inferiore come a volersi punire. Con ogni probabilità, a differenza sua che è una persona davvero di merda, quello è un trattamento spontaneo che la Stone riserva a chiunque. E lui non ha niente di speciale.
    « -Cos'altro dovrei sapere di te? » Torna a guardarla, dopo aver ascoltato silenziosamente la sua opinione nei suoi riguardi. Apre la bocca istintivamente per ribattere, pronto a rigettarle addosso tutto quel veleno che ha sempre saputo di possedere eppure...Non trapela nulla dalle sue labbra sottili se non un flebile sospiro. La verità è che è ferito. Arthur Cavendish, colui che non ha mai fatto caso alle critiche, non è riuscito ad assestare il colpo questa volta. Rimane dunque in silenzio per più di quanto non dovrebbe, calando lo sguardo lentamente e torturandosi le mani per il nervosismo. Non gli piace, non gli piace per niente. Non capisce perchè le parole di Malia, colei che fino a poco tempo prima non considerava altrimenti se non una fastidiosa compagnia, siano capaci di colpirlo così tanto. "Tu non sai niente di me" vorrebbe dirle, soggiogato dall'istinto. Il problema è che, a quanto pare, Malia Stone sa tutto di lui. Sospira allora, sperando che la ragazza non si sia accorta di quell'attimo di debolezza. Quell'orgoglio assopito sembra rimontare, e allora alza il capo Arthur, pronto a ribattere. Pronto a ferire per non essere ferito.
    « Woow.. » Sibila, accompagnando l'esclamazione con un labiale piuttosto pronunciato « Ed io che pensavo di averti fatto un po' meno schifo oggi. » Si stringe nelle spalle con indifferenza, mentre quello scudo di protezione si fa spazio attraverso di lui. Per qualche attimo abbandona persino quell'aria da perenne fumato che lo accompagna quotidianamente. Lo sguardo si fa tagliente, mentre un angolo delle sue labbra si piega in un sorriso di dubbia provenienza. Ed eccolo, il secondo lato della medaglia. La parte oscura del piccolo, ironico e sbadato Cavendish.
    « Dovresti sapere che quella che hai appena descritto è la parte migliore di me. » Sibila, la voce più roca e profonda del normale. Non li sa cogliere i messaggi nascosti, Cavendish. Non è fatto per le tregue. « Quindi pensa in quale merda mi trovo.. » Continua. Scoppia a ridere poi all'improvviso, e la sua risata spezza quella tensione. I suoi lineamenti si rilassano, il suo sguardo torna ad essere vacuo, la sua espressione assente: eccolo di nuovo, il Cavendish che tutti conoscono. Scuote la testa con una faccia da schiaffi alla lamentela di Malia riguardo le sue fantastiche battute. « Non ce n'è bisogno » Si irrigidisce sotto il suo tocco, la ragazza, togliendosi immediatamente il suo maglione da sopra le spalle. Aggrotta entrambe le sopracciglia Arthur, sorpreso. Di cose sbagliate ne fa e ne ha fatte tante nella sua vita, ma quella non gli sembra rientrare nell'elenco.. « E dai, guarda che non ho la lebbra! » Si lamenta « Non ti voglio sulla coscienza se mi muori di freddo. Già sei fastidiosa così, figuriamoci da morta! » Ma Malia non gli dà retta, ed Arthur decide di non ribattere oltre. Forse capisce qual'è il problema: non vuole la sua pietà, non vuole la sua compassione. E allora accetta Artie, accetta per una rara volta di rispettare il volere altrui, perchè se c'è qualcuno quì che di compassione nella sua vita ne ha ricevuta sempre fin troppa, sino ad odiarla con ogni cellula malata del proprio corpo, questo è proprio lui.
    tumblr_inline_mwidav23xQ1r6n7q2
    « Ora come ora sono più preoccupata della tua, di salute. Hai la ferita tutta scoperta e qui sta cominciando a piovere. Non è il massimo dell'igiene questa cosa, lo sai?» Annuisce, Artie, soffermandosi per qualche secondo sulla propria gamba, per poi stringersi nelle spalle. « Forse hai ragione.. Ma piuttosto, poco fa mi hai dato del codardo e tante altre cose belle e adesso ti preoccupi per me? Così mi confondi, Stone.. » La incalza, sorridendo angelicamente e sta quasi per tirarle un buffetto amichevole, quando una strana sensazione lo costringe ad alzare il capo. Pioggia. Fino a quel momento non se ne era nemmeno accorto, ma delle corpose gocce stanno iniziando a trapelare attraverso le fronde di quel grosso albero che li circonda, sino a bagnare i loro visi. Ride allora, Arthur, con una spontaneità quasi bambinesca: ha sempre amato la pioggia. Esce fuori la lingua, facendo per raccogliere qualche gocciolina. Sente la ragazza lamentarsi, poco prima di venire coperto dal suo stesso maglione. « Ma...No, uffa, era divertente. » Borbotta come un bambino al quale è stato portato via il suo giocattolo preferito, voltandosi allora verso di lei ed accorgendosi di quanto sia effettivamente vicina.
    « Cerca di non ammalarti, dai, dobbiamo riportarti al castello tutto intero » Gli sorride ed Arthur, suo malgrado, fa lo stesso. Se c'è qualcosa di buono in quella sua testa di cazzo, è la capacità di dimenticare in pochi minuti qualsiasi offesa. Nonostante non sembri, visto il tipo, non è mai stato capace di portare rancore. Ed è un sorriso sincero, privo di qualsiasi malizia dunque, quello che si staglia sul suo viso più pallido del solito. « Grazie. » Mormora soltanto, sapendo bene di non poterle promettere una cosa del genere. E' già malato. Ad ogni modo, sono così vicini che se solo volesse, potrebbe sfiorarle il viso con il proprio naso. La prospettiva sembra non dispiacerlo affatto, ma cerca di non farci caso distogliendo lo sguardo da quello della ragazza. Si sofferma sulle sue labbra allora, istintivamente. Sono rosee, abbastanza carnose e...Cosa stai facendo Arthur? Sente uno strano calore alle guance e cambia di nuovo direzione, questa volta girandosi completamente. « Dipende » La sente mormorare. « Da cos- »
    « A te invece ormai non fa più eff- MA QUELLO È SANGUE?! » Sobbalza, sbarrando gli occhi di fronte a quell'uscita inaspettata. Istintivamente si poggia una mano sulla bocca, per osservare poi i polpastrelli delle sue dita sporchi di sangue. Merda. Alza il capo verso di lei, l'espressione preoccupata mentre cerca una scusa plausibile. Ma Malia non lo aiuta a ragionare, mentre, palesemente in preda ad un attacco nervoso, parla senza quasi prender respiro. « Shhh! » Alza le braccia, in un gesto che vuole intimarle di calmarsi, mentre scuote la testa. « Calma, calma, prendi fiato Malia- Sospira anche lui -Non è niente, non preoccuparti. Non è dovuto alla caduta, il sangue » Borbotta, guardandosi attorno come a voler trovare una soluzione a tutto quel guaio. « E'...Io..Diciamo che non sto tanto bene, ecco. Ma ci sono abituato, mi capita spesso. Non sto per morire, so che probabilmente ci hai sperato ma non ti libererai tanto facilmente di me » Ridacchia, ed un altro colpo di tosse gli scuote il petto, costringendolo a coprirsi il viso con il braccio. Il gusto del sangue gli riempie di nuovo la bocca, mentre si pulisce con una mano. Alza lo sguardo su di lei. « Se mi tratterai diversamente solo perchè sono malato giuro che stavolta ti picchio » Asserisce, il tono di voce tutt'altro che minaccioso tuttavia. Sta cercando di prendere la situazione con leggerezza, non vuole la sua compassione. E' stanco di far pena alla gente.
    « E senza offesa ma..Non voglio esser preso in braccio da te, già ho una gamba rotta e sono pressochè inutile, non mi serve un'altra umiliazione per questa serata non credi? » Ride sommessamente, poggiandosi poi con entrambe le mani al suolo. Cerca di sollevarsi, ma senza un appiglio su cui aggrapparsi è difficile. « Non riesco ad alzarmi da solo, ma se mi aiuti..Potrei arrivare al castello saltellando su una gamba sola. Non è la prima volta che mi riduco così male, dovrei farcela. Per il coprifuoco non preoccuparti, mi prenderò io tutta la responsabilità. ..Solo perchè sono fisicamente impossibilitato a ricevere una punizione, mica per altro. » Sei proprio sicuro Cavendish?
    « Allora, smetti di andare nel panico e andiamo? Sembri mia madre. ..Anzi no, battuta sbagliata. » Aggiunge infine, e vorrebbe rivolgerle un sorriso sfottente, ma è tutt'altro sorriso quello che gli illumina per qualche minuto il viso pallido. Sincero, quasi amichevole, riconoscente. Perchè nonostante tutto, nonostante si ostinerà sempre ad ammettere di non aver bisogno di niente e nessuno, è bello avere qualcuno che si preoccupi per lui.


    Edited by haemolacria. - 31/8/2017, 19:38
     
    .
8 replies since 14/6/2017, 19:40   274 views
  Share  
.