LOOKING FOR zip

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  1. Darjay
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    Era una serata tranquilla al campo: ormai si era fatto tardi e la maggior parte dei ragazzi, dopo cena e baldoria, si era ritirata nei rispettivi alloggi. Anche Claire aveva fatto lo stesso: aveva passato la giornata a giocare in mezzo ai campi verdi disponibili insieme alle sue due più care amiche Tassorosso, con le quali aveva spettegolato abbastanza e si era finalmente divertita, riuscendo a non pensare che... Le mancava la sua famiglia. Per questo motivo non riusciva a dormire mentre le altre due, stese nei letti a castello di fronte al suo, erano crollate addormentate dopo pochi minuti. Sospiró un' ultima volta prima di prendere una decisione oculata: uscire di lì. Per fare cosa, non lo sapeva ancora. Chi voleva trovare a quell' ora di notte! Le si accese una lampadina {Ma certo!} e si scaraventó fuori dalla stanza dopo essersi cambiata sbrigativamente: una maglietta gialla e nera (giusto per non perdere l' orgoglio Tassorosso), una giacca di jeans e un paio di pantalocini in denim. Le prime cose che aveva trovato nell' armadio. I capelli tendenzialmente lisci erano tenuti in ordine dalla solita frontina sottile, per il resto portava solo la bacchetta infilata nell' apposito fodero della cintura. Si chiuse la porta alle spalle cercando di fare meno rumore possibile e poi fu investita dall' aria gelida della sera. {Per Merlino...!} un attimo di pelle d' oca prima di stringersi di più nella sua giacchetta, intanto che procedeva osservandosi attentamente intorno. Dove poteva essere? Ancora un' altra illuminazione, e aumentando il passo iniziò a dirigersi verso il lago. Si stropicció gli occhi: forse iniziava ad avere più sonno di quanto credeva... Ma ormai era lì, e nessuno l' aveva costretta! Tendendo l'orecchio ai rumori circostanti, procedette senza troppa paura verso la sua meta con le sue scarpe da ginnastica nuove - e bianche ancora per poco. Il lago con la sua riva erano a malapena cento metri da lei; si fermó, alzando le sopracciglia sulla fronte mentre la schiena si faceva un po' avanti (come se potesse vedere chissà che con quel buio), tutto il peso del corpo su una gamba e l' altra lasciata a mezz' aria prima di esordire con un {Zip!} non urlato, diciamo sussurrato ma con decisione e l' intento di farsi sentire. Sospiró rumorosamente e si fece ancora più avanti, sperando di vederlo. A quell'ora il ragazzo poteva essere solo in tre posti: il suo dormitorio (e visto il tipo era da escludere), la stanza di qualche ragazza o il lago. Non aveva intenzione di girare tutte le tende femminili, quindi se non fosse stato lì, probabilmente non ne avrebbe fatto una tragedia. Peró tentó ancora, perché non guastava mai {...Zip!} un po' più forte, strizzando le palpebre nella notte. Nel frattempo un ulteriore brivido {Fanculo che freddo!} sgranando gli occhi mentre tirava su col naso. Lezione imparata: vestirsi in maniera più adatta alle temperature la prossima volta.
     
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    Serata tranquilla, tutto nella norma se non fosse che il ragazzo non si trova nella casetta di qualche ragazzo, no, passeggia in solitaria tra la vegetazione che, lussureggiante, finisce sulle sponde del lago. Cammina tra i bassi arbusti, con una sigaretta tra le labbra e una pila babbana a fargli da guida. Costretto ad usare oggetti preistorici perché quel matto di preside ha deciso di non restituire loro le bacchette. Grande lezione strategica, senza dubbio, ma poco pratica quando si parla di ragazzi che hanno nelle vene la magia, ma senza il loro stecco di legno, non riescono ad usarla. Ed esercitarla. E allora a che pro vanno ancora a scuola se il loro sapere è dipendente solo e soltanto dai libri teorici e mai dalla pratica? Ha fumato qualche canna di troppo prima di uscire dalla sua stanza, lo ammette senza
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    problemi, per questo si ritrova a fare giri filosofici sull'utilità di quel divieto disciplinare che lo fanno sentire come Arthur Schopenhauer. La vita dei poveri studenti in quel campo oscilla tra il sesso e la droga. E basta. Perlomeno per lui. Non vi è noia o dolore in quella prigione dorata. Ma solo divertimento e libertà condizionata. E bravo, Kingsley si ritrova a pensare, mentre vaga senza una meta verso la sponda nord del lago. Chi si potrebbe mai lamentare in questo paradiso terreste? "Non avete le vostre bacchette, ma avete delle vacanze in una villeggiatura super lussuosa dove potete fare quello che volete, quando volete, con chi volete." Un discorso che non fa una piega dopotutto.
    {Zip!} Quel sussurro sembra essergli arrivato alle orecchie sospinto dal vento, tanto che il ragazzo, all'inizio, crede di esserselo immaginato. Si stringe nella felpa, mentre si cala il cappuccio sopra la testa. Spegne immediatamente la torcia, rimanendo al buio. Si guarda intorno, acuendo la vista, fin quando i suoi occhi non diventano due piccole fessure. Rimane immobile per qualche istante, fin quando non sente rumori di passi non troppo delicati, che rompono pezzi di legno lungo il loro cammino. Segue il suono con gli occhi, finché non scorge una figura poco più lontana, che si staglia contro la luce esterna delle casette a ridosso della sponda. {...Zip!} Una voce femminile. Sorride nell'ombra e decide di avvicinarsi a lei di soppiatto. Chissà, magari riesce a rimediare anche una sveltina senza troppe complicazioni future. {Fanculo che freddo!} E' quando le è dietro le spalle che la riconosce in tutto per tutto. Claire. Gli viene quasi da ridere mentre la vede allungarsi per cercarlo nel buio. Quasi fosse certa di trovarlo lì. Si domanda se l'ha cercato già in tutte le casette femminili, come l'ha minacciato di fare qualche sera prima. Stringe la presa delle labbra intorno alla sigaretta, mentre l'agguanta la vita con entrambe le mani, scoccandole un bacio sulla guancia. «Mi cercavi, tassetta L'addita una volta lasciata la presa sul suo corpo. Fa un passo in avanti, sistemandosi al suo fianco, prima di tastarsi le tasche della felpa con le dita. Ritira fuori la torcia e l'accende, alla luminosità minima, così da non essere scoperti, come due deficienti, con le mani nel sacco. E fuori dai loro alloggi ben oltre l'ora del coprifuoco. Illumina la terra circostante, fino a scovare un bel tronco di legno, poco più in là. Va a sedercisi sopra, prima di farle cenno di avvicinarsi. «Non riuscivi a dormire e avevi bisogno del mio aiuto farmaceutico Indica con il dito la sigaretta magica che ha già rollato prima di uscire dal proprio alloggio e che tiene sopra l'orecchio destro. Sempre a portata di mano, in caso di evenienza. «O magari ti sei decisa a provare qualcosa di più forte, per farmi contento, una buona volta?»
     
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  3. Darjay
         
     
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    Le parve di vedere una luce: era forse il Lumos proveniente da qualche bacchetta? Un secondo dopo averlo pensato schioccó la lingua sul palato: non poteva essere! L' uso delle bacchette era stato bandito al campo estivo. Che sciocchezza. Stringendosi un po' nella sua giacchetta di jeans fece qualche ulteriore passo verso il lago sebbene quella luce che aveva prima notato adesso fosse di nuovo spenta. Sbuffó, spostandosi un ciuffo di capelli che a causa del vento le era ricaduto su un occhio; borbottó fra sè e sè un preoccupato {Qui me la vedo male} perché tutto l' ambiente non è che fosse proprio rassicurante, con tutto quel buio. A un certo punto le parve di udire un suono di passi proveniente dalle sue spalle. Si frizzó istantaneamente, ma non ebbe neanche il tempo di girarsi che i suoi fianchi vennero circondati da un paio di braccia più che conosciute. Nonostante questo si prese uno spavento bestiale e sobbalzó visibilmente {Sant'Iddio!} esclamó pure a mezza voce, voltandosi verso la figura di Zip intanto che si strofinava delicatamente il punto in cui l'amico le aveva schioccato quel bacio affettuoso (?). {Tassetta di sto cavolo! Volevi farmi morire??} provó a sgridarlo, ma non riuscì a essere seria più di tanto: proprio non era capace di arrabbiarsi con lui, anzi la cosa la fece addirittura sorridere verso la fine della frase, quando gli allungó una manata col dorso della mancina. Aspettó che lui avesse riacceso la torcia e punti un tronco caduto di un albero, poi lo seguì in quella direzione senza lamentarsi troppo: era decisamemte meglio posare il sedere da qualche parte, no? Ci si sedette sopra, accanto a Zip. Sorrise strabuzzando le palpebre {Che vuoi dire? Io ti faccio sempre contento!} scherzó, prima di incrociare le gambe sul tronco in stile squaw. {È che sono una moglie gelosa!} rifilandogli una gomitata divertita nello sterno prima di ridacchiare. Si schiarì alla fine la voce per farsi più seria {...Che cosa hai di più forte?} nemmeno stesse valutando quella alternativa, alzando le sopracciglia sulla fronte.

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