Violent delights have violent ends

FEBBRAIO 2017

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    Giorni, settimane, mesi interminabili. Sembravano fossero in viaggio da una vita. Holden e Tris erano a caccia, ma erano al contempo in fugga. Ognuno tormentato dai propri demoni, ognuno messo alla prova a modo suo da questo infame destino che soggiace sopra la loro testa come una spada di Damocle. Il branco di Londra si è da tempo disperso, ha lasciato i dintorni della città alla ricerca di posti più sicuri in cui dormire sogni tranquilli. Ma con le migliori creature dei Morgenstern in circolazione, non c'era da chiudere troppo serenamente gli occhi. L'una selvaggia come poche guerriere abbia visto la Gilda, l'altro quasi chirurgico nel approccio alla lotta. Letali entrambi; danzatori diversi eppure entrambi così meticolosi. Due pesci fuor d'acqua per motivi diversi. Lei, in particolar modo sembrava non essere adatta a posto alcuno. Non stava bene con i suoi amici, non con il suo ragazzo, non nutriva particolare vicinanza nei confronti della famiglia e a volte sembrava detestasse persino la presenza del fratello. Tris si odiava e di rimando odiava tutti gli altri senza distinzione alcuna. Alcuni li amava pur odiandoli, ma l'odio non svaniva mai dalle sue viscere. « A volte credo che sarebbe stato più facile se io ti avessi odiato, rinnegato, come tutti gli altri. » Glielo diceva con freddezza e disinteresse, ben convinta che nessuno dei due credessero a quelle affermazioni. Lei quanto meno gliele diceva; gli diceva tante cose, quasi nella speranza che prima o poi se ne sarebbe andato. Bramava la sua ira, il momento in cui finalmente l'avrebbe rinnegata in quanto futura matriarca. « Il diavolo scorre nelle mie vene tanto quanto scorre nelle tue, Holden Morgenstern. » A quei tempi sembrava la cosa più sensata che gli avesse detto. A modo loro, persino il diavolo lo condividevano. Lei ce l'aveva nella testa, lui nelle ossa. Erano finiti i tempi in cui quella bambina dai riccioli scuri incontrava il fratello in un bar qualunque di periferia prendendolo apertamente in giro. Tris era cresciuta, controvoglia e per motivazioni sbagliate. Tris era cresciuta e quella bambina dal volto innocente si era prosciugata, sciolta come un cubetto di ghiaccio sotto il sole. Era svanita nell'atmosfera. Polvere alla polvere. Cenere alla cenere. Tris era partita per quella crociata contro il volere di tutti. Lo aveva fatto andando apertamente contro il Credo, contro la sua gente e aveva chiamato il fratello poiché era l'unico che avrebbe compreso il desiderio intrinseco di vendetta e riscatto. E per farlo, si era lasciata indietro tutto; la scuola, la spilla, Eric, la sua stessa gente. In quei momenti di rabbia nulla sembrava distoglierla dalla sua missione, nemmeno le innumerevoli insistenze del giovane Donovan di tornare a casa. Nemmeno le minacce del padre o gli ammonimenti del suo insipido Conclave - un manipolo di uomini che la giovane futura matriarca non aveva mai visto di buon occhio. « Il nostro patto di sangue, fratello, si è ridotto a una serie infinita di burocrazie. Siamo diventati più democratici e meno liberi. » Beatrice vedeva il paradosso della questione, lo percepiva nelle ossa. Richard non era mai stato il patriarca che i loro antenati avrebbero voluto. Stava mandando i suoi uomini a morire in battaglie destinate a schiacciare le loro forze armate. Si era imbarcato in una crociata contro tutto e tutti, tranne che verso gli unici elementi che stavano realmente nuocendo alla loro libertà. La Gilda ha giurato sin dai primordi di non immischiarsi mai nelle faccende del potere temporale, poiché la loro missione si collocava ben al di là della mera ordinaria amministrazione statuale. Eppure, questi ultimi padri fondatori sembravano aver perso completamente il lume della ragione. Non più protettori degli uomini, bensì protettori di interessi particolari, dettati dalla regola del miglior offerente. Questo, Beatrice non poteva accettarlo, ma anche mettersi apertamente contro il padre non le avrebbe portato poi molto. Richard era amato e rispettato, anche adesso che la malattia incombeva sulla sua testa. Non lo aveva mai amato come una figlia ama un padre, ma lo ha sempre rispettato in quanto leader naturale della sua gente. Lui, si è sempre tenuto lontano dai suoi figli; non ricorda un'unica conversazione con lui che avesse la parvenza di un rapporto famigliare. La sua politica è ben diversa da ciò che a Tatev le hanno insegnato. Rispettare la natura, proteggerla e venerarla, poiché quando anche l'ultimo uomo si sarà estinto, ella - in qualunque forma e stadio si trovi - sarà sempre lì. Rispettarne i tempi e le naturali trasformazioni, festeggiare il naturale corso delle stagioni, gioire per la pioggia e per il vento, per il sole cocente di mezz'estate. I monaci le hanno implicitamente insegnato che, tutto sommato, anche le creature magiche fanno parte dell'ecosistema, e che a morire dovessero essere solo coloro che, minavano la sicurezza di un'altra fetta dello stesso. I cacciatori dovevano essere terziari, intervenire solo là dove il coesistere diventava un problema. Richard, dal canto suo, aveva reso quella missione una cosa ben più personale. Li voleva tutti morti. Eppure era infinitamente ipocrita, poiché, pur volendoli tutti morti, non aveva avuto il coraggio di uccidere l'unico che aveva visto nascere.

    Alla fine quel branco era caduto sotto i colpi dei due fratelli Morgenstern. Uno ad uno erano stati braccati e uccisi con il rispetto e la velocità delle antiche tradizioni. Non aveva provato piacere nel infliggere loro il colpo di grazia, ma lo aveva fatto, perché chiunque avesse portato alla morte così tante persone, si poteva solo che meritare la pena capitale. Non erano creature degne di fiducia, non avrebbero mai smesso di mettersi in aperta controversia con la società civile. E se Richard non aveva intenzione di fare nulla per fermarli, lo avrebbe fatto Beatrice, con l'aiuto di Holden. Aveva viaggiato per settimane e settimane attraversando il paese da Sud a Nord. Li avevano seguiti uno ad uno e sterminati. Ne restava solo uno. E dovevano prenderlo prima che la luna piena gli permettesse di rimpolpare nuovamente il suo branco. A forza di seguire il suo tragitto, i due si erano accorti che Willson si stava dirigendo verso l'unico posto in cui, uno come lui non sarebbe dovuto finire. La città santa. Nessuno al di fuori della Gilda si è mai spinto così vicino alle loro terre fino ad allora. Lei si muove nei boschi circostanti Inverness con agilità e famigliarità. Pur avendo passato così poco tempo nelle sue terre natali, conosce quei luoghi come le proprie tasche. Sa che cosa vi si cela. Lui colpisce alle spalle, con la supponenza che solo un uomo disperato può avere, e li coglie impreparati. Le guardie messe a difesa del territorio - un'invenzione tra l'altro tutta di Richard, paranoico fino al midollo com'è - cadono una ad una mentre l'uomo si addentra nel territorio. Sempre più all'interno, sempre più vicino al cuore pulsante del Credo. [...] E dopo un tempo infinitamente lungo lo vede. E' inginocchiato di fronte alla statua di Raziel in quello che lui chiama il suo altare privato. Un rosario in mano e un leggero mormorio. Preghiere; sta pregando. Beatrice se ne accorge subito che Richard non è più l'uomo di un tempo. Dalla particolare posizione in cui si trova riesce a scorgere il suo volto pallido e ormai tempestato da rughe profonde; i capelli quasi completamente bianchi. Sembra essere invecchiato di vent'anni in poco più di qualche anno. E' più magro, la muscolatura quasi completamente spolpata. Ma sono i suoi occhi, aizzati sulla candela di cera bianca che ha di fronte a inorridirla. Quello è lo sguardo della follia. Prova paura, mentre si stringe i pugni pronta a convincersi di andare oltre. Hanno pur sempre una missione. Scovare l'alfa. Ucciderlo.
    Non ha mai amato Richard. No. Non l'ha mai fatto. Eppure una parte di lei sembra spezzarsi nel vedere l'ombra dell'uomo che è rimasto. Gli hanno dato poco tempo di vita; forse per questo si sta sbrigando con così tanta foga di sistemare i suoi affari. Gliene hanno dato poco, di tempo, ma non abbastanza poco - pare - da impedirgli di creare danni irreparabili. Ed è allora che nell'ombra, alle sue spalle, brilla qualcosa. Un paio d'occhi dorati famelici. Le zanne scoperte sembrano comporre un ghigno soddisfatto.
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    Richard, ancora intento nelle sue preghiere, così concentrato, così impreparato all'idea che una creatura si spinga fino a lì, sembra non accorgersene di nulla. L'alfa è silenzio nell'uscire dalla fitta vegetazione dirigendosi verso di lui alle spalle. Ed è allora che le lame celate di lei scattano, pronte a nutrire l'argento con sangue fresco. Ma in quel momento sembra come paralizzata, mentre quella presenza maligna a capo dei suoi più infimi desideri fa capolino. « Anche se lo sapesse, non sarebbe in grado di contrastarlo. » Le sussurra Lei nell'orecchio mentre il pentacolo alla base della schiena pulsa di vita propria. « E' la tua occasione, Beatrice. Se il vecchio muore, potrai riavere tuo fratello, la tua gente, dare il posto che spetta alla Gilda. » Ma lei scuote la testa, al contempo come paralizzata. E' come se le sue gambe non volessero muoversi. « E' debole e malato. Ha fatto soffrire così tante persone. » Gli occhi scuri di lei si ergono sulla figura imponente del fratello. Quanto ti ho amato; quanto ti ho bramato. Mai ho avuto modo di essere tua sorella. Mai come ora. Le piaceva. A Beatrice piaceva essere sorella di Holden. Le piaceva sentire di avere qualcuno da proteggere e sentirsi al contempo protetta. Uno spalleggiarsi continuo e incessante. Un legame che andava al di là di qualunque fedeltà voluta. Beatrice e Holden erano legati, incollati uno all'altro, che lo volessero o meno, lo stesso sangue scorreva tra le loro vene; un sangue che si cercava come una calamita. Dopo un momento infinitamente lungo, mentre il lupo si avvicina pericolosamente alle spalle di Richard Morgenstern, Beatrice posa una mano sul braccio del fratello. Basterebbe un secondo per scattare in aiuto del padre. In due, il maledetto non avrebbe scampo. Finirebbe tutto prima ancora di essere cominciata. Eppure, non accade niente. La mano di lei, si stringe attorno a quella di lui, mentre il lupo colpisce. Una, due, tre volte. E il corpo esanime cade ai piedi della statua di Raziel. Un'unica lacrima sul suo volto prima che quello stesso odio che tanto la contraddistingue incalzi di nuovo. « Uccidilo. »




     
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    Holden non era mai cresciuto tanto e tanto in fretta come nell'anno che trascorse fianco a fianco con sua sorella Beatrice. Fu più di una battuta di caccia straordinariamente dilatata nel tempo e profonda negli scopi e nella determinazione: fu un pellegrinaggio. Proprio come un pellegrino, Holden intraprese la via della caccia mosso da un atto di fede e nel farlo, passo dopo passo, continuò ad allontanarsi ancora di più dall'ombra del ragazzo che aveva lasciato il Monastero nei picchi ghiacciati della Siberia. Quando Tris gli chiese aiuto affinché incrociassero le armi per abbattere un branco di lupi mannari, al maggiore dei Morgenstern non servì altro: nessuna informazione, nessuno scopo, nessun perché. Il solo fatto che la sorella fosse arrivata a chiedergli aiuto, evento più unico che raro in una famiglia particolare come la loro, rappresentava già di per sé una motivazione sufficiente per incoccare ancora una volta una freccia; il Voto alla caccia avrebbe sopperito a tutto il resto, in termini di incentivi alla causa. Holden, come tutti gli appartenenti alla Gilda, aveva giurato di proteggere con il corpo e con lo spirito l'Uomo dalla minaccia delle creature della notte e quel giuramento aveva sempre pesato più di ogni altra cosa per lui. Anche quando la Gilda, la sua stessa famiglia, arrivò a rinnegarlo costringendolo alla macchia come una delle belve che essi cacciavano, mai si sarebbe ribellato ai dettami del Credo e di Dio. Gli uomini sono per definizione creature imperfette ma il voto che aveva fatto lo vincolava a qualcosa di più elevato, tradire il quale avrebbe significato peccato. Ma oltre il semplice senso del dovere, a muovere Holden era stato l'affetto per l'unica persona al mondo ad averlo trattato da essere umano prima ancora che da ibrido, ignorando la maledizione che gli scorreva nel sangue e che rischiava di tornare a galla ogni volta che avesse perso il controllo delle proprie emozioni, permettendo che l'istinto prevalesse sulla razionalità. Beatrice era stata la sorella che per lunghi anni non aveva avuto e, malgrado la lontananza, egli si era ripromesso di starle vicino il più possibile. Era successo qualcosa alla futura matriarca, qualcosa di terribile capace di offuscare la luce che aveva sempre visto nei suoi occhi, qualcosa che Holden non ebbe mai l'ardire di chiedere: non erano quel genere di fratelli, sarebbe stata lei, se ne avesse sentito l'esigenza, a confidarsi. D'altronde, Holden per primo aveva dei segreti che non era pronto a confessare ad alta voce. Quando aveva scoperto del rituale per eliminare una maledizione e trasferirla nel corpo di un'altra persona, che fungesse da vettore, si era sentito talmente colpevole, talmente sporco da scappare via da tutti per scappare da sé stesso. Ricordava ancora distintamente la battuta di caccia in Giappone nel quale uno strano Indicibile l'aveva coinvolto: proprio lui, che coi misteri e coi più arcani segreti della magia ci conviveva per lavoro, si era lasciato sfuggire come dopotutto le maledizioni non siano altro che un regalo. Lo devi accettare, ne sei costretto, ma di tanto in tanto puoi decidere di liberartene alla prima festività utile, riciclandolo come regalo per un'altra persona. Per notti e notti, nei logoranti silenzi orientali, rimase sveglio a vedersi diverso, libero. Nella luna pallida si vedeva Patriarca, immaginava il volto di Richard Morgenstern finalmente fiero del proprio erede, il ragazzo che era riuscito a compiere l'impossibile divenendo un uomo. Nel fruscio degli alberi accarezzati dal vento, sentiva le acclamazioni dei compagni d'arme, fieri di essere guidati da un vero Guerriero, forte del ferro e dello spirito santo. Questo avrebbe significato tuttavia condannare un innocente al proprio destino, ovvero infrangere il sacro giuramento che aveva stretto verso Dio. Per cosa? Il più vile ed egoistico dei fini: la felicità. No, non avrebbe mai potuto accettarlo. Avrebbe continuato a portare quella croce; martire, forse, ma puro.

    Non una parola di lamento uscì dalle labbra del cacciatore, nei lunghi mesi in cui i fratelli rimasero a stretto contatto. Era palese come nessuno dei due ne fosse abituato, fisicamente ed emotivamente: nonostante il profondo legame che li univa, nel sangue e nell'animo, erano pur sempre due bestie solitarie. Erano sempre stati abituati a vedersi per poco tempo, raccontarsi delle battute di caccia, rincuorarsi a vicenda e farsi forza per poi tornare nelle rispettive solitudini, torri d'avorio dalle quali braccare la preda era più facile. Non erano abituati l'uno all'altra per un tempo così lungo, sarebbero potuti impazzire o uccidersi a vicenda. La giovane si dimostrò non troppo velatamente insofferente nei confronti delle lunghe ore di preghiera del fratello o delle sere che egli passava in religioso silenzio, in meditazione, alla ricerca dell'equilibrio spirituale che gli permettesse di domare con forza e tenacia la Bestia; era certo che fosse sempre sul punto di pronunciare qualche blasfemia, che però non arrivò mai. Holden d'altro canto iniziò a mal sopportare l'irruenza di Tris, nei gesti così come nelle parole, lui che soppesava anche il più infimo pensiero perché fosse filtrato da virtù piuttosto che dal vizio. Se non hai nulla di positivo da dire, taci. Almeno risparmierai ossigeno. Non erano state poche le volte che Beatrice gli aveva rivolto parole dure, pensieri che Holden era certo fossero dettati più dallo stress della caccia e dalla novità di avere un'ombra sempre presente accanto a sé, piuttosto che da vera razionalità. Non gliene fece mai una colpa né tardò mai a perdonarla e questo, il più delle volte, contribuiva ad innervosire ancora di più l'animo tempestoso della giovane: caratteri simili hanno bisogno di scontrarsi, sfogare le energie, ma Tris trovò in Holden sempre lo stesso muro di marmo, incapace - nolente - di rispondere alle provocazioni. Quando sembrava che la situazione fra loro stesse arrivando a livelli di allarme, che nel bel mezzo della Caccia non si sarebbero potuti permettere, Holden si limitava a lanciarle un'arma sempre diversa e la sfidava a duello, sfinendola fisicamente perché l'animo si placasse di conseguenza. Il più delle volte funzionava. Così, tra alti e bassi, i mesi passarono e uno ad uno i lupi del branco caddero. Fu un lavoro meticoloso, di precisione, e malgrado le profonde differenze nella vita, sul campo di battaglia Tris e Holden riuscivano a fondersi in un unico, terribile Angelo della Morte. Le frecce di lui saettavano nel buio trafiggendo i nemici, le lame di lei affondavano le carni giustiziando i colpevoli. Vi era un Dio nelle loro mani, capace di dispensare Vita e Morte a loro piacimento. Vi erano momenti in cui sarebbe stato impossibile pensare che i fratelli Morgenstern fossero ancora comuni mortali. Questo, almeno, fu vero fino al momento in cui Beatrice Morgenstern divenne Matriarca per diritto divino: la fragilità nei loro occhi adulti li fece tornare entrambi bambini.

    Sarebbe stato impossibile per Holden dimenticare, anche nel remoto caso in cui avesse voluto. Le immagini di quella notte si erano impresse nel suo animo come un marchio di fuoco, lasciandone un alone scuro e bruciato laddove prima vi era il bianco immacolato della purezza. La Caccia volgeva al termine e del folto branco di lupi, solo l'Alfa era rimasto in piedi. Il più pericoloso, reso ancora più feroce dall'essere stato messo al muro: le bestie tendono a mordere quando si ritrovano minacciate. Entrambi percepirono l'urgenza di concludere per sempre il capitolo quando la belva si diresse a Inverness. Casa. L'ultima volta che vi era stato, Tris aveva provato a mettere pezze al rapporto tra il fratello e il Patriarca, ma senza successo; per Holden era stato preferibile continuare a stare lontano dalla dimora dei suoi antenati. Rivedere quei luoghi che, pur estranei, profumavano di familiarità gli dava un misto di dolcezza e urgenza. Non poteva permettere che una creatura profanasse i luoghi sacri della Gilda, mettendola in pericolo in ogni senso possibile. Come nere saette, i fratelli penetrarono nelle mura della cittadella superando file di corpi di guardie ignare del pericolo che proprio a casa loro correvano, seguirono i passi del lupo e infine lo trovarono, nel cuore di Inverness. Sotto la statua dell'Angelo che, secondo la tradizione, diede per ordine del Signore il compito al Primo Cacciatore si trovava il Patriarca, era l'ombra di sé stesso: erano rimaste solo vaghe fattezze dell'uomo che aveva gettato il proprio primogenito in un pozzo, alla presenza dei Confratelli, perché superasse le proprie paure e ne venisse forgiato. Inginocchiato e raccolto in preghiera c'era un vecchio, il quale però riusciva ancora a scatenare nel cuore di Holden sentimenti contrastanti. Lo odiava, tuttavia lo rispettava; lo temeva e lo venerava.
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    Non era mai riuscito a comportarsi come un padre, eppure ne avrebbe seguito gli ordini perché per quello era cresciuto. Da Morgenstern, per essere un Morgenstern. Quando il Lupo si rivelò e prese ad avanzare verso Richard, le mani di Holden si mossero in un gesto automatico: la mano sinistra impugna l'arco e lo alza, la mano destra corre alla faretra e afferra una freccia, incocca la freccia e tende l'arco, prende la mira al cuore. I muscoli del braccio del cacciatore si tesero, pronti a condannare il reo e liberare per sempre il mondo dal peccato, liberare loro da un compito durato fin troppo. La mano di Beatrice si posò su quei muscoli e ne bloccarono il movimento. Tris? Abbassò gli occhi verso i suoi e vi trovò un abisso profondo. In un primo momento, Holden non riuscì a comprendere il perché di quel gesto. Perché mai avrebbe dovuto fermarlo, proprio quando era a portata di tiro, proprio ad un passo dal completamento della missione. La fissò per un tempo che parve interminabile, prima di alzare di nuovo il viso. Infine, capì. Non seppe dire come le gambe non gli cedettero, sotto il peso della consapevolezza di ciò che stava per accadere. Una voce in lui, la parte più santa e retta, urlava perché quella freccia venisse scoccata, sarebbe stato così semplice! Avrebbe potuto spingere via Beatrice, trafiggere il lupo con la freccia impregnata d'argento, salvare Richard. Fare il proprio dovere. Ma bastò una mano di lei per paralizzarlo. Era diviso tra due fuochi, scegliere era inevitabile: il Patriarca, l'uomo che non l'aveva mai considerato neppure un cacciatore, il padre che non l'aveva mai amato o Lei, che sola l'aveva stretto a sé facendolo sentire meno solo? Ironico come fosse stato lo stesso Holden ad aiutarla ad accettare il suo destino, divenire la prossima Matriarca. E ora che Beatrice si trovava ad un passo dal trono, avrebbe dovuto tradirla? E' stato un incidente. Nessuno saprà. Nessuno saprà mai. Era Beatrice la sua Matriarca, non per senso del dovere ma perché era lei che aveva scelto di servire e proteggere. Per lei, rimase immobile con la freccia ancora incoccata, una statua gelida innanzi alla morte di Richard Morgenstern. La notte si tinse delle urla strazianti del Patriarca, preso alle spalle dagli artigli e dalle zanne nel lupo che affondavano le carni. La statua sacra di Raziel venne macchiata del sangue dell'uomo e così le loro anime. Ad ogni colpo inferto, l'abisso negli occhi di Tris diveniva un lago da cui sgorgò una lacrime; Holden non si sentì neppure in diritto di star male. « Uccidilo. » Bastò quell'ordine, un sussurro flebile, perché il cacciatore si muovesse. Abbassò appena l'arco e smise di mirare al cuore, puntando alla gamba. Scoccò la prima freccia, che trafisse il lupo recidendone i tendini all'altezza della caviglia: un ululato rabbioso lasciò il posto ai lamenti dell'uomo ormai privo di vita ai piedi della bestia. Con un gesto fulmineo, tese una seconda freccia, ripetendo il corpo alla seconda gamba. Poi alla mano sinistra, poi alla destra. Avrebbe immolato quell'abominio come un sacrificio, gli avrebbe riservato la fine indegna, lenta e dolorosa di chi ha da espiare un'eternità di atrocità. Lasciò cadere l'arco contro le pietre del ciottolato ed estrasse le doppie lame, avventandosi come una furia sul corpo della creatura che si contorceva dal dolore. Non seppe dire quanto durò la lotta né se avesse riportato ferite: come quando dopo un forte dolore non si sente più nulla, Holden si sentiva anestetizzato. Neppure la Belva dentro di sé si mosse, quasi fosse stata spaventata dal fatto che la parte umana di lui, per una volta, fosse stata più animale dell'animale stesso. Lo scontro contro l'Alfa si limitò, nella sua mente, a frammenti di immagini e suoni indistinti, perlopiù urla di dolore ogni volta che le spade gemelle del cacciatore affondavano nel corpo che, infine, crollò. Sotto la luce della luna, l'Alfa tornò umano, un cadavere straziato accanto a quello di Richard Morgenstern. Concludere una battuta di caccia gli aveva sempre lasciato sensazioni contrastanti, era sempre stato orgoglioso di aver liberato il mondo da una minaccia e al tempo stesso ferito nell'essere stato portatore di morte, nei confronti di essere che un tempo erano stati Figli di Dio. Quella sera, mentre riponeva le lame sporche nei foderi, non sentiva niente. Con occhi vitrei e viso immobile, si riavvicinò lentamente alla sorella e ai suoi piedi crollò, in ginocchio. Stremato nel corpo e nello spirito.


    Edited by Hand of God - 14/9/2017, 14:01
     
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    « Voi siete dei, celati nelle carni deboli di mortali allo sbando; il vostro spirito tuttavia è etereo, ben oltre queste ossa. La Mano di Dio non può essere fermata. Risorgerà; e affinché succeda lui deve morire. » Queste le parole che risuonavano nella testa di Tris nel osservare il fratello mettere fine all'agonia dell'Alfa. Gli occhi di lei spenti. Nel momento esatto in cui Richard Morgenstern ha esalato l'ultimo respiro, un pezzo della giovane è morto insieme a lui. Richard doveva morire; questa l'unica certezza di Beatrice, ma non ha mai pensato che a lasciarlo morire sarebbe stata lei. Nessun figlio dovrebbe prendere una simile decisione, così come non dovrebbe farlo nessun padre per i propri figli. « Ma lui lo ha fatto. Ha gettato tuo fratello in un pozzo. Sangue del tuo sangue, carne della tua carne, figlio di quella madre che non hai mai conosciuto, che hai così ardentemente bramato da sempre. Lui ti ha scacciata, non ti ha mai voluta, ti ha sempre odiata. Odiava quanto somigliassi a Lei. Odiava il suono della tua voce, i tuoi gesti; odiava il tuo esistere, ma eri la sua unica eredità. Vi avrebbe ucciso entrambi se solo la sua dinastia non si fosse interrotta. » Quelle parole scatenarono la belva. Negli occhi di lei, lacrime ormai fredde; i pugni stretti con decisione mentre fissa la figura spenta del padre, gli occhi di lui spalancati, un'espressione colma di terrore. Sei morto esattamente come hai vissuto, Richard. Da codardo. Perché per quanto valoroso in battaglia, Richard Morgenstern restava un codardo. Un uomo che non ha avuto il coraggio di amare i suoi figli, riducendoli a nient'altro che due fenomeni da baraccone.
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    Questo erano, Beatrice e Holden; due bellissimi fenomeni da baraccone, intinti di odio e disprezzo, di sentimenti contrastanti. Due essere grondanti di dolori e scelte sbagliate. Volevi che fossimo pecore, e lupi siamo diventati. Guardaci ora. Più forti che mai, eppure colpevoli, e deboli; sfiniti prima ancora di aver cominciato. L'alfa morirà nel giro di pochi minuti. Holden è feroce, spietato, ed è furioso. Furioso come Beatrice non lo hai visto, ed è come se quella furia confluisse nel suo corpo pur essendo immobile, lì, sulla sommità di una specie di collinetta. Fratello e sorella non sono mai stati più coesi, seppur lontani, seppur intenti ad attività diverse. L'uno in battaglia sul fronte, l'altra in guerra aperta interiore. « Non c'è lealtà più alta di quella di sangue, Beatrice Morgenstern. Stasera gli hai reso giustizia. » Richard Morgenstern, ti condanno a morte per essere stato un padre di merda, per essere stato un patriarca di merda, per essere stato un uomo di merda. Io ho ucciso la tua unica fonte di umanità venendo al mondo, e poi, avendo creato un mostro, ho ucciso anche te. Accarezza i capelli del fratello quando quest'ultimo le cade ai piedi e lo abbraccia, scivolando verso il basso a sua volta, in ginocchio di fronte a lui. Non c'è mai stato un momento in cui Beatrice potesse considerare Holden Morgenstern al di sotto di se stessa. Non sarebbe mai accaduta. Lei non era Richard. Non lo sarebbe stata mai. Non lo sarebbe mai diventata. Era molto peggio. Lo abbraccia. Si stringe a lui mentre le lacrime grondano negli occhi spenti di lei. Le abbraccia si attorcigliano attorno al suo collo stringendolo forte, quasi in modo spasmodico. Non lasciarmi anche tu. Non ho nessun altro. Ci siamo solo noi adesso. Questa è la loro resa dei conti. « Perdonami. » Tra un singhiozzo e l'altro il corpo di lei trema. Ecco cosa provoca la mancanza di affetto, la mancanza di una buona parola, l'assenza di un'infanzia. Mentre fissa il corpo esanime del padre, stretta al collo del fratello, ogni scena di Richard le torna in mente. Le torna in mente ogni piccola infima cosa che le ha fatto. Il lupo albino a cui ha spezzato il collo, perché era suo amico. I loro confratelli che vanno a morire per una crociata che non apparteneva loro. Holden, costretto a fuggire dalla sua furia per tutta la vita. « Perdonami. » E' un pianto isterico, e non sa se stia chiedendo perdono a Richard o a Holden. Non sa se invoca lo spirito di sua madre, che forse non avrebbe mai voluto vederli così. Non sa se invoca il Dio in cui non ha mai creduto. Perdonatemi, perché sono umana. Le mani di lei si spostano sulle tempie del fratello, incollando la fronte contro la sua. « Ci siamo solo io e te. » Un sussurro tra una lacrima e l'altra. « E io ti giuro che anche a costo di vendere l'anima al demonio non ti lascerò. Sangue scorrerà se dovessero mai toccarti. » Si alza lentamente; lo sguardo freddo va a poggiarsi sul cadavere dell'uomo che per tutta una vita li ha disprezzati, per un motivo o per un altro. « Tu sei Holden Morgenstern. E questa è casa tua. » Spero che tu vada all'inferno per ciò che gli hai fatto. Spero che tu vada all'inferno a prescindere. Lì ci incontreremmo, e lì ci sarà la resa dei conti. Padre.

    Inverness è in lutto. La campana della chiesa principale annuncia ogni ora la morte del patriarca, mentre le anziane della Gilda preparano il suo corpo per la sepoltura. Beatrice non ha più dormito da allora. Sono tornati a casa dopo aver mandato il segnale per chiamare i cacciatori a raccolta. Il grande maniero appariva estremamente silenzioso e triste da quando erano tornati; lei aveva lasciato che il fratello scegliesse la stanza che volesse per passarci la notte. Dal canto suo, la giovane matriarca non si era nemmeno curata di decidere dove avrebbe posato la testa. Appariva più magra, pallida e prosciugata dal sonno e dal pianto. Piangeva quasi sempre, ma solo quando nessuno poteva vederla. Si faceva vedere ben poco in giro, assistendo solo a quelle che erano le riunioni a cui doveva necessariamente presidiare. Nessuno le chiedeva tuttavia che proferisse parola. Sembrava la capissero. Per lo più si perdeva nel parco del maniero, scoccando frecce, tirando calci e pugni, procacciando cibo di cui non avevano bisogno e scalando alberi. Il solo modo per tenersi la testa occupata dal pensare a cosa sarebbe successo una volta finito il periodo funebre. Quel pomeriggio si trovava sull'ampio terrazzo del maniero quando il più anziano dei Lightwood, nonché braccio destro di Richard la affiancò, guardando a sua volta la linea incerta di demarcazione tra foreste e cielo. « Tuo padre amava questa casa. » Disse infine, annuendo tra se e se. Sembrava volesse empatizzare. Credeva forse di avere di fronte la bambina che ha incontrato non più di qualche volta nel corso degli anni. « No, non è vero. La odiava. Gli ricordava mia madre. » Asserì lei troncando il discorso con freddezza. Lui annuì, chiaramente intento a proseguire. « Non ha fatto tutta questa strada per parlarmi di un antico maniero, quindi la prego, vada al sodo. » Meno ragazzina, e più matriarca. « Beatrice.. so che è un momento difficile, ma gli altri.. i tuoi uomini si stanno chiedendo che cosa ci faccia il bastardo qui. Non hanno osato intentare niente contro di lui per tuo rispetto, ma gli animi iniziano ad alterarsi. » Gli occhi di lei, scuri come la pece, si posano per la prima volta sul volto del cacciatore. Non è particolarmente alto, ma la sua figura richiede comunque rispetto. E' imponente pur non essendo particolarmente robusto. Le storie che si narrano su di lui sono impressionanti. Ha messo al tappeto un branco intero da solo in giovinezza. Un vero fuori classe. « Il bastardo ha un nome. Faranno bene a ricordarselo: Holden Morgenstern. Mio fratello. » « E cosa intendi fare di tuo fratello, Beatrice? » Le chiede quindi lui, leggermente spazientito. Chiaramente non è abituato a trattare con una giovane impetuosa come Beatrice. Forse non accetta nemmeno di prendere ordini da lei. In fin dei conti Beatrice è estranea al loro mondo, ha vissuto per troppo poco tempo per conoscerli. E' troppo presto. E' tutto troppo presto. « Quando tornerò a Hogwarts, lui resterà qui, a casa sua. » « Non credo sia saggio. » « E perché no? » « Richard non lo avrebbe voluto. » Questo è troppo. « Mi lasci ricordare, signor Lightwood, che Richard Morgenstern è morto e il Sacro Credo ha un nuovo leader. Ora, possiamo stare a discutere per ore di quanto questa cosa non le piaccia, ma non vincerebbe. Ho già preso la mia decisione: Holden resterà qui per quanto tempo lo desidera. E se mio fratello vuole anche portarsi dietro a casa sua metà Scozia e trombarsela per riempire questa topaia di figliocci-abominio, lo farà eccome, perché questa è casa sua. Se non sono stata abbastanza convincete, dica ai miei uomini che chiunque non trovi giusta questa decisione, può anche fare i bagagli e non fare più ritorno a Inverness. Ma prima di farlo, chieda loro cosa farebbero se fossero i loro figli o i loro fratelli a svegliarsi con una malattia degenere nelle vene. » Pausa. « Lei ha un solo figlio, non è vero? Paul. Che cosa farebbe se il suo unico erede secondo le leggi di Dio, contraesse un morbo del genere? » Lightwood fece per rispondere, ma prima che potesse farlo, Beatrice lo zittì. « Non mi risponda. Le sue cazzate le ho sentite anche troppo per oggi. Sappiamo entrambi che solo Richard Morgenstern era abbastanza folle da braccare il proprio figlio. Riferisca agli altri cosa le ho detto, e se non si trovano d'accordo, ricordi loro cos'è successo l'ultima volta che non c'era un Morgenstern a Inverness. » Morte. Gli diede le spalle e si diresse quindi verso la porta finestra che dava sul grosso salone del maniero. « La strada per uscire la conosce da solo. Torni ai suoi affari. » « Una cosa però me la devi concedere. Il funerale: lì non può esserci. Sarebbe una mancanza di rispetto. » I passi della ragazza si fermarono per un istante. Non disse nulla, ma sapeva che almeno in quello Lightwood aveva ragione. Dopo avergli rivolto una leggera occhiata, tornò a seguire il suo percorso verso i piani superiori.

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    Sbatté le grandi porte della biblioteca con un'irascibilità unica. Odiava quel posto, odiava quelle persone bigotte, credenti fino al midollo. Odiava tutte quelle stupide tradizioni per accompagnare l'anima di un uomo che comunque sarebbe stato condannato all'inferno. « Maledizione! » Disse chiudendosi le porte alle spalle a chiave. C'erano solo loro due. « A volte mi chiedo per quale ragione le cose non siano andate al contrario. » La voce pacata, stretta quasi a un sussurro. Non hanno mai parlato molto, loro due; Tris non ha mai parlato molto con nessuno, ma ora, sente il bisogno di sfogarsi. Mancano poco più di dodici ore al funerale che si sarebbe svolto la mattina seguente. « Sei tu il figlio virtuoso. Io li odio Holden. Odio il modo in cui mi guardano - quasi come se fossi una specie di Donna Angelicata. » Sbatte il pugno contro il tavolo, per poi alzarsi. Non riesce a trovare il suo posto, non riesce a stare ferma. Non riesce a fare nulla. Se per quasi due giorni è rimasta zitta e per le sue, ora che ha avuto un piccolo assaggio di cosa è quella vita, vorrebbe solo fuggire dall'altra parte del mondo. Si prepara un drink, attingendo dalla scorta persona di Richard. Due cubetti di ghiaccio e tanto scotch; uno degno del sangue scozzese che scorreva nelle loro vene. « Come cazzo ha fatto questo posto a ridursi così? Una massa di fanatici del cazzo. Ed è paradossale sai? Sapevi che Richard stava prendendo accordi con il Ministero? E a loro andava bene. Stavano rinnegando di spontanea volontà tutto ciò che il Credo predicava sul potere temporale, per poi parlare di Dio su e giù per la collina. » Scosse la testa inumidendosi le labbra. « A Tatev mi hanno insegnato che il Credo non dovrebbe mai mischiarsi con la legge degli uomini. Quando il Credo agisce per interessi particolari, smarrisce la strada e perde il proprio obiettivo. » Tutta una stronzata. Non c'era nulla di divino in loro. « Non riesco a capire che cosa tentasse di ottenere.. e non riesco a capire che cazzo si aspetta questa gente da me. » Una piccola pausa, tempo in cui il panico divampò nelle sue impetuose bene. « Io non sono pronta. Non voglio farlo. »



     
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    Rimase in ginocchio, ai piedi della nuova Matriarca del Santo Credo, sporco di sangue nel corpo tanto quanto nell'animo. Ancora ansimava per la fatica della battaglia, della quale però a stento ricordava qualcosa: avrebbe potuto perfino credere di essere stato guidato dalla mano di Dio, divenendo spirito di vendetta e giustizia contro un abominio colpevole di aver strappato anzitempo decine di vite innocenti. Richard Morgenstern non era una vita innocente. Doveva ripeterlo più volte a sé stesso, doveva urlarlo nella testa per sovrastare le voci che lo additavano come parricida e traditore, infame più di quanto non si fosse mai sentito nel corso di un'intera vita. Una lurida bestia. Sentiva in gola il bisogno di piangere come mai aveva fatto, urlare al cielo il proprio dolore, liberarsi.. ma le braccia di Beatrice lo avvolsero, i suoi occhi piansero per entrambi, le sue labbra pronunciarono ciò che Holden non avrebbe mai avuto la forza di dire ad alta voce. « Perdonami. » Perdonami, Padre. Perdonami, Dio. Tris scivolò sull'erba insieme a lui, le dita affondarono tra i capelli scuri del fratello e le sue lacrime ne bagnarono il collo. Holden rimase inerme contro il corpo di lei, in una bolla di disperazione che non sapeva neppure come esternare, ignorante nel provare dolore. Avrebbe dovuto piangere? Aveva il diritto di piangere? E per cosa poi: dolore o liberazione? Provava entrambe ed in egual misura, vergogna e felicità si mischiavano come il sangue del Patriarca e del lupo ai piedi della statua di Raziel. « Perdonami. » Le braccia del cacciatore avvolsero Beatrice come mai avevano fatto: l'aveva fatto altre volte ma mai veramente. Era profondo il sentimento che provava per sua sorella ma l'espressione di quel sentimento mediante contatto fisico era sempre stata per lui una convenzione sociale. Non quella sera quando, nel freddo della notte, sentì il bisogno fisico di stare vicino a Beatrice, sorreggersi a lei per non vacillare nel momento di maggiore vulnerabilità. L'avrebbe dovuta perdonare? Lasciò che le mani di Tris, fredde contro la sua pelle rovente, gli prendessero il viso. Sprofondò nei suoi occhi rossi, mentre quell'unica parola continuava a rimbombargli in testa in un'eco infinita. Perdonami. Avrebbe mai potuto perdonarla? Ma aveva davvero qualcosa da perdonarle? Con Richard erano cadute le catene che lo ancoravano ad una vita nomade e incerta. Da quando aveva lasciato il Monastero aveva vissuto come una bestia senza una fissa dimora, maturando e divenendo più forte, certo.. ma a quale prezzo? Non aveva una casa, non aveva una famiglia. Aveva solo Beatrice, sorella più di spirito che di sangue: sarebbe stato così facile, per lei, rinnegarlo come aveva fatto la Gilda. Mi hai dato una casa, mi hai dato uno scopo.. e ora mi hai dato la libertà. « Ci siamo solo io e te. » L'ultima generazione di Morgenstern. Le lacrime continuavano a rigare le guance di Beatrice, niente in lei poteva essere domato. Perfino il dolore. « E io ti giuro che anche a costo di vendere l'anima al demonio non ti lascerò. Sangue scorrerà se dovessero mai toccarti. Tu sei Holden Morgenstern. E questa è casa tua. » No, non aveva nulla da perdonarle. Dio aveva dato loro un compito difficile, che la gente comune non avrebbe potuto comprendere. Portare pace giudicando il bene e male, dispensando morte per giustizia divina. Dio aveva purificato il mondo inondandolo, aveva eliminato le iniquità distruggendo intere città. Il vecchio deve morire quando diventa turpe e vizioso: Richard Morgenstern è morto per mano della Provvidenza. Beatrice si svincolò dall'abbraccio e si alzò, ma egli rimase dov'era, in ginocchio. Alzò i suoi occhi d'ambra, nei quali poteva ancora leggersi la sofferenza. « E io giuro a te la mia lealtà e la mia protezione. Pregherò per te, combatterò per te. » Ucciderò per te, Tris. Si alzò a fatica, affiancandola. Il sangue riluceva sotto la luna. Istintivamente, le circondò le spalle con un braccio, osservando dall'alto la carneficina che si era compiuta ai loro piedi. Ci siamo solo io e te.

    Per quanto Beatrice ne fosse convinta, per quanto formalmente avesse ragione, Holden non riusciva a sentire Inverness come casa sua. Non completamente, almeno. Come avrebbe potuto, quando continuava ad essere circondato da file e file di cacciatori che lo guardavano come se fosse un animale pronto a perdere la testa? Solo un folle avrebbe scelto un lupo come animale domestico. I giorni successivi alla morte di Richard Morgenstern furono difficili per tutti: per la Gilda intera che, nel giro di una notte, si era ritrovata senza un leader - sebbene fossero oramai settimane che Richard aveva smesso di essere il leader che tutti loro conoscevano; per Tris che, nel giro di una notte, era stata catapultata violentemente nel mondo degli adulti che tengono in mano qualcosa di più grande di loro. Venne risucchiata nel vortice ritualistico e burocratico che solo chi raggiunge la guida del Credo può comprendere, divisa tra ciò che avrebbe voluto fare e ciò che tutti si aspettavano facesse; la vide sempre meno. Ogni rintocco della campana della vecchia cappella era un colpo al cuore, una stretta allo stomaco. Si isolò perché non avrebbe potuto fare altro: ogni volta che incrociava per i corridoi del maniero un confratello della gilda o, peggio ancora, un membro del Consiglio degli Anziani, non riceveva altro che sguardi di odio sprezzante e sdegno per la sua presenza entro quelle mura, che se fosse stato un sacrilegio nei confronti della memoria del defunto Patriarca. Lo era davvero, in un certo qual modo. Holden era certo che Richard avrebbe preferito scuoiarsi personalmente piuttosto che avere un lycan sotto il suo tetto. Un lycan vivo. Si mise dunque molto velocemente l'animo in pace e scelse di lasciare i luoghi isolati nei quali si rifugiava solo negli orari più solitari, restando la maggior parte della giornata a meditare, pregare o tentare invano di riposare - tre attività di cui aveva un bisogno spasmodico, disperato. Non cercò di avvicinare Beatrice più del dovuto, non era quello il momento per farlo: erano due spiriti opposti ma nella solitudine erano affini come nessun'altro mai sarebbe potuto essere. Sapeva che la giovane Matriarca avrebbe avuto bisogno di tempo per riflettere su ciò che che era accaduto, su ciò che era e ciò che era diventata dopo quella notte. Il passo che da sempre l'aveva terrorizzata era stato compiuto, ora non doveva far altro che metabolizzarlo. Lo stesso avrebbe dovuto fare Holden. In un infimo, recondito e nascosto angolo del cuore era sempre rimasto il bambino sognante che attende il giorno in cui egli stesso sarebbe diventato Patriarca, un onore prima ancora di un onere, qualcosa che aveva desiderato dal giorno in cui aveva preso coscienza di sé in quanto Morgenstern. Un giorno, chissà, potrebbero accettarmi. Sono pur sempre un cacciatore, servo del Credo. Sono pur sempre un Morgenstern.
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    E malgrado le profezie dicessero che solo morte sarebbe calata su Inverness se un Morgenstern non l'avesse protetta, la parte più razionale e cinica di lui era convinta che anche senza Beatrice, i cacciatori avrebbero preferito morire che essere guidati da un abominio maledetto. Eppure ci sperava, ci aveva sempre sperato, che prima o poi il miracolo avvenisse. Aveva accettato dunque il martirio, ma il miracolo non avvenne mai e sua sorella consacrata Matriarca agli occhi della Gilda e di Dio.

    Quantomeno, Inverness gli offriva il privilegio unico di poter attingere al sapere dei Cacciatori, informazioni che in nessun'altra biblioteca del mondo intero avrebbe potuto trovare. Alzò gli occhi dai diari di Jonathan Morgenstern quando la porta sbatté, mossa da una Beatrice furiosa. Il suo regno non doveva essere iniziato nel migliore dei modi e non era difficile capire il perché. Io sono qui. Si alzò per accoglierla, superando la grande scrivania di legno massiccio per appoggiarvisi, vicino a lei. « A volte mi chiedo per quale ragione le cose non siano andate al contrario. » Qualcosa che egoisticamente si era chiesto anche lui, spesso. Tuttavia erano pensieri che scacciava velocemente dalla testa e dal cuore: se fosse andata al contrario, sarebbe stata Tris a dover convivere col peso della maledizione e dello stigma sociale. No. Non lo avrebbe accettato. « Non dire così.. » mormorò, scuotendo il capo. Sono forte abbastanza da portare la mia croce, tu dovrai esserlo abbastanza per portare la tua. « Sei tu il figlio virtuoso. Io li odio Holden. Odio il modo in cui mi guardano - quasi come se fossi una specie di Donna Angelicata. » Ma per quanto santo potesse essere, per quanto retto e puro, non sarebbe mai stato abbastanza. Si ricopriva di luce ma gli altri cacciatori avrebbero solo visto la maestosa ombra che ne scaturiva. « Ne hanno bisogno, Tris. Per loro sarai una guida spirituale, hanno bisogno di sapere che dietro ogni tua decisione vi è il volere di Dio. » E ancora una volta, Holden si rivelò il figlio virtuoso - capace addirittura di comprendere la bieca ottusità dei confratelli - e Beatrice una bomba pronta ad esplodere. Non gliene avrebbe potuto fare una colpa, a stento immaginava il caos che aveva dentro. Non riusciva nemmeno a trovare la forza per contestarle il generoso bicchiere di superalcolico, a mali estremi rimedi ancora più estremi. Con le braccia conserte al petto, lasciò alla sorella tutto il tempo per distendere nervi e pensieri nel fondo del bicchiere, pronto ancora una volta a ricevere le sue confessioni. « Come cazzo ha fatto questo posto a ridursi così? Una massa di fanatici del cazzo. Ed è paradossale sai? Sapevi che Richard stava prendendo accordi con il Ministero? - Come avrebbe potuto? Aggrottò la fronte, schiudendo appena le labbra. « Come? » mormorò confuso. Come tutti i Cacciatori, e ancor di più come tutti gli eredi del patriarcato, Holden aveva ricevuto insegnamenti ferrei dal Credo. Accuse di blasfemia erano di gravità capitale. Non ci avrebbe mai creduto se non fosse stata sua sorella in persona a dirglielo. - ..e a loro andava bene. Stavano rinnegando di spontanea volontà tutto ciò che il Credo predicava sul potere temporale, per poi parlare di Dio su e giù per la collina. » L'unica autorità che la Gilda riconosce è quella che viene dal Cielo, questo veniva insegnato loro: sopra il Patriarca c'è solo Dio. E certo il Credo aveva dovuto convivere con le società contemporanee, grazie alle oculate politiche del Patriarca di turno.. ma convivere non aveva mai significato patteggiare o, peggio ancora, sottomettersi. I Cacciatori servono il bene superiore, questa era la verità che fondava la vita di Holden Morgenstern. La sua verità. « A Tatev mi hanno insegnato che il Credo non dovrebbe mai mischiarsi con la legge degli uomini. Quando il Credo agisce per interessi particolari, smarrisce la strada e perde il proprio obiettivo. » Holden annuì gravemente. Era esattamente ciò che i monaci avevano insegnato anche a lui. Luoghi diversi, un unico Credo. Sospirò, passando entrambe le mani sopra il viso stanco. Erano tempi bui e non solo per la società magica fuori da Inverness: la Città Santa era stata scossa da un male sotterraneo di cui solo in quel momento stavano avvertendo le avvisaglie. Troppo tardi. « Io non sono pronta. Non voglio farlo. » La risposta del fratello arrivò, pronta e diretta. « Devi. » La voce di Holden tuttavia non era dura come al solito. Non c'era rimprovero né giudizio. Le si sedette accanto, il viso alla sua altezza per parlarle da pari a pari. Ci siamo solo io e te. « Hai in mano il potere di cambiare le cose, di fare meglio. » Non sei Richard. « Non sei sola, Tris. Ma.. » tacque per alcuni secondi, incapace di trovare le parole o il modo più corretto per dire ciò che aveva in mente. Era sempre stato un problema per lui, comunicare: una sorta di tara genetica. « Io lo capisco quanti problemi ti stia dando la mia presenza a Inverness. Ho giurato di starti accanto e lo farò ma.. se questo dovesse ostacolare la tua posizione.. allontanami. » Una parola dal sapore incredibilmente amaro, sulla lingua. L'ennesima sofferenza che avrebbe accettato volentieri, per la famiglia. « La Gilda viene prima di me. » Come è sempre stato, così sarà.
     
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    Tris non è mai stata una bambina. Non le è mai stato insegnato come fosse essere una bambina, e per questa ragione, più di una volta si è trovata in difficoltà nel rapportarsi con i suoi coetanei. Forse per questo ora diceva tutto ciò che le passava per la testa, quasi come se qualunque filtro l'avesse frenata fino a questo momento, fosse venuto meno di fronte alla presenza del fratello. Lui poteva capirla, come nessun altro poteva fare. Lo stesso sangue tormentava le vene di entrambi, la stessa croce, ora persino la colpa. Difficile dire se Beatrice si sentisse davvero in colpa per quanto avesse fatto. Era una sensazione paradossale. Da una parte sapeva quanto fosse sbagliato decidere quando il corso della vita di un essere umano dovesse finire; dall'altra, si rendeva conto che ogni azione di Richard precludeva il buon andamento della stessa missione di proteggere il genere umano. Che poi, per Beatrice era anche una questione di orgoglio; sì, ha ucciso suo padre anche per orgoglio. Lo ha lasciato morire perché il suo amor proprio era stato inficiato dalle innumerevoli azioni che quest'ultimo aveva intentato contro di lei. Non bastava mandarle alle calcagna a Hogwarts un perfetto idiota, non bastava mettere il muso in ogni suo affare, non bastava nemmeno scacciare continuamente l'unico essere che Beatrice ha sempre amato fino all'estremo delle sue forze, ancor prima di conoscerlo; tutto questo non bastava. Richard doveva mettere la sua gente tra le mani di coloro che maggiormente incarnavano l'opposto degli ideali della gilda. Non sentiva di poter fare un lavoro migliore di lui, non si sentiva in grado di fare alcunché al momento, ma qualunque cosa immaginava fosse migliore del vedersi svenduta pezzo per pezzo tutta la sua civiltà. La sua gente, le persone per cui aveva perso ogni briciolo di innocenza. Per far loro da guida Tris era cresciuta lontana da casa, non aveva mai giocato con le bambole, non aveva avuto un ragazzo, non aveva mai giocato a nascondino e non aveva mai addobbato un albero di Natale. « Non dire così.. Ne hanno bisogno, Tris. Per loro sarai una guida spirituale, hanno bisogno di sapere che dietro ogni tua decisione vi è il volere di Dio. » Non capiva come Holden riuscisse ad avere così tanta pazienza. Non comprendeva la sua educazione, il suo modo di vedere le cose. Beatrice era cresciuta in modo diverso; la sua educazione era più basata su un codice etico moderno che sull'insegnamento delle Sacre Scritture. Seppur le avesse studiato, a Tatev, Beatrice è stata cresciuta secondo una condotta diversa. Ha imparato a credere nel libero arbitrio, più che a seguire la legge ciecamente; ha imparato a dubitare più che fidarsi ciecamente di quanto le venisse mostrato. Beatrice ha imparato a dire di no, a meravigliarsi. Ha imparato a ribellarsi, a fare domande. Dove in disciplina non eccelleva, compensava in scaltrezza e furbizia. Tutto merito di quel vecchio sornione di un Matthews, che all'insaputa di Richard Morgenstern, ha eretto una qualità diversa di matriarca, quasi come se Beatrice non dovesse mai diventare matriarca. « Se Dio esiste, è indifferente. Ad essere sincera, fossi Dio, nemmeno a me fregherebbe niente del destino di creature così avide e crudeli come l'uomo. » Secondo Tris, quanto stesse accadendo, se lo meritavano. Poteva remare contro, dovevano remare contro, ma questo non significava che non fosse giusto. La vita è una serie infinita di eventi concatenati. Cause ed effetti dovuti al libero arbitrio dell'uomo, che sceglie tra infinite strade quella che egli crede a lui più agevole. La migliore. Sorride nel pensare alla scelta accurata delle sue parole. « Guida spirituale. » Tris, una guida spirituale. Anche solo il concetto sembrava farla ridere. In quelle condizioni non era certa di avere più una bussola morale nemmeno lei, figuriamoci indirizzare quella di qualcun altro. Era marcia dentro, oggetto di una maledizione che si presupponeva dovesse salvare delle vite, e che invece, si è presa parte della sua. Quella parola sembra quasi infastidirla, a tal punto da obbligarla a chiudere gli occhi e stringere i pugni. « Perché pensi che il nostro precedente patriarca è stato una guida spirituale. Credi davvero che quelle persone hanno bisogno di questo. » Era ampiamente scettica, delusa, confusa. Non era pronta. In un certo qual modo, sentiva che non sarebbe mai stata pronta per essere matriarca. Aveva agito di istinto, e adesso invece, avrebbe voluto solo dire loro prendete e siate liberi. Decidete cosa fare dei vostri destini e dei destini dei vostri figli. Scegliete per loro una vita diversa. Una sorte meno crudele. Andatevene e vivete una vita normale. Forse per alcuni non sarebbe stato poi così facile. Nelle loro famiglie, con la guerra ci nasci dentro. Ce l'hanno nel sangue. « Non sono un prete, Holden. Sono una ragazza. » Apre le braccia stringendosi nelle spalle. La pura verità è che non c'è niente di santo lì. Non in Tris. Non è certa nemmeno che voglia che ci sia. Beatrice ha un ragazzo, almeno ce l'aveva. Ha degli amici, almeno ce l'aveva. A Hogwarts stava iniziando ad avere una vita. Era stata investita di una carica importante come quella da Caposcuola e aveva trovato il suo equilibrio. Si sente persa; ecco qual è la verità. Nel momento in cui ha finalmente trovato un equilibrio, è costretta a cambiare nuovamente rotta. Un destino infimo. Non ha mai trovato un posto al mondo, e anche quando pensava di averlo trovato, si è sempre sentita fuori posto, di troppo. Indesiderata. Quasi come se il destino l'attirasse sempre altrove, in un luogo e un tempo in cui Beatrice non voleva arrivarci. Non era pronta. Ed ecco allora Holden risponderle in un modo del tutto inaspettato, trascinandola nuovamente sulla retta via. « Devi. » Il dovere. L'unica cosa che quei ragazzi hanno conosciuto. « Hai in mano il potere di cambiare le cose, di fare meglio. » Ce l'ho? Ce l'ho davvero? Perché sembra l'esatto contrario. « Non sei sola, Tris. Ma.. Io lo capisco quanti problemi ti stia dando la mia presenza a Inverness. Ho giurato di starti accanto e lo farò ma.. se questo dovesse ostacolare la tua posizione.. allontanami. » Rimase a guardarlo, cercò nella profondità dei suoi occhi scuri il senso stesso della vita. « Tu lo ami troppo. Lo ami al punto che ti distruggerà. » Oppure mi salverà. Da te. Da questa agonia. Dal purgatorio; sospesa tra vita e morte. Per un secondo, Beatrice alzò la mano lentamente verso il viso del fratello, accarezzandone appena la guancia. Gli somigli così tanto. A volte mi pare di vedere una versione giovane di quell'uomo che ci ha condannati a questa vita. Eppure possiamo dargli davvero torto? La vita ha tolto a Richard Morgenstern quanto di più caro avesse, quanto di più importante ci fosse al mondo. Prima il degno erede della sua dinastia. Poi il suo grande amore. E tutto ciò che gli aveva lasciato, era questa figlia ingrata, questa creatura ibrida che lo ha condannato a morte certa, dopo avergli tolto qualunque briciolo di umanità, con la sua venuta al mondo. A volte penso di rovinare qualunque cosa io tocchi. « La Gilda viene prima di me. » Una consapevolezza che Beatrice non era ancora pronta ad accettare, forse perché in cuor suo, ha iniziato ad anteporre le proprie priorità a quelle generali. Seppur nel suo codice genetico ci fosse quella sorta di altruismo intrinseco che la obbligava a tentare sempre di fare la cosa giusta per il maggior numero possibile di persone, quella mentalità era entrata leggermente in cortocircuito, prima con il suo arrivo a Hogwarts, poi con l'entrata in gioco di lei. Quella strana creatura che albergava nei meandri della sua mente e che cercava sempre di attirarla verso un costrutto di vita ben diverso da quello che avrebbe voluto.
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    « Non so cosa succederà nel futuro. » Esordisce di scatto, interrompendo quell'affettuoso contatto, alzandosi di scatto. Estrae da uno scaffale un vecchio album di fotografie. Di sue ce ne stanno poche, ma racchiude tutta la storia dei loro genitori, prima che loro nascessero. Ci sono foto di quei due in tempi insospettabili. Due teneri adolescenti alle prime armi che s'innamorano e vivono un folle periodo di gioia e sensazioni che Beatrice sembra quasi riuscire a percepire nel guardare quelle foto. Altri tempi, forse addirittura una vita diversa. « Non so che cosa ci succederà, che cosa dovremo fare per sopravvivere.. » Gira le pagine del vecchio album una dietro l'altra, lasciando sfuggire qualche sorriso di tanto in tanto. E' questo ciò che fanno le donne; spolverano i ricordi. Quando qualcuno loro caro muore, le donne si rifugiano nei vecchi ricordi. Che poi, quelli non erano ricordi di Beatrice, e quelle erano due persone che lei non conosceva affatto. Né Richard, né Elizabeth erano state parte integrante della sua vita. Mai. Eppure, prova uno strano misto di dispiacere e genuino affetto nel vederli così. Una foto in particolare attira la sua attenzione. I loro figli sono le loro perfette fotocopie. Qualcosa di impressionante. « Ma le cose cambieranno. Questa è casa tua. Ci sei nato. Questi sono i tuoi genitori. Il loro sangue scorre nelle tue vene. E se questa Gilda crede ancora nelle tradizioni, nella famiglia, nell'affetto che ci lega tutti, lo accetteranno. Altrimenti.. » Sospira, mentre una leggera pausa interrompe il suo discorso. « Vedi, io non ho la tua fede e non ho l'autorità di nostro padre. » Fede e autorità. Forse due degli attributi fondamentali per un leader del Credo. Ma Beatrice è cocciuta e irriverente. E' una furia, una tempesta che cammina. « Ed è questa la tua arma a doppio taglio. » « Ma so perseverare, e piuttosto che continuare ad appoggiare l'impronta data alla nostra famiglia da nostro padre, preferirei vederla andare in pezzi. Nostro nonno è stato buono con me.. non lo conosco poi molto, ma ha sempre avuto parole gentili per me, consigli che si sono sempre discostati dalla volontà di nostro padre. Credo che oltre la patina superiore della volontà apparente del Conclave, si cela molto di più. Sta soffiando un vento di cambiamento. » Si stringe nelle spalle mentre gli occhi di lei si infrangono nuovamente contro quelli di lui. « Non c'è nulla che tu possa fare che potrebbe mai ostacolarmi. » Al massimo spronarmi a migliorare. Siamo così diversi fratello, eppure, in un certo qual modo, noi due, ci completiamo. Siamo fatti per continuare insieme. « Io e te non saremmo mai dovuti essere separati. » Le cose sarebbero andate molto diversamente se decisioni affrettate non fossero state prese quando erano molto piccoli. « Nostra madre, non l'avrebbe mai voluto. » Suo nonno le ha raccontato di quanto lo amasse; di quanto fosse felice a vederlo scorrazzare in giro per quell'enorme maniero mentre lei portava in grembo la piccola Beatrice. « E forse se solo.. » Se solo non fosse morta. « Forse nemmeno Richard l'avrebbe permesso se le cose fossero andate diversamente. Era debole, accecato dalla rabbia, dalla delusione, dal dolore. » E non ha mai smesso di odiarmi per questo. Almeno in parte, mi ha sempre odiata per quello che rappresentavo. Per cosa gli ricordavo. Abbassa lo sguardo, ben consapevole che in parte ne è responsabile. La colpa di un figlio che toglie la linfa vitale nell'atto di venire al mondo, resta sempre e comunque, seppur quello non possa essere annoverato nell'ordine degli omicidi. « A te non è permesso di tornare a casa perché lo voglio io. Tu devi tornare a casa e restarci per tutto il tempo che vuoi, perché questo è raddrizzare un torto che ti è stato fatto. Questi libri, le armi, quelle strade là fuori, le stanze, le case, i soldi, quanto di materiale e non appartenga a me, appartiene anche a te. » Si avvicina appoggiandogli una mano sulla spalla. « Non posso restituirti questi anni; in realtà nessuno può restituire questi anni a noi tutti, alla Gilda. Ma possiamo fare in modo che le cose cambino.. sì. Su questo hai ragione. » Si inumidisce appena le labbra. « A breve dovrò tornare a Hogwarts. Non so semmai finirò quel percorso ma.. » Devo vedere una persona. Più di una in verità. « Ho delle cose in sospeso lì. Voglio che tu ti senta libero di fare qualunque cosa tu voglia in mia assenza. Promettimi che ci proverai.. promettimi che proverai.. a non scappare. » Cosa facile e lecita a tratti. Beatrice lo avrebbe fatto. Probabilmente lei sarebbe scappata altrove prima ancora di mettere piede lì dentro. Ma Holden era più coraggioso di lei, era più forte, e forse desiderava quel posto più di quanto Beatrice lo avrebbe mai desiderato.


     
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    Famiglia. Dovere. Onore. Erano i capisaldi di Holden Morgenstern, il mantra che lo guidava in ogni scelta di vita e che lo spronava a fare di più, a dare di più. Indottrinato, avrebbe potuto dire qualcuno, e probabilmente lo era davvero. Ma era questo a fare di lui ciò che era: il cacciatore perfetto, che non avrebbe chiesto, non avrebbe contestato un ordine dall'alto, non avrebbe messo in dubbio. La critica non faceva parte della mentalità di Holden, se questa andava a toccare ciò che lui reputava legge. Vangelo. Così diverso da Beatrice, anima caotica e disperata a tal punto da arrivare perfino a bestemmiare contro tutto ciò che le era stato insegnato. "Se Dio esiste, è indifferente." Se Holden raccoglieva dall'alto la forza necessaria per superare il proprio inferno in terra, Tris guardava dentro sé stessa e là, solo là avrebbe sempre trovato la spinta giusta, la carica necessaria a superare l'ostacolo. La stimava per questo, sebbene non approvasse la mentalità che il mondo là fuori aveva contribuito a plasmare: qualcosa sembrava averla corrotta. O forse, a ben vedere, l'aveva semplicemente resa più umana. Tris era molto più umana di quanto mai sarebbe stato Holden, che della società di cui avrebbe dovuto far parte non conosceva pressoché niente: era un soldato prima di essere un uomo, era un lupo, era un rinnegato. Era il Patriarca che non sarebbe mai stato, era un monaco fuggito alla clausura, era un Angelo della Morte. Tutto, fuorché un ragazzo normale. Anche sotto quel punto di vista Richard Morgenstern l'aveva condannato, intagliando per il suo primogenito una croce che non meritava: non gli avrebbe mai concesso il suo trono ma l'aveva comunque condannato alla vita da martire tipica dei cacciatori, invece di affidarlo alle cure di un qualsiasi orfanotrofio. Avrebbe potuto crescere come un ragazzo normale, invece di diventare una bestia. Un selvaggio di confine, guardato con disprezzo dal Credo e alieno al mondo dei maghi. Beatrice era l'unica che riusciva a vederlo per ciò che realmente era come nessun altro, come neppure lo stesso Holden riusciva a vedersi; lei, non un prete ma una ragazza. Era questa la sua forza, questo l'avrebbe resa la Matriarca di cui il Credo, in un momento tanto fragile, aveva bisogno. Beatrice riusciva a smuovere qualcosa nell'animo di Holden che neppure il profondissimo e radicato senso di appartenenza alla gloriosa dinastia di Cacciatori aveva mai fatto: per i Morgenstern e per la Gilda intera, Holden avrebbe sacrificato sé stesso.. per Beatrice, avrebbe fatto molto di più. Perfino accettare l'indifferenza di Dio.
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    Perché quel Dio non gli aveva mai parlato come Tris aveva fatto, non l'aveva mai stretto a sé né fatto sentire al sicuro. O magari sì, pensò, ed era proprio là che il suo Dio si era nascosto per tutto quel tempo: tra le braccia di Beatrice, sulle sue labbra irriverenti, in quegli occhi furenti che nascondevano un amore senza confini.

    Le dita di sua sorella erano calde contro il suo viso, capaci di rasserenargli il cuore. Non avrebbe mai creduto possibile che un contatto del genere, fisico sì ma totalmente spirituale, fosse capace di elevargli il cuore in una maniera tanto forte. La seguì con gli occhi quando si allontanò, per cercare su uno scaffala su cui lo stesso Holden non aveva ancora messo mano un grosso raccoglitore.. no, un album. Un album di fotografie, piene di un amore che Holden oramai non credeva possibile. Di certo non per sé. Si avvicinò a lei, sovrastandola in altezza alle sue spalle per poter gettare lo sguardo. Richard e Elizabeth li guardavano, sorridenti come i loro figli non erano mai stati. Così uguali, così profondamente diversi. Le dita di Beatrice sfogliano l'album, in ogni pagina foto diverse e diversi ricordi, diverse emozioni che gli facevano capire come per anni avesse odiato una persona completamente diversa da quella che aveva contribuito a metterlo al mondo: il sorriso di Richard e la luce nei suoi occhi raccontavano una storia completamente diversa da quella che Holden aveva vissuto sulla sua stessa pelle. La vita aveva spezzato Richard nel più barbaro dei modi, l'uomo che era morto sotto i loro occhi non era che un suo vago ricordo. Non so che cosa ci succederà, che cosa dovremo fare per sopravvivere.. Ma le cose cambieranno. Questa è casa tua. Ci sei nato. Questi sono i tuoi genitori. Il loro sangue scorre nelle tue vene. E se questa Gilda crede ancora nelle tradizioni, nella famiglia, nell'affetto che ci lega tutti, lo accetteranno. Altrimenti.. » Altrimenti? Beatrice sola ebbe il coraggio di dire la verità, in una Inverness che aveva taciuto per vent'anni la stessa esistenza di Holden Morgenstern. Come per gli altri cacciatori, Inverness era casa sua, chi vi regnava era sangue del suo sangue e così era stato nelle generazioni precedenti, una stella per ogni mattino che si era innalzato sulla Città Santa. Eppure gli era così difficile accettarlo, abituarsi al fatto che per chissà quale motivo un pizzico di felicità spettasse anche a lui. Solo un pizzico. Abbassò gli occhi verso i suoi, cercando di capire dove volesse arrivare con le sue parole. Non sei mai stata brava a venire subito al punto. « Vedi, io non ho la tua fede e non ho l'autorità di nostro padre. » Fede e Autorità Su questo si reggeva il Patriarcato, perché questi erano le fonti del potere del reggente del Credo: Fede per ricevere da Dio la forza, Autorità per poterla sfruttare alla guida del popolo. E no, Beatrice non aveva né l'una né l'altra.. non ancora. « ..ma? » C'è sempre un ma, questo ormai l'aveva capito anche lui, per niente avvezzo ai giri di parole. « Ma so perseverare, e piuttosto che continuare ad appoggiare l'impronta data alla nostra famiglia da nostro padre, preferirei vederla andare in pezzi. Nostro nonno è stato buono con me.. non lo conosco poi molto, ma ha sempre avuto parole gentili per me, consigli che si sono sempre discostati dalla volontà di nostro padre. Credo che oltre la patina superiore della volontà apparente del Conclave, si cela molto di più. Sta soffiando un vento di cambiamento. » Un cambiamento che faceva rabbrividire ed eccitare al contempo lo spirito di Holden, così profondamente conservatore. I cambiamenti lo spaventavano ma era per quelli che aveva scelto di andare contro tutto ciò in cui credeva e aveva sempre creduto. Oltre la famiglia, oltre il dovere, oltre l'onore. Per i cambiamenti aveva scelto di appoggiare sua sorella, a costo di macchiare la propria anima e scheggiarsi la coscienza, affinché - da Matriarca e col potere necessario - Beatrice potesse togliere il marcio dalle fondamenta della Gilda, a cui Holden aveva votato la propria vita. Che soffino forse, allora, questi venti e sradichino radici ormai morte. Holden ci credeva con tutto sé stesso. « Non c'è nulla che tu possa fare che potrebbe mai ostacolarmi. » A quelle parole, lì per lì, stentò a crederci invece. Nessuno al mondo, neppure la stessa Tris prima di allora, gli aveva mai detto qualcosa di tanto profondo e bello. Non sei un ostacolo, Holden Morgenstern. Non sei un errore. Non sei un difetto da nascondere. Qualcosa di incredibile e inedito accadde: Holden si commosse. I grandi occhi d'ambra divennero più lucidi, le labbra si schiusero ma non uscì nulla da esse perché semplicemente non sapeva bene cosa dire. Forse davvero sta soffiando un vento di cambiamento.. persino per me. Si allontanò dalla sorella, dandole le spalle perché non lo cogliesse in quello stato. Vergogna « Io e te non saremmo mai dovuti essere separati. Nostra madre, non l'avrebbe mai voluto. E forse se solo.. Forse nemmeno Richard l'avrebbe permesso se le cose fossero andate diversamente. Era debole, accecato dalla rabbia, dalla delusione, dal dolore. » Annuì, gravemente. Da soli erano diventati ciò che loro padre aveva desiderato, cacciatori degni di questo nome: insieme, tuttavia, rappresentavano una forza che neppure Richard aveva osato immaginare. Inarrestabili. « No, è vero. Ma da quella notte in cui tutto è cambiato, sono diventato.. una macchia. Ti avrei corrotta durante la tua formazione. » Si voltò verso di lei, regalandole un blando sorriso; sapevano entrambi che non era vero, ma sapevano entrambi che così avevano pensato tutti. La futura Matriarca che cresce accanto ad un lycan, qualcosa che dovrà imparare a cacciare per preservare l'umana stirpe? Inconcepibile. « Romansburg è l'ultimo avamposto della civiltà, oltre neppure Richard poteva tendere la mano. Dicevano sempre: "Sotto i 50 gradi non c'è nessuna legge, sotto i 60 non c'è neppure Dio." Paradossalmente, nel monastero di Romansburg ho trovato la legge e Dio. » Non aveva mai capito fino in fondo la decisione di Richard di esiliarlo nell'ultimo avamposto dei cacciatori, là dove le regole sono più severe perché lo è anche la vita. Ma una cosa la sapeva: neppure Richard Morgenstern avrebbe potuto cambiare ciò che scorreva nel sangue del suo primogenito, né la società in cui viveva. Ciò che era stato, per certi versi, era già stato scritto alla sua nascita. Col senno del poi, avrebbe dato qualunque cosa per poter crescere accanto a sua sorella e averla come punto di riferimento, condividere con lei le gioie e la sofferenza di un percorso che entrambi avevano affrontato, seppur in luoghi diversi. « A te non è permesso di tornare a casa perché lo voglio io. Tu devi tornare a casa e restarci per tutto il tempo che vuoi, perché questo è raddrizzare un torto che ti è stato fatto. Questi libri, le armi, quelle strade là fuori, le stanze, le case, i soldi, quanto di materiale e non appartenga a me, appartiene anche a te. » Di nuovo vicini, di nuovo quel contatto. Gli anni lontani evaporavano come neve al sole quando si trovavano vicini, Tris e Holden, come se fosse scritto che succedesse. Per divina provvidenza. E allora vedi che, in fondo, Dio non è così indifferente? Piegò il braccio per stringere la mano di lei, ancora sulla sua spalla. « A breve dovrò tornare a Hogwarts. Non so semmai finirò quel percorso ma.. ho delle cose in sospeso lì. Voglio che tu ti senta libero di fare qualunque cosa tu voglia in mia assenza. Promettimi che ci proverai.. promettimi che proverai.. a non scappare. » Le sorrise, annuendo. La verità era che scappare sarebbe stata la soluzione più ovvia, di certo la prima a passargli in mente in un passato non troppo remoto. Ma una nuova mattina era sorta e una nuova stella brillava su Inverness. Sotto il Matriarcato di Beatrice Morgenstern, forse, anche per Holden quella sarebbe potuta essere una casa. Sfiorò il dorso della sua mano col pollice, provando a farle capire coi gesti l'affetto che non era mai riuscito ad esprimere a parole. « Ho fatto una promessa e intendo mantenerla. Non per obbligo, ma perché voglio. » Ci tenne a ribadirlo, ancora una volta. Le aveva promesso che le sarebbe stato accanto, primo fra tutti a giurarle fedeltà: matriarca, sì, ma prima ancora sorella. « Non sarà certo l'occhio storto di qualche vecchio cacciatore ad intimorirmi, ci sono abituato. Va': io ti aspetterò. » Lasciò la sua mano e si allontanò, c'era molto che Beatrice doveva fare e molto altro che aveva bisogno di metabolizzare; vederla di nuovo calma, almeno in superficie, lo tranquillizzò abbastanza da lasciarla ai suoi affari. Quanto a Holden, anche lui aveva molto su cui riflettere. Si fermò a metà stanza, proprio quando la prima di quelle riflessioni lo portò a voltarsi verso Tris, guardandola dritta negli occhi con lo sguardo serio di sempre. No, forse molto di più. « Non.. sono bravo con le parole. Affatto. Faccio schifo, in realtà ma.. grazie Tris. Di tutto. » Furono le ultime parole, prima di riprendere più frettolosamente di prima i propri passi ed uscire dalla biblioteca. Grazie per avermi cambiato la vita.
     
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