Coloro che cerchiamo

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  1. Karen MCDuhab
         
     
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    - E così tu sei la famosa Tallulah - il sorriso di Karen le si allargò sul volto mentre si alzava dalla panca che aveva occupato su una delle verande del campo e faceva un passo in avanti, in direzione della rossa. Un lieve ondeggiare del capo, a scostarsi i capelli dal viso, per poi allungare la mano in direzione della diciassettenne. L'avrebbe riconosciuta anche senza sapere chi fosse, con quei capelli rossi che spiccavano più di un marchio in mezzo a quelli dei compagni. Sembrava che tutti i membri di quella famiglia - di quell'intreccio di famiglie - brillassero proprio per quel dettaglio, alla faccia della genetica che l'avrebbe voluto classificare come carattere recessivo. Era strano come i babbani si obbligassero continuamente a trovare regole capaci solo di essere smentite poco dopo - Karen McDuhab...Karen andrà bene. Non ci crederai ma ho sentito parlare molto di te. Davvero molto -


    Norwena sedeva dall'altro lato di un piccolo tavolo imbandito per la colazione. La luce obliqua del mattino tagliava in due la stanza, illuminando un insieme di cibo e bevande che Karen non sarebbe nemmeno riuscita ad intaccare in tutta la giornata. Una gambe nuda del Ministro della Magia riposava incrociata sulla sua gemella, incantevole mentre leggeva l'insieme di rapporti e documenti che le erano stati consegnati come prima cosa quel mattino. Karen si era servita una tazza di caffè fumante, ne aveva versata una anche per lei e si era accomodata su una delle poltroncine, spiluccando qualche pezzo di croissant mentre la osservava. Anche lei avrebbe avuto da fare, comunicazioni da leggere e dettagli su cui informarsi, ma il suo di lavoro permetteva orari molto più flessibili di quelli di Norwena. Era il vantaggio di esercitare un potere più discreto di quello della politica -
    Se posso darti una mano in qualcosa dimmelo, ti prego -
    le aveva sorriso dopo qualche momento. Aveva mosso un dito, posandoselo al centro della fronte, proprio là dove il volto di Norwena assumeva la sua espressione più corrucciata - Ti preferisco rilassata, fin dove è possibile. Così ti vengono le rughe - aveva aggiunto sbattendo le ciglia, felina. Norwena le aveva sorriso.
    E poi le aveva spiegato.


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    - Ti prego, accomodati - le fece segno. La veranda di quella piccola capanna era stata preparata come un piccolo salottino, con delle panche di legno e un tavolino nel mezzo. Posate sul tavolino, accanto ad un certo numero di grossi volumi, qualcuno aveva posato una caraffa di limonata ghiacciata con due bicchieri accanto. Karen congedò con un cenno l'inserviente che era andato a chiamarle la ragazza, sedendosi a sua volta. Era arrivata la sera prima sull'isola del campo estivo, giusto in tempo per osservare i ragazzi a cena e ascoltare qualche pensiero vagante. Lei non ricordava di essere stata così sconcia, alla loro età - Serviti pure, se ti va - aggiunse indicandole la brocca, gentile. Non spettava certo a lei prendere la ragazza con la forza o interrogarla con la violenza, uomini per quei compiti non mancavano certo a Norwena, tanto più che da quanto aveva capito la ragazza aveva davvero delle qualità da valutare. Di certo, però, non poteva andare lì a chiederle di tradire i suoi parenti a cuor leggero.
    - Ti chiederai perché ti ho fatta chiamare - esordì dopo qualche attimo di convenevoli, sorridendole. Era arrivato il momento di seminare, di ascoltarne le risposte e di sbirciarne i pensieri - Vedi, io non ho un ruolo ufficiale al Ministero, ma il Ministro Zabini mi ha chiesto di occuparmi della valutazione di alcuni dei ragazzi che la scuola considera fra i più "talentuosi" e il tuo nome spicca indubbiamente fra i primi posti, subito dietro quello di Olympia Potter. E' notevole, a dire il vero - un piccolo seme di gelosia, sistemato lì, fra pensiero e orgoglio - Ci chiedevamo se avessi voglia di...farti conoscere, diciamo. Per capire quali sono le tue qualità e come valorizzarle al meglio -
     
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    "E così tu sei la famosa Tallulah. Karen McDuhab...Karen andrà bene. Non ci crederai ma ho sentito parlare molto di te. Davvero molto." Un sorriso caldamente cordiale si stirò sulle labbra tinte di rosso della Corvonero, mentre la sua sottile mano candida andava a stringere quella della sua interlocutrice. "Spero abbia sentito solo cose buone, allora." disse in tutta serenità, sbattendo le ciglia in quel fare angelico che tanto sembrava aleggiare sui suoi tratti. Non che comunque avrebbero modo di giungerle, le cose un po' meno buone. "E' un piacere conoscerla." "Ti prego, accomodati." Annuì con un cenno del capo, lisciandosi la lunga gonna rossa sulle cosce nell'atto di mettersi a sedere, solo per poi accavallare le gambe, facendone fuoriuscire una dal vertiginoso spacco. Non vi era una via di mezzo nell'armadio di Tallulah: o la divisa, oppure capi d'abbigliamento che sembravano più destinati a una serata elegante che a una giornata qualsiasi. Ma d'altronde era il suo modo di essere, era ciò che nel suo piccolo la rendeva iconica e inimitabile: la noncuranza verso ciò che gli altri potessero pensare di lei. In realtà aveva smesso di preoccuparsene molto tempo fa, ma da un anno a quella parte, quel suo lato si era sicuramente accentuato. E ogni cosa di lei, dai capelli, alle labbra, alle unghie, fino all'abbigliamento, era sempre e solo di un unico colore: rosso. "Serviti pure, se ti va." senza fare complimenti allungò le dita verso uno dei due bicchieri, versandovi una generosa quantità della limonata che l'inserviente aveva appena portato loro. Con discrezione portò il contenitore vitreo vicino alle sue labbra, sporgendosi appena con il naso per accertarsi che il liquido fosse effettivamente limonata. In teoria sembrava esserlo, ma persino la sua conoscenza da studentessa le permetteva di elencare almeno una decina di composti inodore, così decise di tenere il bicchiere in mano, in attesa. "Ti chiederai perché ti ho fatta chiamare." Silenziosamente alzò un sopracciglio, lasciando che l'unico rumore a disturbarle fosse quello delle sue unghie smaltate che ticchettavano sul vetro freddo del bicchiere. "Vedi, io non ho un ruolo ufficiale al Ministero, ma il Ministro Zabini mi ha chiesto di occuparmi della valutazione di alcuni dei ragazzi che la scuola considera fra i più talentuosi e il tuo nome spicca indubbiamente fra i primi posti, subito dietro quello di Olympia Potter. E' notevole, a dire il vero. Ci chiedevamo se avessi voglia di...farti conoscere, diciamo. Per capire quali sono le tue qualità e come valorizzarle al meglio." Fare leva sulla competizione? Che dire? Ottima mossa. "Oh, ma certo." trillò prontamente, stringendosi nelle spalle. A Tallulah era sempre piaciuto fare la stupida, atteggiarsi un po' da finta tonta, o quanto meno da ragazzina tanto ingenua quanto diligente. Di dimostrare qualcosa, a lei, importava ben poco; preferiva piuttosto ottenere qualcosa..in un modo o nell'altro. "Sono un libro aperto." aggiunse, piegando appena la testa di lato, con un sorriso che più limpido proprio non si poteva. "Ma in fondo, l'ha detto lei stessa: ha sentito molto parlare di me. D'altronde della mia famiglia si parla molto, quindi suppongo che le informazioni a mancarle siano davvero poche." Tipo l'ubicazione di mio fratello e mia cugina, o cosa sia esattamente successo durante l'attentato, ad esempio. Un ennesimo sorriso andò a stirarsi sulle sue labbra, proprio mentre i suoi occhi incontravano quelli della donna, staccandosi dal bordo del bicchiere. "Avanti, chieda pure. Le dirò tutto ciò che vuole sapere.." fece una pausa, sbattendo le ciglia con aria innocente "..a meno che non sia qualcosa che non posso dirle." Un'ulteriore pausa "Per mancanza di conoscenze, ovviamente."
     
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