an offer you can't refuse;

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    Perché si era proposta? Una vocina nel suo cervello le diceva si trattasse di noia. Trascorrere il tempo era diventata un'attività non da poco. Le lancette dell'orologio sembravano essere come trascinate all'indietro, lasciando scorrere il tempo con una lentezza impressionante, per poi precipitarsi alla fatidica data di punto in bianco. Cosa provasse effettivamente, non ci è dato sapere. A volte pare che non provi assolutamente niente. C'è un momento in cui Mun si sente più che mai tangibile con il mondo che la circonda, ma quello, è anche il peggior momento della sua vita; ogni volta peggiora, ogni volta si dimostra più sadico del mese prima. Alla domanda perché si era proposta? la risposta più consona è non ha avuto davvero scelta. Avete presente il consulente? Quel coglione che si presenta a scuola di tanto in tanto e convoca gli studenti nel suo ufficio per aiutarli a navigare nel terrificante mondo della scuola e dell'età adolescenziale? Ecco; forse anche per insistenze di suo fratello, una delle convocate, non appena tornata a scuola, era stata lei. Non sapeva chi altri fosse finito nelle sue grinfie, e a dire il vero provava pietà per loro. Se vi conoscessi, colmerei le vostre sofferenze e le mie all'istante. « Come sta andando? » Una domanda di merda, assolutamente di merda. Erano tornati a scuola si e no da qualche giorno giorno, le lezioni dovevano ancora cominciare, tutti disfacevano i bagagli in attesa che Edmund Kingsley convocasse il banchetto d'inizio anno, quella sega infinita fatta di annunci e cazzate varie e lei dal canto suo, voleva già essere soppressa per il quantitativo indefinito di stronzate che aveva sentito sparare in quei giorni. C'erano ragazzine impaurite all'idea di tornare nei sotterranei, gente che aveva già iniziato a mettere su i giri illegali di questa e quell'altra cosa. I capitani delle squadre di Quidditch che già rompevano le palle e via così. « Oh, alla grande. Io amo la scuola, le decerebrate in divisa, i maschi alfa che riprendono il loro giusto posto nel mondo e.. ti ho parlato di quanto mi sia mancato quel leggero brusio fatto di frasi fatte e pura ignoranza? Doc, Hogwarts è mitica; non potrei farne a meno. » Quel tipico sorriso finto da reginetta del ballo si profila sul sul volto di ghiaccio, mentre si passa una mano tra i capelli. La domanda più stupida che uno psicologo potesse fare. Sono chiusi in un fottuto castello, non possono uscire, non hanno le loro bacchette e un demente della Squadra dell'inquisizione li segue ad ogni passo, la popolazione di Hogwarts non si è affatto diradata, seppur avesse pregato intensamente che accadesse e questo è solo il sesto anno. « Ce li hai degli amici, Mun? » Oh io lo sapevo. Questa è una di quelle chiacchierate a cuore aperto. Alza gli occhi al cielo e decide di annuire semplicemente sorridendogli. Ci manca solo che mi chieda se ho un ragazzo. « E qualcosa di più? » Ma allora questa è una puntata di una sit-com anni ottanta. « Doc, con tutto il rispetto, se Deimos vuole sapere se me la sto facendo con qualcuno, può venire a chiedermelo da solo; no, anzi, a dirla tutta.. sono affari miei. Ho diciassette anni, sono maggiorenne e credo di potermela cavare da sola. » « E' solo preoccupato per te. » Allora era stata convocata per questo. Un po' tardi direi. Mun amava Deimos; amava tutti i suoi fratelli sin troppo per il suo stesso bene, ma era troppo tardi perché chiunque tra loro si preoccupi per lei. E' troppo facile preoccuparsi a posteriori. Ormai il danno è fatto. « Sto benissimo Doc davvero; sto studiando, sto mangiando, sto dormendo. Direi che ho dei ritmi piuttosto normali. » « Ma hai qualcuno con cui parlare? Intendo.. sfogarti. » Sì; solo che non è la tua definizione di qualcuno. Ma poi si ricorda che Ryuk non è suo amico. Ryuk non aspetta altro che il momento più opportuno per fregarla. Ride sempre di lei e la prende in giro, e piuttosto che aiutarla, la induce in errore, la tenta a sbagliare. E a lei, stranamente, da tenera masochista, adora quel gioco. Cercare di essere un passo avanti rispetto a un dio della morte. « Ci sto lavorando. » L'uomo annuisce e continua ad annottare nel suo quaderno qualunque cosa stia scrivendo. Probabilmente nel suo rapporto a Deimos, dirà che sua sorella è una stramba svitata, senza la minima concezione del tempo e dello spazio, zero vita sociale e uno spiccato sarcasmo insopportabile. « So che sei brava a scuola. » « Passabile. » « Oh non essere modesta. I tuoi GUFO sono impeccabili. Davvero sorprendente. » Ciò che è sorprendente è che io stia ancora a sentirti. « Ho una proposta da farti. »

    Si ecco aveva accettato, perché effettivamente non era una cattiva idea. Aiutare qualcun'altro, era un'azione da cui difficilmente Mun riusciva a sottrarsi. Doc non le aveva detto di chi si trattasse, ma aveva promesso di trovare una persona discreta, qualcuno con cui potesse andare d'accordo. Qualcuno che effettivamente aveva disperato bisogno di un tutor. Poco male; poteva occupare così le sue serate senza doversi preoccupare di restare in Sala Comune e sentire questo e quell'altro discorso che l'avrebbero certamente fatta incazzare così tanto da farle venire una matta voglia di prendere quel quaderno e fare una strage. Ryuk un po' di sperava. A Ryuk l'idea che Mun fosse isolata piaceva; gli piaceva saperla solo sua, perché chiunque fosse intervenuto nel flusso della sua coscienza, avrebbe potuto farle cambiare idea, farla agire in modo diverso da come lui se lo aspettava. In fin dei conti, lui non poteva effettivamente entrare nella sua testa. Non poteva costringerla a fare alcunché; ad un certo punto persino le minacce avevano smesso di funzionare. « Non renderti ridicolo. Sappiamo entrambi che non è ancora la mia ora. » Quindi smettila di rompermi le palle. Che poi anche se fosse, anche se avesse deciso di colmare le sue sofferenze, non avrebbe fatto altro che farle un favore. Tornando a noi, la proposta di Doc era facile; fare da tutor a qualche disperato, in cambio di qualche credito extra. Ti faranno comodo le attività extracurricolari una volta fuori. Quel figlio di puttana aveva fatto leva sulla sua ambizione, su una delle poche cose che guidassero ancora i passi incerti della giovane Carrow. Sempre previdente: non sapeva quanto in là si sarebbe spinta la sua vita, ma in ogni caso, non poteva certo rischiare di finire con l'essere una stupida mantenuta. Sopportava già poco l'idea che la sua famiglia l'avesse promessa a un perfetto sconosciuto poco dopo la nascita, figuriamoci se avrebbe rinunciato alla sua indipendenza. E così eccola camminare sui corridoi verso la biblioteca poco dopo l'ora di cena. Doc le aveva fatto avere un permesso che le dava la possibilità di restare fuori dalla Sala Comune fino a mezzanotte. Non sapeva precisamente come si sarebbero svolti quegli incontri, anche perché a dirla tutta non aveva la più pallida idea del grado di disperazione a cui avrebbe assistito. Una cosa era certa, sperava non fosse una qualche squinzia più piccola, altrimenti avrebbe gettato alle ortiche i sogni di gloria dei crediti extra, o l'avrebbe eliminata con la prima occasione solo per non sentire più il suo tremendo quaquaraqua.
    tumblr_ne2xjo0kul1rsc3z0o3_250
    Come le era stato detto, alle nove in punto prese posto a uno dei tavoli della biblioteca deserta. Nessuna traccia di presenza umana. Cominciamo bene. Tollerare i ritardi era una delle cose che non concepiva. « Avrai una bella sorpresa. » Gli occhi rossi della sua creatura si presentarono al suo cospetto facendole alzare gli occhi al cielo. « Ah si? Più bella di questa? » Non era sempre presente, ma tendeva a presentarsi nei momenti meno opportuni. Non importa, perché venti minuti dopo le nove, le porte della biblioteca si aprono e lei è finalmente messa al corrente della grande sorpresa. Un grugnito interiore prende forma nella sua testa, mentre Ryuk ride di gusto come un pazzo scatenato. Non esa esattamente come portare avanti questa cosa. Scuote la testa e alza gli occhi al cielo. « Sei in ritardo. Di venti minuti. » Inutile passare per i convenevoli TU? Mio fratello lo verrà a sapere! Erano stati fregati e prima cominciavano, prima il supplizio sarebbe finito. « Ok, prima che tu dica qualunque cosa, non ero a conoscenza di questa cosa. Se vuoi, puoi chiedere una sostituzione, ma finché non dovesse avvenire, gradirei che arrivassi in orario. » Disse, iniziando a sfogliare distrattamente appunti dell'anno scorso. Perché tu a differenza mia non hai scelta. Devi farlo perché sei una capra, e ci hai fatto perdere così tanti punti da farmi venire l'orticaria. « Prima iniziamo, prima questa tortura finisce per entrambi. » Pausa. A questo punto non sapeva cos'altro dire. O fare. O come salvare in corner la situazione. Se questa era la definizione di trovare una persona con cui andasse d'accordo, Doc era davvero un consulente di merda. Sospirò infine; bandiera bianca, arresa. « Tu hai capito che cosa si aspetta da questa.. cosa? » Disse facendo un gesto che indicasse lo spazio vuoto tra loro. Non aveva la più pallida idea di quale fosse l'obiettivo di Doc. Prima lo capivano, prima completavano il vero obiettivo di quella roba e potevano tornare a ignorarsi.




    Edited by Cursed Child - 29/8/2017, 18:09
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    Se dai di matto una volta, stai pur certo che matto ci rimarrai per il resto della tua vita..quantomeno agli occhi degli altri. Ma forse Albus non era nemmeno visto come un pazzo asociale del cazzo - cosa che probabilmente avrebbe accettato se non addirittura condiviso -, piuttosto invece, le persone che si trovavano intorno a lui parevano trattarlo come un oggetto di cristallo, capace di infrangersi in mille pezzi alla più piccola collisione. Lo facevano i parenti, lo facevano gli amici e lo facevano anche i professori. Albus Potter: impossibile da piegare o spezzare, ma tanto fragile da dover vivere in un mondo con gli spigoli ricoperti di ovatta. Non aveva alcun senso, non secondo lui, ma evidentemente per qualcun altro lo aveva, come ad esempio il consiglio docenti. Da che ne aveva memoria, Al aveva sempre fatto avanti e indietro tra psicologi e consulenti scolastici, sebbene dopo l'anno al riformatorio quella pratica si fosse intensificata fino a rasentare il ridicolo. Se c'era una cosa di cui il Serpeverde non sentiva il bisogno, quella era proprio l'aprirsi con uno sconosciuto. Figuriamoci: aveva problemi a confidarsi persino con i suoi stessi fratelli! "Allora Albus, come è stato il rientro?" Ecco, lo vedete quel sorriso? Sì, sì, proprio quel sorrisino del cazzo, pieno di pietà e voglia di aiutare. Cazzo, sono davvero poche le cose che odio quanto questi sorrisi falsi degli strizzacervelli. Serio? E' questo il loro modo di empatizzare? Gleilo insegnano alla scuola per ritardati? Con aria indifferente si mise più comodo sulla poltrona, allungando le gambe sotto la scrivania senza porsi alcun problema su cosa la formalità richiedesse. Stravaccarsi era un po' il suo forte, e non in maniera figa, ma da vera e propria stalla dei porci. Noncurante si strinse nelle spalle, prendendo tra le mani una foto incorniciata che l'uomo aveva posto sulla scrivania, e voltandola verso di sé per guardarla meglio. "Quello è suo figlio?" chiese con aria assente, mentre fissava il volto del bambino. "Sì. Adesso ha due anni." Un piccolo sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra, per poi morire con la stessa velocità con cui era comparso mentre rimetteva a posto la fotografia, incrociando le braccia al petto. "Vi assomigliate molto. Complimenti." "Grazie Albus. Ma parliamo di te. Sei stato al campo estivo, lontano dalla tua famiglia per tre mesi. So che siete molto uniti tra voi. Dovrebbe essere stato difficile." La famiglia. Puntano sempre su quella. Devo avercelo proprio scritto in faccia. "Non troppo. Sono abituato a stare per conto mio." Il che non era poi molto distante dalla realtà. Persino durante le estati libere il giovane Potter passava più tempo fuori che dentro casa, spesso senza vedere i propri fratelli anche per giornate intere. Li amava, tutti, ma aveva un modo diverso di dimostrarlo rispetto a quello ritenuto normale. Non aveva bisogno di essere in perenne contatto con loro, e anzi, spesso trovava soffocanti le attenzioni di quel genere, tanto da far pensare a chi gli stava accanto che la loro presenza non fosse gradita; ovviamente non era vero, e Albus avrebbe volentieri dato la vita per ciascuno dei suoi famigliari..semplicemente era silenzioso, e solitario, un tipo di persona a cui lo stare in mezzo alla gente non era mai piaciuto, e dunque richiedeva un grosso sforzo per lui. "Questo lo so. A dirla tutta so molte cose su di te." Scommettiamo? "So che non vai molto bene a scuola, che hai avuto un piccolo problema di spaccio che hai scontato per un anno al Riformatorio Magico Folsom, e so che questa è la seconda volta che ti approcci al sesto anno. So anche che non hai molti amici, e che non è raro trovarti in queste condizioni." disse, indicando con un cenno il suo occhio nero. Immediatamente, Albus sollevò i lati delle labbra, in un piccolo sorriso artificioso che non venne tuttavia contagiato dal passaggio di alcun tipo di emozione sul suo volto. "Si intona ai capelli." In tutta risposta, l'uomo sospirò, congiungendo le mani sopra la scrivania e fissandolo dritto negli occhi. "Nella mia modesta esperienza ne ho visti molti di ragazzi come te. Ragazzi che annegano, e si rifiutano di afferrare le mani che si tendono in aiuto verso di loro. Sono soli, e sembrano fare di tutto pur di rimanerci." Lo stesso discorso che aveva sentito mille volte, con parole diverse, da bocche diverse, ma sempre e comunque con lo scopo di fargli capire la stessa lezione: che nessuno al mondo era più tossico per Albus di Albus stesso, almeno fino a quando avrebbe continuato a remarsi contro da solo. "Purtroppo non posso obbligarti a invertire la marcia, perché questa è una cosa che solo tu puoi fare. Però, quello che invece è in mio potere e che farò, è obbligarti a raddrizzare un po' i tuoi binari accademici, e anche a conoscere qualcuno di diverso nel processo." Dicendolo, sorriso, il bastardo, mentre la sua mano si muoveva a redigere alcune parole veloci su un foglietto dal colore azzurro brillante. Istintivamente il mento del Serpeverde si sporse in avanti, buttando lo sguardo su ciò che stava scrivendo: lo stava assegnando a un'iniziativa di tutoring tra studenti. Ci mancava solo questo. Una volta finito, staccò il foglietto, porgendoglielo. "Questa è la tua copia. A fine giornata andrò a portare la mia in segreteria affinché venga messo tutto in regola; ciò che devi fare tu, invece, è presentarti in quel posto, a quell'ora, quel determinato giorno, di volta in volta, e far firmare il foglio al compagno che ti farà da tutor." Calò il silenzio, mentre Al si rigirava scetticamente il pezzo di carta tra le mani. "Altrimenti?" chiese seccamente. "Altrimenti saremo costretti ad accertarci che tu lo faccia. Sta a te scegliere se preferisci questo, o la stessa cosa con in più un inquisitore alle calcagna che ti segua tutto il giorno e si preoccupi di portarti sempre a lezione, tenerti d'occhio nello studio e farti rigare dritto nel tempo libero."

    Albus aveva sempre trovato emblematico il suo essere mancino, come se ciò fosse metafora e riassunto della sua intera esistenza; e no, non si trattava tanto del fare sempre ciò che non era nella norma, ma piuttosto di un'osservazione più sottile. Da bambino i suoi compiti erano sempre quelli che la maestra non riusciva a correggere perché a dir poco illeggibili: un po' per via della pessima calligrafia che ha sempre avuto, e un po' per la sua frustrante condizione. Non importava quanto ci provasse o quanto stesse attento: qualsiasi parola imprimesse sul foglio veniva sbafata dal dorso della sua mano non appena passava alla successiva. L'arto che costruiva era lo stesso che distruggeva, e nessun inchiostra pareva asciugarsi abbastanza in fretta da scampare a quel destino. Da pazzi, vero? Notare una cosa del genere e trasformarla in un paradigma esistenziale, dico. Ma questo è Albus Potter: attento osservatore di dettagli, maestro svisceratore e abilissimo nel trovare un significato profondo e recondito anche nelle cose all'apparenza più semplici e stupide. La domanda più frequente che il ragazzo si poneva era una in particolare: 'sono solo io, a vedere queste cose? A guardare in maniera diversa? Oppure siamo tutti segretamente fatti alla stessa maniera e spaventati dall'idea di essere anomali tanto quanto da quella di non essere speciali?'
    tumblr_onsvehOPOF1sq302mo7_250
    Con passo ciondolante, alla fine, aveva scavato dentro di sé alla ricerca della motivazione per presentarsi in biblioteca, trovandola solo ed esclusivamente nell'alternativa che il consulente gli aveva offerto. Probabilmente, in un altro momento, Albus sarebbe stato tanto stupido e orgoglioso da non andarci e accettare piuttosto le ben più tediose conseguenze; ora, tuttavia, non se lo poteva permettere. La sua libertà era già abbastanza limitata così com'era, e non sapendo ancora il verdetto di Kingsley riguardo Olympia non voleva rischiare di toglierle una risorsa, sebbene esigua, qual'era lui. Aveva provato sulla propria pelle quanto il destino possa essere crudelmente imprevedibile, e in quella situazione l'unica arma a sua disposizione era giocare d'anticipo per non peggiorare gli eventi che si sarebbero potuti verificare, rendendo più difficile la propria vita e quella dei suoi fratelli, amici e cugini. Così aveva ingoiato il proprio orgoglio ferito, issandosi la tracolla sulla spalla e procedendo ricurvo lungo i corridoi di Hogwarts fino al luogo dell'appuntamento. "Sei in ritardo. Di venti minuti." No ok, ho cambiato idea. Preferisco il guardiano della notte/personale chaperon. Tutto ma non la Carrow. Amunet - detta Mun - Carrow. Un bel colpo di genio per il consulente, il quale doveva aver pensato certamente che due persone asociali come loro dovessero essere la perfetta accoppiata per creare un'amicizia fatta di confessioni profonde, treccine e pigiama party. E qui si sbagliava, perché nonostante i punti in comune, Albus e Mun erano distanti anni luce anche solo dall'idea di respirare all'interno della stessa stanza. E forse era proprio perché, sotto certi aspetti, erano troppo simili l'uno all'altra, mentre i punti di divergenza risultavano a dir poco incombacibili. Cazzo, già il semplice fatto di mettere un Potter e una Carrow allo stesso tavolo avrebbe dovuto fargli capire quanto pessima fosse la sua trovata. Quel Potter e quella Carrow in particolare, poi, rendevano il tutto ancora più disastroso. "Dovevo truccarmi. Non volevo sfigurare con l'aristocrazia." disse seccamente, mentre faceva piombare la propria tracolla sul tavolo con un rumore sordo, per poi mettersi a sedere scompostamente sulla sedia libera di fronte alla concasata. "Ok, prima che tu dica qualunque cosa, non ero a conoscenza di questa cosa. Se vuoi, puoi chiedere una sostituzione, ma finché non dovesse avvenire, gradirei che arrivassi in orario. Prima iniziamo, prima questa tortura finisce per entrambi." Occhi al cielo, ovviamente, come da prassi. "Tu hai capito che cosa si aspetta da questa.. cosa?" Sebbene il primario istinto di Albus fosse quello di ridere, mandarla a fare in culo e andare direttamente a bussare alla porta del primo inquisitore per chiedergli di fargli da schiavo, si vide costretto a ritrattare dalla propria posizione. Un po' per la questione di Olympia, e un po' perché Albuus, come ogni serpente, non attacca se non è provocato. Mun si stava sforzando ad essere quasi gentile per i suoi standard - e ciò poteva solo significare che anche lei, per qualche motivo, faceva meglio a starsene con il culo ben piantato su quella sedia -, e il nostro Potter, da bravo galantuomo qual'era, non poteva che apprezzarlo e fare altrettanto. "Ha fatto i compiti di matematica: crede che meno per meno faccia più, e che dunque le nostre follie combinate possano magicamente annullarsi." proferì piattamente, mentre i suoi occhi vagavano tra gli alti scaffali e i titoli che vi svettavano nel mezzo. Sempre assente, Al, sempre con la testa da qualche altra parte rispetto alla realtà tangibile in cui si trovava. "Inoltre tu sei brava a scuola e io sono un disastro. Voilà, due piccioni con una fava e una carezzina da Kingsley con tanto di bravo, Fido, prendi il biscottino." Le sue labbra si storsero per qualche istante in uno sghignazzo prima di tornare neutrali nel momento in cui riportò gli occhi in quelli della Carrow. "Tu, piuttosto. Non eri la figlia perfetta? A fare tutoring per puro spirito di generosità non ti ci vedo, e di crediti ne hai abbastanza da non dover correre ai ripari con missioni caritatevoli come questa. Che ci fai qui, Madre Teresa?"
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    « Devi ammettere che tutto sommato è divertente. Considerando le circostanze. » Se avesse saputo di che morte doveva morire, probabilmente non avrebbe accettato, e probabilmente su questo aveva fatto leva Doc. Non sapeva se dover considerare quel compito come una punizione o come un'occasione d'oro per torturare a morte il Potter che più di tutti l'aveva stufata fino alla nausea. Che poi a dirla tutta, non era nemmeno certa di come fosse iniziata la loro antipatia. Semplicemente si erano ignorati per anni, lui poi essendo più grande aveva ai tempi poche tangenze con la sua generazione. Ad un certo punto lei e Freddie si erano lasciati, lui aveva buttato lì una battuta delle sue, una cosa che non ricordava nemmeno più e da lì era partita la guerra fredda. Che poi, in quanto appartenenti alle rispettive famiglie, che scorresse buon sangue non c'era da aspettarsi, eppure, tutto sommato erano entrambi figli di Salazar, e questo, solitamente bastava per la giovane di casa Carrow. Ricorda ancora il giorno in cui mise piede per la prima volta nella Sala Grande. Era capitata accanto a quella che poi sarebbe diventata la sua compagna logorroica di stanza per quasi quattro anni, Misty Jones, che poi lasciò Hogwarts per trasferirsi in Africa insieme ai genitori. Fu lei a rimarcare per la prima volta quel fenomeno eccezionale che a lei poi tanto eccezionale non sembrava. Ti rendi conto? Un Potter tra i Serpeverde. Se ci hanno smistato te, Jones, ormai in Serpeverde ci entrano comunque cani e porci, quindi non c'è da stupirsi di nulla. D'altronde, il Cappello Parlante sembrava aver adottato una politica sempre più stramba; Malfoy in Corvonero, Potter in Serpeverde, e addio al vecchio caro status quo. Lei dal canto suo, da piccola, ha sempre sperato di finire tra i Grifondoro o i Tassorosso, così che potesse trovare amici leali e coraggiosi, che le facessero dimenticare l'atmosfera turbida che era costretta a vivere in casa. E invece no, quel demonio del Cappello l'aveva mandata tra i Serpeverde, e lì si era forgiata fino a diventare orgogliosa dei suoi colori e della sua appartenenza. Non dimenticare mai chi sei, perché di certo gli altri non lo faranno. E infatti, per tutti quegli anni, Mun era sempre rimasta una Carrow. L'ultima dei Carrow, la più piccola e anche forse la peggiore. Un incubo vivente. Finché non ha smesso quasi di esistere.« Sei troppo melodrammatica. Solo perché la gente fa finta di non vederti, non significa che tu sia invisibile. » E questo rendeva le cose anche peggiori del non esistere affatto. Ryuk sapeva sempre come farla sentire meglio, già; un fenomeno. « Dovevo truccarmi. Non volevo sfigurare con l'aristocrazia. » Alzò un sopracciglio, squadrandolo con fare scettica. « E direi che hai fatto un lavoro di merda. » Gli disse, gettando lì quella frase tanto per rimarcare le sue pessime condizioni. Ma d'altronde, la Carrow ricorda più le volte in cui abbia visto Potter con un occhio nero o la faccia piena di cerotti, delle volte in cui l'abbia visto tutto intero. Le sue ferite non facevano in tempo a rimarginarsi che già altre prendevano il loro posto. Ryuk rise; quella sua risata gutturale, profonda e a tratti rauca. Per un esterno, lo spettacolo del demone doveva essere davvero inquietante. Lei invece, lo trovava buffo e il più delle volte irritante a dismisura. Preferiva ignorarlo, nonostante sapesse che la sua risata non era del tutto casuale. Lo osserva con quei suoi occhi freddi; una postura da vero signore, un atteggiamento ancor più signorile. Il tipico soggetto con cui potrebbe fare amicizia. Doc doveva essersi bevuto il cervello. Che cosa poteva mai insegnare a un soggetto che era fatto il 90% del tempo, e nel restante 10% faceva a pugni? « Ha fatto i compiti di matematica: crede che meno per meno faccia più, e che dunque le nostre follie combinate possano magicamente annullarsi. Inoltre tu sei brava a scuola e io sono un disastro. Voilà, due piccioni con una fava e una carezzina da Kingsley con tanto di bravo, Fido, prendi il biscottino. » Logico ed eloquente. Non poteva certo dargli tutti i torti. « Tu, piuttosto. Non eri la figlia perfetta? A fare tutoring per puro spirito di generosità non ti ci vedo, e di crediti ne hai abbastanza da non dover correre ai ripari con missioni caritatevoli come questa. Che ci fai qui, Madre Teresa? »

    « Perché non gli dici la verità? Tanto non ti crederà. Digli che proprio non riesci a resistere a questo altruismo disinteressato che ti assale. Tu proprio non resisti all'idea di aiutare qualcuno. Ti lavi la coscienza così. Noia.. non ci crederei nemmeno se fossi morto ieri. Tu la noia non sai cosa sia; non puoi saperlo.. a questo ci ho pensato io. » Digli la verità. Sorride sarcastica prima di alzarsi di scatto dal tavolo dirigendosi verso lo scaffale alle sue spalle. Scorre i titoli con attenzione, scegliendone alcuni che sistema sotto il braccio. « Figlia perfetta.. » Mormora più tra se e se che verso l'altro. Non hai idea quanto. Un tempo lo era stata davvero; Mun era la figlia perfetta quando non parlava, quando sottostava al padre, quando pur essendo maltrattata da un uomo crudele, incapace di amare, non si lamentava mai. Si sorbiva tutto quell'odio, tutto il disprezzo, tutta la foga del padre senza aprire bocca se non per piangere e urlare. Mai per chiedere aiuto. Mun era stata la figlia perfetta, quando tutto ciò si consumava sotto gli occhi della sua intera famiglia, senza che nessuno muovesse un dito per aiutarla. Alla fine si era aiutata da sola, e di questo, non si sarebbe mai pentita. « Per tua informazione, i crediti non sono niente senza una valutazione psicologica di tutto rispetto. » Prima verità. « Devi saper sorridere, essere cordiale, avere un mucchio di amici falsi e bla bla bla.. » Abbandona la prima pila di libri sul tavolo proprio di fronte a lui, prima di tornare all'attacco a selezionare libri dallo scaffale. Lo sguardo del terrore si profila nei suoi occhi cristallini per un istante. Già, studieremo tutta questa roba; un po' alla volta, faremo tutto questo. E se non sarà con te, sarà con qualcun altro. Non fa differenza alcuna. Ripensa a quanto appena detto e per un secondo la sua mente vola altrove. E' vero. Puoi essere il migliore nel tuo campo, ma se sei un collega di merda e non sai collaborare con gli altri, addio sogni di gloria. Mun sapeva di essere pessima, nel gioco di squadra, nel dialogare, nel dire cosa pensasse. Avrebbe preferito miliardi di volte raccontare una bella bugia piuttosto che la triste verità. Lei stava bene, sempre; anche quando non parlava, anche quando guardava gli altri da lontano senza avere il coraggio di avvicinarsi. Stava bene persino quando era cosciente di non stare bene; quando quei terribili attacchi le sottraevano la luce dagli occhi, privandola della vista o dell'udito, o ancora peggio della capacità di provare dolore o del senso dell'equilibrio. Succedeva sempre più spesso. Forse Ryuk si stava stancando di lei.
    tumblr_ne8kan00n71rsc3z0o5_250
    « La mia famiglia si preoccupa per me, perché da piccola mio padre mi ha fatto cascare dal seggiolone traumatizzandomi, ed io per fargliela pagare ho architettato la sua morte così come quella di un'altra trentina di persone, usando il solo potere della mente. La verità è che potrei farti venire un attacco cardiaco anche solo guardandoti negli occhi; e lo farei se solo qualcuno non fosse a conoscenza del nostro incontro di questa sera. Sai che casino, faresti saltare la mia copertura da serial killer. » E dicendo ciò sbatté una seconda pila di libri di fronte al suo naso. Sorriso da piena presa per il culo prima di sedersi nuovamente di fronte a lui, sistemando la prima pila di libri alla sua destra e la seconda alla sua sinistra. Due colonne portanti della conoscenza, che ovviamente Potter non avrebbe apprezzato. Lei dal canto suo amava quei libri, amava leggerli e rileggerli, amava consultarli, nutrendosi della loro linfa vitale, assaporando tutta la conoscenza e la saggezza di coloro che li avevano scritti. « Oppure semplicemente sono così avanti con il programma che mi sto annoiando da morire e ho voglia di torturare qualche inutile farabutto come te. » Ryuk ride di gusto. Lei dal canto suo resta seria; afferra uno dei primi libri e lo apre di fronte a lui, sbattendoglielo sotto il naso. Se abbiamo finito di farci le treccine, possiamo anche iniziare. « Capitolo sei.. » Pozioni. Iniziamo male. « Cosa ti ricordi delle Tre Leggi di Golpalott? »




    Edited by Cursed Child - 29/8/2017, 18:13
     
    .
  4.      
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    Albus e Mun non si erano sempre stati sulle palle. Oddio, non si erano nemmeno mai stati particolarmente simpatici, ma di certo tra loro non vi era stato cattivo sangue fin dal principio. C'erano stati tempi, tempi che al Serpeverde ormai parevano lontani secoli, in cui i due condividevano spesso le uscite serali e i momenti di svago; lei era la fidanzata di Fred, lui invece stava insieme a Betty. Sarà durato al massimo un anno, ma fu un periodo felice, per tutti loro. Uscivano insieme, ridevano, ne combinavano qualcuna e a fine giornata ognuno tornava nel proprio letto con un sorriso e la consapevolezza che il giorno seguente si sarebbe ripetuto tutto d'accapo. Nessuno di loro, probabilmente, avrebbe immaginato che una cosa così bella potesse finire; o meglio, magari se lo aspettavano pure, ma pensavano che sarebbe andata diversamente, o che quantomeno non si sarebbero persi a una velocità così notevole. E invece così era andata. Dal giorno alla notte le vite di quei quattro erano precipitate in un abisso, e le principali colpe erano da attribuire proprio ai due che avevano dato inizio al tutto: Albus e Fred. Il giovane Potter non aveva mai giudicato il cugino riguardo quella faccenda, era rimasto al suo fianco, prendendo le sue difese e sbattendo la porta in faccia alla Carrow senza pensarci due volte - aiutato ovviamente dal fatto che in ogni caso non fossero persone tra loro compatibili. D'altro canto, però, non poteva pretendere da Fred che facesse lo stesso con Betty: erano migliori amici, si volevano bene, e per quanto il Serpeverde avrebbe desiderato un taglio netto, non avrebbe mai avuto il cuore di far pesare la situazione a suo cugino. Aveva fatto un casino, aveva preso delle decisioni, aveva scelto di mentire, e dunque doveva anche prendersi tutte le conseguenze del caso senza fiatare. Ogni tanto, tuttavia, il ragazzo si ritrovava a chiedersi come fossero arrivati a quel punto. Quattro persone che sembravano mescolarsi tra loro nella più eccezionale delle maniere, quattro persone che avevano condiviso tutto, e che ora a malapena si parlavano. Fred e Albus erano rimasti solidi tra loro, così come Fred e Betty, ma qualcosa si era inevitabilmente spezzato in ognuno di loro, e alla fine di quel gioco delle sedie, Mun era rimasta quella senza posto.
    tumblr_onpwcszqR81qll70fo7_r2_250
    "Figlia perfetta..Per tua informazione, i crediti non sono niente senza una valutazione psicologica di tutto rispetto. Devi saper sorridere, essere cordiale, avere un mucchio di amici falsi e bla bla bla.." "Ah, quelli veri non te li conteggiano?" E allora sono fottuto doppiamente. Già ne ho pochi, e quelli che ho sono pure buoni. Tutte a me le sfighe. Approfittò dell'alzata di Mun per cominciare ad estrarre alcuni materiali dalla sua borsa: qualche foglio di pergamena stropicciato, l'inchiostro e la piuma d'oca. Aveva portato con sé anche qualche libro, ma quelli li avrebbe tirati fuori e scartati dal cellofan solo all'occorrenza. "La mia famiglia si preoccupa per me, perché da piccola mio padre mi ha fatto cascare dal seggiolone traumatizzandomi, ed io per fargliela pagare ho architettato la sua morte così come quella di un'altra trentina di persone, usando il solo potere della mente. La verità è che potrei farti venire un attacco cardiaco anche solo guardandoti negli occhi; e lo farei se solo qualcuno non fosse a conoscenza del nostro incontro di questa sera. Sai che casino, faresti saltare la mia copertura da serial killer." Rise, tra l'amaro e il sinceramente divertito. Che dire? Aveva sempre apprezzato la fantasia. "Ti prego, non trattenerti. Mi faresti solo un favore." Sempre allegro, il mezzano dei Potter. Veleno e cenere parevano essere le uniche cose che sapesse sputare da quella bocca che si ritrovava. "Anche se con tutti i conti in sospeso che ho finirei sicuramente per diventare uno dei fantasmi del castello, e davvero non lo potrei reggere: l'unico motivo che mi sprona a diplomarmi è fuggire dalle molestie di Mirtilla Malcontenta. Sarebbe controproducente." Alzò un sopracciglio alla propria stessa affermazione, riponendo la tracolla a terra, appoggiata contro una zampa del tavolo. "Oppure semplicemente sono così avanti con il programma che mi sto annoiando da morire e ho voglia di torturare qualche inutile farabutto come te." Stirò le labbra in un sorrido circostanziale. "Preferivo la prima." Sorriso che si smorzò molto velocemente, appena un secondo prima che la mora gli sbattesse davanti un grosso e pesante tomo di Pozioni, aprendoglielo sotto il naso. "Capitolo sei. Cosa ti ricordi delle Tre Leggi di Golpalott?" Bastarda. Lo sa benissimo che a Pozioni nessuno è peggiore di me. Lentamente i bordi delle labbra di Albus si sollevarono a delineare un sorriso che più finto proprio non si poteva "Mi ricordo che se le avessi sapute non sarei qui ora, che dici?" Era davvero lunga la lista di cose capaci di irritare Al, ma di certo tra i primi posti vi era l'essere quello che aveva bisogno di aiuto. Non gli piaceva stare in quella posizione, non gli piaceva che qualcuno lo trattasse con condiscendenza quasi fosse un bambino di sei anni con problemi a fare le divisioni. La collaborazione, poi, non era esattamente il suo forte: non a caso nessuno voleva mai essere messo in gruppo con lui quando si trattava di svolgere qualche progetto scolastico. Tirò dunque un lungo sospiro rassegnato, passandosi stancamente una mano sul viso e poi tra i capelli scombinati, il tutto per poggiare infine i gomiti sul tavolo, sporgendosi appena. "Senti. Mi conosci: non sono uno da gruppo di studio. Inoltre, anche se lo fossi, sappiamo entrambi che questa cosa non può che finire male: uno dei due se ne uscirebbe prima o poi col dire qualcosa di molto spiacevole, è inevitabile." si strinse nelle spalle, amaramente onesto, fissandola dritta negli occhi "Hai bisogno di quei crediti, lo capisco, e lo rispetto. Io ho bisogno di badare agli affari miei, invece. Quindi perché non ci veniamo incontro? Tu mi firmi i fogli di presenza, io in cambio vedrò di farti fare bella figura studiando un po' di più. Ognuno se ne va per la sua strada e vinciamo entrambi." Fece trascorrere qualche istante di silenzio, prima di dare un colpo di sopracciglia e aggiungere "Oppure puoi sempre rifiutarti appellandoti alla correttezza morale; a quel punto io chiederei di farmi cambiare tutor e prima o poi qualcuno disposto ad accettare lo troverei comunque. Sta a te."
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    « Mi ricordo che se le avessi sapute non sarei qui ora, che dici? » No. Non ha firmato per questo. Se lo chiedete a Ryuk, dirà che il ragazzo è geniale. Le sue uscite sono esilaranti. Ryuk si sta chiedendo se non è forse il caso di rilasciare un duplicato del suo manuale della morte in giro per il mondo. Si chiede come ha fatto a non pensare al figlio del prescelto come eventuale vittima. Forse perché non si regge per più di cinque minuti di seguito? Ride ancora, ride la creatura dall'oltretomba, si sta scompisciando per quanto sentito a soli cinque minuti dall'incontro dei due. Questa potrebbe diventare la sua sitcom preferita. Si diverte così lui, a vedere anime in pena disperate di divincolarsi dalla morsa della costrizione e del dolore. A volte si chiede se tutta questa messa in scena non sia opera sua. « E' per questo che hai un libro davanti. Saresti sorpreso di cosa potresti scoprire se solo lo leggessi. » Niente da fare; per un motivo o per un altro la loro presenza nella stessa stanza si risolveva con un nulla di fatto o con frecciatine di rito. Che poi, perché, ancora non lo capiva. Forse perché in fin dei conti, era fastidioso avere di fronte qualcuno che ricordava loro costantemente che un tempo erano stati bene, che un tempo erano stati in grado di ridere di gusto ed essere compagni di malefatte. Come quella volta che Freddie aveva quasi distrutto la casa della vicina, solo per andare a prenderla e andare in quel bar a farsi tutti e quattro una birra. Lei, Freddie, Albus e Betty. Avevano preso in giro il rosso della ristretta comitiva per tutta la sera, mentre Mun raccontava ridendo di gusto tutti i bastoni sulla schiena che il suo ragazzo di allora si era preso da Miss Galloway. Erano tempi diversi, erano persone diverse. Di tutti loro ormai non aveva più alcuna cognizione. Non sapeva che fine avessero fatto, come stesse andando la loro vita. Tutto ciò che apprendeva sul loro conto, era grazie alle voci che a Hogwarts non smettevano mai di girare. Non si salutavano neanche, quasi come se, qualunque cosa avessero condiviso appartenesse a un'altra vita. A un sogno lontano ere luce. Un giorno stavano tutti bene, il seguente, ognuno per la propria strada e pace all'anima loro. Da quando aveva rotto con Freddie, poi, Mun si era impegnata in modo particolare a ignorarli. A ignorare tutti i cugini della comitiva Weasley-Potter. Con tutti ci era riuscita, ma lui era pur sempre una presenza costante; non era facile condividere lo stesso spazio vitale senza imbattersi almeno qualche volta nell'altro. E allora scoppiava una bomba, silenziosa e sottile, ma scoppiava uguale. Albus le aveva voltato le spalle di colpo; non che fossero migliori amici prima che lei e Freddie si lasciassero, ma erano semplicemente diventati estranei. Non un saluto, non un discorso di circostanza, solo qualche cattiveria lanciata qua e là in onore dei vecchi tempi. « Senti. Mi conosci: non sono uno da gruppo di studio. Inoltre, anche se lo fossi, sappiamo entrambi che questa cosa non può che finire male: uno dei due se ne uscirebbe prima o poi col dire qualcosa di molto spiacevole, è inevitabile. » Si stringe nelle spalle non curante scuotendo la testa, mentre un sorriso amaro le imperla le labbra rosee. Mi conosci. Un chiaro riferimento al fatto che , effettivamente non tutto era andato sempre così. Un tempo si conoscevano, si tolleravano, diamine condividevano anche lo stesso tavolo in qualche fast food squattrinato della città. Giocavano a monopoli e risiko allo stesso tavolo e si sfidavano a freccette. Andavano al cinema e sulle montagne russe. « No. Non ti conosco. » Decreta freddamente senza battere ciglio. Non più. Non conosco nessuno di voi. « Hai bisogno di quei crediti, lo capisco, e lo rispetto. Io ho bisogno di badare agli affari miei, invece. Quindi perché non ci veniamo incontro? Tu mi firmi i fogli di presenza, io in cambio vedrò di farti fare bella figura studiando un po' di più. Ognuno se ne va per la sua strada e vinciamo entrambi. Oppure puoi sempre rifiutarti appellandoti alla correttezza morale; a quel punto io chiederei di farmi cambiare tutor e prima o poi qualcuno disposto ad accettare lo troverei comunque. Sta a te. » Hai bisogno di quei crediti, lo capisco, e lo rispetto. Paraculo di un Potter; cerca di empatizzare, è scaltro, ma non abbastanza da capire che Mun non è più la stessa ragazzina sedotta e abbandonata dal suo compagno di malefatte. Quella stolta è morta, è morta assieme a suo padre. « Sento odore di rabbia. Ti stai già pentendo, non è così? » Già. Avrei dovuto farmi gli affari miei. Si meritava qualunque cosa gli sarebbe capitata. Lo sguardo vola altrove per un istante, tempo in cui sembra perdersi. Poi però torna all'attacco, gli sorride con fare sarcastico e incrocia le braccia al petto mentre appoggia meglio la schiena contro la sedia.
    tumblr_ne8kan00n71rsc3z0o9_r1_250
    « E sentiamo, quali sarebbero queste cose molto spiacevoli? » Lo sguardo si assottiglia nel fissarlo. Sa benissimo che ce ne sta più di una, a cominciare dalle loro famiglie, passando poi per le loro relazioni e finendo con i loro amici. Ma quanto meno Mun, non appena lo aveva visto entrare in biblioteca, si era proposta di svuotare la mente, pensare ai compiti e nient'altro. Evidentemente il giovane Potter non era disposto a fare altrettanto. « Togliamoci subito il dente se tanto ci siamo. Hai qualcosa da dirmi? Fai pure. Non ho ossa di vetro; se c'è qualcosa che non ti va a genio, considera questo tavolo uno spazio di aperto confronto su temi di inevitabile spiacevolezza. » Piccola pausa, prima di sorvolare con lo sguardo il tavolo, afferrando il foglio delle presenze che gli hanno consegnato. Mette la data del giorno e la firma con relativo orario di entrata e di uscita. 21 - 23:45. Così poco veritiera da far schifo. Firma e glielo schiaffa in faccia sopra il libro aperto. « Prego. » Un invito che non accompagna da altri gesti. Resta a sguardo basso per un po', tempo in cui fissa le venature del tavolo aspettando che le acque si calmino. « Consideralo un atto di buona fede. Non voglio farti perdere una presenza.. » Visto che comunque questa è una tortura cinese bella e buona messa in atto dal caro vecchio Doc. « ..ma sara l'ultimo che riceverai in questa maniera, quindi ti consiglio di andare a chiedere un altro tutor subito. Non me ne frega niente di cosa fai nella tua vita piena di impegni e bordelli. A me di chi sta dall'altra parte del tavolo fa poca differenza: può essere il figlio del prescelto come Gesù Cristo. Quando sei qui, facciamo i compiti insieme, se non capisci qualcosa me lo chiedi, altrimenti nessuno ti rompe le palle. Quando hai finito puoi tornare assieme a me nella sala comune o decidere di andare a impiccarti in bagno. Non mi fa differenza. » Scuote appena la testa prima di alzare gli occhi al cielo con fare leggermente esasperato. « Se pensi di poter fare di meglio, se credi che ti lasceranno scegliere chi vuoi, fai pure. » Ma non funzionava mai così; lasciare che gli studenti scegliessero con chi studiare era per antonomasia un suicidio accademico, soprattutto quando si trattava di casi disperati come quello che aveva di fronte. « Ora che hai la tua firmetta, puoi anche tornare a farti pestare a sangue da qualche altro animale. »




    Edited by Cursed Child - 29/8/2017, 18:11
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    "E sentiamo, quali sarebbero queste cose molto spiacevoli? Togliamoci subito il dente se tanto ci siamo. Hai qualcosa da dirmi? Fai pure. Non ho ossa di vetro; se c'è qualcosa che non ti va a genio, considera questo tavolo uno spazio di aperto confronto su temi di inevitabile spiacevolezza." Subito sulla difensiva, Carrow? Non è che sei tu quella con qualcosa da dire? Se c'era una cosa che Albus aveva imparato stando a contatto con Fred, era proprio il non doversi mai, in nessuna circostanza, affezionare troppo alle sue conquiste. Con Mun era andata così: il Serpeverde sapeva perfettamente di che pasta fosse fatto suo cugino, e sebbene quella tra lui e la mora fosse stata fin da subito una relazione che pareva destinata a durare, Al aveva comunque cercato di tenere il più possibile le distanze per non arrivare al punto in cui perderla sarebbe stato un dispiacere. Ci sta una soglia da cui non si può semplicemente tornare indietro; darle confidenza, rendere Mun a tutti gli effetti una sua amica, avrebbe comportato l'impossibilità per Al di fare retromarcia nel caso in cui le cose non fossero andate per il verso giusto. Se avesse agito diversamente non avrebbe potuto semplicemente voltare le spalle alla concasata, e probabilmente nemmeno avrebbe voluto farlo. Ma il rapporto tra lui e Fred era la cosa più importante, e come tale, Albus l'avrebbe protetta fino alla morte, persino quando il cugino era palesemente nel torto. Con Mun era andata così: non erano mai stati amici, ma solo frequentanti, e questo aveva notevolmente facilitato per lui il compito di tagliare ogni ponte con lei. Lo chiamerete paranoico, o insensibile, ma purtroppo aveva imparato dall'esperienza quanto fosse seccante ritrovarsi nel fuoco incrociato tra due ex fidanzati; più di una volta, infatti, Albus era stato usato dalle ragazze che Fred aveva sedotto e abbandonato: si attaccavano a lui come una cozza allo scoglio, il tutto solo per tenere il piede nel raggio d'azione di Fred, sperando che un giorno il loro rapporto con Al le avrebbe potute portare al lieto fine col cugino. Scenari davvero patetici, quelli che mettevano su quelle ragazze, ostinandosi a rimanere attorno alle persone care a Fred solo ed esclusivamente per tornare insieme a lui. Inutile dire che presto Albus si era stancato di quella faccenda, se non addirittura offeso nel capire quanto falsa fosse l'amicizia che tali persone millantavano nei suoi confronti: e così aveva smesso di dare confidenza. Era gentile, era cordiale, era sempre contento di vedere suo fratello insieme a una ragazza, ma semplicemente non aveva alcun desiderio di legarsi a quella di turno. Tutto ciò per dire che no, il Serpeverde non aveva niente contro la Carrow, e il motivo era semplice: non l'aveva mai davvero voluta conoscere. "Io a te" sottolineò, indicando prima se stesso e poi lei "non ho nulla da dire. Amici non lo siamo mai stati, litigi non ne abbiamo mai avuti. Per quanto ne so potresti essere la persona migliore di questa Terra come la peggiore: non mi interessa. Ma sai bene che a entrambi basterebbe una parola per aprire un vaso di Pandora che tutti quanti stiamo cercando di tenere chiuso." Forse Betty era l'unica a non farlo, sebbene Albus sperasse ogni giorno che la Tassorosso dichiarasse la propria resa. Ogni tentativo della ragazza era un colpo di ariete alle porte che lui le aveva sigillato in faccia, e l'ultima cosa che voleva era cedere nel suo intento di tenerla fuori da quel vortice tossico che lui era. Non era stato semplice lasciarla, per giunta in quella maniera brutale e vigliacca. Non era stato semplice perché l'egoismo di Albus aveva più volte cercato di trovare motivi e scuse per non doverlo fare, per rimanere insieme a lei. Ma alla fine aveva scelto così, perché nel suo modo contorto, lui la amava davvero, e non voleva ferirla..dunque l'aveva ferita lo stesso, ma in misura minore, come lo strappo di un cerotto in paragone a un'agonia prolungata.
    tumblr_oktzvuAvCe1qeey9xo6_250
    "Prego." disse infine la Carrow, restituendogli il foglio delle presenze firmato con tanto di data e ora "Consideralo un atto di buona fede. Non voglio farti perdere una presenza..ma sarà l'ultimo che riceverai in questa maniera, quindi ti consiglio di andare a chiedere un altro tutor subito. Non me ne frega niente di cosa fai nella tua vita piena di impegni e bordelli. A me di chi sta dall'altra parte del tavolo fa poca differenza: può essere il figlio del prescelto come Gesù Cristo. Quando sei qui, facciamo i compiti insieme, se non capisci qualcosa me lo chiedi, altrimenti nessuno ti rompe le palle. Quando hai finito puoi tornare assieme a me nella sala comune o decidere di andare a impiccarti in bagno. Non mi fa differenza. Se pensi di poter fare di meglio, se credi che ti lasceranno scegliere chi vuoi, fai pure. Ora che hai la tua firmetta, puoi anche tornare a farti pestare a sangue da qualche altro animale." Per un istante non disse nulla, rigirandosi il foglio tra le mani, con la fronte aggrottata in un'aria pensierosa. All'improvviso, poi, schioccò la lingua sul palato, riponendo il pezzo di carta all'interno della propria tracolla, prima di riportare lo sguardo sinceramente curioso alla sua interlocutrice. "Sai, ci sto davvero pensando, ma non riesco proprio a giungere a una conclusione. Cosa, nello specifico, ti disturba tanto della mia richiesta?" chiese tranquillamente, per poi storcere le labbra e stringersi appena nelle spalle come a sottolineare la sua incapacità di capire il motivo di quel tono tanto offeso. "Ti ho proposto un accordo che va a beneficio di entrambi. Che tu lo accetti o meno mi interessa ben poco: se non sarai te sarà qualcun altro. Dunque le cose sono due: o ho insultato la tua etica del lavoro - e in quel caso ti chiedo sinceramente scusa, sebbene mi sembri abbastanza tirata come ragione - oppure ce l'hai con me per altri motivi. E il fatto che tu mi abbia chiesto se ho qualcosa da dirti mi fa pendere per questa ipotesi." fece una pausa, stendendo la schiena contro la seggiola e congiungendo le mani all'altezza del proprio stomaco "D'altronde, se hai subito pensato - erroneamente - che io abbia qualche sassolino nella scarpa che ti riguarda, vorrà dire che tu per prima non sei completamente a posto nei miei confronti. Quindi vai, dimmi in cosa ho sbagliato con te: lo aggiungerò alla lista di rimostranze costruttive. Spoiler alert: è bella lunga." E coincide con quella delle cose che non mi interessano.
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    « Sento odore di rabbia. Ti stai già pentendo, non è così? » Aveva distolto lo sguardo, e per un momento, un unico momento la sua mente era corsa altrove, lontana da quegli scaffali, dall'odore dei libri, dalle intemperie che si abbattevano su quel castello. Era corsa a poche settimane prima, quando, si trovavano ancora in un luogo di mare, di sole e spensieratezza. Quel giorno aveva relegato tutti nelle proprie casette di legno o negli spazi comuni coperti; lei dal canto suo, cappuccio ben saldo e un libro sotto il braccio, si era recata nella casa sull'albero, quella nel cuore della foresta, dove nessuno si sarebbe avventurato con quel tempo. Agli studenti non piaceva esplorare, ai suoi compagni piaceva piuttosto giacere come lucertole a bordo piscina per tutto il giorno. Si era appostata lì lasciandosi culare dal suono gentile della pioggia e l'improvviso silenzio di Ryuk, quando di colpo, il rumore di passi veloci aveva attirato la sua attenzione. E poi un colpo sferrato violentemente e un altro ancora e un altro. Troppo lontani perchè possa sentire che cosa l'uomo dicesse al ragazzo. Soldi gli suggerisce Ryuk. È sempre una questione di soldi o donne quando si tratta degli uomini. Non riusciva a capire che cosa il giovane custode avesse a che vedere con Albus Potter, ma qualunque cosa fosse, non doveva essere nulla di buono. Quello lì era uno schifoso. Erano arrivati al campo da poco più di una settimana e già aveva cercato di mettere le zampe su almeno una dozzina di studentesse. Chiude gli occhi per un istante, mentre ricorda come ha cercato di infilargli la mano sotto la sottile camicetta. L'aveva colta di sorpresa mentre si recava al suo alloggio a tarda ora. Se non fosse stato per il giovane Malfoy, entrato in scena di colpo prima che le cose precipitassero, il tutto sarebbe andato diversamente. « Che cosa pensi che ha combinato? » Parla con voce assente, fredda, quasi come se un essere umano non stesse tirando le cuoia a pochi metri più in là. « Quel ragazzo ha un sacco di problemi. » « Perché è stupido e si caccia sempre in una serie infinita di guai. » Ryuk ride. Sa molto più di quanto lascia intendere. Ryuk sa tutto, quasi tutto; riesce a essere in centinaia di posti contemporaneamente, ha visto così tanti essere umani, li ha seguiti, consigliati, tratti in inganno. Anche se non avesse Albus Potter a portata di mano quasi sempre, riuscirebbe a fiutare cos'è che non va in lui. « Nasconde qualcosa. » « Disse Signorina Trasparenza. » Si stringe nelle spalle sentendosi chiaramente a disagio di fronte a quelle parole. « Grazie al cazzo. Sono costretta da un dio della morte a uccidere una persona ogni mese, scrivendo il suo nome sul suo diario di bordo. Ti sembra una storia che possa raccontare a qualcuno? » « Magari ne ha uno anche lui. » Ride di gusto di fronte a quell'affermazione, prima di poggiarle una mano sulla spalla. « Voi umani siete divertenti. Sputate sentenze l'uno sull'altro senza cognizione di causa. Avete bisogno di darvi una spiegazione a tutto, qualcosa che vi vada a genio, che corrisponda alla vostra idea di una determinata cosa. Ciò che mi piace di te bambina, è che lo stai facendo mentre il tuo compagno viene pestato a sangue da uno sconosciuto che ti ha quasi stuprata. Sei interessante.. » Ed è allora che viene investita dalla sua impossibilità di vedere. Un colpo dopo l'altro, Judas Leroy sta sfigurando la faccia di Albus Potter. Un ragazzo molto più piccolo e debole di lui. Non sa se sia ingiustificato o gli abbia fatto qualcosa, ma una cosa è chiara: Judas Leroy non è innocente. « Non ci lascerà mai in pace non è così? Continuerà a fare ciò che ha quasi fatto a me.. e a lui. » « Non è uno stinco di santo ecco.. » « Puoi assicurarti che là giù soffra? » « Posso assicurarti che non avrà una vita facile. Quello lì ne ha combinate di cotte e di crude. Trent'anni di bravate che gli costeranno un girone molto speciale. » « Bene. Fai ripartire il cronometro, Ryuk, perché questo mese il tuo pezzo di merda arriva prima.. » Mancavano cinque giorni allo scadere del tempo. Poteva andare. Poteva lavorarci. Prese tra le mani il Death Note dalla tracolla che portava sempre con sé, lo apri e per un secondo esitò. Era sempre così. Ogni volta un rituale che la inorridiva. Sospirò e lo sguardo tornò sui due contendenti. Era quasi incosciente, ma lui non si fermava. E allora scrisse: Judas Leroy - si allontana dal ragazzo e si dirige verso il dirupo a nord dell'isola di Porland. Cade e si rompe l'osso del collo alle.. Guarda l'orologio al polso. Sono le 17:32. ..alle 17:45 del 25 giugno. All'ora riferita, Ryuk non c'è, e lei sente quel dolore atroce, talmente forte da farle perdere i sensi. Nessuno avrebbe sospettato nulla. La pioggia era talmente fitta che la visibilità sarebbe stata ridotta. E' scivolato. Non l'ha proprio visto. Infinite possibilità, e nessuna includeva un colpevole. Semplice errore umano. Avrei voluto fosse molto peggiore, si meritava di peggio. « Almeno è una fine ingegnosa. » La incoraggia Ryuk, come se tutto quello fosse normale.

    « Io a te non ho nulla da dire. Amici non lo siamo mai stati, litigi non ne abbiamo mai avuti. Per quanto ne so potresti essere la persona migliore di questa Terra come la peggiore: non mi interessa. Ma sai bene che a entrambi basterebbe una parola per aprire un vaso di Pandora che tutti quanti stiamo cercando di tenere chiuso. » Scoppia a ridere scuotendo la testa. E' una risata amara. Ed è la prima volta che Ryuk non ride. Ryuk che trova sempre divertenti gli essere umani, non trova divertente il fatto che questi ragazzini restino così fottutamente aggrappati al passato. Perché lo sono; tutti loro. Vorrebbero tornarci, ma sanno di non potere, ne sentono la mancanza, ma al tempo stesso non ci tornerebbero nemmeno se tagliassero loro un braccio. « E' acqua passata, Potter. La gente va avanti. Dovresti provarci qualche volta; dona un bel colorito alla pelle non stressarsi troppo per bambinate. » Si stringe nelle spalle con fare non curante. « Ma poi, ancora, tu non ne hai bisogno. Ci pensano sempre gli altri. » Gli dice indicandogli ancora una volta l'occhio nero. « Sai, ci sto davvero pensando, ma non riesco proprio a giungere a una conclusione. Cosa, nello specifico, ti disturba tanto della mia richiesta? » E a quel punto eccolo, lui che torna. E' al suo fianco e fissa con i suoi enormi occhi rossi un Albus Potter chiaramente intento a fregare la sua interlocutrice. « Questa è la mia lezione per te, bimba: fa schifo fare l'eroina. » « Ti ho proposto un accordo che va a beneficio di entrambi. Che tu lo accetti o meno mi interessa ben poco: se non sarai te sarà qualcun altro. Dunque le cose sono due: o ho insultato la tua etica del lavoro - e in quel caso ti chiedo sinceramente scusa, sebbene mi sembri abbastanza tirata come ragione - oppure ce l'hai con me per altri motivi. E il fatto che tu mi abbia chiesto se ho qualcosa da dirti mi fa pendere per questa ipotesi. D'altronde, se hai subito pensato - erroneamente - che io abbia qualche sassolino nella scarpa che ti riguarda, vorrà dire che tu per prima non sei completamente a posto nei miei confronti. Quindi vai, dimmi in cosa ho sbagliato con te: lo aggiungerò alla lista di rimostranze costruttive. Spoiler alert: è bella lunga. » Scuote la testa mettendo le mani avanti in modo tale da fermarlo prima che dica altre cose. Cose che potrebbero solo peggiorare la tua già carente posizione.
    tumblr_ne2xjo0kul1rsc3z0o5_250
    « Coda di paglia? Ancora quella storia.. visto che continui a tirarla in ballo e sei certo che io abbia delle rimostranze nei tuoi confronti, forse ti senti la coscienza sporca. » Un sorriso malizioso compare sul suo volto per un istante, prima di tornare seria. Accavalla le gambe per mettersi seduta più comoda mentre abbassa lo sguardo. « Io dal canto mio mi riferivo a ben altro. Qui dentro da quando Kingsley ha rintanato tre quarti della scuola nelle segrete, essere borghese è la cosa più impopolare che esista. Tutti hanno rimostranze; mi aspettavo almeno qualche frecciatina dal figlio del prescelto, e mi aspettavo anche che tu capissi la mossa geniale che ci ha portati qui l'uno di fronte all'altro. » Una piccola pausa. « E invece no; ti ostini a cercare di costringermi a rinvangare un passato che non ha alcuna rilevanza. » Bugia. Quella bugia ha un sapore amaro sulla punta della sua lingua. Ma non importa, nulla di quanto è successo ha più importanza. « Vuoi sapere perché non accetto? » Si allunga appena sul tavolo tornando a guardarlo negli occhi, affinché lui capisca che non sta mentendo, non sta bluffando. Non ha voglia di fare giochetti mentali, men che meno con l'ultima persona con cui vorrebbe passare ogni venerdì sera. « Perché è un suicidio accademico e nessuno accetterebbe. Sei inaffidabile e non hai il minimo rispetto per le priorità altrui, tanto meno per le regole. Tutto ciò che conta per Albus Potter è Albus Potter. Tu vuoi che io ti firmi quel dannato foglio per poi farmi fare le figure di merda. E insisti perché sai che nessuno scommetterebbe su di te. "Vedrò di farti fare bella figura studiando un po' di più"; un po' più di niente è comunque niente. Sappiamo entrambi che non lo farai e non lo farai perché a te dei miei crediti o di quello che per me è importante non te ne frega un cazzo. » Si sta leggermente alterando, abbastanza da alzare leggermente la voce. « Tu avrai tante cose da fare nella vita; si vede. E non sarò certo io a mettere bocca sulle tue priorità. Ma io ho solo questo. La scuola. » E non lascerò che tu e i tuoi amichetti mi togliate anche questo. « Forse tu hai un ricordo diverso di me, e io ne ho uno distorto di te. Ma il passato è passato. » Abbassa lo sguardo sospirando. « Se vuoi che io accetti, dovrai guadagnarti la mia fiducia. Ti presenti qui ogni venerdì e mi mostri che riesci a studiare da solo. Non starò nemmeno al tuo stesso tavolo, non dovrai nemmeno salutarmi e io farò altrettanto con te. Se nel giro di un paio di mesi i tuoi voti migliorano, potrai smettere di venire e io ti farò avere il foglio delle presenze nella tua cassetta delle lettere. Non appena sgarri e torni sulla via del perditempo, l'accordo salta. Vedilo come uno studiare da solo, solo che se proprio non capisci qualcosa, puoi sempre chiedere. Puoi anche farlo per iscritto se proprio comunicare ti arreca questo gran fastidio. » Poco male. Sempre meglio che trovarsi qualche rompipalle che ti chiede persino se può andare al bagno. Quello sarebbe stato un incubo persino peggiore di Albus Potter stesso.




    Edited by Cursed Child - 29/8/2017, 18:12
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    C'era una sottile differenza tra l'essere onesti e l'essere sgarbati: una differenza che nessuna delle due persone sedute a quel tavolo conosceva. Albus e Mun erano sempre stati quelli che le cose non le mandavano a dire, solo per poi coprirsi dietro alla scusa del 'almeno ho detto ciò che penso'. Ahimè, se il mondo fosse stato così semplice da far sì che spiegazioni del genere bastassero, a quest'ora saremmo tutti più tranquilli. I due Serpeverde della vecchia combriccola erano quelli che le cose per sé non se le sapevano proprio tenere, o almeno non a lungo. Fred e Betty erano diversi: loro erano gentili, erano cordiali, cercavano sempre di trovare il compromesso e la diplomazia nelle proprie parole e azioni. Albus e Mun erano di tutt'altra pasta: conflittuali, sempre pronti a sbattere in faccia al prossimo ciò che faceva male e il motivo per cui invece loro erano tanto migliori al confronto. Paradossale, no? Due persone così profondamente difettose, a cui la gente si accostava poco o niente, erano proprio quelle che si credevano una spanna sopra al prossimo. E' così perché lo dico io, e io ci capisco più di te perché io sono io e tu non sei un cazzo. Ecco: per quanto ci girassero intorno, le parole che uscivano dalle loro labbra suonavano più o meno così a chiunque li ascoltasse. Non c'era da stupirsi se gli amici a loro disposizione si potessero tranquillamente contare sulle dita di una mano monca. Lo spirito di squadra, il compromesso, ma anche solo la volontà di cercare ciò di buono c'era negli altri piuttosto che puntare sempre la luce sui loro difetti, era proprio ciò che mancava ai due Serpeverde, e che spesso e volentieri li rendeva tanto invisi ai loro compagni. In fin dei conti, come dargli torto? Chi mai vorrebbe trascorrere le proprie giornate assieme a qualcuno che non perde mai occasione di lasciare a intendere la propria superiorità? Che poi, probabilmente, non lo facevano nemmeno in maniera consapevole. Era semplicemente un qualcosa che traspariva dal modo in cui si muovevano e parlavano. Un atteggiamento presuntuoso che nella vita non aveva mai portato nulla in tasca a nessuno. 'Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?' sarebbe da dire a quelle due facce da schiaffi.
    tumblr_oo3hmtt7am1sq302mo5_250
    Il discorso di Mun di certo non lo aveva lasciato indifferente. Lo irritava, ovviamente. Non per ciò che diceva, ma piuttosto per la persona che quelle cose le aveva dette. Amunet Carrow, colei che si faceva bella della propria media scolastica, pensando che ciò le desse il diritto di dichiararsi onnisciente. Non c'era da stupirsi, dunque, se la reazione di Albus alla fine di tutta quell'orazione fu una sana risata sbalordita, arricchita da uno sguardo di puro sbigottimento. Non ci credo. Ipocrita del cazzo. "Aspetta, fammi capire. Non più di cinque minuti fa dicevi di non conoscermi, e ora viene fuori che invece quando ti fa comodo mi conosci abbastanza da permetterti di sparare sentenze? Perdonami ma fatico a trovare la logica." prese a dire, con una punta di palese sarcasmo a colorire la sua voce "Dato che ti vedo confusa sulla questione, ti do una mano: no, evidentemente di me non sai proprio un cazzo. Non se pensi che sarei stato a fare la checca isterica su chi dorme dove e per quale stupida macchinazione politica." Si sporse meglio verso di lei, portandosi entrambe le mani al cuore con aria di ironico struggimento "Povera piccola multimiliardaria: ce l'hanno tutti con lei perché fa di cognome Carrow. Ma fammi il piacere. Credi di stare sulle palle alla gente per via di come ti chiami? E' questo che ti racconti? Cazzo, vorrei averti registrata per farti riascoltare le tue stesse parole: magari così capiresti qual'è il vero motivo per cui hai solo lo studio a cui aggrapparti." Un colpo secco di risata risalì sarcasticamente dalla sua gola, portandolo a scuotere la testa tra sé e sé, per poi riportare la schiena ad appoggiarsi alla sedia. "Dici che il passato è passato, ma poi ti metti a sparare a zero sul tipo di persona che tu credi io sia. Un tipo di persona che ti sei costruita in testa sulla base di cosa, indovina? Dell'evidente rancore che ancora porti nei confronti di Fred, e per estensione anche nei miei. Sei libera di provarmi il contrario, ma su quali basi lo puoi poggiare? Su un rapporto che non abbiamo mai avuto? Sul fatto che la mia pagella faccia schifo e quindi ciò vuol dire automaticamente che io sia un egoista del cazzo che non ha alcun rispetto per niente e nessuno? Beh, che dire, sei coerente per una che si sente giudicata sulla base di un cognome." Cazzo, vorrei davvero essere tanto egoista quanto lei mi dipinge; se lo fossi stato un po' di più, forse, a quest'ora tanti dei miei attuali problemi non li avrei. "E sarei io quello che si deve guadagnare la tua fiducia? Mi perdoni, vostra grazia, ma io da lei non mi devo guadagnare proprio un cazzo." Detto ciò, senza se e senza ma, Albus si alzò dalla propria sedia, mettendosi la tracolla in spalla. "Vuoi qualcuno che dia retta alle tue stronzate e te le faccia pure passare? Perfetto. Non hai più di che preoccuparti: domani andrò dal consulente e vedrò di farmi assegnare un altro tutor a suo piacimento. La mia promozione conviene tanto a me quanto a lui. Spero che con il prossimo caso umano ti vada meglio: magari è la volta buona che ti riesci a tenere stretto qualcuno.." si interruppe, stirando un sorrisino falso proprio sul limitare della soglia della biblioteca "Ma tanto abbiamo appurato che gli amici veri non te li contano per i crediti, quindi non è un tuo problema." E detto ciò chinò il capo a mo' di saluto, prima di uscire da dove era entrato "Buonanotte Carrow." E attenta a non abbassare troppo la cresta: potrebbe caderti la corona.
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    Ryuk ride. Quella risata del cazzo che ormai ha imparato a conoscere a memoria, che graffia sul suo cervello ogni qual volta sente di poter metterci in mezzo la coda. « Aspetta com'è che dite voi? Schiaffo morale? Stacce? Povera piccola Amunet. Sempre perennemente schiaffeggiata. » Stringe i pugni mentre il ragazzo le volta le spalle. « Dovevi aspettartelo. Loro voltano sempre le spalle. Te l'ho detto. Qui ci sono solo io. » Se lo sente quel bruciore, quel prurito, il fastidio di essere stata azzittita. E poi c'è l'odio. Un odio cieco che non sembra nemmeno provenire da lei. « Quanto ancora negherai cosa sei? Cosa puoi fare.. Guarda la tua amica; lei l'ha accettato, lei è tutta in discesa. » Non sa di chi sta parlando, Mun. Non ha la più pallida idea di cosa significhi quanto le sta dicendo. Ma sa che sta cercando di provocarla. E ci sta riuscendo. Ci sta riuscendo a tal punto da farle scendere una lacrima sul volto; è frustrazione e odio, e delusione, e la terribile impressione di esser stata ancora una volta schiaffeggiata da un completo estraneo che non doveva permettersi di toccarla. E' stanca di vedersi voltare le spalle; è stanca di sentirsi sempre in difetto. E' stanca di essere debole agli occhi di tutti, di sembrare una persona che non viene scalfita da niente, quando i suoi occhi raccontano tutt'altro. Ha ricevuto un dono, qualcosa che non ha chiesto e che la sta divorando da dentro, ma nel tragitto le lascia la soddisfazione di spazzare le altrui possibilità, di spezzare le loro speranze, le loro certezze, come gli altri hanno fatto con lei. Ogni parola di lui è stata un colpo, violento; parole infantili, dettate dall'orgoglio e che pure, quell'animo fragile avverte in pieno, spezzato da un padre violento, da una madre indifferente, da fratelli ciechi che non hanno fatto altro che distogliere lo sguardo da lei per anni ed anni, mentre la cinghia si scagliava contro la sua schiena nuda. Aghi conficcati nella sua spina dorsale. Pianti silenziosi. Suo padre le diceva sempre di stare zitta; stai zitta o farà più male. Stai zitta o loro verranno a cercarti nei sogni. « Conosci il prezzo. » Anche lui si sta approfittando di lei, della sua debolezza, del suo non sopportare più quel silenzio paralitico. Ho osservato così a lungo. Li ho guardati e ho chiesto aiuto in silenzio, e sei dovuto arrivare tu perché loro prendessero una posizione. Li hai dovuti costringere perché si smuovessero. Quale essere umano è così crudele da lasciare che una bambina sopporti tutto quel terrore? Quale essere umano non si accorge di quelle atrocità? Non c'è miglior cieco di chi non vuol vedere, me l'hai detto tu, la prima volta che ci siamo incontrati. Ti stai prendendo la mia vita, un pezzo alla volta, la stai sfasciando, te ne stai approfittando di quello che ne rimane, ed io sono costretta a restare e guardare. Non sei mio amico Ryuk, non mi fido di te, non l'ho mai fatto. Ma sei l'unica cosa che mi rimane. L'unico che non mi ha voltato le spalle. Le dita si precipitano verso la tracolla. Fa mente locale, cerca di ricordarsi uno dei nomi compilati in anticipo da un po' di tempo. Kol Matthews - bacio del Dissennatore alle 7:00 a.m. del 28 agosto. Domani mattina si sarebbe sentita uno schifo. Si sentiva già uno schifo. E Ryuk ride, e sa anche perché ride. E' ciò che si aspettava. E' ciò che voleva. « Grazie bambina. » 30 giorni. Trenta fottuti giorni per cosa? « Digli che sai delle lettere. » E' confusa, e per un secondo c'è il panico nei suoi occhi. L'ha ingannata. « Mun, digli che sai delle lettere. » Scatta. In un secondo si precipita fuori dalla biblioteca seguendo una direzione ben precisa. Se è fortunata andrà verso la sola meta che gli è consentito raggiungere a quell'ora. La sua dannata Sala Comune.

    Quando ne individua la figura nell'ombra, un vuoto allo stomaco la pervade. « Hai ragione. » Dice lasciando che la sua voce risuoni sui corridoi fino a raggiungerlo. « Non lo negherò. Io gli porto rancore. E ne ho a sufficienza anche per te, e per Betty, e per ogni maledetto Potter o Weasley presente sotto questo tetto.. che non sarà mai quanto quello che ne porto a voi due. No.. non è rancore.. è.. delusione? Disincato? Mancanza? Non lo so.. » La voce trema mentre gli si avvicina, finché gli giunge a pochi passi di distanza. La voce è pacata, terrificantemente controllata. « Ma non per le stesse motivazioni, non per estensione. » Diversi sì, ma entrambi propensi agli stessi comportamenti del cazzo. Con Betty non aveva mai più parlato. Ma Mun, sapeva osservare, e seppur non avesse mai avuto particolari propensioni nei suoi confronti, seppur non avesse la minima intenzione di piangere la scomparsa dei loro non più ragazzi, il cambiamento in quegli occhioni immensi l'aveva visto e ne aveva accusato il dolore, quasi come se fosse il suo. Man mano che le giornate passavano, la speranza di sentirsi la sua ragazza scomparivano, come scomparivano quelle di Mun di vederlo venire a cercarla. Mun l'aveva detto subito a suo fratello, mentre banchettavano in solitario in un angolo della Sala Comune, che Potter, Betty l'aveva lasciata. E lui non aveva capito perché tutto quel interessamento. Le storie finiscono è vero. Ma non finiscono senza finire. E non finiscono quando al suono di due parole, dacché prima c'era di mezzo il mare e le stelle, improvvisamente non c'è più niente. « Sai perché mi ha lasciata? Per due parole. Eravamo andati a Londra quel giorno, e mi sono sfuggite. Così di colpo. Ed è stata l'ultima volta che le ho dette. Quando sono tornata a casa mio padre mi ha picchiata perché piangevo, e mi ha picchiata anche il giorno dopo perché non mangiavo, e lo ha fatto anche il giorno seguente perché non volevo uscire dalla mia stanza. E lo ha fatto per tutta l'estate. Freddie lo sapeva. Lo aveva capito prima ancora che glielo raccontassi. Mi ha fatto credere che mi avrebbe salvato; mi ha illuso, e poi nel momento di maggiore bisogno ha deciso che non era abbastanza per me. » « Diglielo. Fagli male. » Scuote la testa. « Te lo sto raccontando perché a volte siamo crudeli. Diciamo cose.. facciamo cose.. terribili. Non ci rendiamo conto di quanto ci facciamo male.. » Tu, io, Freddie. « Le parole sono importanti.. » « Digli che sai delle lettere. » « ..e per questo ti chiedo scusa. Non avevo il diritto.. » Di giudicarti. Stringe i denti.
    tumblr_nbnxxpwkSg1rlr2dlo7_250
    « Le parole sono importanti e possono far male. Tanto la loro presenza quanto la loro assenza. A volte.. uno sguardo.. un sorriso, un cenno della testa, può cambiare la vita di una persona. » « Adolescenti.. Digli quello che sai, Mun, altrimenti tutto sarà inutile. Non hai rinunciato già abbastanza a te? » Abbassa lo sguardo, sospirando; tira su col naso e indietreggia di qualche passo. « Io lo amavo, Albus.. cazzo una parte di lui resterà sempre con me a prescindere.. e nonostante non lo dessi a vedere volevo bene a voi due. E quei pochi momenti insieme erano.. tutto.. » Annuisce tra se e se, ben convinta che non ha più nulla da perdere. Orgoglio? Dignità? Andanti affanculo. « E quindi sì, hai ragione, su tutto. E lo sapevi da solo, non avevi bisogno della mia conferma, ma io volevo che lo sapessi comunque dalla diretta interessata, perché forse, una versione diversa della storia c'è. E non è la Carrow è una tale testa di cazzo da non riuscire a tenersi nessuno stretto. » Una leggera pausa, il giusto tempo per sentire quel diavolo ringhiare dietro la sua spalla. « Se vuoi bene qualcuno sei anche pronto a lasciarlo andare no? » Un leggero sorriso tra se e se prima di stringersi nelle spalle. « Le lettere, Mun, le lettere. » « Saprai già che il silenzio a volte vale più di mille parole. Ma ci piace distogliere lo sguardo, fare finta che non sia un nostro problema. Niente è un nostro problema finché qualcuno non si fa male.. a volte nemmeno allora. Ma ehi.. ciò che non uccide fortifica. » Un ultimo sospiro e un'occhiata verso il soffitto prima di scuotere la testa ancora, quasi a convincersi di non essere sbottata con l'ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto farlo. L'ha provocata. E credimi è meglio questo di altro. Qualunque cosa lui sappia. « Frasi fatte.. » Commenta più tra se e se che altro. Non ha la pretesa che lui le creda. Non succederà nemmeno in un milione di anni, ma lei aveva bisogno di dirlo, perché questo è il suo sesto anno; piangeva dietro le stesse delusioni da troppo tempo, senza parlarne, negandole, tenendosele dentro, quasi come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi. Registra questo, testa di cazzo. Gira i tacchi pronta ad andarsene, ma poi si ferma passandosi una mano tra i capelli. « Ah, vorrai sapere che sul desk all'entrata c'è una mela che ci sta guardando da quando siamo entrati lì dentro. Ti conviene finire se vuoi che quella firma valga. » Un leggero cenno del capo, prima di fare dietrofront. « Buono studio. »

     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    I swapped my innocence for pride
    Crushed the end within my stride
    Said I'm strong now I know that I'm a leaver


    "Se vuoi bene a qualcuno sei anche pronto a lasciarlo andare no?" Albus era orgoglioso, testardo in una maniera a dir poco irritante; sembrava difficile smuoverlo dalle proprie convinzioni, persino con la storia più commovente o le scuse più sentite. Probabilmente, se la Carrow non gli avesse posto quella domanda retorica, il Serpeverde le avrebbe girato i tacchi non appena avesse finito di parlare. Lo avrebbe fatto perché tanto, lui, che cazzo poteva dirle? Di certo non aveva il potere di farla sentire meglio, e consolare le persone non era mai stato il suo forte. Al aveva preso una decisione: quella di non curarsi di Mun e di stare accanto a suo cugino al cento percento, senza guardarsi indietro. Una decisione che sapeva essere brutale, ma che nel suo estremismo cercava di essere la cosa migliore per tutti..o almeno per il maggior numero di persone. La verità era che il Serpeverde non ci aveva nemmeno provato a far funzionare le cose: aveva dichiarato la resa prima ancora di chiedersi se ci fosse davvero qualcosa che lui potesse fare per quella persona, per la Carrow. 'Sei sempre stato uno che molla' erano state le parole aride di Laura, quando le aveva raccontato la storia. La madre di suo figlio era l'unica persona con cui il moro si potesse sfogare riguardo faccende di cui non poteva parlare con Fred: sapeva che lo avrebbe ascoltato, e sapeva anche che non avrebbe potuto dirlo a nessuno nemmeno volendo. Uno che molla. La definizione migliore per il giovane Potter, probabilmente. Combatteva fino a quando le cose non si facevano difficili, o almeno fino al punto in cui poteva nascondersi dietro a qualche scusa. Con Betty era andata così: avrebbe potuto lottare, forse avrebbe persino voluto farlo, ma non lo aveva fatto per paura di trascinarla in un gorgo da cui le sarebbe stato impossibile uscire. Betty lo avrebbe aiutato, gli sarebbe stata accanto nonostante tutto, avrebbe messo da parte persino se stessa per lui: e Albus, questo, non poteva permetterlo. E quindi sì, con lei, lui, aveva mollato, senza nemmeno darle la possibilità di scegliere cosa volesse sul serio; tuttavia, pur essendo nel torto, per una volta in vita sua Al aveva compiuto un'azione totalmente opposta al proprio interesse egoistico. Se vuoi bene a qualcuno sei anche pronto a lasciarlo andare. E Albus non voleva bene a Betty, ma la amava con tutto ciò che aveva in possesso; un amore che, in quelle circostanze, solo così poteva dimostrarle: ovvero non dimostrandoglielo affatto, sparire.
    "Saprai già che il silenzio a volte vale più di mille parole. Ma ci piace distogliere lo sguardo, fare finta che non sia un nostro problema. Niente è un nostro problema finché qualcuno non si fa male.. a volte nemmeno allora. Ma ehi.. ciò che non uccide fortifica. Frasi fatte.." Serrò la mascella, distogliendo lo sguardo aggrottato e andandolo a poggiare lontano da loro, da un lato, in quell'accanto che per lui era sempre vuoto. Stava facendo esattamente ciò che Amunet aveva appena detto: distogliere lo sguardo, fare finta che nulla di tutto ciò fosse un suo problema. Peccato che qualcuno, in quell'equazione, si fosse già fatto male: lui, Betty, Mun, Fred..tutti loro portavano con sé un dolore a cui non si poteva semplicemente mettere una pezza. Facevano finta, la maggior parte del tempo, che non facesse male, ma ogni qualvolta i loro sguardi si incrociassero, quella sofferenza riaffiorava. Per questo alcuni di loro si evitavano: per non leggere nello sguardo degli altri ciò che avevano fatto, ma anche ciò che subivano ogni giorno.
    "Ah, vorrai sapere che sul desk all'entrata c'è una mela che ci sta guardando da quando siamo entrati lì dentro. Ti conviene finire se vuoi che quella firma valga. Buono studio." Non disse nulla. La lasciò andare, come aveva sempre fatto con chiunque. Anzi, quando sparì dietro l'angolo fece addirittura per proseguire nel suo intento, diretto verso la sala comune.
    Era ormai quasi a metà strada quando, serrando i pugni, girò i tacchi, attraversando a lunghe e veloci falcate tutta la strada che aveva percorso sino a quel momento, solo per poi ritrovarsi al punto di partenza: la biblioteca, lì dove Mun era impegnata a raccattare le cose che aveva lasciato sul loro tavolo di studio. Senza dire una parola fece nuovamente cadere la borsa a terra, mettendosi rumorosamente a sedere ed estraendo dalla tracolla libro e quaderno di Pozioni. Silenziosamente appoggiò la fronte aggrottata contro la mano, cominciando a leggere il paragrafo riguardante le leggi di Golpalott. "Gustave Golpalott era un noto pozionista austriaco, nato a Vienna nel 1698 e morto all’Isola Maddalena nel 1776. Golpalott, nei suoi anni di studio, riuscì a scoprire le caratteristiche specifiche di molti veleni e si attirò le invidie di molti maghi dell’epoca.." A buon intenditor poche parole.

    Mancavano ormai pochi minuti alla mezzanotte quando i due dichiararono l'ufficiale fine della lezione, cominciando a riordinare le proprie cose e a schiaffarle nelle rispettive tracolle. Nel togliere distrattamente il libro dal tavolo, un piccolo foglio rettangolare sembrò scivolarne giù dalle pagine, portando l'attenzione di Albus sul punto del pavimento in cui era caduto a faccia in giù. Si chinò a raccoglierlo, voltandolo per capire di cosa si trattasse. Una fotografia. Lui, Betty, Fred e Mun ai Tre Manici. Ridevano spensierati, stringendosi l'uno all'altro come in quelle vecchie foto che suo padre gli aveva fatto vedere mille volte, quelle di lui, Hermione e Ron. Un sorriso amaro andò a incurvare automaticamente le sue labbra, mentre le dita sembravano incapaci di riporre quel ricordo nel luogo da cui era provvidenzialmente uscito. Si ricordava di quella sera. Aveva avuto così tanta paura che riusciva quasi a sentire tutt'ora l'eco delle farfalle che avevano vorticato nel suo stomaco per giorni. Albus non si era mai esibito in pubblico prima di allora, ma Betty lo aveva convinto a farlo, per certi versi lo aveva quasi obbligato. All'epoca gli era sembrata una questione di stato, la fine del mondo. Aveva fatto così tanti incubi la sera precedente, sognando di bloccarsi di fronte a tutti, di essere fischiato, di dimenticarsi la canzone. Eppure alla fine ce l'aveva fatta. Era salito sul piccolo palco con le gambe molli, ponendosi tremante di fronte al microfono, solo per poi rendersi conto che da quella posizione, con i faretti accecanti sparati in faccia, non riusciva a vedere nessuno dei presenti. E così aveva fatto finta di essere solo, aveva aspettato l'attacco del batterista Grifondoro, aveva chiuso gli occhi, e aveva iniziato a suonare e poi a cantare. « Solo me chiedo perché sto così bene co te. Io che non ho paura nella notte scura. A fa risse, guerre, scommesse, mille schifezze. Tremo tremo forte fra le tue carezze. » Aveva alzato lo sguardo a quella strofa, cercando quello di Betty, non trovandolo, ma volgendolo comunque nel punto in cui sapeva che lei si trovava. Ora che ci ripensava, forse, quella canzone, in quel momento, li aveva descritti solo in quella singola strofa; ma adesso, dopo tutto ciò che era successo, sembrava essere perfetta per Albus e Betty dall'inizio alla fine. « E sto freddo nun viene da fori, io ce l'ho dentro. » Ora sì, ora Albus lo sentiva davvero quel freddo glaciale dentro di sé, e lo torturava più di quanto avrebbe mai pensato. Non era stato infatti il freddo a colpirlo quando era sceso dal palco, ma piuttosto una vampata di caldo, mentre l'adrenalina scemava dai suoi arti e i suoi passi si muovevano verso il gruppo sorridente di amici. Non li aveva nemmeno guardati, aveva proseguito dritto verso la Tassorosso, verso la sua ragazza: c'era solo lei, nella stanza, ai suoi occhi. E quando lei gli era saltata addosso con un abbraccio, Albus aveva detto per la prima volta quelle parole, quelle due parole che aveva sentito sempre così innaturali, e che pure, in quel momento, sembravano essere l'unica cosa a stagliarsi nella sua mente: ti amo. E anche in quel momento, riguardando quella foto, quelle due parole parevano le uniche a scorrere nel suo cervello di fronte al viso sorridente della bionda.
    127c4be2c7c3f163f3865aab8506b64e
    "Mi dispiace." disse a fior di labbra, in un tono di voce bassissimo, senza staccare gli occhi dalla fotografia. "Per tutto. Per quello che ti ho detto, per ciò che ti è successo.." fece una pausa, aggrottando ulteriormente la fronte come se stesse cercando di trattenere le gocce salmastre che volevano uscire dai suoi occhi cerulei "..per non essere stato un amico." Nel dire quelle parole, i polpastrelli di Albus accarezzarono la fotografia, fermandosi sul viso della Tassorosso. Per non essere stato il fidanzato che meritavi, Betty. Scosse appena il capo, tra sé e sé, come a scacciare quei pensieri, e le lacrime di coccodrillo che avrebbero voluto portare con sé. Ma suppongo che ormai non abbia più importanza. Quel che è fatto è fatto. "La mia famiglia è tutto ciò che ho." continuò, sempre a bassa voce, sempre con lo sguardo fisso sull'immagine in movimento perpetuo, intrappolata nel tempo eterno, sebbene ormai quello a cui apparteneva si fosse già concluso. "I miei fratelli. Fred.." ..Jay.. "..sono il mio primo pensiero. Ho sempre cercato di stare dalla loro parte ad ogni costo, di difenderli, qualsiasi cosa accada." Di proteggerli. "A volte è semplice. Altre un po' di meno, forse perché la fedeltà cieca non è mai stata il mio punto forte. Ma con loro sì. Loro per me ci sono sempre stati, anche quando prendere le mie parti era la cosa meno ragionevole da fare." Tirò su col naso, riponendo la foto tra le pagine del libro di Pozioni, per poi metterlo nella tracolla e chiuderla. Solo a quel punto riportò gli occhi a Mun, stringendosi amaramente nelle spalle. "Ho sempre pensato che in altre circostanze avremmo potuto essere ottimi amici, io e te. Lo penso ancora." ma.., c'è sempre un ma. Sospirò, mettendosi la tracolla in spalla. "Ma chiederò lo stesso di cambiare tutor, anche se probabilmente sei l'unica persona disposta a darmi quel poco di libertà di cui ho bisogno - cosa di cui ti ringrazio." Avrebbe voluto dare mille motivazioni per quella scelta, mille scuse che forse sarebbero anche suonate plausibile, ma che oramai, con le carte scoperte sul tavolo, non aveva più senso arrecare. Scelse quindi di dire la verità, per una volta, a qualcuno. "E' solo che non voglio ricordare. E avere te davanti è un costante promemoria di quanto abbiamo perso." ovvero quasi tutto "Qualcuno una volta mi ha detto che sono uno che molla..e aveva ragione. Ma è il mio modo di farci i conti, e non si può cambiare semplicemente volendolo." Nel concludere si strinse nelle spalle, mordendo l'interno del proprio labbro inferiore. "Non te ne frega niente delle mie giustificazioni, lo so. Ma almeno, questa volta, te ne ho data una."
     
    .
  11.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    Era arrabbiato. Sapeva che lo fosse, ma lo era anche Amunet. Aveva pregato intensamente e per molto tempo che lui arrivasse, e lui si era presentato al suo cospetto solo quando da salvare c'era solo un involucro vuoto di carne ed ossa. A quel punto avrebbe fatto qualunque cosa pur di farlo smettere, pur di farlo smettere. Aveva eseguito procedure complicate durate quell'estate. Sembrava impazzito. La sua unica ossessione era capire come invertire il processo. Ha quasi rischiato di morire più di una volta durante quei tre mesi. Moriva e tornava ogni volta, con una rapidità lampante. Durante quei momenti di blackout ricorda di aver visto ombre, figure, fuoco. Il più delle volte le ci volevano ore prima di riuscire a decifrare quanto la sua mente avesse registrato là sotto. Ciò che molti non sanno sul Doomsday, e che comunque faticherebbero a riconoscere è che di per sé, fu concepito all'alba dei tempi come un meccanismo per distruggere la magia, prosciugarla dal mondo, eliminando chiunque possedesse la capacità di metterla in atto in qualunque forma essa si trovasse. Suo padre diceva fosse venuto giù insieme alla Creazione, per proteggere gli esseri umani dal lasciarsi corrompere dal potere. Con sua figlia di tutte quelle cose parlava, anche perché, il più delle volte, ogni qual volta si perdesse in quegli aneddoti, la piccola era talmente frastornata da non ricordarsi nemmeno il proprio nome. Distesa a pancia in giù su quel tavolino, lasciava che il mostro praticasse su di lei ogni forma di violenza il mondo avesse creato. Ed era per un fine superiore, per qualcosa che andava al di là di loro due. Gli serviva un soggetto forte, dal sangue puro, una forza della natura fatta e finita che potesse sorreggere quei metodi. Mentre piangeva, nascondendosi dalla sua vista, ricorda ancora di sentirlo parlare, con quella voce strappata alla follia stessa. Vieni qui, Amunet. Tu sei stata scelta. Tu darai un futuro migliore a tutti noi. E grazie a lei aveva invertito il processo. Qualcosa nel suo sangue, o nel liquido spinale che le aveva estratto. Qualcosa di entrambi. In fin dei conti, fosse stata al posto di Carrow Senior, probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa. Deimos era l'erede naturale; non poteva rischiare che gli succedesse qualcosa. Suo fratello era il piano di riserva, nel caso in cui a Deimos fosse successo qualcosa prima ancora di lasciare un erede al mondo. Jolene non apparteneva a quella famiglia, non del tutto almeno, non secondo un'unione voluta dagli astri. E così restava solo Amunet, piccola fragile, eppure irrefrenabilmente viva e piena di iniziativa, brillante, perennemente energica, sorridente, felice. Lo sono stata, felice, un tempo lo ero davvero. Amavo tutto, amavo la vita. Sognavo di diventare grande e di indossare un bel vestito bianco, camminare lungo la navata di una chiesa per incontrare il ragazzo dei miei sogni. Mi vedevo indosso questa miriade di pizzo e tulle. Ci sono stati momenti, nella mia infanzia, in cui ho pensato davvero che tutto ciò si sarebbe realizzato. Sono cresciuta immersa in quella ridicola convinzione. Nella convinzione che una donna fosse perfetta se fosse mai diventata la signora di una grande casa con un bell'uomo a fianco. Poi ha visto sua madre deteriorarsi, ha visto suo padre impazzire, ha visto i suoi fratelli distaccarsi, sempre di più. E la luce negli occhi di quella bambina ha iniziato a vacillare. Finché non è arrivato il primo schiaffo. Aveva otto anni e si era impuntata a fare i capricci per un vestiti che non voleva assolutamente mettere. Stravedeva per suo padre ai tempi, stravedeva per lui anche se l'uomo non le aveva mai mostrato un briciolo di amore. Era corsa da lui per lagnarsi su quanto la tata l'avesse trattata male, ed era stato allora che se l'era beccata. Piccola, ancora così bassina e magrolina, aveva perso l'equilibrio ed era caduta a terra. Abraxis non aveva detto niente. L'aveva scavalcata e se ne era andato. E da lì, tutto il resto è storia già nota. Una storia che ci porta a oggi. A questo Ryuk furibondo e una Mun che osserva con sguardi vitrei Albus Sirius Potter risedersi al tavolo, iniziando a leggere la lezione del giorno. Non dice niente; entrambi sembrano far finta che nulla sia successo, e quindi, lei dal canto suo, un po' più sollevata dall'idea di aver mantenuto almeno una parvenza di dignità, si siede, ed evitando qualunque altro commento, lo aiuta a ripassare tutto il capitolo. Gli fa domande, gli fa ripetere i punti salienti per più di una volta e lo aiuta a mettere su una mappa concettuale di tutto l'argomento.
    tumblr_nkrp106AkM1u7ijm4o1_r1_250
    Arrivati alla conclusione dell'ultimo paragrafo, Mun richiuse i propri appunti così come il suo libro consunto, colmo di appunti scritti ai margini delle pagine, pronta a riporlo nella propria tracolla. Poi un ringhio alle sue spalle le ricordò, che aveva ancora una questione in sospeso da affrontare. Venne distratta tuttavia dal ragazzo dall'altra parte del tavolo. « Mi dispiace. Per tutto. Per quello che ti ho detto, per ciò che ti è successo.. » Ascoltò tutto il suo discorso senza proferire parola. Non si mostrò colpita, evitò in ogni modo il suo sguardo, quasi come se non lo stesse davvero ascoltando, mentre invece, ogni parola veniva incanalata con un'attenzione meticolosa. E solo quando concluse, quando quasi tutto il materiale era stato riposto nella cartella, Mun alzò lo sguardo nella sua direzione. Sospirò per un istante, prima di annuire appena. « Le Tre Leggi di Golpalott sono l'ultimo argomento affrontato l'anno scorso. E' molto probabile iniziare l'anno con il loro ripasso. Studiati gli appunti che hai preso, e forse, riuscirai a fare bella figura. Iniziare col piede giusto, insomma. » Forse almeno così non finirai più nell'ufficio del prof ogni settimana e avrai tempo di fare qualunque cosa tu debba fare. E smetterai anche di farci perdere punti preziosi. « Ridammi il tuo libro. » Gli dice poi allungando appena la mano nella sua direzione. « Forza! » Lo intimò con un sorriso quasi divertito, e quando il ragazzo poggiò il proprio libro, nuovo di zecca, lei lo sfoglio con una leggera smorfia di disapprovazione. Non fece alcun commento. Si fermò solo per un istante sulla pagina dove Albus aveva risposto la fotografia che Mun gli aveva visto raccogliere di sfuggita. Non aveva voluto vedere nulla, e si era concentrata sul suo da fare. Ma ora che l'occhio le era caduto sopra.. fu come tornare indietro di due anni. Un leggero sorriso comparve sul suo volto mentre la sfiorava con dolcezza. Non si concentrò su nessuna figura in particolare, non su di lei, così diversa, né sul modo in cui stringeva la mano di Freddie. Non si concentro su nulla, quasi come se quelle persone fosse altre persone. La sollevò e con delicatezza la ripose invece tra le pagine del proprio libro, avvicinandolo al ragazzo. « Questo ti sarà più utile. » « NO. » « Troverai un sacco di indicazioni utili. » E dicendo ciò si portò invece al petto il libro di lui. « Sarai pure uno che molla.. ma quella è una cosa su cui non puoi mollare. » Si stringe nelle spalle. E per rischiare le carte in tavola, continua dicendo: « Se studi non sei nemmeno così male. » Dicendo ciò si mise la tracolla sulla spalla allontanandosi dal tavolo. Si diresse a passo felpato verso l'uscita, e prima di varcarne la soglia, afferrò la mela presente sul desk. Rossa, come tanto piacevano a Ryuk. La osservò per un istante, lasciando che un leggero sorriso si dipingesse sul suo volto. Poi vi affondò i denti gustandosi il primo boccone. Non era nemmeno una bugia. Qualcuno li aveva davvero osservati per tutto quel tempo. Qualcuno di molto più subdolo di qualsiasi insegnante o consulente scolastico. « 'Notte Potter! » Un ultimo saluto con un che di trionfale prima di dirigersi verso la Sala Comune nei Sotterranei. Quella notte Ryuk non la lasciò dormire. Per la prima volta, era stata lei a fregare lui. « Ti rendi conto di cosa hai fatto? » Ti ho fregato. Mi hai preso in giro ed io ti ho fregato. « Non dovevi.. » Nemmeno tu dovevi Ryuk. Ora siamo pari. Io ho delle lettere di cui non capisco niente. Lui ha dei nomi e simboli di cui non ci capisce niente. Non fregarmi mai più. Ti stai già prendendo più di quanto ti spetta.

     
    .
10 replies since 27/8/2017, 10:31   227 views
  Share  
.