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Banchetto d'inizio anno.

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    « No scusa ripeti? » Squittisce la ragazza, piantando il suo sguardo di fuoco sul poveretto. Un uomo di mezza età, con un cartellino dorato affisso alla divisa da ferroviere, con su scritto "Owen" la osserva con espressione sconvolta. Borbotta qualcosa di inconsulto poi, prima di prendere un lungo respiro e schiudere la bocca per parlare. « No guarda non c'è bisogno, meglio che stai in silenzio che fai sicuramente più figura, ci parlo io col capo. » Sibila la donna, zittendolo con un gesto dell'indice e salendo sopra il treno. E non un treno qualsiasi, ma l'Hogwarts Express. L'ultima volta che ci aveva messo piede aveva diciotto anni. Sembrava esser passata una vita da allora, non che fosse vecchia, ovviamente. Anzi, non diteglielo e non fateglielo notare, fidatevi, è meglio così. « E se il treno parte nel frattempo tu spera, spera che io non ti trovi, Owen. E tu aspetta lì, Cedric caro! » Lancia uno sguardo di miele al suddetto Cedric. Cedric è il suo fidato ometto tutto fare. E con tutto fare intendiamo che, per la maggior parte del tempo, le portava le valigie ovunque andasse. Era anche una guardia del corpo, probabilmente, a giudicare dai soldi che papy Castillo sganciava ogni mese per tenerglielo alle costole, ma insomma, questo non importa a nessuno. Ciò che importa è che lei su quel treno senza il suo amato Cedric tutto fare non ci sarebbe salita. ..Che poi non era neanche tanto sicura si chiamasse Cedric, ma quello era un nome che le piaceva e Cedric non si era mai lamentato al riguardo. No okay l'aveva fatto, ma dopo la decima volta aveva intuito da solo quanto fosse inutile. Si muove dunque a lunghe falcate attraverso lo stretto corridoio del treno, mentre il ticchettio dei suoi tacchi accompagna ogni suo movimento. Oltrepassa il primo, il secondo, il terzo vagone fin quando non perde il conto e non giunge finalmente lì, alla cabina del guidatore. A quel punto, le sue dita affusolate e perfettamente smaltate di nero, si stringono contro la maniglia della porticina rossa, girandola. ..E la porta non si apre. Inferno. Una vagonata di bestemmie in perfetto spagnolo fuoriescono dalle sue labbra scarlatte, mentre batte con forza il pugno sul vetro della porta, che per poco non esplode sotto la sua furia. « Se non apri questa porta entro trenta secondi qual'è il corrispettivo inglese per te abriré el culo? » Ruggisce, continuando a sbattere il pugno. Una mano si poggia sulla sua spalla, e volta il capo ringhiando. « Signorina, lì dentro non c'è nessuno, il treno è incantato. » Si gira anche con il resto del corpo, poggiandosi con la schiena contro la porta. Owen è lì, a sfidare la morte a colpi di espressioni confuse. « Il treno è incantato...Madre de Dios, io mi inventavo scuse migliori quando avevo dieci anni. Lo so che è lì dentro, LO SO CHE SEI LI' CABRON! » Si gira a guardare attraverso il vetro, mentre i lunghi capelli neri svolazzano disperdendosi sulle spalle. Sbuffa, visibilmente irritata, mentre stringe i pugni. Owen fa per poggiarle di nuovo una mano sulla spalla, ma decide che ancora relativamente troppo giovane per morire, quindi desiste dall'idea, intrecciando le braccia dietro la schiena. « Andiamo signorina, si calmi... » « SONO CALMISSIMA. » « ..Sono sicuro che una volta giunta al castello troverà chi la aiuterà coi suoi bagagli. Ma portarsi gente estranea dietro proprio non è concesso.. » Sospira affranta, Margo, annuendo rassegnata. Insinua una mano tra i capelli, portando verso dietro la fluente cascata d'ebano. « Hai ragione Owen, non è colpa tua, è solo che... E' partito il treno. » Corre per schiaffarsi contro il finestrino, le mani spiaccicate al vetro. Cedric è lì, che la osserva impotente. Cedric è lì, con ancora le sue valigie tra le mani. Quindi, punto primo: non l'hanno accontentata. Punto secondo: non l'hanno accontentata. Punto terzo: ha perso le valigie, e loro hanno continuato a non accontentarla. Si gira lentamente verso Owen, e fidatevi, se fosse capace il suo collo al momento starebbe ruotando di 360°, tanto è indemoniata. « Ti do esattamente dieci secondi per scappare. » « Ma gliele recapiteranno, può starne certa.. » « ..A partire da quando l'ho detto. Quindi ora i secondi sono sei. Non scappi, Owen? Al tuo funerale dovrò premurarmi di farti procurare una medaglia per il coraggio? »

    Alla fine, Owen si era salvato. Non aveva alcun interesse nel prendere a testate un sessantenne, però era stato bello vederlo correre scansando con terrorizzata maestria qualsiasi studente o docente sul suo cammino. In fondo, Margo era fatta così, le piaceva terrorizzare le persone, ma alla fine non faceva mai loro del male. O meglio, quasi mai. No okay, faceva loro male spesso, ma tralasciamo. Hogwarts le era mancata. Ricordava come fosse ieri le volte in cui quei corridoi li aveva percorsi perfettamente impacchettata nella sua divisa dai colori verde-argento. Sicuramente ben diversa da ciò che indossa adesso: un tubino nero che lascia ben poco spazio all'immaginazione. Tanto aderente da toglierle il respiro e con una vorticosa scollatura sul seno, che traspariva attraverso una porzione di elegantissimo merletto. Di classe quanto una ex prostituta latina possa essere. I tacchi a spillo delle decollete (finemente leopardate, chiaramente) ticchettano sul pavimento in pietra prima di giungere agli esterni del castello. Si passa una mano tra i capelli, ravvivando la folta chioma, prima di sfilare ad ampie falcate verso la tenda. Le decorazioni hanno un loro perchè, ma da un uomo come Kingsley ci si poteva mai aspettare di meno? Andiamo l'avete visto? Se non l'avete visto guardatelo, vi assicuro che non ve ne pentirete. Sguscia attraverso l'orda di studenti, non senza lanciare qualche occhiatina curiosa a qualche baldo giovane degno di nota (tipo i Potter-Weasley, che a quanto pare più passa il tempo, più migliorano, come gli stagionati 30 mesi -dovrà ricordarsi di chiedere a qualcuno di loro come sta il suo caro James-) prima di fermarsi dinnanzi al tavolo dei bimbi grandi. « Signor preside » Sorride, esibendosi in un delicato inchino che lascia trasparire una buona porzione di tette, ancora di più quanto meno. Ed è in quel momento che la vede, la più piccola delle Castillo. Il suo viso si illumina all'improvviso, mentre le labbra scarlatte si allargano in un ampio sorriso. « Amoreeeee! » Squittisce, e per poco non si lancia sul tavolo per abbracciarla. Decide tuttavia di fare il giro, ticchettando su quei tacchi stratosferici con una certa maestria. « Che ci fai quì? Insegni qualcosa? Para Dios ma certo che insegni qualcosa, intelligente e fantastica come sei! Allora, dimmi, dimmi, come stai? Madre de Dios come sei bella. Anche se ti vedo un po' sciupatina, che fai, non mangi? Stasera cena assieme per forza! » Si abbassa per stringerla in un abbraccio (non curandosene della gonna che, vista la posizione, si alza vorticosamente) e schioccarle un sonoro bacio sulla guancia con tanto di « Tranquilla, è tinta per labbra permanente, non lascia il segno. Dovresti provarla, è magnifica! » Si scosta soltanto in quel momento, prima di dare un rapido sguardo al resto del corpo docenti. E niente, Hogwarts assume davvero tanta bella gente, non c'è che dire. « Scusa, ma adoro i tuoi capelli, devi dirmi come fai a renderli così chiari, che a me la decolorazione li brucia sempre tutti. O sei bionda naturale? Dios che invidia! » Annuncia ad una giovane bomba bionda, sfoderando un sorriso affilato. La vede poi dirigersi verso qualcuno, e non appena alza lo sguardo, lo individua. Ray Darkwood, mostruosamente bello come suo solito. Vorrebbe andare lì e mollargli una testata in pieno naso come minimo (seppur sappia quanto si rivelerebbe pressochè inutile), ma decide di non interrompere la sua conversazione con la bionda sexy, perchè in fondo le piacciono i suoi capelli, e non si rovinano i flirt delle persone dai bei capelli. Codice d'onore.
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    Si limita dunque a lanciargli un'occhiata di fuoco come solo una Castillo è capace di fare, sperando che la veda, prima di voltarsi verso il resto del tavolo. Dovrebbe cominciare a sedersi, a dire la verità.

    « Oh, no, no, tranquilli! » Annuncia, senza che nessuno gliel'abbia chiesto « Io sono soltanto l'infermiera, mi siedo nel mio angolino! » Si sistema la gonna calando il vestito (e facendo fuoriuscire ancora di più le tette) prima di piantare il suo sguardo su un'altra bomba sexy. Diamine, dovrà cominciare a prendere in considerazione le relazioni saffiche, se continuiamo così! « Margarita Castillo, tesoro sei fantastica. Devi dirmi come fai a far stare su le tette in questo modo. Para Dios complimenti davvero! » Le sorride sincera, perchè sulle tette non si scherza mai. Sono questioni importanti. E allora decide che è finalmente giunto il momento di sedersi. Ticchetta dietro al tavolo, adocchiando un ragazzone che si sta per sedere giusto in quel momento. Oh beh. « Margarita Castillo, e tu cosa insegni? » Educazione sessuale? Dio, sarebbe la prima della classe. Sorride, prima di tirare a sè la prima sedia libera che trova. Ma fa un movimento fin troppo repentino, ed il tacco dodici non regge sotto il suo peso. E' dunque costretta ad aggrapparsi alla prima cosa che trova per non precipitare. In questo caso, il braccio di un collega. Alza lo sguardo verso il fortunato, riacquistando equilibrio. « Perdonami, stavo per cadere e dovevo aggrapparmi a qualcosa di duro. E sei capitato tu. » Sobria come una ballerina di burlesque, gli fa l'occhiolino. Ha un viso pressochè familiare, ma non ricorda dove l'abbia visto. Ma non importa, certo è che...Oh beh pure in questo caso. Capelli scuri, pelle chiara ed occhi verdi: Dio quanto vorrebbe tornare tra i banchi di scuola per fare sogni osceni sul professore. « E' libero?, posso? » Non ascolta la sua risposta, chiaramente, e si siede. « Margarita Castillo, ma puoi chiamarmi Margo. Sono l'infermiera, tu cosa insegni? Beh a parte come far innamorare le ragazzine, a quanto vedo. » Gli dà una rapida occhiata assai poco discreta, mentre un sorriso di dubbia provenienza piega le sue labbra carnose. Si volta poi, individuando sua sorella al di là del tavolo, a qualche metro di distanza. « Amore che ci fai lì, vieni qua che ti presento il mio nuovo amico! Andiamo, non costringermi a tirarti con tutta la sedia! » Che dire, sobria quanto un Carnevale a Rio questa Castillo.

    Ruolare senza postare la scheda is the new black. Skste giuro che è quasi pronta ma CE STANNO LE SCADENZE E VE DOVEVO MOLESTA'.
    Molestato un po' tutti i prof\dipendenti, in praticolar modo:
    Clodie
    Ophelia (=bomba bionda sexy)
    Pervinca (=altra bomba bionda sexy e tettona)
    Westley (=ragazzone sexy che si sta per sedere)
    Sam (=ragazzone col """"braccio"""" duro)

    Guardato male male ray e fatto la riverenza a eddyamorevero <3
     
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    Banchetto di inizio anno, tutto molto bello e affascinante, se non fosse stato per un piccolo, microscopico particolare: Alaric non avrebbe dovuto e potuto parlare. Ma facciamo qualche passo indietro, ritornando all'esatto momento del fattaccio. Ore 6.30 pm, ufficio del professor Wilde. L'uomo è seduto lì, a stringere una boccetta tra le mani, lo sguardo vitreo e l'espressione a dir poco terrorizzata. L'aveva bevuta, cazzo l'aveva bevuta sul serio. E no, non stiamo parlando di una coca cola zero cancerogena, nè tanto meno di una fanta contenente aspartame, no..Molto peggio. Il veritaserum era un potente filtro capace di costringerti a dire costantemente e perennemente la verità. Ed Alaric Irvin Wilde, l'uomo meno adatto a questo mondo a dire la verità, l'aveva bevuta tutta d'un sorso. A sua discolpa, possiamo dire che l'aveva scambiata per una delle sue medicine. Non ricordava neanche perchè cazzo ce l'avesse nel suo ufficio, una pozione del genere, ma era sicuro l'avesse gentilmente presa in prestito (=rubata) da quello dell'ex docente di pozioni per qualcuno dei suoi soliti esperimenti. E quindi che dire, eccolo. Ad osservare l'orologio sperando che l'effetto passi al più presto. Sono le diciotto e cinquantasette quando decide di alzarsi da quella dannata sedia e dirigersi alla porta. Butta giù qualche altro litro di Gin (sperando di ammortizzare almeno un po') ed esce fuori. Beh, la soluzione è semplice, dovrà parlare il meno possibile con la gente. « Tu parlare di meno con la gente? » « Posso farcela. » « Ehilà Nick Quasi Senza testa come andiamo? Ma sai che quando ero studente facevo un sacco di sogni osceni sulla Signora Grassa? ..E chi vogliamo prendere in giro, li faccio anche adesso alcuni. » « L'ho detto ad alta voce? » « L'hai detto ad alta voce. » Okay ragazzi, la situazione è grave. Si ferma qualche secondo, poggiando le mani sulla ringhiera delle scale. No, lui al banchetto in queste condizioni non può andarci. Alza il capo guardando verso la porta del suo ufficio, che sembra richiamarlo, e sta quasi per ripercorrere le scale quando un'orda di studenti lo assale, costringendolo ad avanzare. « No, no, ragazzi devo tornare in ufficio! » « Oh ma guarda chi c'è, Smitherson. » « Smith- OH CAZZO SMITHERSON. » « Allarme rosso, tieni la bocca chiusa Al, non è difficile, non- » « Smitherson, lo sai che mi sono fatto tua madre una volta? Anzi no forse due. » « Siamo fottuti. » Sapete qual'è il problema principale di Alaric Irvin Wilde? Che lui è probabilmente la vittima migliore per una pozione del genere. Perchè lui non dice la verità soltanto sotto torchio, lui la sputa fuori e basta, senza che nessuno gliel'abbia nemmeno chiesta. Per fortuna Smitherson è già troppo ubriaco per la vittoria del suo nuovo caposcuola, per capire le sue parole, ed Alaric tira un respiro di sollievo mentre trotterella dietro il gruppetto di studenti intenti ad oltrepassare la grande tenuta attorno al castello. Esita qualche istante prima di entrare, e quando lo fa, ha bisogno di qualche minuto prima di abituarsi a quel vocio infernale. Voci, voci su voci che si uniscono a pensieri, pensieri su pensieri che gli fanno esplodere il cervello. Si poggia due dita sulle tempie, massaggiando nervosamente. Alcuni vocii scompaiono, lasciandolo da solo coi propri, di demoni. Ma non del tutto, no, non del tutto perchè è in quel momento che la sente. Una mente diversa da tutte le altre, dotata di una freddezza senza eguali. Sono voci affilate, le sue, agghiaccianti. Lo spaventano e lo attirano come un magnete al tempo stesso, mentre vaga con il suo sguardo di ghiaccio attraverso l'orda di studenti per individuare il soggetto di quel legame. E lo individua, al tavolo dei Serpeverde, stipato in un angolo. Non ricorda il suo nome (figuriamoci, si dimentica il proprio ogni giorno), ma deve averlo già visto a lezione. Lo scruta per qualche minuto, prima che la domanda sorga spontanea: Mi senti? Io ti sento. Vi sento. « O forse il gin sta semplicemente dando i suoi frutti. » « Severo ma giusto. » Distoglie lo sguardo dal ragazzo (Sanders, si chiama Sanders), premurandosi di piantarlo sul tavolo dei Grifondoro. Ahhh, i suoi bimbi. Trotterella verso di loro, mollando una pacca sulle spalle al neo caposcuola. « Come va ragazzi? Non vi fidate ad organizzare qualcosa stanotte senza invitarmi. Vi tolgo i punti di tutti e sette gli anni se lo fate. L'alcool lo porto io! » Veritaserum in atto? No, semplicemente Alaric. Fa loro l'occhiolino, sfoderando la lunga fila perlacea di denti in un sorriso ambiguo, prima di girarsi verso il tavolo dei professori.

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    Ed è lì che la vede. Pervinca Branwell, la sua chimera. Bellissima come suo solito, perfettamente avvolta da quel vestito che ne fascia ogni curva. Una chimera con due tette da urlo. Cristo ma quanto sono grosse oggi? Si avvicina, ostentando indifferenza. « Ma quale indifferenza, le hai viste? Le hai visteeee? » « Merlino sì! » E cercando di soffermarsi su Edmund, per zittire ogni pulsione sessuale. « Kingsley! L'uomo che mette ogni giorno a serio rischio la mia eterosessualità! » ....Come non detto. Dov'era quel ponte caruccio che aveva visto qualche giorno fa in vacanza? Diventerà probabilmente la sua nuova casa a breve. Decide di incassare il colpo con uno Screaming Internally dignitoso, calando lo sguardo per dirigersi al di là del tavolo. Lei è lì, la prima cosa che vorrebbe fare e andarle vicino a salutarla. Ma non ha idea di cosa potrebbe scatenare. « Io avrei più paura di cosa potresti scatenare se non ci andassi. » Oh beh in effetti. Prende un lungo respiro, stringe i pugni e si avvia, non prima però di intercettare una faccia nuova tra le altre. Un uomo di qualche anno più grande di lui, probabilmente il nuovo professore di Trasfigurazione. « Quanto vorrei rinascere ragazzina » Si morde il labbro inferiore, sforzandosi per non dire porcate, ma ovviamente non ci riesce. Allunga una mano in direzione del collega « Scusa amico ma te lo devo dire, quanto sei grosso? Cristo, la Montagna che cavalca in confronto è un Jon Snow qualunque! » Eeeeee quando la smettiamo, Ric? « Alaric Wilde, comunque, piacere! Erbologia. L'erba ti piace? No aspetta, non in quel senso. Cioè anche, ma sì insomma sarà un anno magico e sono sicuro ti troverai be-heenissimo! » Ma vuoi chiuderla quella dannata bocca, Wilde? Si morde la lingua, proferendo qualche altro passo in direzione di Pervinca. Le si ferma di fianco, strisciando la sedia per terra. So it begins. « Posso? » Domanda, prima di sedersi. O quanto meno provarci, perchè non calcola bene le distanze e precipita con le chiappe per terra. Un classico. « Sto bene, sto bene! » Annaspa, prima di rialzarsi ed incollarsi col culo sulla sedia. Non ti girare, non ti girare, non ti girar-Ti sei girato. « Dì qualcosa! » « Che non sia inerente alle tette. » « Dio, smettila di fissargliele. » Dai che è facile, un saluto e poi via con il silenzio. Cosa potrà mai succedere di male? « Ciao BelleTette! » « NOOOOOOOO! » « Cioè voglio dire, ciao Pervy. Non che le tette non siano belle comunque. Ma sono più grosse? » Che sto dicendo che sto dicendooooo « ...Allora come stai cara? Ti trovo bene, fantastico vestito, ti dona un sacco, specie su- » « Dici tette un'altra volta e giuro che ti causo un ictus » Si schiaffa una mano sulla bocca, soffocando un impercettibile tette. Dio ma come si fa? Veritaserum o no quanto diamine sono grosse e lì, che lo fissano?! Fa un respiro profondo. « Sì insomma sei bellissima. La più bella di tutte, e fidati, dico la verità. - Perfino troppo -Ehy ma quella non è Ophelia? Da quando è diventata così sexy? » « PERFETTO, HAI APPENA SCATENATO SATANA. » « CIOE'! Converrai con me che ti somiglia un casino, quindi come può non essere sexy? » Annuisce, inarcando un sopracciglio. « ..Ma sono fottuto lo stesso vero? » « Severo ma giusto. »

    Interagito con: Kingsley, Pervinca(& Satana), Edric(Jean Grey), Westley & tavolo dei Grifondorucci
    Nominata Ophelia del nostro corazon bello
     
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    Il traguardo dell'ultimo anno è difficile da digerire. Hogwarts l'ha sempre amata; non ne ha mai negato il fascino indiscusso, quella pregnante patina di mistero che sembrava annidarsi in ogni angolo della millenaria roccaforte. Gli mancherà fotografare quei dettagli insignificanti che solo lui riesce a cogliere. Gli mancherà svegliarsi prima dell'alba solo per godersi i primi raggi del mattino dal terrazzo della torre Corvonero. Gli mancheranno loro, i suoi giocattoli; l'ombra di un sorriso nell'ingannare l'attesa di una fine premeditata, le sfiora dolcemente gli angoli della bocca, mentre si sistema il fiore di loto nel taschino del cardigan. Si pettina attentamente i capelli prima di girarsi verso lo specchio e analizzarsi con attenzione. Pantaloni blu scuro, una classica camicia bianca i cui primi bottoni sono rimasti sbarazzini abbandonati a loro stessi e al posto della classica giacca, un cardigan in tinta con i pantaloni. Mocassini di scamoscio. A completare la sua mise en place una sciarpa di cashmere che riprende i colori della sua casata. Non da ultima, lei, la spilla, fieramente blu argento. Si tira su appena le maniche del cardigan, lasciando scoperte le braccia adornate di tatuaggi. Un goccio di colonia, e Fitzwilliam Gauthier, seppur non al pieno della sua forma mentale, è pronto per entrare in scena. All'apparenza perfettamente controllato, letale come al suo solito, pronto a sfoderare la lingua biforcuta e congedare chiunque con un semplice repentino sguardo dei suoi. Da buon cavaliere, aspetta la sua dama in sala comune, presentandosi in anticipo rispetto all'orario da loro concordato. Una signorina non si fa mai aspettare, soprattutto quando a scendere le scalinate assieme a lui, è la dama per eccellenza. Lei, perfetta in ogni minimo particolare. Ha passato più tempo ad ammirare lei che chiunque altri nei suoi anni a Hogwarts. L'ha misurata da tutte le angolazioni; un giglio delicato che incarna nei suoi meravigliosi tratti somatici l'essenza stessa della gioventù. Rimase ad ammirarla incantato non appena prese a scendere le scale, e quando, ella le fu al braccio, le avvicinò le labbra all'orecchio pronto a sussurrarle poche parole strappate ad altri. « Tanto gentile e tanto onesta pare | la donna mia quand'ella altrui saluta, | ch'ogne lingua deven tremando muta, | e li occhi no l'ardiscon di guardare. » In tono dolce e armonioso le recitò quei pochi versi; la donna angelicata non poteva essere un'altra se non lei. Fitzwilliam aveva sempre una poesia pronta per lei, una citazione, un complimento. Fawn era il suo estremo canone di bellezza, la perfezione irraggiungibile. C'erano volta in cui non credeva nemmeno fosse vera. Una parte di sé la trovava estremamente interessante, l'altra, estremamente vuota. Come lui. Forse per questo l'amava così tanto. L'amava come amava se stesso. Un'impalcatura di gesti e movenze controllate sotto la cui aura c'era il nulla, una pura illusione in cui avvolgere le incertezze e i dubbi tipici dell'adolescenza. Senza indugiare ulteriormente, i due Corvonero imboccarono quindi l'uscita della torre Corvonero, dirigendosi elegantemente verso la loro meta: la tenuta del castello.

    « Tu cosa hai portato? » Ci aveva pensato a lungo il giovane Gauthier a cosa volesse lasciarsi alle spalle. Trovava quell'iniziativa quanto mai insolita e interessante, come interessante e di buon gusto trovava il cambiamento della solita ubicazione del banchetto d'inizio anno. Lui era uno che con le novità e il ribaltamento delle tradizioni ci andava a nozze, e per quanto, pensava sarebbe stato più bravo a organizzare un evento del genere, doveva ammettere che parte di quanto realizzato da Kingsley incontrava i suoi gusti barocchi. Osserva l'amiva gettare tra le fiamme la propria spilla di Ilvermorny; le ombre che le fiamme disegnano sulla sua pelle diafana sono meravigliose, e lui non può fare a meno di sfiorarle appena la schiena con i polpastrelli avvicinando nuovamente le labbra al suo orecchio. « Sono contento che tu non ci sia rimasta. Quella torre sarebbe infinitamente più triste senza di te, angelo. » E lo pensava davvero. Fitzwilliam adorava i suoi silenzio, la sua discrezione, la sua innata eleganza e raffinatezza. L'amava in ogni suo perfetto dettaglio, in ogni sua sfumatura. Fitzwilliam amava Fawn, non nella maniera tradizionale. L'amava come un quadro di prestigio da ammirare nel salotto di casa propria ogni qual volta lo si voglia, l'amava come solo un artista può amare una sua musa. In modo sempre diverso, sempre contorto, volendola sempre al suo fianco, senza mai avere davvero interesse nel toccarla, eppure, paradossalmente volendo sempre spingersi oltre. Contorto. Davvero paradossale. Si avvicinò a sua volta al falò e ciò che buttò tra le fiamme fu sorprendente. Dall'interno della tasca dei pantaloni, sfoderò un pezzo di tela, completamente dipinta; era il frammento di un quadro certamente più grande, dipinto un paio di mesi fa, prima della partenza per il campo estivo. Lei al campo estivo non ci era mai arrivata. Non aveva mai avuto intenzione di arrivarci e a Fitz non gliel'ha mai detto e non si è mai fatta sentire. Mentre l'abbandona tra le fiamme, il volto della giovane Lyanna Branwell è chiaramente visibile agli occhi della compagna. Anche Lyanna, Fitz l'amava in un modo particolare, anche diverso da quello di Fawn e da quello di chiunque altri abbia mai amato. Osserva con disincanto e freddezza il volto di lei nelle vesti della Clori dissolversi nel fuoco, prima di distogliere lo sguardo. « Io ho portato la Primavera. » E a quell'ultima frase, Fitzwilliam dava un infinità di significati. Io ho portato Lyanna. L'età dell'innocenza e dei primi amori. Ho portato la Rinascita; una rinascita che non ho chiesto e mi ha trovato per caso. Ho portato Lei. La sua odiosa freschezza, la sua terrificante bontà d'animo, quegli occhi da cucciolo bastonato. La odia, e non riesce a convincersi del contrario sin da quando è caduto in quel limbo ovattato fatto di vuoto. Da quella notte, Fitzwilliam non è più stato lo stesso, ma si è ingannato di poterlo essere. E ci è riuscito. Ci sta riuscendo. Lo farà finché sarà lontano da questo posto, da questa gente, da queste anime che ama e paradossalmente odia. Giunti al tavolo della propria casata, Fitz allontana prima la sedia della compagna, invitandola a sedersi, per poi prendere posto accanto a lei, osservandola con attenzione, mentre lo sguardo di lei si erge per un attimo verso il tavolo del professori, là dove un Samuel Scamader ha preso posto assieme ad altri che ben poco suscitano il suo interesse. Ciò che lo intriga è quello sguardo della compagna che tuttavia decide di lasciar correre per semplice discrezione. « Sei pronto per questa eccitantissima serata? » Lui inarca le sopracciglia con fare scettico. Non sa cosa Kingsley abbia in mente per loro, e a dirla tutta non si è nemmeno sforzato poi più di tanto per indovinarlo. Né le elezioni dei giorni scorsi, né tanto meno le dicerie del castello l'hanno messo in allerta. Ha preferito starsene in disparte, intento a finire qualche romanzo mai finito di legger, a sentirsi la sua musica e a passare lunghe giornate chiuso nella sua stanza, che fortunatamente era ancora tutta per sé. Proprio quando era sul punto di rispondere alla bionda, a distrarlo fu la pacca sulla spalla di Nathan Douglas, in gran forma come sempre. Ricambiò il saluto con un gran sorriso, dandogli a sua volta una pacca sulla schiena. Gli piaceva quel ragazzo. Lo trovava estremamente stimolante nelle riflessioni che avevano condiviso; un ottimo elemento per i figli di Salazar. Anche lui, come Fitzwilliam, si trovava alle ultime battute del suo percorso scolastico. Sarebbe stato illuminante rincontrarlo lì fuori, semmai ne avessero avuto l'occasione. E poi eccoli. La santissima trinità infiocchettata e pronta per dare inizio alle danze. Il giovane Gauthier li osserva da lontano con impassibilità. La rossa spunta tra loro; graziosa, eterea. Sembra venuta giù da un altro mondo - uno diverso da quello di Fawn, meno divido, ma pur sempre squisitamente sovrumano. Tallulah è rosso; Arthur è verde; Edric è blu. Così li immagina e così restano nella stampati nella sua memoria. Li segue nella sala, prima che si dividano. Lo sguardo si concentra su di lei, mentre si avvicina al tavolo dei Corvonero. La osserva con una freddezza analitica, quasi come se cercasse di catturare qualcosa che nessun altro vede. Per una qualche ragione, la Weasley le trasmette un senso di inimicizia, contrasto, guerra. Come se entrambi si trovassero sull'orlo di un precipizio, solo che, Fitzwilliam si trova da un lato, Tallulah dall'altro. « Salve. Cavolo, alla fine non ti hanno scelta come caposcuola, mh? Peccato, pensavo li avresti corrotti col denaro ed il bel faccino..Non ci sono più le elezioni di una volta » Fastidio. Un enorme fastidio. Ecco cosa prova. Arthur non riesce a non dar spettacolo. Una delle tante cose che non sopporta di lui, che lo rende così dannatamente piccolo ai suoi occhi. Un bambino a cui badare; e a quanto pare ha anche trovato una mammina che ora è seduta non molto lontana da lui, e che è ben intenta a tormentare il fratellino più piccolo. Non lo degna nemmeno di uno sguardo finché non ha finito di rivolgersi alla sua musa. Ed è allora che gli occhi scuri di lui si precipitano verso il volto di Arthur. Incavato, debole, come sempre. Non nega a se stesso l'interesse che gli suscitano quegli occhi, la bramosia che riesce ancora a scaturire dentro di lui, ma tutto ciò è ampiamente superato dal suo inutile quanto ridicolo esibizionismo spicciolo di poca classe. Un bambino viziato che non ha ancora imparato a stare al mondo.
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    « Vedo che hai ripreso a camminare, per sederti come hai risolto? Mi fa piacere comunque. La tua amica non viene oggi? » Le parole che gli sussurra all'orecchio non sono affatto gradite. Lo obbligano a spostare lo sguardo sulla migliore amico mostrando un tipico sorriso da bastardo di prima categoria. « Angelo, adesso credo proprio di essere pronto. » Le dice con un tono dolce, e al contempo tagliente. Dolce, per lei; letale per lui. Non gli è sfuggito quello sguardo intenso dall'altra parte della sala. Ha solo finto di ignorarlo. Come finge di ignorare ora Arthur. « Avevo solo bisogno del giusto incentivo. Sarà davvero un'eccitantissima serata, fidati. » E dicendo ciò le stampa un leggero bacio sui suoi capelli, prima di scomparire oltre il tavolo dei Corvonero approdando a quello dei Serpeverde. Non si siede. Sguscia alle spalle della sua sedia, allungandogli sul tavolo di fronte a sé un fiore di loto, quello che ha avuto nel taschino del cardigan sin da quando è uscito dalla stanza. Non fa caso al fatto che effettivamente il ragazzo è già impegnato in un'altra conversazione. A Fitzwilliam non interessa niente. Di nessuno. Fa ciò che vuole, quando lo vuole. Una mano si adagia sulla sua spalla, stringendo appena, mentre l'altra abbandona elegantemente il fiore lì, davanti ai suoi occhi. Le labbra di lui si avvicinano all'orecchio di Sanders. « Ho pensato molto alla tua domanda, fiorellino. E alla fine credo di aver trovato la giusta risposta che faccia al caso tuo. » Espressione: È l'essere mortali e cercare al di là della mortalità. Parole strappate a Byron, per ridar loro un significato tutto nuovo. Quella vicinanza, così intima. Non c'erano fraintesi; Edric e Fitzwilliam non erano amici, chiunque l'avrebbe notato, ma non era nemmeno chiaro se fossero di più o di meno. Erano. Punto. Come Lei.. Lo sguardo si erge inevitabilmente sul biondo per un secondo. Ricorda lo sguardo che le ha rivolto. Ricorda tante cose Fitzwilliam. Ricorda anche gli sguardo che lui e Edric si sono rivolti. Un triangolo squisitamente piacevole, in cui, non era chiaro chi conducesse i giochi. « Attento a chi concedi la tua amicizia. » Una frase davvero ambigua, quell'ultima che il giovane Gauthier sussurrò all'orecchio del Serpeverde. Poteva essere una minaccia, come una frase scaturita da una profonda malizia o ancora dalla gelosia. Poteva essere tutte e tre, come poteva essere nessuna delle varianti vagliate. Mentre si allontana, lascia che l'indice vaghi lungo la sua nuca per un istante, prima di scomparire con distacco e indifferenza dirigendosi verso un soggetto decisamente altrettanto incantevole e grazie al cielo di diversa natura dai due con cui è rimasto a contatto negli ultimi minuti. Betty Branwell, seduta al tavolo dei Tassorosso. La sorprese alle spalle, stampandole un bacio sulla guancia. « Elizabeth Branwell, Caposcuola Tassorosso. » Fece un leggero inclino elegante di fronte a lei prima di accarezzarle con evidente affetto la guancia. « Félicitations! » Continuò poi nel suo perfetto francese. « Non potevano scegliere una candidata migliore. Vediamoci dopo gli annunci per farci due chiacchiere, mi raccomando. Voglio le novità sul fronte amoroso. E se non ce l'hai, farò io in modo che da stasera ce l'abbia. » Ruffiano di un Gauthier! Compiuto anche quel rito nei confronti della migliore amica, tornò al tavolo, là dove la sua dama l'aspettava. « Trambley, non farci pentire. » Altre congratulazioni verso il suo Caposcuola. Lo aveva persino votato. A dirla tutta, Fitzwilliam ci ha buttato dentro la scatola il primo nome che le venisse in mente, che non fosse il suo o di qualcuno a cui volesse bene, e che non gli stesse apertamente sul cazzo, ecco. Perché, se stesso non ci avrebbe visto nemmeno morto, i suoi cari non voleva vederli morti sotto quel terribile supplizio, e quelli che gli stavano sul cazzo - beh non c'è bisogno di commentare. Zip era nella zona d'ombra, per questo lo aveva scelto. La sua erba era buona, e ancora non era riuscito a riscuotere la sua antipatia. « Credo di aver esaurito la mia dose di socialità per questa sera. » Disse infine in un sussurro all'orecchio di Fawn, ancora piuttosto alterato per la scena di prima. Perché gliel'ha dovuta ricordare?

    - Interagito con Fawn, Artie, Edric Betty e Zip;
    - Nominati Tallulah, LYANNA, Nate (ciao bro, ciao);

     
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  4. fluorescent (adolescent)
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    Si tormenta le mani, stranamente ansioso, mentre attende Eris all'ingresso dei tetri sotterranei. Quel posto non gli è mai piaciuto troppo, lui, così abituato alla luce e alle sfaccettate vetrate della sala comune corvonero, preferisce di gran lunga la luce a quella tomba d'oscurità. Perché nonostante le torce e le candele accese, con le loro fiamme che danzanti disegnano ombre sulle pareti, quel posto è permeato di buio. E umidità. Altra cosa che né lui, né i suoi capelli sembrano aver mai davvero amato. Non sa come suo fratello abbia retto tanti anni confinato lì sotto, e come suo padre e sua madre abbiano fatto altrettanto. Non bramavano, durante la notte, una boccata d'aria aprendo la finestra? O la luce del sole al mattino che impertinente irrompe fra i tendaggi chiari ed irradia la stanza? Non avevano sentito la mancanza della luce durante gli inverni freddi? Sono tante le cose che gli hanno fatto apprezzare l'essere capitato a corvonero. L'essere stato scelto da loro. Tra l'altro non avrebbe mai conosciuto davvero lei. Eris, che appare in tutta la sua bellezza all'uscita di quel dormitorio femminile. Altair si cimenta in un mezzo inchino, senza mai riuscire a staccare gli occhi dalla sua accompagnatrice. Da togliere il fiato, pensa mentre attento scruta il corpo minuto della ragazza. I capelli castani lasciati in morbide onde, le labbra dalla tinta purpurea. «Sei splendida. » Si lascia sfuggire, mentre gli occhi celestini incrociano quelli di lei. Quasi non si accorge del tutore e delle appariscenti stampelle, tanto preso ad ammirare il cipiglio allegro apparso come per magia sul viso della ragazza. «Eddy King ci ha concesso un po' di libertà ti rendi conto? Pensi che abbia in mente qualcosa come l'anno scorso?» Si lascia scappare una risata, leggera, velata, che si perde subito nell'aria fra loro due. Alza appena le spalle, nemmeno lui sa a cosa sia dovuta l'insolita scelta fatta dal preside. «E' probabile. Campo estivo, niente divise, addirittura lasciarci scegliere i caposcuola. » Erano tutte cose che il corvonero aveva messo in contro. Non aveva assolutamente idea di cosa potesse riservargli quell'insolita cena, a cosa portassero quelle novità. Gli piacevano? Sì. Ma non gli davano assoluta certezza sul futuro. Tra l'altro, l'elezione dei caposcuola non si era conclusa come aveva sperato. Eris era stata la candidata migliore fra quelli in lista, ma non tutti erano stati della stessa opinione. Tempo di cambiamenti.
    Gli stessi cambiamenti sembravano evidenti anche nella location: si sarebbe aspettato tutto eppure un tendone del genere, adornato con tanta cura non gli era minimamente passato per la testa. Ostentato. Ma non gli era dispiaciuto. Certo, la vecchia pietra hogwartsiana era difficile da battere, nonostante le opinioni discordanti. Ma Kingsley ci sapeva fare. Un effetto strano quello di metter piede in quella stanza e non provare quella sensazione di curiosità e scoperta che per anni avevano accompagnato i suoi ingressi al banchetto d'apertura. Ma l'atmosfera che aleggiava lì sapeva di dramma e incomprensioni. Scruta la gente, Altair, nella speranza di trovare qualcosa che suggerisca alla sua giovane mente come comportarsi. Segue Eris verso la tavolata corvonero, senza soffermarsi troppo sui volti dei compagni che già conosce da anni. Ma i suoi occhi non possono che indugiare un momento sulle tavolate delle altre casate. A grifondoro una tribù di Weasley festeggia la nomina del bambino speciale della cucciolata. Fred Weasley deve essere rimasto sorpreso di quella nomina, shockato probabilmente. Nomina che aveva messo definitivamente in dubbio, per il giovane Malfoy, qualsiasi abilità di comprensione posseduta dai valorosi e impavidi Grifondoro. Certo, bisognava avere coraggio per eleggere un tipo del genere. Repentino lo sguardo si era spostato verso i tassorosso, Betty Branwell era stata quanto meno scontata come caposcuola, non come il pagliaccio che i suoi compagni avevano votato per Corvonero. Paradossale che qualcuno avesse votato per Tremblay e non per qualsiasi altro componente della sua amata casata. A serpeverde invece, le cose sembravano aver seguito un minimo di logica. Amunet Carrow spiccava fra la folla anche senza quella spilla. Fece accomodare prima Eris, per poi prendere posto al suo fianco e cingerle la spalle con le braccia. Da quando è tornato dal campeggio, Altair sembra voler riparare a quell'inutile atteggiamento tenuto durante l'estate, mostrandosi esageratamente plateale. «Beh, c'è da dire che Kingsley non sbaglia un colpo » commenta, diretto alla ragazza ma con lo sguardo rivolto verso al tavolo insegnanti, rimpolpato e rinvigorito di nuovi e molto più interessanti volti. Giusto un paio sembrano appartenere alla vecchia guardia. Sorprendente che non siano spariti tutti. «Come ti sembra il nuov...? » sta per domandarle quando viene interrotto da un audace Nate Douglas. Non ha mai avuto gran simpatia per quel serpeverde, che si rivolge ad Eris ignorando completamente la presenza di Altair. In altri contesti, la sua melodrammatica reazione sarebbe stata immediata, ma Altair rimane fermo ad osservare ed ascoltare le brevi battute che i due si scambiano. Lascia libere le spalle della corvonero, spostandosi appena per guardare il serpeverde che si erge su di loro.
    Gelosia. Appena una punta monta dentro di lui, facendogli quasi ribollire il sangue. « Lo sai che se mai dovessi aver bisogno di qualcuno che ti porta in braccio fino a lezione, io sono sempre disponibile » Con che coraggio. si domanda. Ma non controbatte, un po' perché non sa che reazione potrebbe avere Eris, un po' perché approcci così tristi non li ha visti dai tempi del terzo anno.
    Le rivolge un sorriso che ha un che di sarcastico appena il serpeverde si allontana e tornano soli, in una stanza che pullula di gente. « Non me l'hai detto che hai questo genere di ammiratori » dice passandosi una mano fra i capelli in disordine « Devo preoccuparmene? »


    interagito con eris
    citato nate e i caposcuola
     
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  5. Ares Carrow
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    Tre.
    Due.
    Uno.
    E rieccoci in scena.
    Un anno nuovo è appena cominciato e io mi ritrovo seduto qui, sotto il tendone che il nostro beneamato preside ha scelto come palco. Deve esserci qualcosa di metaforico nel sostituire una stanza chiusa dal soffitto incantato con un tendone all'aperto ma che preme sulle nostre teste come un grigio cielo londinese, ma se è una sorta di messaggio che la Presidenza ha deciso di mandare al mondo temo di non possedere la poesia necessaria a coglierlo in questa fresca serata settembrina. Getto un'occhiata verso di lui, verso Kingsley, senza riuscire a cogliere sul suo volto nessun indizio utile a riguardo. Non che me ne aspettassi, ovviamente, ma la seppur rara possibilità di ricevere una sorpresa talvolta basta a fare un tentativo, soprattutto se costa poca fatica come quello. Attendo ancora un attimo per poi distogliere lo sguardo, puntandolo su qualcosa di molto più vicino.
    Amuneth è seduta accanto a me.
    Sono stato io ad accomodarmi in quel posto, al suo fianco, e a sistemarmi in modo che il mio ginocchio si appoggi contro la sua gamba, in un gesto che di involontario ha solo l'apparenza. Mi porto dietro quel contatto da tutta la vita, e anche da un po' prima, e nonostante tutto ha ancora il potere di rassicurarmi. Non sono in grado di sentirla davvero vicino se non attraverso il tatto, ed è attraverso il tatto che le comunico la mia presenza. Non le ho rivolto una parola quando sono arrivato, limitandomi a far scivolare la sedia accanto a lei e a sedermi lì, al suo fianco, come ogni volta che ho la possibilità di scegliere, e mi sono allungato su di lei a posarle un bacio sulla guancia a mo' di saluto. E' l'unica persona al mondo con cui mi permetta certi gesti di pubblico affetto, per quanto discreti rimangano.
    L'unico a cui mi permetta di rivolgere una parola è Harry, il mio strano compagno di stanza. Non è il primo anno che mi trovo a condividere i miei spazi con lui, ma per quanto improbabile quella scelta ha funzionato abbastanza da poter fare un nuovo tentativo - Siediti, per cortesia - un invito accompagnato dal cenno della mano verso uno dei posti liberi, lì accanto. Evito qualsiasi commento sulla mise che ha scelto per quella serata e sulla sua entrata trionfale, a risparmiargli qualsiasi goccia di un'attenzione di cui ha bisogno. A differenza mia pare abbia approvato la scelta di abolire le divise per sostituirle con la sola spilla scolastica. Mi piacciono le divise, mi danno l'idea di ordine, e so già che molto di quello che vedrò in giro non mi piacerà affatto nei prossimi mesi.
    Non quanto, invece, mi è piaciuta la scelta d'abito di Tallulah.
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    Se io ho optato per un completo classico, nero su camicia bianca, lei invece...inutile dire che la rossa di Corvonero sia in grado di far girare ben più di una testa al suo passaggio. Raccolgo il coltello che ho davanti, una posata da cucina in grado di tagliare a malapena la verdura, e inizio a picchiettarne distrattamente la lama sulla tovaglia, con un tocco ritmico, mentre ripenso al saluto che ci siamo scambiati poco fa. Non ho ancora capito se quelle scelte di look siano un'arma che usa volontariamente o se è solo insicurezza, la sua, ma ogni movimento che compie è seguito da tanti sguardi quanti topi dietro al pifferaio magico di quella celebre favola. Ne sono attratto anche io, impossibile da negare, ma la fine di quei roditori è un monito che mi è impossibile dimenticare e che mi invita alla prudenza.
    Un colpo leggero al tavolo, poi un altro, e un altro ancora.
    Il mio dito scandisce il tempo con la calma di un metronomo, e dopo qualche battito ancora mi volto in direzione del tavolo di Grifondoro. Olympia e Malia sono seduta in un posto in cui riesco a vederlo e parlano fra di loro. Le ho salutate entrambe al mio arrivo, un unico gesto impersonale per due intenzioni ben diverse. La rossa ha il mio affetto, in una maniera che si piazza fuori da qualsiasi schema ma che mi è impossibile ignorare, mentre la mora...vorrei poterla odiare, sull'onda di un'antipatia che pare d'obbligo, ma ogni volta che la guardo mi trovo disarmato da quello sguardo. E' una cosa che odio ma che, come tutto, non posso permettermi di archiviare o minimizzare, a rischio di venirne schiacciato. E' un problema da affrontare quanto prima, a scanso di altre distrazioni. Torno a guardare Olympia e, quando i nostri sguardi di incrociano, alzo un dito in un secondo saluto, stavolta più personale. Dovrò andare a parlarle, nei prossimi giorni, ma lontano da occhi indiscreti. La sua assenza al campo la marchia in una maniera che non si può ignorare.
    - Credi durerà a lungo? - domando infine a Mun, voltandomi verso di lei ancora una volta. Premo leggermente con il ginocchio, ad attirarne l'attenzione, felino. Lei sa quanto odi la vita comunitaria.


    Citati:
    - Il Preside
    - Malia
    - Tallulah

    Interagito:
    - Amuneth
    - Harry
    - Olympia


    Edited by survivor` - 11/9/2017, 13:08
     
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    « Prima cosa da fare: bagno nella vasca dei prefetti, stavolta legalmente. Tu e Albus consideratevi ospiti onorari, anche quando non io non ci sono. ..Magari pure Hugo, ma mi domando cosa possa servire ad Hugo. Dai, forse gli organizzo un appuntamento al buio con Mirtilla Malcontenta, magari stavolta ci conclude finalmente qualcosa! » Rotea gli occhi al cielo, Malia, divertita. Il peso della responsabilità di questa nuova carica scolastica sembra già essere stato assimilato e poi messo da parte, dal giovane Grifondoro. Ma d'altronde non c'era molto altro da aspettarsi da uno come Freddie, che fino ad ora non ha fatto altro che far letteralmente impazzire Prefetti e Caposcuola di ogni Casata con le sue trovate quasi diaboliche ed i suoi scherzi spesso anche molto infantili. La mora, questo, lo sa bene, perché nella gran parte dei casi era sempre al suo fianco in queste imprese suicide. Nel corso di quei cinque anni, si sono ritrovati così tante volte in Presidenza per i motivi più disparati, che a un certo punto qualcuno avrebbe anche potuto avanzare la proposta di fornire loro di un qualche riconoscimento come Combinaguai ufficiale di Hogwarts. E questo è stato il motivo principale per cui, quando il rosso le ha mostrato la spilla apparsa in camera sua, questo pomeriggio, quasi non riusciva a crederci.
    « Guarda che io sono seria eh, la missione di quest'anno è trovare una ragazza ad Hugo. Ho già adocchiato un paio di facce nuove che mi piacciono che potrebbero andar bene, e non mi fermerò fino a quando non avrò avuto successo » dice, in un tono quasi solenne, e per quanto la sua espressione divertita possa suggerire il carico di ilarità delle sue parole, non sta scherzando completamente. Le è sempre piaciuta l'idea di far trovare due persone, e ogni qualvolta le capita sotto mano un'occasione che sembra poter essere favorevole, finisce sempre per atteggiarsi come il Cupido della situazione. In silenzio, poi, nell'avanzare verso l'enorme tendone, continua ad ascoltare le particolareggiate dissertazioni di Fred sull'essere Caposcuola e sul dover sposare la Signora Grassa, limitandosi a ridere e a scuotere la testa, incredula su come tanta idiozia possa essere capace di venir fuori da una sola persona.
    Una volta di fronte al falò, i suoi occhi si perdono a guardare la piccola foto gettata da Fred che si contorce tra le fiamme, un sospiro triste tra le labbra e lo sguardo malinconico. « Fred... » riesce a dire soltanto, ma la sua voce si affievolisce nel pronunciare il suo nome, fino a confondersi con il crepitio delle fiamme. Non saprebbe, onestamente, come andare avanti, quindi si limita a carezzare dolcemente il braccio dell'amico, nell'intento di fargli sentire il suo affetto.
    « Di emo ci sta già Albie, meglio lasciarsele alle spalle certe cose e non rubargli il primato. E tu? »
    Si stringe nelle spalle, prima di scuotere un poco la testa. « Non ho portato niente » dice semplicemente, lanciando un'ultima occhiata al fuoco. Ci ha pensato a lungo, questo pomeriggio, a cosa donare a quelle fiamme, a cosa avrebbe davvero voluto trasformare in cenere della sua vita, ma per quanto possa essersi applicata non è riuscita a pensare proprio a niente di cui vorrebbe sbarazzarsi del tutto. Forse, pensa tra sé e sé, il motivo per cui non ce l'ha fatta è che non è in grado di dimenticare. Di far finta che le cose non siano mai successe, o di chiudere una porta. « Non mi piace molto questa cosa » ammette alla fine, con una scrollata di spalle.

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    « No, ma secondo me è con Rudy. Qua c'è qualcosa sotto, hai visto come si guardano negli ultimi temp- OH MA CIAO OLLY COME STAI? »
    Soffoca una risata di fronte alla piccola gaffe di Fred, e non appena volge lo sguardo alla sua sinistra riesce a intercettare i due ragazzi. Parli del Diavolo. Non può fare a meno di sorridere mentre lascia che lo sguardo si sposti da Rudy a Olympia, con fare decisamente eloquente. Sorride al suo bacio sulla guancia dell'amica e attende che questa si accomodi accanto a lei, ignorando bellamente le sue parole, per poi avvicinarsi a sua volta al suo orecchio e sussurrarle, così da non farsi udire dagli altri presenti: « Ma allora la situazione qui è più seria di quanto pensassi » e si lascia andare ad una leggera risatina, non senza rivolgere alla rossa un'occhiata intensa. D'altra parte, ormai la cosa è diventata alquanto evidente, e tutti, per lo meno a Grifondoro, hanno avuto modo di accorgersene. Perfino Fred, che solitamente è così tanto con la testa tra le nuvole da non notare nemmeno un'escremento di ippogrifo sulla sua testa, ha fatto una battuta su loro due. Malia lancia un'occhiata a Rudy, che ovviamente si è accomodato accanto a lei, e quando torna a guardare Olympia ha un sorriso ha trentadue denti. Si sente improvvisamente colpita da un sentimento di approvazione profonda, quasi di felicità nel vedere i due tanto vicini e contenti. Si ritrova a battere le mani tra di loro, come una bambina. « Mi raccomando, quando EddyKing ci assegnerà la tremenda punizione che ci spetterà per essere scappati dal treno, cercate di non appartarvi troppo, voi due. Non mi piace essere il terzo incomodo » finge di minacciarla, sempre a bassa voce, e prova anche a corrugare la fronte per apparire più spaventosa, ma quell'espressione estatica che ha dipinta sul volto, quasi come un'ebete, tradisce ciò che realmente pensa.
    L'arrivo di un nuovo venuto tra le file dei Grifondoro la distrae dalla discussione con la rossa, e al ragazzo si presenta un po' con fare sbrigativo perché più in là intercetta la figura di Hugo che solleva le braccia per salutarla. Gli sorride e gli manda una serie di baci volanti, facendogli segnale che avranno modo di parlare un po' più tardi: da quando è arrivata al castello non ha ancora avuto l'opportunità di salutarlo come si deve. Saluta con un sorriso ed una leggera pacca anche Albus, che si avvicina a loro per qualche istante prima di dileguarsi, probabilmente a malincuore, al tavolo verde-argento. Ha sempre odiato queste divisioni per casate, lei. Si trova benissimo tra i Grifondoro, sono esattamente le persone che, se non si fosse ritrovata accanto, avrebbe fatto in modo di scegliere; ed è davvero difficile litigare con loro, segno che, in qualche modo, il Cappello Parlante tenda a fare delle scelte giuste - tuttavia detesta il fatto di rimanere lontana in questi momenti da alcuni amici a cui tiene con altrettanto affetto.
    « Ma quello è Scamander! » Aggrotta le sopracciglia Malia, confusa, nel sentire quelle parole. Guarda Lily, la cugina di Olympia, con fare curioso, prima di seguire il suo sguardo fino al tavolo dei professori. Ed è lì che lo trova. In piedi e sorridente, a conversare con tranquillità con il Preside come se nulla fossa. Se non fosse stato per l'osservazione della concasata, probabilmente ad una prima occhiata veloce non lo avrebbe riconosciuto, con quegli occhiali addosso e quegli abiti decisamente poco da lui. E fossero in un'altra situazione, un universo parallelo in cui non esiste Kingsley e in cui la presenza di lui in quella tenda non è tanto destabilizzante, probabilmente scoppierebbe a ridere rumorosamente per quella sua mise, che troverebbe tanto ridicola. Ma adesso non ha modo di preoccuparsene, perché gli interrogativi che si pone sono ben altri.
    « Che ci fa qui » dice ad alta voce, stritolando il braccio di Olympia accanto a sé, così da richiedere la sua attenzione e il suo supporto amico in un momento di smarrimento totale. « Che. Cazzo. Ci fa. Lui. Qui » ripete, sconvolta, indicando il tavolo dei professori all'amica con un cenno del capo. Lo guarda interagire serenamente con gli altri docenti, del tutto a suo agio, e non riesce a capacitarsene. Lo guarda sedersi, poi, proprio , dove ci stanno gli insegnanti, e sente le labbra dischiudersi leggermente in un'espressione sempre più di sorpresa. Passa la sala in rassegna con lo sguardo, Sam, e quando la incontra deve notare l'evidente nota di apprensione negli occhi di lei, perché mima qualcosa con le labbra. Deve strizzare un po' le palpebre per coglierlo, ma alla fine ci arriva: Niente panico. Aggrotta le sopracciglia e scuote la testa rapidamente, in tutta risposta, l'espressione chiaramente interrogativa.
    « Cazz-spita Stone, ancora viva? Avevo scommesso sulla tua dipartita, mi devi un patrimonio. » Quella voce nuova la costringe a distogliere lo sguardo dal tavolo in fondo alla sala, ed è costretta a voltarsi per intercettarne il proprietario. Inarca un sopracciglio quando nelle vicinanze nota la figura di Arthur Cavendish, accompagnato come al solito dal suo sorriso tanto inquietante quanto gli sguardi del Barone Sanguinario.
    Ancora un po' intontita dalla vista di Sam, deve sbattere le palpebre un paio di volte prima di elaborare completamente le parole del biondo. A quel punto scuote la testa, un sorrisetto bastardo che nasce sulle sue labbra, e poi si stringe nelle spalle. « E invece eccomi qua. Non riuscivo a starti lontano... Sai, sono tornata apposta per darti fastidio. » e così lo saluta, tornando a dargli le spalle e lasciando che si allontani da qualche altra parte.
    Si volta verso i suoi compagni, interessandosi nuovamente alle vicende del proprio tavolo, appena in tempo per udire da parte di un Serpeverde un apprezzamento poco velato nei confronti di Olympia. Attenta com'è, il suo sguardo si sposta istintivamente su Rudy, e per poco non scoppia a ridere quanto nota l'espressione cupa sul suo volto. « A quanto pare qualcuno qui ha un ammiratore » dice ad alta voce, rivolta verso la ragazza. Poi si avvicina di più per proseguire, a voce più bassa: « E qualcun altro è geloso » e detto questo le basta un cenno del capo per indicare il Grifondoro decisamente poco compiaciuto della cosa. È fatta così Malia, e non può proprio farci niente: non è capace di farsi i fatti propri, è quasi come avesse insito dentro di sé l'animo di una vecchia pettegola, ferma ad un balconcino ad osservare dall'alto le vite altrui. Non è così con tutti, per carità: se una Tassorosso anonima si fidanza con il capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde tanto meglio per lei, ma la mora non sarà interessata; quello che le importa davvero sono le vite delle persone a cui tiene, perché le piace l'idea di saperle felici, o per lo meno serene - anche se talvolta si ritrova a sacrificare la privacy di queste persone pur di accertarsi del loro benestare. Dettagli. « Lympy... C'è Carrow che ti sta salutando » dice all'amica, indicandole il biondo in fondo alla sala. Per un istante ha creduto che stesse tentando di rivolgere un saluto anche a lei, ma non ne è del tutto certa. Nel dubbio, gli riserva un mezzo sorriso ambiguo, che potrebbe fare da risposta nel caso in cui abbia davvero rivolto il proprio saluto anche a lei, e non farla sfigurare troppo in caso contrario.
    Sorride a Betty Branwell, quando lei si avvicina al loro tavolo. Non si conoscono bene, ma è amica di Fred, ed è stata insieme ad Albus per un periodo, per cui il saluto è d'obbligo. L'ha sempre trovata una ragazza molto dolce, ed è contenta che sia riuscita ad ottenere la spilla della propria casata. « Congratulazioni Betty! Eri la scelta migliore per i Tassi. Mi raccomando, dagli filo da torcere! » le sorride, gentile, prima di vederla tornare al tavolo della propria casata.
    Ridacchia divertita nell'udire, insieme agli altri, i fantastici propositi del neo-Caposcuola per l'anno a venire, e si ritrova a battere le mani sul tavolo di fronte a sé a mo' di tamburo, alla fine del discorso. Deve ammettere che l'idea della spilla appuntata al petto di Fred le piace sempre di più: aveva tentato di votare per Olympia, ovviamente, ma quando quel foglietto era stato sputato fuori dall'urna con tanta veemenza, si era ritrovata un po' spaesata, quasi senza alternative. Aveva votato Fred quasi per ridere, come se fosse un gioco, perché, insomma, chi mai avrebbe potuto vedercelo a fare il Caposcuola? Ed è ancora tutto da vedere, certo, ma comincia a pensare che una figura così allegra e positiva come quella del giovane Weasley possa essere utile a risollevare il morale dei membri della casata rosso-oro, che di certo nel corso di quest'anno saranno costretti a confrontarsi con momenti ben poco piacevoli. « Scusa tanto Freddie, ma stasera bisogna per forza consumare qualcuna di quelle bottiglie della scorta giù in cucina. Lo sanno tutti qua che per i Grifondoro non porta bene per niente restare sobri la sera prima dell'inizio delle lezioni » ribatte in ogni caso, spostando poi lo sguardo da lui ai suoi compagni di tavolata, come a voler trovare il consenso in questi ultimi, anche se sa già che una proposta del genere non può essere bocciata a prescindere dai suoi concasata.
    « Allora! Quand'è che si mangia? Okay che Kingsley è un Inferius e non ne ha bisogno ma dovrebbe capirlo che noi siamo esseri umani e ABBIAMO FAME » sospira, esasperata, allungando il collo e sporgendosi un po' di più con il corpo oltre Freddie, per spiare la situazione al tavolo dei professori. Come gli studenti, i docenti sono già quasi tutti ai loro posti, ma Kingsley è ancora in piedi a chiacchierare con qualcuno e ovviamente il banchetto non può iniziare senza che lui abbia dato il benvenuto a tutti con uno dei suoi discorsi agghiaccianti. Sbuffa, stanca, lo sguardo che dalla figura del Preside scivola quasi automaticamente alla parte opposta del tavolo, lì dove intercetta Sam a stretto contatto con una bruna con un tubino probabilmente più corto di alcune delle sue magliette da ginnastica. Li osserva per qualche istante, persa, le labbra strette e l'espressione indecifrabile. Poi Kingsley comincia a parlare, ed è quasi lieta di essere costretta a rivolgere a lui le sue attenzioni.


    Alooors:
    Interagito con Freddie, Olympia, Sam, Artie e Betty.
    Salutati Hugo, Albus, Ares, Stefan eeee credo basta!
     
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  7. Karen MCDuhab
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    Era dal giorno del diploma che non tornava ad Hogwarts, e nulla in quella scuola sembrava esserle mancato. Non il tortuoso e mutevole labirinto di corridoi, non l'ampio parco, non le pareti tappezzate da personaggi che, se anche non erano stati delatori in vita, lo erano adesso che l'arte li aveva trasformati nell'immagine di loro stessi. Nulla di quell'ambiente carico di vita e pulsante di gente, in cui la sola idea di ottenere un poco di privacy era tanto difficoltosa quanto quella di affrontare il platano picchiatore con la sola forza delle mani, aveva procurato in lei la minima punta di nostalgia e se la richiesta non fosse arrivata dal Ministro in persona Karen non l'avrebbe nemmeno presa in considerazione. Norwena era una persona cui era difficile dire di no, però, soprattutto quando decideva di essere molto convincente - Continuo a pensare di non essere la persona più adatta a tenere banco in una classe piena di adolescenti - le aveva detto quel pomeriggio, nella casa londinese che il Ministero riservava al suo più alto rappresentante. seduta di fronte allo specchio della camera del Ministro stava finendo di sistemarsi il trucco. Una cosa sobria quanto il vestito che aveva scelto di indossare per la presentazione di quella sera, che fosse elegante senza scivolare nel volgare o nel provocatorio. La parola d'ordine per un insegnante avrebbe dovuto essere "discrezione", almeno nel vestire. Da studentessa aveva sempre preferito la sobria professionalità all'esuberanza creativa perché la prima, frutto di metodo e costanza, si poteva insegnare mentre quella di poter trasmettere la seconda non era che un'illusione - Non che l'idea di seminare idee in menti ancora fertili non abbia il suo fascino però i ragazzini hanno la tendenza a puzzare, e a far casino, e sono entrambe cose - scrollò le spalle e si sporse leggermente in avanti, verso lo specchio, a sistemarsi una ciocca di capelli finita fuori posto. Norwena attraversò lo spazio alle sue spalle, un lampo di fascino nello specchio. Il flusso dei suoi pensieri la raggiunse dritta al centro della testa, facendole storcere la bocca. Aveva ragione. Ormai aveva incontrato il preside per il colloquio e aveva sistemato i suoi affari perché potessero essere seguiti anche da lontano, senza la sua costante presenza, e lamentarsene adesso non era all'altezza di una professionista del suo calibro. Si voltò appena, ad osservarla da sopra una spalla. A volte non poteva che chiedersi chi stesse manipolando chi, in quello strano rapporto.


    - Preside Kingsley - il saluto su accompagnato da un leggero sorriso e da un piccolo cenno del capo. Si era fermata a qualche passo di distanza dal titolare della cattedra più alta della fin troppo onorata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Aveva fatto un breve giro per i corridoi teatro della sua adolescenza prima di dirigersi fino al tendone che avrebbe ospitato il banchetto - E' un piacere rivederla. Dove posso...? - domanda lasciata in sospeso, un sorriso leggero ad aleggiarle sul volto mentre indicava i posti ancora liberi al tavolo dei professori, in attesa che gli mostrassero il suo. Vi si sedette composta, sorridendo ai suoi vicini di tavolo - Karen McDuhab, piacere - disse alla donna più vicina. Non le sembrava di conoscere nessuno dei presenti al tavolo, mentre qualcuno fra i ragazzi seduti intorno a loro aveva un viso vagamente familiare fin dalla sua visita-lampo di qualche mese prima al campo estivo. Lasciò vagare lo sguardo fra i tavoli, distrattamente, per poi tornare a sorridere educata ai suoi nuovi colleghi.
    Sorrise.
    La sola idea di avere un normale lavoro stipendiato aveva un che di estremamente buffo, ai suoi occhi.
     
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    "Continuo a pensare di non essere la persona più adatta a tenere banco in una classe piena di adolescenti. Non che l'idea di seminare idee in menti ancora fertili non abbia il suo fascino però i ragazzini hanno la tendenza a puzzare, e a far casino, e sono entrambe cose.." fece un sospiro, comparendo dal limitare della cabina armadio per poggiarsi con una mano sullo stipite della porta, tamburellandovi le unghie smaltate in una perfetta french manicure. Ancora non aveva scelto l'abito da indossare: ne aveva troppi per decidere così in fretta, e la maggior parte della scrematura consisteva nel chiedersi quali avesse già indossato in pubblico. Tuttavia, la lingerie, quella l'aveva scelta, e ovviamente era di altissima fattura.
    Attraversò la stanza a lunghe falcate, fermandosi alle spalle di Karen per poggiare entrambe le mani sui pomelli che sporgevano dallo schienale della sedie e osservando le loro immagini allo specchio. "Ormai il contratto è firmato, non è che ci sia più molto da fare." asserì leggera, con la piega di un sorriso a incurvarle le labbra. "Ma sono sicura che te la caverai egregiamente. Lì dentro ci stanno le future risorse del mondo magico, oltre a tante leve." Weasley, Potter, Carrow, Greengrass, Douglas.. "Alcuni di loro sono pedine fondamentali per questo gioco. E non possiamo lasciarle al caso. Te, nello specifico, sei la persona di cui mi fido maggiormente a riguardo: non ti faresti sfuggire una preda nemmeno se lo volessi." Il sorriso si ampliò di appena qualche centimetro, facendosi più furbo, più eloquente nella luce che guizzò all'interno dei suoi occhi scuri nello scoccarle un sopracciglio alzato allo specchio, stringendosi nelle spalle per poi tornare all'interno della propria cabina armadio. Chi voglio essere oggi?

    Alla fine aveva optato per un lungo abito verde di seta, che ricadeva a terra in movimenti ondeggianti della stoffa pregiata. Verde, il colore della sua casata ad Hogwarts e quello della sua famiglia. Un colore che aveva adornato con un bracciale d'oro che avvolgeva tutta la lunghezza del suo braccio destro fino al dito indice in spire, a ricalcare la forma di un serpente i cui occhi erano rappresentati da due piccoli smeraldi.
    Fece la sua entrata a testa alta, accanto a Karen, annunciando il suo ingresso con il rumore di tacchi a spillo che la contraddistingueva ovunque andasse. Non si curò troppo di prestare attenzione alle reazioni degli studenti ignari, ma voltò comunque il capo verso il tavolo di ogni casata, salutando gli appartenenti con cenni del capo, in particolar modo quelli di Serpeverde. Tirò tuttavia dritta verso la tavolata principale, apprestandosi subito a stringere la mano al preside. "Signor Kingsley.." disse, con un sorriso sulle labbra. Era strano per lei non chiamarlo per nome, ma era ciò che la formalità richiedeva. "Noto che ha fatto un ottimo lavoro con le sue migliorie. Non vedo l'ora di ascoltare il suo discorso." disse dunque, congedandosi poi per salutare i nuovi insegnanti in carica, stringendo la mano a ciascuno di loro con un sorriso cordiale, per poi mettersi elegantemente a sedere sul posto a lei riservato, tra Edmund e Karen.
    - Interagito con Karen & EddyKing
    - Stretto la mano a ciascun insegnante
    - Salutati sommariamente gli studenti

     
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    Il tavolo era stato apparecchiato, ed Edmund aveva raccolto attorno a sé una compagnia tanto insolita quanto discutibile. Assassini, sicari, pazzi, psicolabili, ex carcerati, vampiri, lycan. Bellezze uniche, ai suoi occhi. Una suicide squad di tutto rispetto che era certo avrebbe dimostrato il suo valore ben presto. Salutò ognuno di loro con la solita austerità di cui si era ormai fatto portatore nei mesi a Hogwarts, accennando ogni tanto un sorriso nel vedere le sue pedine reagire a quel gioco di tutto rispetto. Dal suo punto di vista, tutto si reggeva su un sistema di contrappesi. Edmund impartiva favori, accoglieva la gente a sé, senza rivelare le clausole scritte in piccolo del contratto che si andava a firmare. Una cosa che, certamente più di una persona presente al tavolo dei docenti aveva avuto modo di sperimentare sulla propria pelle già prima che la propria esperienza iniziasse. E poi c'era lei, magnifica come sempre fasciata di verde a far da contrasto con la sua pelle perfetta. Non era certo di vederla, ma il fatto che avesse deciso di supportare di persona la sua campagna, non poteva che deliziarlo. Compagni di merenda nel tempo libero, diplomatici e austeri nelle occasioni ufficiali. Le bacio il dorso della mano per poi invitare tutti a prendere posto. Restò in piedi in attesa che tutti rientrassero nel tendone prima di battere le mani tre volte. Un silenzio tombale cadde, e lui sorrise. Il completo total black che aveva scelto quella sera, faceva da contrasto con le luci, i colori stessi del tendone; formale, eppure decisamente, meno formale di quanto ci si aspettasse. La camicia nera appena sbottonata, il capelli raccolti sulla schiena, barbetta incolta. Abbandona il suo posto iniziando a camminare tra i tavoli. Fermandosi oltre il tavolo dei docenti al centro del tendone.
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    « Buonasera a tutti. E' un grande onore e un immenso piaceve avervi tutti qui, stasera. » Perché voi avete una scelta. Ce l'avrete sempre, a prescindere. « E' stata una lunga estate quella che abbiamo appena trascorso, e sono certo che tutti voi, non vedevate l'ora di tornare a scuola. Spero voi abbiate gradito il soggiorno, offertoci gentilmente dalla Ministra qui presente - » E dicendo ciò la indicò con un leggero inclino. « Miss Norwena Zabini. Grazie di essere qui con noi; siamo molto lieti di accoglierla nella nostra umile dimora. » Edmund almeno lo è. « Avrete notato che ci sono molte novità quest'anno. » Come sempre. La ruota gira, e non avrete mai tempo di abituarvi a nessuna novità, perché ne arriverà un'altra e un'altra ancora e le regole combieranno di continuo. Se non puoi conquistarli, confondili; sempre. « Prima di elencarvele, mi permetto di presentarvi il nuovo corpo docenti. » E dicendo ciò, li nominò uno ad uno, lasciando che la sala accogliesse la loro presenza con un caloroso applauso. « Sono certo che sotto la vostra guida, i ragazzi spiccheranno finalmente portando Hogwarts all'apice che si è sempre meritata. » Tutti ottimi elementi, maghi straordinari, personalità eccelse e a tratti sopra le righe, e soprattutto estremamente graditi da Edmund. « Voglio congratularmi anche con i vostri nuovi rappresentanti. Fred Weasley per Grifondoro; Amunet Carrow per Serpeverde; Zeppelin Trambley per Corvonero; Elizabeth Branwell per Tassorosso. Spero voi abbiate fatto scelte oculate, perché loro saranno i vostri nuovi portavoce davanti ai professori e al sottoscritto. Ovviamente le loro prerogative saranno diverse dal solito. » Pensavate vi facessi scegliere dei Caposcuola a tutti gli effetti? Poveri piccoli. « Gli attuali Caposcuola saranno responsabili unicamente della disciplina e delle attività concernenti la propria casata. Il che significa che non avranno alcuna autorità sugli studenti di altre casate e che viene tolto loro l'onere di poter sottrarre punti. Resta inalterata la loro responsabilità di compiere ronde nel castello un'ora dopo il coprifuoco per accertarsi che i propri compagni si trovino tutti nei propri dormitori, ma, in caso di inadempimenti più gravi, sono caldamente consigliati di affidare le questioni ai professori. » Insomma, se volete mantenere la vostra superiorità dovrete fare le spie, cari i miei Caposcuola, altrimenti, la vostra spilla vale meno di zero, perché non avrete autorità alcuna. Dipenderà solo da voi quanto riuscirete a farvi rispettare. « Ho predisposto un'aula una volta a settimana per fare in modo che voi vi incontriate per discutere eventuali istanze e richieste da concordare nei confronti del corpo docenti e della presidenza. Una volta al mese inoltre, verrà convocato un Consiglio generale, con tutti i docenti, all'interno del quale potrete appunto discutere tutti insieme le eventuali richieste. » Quanta democrazia.
    « Parlando d'altro, avrete già da voi notato che le divise sono state abolite. Vi raccomando tuttavia caldamente di mantenere il decoro, che l'istituzione che ognuno di voi rappresenta, richiede. Resta salvo l'obbligo di portare sempre e comunque la spilla che a ognuno di voi è stata recapitata. » Avrebbe fatto pervenire loro nei giorni a venire anche sciarpe, felpe, e chi ne ha più ne metta, con i simboli delle proprie casate e con i colori di cui tanto andavano fieri. Ma quelle divise? Mai più. « In seguito alla fruttuosa estate passata insieme, vi annuncio inoltre che, da stasera tutti voi potete tornare nelle proprie Sale Comuni. I dormitori sono stati completamente ristrutturati e divisi in stanze da due. Spero che il nuovo mobilio e le nuove sistemazioni siano di vostro gradimento. Scegliete la stanza che più vi aggrada, fermo restando che - ovviamente - » E dicendo ciò un sorriso magnetico compare sul suo volto. « ..la divisione tra maschi e femmine resta salva. » Le stanze erano tutte uguali, ma fatto loro più spazio. Ogni stanza era dotata di un bagno separato, avevano delle vere e proprie scrivanie, una libreria a testa e un armadio abbastanza capiente. « Se quanto Hogwarts vi ha fornito non dovesse bastarvi, d'ora in avanti avrete modo di tornare nel mondo e acquistare quanto vi serve a Hogsmeade, perché, grazie alla gentile collaborazione di Miss Zabini, le gite sono state restaurate. » Le rivolse un sorriso gentile, prima di tornare a passare lo sguardo glaciale su ognuno dei volti delle sue piccole pedine. « Un ponte collega ora direttamente Hogwarts a Hogsmeade attraverso il Lago Nero, ma tanto il cancello della scuola, quanto i vostri amati passaggi segreti.. » Nessun pelo sulla lingua. D'altronde che cosa vi aspettavate? Un tempo anche Edmund è stato studente. « Si apriranno solo ed esclusivamente ogni sabato e domenica dalle 9:30 alle 20. Il che significa che, chi non rispetta il coprifuoco, resterà fuori, senza eccezione alcuna. » E sarà divertente farvi beccare dagli inquisitori che pattugliano le strade di Hogsmeade. Ovviamente la Squadra aveva istruzioni precise al riguardo. Nessuno studente lasciava Hogsmeade. Non avendo le loro bacchette, e non potendo superare le attenti barriere del castello, allargate ora anche al paesino, l'area era a prova di evasione per qualsiasi moccioso. « Continuerete a poter usare le vostre bacchette solo ed esclusivamente durante le lezioni e - se richiesto - sotto la sorveglianza di un docente e/o Inquisitore, al di fuori dell'orario delle lezioni. Per la gioia di molti, riprende da quest'anno anche il Campionato di Quidditch interno, quindi, squadre, mi aspetto il meglio da voi. » E che non si dica che non vi do modo di esercitarvi. Dicendo ciò, la messa era quasi finita. « Restano salve tutte le raccomandazioni che vi ho fatto l'anno scorso. I tempi sono cambiati, la musica è cambiata; siamo circondati da nemici da tutti i lati e noi da soli non siamo in grado di garantire al cento per cento la vostra incolumità se non collaborate. L'episodio che ha visto coinvolta la famiglia Green, di cui la vostra defunta compagna ne era membro, è solo l'inizio. Quindi occhi aperti e massima cautela. » Una spia tra gli studenti era stato un brutto colpo, ma era stato anche il segnale di legittimazione di cui aveva bisogno per spingere oltre le sue politiche. « Non voglio tuttavia rattristarvi troppo, motivo per cui, vi anticipo che, a fine ottobre, per Halloween, a Hogwarts si terrà un ballo. » Come non ne avete mai visti. Finito anche quell'annuncio, Edmund indietreggiò appena, accennò un sorriso e poi batté le mani due volte. « Bando alle chiacchiere. Vi auguro un buon anno scolastico, e che il banchetto abbia inizio. » Pochi secondi dopo, i tavoli si riempirono con ogni ben di dio, portate delle più pregiate, ma anche i cibi tradizionali di Hogwarts, tutto in enormi quantità; un banchetto in grado di sfamare centinaia di persone rimaste a digiuno per un paio di settimane.

    Compiaciuto, tornò al proprio posto, posando per prima cosa gli occhi sulla sua My. Uno sguardo freddo che rimase sopra alla sua figura per pochi istanti. Sapeva che avrebbe accettato. Quella piccola creatura non era fatta per viversi il mondo oltre i confini disegnati da Edmund per lei. Si propose di andarle incontro, ma prima, dovette assoldare ai propri doveri. « Sempre incantevole. » Disse posando lo sguardo sulla Ministra. « Spero vivamente, Ministra, che lei abbia il tempo di farsi offrire un tour del castello rinnovato, una volta finito qui. » Equivalente in parole spicciole? Ho una bottiglia di roba costosa che ti aspetta nel mio ufficio. « Miss McDuhab, confido che Hogwarts sarà un'ottima dimora per lei. Abbiamo qualche mostriciattolo un po' indisciplinato. Credo che lei tanto quanto Abraham.. » E nel dire ciò lo sguardo si posò sul giovane Morgenstern. « ..siete le persone più adatte a insegnare loro la disciplina. » Bisogna pur fidarsi, se è Norwena a dirlo. Si congedò da loro con un leggero cenno del capo, prima di dirigersi verso un punto specifico del tavolo, non prima di aver posato attentamente lo sguardo sulla perfetta figura di Pervinca Branwell, sempre così se stessa in tutti i sensi. Meraviglia di donna, se solo non avesse più di qualche rotella fuori posto. La mano si poggia sulla spalla di Ray, con un che di amichevole. Con le donne c'è sempre quella galanteria tipica da dover seguire. Tra uomini invece, il galateo si esprime con maggiore enfasi man mano che gli interlocutori si scambiano gesti amichevoli seppur posati e garbati. « Ti è piaciuto il mio regalo? » Non poté fare a meno di scoppiare appena a ridere nel osservare Pervinca e Ophelia bisticciare come due comari di paese qualche posto più in là. « Temevo ti sentissi solo da queste parti. Spero che la mia cortesia sia stata quanto mai gradita, professor Darkwood. » Cazzo voglio i commenti del backstage. Così non è divertente. Certo, fuori come un terrazzo, ma tutto sommato, non si poteva certo dire che non incontrasse i suoi gusti. Infine, afferrata una sedia lì accanto, si sedette accanto alla sua ex protetta. Avvicinò un piatto in cui posò delicatamente un po' di arrosto e patate al forno, porgendoglielo davanti. Gli occhi famelici fissi di fronte a sé, senza degnarlo di uno sguardo. Prese tra le mani uno dei fiori presenti negli arredamenti floreali, e iniziò a distruggerlo, strappandone uno ad uno i petali. « Tesoro dimmi un po', come mai sei qui? » Le chiese sotto voce prima di indicargli appena il piatto. « Mangia! E non mostrarmi quella faccia da cucciolo bastonato. Non vorrai mica che tutti si accorgano del perché tu sia qui. » Fai finta di niente My. Mangia e parlami. Le rivolse uno dei suoi sorrisi garbati e diplomatici, per dare a tutti la parvenza che stessero parlando dei programmi di Cura delle Creature Magiche. Perché di questo parlavano.

    Discorso a parte, interagito con: Norwena, Karen, Ray e My;
    Nominate Pervinca, Ophelia (mado ciao me stessa) e Abraham

     
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    « Sei bellissimo stasera. » Osserva quella scena a metà tra il disgustato e il divertito. « Certo, non si può dire che Potter non sa dare spettacolo di sé. » Ryuk ride. Quel ragazzetto ha conquistato il suo cuore, per quanto possa dargli fastidio il fatto che abbia qualcosa contro di lui. Sei uno sportivo, Ryuk. Questo certo non te lo si può negare. E proprio ciò che ti fotterà un giorno. E' lieta Mun, che il suo dio non riesce a sentire i suoi pensieri. Ryuk ha controllo su tutto, sa tutto, ma l'unica cosa a cui non può accedere è proprio la mente di colei che possiede il suo preziosissimo quaderno. « Su su, non vale la pena perdere tempo con cose insignificanti. Potrebbe risentirne la tua splendida pelle. » Harry le strappa un sorriso che diventa ben presto uno dei suoi soliti gesti colmi di sarcasmo. Le piace il modo in cui uno dei suoi migliori amici prende la vita; completamente diverso dal suo. Harry è leggero. Mun pecca di pesantezza. « Credo di aver perso l'appetito. » Afferma concedendo a Nathan una lunga occhiata di intesa, non prima di aver stampato un bacio sulla guancia di Harry. « Ecco quali sono gli strascichi dell'eccesso di democrazia. » Il giovane Dougals avrebbe capito. Ne avevano a lungo parlato non più lontano di un paio di giorni prima, di tutta quella storia ed entrambi avevano concordato sul fatto che, far scegliere il popolo, dare voce al popolo, era una delle cose più stupide che esistesse. In situazioni del genere, persino uno come Potter, sempre sulle sue, si sarebbe sentito in dovere di dire la sua. Come se te l'avessi chiesto, Potter. « Io nel fuoco ho buttato il topo morto durante uno dei miei ultimi esperimenti, dite che vale? » E ancora una volta eccola la sua risata cristallina. Harry riesce sempre a strappargliela, anche quando sta apertamente corrugando la fronte scuotendo la testa confusa. « La prossima volta ti fornirò cavie migliori, Harry. Te lo prometto. Da quest'anno, basta topi. » Macabri e indelicati. « Sai mica chi è quel manzo tirato a lucido? Nulla da togliere al nostro caro Preside, ma le novità mi attirano sempre. » Ed è a quel punto che alza lo sguardo sul tavolo dei docenti per la prima volta. Non sa che cosa pensare. Nessuno di loro le ispira una gran fiducia. Fatta eccezione per pochi, sono tutti nuovi. Non sa su potrà contare e chi invece le darà filo da torcere. Un nuovo professore è una cosa, e solitamente non è nemmeno una cosa particolarmente auspicabile, ma tutti? E' un disastro. Osserva con attenzione colui che l'amico le ha indicato e no, non lo conosce, e non le dice nulla, se non che ha un'aura davvero strana. D'altronde, metà della popolazione di Hogwarts ce l'ha, mentre l'altra non esiste affatto per Mun. « Lo scopriremo presto. » Afferma con uno sguardo lampante mentre lascia che il suo sguardo si perda nella fiamma di una. Solo quando è Ares a sederlesi accanto, Mun trasalisce appena. Accenna un leggero sorriso primo osservarlo accomodare accanto a lei. Nathan da una parte, Ares dall'altra; e non sa nemmeno quanto si trovino a proprio agio l'uno con l'altro. Le evidenti simpatie del fratello sono sempre stato un'incognita per Mun. Con naturalezza, non appena si siede, elimina dalla sua giacca una fogliolina che deve essersi impigliata lì, e gli da una carezza sul braccio, prima di tornare a osservare ognuno dei partecipanti, specialmente il tavolo della sua casata. Li osserva come non ha ma i fatto prima. Potter è un solitario. Cavendish e Sanders il magnifico duo. Poi c'è l'altra Cavendish, la più bella come l'avevano definita lei e Nathan; la bionda restava un'incognita. C'era la squadra di Quidditch al completo che nel passare si congratula con lei e tante altre piccole pedine che avrebbe imparato piano piano a conoscere. Lo sguardo torna infine su Ares che dal canto suo è caduto nel suoi soliti silenzio tombali. I gesti famigliari che li contraddistinguono la riportano lì, da lui. Ti ascolto. Sembra dire quello sguardo magnetico. Segue quindi lo sguardo di lui verso il tavolo Grifondoro là dove discutono animatamente Olympia Potter, Malia Stone e.. Freddie. Resta a osservarli per non più di qualche istante. Sono così felici, così presi dalla loro stupida iperattività. Avverte quel gesto come una sorta di tradimento. Vorrebbe impedirgli di avere qualunque forma di contatto con quella famiglia, o quasi; vorrebbe che lui fosse abbastanza sensibile da capire che odia vederlo uscire con persone vicine a Freddie. Ma non lo fa; nemmeno Mun è così egoista, e alla felicità di Ares ci tiene più di qualunque cosa al mondo. « Credi durerà a lungo » Non gli risponde. Non subito almeno. Getta per un altro istante lo sguardo sulla scenetta dei tre prima di rivolgere tutte le sue attenzioni verso il tavolo dei docenti. Ancora lei? Con tutte le ragazze al mondo, ancora lei. Quanto ancora ci faremmo calpestare da questi pel di carota? Sta per iniziare. Ma mentre il Preside si alza, Mun ha il tempo di rilasciare uno strascico del suo risentimento nei confronti di ciò che ha visto. « Asciugati la bava dalla bocca. Ci manca solo che un Carrow finisca imparentato con un Potter. » Con gentilezza e una dolcezza unica, le sistemò appena i capelli, accarezzandoglieli, prima di rivolgere tutta la sua attenzione in direzione del preside. « Buonasera a tutti. E' un grande onore e un immenso piaceve avervi tutti qui, stasera. » E così lo spettacolo inizia..

    Una miriade di cibo si distese sui grossi tavoli, non appena il Kingsley augurò loro un buon nuovo anno scolastico. « Game on! » Fu l'unica cosa che sussurrò all'orecchio di Nathan. Un cenno di intesa. Aveva ragione a pensare che quelle elezioni non sarebbero state altro che una totale fregatura, ma, questo non toglieva il fatto che, c'era un margine su cui lavorare. Lo sguardo tornò a concentrarsi su Cavendish e Sanders dall'altro lato del tavolo. C'era qualcosa in quei due che non sapeva spiegarsi e che pure, era come se la stesse attirando nella loro direzione. Assottigliò appena lo sguardo nel fissarli, cercando di decretare: amici o nemici?
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    « Beh, pare proprio che dovremmo organizzare qualcosa a Hogsmeade il prossimo weekend. Dobbiamo festeggiare la libertà. » Non si rivolge a nessuno in particolare e quel leggero patos di troppo sulla parola libertà, lascia trasparire quanta poca considerazione abbia questa Carrow per il pacchetto infiocchettato di Edmund Kinglsey. A dirla tutta, quell'uomo la diverte, e sa che dal canto suo non ha nulla da temere. Ogni politica da lui espressa, in termini assoluti, ha un che di già visto; si trovano in un campo di concentramento, uno bello a cinque stelle, ma pur sempre un campo di concentramento. « Quest'anno Serpeverde deve continuare a essere ciò che tutti si aspettano da noi. » Grandi cose. « E anche molto di più. » Prendendo una fragola da uno degli svariati plateau di frutta, la mangia con la solita grazia, prima di alzarsi e lasciare il proprio posto. « Scusatemi. » Asserisce con la solita eleganza ed educazione che la contraddistingue, ma prima di andarsene, si allunga per raggiungere l'orecchio del fratello. « Oh guarda, c'è Lulah. Non sarebbe molto carino da parte tua non andare a salutarla. » Un tono malizioso sussurrato all'orecchio. Sorelle, depistaggi e risentimenti a gogò. Nel dirigersi verso Arthur Cavendish, il suo sguardo si sofferma un po' troppo su Potter. E' ancora contrariata dal suo spettacoli. Sta per dirgli qualcosa di altamente sgradevole e poco delicato, quando i suoi occhi incontrato quelli del giovane scapolo dei Cavendish. « Non starai mica dando spettacolo di nuovo, Arthur. » Gli sorride altamente maliziosa. Non si conoscono particolarmente, ma le loro famiglie sono molto amiche legate da questa e quell'altra tradizione, e poi beh hanno servito sempre lo stesso dio. « Senti.. » A dicendo ciò il sorriso si fa più angelico. Richieste tra tre.. due.. uno. « I tuoi hanno ancora quell'attico a Hogsmeade? » Si ricordava che i Cavendish ne possedessero effettivamente uno da quelle parti, ma poteva sbagliarsi come averlo venduto o chissà, magari qualcuno nel loro lato poco sano della famiglia, potrebbe anche avergli dato fuoco. Tutte cose normali. Come quando sua madre ha dato fuoco alla casa in Irlanda. E non ne è rimasto nemmeno l'ombra di un mattone. « Potrei.. chiederti le chiavi.. per un paio d'ore, se così fosse? » Piccola Carrow. Così educata, così gentile, così losca. « Ovviamente resterei in debito con te. » E un Carrow non lascia mai nessun conto in sospeso.

    Interagito con Harry, Nate, Ares, ad un certo punto un po' chi vuole, e Artie;
    Nominati Olympia, Malia, Freddie, Albus, Edric, Tallulah


     
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    « Ma per favore. L'unica persona che piace ad Albus Potter, è Albus Potter. » Sorride, il giovane Douglas, il braccio casualmente allungato sullo schienale della sedia della compagna, lo sguardo che cade alla sua sinistra, appena qualche sedia più in là, proprio dove Potter ha sentito tutto quanto. È vagamente divertito dalla scoperta di questo piccolo evidente astio che non aveva ancora notato tra i due: si chiede come abbia fatto a non accorgersene prima, lui che è sempre attento a questo tipo di dinamiche. Ma d'altra parte certe cose possono sfuggire anche ai migliori. Torna a guardare la mora, affilando lo sguardo, come a volerne studiare l'espressione nei minimi particolari.
    « Cosa c'è, Carrow? Il piccolo Potter ti ha forse spezzato il cuore? » un piccolo sbuffo che si trasforma in una risata leggera, e a questo punto anche lui alza il tono della propria voce, noncurante delle orecchie probabilmente tese del compagno.
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    Osserva la reazione della compagna alle sue parole, ma lei è evidentemente presa da qualcos'altro, e quando si volta per seguire il suo sguardo individua immediatamente il lupo solitario dei Serpeverde intento a limonare in modo quasi osceno con il proprio cucchiaio.Inarca un sopracciglio, stupito di fronte a tale visione, e ride di gusto. Se non altro, pensa tra sé e sé, il loro giovane amico ha del senso dell'umorismo.
    « Sei bellissimo stasera » continua lui, guardando la propria immagine riflessa sul cucchiaio, e a questo punto Nate si lascia andare ad una risata ancora più divertita, per poi spostare l'attenzione sulla Carrow, un sopracciglio sollevato e gli angoli delle labbra piegati all'insù di fronte alla sua reazione disgustata. È vero, Albus Potter è un po' uno strano, un reietto, e sicuramente non è la persona con cui trascorrerebbe il proprio tempo, però questa trovata l'ha trovata divertente. Eppure basta uno sguardo più attento al volto del giovane Douglas per notare come il suo non sia un divertimento nato da complicità, né in alcun modo da ammirazione. Affila lo sguardo e rivolge una smorfia che assomiglia ad un sorriso al suo compagno, ed è chiaro che i suoi gesti l'hanno allietato, senza dubbio, ma nello stesso modo in cui farebbe un giullare di corte con il proprio principe, e niente di più. Gli concede una breve occhiata di riconoscimento, nient'altro, ed ecco che le sue iridi chiare già sfuggono da un'altra parte, catturate dall'arrivo plateale di uno dei loro compagni di casata in tutù, con tanto di piroetta. Una chiara presa in giro alle nuove regole di Kingsley, è ovvio, ma anche in questo caso si concede di ridere, evitando di arroccarsi troppo nella sua disapprovazione. È di certo qualcosa che lui non farebbe mai, e non è un'amante dell'idea, ma lascia correre. E con un battito di ciglia i suoi occhi sono già da un'altra parte.
    Sente Amunet dire qualcosa sull'eccesso di democrazia, e annuisce piano, senza davvero prestarle troppa attenzione, catturato dal passaggio della nuova infermiera della scuola e del suo abito succinto che lascia davvero poco all'immaginazione. « Ah, meno male che c'è la signorina Castillo, quest'anno » dice a voce alta, rivolto a nessuno in particolare. Per carità, sono numerose le componenti del corpo docenti su cui fantasticare, la Branwell prima fra tutti, ma la nuova infermiera è senza dubbio qualcosa di speciale. Prima di tutto, e sì, questa cosa va specificata, è un'infermiera. E questo è tutto dire. Tutte le fantasie che ogni ragazzo etero che si rispetti ha mai avuto nella propria testa, con lei potrebbero diventare reali in un attimo. E poi basta guardarla, per comprendere tutte le altre ragioni che costringono il giovane a seguirla con lo sguardo, mentre s'inumidisce leggermente il labbro inferiore con la lingua. Sì, quest'anno sarà senza dubbio fantastico.


    « Non sono d'accordo » si lamenta, la fronte corrugata, prima di infilare un pezzo di arrosto in bocca. Lo mastica con calma e deglutisce, prima di continuare a parlare. Non si parla mai con la bocca piena. « C'era molto più spazio prima, nelle Sale Comuni. » Aggrotta le sopracciglia, lo sguardo ancora fisso sul proprio piatto, proprio come un bambino offeso e punto nell'orgoglio. Questa decisione di Kingsley non gli è piaciuta per niente. Certo, adesso sono tutti più liberi di uscire dal Castello, è pur vero, ma davvero il preside si aspetta che lui ricominci a condividere i propri spazi vitali con quelli? Sbuffa, visibilmente irritato dall'idea. Il pensiero che la pacchia sia finita così presto non gli piace affatto. È ben consapevole che, dietro alle misure applicate dall'uomo, ci sia sempre un progetto più grande, che questa (momentanea?) libertà data ai mezzosangue è volta pur sempre ad un beneficio più grande, ma ciò non toglie che tali misure gli provocano degli inconvenienti non di poco conto.
    « Beh, pare proprio che dovremmo organizzare qualcosa a Hogsmeade il prossimo weekend. Dobbiamo festeggiare la libertà. » Inarca un sopracciglio, alle parole della vicina, e finisce di masticare il boccone che ha in bocca, prima di prendere qualche sorso d'acqua per inumidirsi il palato. Poi scuote la testa un paio di volte, facendo segno di no con l'indice verso di lei.
    « Non mi fido per niente delle tue doti organizzative, Carrow. Non se la tua idea di divertimento è un brunch o un tè delle cinque. Qualunque cosa tu voglia fare deve prima passare dal mio giudizio » dice categorico, prima che la ragazza si allontani dal suo raggio d'azione. L'idea di organizzare qualcosa è carina, senza dubbio, ma in fin dei conti lui non ci vede molto da festeggiare, in questa nuova libertà. Certo, avranno la possibilità di tornare a respirare un po', fare una passeggiata in luoghi diversi, ma Hogsmeade? Uno dei paesini più squallidi di sempre, con un'offerta di locali praticamente inesistente. L'unico posto che possa essere degno di nota è il Pandemonium, e soltanto perché da qualche parte a divertirsi, ogni tanto, devono pur andare; in ogni caso non ha niente a che vedere con i suoi locali preferiti di Londra. Insomma, tutto una grande presa in giro, come d'altronde è sempre stato Kingsley in queste cose - e nonostante tutto, non può che ammirarlo anche in questo. È consapevole che l'unica pecca della cosa è trovarsi dal lato sbagliato delle cose, essere uno studente e dover sopportare necessariamente certe misure, ma si consola pensando che tutto ciò durerà ancora per poco.
    Mentre la Caposcuola è lontana, e dunque il suo posto vuoto, il giovane ha l'occasione di posare le sue iridi chiare sulla figura del gemello, Ares Carrow, intento a perdersi con lo sguardo da qualche parte all'interno della tenda. Un tipo senza dubbio interessante, lui. Non ha mai avuto l'occasione di parlarci per bene, forse perché sono fin troppo diversi. Uno espansivo, spesso allegro e di buon umore, generalmente amichevole; l'altro silenzioso, dall'aria annoiata, sempre un po' troppo sulle sue. Ciò nonostante, per un motivo o per un altro, Nate l'ha sempre considerato un suo pari. I suoi occhi seguono lo sguardo del ragazzo, fino a quando non si posano sul tavolo di Grifondoro, che questa sera sembra averlo stregato. Si allunga leggermente verso di lui, un gomito appoggiato allo schienale della sedia di Amunet, prima di catturare la sua attenzione con un sussurro: « Ehi Carrow, guarda che è inutile. La Potter l'ho vista prima io » e a questo punto gli rivolge un occhiolino, con fare complice.


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    Interagito con Amunet e Ares
    Guardati e fatti commenti su Albus, Harry e Margo
    E poi vabbè, Kingsley sempre nei nostri cuori <3
     
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    Il tavolo Serpeverde offre sempre sorprese inaspettate, come ad esempio un Nate Douglas che si concede di ridere al teatrino di un Albus Potter: cose che quotidianamente sarebbero state classificate come eventi paranormali. In tutta risposta il moro esibì una veloce riverenza accennata con un cenno della mano, diretta proprio al concasato. Grazie dell'attenzione: mi esibisco anche nelle festività e sono disponibile per compleanni e bar mitzvah. Concluso il siparietto, la sua attenzione venne catturata dalla mano che andò a poggiarsi sulla sua spalla: Fred. "Amore che fai, mi tradisci?" ridacchiò tra sé e sé, sospirando con aria ironicamente amara e scuotendo la testa. "Dovevo pomiciarmi un cucchiaio per attirare la tua attenzione, tesoro? Tutti uguali voi uomini: amate qualcuno solo quando lo perdete." Con tutte le dichiarazioni d'amore che si lanciavano quotidianamente Albus e Fred, c'era quasi da pensare che non scherzassero poi tanto. Il Serpeverde non si sarebbe di certo stupito se qualcuno a scuola si fosse mai trovato a pensare che tra loro si consumasse una tresca omo-incestuosa. "Perchè non vieni al nostro tavolo? C'è gente più simpatica." Annuì, lasciando il proprio posto per seguire il rosso. Probabilmente non era la scelta più saggia: iniziare già il nuovo anno scolastico con uno strappo alle regole - seppur minimo - non era di sicuro la maniera migliore per tenere il profilo basso. Lanciò un'occhiata sbieca a Kingsley, indagandone il profilo nell'ombra, per poi scuotere semplicemente le spalle. Ma che cazzo vuoi che gliene freghi di dove ti siedi, Al? Così, senza troppi complimenti, scostò una sedia dal tavolo rosso-oro, atterrandovi con un balzo tanto per annunciare un po' più la sua presenza. "E niente, dovrete sopportarmi anche stasera, stronzi." disse con un sorrisino, rivolgendosi un po' a tutta la famiglia, sia quella reale che quella allargata. Rivolse poi un'occhiata a Lily, intenta a parlare con quello che sembrava essere il nuovo acquisto della casata. Vecchia volpe. Non appena i loro sguardi si incrociarono, Albus sollevò un paio di volte le sopracciglia con aria allusiva, scoccandole un sorrisino piuttosto eloquente, solo per poi riportare la propria attenzione agli altri e lasciare la cugina ai suoi..affari. "Allora, adesso che siamo tra noi e si può parlare onestamente: che broglio elettorale ha messo in campo quel populista di Fred per essere eletto?" Una domanda che sembrò ricevere da sola risposta nel momento in cui il soggetto in questione tornò al tavolo, battendovi le mani con fare eclatante. "COMUNQUE! Ho grossi progetti per il futuro! Prima cosa: alcool ed erballegra fissi e legalizzati. Più carta igienica nei bagni, e distributori di preservativi all'ingresso di ogni camera. E stasera tutti invitati a disegnare cose oscene sul culo dei centauri nella foresta proibita. Malia io e te ci andiamo assieme. Sarà un anno magico!" Scoppiò a ridere, scuotendo il capo con una certa sconsolatezza ironica. "Queste promesse demagogiche, Fred. Vogliamo i fatti, non le parole."

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    "Buonasera a tutti. E' un grande onore e un immenso piacere avervi tutti qui, stasera." Il piacere è tutto tuo, Kingsley. Ascoltò il discorso del preside senza battere ciglio, sopprimendo ogni espressione che sembrava voler affiorare sul suo volto. A volte era stupore, a volte contentezza, a volte rabbia, altre sconforto. Belle e brutte notizie che si mischiavano tra loro fino a creare l'immagine che il Serpeverde si immaginava: bastone e carota. Edmund Kingsley stava concedendo loro delle libertà che lui stesso gli aveva tolto non più di qualche mese prima, facendole passare come atti di magnanimità. Tutto per alimentare la stessa idea in ciascuno di loro: che lui può fare e disfare a suo piacimento qualsiasi cosa. Può togliergli le divise così come i loro alloggi. Può e basta. Kingsley era l'incarnazione del paradosso epicureo. "Bando alle chiacchiere. Vi auguro un buon anno scolastico, e che il banchetto abbia inizio." sospirò, alzando un sopracciglio e cominciando a riempirsi silenziosamente il piatto delle vivande che erano state disposte al tavolo. Un po' di pollo, un po' di patate, un po' di insalata. Cercò di allontanare da sé i pensieri che il discorso gli aveva instillato, capendo che in ogni caso non c'era nulla che lui potesse fare e che ogni sua lamentela sarebbe risultata completamente sterile. Albus Potter: sempre troppo impegnato a stare con la testa nel mondo delle idee. Scansò il tutto, concentrandosi su una problematica ben più frivola: il ballo. Alzò gli occhi dal piatto, facendoli ruotare sui visi di tutte le ragazze attorno a lui, per poi alzare il coltello con aria minacciosa, passando in rassegna la schiera di pulzelle. "Fred è mio, quindi vedete di non farvi strane idee per il ballo." Patti chiari amicizia lunga, signorine.
    - Citato Nate Douglas nato dalla tempesta, primo del suo nome, reginO dei sandali e dei primi giorni di saldi, principessO di Serpeverde [..]
    - Interagito con Fred e con un po' tutti al tavolo Grifondoro (con tanto di occhiatine allusive a quella volpona di Lily che "t'ho capito, sah!");
    - Guardato EddyKing con un certo struggimento romantico
    - Rafforzati un po' i rumorsss (totalmente veri) secondo i quali Al e Fred hanno una relazione omo-incestuosa [non tanto] segreta

     
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  13. serendipity‚
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    A essere onesta non pensava che sarebbe stato così. Certo, immaginava che avrebbe dovuto intrattenere conversazione con qualcuno, nel corso della serata, essere in qualche modo cordiale e intavolare discorsi a caso, sforzandosi di parlare del più e del meno con gli sconosciuti; un po' di argomenti ce li aveva pure pronti, come ad esempio fare qualche commento su quanto le mancasse il tetto stellato della Sala Grande questa sera, oppure un'esclamazione riguardante il sempre più evidente cambio di temperature. Niente di troppo coinvolgente, è vero, ma il suo scopo non è necessariamente quello di essere presa da una conversazione: le basta avere nella manica un paio di battute da tirare fuori in caso di silenzi imbarazzanti o momenti strani, tutto qui. Pensava che l'avrebbero ignorata tranquillamente, i suoi colleghi, ormai forse tutti amici tra loro, e sarebbe stato il paradiso perché avrebbe avuto modo di tenere la bocca chiusa e farsi gli affari propri. E invece, per qualche strano motivo, si ritrova completamente assalita da una persona che a occhio e croce ha tutta l'aria di essere un po' instabile.
    « A proposito io sono Ophelia.. e tu devi assolutamente portarmi ovunque tu abbia comprato questo vestito. Come minimo se non lo troviamo uguale, devi prestarmelo. Io... prometto di lasciarti prendere qualunque cosa tu voglia dalla mia cabina armadio. Qualunque cosa. Davvero.. » Aggrotta le sopracciglia e si tira indietro, quasi spaventata, la Castillo, di fronte a tante attenzioni tutte insieme. Non le dà fastidio, non arrossisce né si sente poco a suo agio ad essere fissata in questo modo da quel paio di occhi, semplicemente le sembra strano. E un po' le annoia dover rispondere, presentarsi come si deve ed essere cortese.
    « Grazie, io... L'ho preso a Diagon Alle- » ma non fa in tempo a completare la propria frase che la ragazza che ha di fronte, Ophelia - guarda caso, proprio come quella pazza dell'Amleto - si allontana rapidamente, presa a quanto pare da qualcos'altro.
    « Io invece voglio assolutamente sapere dove ti sei fatta i capelli. Non è facile averli così belli e lucenti, di questi tempi. Voglio il numero delle mani fatate che ti hanno toccata. » Schiude le labbra, tanto stupita quanto lusingata da quest'ultimo commento, e per un istante sembra quasi che stia sorridendo alla donna che ha di fronte. Non che le importi davvero di quanto siano lucenti i suoi capelli, per carità, ma le fa piacere il fatto che qualcuno da fuori, forse per la prima volta, abbia constatato che in qualche modo il suo lavoro funziona. E questo che è gratificante.
    « Niente mani di fata » dice dunque alla bionda, scuotendo leggermente la testa e appoggiando una mano allo schienale di una sedia, per sorreggersi. « È una crema che ho creato io. Ci sono dentro fiori di dittamo, arnica e foglie di betulla. Se vuoi provarla posso prestartene un po', o fartene un flacone. È una procedura abbastanza semplice. Basta mettere a ebollizione l'acqua con i fiori di dittamo e... » e straparli. Chiude la bocca, improvvisamente consapevole delle sue parole, e resta in silenzio per un istante, un po' confusa. Di certo la donna che ha davanti non è interessata al processo che serve a sintetizzare quella crema magica. Le importano i capelli e la loro lucentezza, solo questo. Si morde leggermente il labbro inferiore, prima di sospirare e fare un gesto con la mano, come a sottolineare la poca rilevanza di quello che stava per dire. « Sì, insomma, una serie di cose. » chiude, spicciola, e lascia libera la collega di andare a salutare qualcun altro, mentre si ritrova a domandarsi, tra sé e sé, se mai riuscirà a comportarsi in modo quanto meno normale con la gente. A non sembrare così tanto fuori dal mondo.
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    E poi la sente. « Amoreeeee! » S'irrigidisce all'improvviso, di spalle, senza avere la forza di voltarsi. I pugni chiusi lungo i fianchi, chiude gli occhi per un istante e prende un enorme sospiro. Non può essere vero. E invece è vero, verissimo, e mentre il ticchettio incessante di quei tacchi a spillo le penetra prepotente il cervello, confermandole uno dei suoi peggiori incubi, sente di voler vomitare. « Che ci fai quì? Insegni qualcosa? Para Dios ma certo che insegni qualcosa, intelligente e fantastica come sei! Allora, dimmi, dimmi, come stai? Madre de Dios come sei bella. Anche se ti vedo un po' sciupatina, che fai, non mangi? Stasera cena assieme per forza! » È tutto vero, non sta sognando, Margarita Castillo è qui di fronte a lei e adesso la sta soffocando in uno dei suoi abbracci tutti tette. E lei vorrebbe sul serio morire, in questo istante, colpita da qualche fulmine lanciato da Zeus o da una Maledizione Senza Perdono, non importa, l'importante è sparire da quella stanza il più presto possibile.
    « Margo » dice soltanto, in un tono un po' flebile, ricambiando il suo abbraccio con meno enfasi. Per carità, non la fraintendete, lei adora sua sorella. Le adora entrambe, Isabella e Margo, hanno sempre avuto un legame incredibile ma... Ma Clodie è la sorella piccola. È quella che ha dovuto reggere per una vita intera il confronto con le altre due, quella che ha dovuto dare sempre il massimo per dimostrare il proprio valore, per far capire di essere abbastanza. Abbastanza intelligente, abbastanza carina, abbastanza simpatica. Sono tante le cose che ha sempre invidiato alle sue due sorelle maggiori, e forse la caratteristica che più ha desiderato avere, nella vita, è il loro essere simili. Tutte e due socievoli, bellissime, capaci di attirare a sé schiere di uomini con uno schiocco di dita. La piccola Castillo, invece, ha sempre fatto fatica in queste cose, e più di tutto avrebbe desiderato ritrovarsi con qualcuno, e non essere quella diversa. Forse è stato un problema sempre e solo suo, in tutto quanto, che si è sempre sentita un pesce fuor d'acqua in ogni ambito della sua vita, dalla scuola, alle amicizie, alla famiglia. « Io non... Sono l'insegnante di Pozioni. Che ci fai tu qui? » chiede dunque, le sopracciglia leggermente aggrottate e l'espressione poco contenta ben evidente nel suo volto. In fin dei conti non ha motivo di mentire con Margo, né di fingersi felice di vederla. Per carità, non le dispiace, le fa anche piacere l'idea di trascorrere del tempo con lei, volendo, ma è ciò che la sua presenza qui stasera implica, a infastidirla. Se davvero è entrata a far parte del corpo docenti di Hogwarts, o in ogni caso del personale scolastico, questo significa che Clodie è tornata al principio. Che non avrà più l'opportunità di essere Clodie, la professoressa di Pozioni, ma che ricomincerà a essere l'altra Castillo, la sorella di Margo. E ricominceranno i paragoni, le preferenze e i pregiudizi da parte di tutti, visto che, chissà per quale motivo, ma la gente ha questa perenne voglia di associare i fratelli e cercarne i punti in comune, neanche fossero quelle immagini simili ma non perfettamente uguali che si trovano sui giornali di enigmistica. Clodie e Margo, trova le differenze. Una ha i capelli corti, l'altra ce li ha lunghi. Una si veste come una bambolina di porcellana, l'altra indossa abiti succinti e corti. Una parla, l'altra no. Una sorride a tutti, l'altra a nessuno. Una fa di tutto per nascondere la propria provenienza, si è perfino affibbiata un soprannome che ha un suono quasi francese, e l'altra va in giro apostrofando tutti con i suoi Madre de Dios e Perdòname. Lo Yin e lo Yang, in pratica. Solo che Clodie non è certa che si completino.
    « Amore che ci fai lì, vieni qua che ti presento il mio nuovo amico! Andiamo, non costringermi a tirarti con tutta la sedia! » Ed eccola di nuovo all'attacco. Stringe i denti, Clodie, e per un attimo, mentre osserva da lontano sua sorella, che si vede, sta facendo di tutto per abbordare quel ragazzo accanto al quale si è accomodata, considera seriamente l'idea di scuotere la testa e dirle di non preoccuparsi, che lei sta benissimo lì dov'è. Lontano da tutti e soprattutto da lei e dall'imbarazzo che è certa le provocherà. Però è Margo, è sua sorella e in fin dei conti non si vedono da così tanto tempo che forse una cena con lei, a chiacchierare, le farebbe anche piacere. Ma da domani si siede almeno a cinque metri da lei.
    Sospira e si alza, per poi colmare le distanze tra loro e accomodarsi alla sinistra della donna, degnando il ragazzo di appena uno sguardo rapido. Non è necessario che si presenti, vero? Non ne ha voglia. Le sembra stupido, e poi quel tipo tutto muscoli non le ispira granché simpatia. Non capisce perché le sue sorelle abbiano sempre questa mania di scegliere i ragazzi sbagliati in ogni occasione. Ma ne esistono, di ragazzi giusti per te, Clodie? Scuote leggermente la testa, come a voler scacciare via quel pensiero, e appoggia gli avambracci al tavolo, mentre Kingsley comincia il suo discorso rivolto verso gli alunni. « E comunque » sussurra a bassa voce, rivolta alla sorella, attenta a non disturbare nessuno « smettila di parlare in spagnolo, siamo in Scozia e non ti capisce nessuno. Ed è una cosa stupida. »


    Interagito con Ophelia, Pervinca e Margo.
    Guardato Sam in modo un po' gne
     
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