and you know we're on each other's team

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    tumblr_o1dzix0QU31s7m3buo1_250
    A Malia non piace per niente fare queste scenate. Di per sé non ama litigare con le persone a cui vuole più bene, ma è fin troppo fissata con determinate cose per lasciarle cadere come se fosse niente. E di questa cosa, in particolare, la giovane Grifondoro non riesce proprio a venirne a capo. Olympia l'aveva vista alla fermata a King's Cross, di sfuggita, ma è stato Albus per primo a riferirle come la sorella, così come Rudy, avesse deciso di tornare al castello di sua spontanea volontà. E lei non può farci niente, a volte si comporta ancora come una bambina per certe cose, ma in questi casi non riesce a non prenderla come una cosa quasi personale. Quasi come fosse un insulto a tutti i suoi sforzi di quest'estate: lei, che ha fatto di tutto pur di rimanere a casa, è stata costretta a tornare a Hogwarts, perché obbligata con la forza, e invece loro due avevano deliberatamente deciso di tornare nella fossa dei leoni, così, perché non gli andava di perdere un paio di lezioni di quest'anno. Ha provato a mettersi nelle loro scarpe, più volte, ma non ci è proprio riuscita. E non è riuscita a rivolgere davvero la parola ad Olympia fino ad ora, nonostante siano ormai quasi ventiquattr'ore che sono arrivati al castello. Sulle prime è scappata dalla loro stanza, ancora prima che la rossa vi mettesse piede, rifugiandosi nella Guferia, e proprio lì vi ha trovato Albus. Ci è rimasta a lungo, preferendo saltare la cena e fare ritorno ai dormitori dei sotterranei solo tardi, in modo da trovare la compagna già addormentata. Oggi è stata la giornata più faticosa perché la mora, in preda alla depressione per il ritorno non voluto al castello, è rimasta tutto il giorno con la testa sotto le lenzuola, come una bambina, ignorando quasi completamente la compagna di stanza, o al massimo rispondendole a monosillabi. Di sicuro non il trattamento migliore che la Stone potrebbe riservare a qualcuno - di certo non ad un'amica tanto fidata come Olympia.
    Infantile, riconosce di esserlo, nel mordersi la lingua sotto le coperte e grugnisce un suono indistinto, quando Olympia le annuncia ad alta voce di starsi recando a pranzo, il tono di voce abbastanza rassegnato. Troppo giù per riuscire anche solo a vestirsi e raggiungere la Sala Grande, manda giù un paio di biscotti, giusto per tappare il buco della fame, e poi torna a letto. Vorrebbe soltanto poter sparire, lì, tra quelle coperte, confondersi col candore delle lenzuola ed essere lasciata in pace da tutti quanti, dal preside, dai professori, e anche da tutti i suoi amici. A un certo punto, forse, si addormenta pure.
    Deve essersi addormentata, sì, per forza, è l'unica spiegazione plausibile per quel senso di intorpidimento che avverte in tutto il corpo nel momento in cui apre gli occhi, confusa. L'assenza di finestre della piccola cella non può dirle quanto tempo sia passato dal momento in cui ha chiuso gli occhi, ma il fatto che Olympia sia qui, tutta intenta a svuotare il proprio baule (o almeno questo è quello che riesce a carpire dai rumori che sente da sotto le coperte) le fa capire qualcosa in più su che ore siano. Probabilmente sono nel pomeriggio inoltrato, le cinque o le sei, magari. Deve quasi essere ora di cena insomma, perché comincia a sentire un buco allo stomaco poco piacevole.
    Con un enorme sospiro, si mette a sedere sul letto, finalmente scoprendosi dalle lenzuola. Si guarda intorno per qualche istante, ancora intontita dal sonno, fino a quando non incontra la figura di Olympia. Resta ad osservare i suoi movimenti, in silenzio, i palmi delle mani appoggiati al letto e il disagio palpabile nella sua espressione. Vorrebbe poter intavolare delle scuse, per giustificare in qualche modo come si è comportata in questi due giorni, per il suo essere tanto infantile, ma come al solito non le viene in mente niente. Si stringe nelle spalle e resta in silenzio ancora per un po', lasciando completare la compagna. Poi sospira, cercando di prendere un po' di coraggio. È consapevole del fatto che il trattamento del silenzio non è qualcosa che può andare avanti con loro due, e che a quasi diciott'anni pretendere di usare la tattica del "Sono arrabbiata con te, quindi non ti parlo", che usava con la sua babysitter da piccola, è ormai improponibile. « Olympia » sospira alla fine, piegando le ginocchia fino al petto e circondando le gambe con le proprie braccia. Solleva lo sguardo, fino a incrociarlo con quello della compagna, e tra le mille domande che ha in mente decide di tirar fuori l'unica che in questi giorni l'ha davvero ossessionata, fino a farla adirare così tanto con la rossa. « Che cosa ci fai tu qui? »
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Silenzio. E' il silenzio che accompagna quel primo giorno ad Hogwarts. Malia è distante, lontana come non lo è mai stata, nemmeno i primi giorni in cui Olympia ha varcato le porte di Howgarts. E' lì, nella sua stessa stanza, ma è come se non ci fosse. Il suo corpo è lì, a farle compagnia, ma con esso non vi è il suo spirito di Grifondoro. Non più. Sa perché le uniche parole che fluiscono dalle sue labbra sono nient'altro che semplici monosillabi. E' arrabbiata, come lo è Albus. Arrabbiata perché lei nelle lettere gliel'ha scritto. "Non voglio tornare". E poi l'aveva vista alla stazione, la sua chioma mora, leggermente più lunga del solito, che ondeggiava tra la folla. Non sa perché Malia è tornata alla fine, ma il suo silenzio forzato le dà un piccolo indizio: non è lì per sua spontanea volontà. Tutto il suo contrario di Olympia, di fronte agli occhi scuri di lei. Ipotizza tanti scenari, mentre il silenzio incombe su di loro come una pericolosa spada di Damocle. Un fantasma freddo che le accarezza entrambe e che fa venire i brividi alla rossa. Ma continua a non parlare, dal canto suo. Vuole lasciarle il suo spazio, il giusto tempo per metabolizzare la cosa, per decidere cosa dirle. Perché se c'è una cosa che sa di Malia è che quando è arrabbiata, deve smaltire, deve chiarirsi le idee per poter anche solo pensare di dire qualcosa. E anche lei ha bisogno di fare lo stesso. Deve prepararsi ad affrontare una discussione che non vuole avare e che non è certa di saper gestire. E ha anche un po' di paura perché quando Malia deciderà di aprire bocca, di dare inizio all'inevitabile, Olympia non potrà essere sincera con lei. Non potrà dirle la verità. "Dove sei stata?" "In Italia, in una clinica per matti. Sai com'è, io sono una di loro." "Che hai fatto per tutto questo tempo?" "Mi sono curata. L'attacco ha fatto riaffiorare ricordi e sensazioni che mi hanno distrutta, nell'interno. E sono crollata, talmente tanto da preoccupare i miei genitori, che hanno dovuto prendere provvedimenti." "Perché sei qui?" "Perché sono una cretina, come
    tumblr_myzlgrX8ZX1qk1mjco1_r2_250
    tutti pensano che io sia. Persino mio fratello lo crede."
    Si è preparata tutte le risposte, in mancanza di altro. Le menzogne ormai sono il suo pane quotidiano. Le bugie a fin di bene sì, ma pur sempre delle omissioni vere e proprie. Segreti che non vorrebbe avere con Malia, con lei che più di tutti conosce la sua anima martoriata. Ne conosce le bellezze e le brutture, ne conosce i pregi ma soprattutto i difetti. Perché ha visto il peggio di lei, in quella camera d'ospedale, ed è comunque rimasta. Proprio a lei, Olympia deve mentire spudoratamente e ha paura che questo le si possa ritorcere contro, da un momento all'altro, facendo crollare anche quel piccolo castello di sabbia per i quali ci sono voluti anni per edificarlo. Pazienza, tempo, dedizione, premura da entrambi i lati e infine affetto. Olympia tiene tanto all'amicizia che è riuscita a costruire con Malia e sa benissimo che se potesse parlarle dei Ribelli, lei non ci penserebbe due volte e si butterebbe a capofitto in quella missione suicida. Ma il tatuaggio che ora le adorna il polso sinistro non le permette di essere sincera. Deve ancora saggiarne le falle, ma è certa che Byron sia stato piuttosto accurato, in ogni minimo dettaglio. Chissà, magari posso provare a disegnarle qualcosa si ritrova a pensare, mentre apre il baule, per cercare il suo quaderno da disegno. Rovista tra le cose, cercando di fare meno rumore possibile, dato che Malia sembra essere diventata una larva, un tutt'uno con le lenzuola candide. Sposta i vestiti, addentrandosi tra di essi con la mano, fino a quando non sente il profilo cartaceo con le punte delle dita. « Olympia » Alza lo sguardo, incuriosita, e la guarda negli occhi. Sorride di lato. «Ben svegliata. Avevo paura di dover usare un secchio di acqua congelata questa volta.» Giusto perché la tromba sui timpani l'ha già usata un anno prima. Si rialza in piedi, con il blocco di fogli stretto in una mano e l'altra poggiata sul bordo del baule, a farsi da leva. Va verso il proprio letto e vi ci si siede sopra, appoggiando le spalle al muro. Si ritrova così di fronte alla mora. « Che cosa ci fai tu qui? » Un sorriso amaro affiora sulle sue labbra. Se lo aspettava. E' la prima domanda che le avrebbe fatto lei stessa, a parti invertite, dopotutto. Abbassa lo sguardo sul proprio quaderno. Lo apre, ne sfoglia le pagine, fino a trovarne una completamente pulita. Una tabula rasa. «Beh, Malia, non so se te ne sei accorta, ma questa è una scuola. Sono qui per studiare e imparare, suppongo.» Si stringe nelle spalle, mentre la guarda per qualche istante. E' più difficile di quanto si fosse mai aspettata o immaginata. Guardarla negli e sparare cazzate su cazzate. Lei in fondo non è mai stata brava a mentire, essendo la schiettezza la sua arma primaria, il non avere alcun pelo sulla lingua la sua caratteristica che l'ha sempre contraddistinta. E lei così tagliente e meschina non lo è mai stata con Malia. Nemmeno nei tempi più bui. Perciò raddrizza il tiro, mentre prende la matita scura in mano e l'appoggia sul foglio ruvido. «Sono dove devo stare.» Fa un'oculata scelta di parole, intenta a cominciare a disegnare un qualcosa di non ben definito. «Tu piuttosto? Dicevi di non voler tornare.» Alza appena lo sguardo e il suo viso non tradisce alcuna emozione. «Cosa ti ha spinto a farlo?» Chi ti ha costretta a farlo?
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    Il viso apparentemente sereno e l'espressione indecifrabile della rossa la innervosiscono. È da sempre così, lei: per quanto focosa ed energica, capace ad ogni modo di mantenere un certo tipo di contegno, abbellito da quella grazia e quell'eleganza tipiche della sua figura. Tutto il contrario di Malia, sempre troppo impaziente e visibilmente agitata in queste situazioni di confronto. Tante volte ha sognato di essere come lei. Fisicamente, certo, non le sarebbe dispiaciuto assomigliarle: da sempre ha invidiato le curve sinuose del corpo dell'amica, i capelli folti e lucenti e le labbra carnose; eppure quello che davvero ammira è il suo modo di reagire alle cose, la compostezza quasi eterea che la distingue da chiunque, quegli sguardi profondi, inflessibili e tanto eloquenti da non crearle la necessità di aggiungere altro. Olympia è angelica, e in ogni cosa sa lasciare l'impronta della sua grazia, una di quelle qualità che la Stone ha difficoltà ad imitare. Però la irrita. La irritano il suo sorriso gentile, la pacatezza dei movimenti ed il suo apparire così tanto serena nonostante tutto. « Ben svegliata. Avevo paura di dover usare un secchio di acqua congelata questa volta. » Olympia parla come se fosse una mattina qualunque di una giornata a caso, una di quelle solite in cui devono alzarsi presto per andare a lezione e nessuna delle due ha davvero voglia, ma per lo meno la rossa riesce a farsi portare avanti da quella sua spiccata forza di volontà. E invece Malia se ne resta a letto a soffocare lamenti tra le coperte e a giurare di non volersi alzare mai più e di voler lasciare la scuola per sempre. Poi, quasi come un rito, arriva la Potter che le scuote forte e la costringe a mettersi all'impiedi, talvolta anche con la forza (è successo, le duole ammetterlo, che una delle due si ritrovasse con qualche livido doloroso in seguito alle loro lotte mattutine) e da lì la giornata può cominciare. Le sembra quasi che sia questo ad accadere, adesso. E si ritrova ad assottigliare lo sguardo, quasi confusa, e a ricordare a se stessa, mentalmente, che sono in pieno pomeriggio, che non devono andare a lezione e che lei, in questo momento, ce l'ha con Olympia; che non dovrebbe parlarle, dovrebbe continuare a riservarle il silenzio che si merita, ma alla fine non si può trattenere. Glielo deve chiedere per forza, che cavolo ci fa di nuovo in questo posto, perché ha deciso di mettere volontariamente il piede nella fossa. O se, alla fine, l'ha costretta qualcuno come è successo con lei.
    « Beh, Malia, non so se te ne sei accorta, ma questa è una scuola. Sono qui per studiare e imparare, suppongo. » La guarda, di sbieco. Per un istante i loro sguardi si incrociano e dentro a quegli occhi castani, lei, stenta a vedercela l'Olympia che conosce. Dura un attimo, il tempo di dischiudere leggermente le labbra, interdetta da quelle parole e da quell'occhiata tanto tagliente, prima che la rossa decida di concedere la propria attenzione al blocco da disegno che ha poggiato sul proprio grembo. E Malia sente qualcosa di strano alla base dello stomaco. Deve essersela presa per il suo silenzio. Si è arrabbiata per questo, senza dubbio, non può davvero averle rivolto certe parole in un tono così piatto e inespressivo, come se stesse esponendo una lezione di fronte ad un professore, o leggendo un libretto di istruzioni. Non può essere davvero così che vanno le cose. Perché anche se litigano e non si parlano e sono in disaccordo sulle cose basilari loro restano sempre loro, non è vero? « Sono dove devo stare. » E invece forse no, perché Olympia forse addolcisce il tono ma conferma le sue parole. E Malia non ci crede, non ci crede proprio che la sua migliore amica le stia sputando addosso certe idiozie, lei se lo sente che non è così, che non deve essere in questo modo. Ci sono troppe cose che non vanno come dovrebbero in questo momento, e la prima fra tutti è che Olympia e Malia non sembrano più essere Olympia e Malia. Occupano ancora i loro corpi, certo, hanno gli stessi volti e utilizzano le stesse espressioni e gestualità, e singolarmente forse sono uguali a prima, ma c'è qualcosa nel loro rapporto, nell'invisibile filo che le lega da sempre, che non va; come se ci fosse una nota stonata, all'improvviso, e non fossero capaci di individuare con certezza quale.
    tumblr_mxxpihOawN1sq5z0yo3_250
    « Smettila con le cazzate, Olympia. » L'amarezza nella sua voce quasi la sorprende. Forse è solo il suo corpo che è stanco di sentire gente che mente in continuazione, bugie su bugie, e reagisce in questo modo, quasi involontariamente, di fronte a qualche affermazione che fa sorgere in lei il dubbio. « Smettila perché davvero ne ho abbastanza di sentirmi raccontare stronzate da tutti. Non lo sopporterò se ti ci metti anche tu, ora. » Non lo fa per cattiveria. Lo sa bene, lei, che le persone che le hanno mentito lo facevano un motivo, che magari consideravano anche valido - suo padre, o anche Sam ad esempio - ma non ne può più di sentirsi presa in giro da tutte le persone che la circondano. È già aberrante essere costretti a convivere per un anno intero con le scenette stupide di Kingsley, che altro non fa se non prendersi gioco degli studenti - l'ultima cosa di cui ha bisogno è essere presa in giro da qualcun altro. « Lo sai benissimo che non è qui che dovevi stare. Lo sai dove avresti dovuto rimanere, al sicuro, lontano da questo schifo, eppure hai deciso di tornare nonostante fosse la decisione più stupida che potessi prendere. E la più pericolosa. » Aggrotta le sopracciglia, incrociando le gambe sul letto e appoggiando poi la schiena al muro, in modo da fronteggiarla. « E tu non sei stupida, Olympia, lo sappiamo benissimo entrambe. Sei tante cose ma stupida proprio non fa per te. Allora hai intenzione di dirmi che cavolo ci fai qui, ma sul serio stavolta, e farai bene a darmi una buona ragione, oppure devo scoprirlo in un altro modo? » E qui ci prova, a suonare minacciosa, Malia, ma ci prova sul serio. Il problema è che non è certa di cosa stia effettivamente minacciando al momento, considerato che non ha idea di come potrebbe scoprire una cosa del genere da sola, ma sì, come si dice solitamente, fake it till you make it. O qualcosa del genere.
    Gli occhi saettano da una parte all'altra della stanza, i pugni chiusi lungo i fianchi e le unghie conficcate nei palmi a fare da redini alle mille parole che ha in mente in questi istanti. Cosa ti ha spinto a tornare, Malia? Si morde il labbro inferiore, prima di sospirare profondamente. « Evidentemente l'altra mattina a King's Cross devi esserti persa lo spettacolino di mio padre che mi trascinava di peso sul treno » dice, una risata amara che affiora tra le sue labbra, lo sguardo che evita accuratamente il suo. « Un peccato, davvero. In tanti si sono messi a ridere al pensiero di quanto ero ridicola, lì a piangere e a scalpitare perché non volevo tornare a scuola. Che stupida, la Stone, che frigna come una bambina di cinque anni per una stupidaggine del genere. Forse avevano ragione, no? Non avevo motivo di disperarmi tanto, in fondo è solo scuola. Siamo qui per studiare e imparare, è proprio qui che dobbiamo stare, certo, che stupida che sono stata a non averlo capito prima. » Sospira, scuotendo leggermente la testa, prima di tornare a puntare gli occhi in quelli della rossa. Si chiede se ci siano sempre, da qualche parte, gli spettri di quelle ragazzine ubriache che si confessavano le proprie infatuazioni a notte inoltrata, nel bagno dei Prefetti. Si chiede se dietro ai loro occhi scuri resti ancora un briciolo d'innocenza, dopo tutto lo schifo che hanno attraversato in questi anni. Si chiede, semplicemente, se alla fine di tutto, tolti gli accidenti, le fughe, le ribellioni, tolto Kingsley e tolti pure l'astio e tutti i litigi, restino comunque Olympia e Malia, da qualche parte.
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar


    ★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    10,337
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Smettila con le cazzate, Olympia. Smettila perché davvero ne ho abbastanza di sentirmi raccontare stronzate da tutti. Non lo sopporterò se ti ci metti anche tu, ora. » Sospira, la rossa, mentre si rende conto che anche quella è una missione suicida. Come quando James ha invaso lo scompartimento nel quale si trovavano lei e Albus. Il non poter dire la strema. Il non poter parlare apertamente di certe cose, di quelle cose che le erano accadute durante l'estate, la fa sentire una cretina. Soprattutto perché non può condividerle con le persone che le stanno più a cuore. E per una come lei, abituata a dire sempre ciò che pensa, sempre la verità, a discapito persino dei sentimenti altrui, quelle non sono altro che bugie. "Sono omissioni a fin di bene, lo fai per loro" le aveva detto Dante, una delle sue ultime sere al Quartier Generale. L'aveva guardato da sopra le fiamme del fuoco del falò che danzava tra di loro e per un attimo le si era stretto il cuore. Perché per lei non erano omissioni. Quelle erano vere e proprie menzogne e per quanto si sia ormai abituata a dirle, nell'ultimo periodo, le faceva comunque male continuare a guardare negli occhi James, Albus, Malia e mentire senza alcun pudore. Capiranno un giorno giustifica a se stessa il proprio comportamento. Un giorno lo faranno, quando anche loro faranno parte di quel sistema più ampio. O perlomeno lo spera, nel profondo del suo cuore. Perché se c'è una cosa di cui è certa è che Malia, appena scoperta la verità, vorrà farne parte di quei fantomatici Ribelli. Conosce il suo spirito indomito, conosce la sua vera essenza combattiva e riottosa. Conosce il fuoco che la smuove nel profondo, l'ha visto fin troppe volte divampare negli occhi e c'è una parte di Olympia che la vorrebbe preservare da tutto ciò. C'è la parte più inconscia di lei che la vuole fuori da tutta questa storia, eppure sa, sa che tenerla fuori non vuol dire solo altre bugie, ma anche il tenerla all'oscuro di ciò che sta per arrivare. E se da una parte c'è quindi apprensione per lei, dall'altra c'è la consapevolezza nel sapere che ha bisogno di essere preparata alla guerra che è alle porte. Malia, come Albus, Rudy e quante più persone all'interno di quel castello, deve sapere. «Cosa ti dice che io ti stia dicendo cazzate? Solo perché non riesci a capire, al momento, questo non implica che io ti stia prendendo in giro.» E questa volta è vero. Da quanto è diventata così saggia? Così criptica? Così subdola? Mentre parla si sente quasi come se un alieno le avesse invaso il corpo. Perché lei in quella saggezza fredda non ci si ritrova. In quel distacco, a cui l'ha abituata il tatuaggio che le tiene a freno la lingua, non ci si vede inquadrata. Ed è certa che per Malia
    tumblr_myiqcmdoTh1qzg2sjo8_r2_250
    sarà facile capirla. Sarà facile capire che quella che parla non è prettamente lei. « Lo sai benissimo che non è qui che dovevi stare. Lo sai dove avresti dovuto rimanere, al sicuro, lontano da questo schifo, eppure hai deciso di tornare nonostante fosse la decisione più stupida che potessi prendere. E la più pericolosa. » Olympia, invece, sa benissimo a quante stronzate raccontatele si è dovuta abituare Malia, a quante verità non dette si è ritrovata di fronte negli ultimi mesi, senza nemmeno volerlo. E lei non vuole essere l'ennesima. Perciò decide di provare ad essere quanto più sincera possibile. «E' qui che devo stare, perché Hogwarts è la terra di nessuno al momento. E tutti vorranno metterci le mani, prima o poi. E' questione di tempo. Già la guida che abbiamo qui è un chiaro indizio su quale delle due parti vogliono che prendiamo.» Kingsley, in fondo, lavora per conto della Ministra. Alza lo sguardo dal foglio e lo punta in quello scuro di lei. Sembra volerla implorare di capirla, di seguire il suo ragionamento e di intuire ciò che sta cercando di spiegarle, senza essenzialmente dirle nulla. « E tu non sei stupida, Olympia, lo sappiamo benissimo entrambe. Sei tante cose ma stupida proprio non fa per te. Allora hai intenzione di dirmi che cavolo ci fai qui, ma sul serio stavolta, e farai bene a darmi una buona ragione, oppure devo scoprirlo in un altro modo? » La sua espressione corrucciata la fa sorridere, per qualche secondo, senza riuscire a trattenersi. Le vuole tremendamente bene anche per questo: per il suo voler risultare minacciosa, anche quando non lo è affatto, solo per cercare di ottenere qualcosa in cambio. «Credimi, sarebbe davvero più facile scoprirlo in altri modi.» Commenta sovrappensiero, capendo poi che è inutile fare certe affermazioni criptiche, quando Malia non può di certo recepirle, con le poche informazioni che ha. Cerca di raccogliere qualche idea, per trovare un modo adeguato per farla comprendere, lei però l'anticipa. « Evidentemente l'altra mattina a King's Cross devi esserti persa lo spettacolino di mio padre che mi trascinava di peso sul treno » La matita continua a scorrere lungo il foglio, mentre la forma del viso di Malia comincia a prendere forma sotto i suoi occhi. Non riuscirà mai a renderle veramente giustizia. In fondo un artista è sempre il peggior giudice di se stesso e se è certa di una cosa è che non riuscirà mai a ritrarre la sua miglior amica bella com'è veramente. Ne segue i tratti, ne segue le linee e ne riproduce i colori, ma la bellezza di Malia non è fatta per rimanere bloccata tra le trame di un foglio di carta. E allora l'ha sempre disegnata per come la vede, cercando di catturarne l'essenza, quella profonda e più vera. Quella che legge nei suoi occhi amareggiati, mentre le racconta di come è stata costretta a tornare lì, lì dove non voleva assolutamente tornare. Lì dove Olympia c'è tornata di sua spontanea volontà e allora capisce il dispiacere nelle quali sono intinte le sue parole. La mora la voleva semplicemente lontano da tutto questo. La voleva al sicuro. « [...] Forse avevano ragione, no? Non avevo motivo di disperarmi tanto, in fondo è solo scuola. Siamo qui per studiare e imparare, è proprio qui che dobbiamo stare, certo, che stupida che sono stata a non averlo capito prima. » Scrolla la testa la rossa, e abbandona il suo quadernino sul proprio letto, prima di alzarsi e sedersi sopra quello di lei. Le prende le mani tra le proprie e le sorride, ricercandone il contatto visivo. «Non siamo qui per studiare e imparare. Non sono tornata per questo. In linea teorica sì, ma non in linea pratica.» La cosa più difficile, alla fine, è sempre trovare le parole per lei. Quelle giuste, quelle che non la costringano a sentire quel pressante nodo alla gola che la fa zittire. Lascia libera la sua mano sinistra, così da potersi picchettare con l'indice l'interno del polso destro, lì dove c'è il tatuaggio. Appare come un semplice segno decorativo, anche se vi è molto di più, dietro esso. «Non posso parlare di perché sono qui per via di questo. Non posso nemmeno dirti dove sono stata quest'estate.» La guarda negli occhi e fa un sorrisetto poco convinto. «No, non ero in Italia, nella clinica psichiatrica.» Perché a lei aveva scritto così nelle lettere. Perché se l'Inquisizione avesse setacciato anche una sola di quelle lettere, lei avrebbe avuto comunque l'alibi salvo. Melysandre era stata perentoria su questo, prima di darle il permesso di scrivere all'amica. «Non voglio raccontarti cazzate. Non l'ho mai voluto fare, ma funziona come un Voto Infrangibile» le spiega, stringendole le mani leggermente più forte. «Sono tornata qui perché Hogwarts non può cadere nelle mani sbagliate. Non in quelle del Ministero.» La guarda, fissa, sbattendo le palpebre solo il necessario. Perché ha bisogno che lei capisca. «Non sono certa che quella che verrà sarà la guerra tra Bene e Male» riprende, dopo qualche minuto d'incertezza. «Ma se c'è un antagonista in tutta questa storia di sicuro quello è il Ministero, lo sai anche tu.» Le sembra quasi di raccontare una favola. Una delle favole che ha raccontato a Lizzie e Matty al Quartier Generale, dopo aver pettinato i capelli della prima, aver giocato con le costruzioni del secondo e infine aver rimboccato ad entrambi le coperte, per farli sentire a casa. Ancora bambini. «E io sono qui per conto degli eroi
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    « Cosa ti dice che io ti stia dicendo cazzate? Solo perché non riesci a capire, al momento, questo non implica che io ti stia prendendo in giro. »
    Aggrotta le sopracciglia. Questo tipo di parlare criptico non le è mai andato particolarmente a genio, sia perché non è in grado di leggere facilmente tra le righe di una conversazione, e poi perché l'ultima cosa che sopporta, ma davvero l'ultima, è sentirsi dire che non può capire. E magari è anche vero, lei sa riconoscere di non essere la mente più brillante o sveglia della sua generazione, spesso e volentieri a lezione ha bisogno di un aiuto da parte dei compagni più bravi anche per afferrare concetti non troppo complicati, eppure sentirsi dire che non sarebbe in grado di arrivarci, così, a priori, la infastidisce non poco. Certo, Olympia ha posto attenzione all'aspetto temporale della cosa: al momento, ha detto. Questo significa che non possiete tutti gli strumenti per cogliere le motivazioni che l'hanno portata a tornare, forse. Oppure sono solo giri di parole, artifici retorici senza senso che servono a discolparsi da quello sbaglio colossale che nessuno mai, tra i suoi parenti e amici più affezionati, potrebbe perdonarle. Serra i denti, guardandola con attenzione, dall'altra parte della piccola stanza angusta che condividono. « Mettimi alla prova » chiede, e la sua non è una domanda educata, fatta di false cortesie o complimenti: è un'esigenza pura, il bisogno di sapere di più, sentirsi in qualche modo considerata meritevole di sapere da parte della sua migliore amica.
    « E' qui che devo stare, perché Hogwarts è la terra di nessuno al momento. E tutti vorranno metterci le mani, prima o poi. E' questione di tempo. Già la guida che abbiamo qui è un chiaro indizio su quale delle due parti vogliono che prendiamo. » Stringe le labbra in una lieve smorfia. Non sa in che modo, eppure riesce ad avvertire lo sforzo da parte dell'amica di dire senza dire troppo, come se non potesse o non volesse effettivamente sbilanciarsi. Non le ha appena detto niente di nuovo, d'altronde: che Hogwarts sia stata legata fortemente al Ministero, negli ultimi tempi, lo sanno tutti. Ci sono stati scritti sopra diversi articoli dalla Gazzetta del Profeta e in giro non si fa che parlare del tipo di rapporto che lega Kingsley con il Ministro della Magia attuale, Norwena Zabini. Malia, per quanto poco esperta di politica e in generale di questo tipo di faccende, una sua personale idea sull'argomento se l'è fatta - così come, d'altra parte, chiunque altro all'interno del castello. L'ha capito lei, l'hanno capito tutti, che l'affinità tra gli ultimi regolamenti apportati dal preside al castello e le nuove politiche antibabbane del Ministero non è per nulla un caso. E quindi, probabilmente un po' esasperata da tutti quei giochi di parole e quelle ovvietà dette, rotea gli occhi al cielo, mordicchiandosi il labbro inferiore con aria nervosa.
    « Sì, beh, grazie tante per questa fantastica lezione di attualità. Dio, sembra che in questo periodo abbiate tutti quanti voglia di prendermi per la scema di turno. Per carità, magari lo sono pure eh, però potreste anche avere la delicatezza di non farmi sentire così idiota certe volte. Ci arrivo da sola, grazie, al fatto che Kingsley è 'na merda e fa quello che dicono al Ministero. E che la gente come me la manderebbe ad Azkaban per il solo fatto di essere meticcia. » Già, madre strega e padre babbano. Uno scempio. Più volte si è ritrovata a chiedersi, nel corso degli ultimi mesi dell'anno precedente, se il nuovo preside della scuola avrebbe, a un certo punto, deciso di fare ulteriori divisioni all'interno dei reietti, così da separare i veri Mezzosangue da quelli che avevano, semplicemente, il sangue un po' sporco. Come Olympia, ad esempio. Entrambi i genitori e tutti i nonni streghe e maghi, eppure la madre di suo padre era Nata Babbana. E, solo per questo motivo, si ritrova lì sotto con lei. L'ha temuta più volte, questa separazione drastica dai suoi amici, perché, si è detta, in fin dei conti, se è questo il modo in cui ragionano lì dentro, allora nelle loro menti marce deve pur esistere una qualche linea della purezza che preferisca gente con un cognome come Potter ad uno Stone qualunque, anonimo e assolutamente sconosciuto nel mondo magico. Completamente babbano. Forse è propri questa paura costante, di essere allontanata dai suoi amici, di essere etichettata come non degna, di vedere suo padre in pericolo in futuro, ad averla resa e a renderla ancora oggi tanto irascibile. Forse è solo una questione di prospettiva, si ritrova a pensare. Forse per la rossa è tutto un gioco, sfidare la sorte, attendere che qualche altra pedina venga mossa in quel gioco confuso e intricato di scacchi, stare a vedere che succede. Hogwarts è la terra di nessuno si ripete nella propria testa con fare amaro, e quelle parole che paiono così drammatiche e pompose a lei suonano invece come quelle che si pronunciano quando a Natale ci si diletta in quei giochi di società babbani, come Monopoly o Risiko. Per adesso il castello scozzese non è altro che una casella vuota da conquistare il più rapidamente possibile, quando il risultato del lancio dei dadi sarà propizio ad una delle due parti. Forse Olympia vede tutto in questo modo, come una stupida partita di giochi da tavolo, senza rischi, senza pericoli. Sospira, Malia. Vorrebbe tanto viverla anche lei così, sentirsi al sicuro tra quelle mura e avere voglia di ritornare nonostante tutto. Ma, d'altra parte, lei non ha la sicurezza di essere figlia dell'uomo che un tempo ha salvato l'intero mondo magico.
    Resta ferma e in silenzio, quando Olympia decide di alzarsi e attraversare la stanza, per poi sederle accanto e prendere le mani tra le sue. Le sorride, e Malia non sa con esattezza come interpretare quel suo gesto. Se ne resta lì, in attesa, con le mani inermi strette nelle sue, a guardarla. E pensa che lei non è proprio fatta per questo tipo di enigmi. « Non siamo qui per studiare e imparare. Non sono tornata per questo. In linea teorica sì, ma non in linea pratica. » Aggrotta le sopracciglia, confusa, e la sua espressione di certo non si distende quando l'amica pone alla sua attenzione quel segno nuovo che spunta sul suo polso, nero come la pece a contrasto con la pelle candida.
    tumblr_ogv6byQny51u34xdmo4_250
    « Olympia... Questo che diavolo è? Cosa intendi per linea pratica? » E la Potter deve sapere, a questo punto, di aver dato il via alle danze fra loro. Sarà impossibile adesso spegnere la Stone e la sua curiosità, non prima di aver risposto a tutte le infinite domande che le stanno vorticando in testa con la stessa velocità di un tornado. « Che cosa- » sta per cominciare, quel suo tono concitato che le impedisce di attendere anche le pause dell'amica, ma per questa volta Olympia riesce a zittirla, riprendendo a parlare.
    « Non posso parlare di perché sono qui per via di questo. Non posso nemmeno dirti dove sono stata quest'estate. No, non ero in Italia, nella clinica psichiatrica. » A quelle ultime parole, Malia solleva di scatto lo sguardo dal piccolo tatuaggio agli occhi chiari della ragazza, l'espressione sconvolta. Il fiato mozzato. All'improvviso capisce che c'è più di qualche cosa che la rossa non le sta dicendo, che non si tratta solo di motivazioni personali per un ritorno a scuola ingiustificabile, ma c'è dietro ancora tanto, troppo. E sta già fremendo. Rizza la schiena, e si ritrova a trattenere il respiro. Si è preoccupata così tanto, quest'estate. L'idea che fosse rinchiusa in una clinica psichiatrica, in un altro paese per giunta, non le piaceva per niente; ha continuato a scriverle ad oltranza, anche più di una volta a settimana, ricevendo risposte rade e sempre un po' vaghe. E sebbene ancora non sia capace di mettere insieme i pezzi, di capire del tutto - proprio come l'amica le ha detto qualche minuto fa, evidentemente senza traccia di superbia come lei aveva supposto - le cose cominciano a quadrare meglio.
    « Dove... Chi... Olympia, che cosa mi... cosa ci stai nascondendo? » Perché non si tratta solo di lei. Ha letto la sua medesima preoccupazione e rabbia anche negli occhi di Albus, qualche pomeriggio prima. Perfino lui non sapeva nulla, e anzi era convinto che pure Malia avesse commesso, così come Rudy e sua sorella, l'errore madornale di ritornare al castello di propria volontà. Si tortura il labbro inferiore con i denti, gli occhi color nocciola che, insieme a quelli dell'amica, scendono in modo quasi automatico sul piccolo tatuaggio al polso. E all'improvviso, nonostante la sua ambiguità, nonostante gli enigmi e le sue frasi criptiche, Malia capisce. Capisce che quel marchio nero sulla pelle non è un segno di vanità, o di cambiamento, e non è nemmeno una traccia senza significato. Quella è l'impronta di un giuramento.
    « Non voglio raccontarti cazzate. Non l'ho mai voluto fare, ma funziona come un Voto Infrangibile. Sono tornata qui perché Hogwarts non può cadere nelle mani sbagliate. Non in quelle del Ministero. Non sono certa che quella che verrà sarà la guerra tra Bene e Male. Ma se c'è un antagonista in tutta questa storia di sicuro quello è il Ministero, lo sai anche tu. E io sono qui per conto degli eroi. » Malia trattiene il respiro. Se ne resta così, in silenzio, senza sapere effettivamente come replicare a quell'affermazione, con le mani di Olympia strette alle sue sempre con più vigore, in quell'unico legame che le sembra davvero autentico al momento. Capisce, la mora, che non possono più contare nella forza della parola, perché qualcuno ha privato loro di quella sincerità e quella schiettezza che da sempre contraddistingue il loro rapporto, e adesso tutto quello che rimane è quel contatto fisico, quel calore vivo che ricorda loro che devono rimanere insieme, nonostante tutto. Che hanno bisogno l'una dell'altra. Perché la mani di Malia non sono caute né esperte, e spesso hanno bisogno di una guida sapiente. E quelle di Olympia riescono a indugiare, tranquille, per più tempo, e talvolta necessitano di una spinta. Pensa che stanno bene insieme, le loro dita intrecciate che si trasmettono quel tepore rassicurante, a giurarsi quella fiducia e quella lealtà che non sembrano poter più esprimere a parole.
    La guarda in volto, Malia, e nel momento in cui il suo marrone caldo s'incontra con quel verde chiaro, avverte il labbro inferiore tremare leggermente, e gli occhi pungere sempre di più, per poi riempirsi di lacrime. Piega la testa di lato, abbassando leggermente lo sguardo, per poi tirare su col naso. Che stupida, si dice tra sé e sé in questi attimi, quando vorrebbe mostrarsi forte, pronta a tutto e agguerrita, ma l'umore di questi giorni non l'aiuta; e poi non l'aiuta il fatto che si tratti di Olympia e della sua incolumità. « Io mi fido di te » sussurra, in un sospiro leggero, le dita di una mano che accarezzano con leggerezza quel segno sulla pelle. Gli interrogativi nella sua testa sono tanti, troppi per essere formulati nei prossimi secondi, ma alla fine, al di là di tutte le curiosità che vorrebbe soddisfare, chiederle se davvero esiste un movimento pronto a combattere i nuovi vertici del Ministero e Kingsley, come si chiama, se progettano di colpire in qualche modo, un giorno, la domanda che conta davvero sembra essere soltanto una. « Vorrei solo che tu mi rassicurassi su una cosa. Sei al sicuro davvero, qui? Nessuno verrà a cercarti per interrogarti o, che so... » sbuffa, improvvisamente investita da pensieri troppo gravi e opprimenti per essere formulati ad alta voce. « Sono contenta che tu faccia parte degli eroi. Non avrei avuto alcun dubbio, su questo. E capisco che tu non possa dirmi niente al momento, ma... Ho bisogno di sapere quello che posso. E- E non ti ha costretta nessuno, vero? Come faccio a sapere che questo » e qui indica il tatuaggio « non ti ha confusa, in qualche modo? » Poi scuote la testa, quasi a rispondersi da sola. Le cose che le ha appena detto, Olympia, le pensa sul serio, e non sono dettate da uno stupido incantesimo impresso sulla pelle: lo sa perché la conosce, è consapevole del suo pensiero circa la questione politica attuale, e in questo si sono ritrovate da subito. « Lympy, ho bisogno di sapere che non sparirai di nuovo. Che mi dirai tutta la verità, per quello che puoi. Che se dovesse... sì, se dovesse arrivare un momento in cui sarà necessario sparire ancora, me lo farai sapere. Che mi darai l'opportunità di venire con te. »
     
    .
4 replies since 6/9/2017, 18:07   143 views
  Share  
.