Coloro che troviamo

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  1. Karen MCDuhab
         
     
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    L'aula di Duelli, il suo nuovo piccolo regno.
    Karen si muoveva nell'ampio spazio in cui avrebbe tenuto le sue lezioni con passo lento, cadenzato, quasi a voler misurare con quegli stessi passi la lunghezza della stanza. Seguì il profilo della pedana usata per duellare, percorrendone il bordo con un dito, e poi tornò indietro, dall'alto lato. Quella pedana, decise, le dava fastidio. Doveva essere ancora la stessa su cui, quasi vent'anni prima, la giovane rampolla dei McDuhab aveva scoperto sulla propria pelle di essere un essere fallace e battibile, e che una volta passati all'atto pratico il fatto che la sua nascita fosse di levatura infinitamente superiore a quella di coloro che aveva davanti non importava assolutamente nulla. Era una cosa che suo padre aveva cercato di spiegarle in molti modi, prima di allora, ma che la giovane rampolla di famiglia non aveva davvero capito finché non si era ritrovata a rotolare giù da quella stessa pedana. Mosse ancora qualche passo, allontanandosi da lì e avvicinandosi ad una delle finestre. Ricordava ancora il sapore delle prime sconfitte e l'umiliazione che ne era derivata. Lezioni sicuramente importanti, senza le quali non sarebbe stata la persona che era, ma non per questo piacevoli a ripensarci.
    Estrasse la bacchetta, giocandovi leggermente con le dita.
    Il pavimento in marmo era gelido sotto i suoi piedi nudi, e la gonna lunga fino alle caviglie strusciava leggera sulle piastrelle ogni volta che si muoveva. Doveva ancora decidere che impronta dare al suo corso. L'arte del duello era sicuramente qualcosa di imprescindibile alla materia e supponeva che le sarebbe toccato di passare un congruo numero di ore a spiegare a quei ragazzi la posizione più classica e gli incantesimi migliori per primeggiare in quello sport, ma l'idea che fosse solo quello aveva un che di ridicolo. Il duello era un concetto molto più esteso del semplice sport, e ognuno di loro ne avrebbe affrontati innumerevoli nella propria vita. Duelli a parole, duelli contro se stessi, duelli contro la paura. Necessitava sicuramente di una formazione più completa rispetto a quella avuta nei suoi anni scolastici.
    Si voltò e, con un colpo di bacchetta, fece levitare la pedana fino al soffitto, dove venne saldamente avvolta da un gran numero di catene. Karen le controllò poi una per una, saldandole con cura, per essere certa che non ci fosse modo di farla crollare se non sotto la sua precisa volontà. Sorrise. Così la stanza sembrava molto più spaziosa. Mosse ancora la bacchetta, puntandola contro una cattedra che qualcuno aveva sistemato in un angolo. L'incantesimo la compresse come una grossa mano invisibile, riducendola ad un gruppo di schegge buone al massimo per accendere il fuoco di un camino. La stessa sorte ebbero alcune delle panche sistemate lungo la parete, due dei dipinti e l'unica sedia della stanza. Probabilmente ci aveva preso gusto - Avanti - disse quando sentì bussare alla porta.
    Non aveva bisogno di chiedere chi fosse, non quando era stata lei a chiedere ai ritratti della scuola di trovarle una certa studentessa e di chiederle di raggiungerla lì non appena ne avesse avuto il tempo. In fondo avevano un discorso da finire, loro due.
     
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