Broomsticks were meant to fly!

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    « Pa', ho commesso l'errore più grande della mia vita... »
    « Cosa succede? »
    « ...mi sono iscritto al provino per la squadra di Quidditch... »
    « ... »
    « ...e mi hanno pure preso. »



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    Fu più o meno così che iniziò il delirio in casa Weasley. Hugo non ricordava di aver mai visto Ronald Weasley così felice: certo, aveva sempre amato il suo secondogenito di un amore incondizionato - e come non avrebbe potuto? Era la copia sputata di sua madre, e Ron amava follemente Hermione Granger! Aveva gioito di ogni sua piccola vittoria, di ogni buon voto preso a scuola, di ogni menzione speciale e quant'altro: aveva storto un po' il naso quando il Cappello Parlante, per la seconda volta!, non aveva smistato la sua prole a Grifondoro ma se c'era qualcosa che Hogwarts gli aveva insegnato era che la suddivisione in casate era solo un'anteprima, un piccolo spoiler.. le persone nascondono talmente tanti pregi e difetti che il Cappello non avrebbe mai potuto etichettare con un semplice "Corvonero!" urlato durante la cerimonia di Smistamento. Ma quella notizia era diversa, quello aveva toccato un punto particolare dell'animo di Ron: la competitività. Cresciuto a pane e scacchi magici in un ambiente sovraffollato in cui essere soverchiati dalle personalità forti dei fratelli era estremamente facile, ogni volta che Ron poteva farsi valere era oro colato. Ricordava ancora con brividi lungo la schiena il periodo in cui, dopo anni all'ombra di Fred e George e del loro talento come battitori, era diventato portiere dei Grifondoro. Era diventato il Re di Grifondoro! « In che ruolo, in che ruolo! Dimmi il ruolo! » Ron sembrava una fangirl esagitata. « ...portiere. » e l'uomo scattò in piedi dalla poltrona su cui era seduto, iniziando a girare per casa sotto gli occhi attoniti di un'Hermione che ormai nemmeno dava più peso alle stranezze del marito. « SI! SI SI SI! IL REGNO CONTINUA! » Hugo fissò perplesso il padre, voltandosi per guardare ancora più perplesso la madre che osservava la scena divertita, sullo stipite della porta del salotto. « Tesoro, devo ricordarti di come sei diventato portiere? » e abbassò i grandi occhi castani verso il figlio, portandosi una mano alle labbra. « Ho "confuso" l'altro candidato perché mancasse una palla! » Riempì la stanza con la sua risata cristallina e gioiosa e fece dietrofront, tornando alle scartoffie che si era portata a casa dal Ministero. « McLaggen era un troll, l'avrei battuto lo stesso!! » le urlò dietro Ron, ferito nell'orgoglio, come sempre accadeva quando qualcuno metteva in dubbio uno dei suoi più grandi successi: perché, sì, nel frattempo aveva combattuto nella Seconda Guerra Magica, era diventato un auror, aveva messo al mondo due bellissimi figli ma niente avrebbe mai superato i gloriosi giorni da Portiere di Grifondoro. E ora avrebbe potuto passare il testimone a suo figlio! Non che Rudy non l'avesse riempito di orgoglio ad ogni partita: benché adottato, era un membro importante della famiglia e Ron si sentiva suo padre, né più né meno.. ma i successi di Hugo sarebbero stati diversi! Hugo aveva i suoi geni, le vittorie di suo figlio sarebbero stati per trasmissione diretta le sue vittorie! Già pregustava il momento quasi orgasmico in cui, alle cene di famiglie, avrebbe potuto rinfacciare a George che il piccolo Hugo aveva parato ogni-singolo-colpo!!!! di Roxie e di quel ragazzone di Fred Jr, che ormai si era fatto un ragazzone tale quale al padre. Certo, avrebbe dovuto fare i conti col fatto che fino a due minuti prima aveva sempre fatto il tifo per i loro nipoti - e per lo stesso Rudy -, memore del cuore rosso-oro che aveva sempre avuto, ma si sa: quando meno te l'aspetti la musica cambia! « Pa', mi stai facendo paura, le hai prese le medicine? » ma Ron era un unico agglomerato di adrenalina, il sarcasmo di suo figlio gli scivolava addosso come pioggia. Si risedette sulla poltrona, di fronte al figlio, e iniziò a fissarlo con aria seria. Molto seria. « Hugo, da' retta al tuo vecchio: non ascoltare chi ti dice che il portiere è il ruolo dei tonti che non sanno giocare: stupidaggini. Il portiere è il CUORE della squadra! » Riflessione per nulla di parte, mi dicono. E poi perché continuava a chiamarsi "Vecchio"? Gliel'aveva già detto che non si usa più dagli anni Novanta! « Non era il cercatore il cuore della squadra? » Ron buttò indietro la testa rossa, sbraitando: « NO! E' il portiere, ti dico! E ora ti insegnerò tutto quello che devi sapere. » si sporse oltre il bracciolo della poltrona, ad un palmo dal naso di Hugo. I grandi occhi azzurri erano allampanati, brillavano di luce propria. Era.. una lacrima, quella? « Diventerai un RE. »

    Fu straziante, come strazianti furono i giorni a seguire. Ronald aveva dato all'espressione "Senza pressione, eh?" tutto un altro significato: Hugo ne era uscito letteralmente terrorizzato, quasi sopraffatto dalle aspettative del padre. Gli aveva chiesto un'unica cosa: « Ti prego, non dirlo ancora agli altri. » E se l'esperienza fosse andata male? E se si fosse rotto il naso al primo allenamento, se fosse caduto dalla scopa rompendosi le gambe e morendo male? No, non voleva che i parenti scoprissero di quella tragedia annunciata, avrebbero potuto tranquillamente leggere il suo nome nella sezione Necrologi della Gazzetta del Profeta! Il padre annuì, salvo poi informare TUTTI con lettere, chiamate, strillettere. Mancava solo che inviasse a tutti una bomboniera dell'evento! La sera stessa trovò un messaggio su whatsapp che recitava più o meno così:

    CITAZIONE
    Freddie:
    Ehi Hugieee, ho saputo la notizia...
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHA
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHA
    AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA

    Chiaro, diretto, conciso. E umiliante. Insomma, non ammazzò Ron solo perché era suo padre e in fondo in fondo lo amava così com'era. Ron decise addirittura di investire nei successi del figlio.« Pa', posso prenderla da solo la scopa, ho dei risparmi! » ma l'uomo non volle sentire storie. « Sciocchezze Hugie, cosa potrai mai comprarti con i tuoi risparmi, una Nimbus 2000? E' preistorica! La usava Harry al suo primo anno! » Fortuna che i figli di Harry non erano anche loro campioni sportivi come il padre o avrebbe dovuto rivaleggiare anche con lui. Si offrì personalmente di accompagnarlo a Diagon Alley per gli acquisti, dove per "si offrì" si intende più un "obbligò Hugo a..": non avrebbe tollerato non vivere quell'evento così importante nella vita di suo figlio. E di riflesso, nella sua vita! Rimasero più di un'ora a girovagare tra i manici di scopa, il signor Weasley spulciò ogni singola etichetta e descrizione tecnica e interrogò ogni singolo commesso, facendo venire voglia a Hugo di seppellirsi tre metri sottoterra. Alla fine optarono per una Tornado 16: ottima scopa da corsa della precedente stagione e buon compromesso tra prezzo e prestazioni, la Huawei delle scope come la soprannominò velocemente Hugo. Fu Ron in persona a mettere il manico di scopa nelle mani di suo figlio, offrendogli in omaggio una generosa pacca sulla spalla. « Rendimi fiero, Campione! » Campione? Considerò il suicidio come soluzione ai problemi della vita.

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    Infine il momento tanto atteso arrivò: l'allenamento di squadra. Non che fosse proprio un vero allenamento, la stagione del Quidditch in fondo non era ancora iniziata. Dopo i provini però si era deciso di organizzare un incontro, in cui i corvi che avevano superato le selezioni si sarebbero potuti conoscere - più sul campo come giocatori che come persone - e si sarebbe potuto iniziare a lavorare sulla grande incognita misteriosa che da sempre aveva lasciato perplessi i Corvonero: il gioco di squadra. Un corvonero che gioca di squadra è come un asino che vola o Fred Jr. che riesce a non ridere delle proprie scorregge: possibile, per carità, ma improbabile. Era ciò che li aveva resi perdenti numerose volte nel corso della storia di Hogwarts, troppo impegnati ad essere inutilmente competitivi e individualisti; agli esami funzionava ma nel quidditch giocare da soli porta a perdere insieme. Hugo era d'accordo con questa verità, lui che per forza di cose, in famiglia, viveva di gioco di squadra! Ma ancora di più, sulle sue spalle pesavano le aspettative di Ron, le risate di Fred, gongolamenti di Albus che già stava preparando i pop corn per assistere al massacro e gli incoraggiamenti affettuosi di Malia, dolcissima sebbene fossero avversari: i suoi occhi dicevano "Ce la puoi fare Hugie! ...non contro di noi ma sono sicura che in generale, in un qualche universo parallelo dove la vita si è estinta ce la puoi fare!" Morale della favola, non c'era nessuno al di fuori dei suoi genitori che credesse in lui, e sotto sotto credeva che anche Hermione fosse un po' scettica: un cerchio mica muore quadrato e da sempre Hugo era stato tutto fuorché atletico. Iperattivo, giocherellone, con un'insana tendenza a correre in cerchio intorno al tavolo urlando come un indemoniato ma atletico? Proprio no. Quell'esperienza sarebbe stato il suo riscatto morale contro tutto e contro tutti, finalmente l'avrebbero visto per ciò che era: non lo sfigato che tutti in famiglia credevano fosse. Avere un Q.I. sopra la media E non morire di asma per un allenamento di quidditch è possibile e Hugo Weasley l'avrebbe dimostrato quello stesso giorno! Forse, e l'incognita aveva un nome e un cognome. Stava scambiando due parole con quello che aveva capito essere una riserva col ruolo di cacciatore quando fece il suo ingresso trionfale Zip Trambley e sentì gelarsi il sangue, per un millesimo di secondo. Lui? Ha passato le selezioni?! Non che avesse dubbi sulle sue capacità, anche se ormai doveva avere i polmoni carbonizzati dalle sigarette e probabilmente mezzo giro di campo dopo l'avrebbe visto stramazzare al suolo, ponendo fine al suo regno di terrore da caposcuola. Non male come evenienza! Dal banchetto di inizio anno aveva accuratamente evitato di trovarsi nella stessa stanza/corridoio/ala del castello di Zeppelin, non che fosse stato spaventato dalla velatissima minaccia di squartamento che aveva ricevuto! Ma il solo fatto di averla ricevuta gli aveva fatto capire che in fondo non aveva poi molto da spartire con quel ragazzo.. almeno fino a quando questi non si rivelò essere un compagno di squadra. La convivenza sarebbe stata forzata e dannatamente ravvicinata. « Mai una gioia. » La vita di Hugo era un gigantesco meme, di quelli che fanno ridere solo quando non ti riguardano. Appunto.
     
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    Come ha fatto ad entrare nella squadra di Quidditch? Se lo chiedete a lui, la risposta sarà "Ma che cazzo ne so?" Perché in completa onestà, lui davvero non lo sa. Si è presentato alle selezioni un po' per noia, un po' per divertimento, un po' perché "Sei il caposcuola, devi dare il buon esempio ai tuoi compagni." Con il fumo di qualche canna di troppo a raschiargli i polmoni e la gola, si è librato in campo, conducendo con ogni probabilità una delle migliori prestazioni mai avute. In America il Quidditch non è percepito come in Inghilterra. Zip ha conosciuto effettivamente questo sport soltanto quando è sbarcato in Europa e, assai stranamente, gli è riuscito sempre fin troppo bene. Julie, una delle sue due mamme, gli dice spesso che deve essere una dote innata, uno dei geni benigni che quei due cazzoni dei suoi genitori gli hanno regalato. Uno dei pochi. Uno dei pochi per il quale il ragazzo gli è grato, quelle pochissime volte in cui li pensa. Il foglio sul quale è fissato l'appuntamento per il primo allenamento di squadra è comparso magicamente sulla bacheca della Sala Comune Corvonero e più vi passava davanti e si fermava a leggerlo, più stentava a crederci. «Devi esserne felice, Zip. Sono tanto orgogliosa di te» gli aveva detto Led quella stessa mattina a colazione. Lui si era girato a guardarla, ficcandosi in bocca l'ennesimo boccone di cornetto ripieno. Aveva masticato per qualche secondo, rimuginando sopra le sue parole. «Dici che devo presentarmi mezzo fatto pure al primo incontro? Sai, quelle cazzate come la scaramanzia e robe varie. Magari riesco a sopportare meglio pure la compagnia di certe persone.» La sorella aveva scosso la testa, finendo il suo succo. Visti dal di fuori, i gemelli Trambley potevano sembrare persino simili, dalle chiome scure, i tratti somiglianti. Ma risultavano essere completamente differenti, quando ci si avvicinava. E non solo esteticamente. I gemelli Trambley erano sempre stati l'uno lo yin dell'altra, l'una lo yang dell'altro. Così diversi da sembrare due mondi completamente opposti, accomunati però dall'amore reciproco che provavano l'uno per l'altra. «Non riuscirai a reggere nemmeno un giro di campo di corsa e ti sbatteranno fuori ancor prima di cominciare se capiscono che sei in pieno trip.» Touchè, ma la prima volta non mi hanno comunque scoperto, le volpi aveva pensato il moro, piegando la testa di lato. «E forse sarebbe meglio così, a dire il vero. Mi sentirei meno in colpa nel tifare Tassorosso quando giocherà contro Corvonero.» La sua solita dolcissima Led. Le aveva sorriso, arruffandole i capelli con la mano, prima di alzarsi velocemente, dopo aver controllato l'orologio incantato al polso. «Non ti posso assicurare che arriverò al campo in perfette condizioni ma - si era abbassato a depositarle un bacio veloce sulla fronte - ti posso assicurare che, se sarò ancora in squadra, i tuoi compagni non avranno scampo contro i bolidi che tirerò loro contro. Fossi in te li avvertirei di indossare un'armatura.» E con un sorriso stampato sulle labbra, si era avviato verso l'uscita della Sala Grande.

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    E ora è il momento della resa dei conti. Non è fatto, non ha fumato nemmeno una sigaretta da quando si è svegliato. Strano. A passo lento, scende le praterie erbose che abbelliscono la tenuta del castello, con le mani ficcate dentro le tasche della felpa che ha addosso. Zip non è un animale sociale. Può contare più conoscenze femminili, che veri e propri amici maschi sulle dita di una mano. Per questo, quando gira per Hogwarts, è più facile vederlo in compagnia di una ragazza che di un ragazzo. Ma in quel momento ha deciso di attaccarglisi a cozza Jamie Allen, nuovo acquisto della squadra di Corvonero. Battitore come lui. "Questa per me è la prima esperienza. Non so nemmeno come ho fatto ad entrare in squadra. Un secondo ero lì a studiare tutto sulla legge di Gamp e un secondo dopo correvo verso il campo. Mi sono detto "Mi butto, lo faccio." E l'ho fatto, per la prima volta mi sono buttato a capofitto in una cosa che non è assolutamente nelle mie corde. Un'esperienza piena di adrenalina, mi ero anche diagnosticato un infarto imminente, sai com'è, il braccio sinistro che cominciava a farmi un male cane, il fiato corto..era un attacco di panico, riesci a crederci? Io no e ancora non me capac-" «No okay, basta, come cazzo ti spegni? Hai un pulsante dietro? Davanti? Dove? Se è su per il culo, non dirmelo nemmeno che passo, alzando le mani.» Gli domanda, lanciandogli un'occhiata obliqua prima di entrare in campo. "Cos..io..." «Ascolta, siamo in squadra insieme, ma non per questo dobbiamo essere amici. Credimi, non siamo compatibili, te lo assicuro.» Il corvonero rimane a bocca spalancata, quasi lo avessero preso a bastonate sullo stomaco. "Ma tu sei il caposcuola!" Aggrotta la fronte, Zip, mentre si ferma e si volta a guardarlo, costringendolo a fare altrettanto. Cristo, alcuni sono talmente sfigati. Pensava ci saremmo fatti le treccine a vicenda, stringendosi in un abbraccio fraterno dopo questo racconto toccante? L'indice si insinua sotto il suo mento, facendo una leggera pressione verso l'alto per fargli chiudere la bocca e riacquistare almeno un po' della dignità perduta. «Ti guarderò le spalle mentre giocheremo, faremo squadra quando saremo in campo. E' il massimo che posso prometterti, James Si volta verso il gruppo che si è andato formando sul prato verde e si incammina verso di loro. "Mi chiamo Jam-" ma Zip è già lontano e sinceramente non gli interessa ascoltarlo mentre puntualizza che il suo nome è Jamie e non James. Perché lui già lo sa. E' stato informato dal Capocasa di Corvonero sui nomi che andavano a completare la restante formazione della squadra. E lui ha un'ottima memoria, suo malgrado. Anche per le cose che non vorrebbe assolutamente ricordare. Qualcuno lo conosce per sentito dire, altri non sa nemmeno chi siano. Di certo si è portato a letto la nuova cercatrice la sera del banchetto, quindi Selene la conosce più che bene ed è a lei che rivolge un mezzo sorriso mentre prende posto vicino all'unico altro ragazzo che conosce lì in mezzo. Di cui non gli è sfuggita l'occhiata funerea che ha assunto appena è entrato in campo. «Weasley» lo saluta dandogli una leggera spallata, tipica di quelli che ormai sono entrati in confidenza. E loro, dal punto di vista di Zip, lo sono eccome, viste le stronzate che il ragazzo è andato a raccontare in giro per diffamarlo e far sì che la sua reginetta salisse al trono. What a pity. «Non ti becco in giro dal banchetto, ho quasi cominciato a credere che mi evitassi, per qualche strana ragione» riprende, lanciandogli un'occhiata che non tradisce, in apparenza, la vena ironica di cui è permeata in realtà. «Ma poi mi sono detto "Ma cosa vai a pensare, Zip? Ormai siete amici!" Facciamo parte anche della stessa squadra, no?» Gli fa un occhiolino, mentre anche l'ultimo componente della squadra si avvicina a loro - sempre quel Jamie Allen che, in evidente stato confusionale e di shock, si era bloccato al limitare del campo. «Non ho visto la tua selezione, ma Scamander ha occhio a quanto pare. Portiere, mh?» Domanda poi. Non sa perché gli sta realmente parlando. Forse perché è l'unico che gli è andato contro, con modi sbagliati, ma l'ha comunque fatto. E la furbizia è una cosa che è sempre piaciuta al caro vecchio Zip. La furbizia e come la si applica anche nei più piccoli problemi quotidiani. E Zip ha capito di essere un problema per Hugo Weasley. Gliel'ha letto negli occhi la sera del banchetto, glielo suggerisce ogni suo movimento. E' lampante. Ed è una cosa che gli piace. Gli piace essere il rompi coglioni di turno. Così continua a parlargli, un po' perché forse lo rispetta, un po' perché è cosciente che così facendo continua a dargli fastidio. Potrebbe uscirne qualcosa di davvero divertente da quest'oretta commenta con se stesso, tradendo un sorriso. «Nepotismo come tutti urlano a gran voce o dote naturale?»


    Edited by handle with care‚ - 21/10/2017, 17:00
     
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    Hugo Weasley e Zip Trambley non sarebbero potuti essere ragazzi più diversi. Tolta la spilla a forma di corvo che entrambi dovevano portare per pura coincidenza, cos'è che avevano in comune? Niente, pensava Hugo, assolutamente niente. Non che si fosse mai fermato più di due secondi a prendersi la briga di conoscerlo, quel Zip Trambley: che fosse per un peccato di arroganza o per verità, aveva sempre pensato che non ci fosse poi molto da conoscere. Perché, andiamo, cosa mai ci sarebbe potuto essere da conoscere in un ragazzo come Zip, che non fosse assolutamente deleterio o distruttivo? Hugo non riusciva a vedere nulla di buono in lui, nulla che potesse andargli a genio o che anche solo lontanamente potessero avere in comune. Un nerd e un ragazzo di strada, gran bella coppia davvero! Se li avessero messi chiusi in una stanza, probabilmente si sarebbe aperto uno squarcio spaziodimensionale capace di risucchiarli entrambi, tanto erano diversi! E' vero, gli opposti si attraggono, questo dice la scienza.. ma è anche vero che mescolare due sostanze instabili crea una reazione imprevedibile. Esplosiva, talvolta. E diavolo se erano instabili, quei due. Un sedicenne iperattivo e diffidente di natura accanto ad un bulletto dalla mente affilata quanto le sue parole.
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    Decisamente complicati da tenere uniti. Ma anche vero era che un libro non si giudica dalla copertina, perché se così fosse Hugo sarebbe finito dritto nel girone degli sfigati, senza la possibilità di dimostrare ciò che era davvero: una base di forza, un quarto di determinazione, tanto ingegno e un pizzico di vulnerabilità. Ciò nonostante, non era sicuro di volerlo leggere, quel libro. Il destino aveva deciso che questo in un modo o nell'altro sarebbe dovuto accadere, senza tuttavia badare alle conseguenze: sarebbe stato a loro non uccidersi a vicenda disarcionandosi l'un l'altro dalla scopa durante gli allenamenti o per una scazzottata negli spogliatoi - che Hugo avrebbe perso in maniera schiacciante, ne era consapevole. Ma andiamo Hugo, stai esagerando come al solito. Trambley ormai sa a malapena che esisti, stai calmo. Ignoralo. Se lo ripeté mentalmente e, appena lo vide entrare nel campo, fece il vago. Cos'altro poteva fare in fondo? Ignorarlo era la strada per una vita serena, come serena era stata la vita di Hugo dalla fine del banchetto. C'era solo un difetto in questo piano teoricamente perfetto: Zip Trambley sapeva perfettamente dell'esistenza di Hugo Weasley. Il caposcuola si avvicinò, dandogli una spallata che fece ondeggiare il corpo esile del corvonero, senza tuttavia farlo barcollare. «Weasley» Grazie Karma, grazie davvero. Voltò con lentezza funerea lo sguardo verso quello del caposcuola, fin troppo entusiasta per i suoi gusti. Aveva imparato a sue spese come anche con quel faccino angelico Trambley fosse capace delle peggiori minacce. « Zeppelin? » Lanciò un'occhiata alla riserva, a cui non aveva fatto neppure in tempo a chiedere il nome, prima di vederla sgattaiolare via per cercare chiacchiere più sicure. Benissimo. « Non ti becco in giro dal banchetto, ho quasi cominciato a credere che mi evitassi, per qualche strana ragione .. ma poi mi sono detto "Ma cosa vai a pensare, Zip? Ormai siete amici!" Facciamo parte anche della stessa squadra, no?» Piantò gli occhi nei suoi, lasciandosi sfuggire una smorfia di leggerissimo disagio, mentre il canadese gli lanciava un occhiolino. Se non sei bipolare, sei strano forte. « Pensa che io mi sono pure perso il momento in cui siamo diventati amici, guarda te che coincidenza! Ma sì, cosa vai a pensare Zip! » alzò le spalle e con esse entrambe le mani, nemmeno provando a nascondere tutto il sarcasmo di cui era intrisa la sua voce. Perché farlo? Viveva di sarcasmo, Hugo: lo trovava un chiaro segno di intelligenza, neppure si sapeva rapportare alle persone che non capiscono il sarcasmo. Come ci scherzi con loro?! E come sarebbe riuscito a scherzare con uno come Zip? Ubriacandomi, credo. Unica scelta possibile. Una cosa però voleva fargliela capire: non aveva paura di lui. Erano tante le cose che provava stando accanto a Zip - irritazione, fastidio, una punta di imbarazzo - ma la paura non era contemplata. Jamie Allen, il secondo battitore titolare, finalmente arrivò nel cerchio di compagni che si stava creando; a loro Hugo rivolse la sua attenzione. Quella di Zip, tuttavia, non era dello stesso avviso. « Non ho visto la tua selezione, ma Scamander ha occhio a quanto pare. Portiere, mh? » Inarcò un sopracciglio, stranito, guardando Trambley con la coda dell'occhio. Scamander ha occhio? Dovrebbe essere un complimento? No di certo, perché Zip non gli sembrava tipo da complimenti. O da complimenti ad uno sconosciuto. O da complimenti ad uno sconosciuto che hai minacciato solo qualche settimana fa. Nel dubbio, fece la cosa più sensata: neppure gli rispose. Si voltò, anzi, verso la ragazza che aveva deciso di prendere la parola, bella e atletica nella sua divisa sportiva azzurra. Selene Mitchell era la cercatrice della squadra e, glielo si leggeva in faccia, aveva grinta da vendere. « Bene, ci siamo tutti! In primis, grazie per essere venuti e.. beh, benvenuti in squadra ai nuovi acquisti! » Sorrise a Hugo e.. ammiccò a Zip? Perché ha ammiccato? Volse velocemente gli occhi verso il caposcuola, che al contrario non sembrava sorpreso. Devo dedurre che si conoscono già e bene.. o che Zip è un egocentrico. Probabilmente entrambe. Anche lui ricambiò lo sguardo e ne approfittò per riattaccare bottone, di nuovo. « Nepotismo come tutti urlano a gran voce o dote naturale? » Hugo alzò gli occhi al cielo, trattenendo uno sbuffo.. ma che cacchio di domanda era? Certo, praticamente metà della squadra di Grifondoro era composta dai suoi cugini ma, oltre quello? « Beccato, mi hai scoperto, bravo Zeppelin. Ora mi fai ascoltare?! » sorrise al suo caposcuola, falsissimo, e tornò ad ascoltare la Mitchell. « Come forse saprete Finn, il nostro capitano, si è diplomato giusto l'anno scorso quindi per ora siamo sguarniti, fino a nuove elezioni.. dovremo autogestirci, fino ad allora! Quindi che ne dite se cominciamo con esercizi semplici, tanto per prendere confidenza? Siamo otto con il nostro Chukie.. - e lasciò qualche pacca di incoraggiamento sulla spalla della riserva. - ..quindi possiamo dividerci in quattro coppie! Forza! » Era proprio a quella riserva che Hugo aveva puntato, quando Selene aveva proposto la divisione in coppia.. ma Chukie non era della stessa opinione, dal momento che si era subito catapultato su Cheryl Harvey. Selene allora? No, Selene faceva comunella con la sua amica Sophie. Ehi Luke? Luke Hunt già aveva lanciato una pluffa a Jamie. Rimaneva solo.. « Grandioso.. » Si avvicinò a prendere l'ultima pluffa rimasta e, muovendola tra le mani, ritornò da Zip. Di nuovo soli, lontani dagli altri. Presero a camminare fianco a fianco per ritagliarsi un po' di spazio lontani dalle altre coppie, mentre Hugo continuava a giocare distratto con la palla con cui avrebbe dovuto prendere parecchia confidenza. Era il motivo per cui si trovava là dopotutto, imparare ad afferrare la pluffa! « Quindi c'è del.. tenero tra te e Selene? » Non sapeva neppure perché gliel'avesse chiesto: per chiunque altro sulla faccia della Terra, quella sarebbe stata una domanda totalmente campata per aria, ma non per Hugo. Sapeva cos'aveva visto! Fuori luogo forse, un po' troppo personale.. ma non campata per aria. Gli lanciò quindi la pluffa, mettendo nel tiro abbastanza forza da renderlo degno di essere parato. Non era quello lo scopo dell'esercizio, prendere confidenza? In fondo siamo anche amici, vero Zeppelin?
     
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    « Zeppelin? » Se c'è una cosa che Zip odia con tutto se stesso è il proprio nome. Non perché sia "brutto, anti convenzionale, strano, orrido, particolare, dio mio ma è un nome?" No. Zip odia il suo nome perché è il chiaro e più evidente segno di legame con i propri genitori. Savannah e Carl Trambley non sono mai stati dei genitori modello. Lasciavano i figli dove capitava, li facevano mangiare quando capitava, a volte a malapena si ricordavano i propri nomi, quando erano fin troppo fatti e ubriachi persino per ritirarsi su la zip dei pantaloni dopo averla fatta in bagno. Ma c'era una cosa che non scordavano mai: i nomi dei figli. No signori. Led e Zeppelin. Difficili da dimenticarli per due amanti del rock, "quello vero" come loro. Anche quando erano talmente devastati da riuscire a parlare a malapena, biascicando parole senza senso, comunque si ricordavano i loro nomi. Era una cosa che era solita fare Savannah, specie quando era nelle condizioni più riprovevoli, riversa nel proprio vomito o accucciata da qualche parte in preda agli sbalzi di umore provocatogli dal bipolarismo. Rideva, piangeva, urlava, farfugliava discorsi complottisti, affondava le unghie nella propria pelle fin quando il dolore non era talmente forte da costringerla a fermarsi. E poi lo chiamava. Si ricordava in quei momenti di avere un figlio e di potergli chiedere aiuto, perché sangue del suo stesso sangue. E a lui, mai come in quei momenti, quel sangue che gli scorreva nelle vene gli faceva venire la nausea perché la donna che invocava il suo aiuto ai suoi occhi non era altro che una misera carcassa di cui non riusciva a capire la vita. Ed è per questo che non l'ha ritenuta mai sua madre, in fin dei conti. I figli sono di chi le cresce, non di chi li partorisce e Zip si era sempre trovato estremamente d'accordo con questa affermazione. Lui, più di tutti, figlio del mondo e di nessun altro. «Zip Lo corregge, senza guardarlo. E' lapidaria la sua risposta, è fredda. Uno sputare del cianuro che a forza gli è stato ficcato in bocca. Detesta il suo nome e tutto quello che ruota attorno ad esso, quindi è sempre quello l'appunto gelido che il suo interlocutore ottiene quando vi è di mezzo "Zeppelin." Stranamente, però, si impone di non far cazzate, non prima che il primo allenamento ufficiale cominci. Dopotutto, oltre a non essere un totale cretino, è anche Caposcuola e deve cercare, quantomeno, di conoscere i propri compagni di squadra. Per quanto gli sia possibile. Così rimane in silenzio, guardando di fronte a sé, mentre la squadra si raduna pian piano intorno a Selene. « Pensa che io mi sono pure perso il momento in cui siamo diventati amici, guarda te che coincidenza! Ma sì, cosa vai a pensare Zip! » Scrolla la testa, con un sorriso a distorcerle le labbra. Il sarcasmo, la risposta migliore a tutto. Una tattica vincente da adottare nella vita: da una parte risulti simpatico, tagliente, astuto, brillante, dall'altra hai comunque una scappatoia buona se il prossimo non prende tanto bene certe battute. "Ehi, stavo scherzando" e passa la paura. Volge il capo verso Hugo e lo osserva, per qualche minuto, in completo silenzio. Solitamente non è loquace, Zip. Anzi, a dire il vero è una persona che preferisce starsene proprio per i fatti propri, invece che immergersi tra la gente. "Perché, perlomeno, non parlandoci non hai l'assoluta certezza del loro essere cretini!" Una massima del caro vecchio Trambley senior che Zip sentiva di condividere, a malincuore. «Oh, come sei sulla difensiva.» Si ritrova a commentare, increspando le labbra in una smorfia insoddisfatta. «Mi sembrava giusto provare ad appianare i nostri, come dire, dissapori.» Si stringe nelle spalle, proprio mentre Selene sembra voler prendere la parola, come il più anziano acquisto della squadra. «Ma se preferisci non farlo, mi va benissimo lo stesso!» Una risata gli piega le labbra. In fin dei conti si nasce da soli, si campa di stenti da soli e crepi in altrettanto modo. Le incognite che saettano nel mezzo non sono nient altro che questo: comete che lasciano il tempo che trovano. Cinismo? Forse, ma Zip ha sempre preferito l'estremo realismo al sognare romantico di gran parte delle persone. « Bene, ci siamo tutti! In primis, grazie per essere venuti e.. beh, benvenuti in squadra ai nuovi acquisti! » Scuote la testa, divertito dall'ammiccamento della bionda e a sua volta le sorride, con quella faccia maliziosa che sembra non abbandonarlo mai. Lancia un'occhiata di sottecchi a Hugo e sciabola le sopracciglia verso l'alto, come a voler dire "Tanta roba è?" La ragazza continua a spiegare come si andrà strutturando quel primo allenamento e Zip alza le mani in segno di resa, quando Weasley gli chiede del silenzio. «Oh scusami tanto, non pensavo avessi bisogno di ascoltare per sapere come lanciare una pluffa. Colpa mia!» Si azzittisce alla fine, congiungendo le mani dietro la schiena, fin quando Selene non finisce di parlare e non si formano quattro coppie. Non fa nulla per andare verso qualcuno, ma attende, immobile, che si formino le altre per andare a finire con l'altro poveraccio che è rimasto fuori dai giochi. In questo caso, Hugo. Se non è fortuna questa. Lo segue, facendo qualche passo di lato, per allontanarsi di qualche metro dalle restanti coppie e avere abbastanza spazio di manovra. Si posiziona davanti a lui, mentre i timidi raggi di sole li investono, andando a rendere più mite il clima di quella mattina. Alza lo sguardo, alzando appena le sopracciglia. Allora? « Quindi c'è del.. tenero tra te e Selene? » Oh. Un angolo delle labbra si alza leggermente verso l'alto, mentre il moro gli lancia la pluffa. Si deve sbilanciare un po' verso destra per poter riuscire a parare il tiro, ma ci riesce. Davvero non male! «Ora vuoi parlare? Fino a qualche minuto fa pareva l'esatto contrario. E sembrava anche non volessi essere mio amico, eppure mi fai una domanda piuttosto personale. Strani modi di socializzare avete qui in Inghilterra!» Imita il tono di un signorotto d'altri tempi, cercando di ricalcarne persino lo spinto accento inglese. Cosa che non gli riesce affatto bene, data l'inflessione francese della sua lingua, ma di cui non se ne preoccupa assolutamente. Saggia il peso della pluffa, passandosela di mano in mano, un paio di volte. «Però, sei attento!» Dice, lanciandogli a sua volta la pluffa con una forza calibrata a puntino. «Dice che un vero gentiluomo non si vanta delle proprie conquiste, ma non sono un signorino a modo, perciò..» Fa spallucce, guardandolo con un sorrisetto divertito sulle labbra. «Tenero comunque non direi. Una scopata non implica del tenero, dico bene?» Il suo sguardo vaga velocemente oltre la spalla di Hugo, giusto qualche istante per incontrare quello della bionda. «Quindi se la domanda è stata fatta per sapere se fosse impegnata, la mia risposta è "Non con me". Non sono a conoscenza degli altri suoi impegni Schietto e sincero come solo lui riesce ad essere in certe occasioni. «Per caso ti stai già guardando intorno per capire chi invitare a quella farsa?» Il ballo di Halloween. Chiede, incuriosito a sua volta da quella domanda così tanto mirata. Una domanda che non si sarebbe di certo aspettato da uno come Weasley. Non a lui perlomeno. «Hai la mia benedizione, ma ti avverto, te la consiglio solo se ti piacciono i segni rossi sulla schiena che ti rimangono per qualche giorno.» Ridacchia, prima di mimare con le labbra "Una vera furia!"
     
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3 replies since 16/9/2017, 08:58   140 views
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