Small doses

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    tumblr_n5w82j9m1W1rk55ato8_250
    « Professor Scamander, così vado bene non è vero? » sorride, particolarmente divertita, mentre, a testa in giù, penzola all'incontrario dalla propria scopa, le gambe incrociate intorno al manico e le braccia ben salde su di esso per non cadere. Avanza lentamente, a neanche due metri da terra, sfoggiando il suo migliore Sloth Grip, tra gli ultimi acquisti stranieri di Hogwarts, fermi in piedi con la scopa per terra accanto a sé, che, il braccio teso verso il manico, urlano SU sempre più forte e con scarsi risultati. Lei non ci fa troppo caso, gli occhi fissi sulla figura rovesciata al contrario del suo nuovo professore. È la prima lezione di Volo dell'anno oggi, e chissà per quale motivo Malia ha deciso di fare il piccolo Pix della situazione, disturbando e interrompendo ogni qualvolta ne trova l'occasione. Ci sono un paio di studenti nuovi, al suo anno, che provengono da scuole magiche in cui il Volo non è praticato, ed è così che la loro prima lezione, quelli bravi, o che in generale sono capaci di sollevarsi ad un paio di metri da terra, devono trascorrerla relegati in un angolo del campo a passarsi una pluffa dall'uno all'altro, mentre Mr. Professore si accinge a spiegare le basi ai nuovi arrivati. Ora, siccome la Stone si annoia facilmente, e considerato che prima è pure finita per sbattere per caso con Fred, ed è stato troppo imbarazzante, ha deciso piuttosto di trascorrere il suo tempo a testare la pazienza del suo ex compagno alias neo-docente. E sono ormai venti minuti buoni che svolazza senza una meta per tutto il campo, completamente distaccata dal suo gruppo di compagni, che si allenano a una decina di metri più su, e sorprende Sam ed il gruppo di studenti nuovi con battutine sarcastiche non appena vi si avvicina. « Ehi, ma non trovi anche tu che questo nuovo professore sia troppo gnocco? Fossi in te ci proverei » dice ad un tratto ad una biondina a mo' di sussurro, ma facendo ben attenzione a farsi udire dal diretto interessato qualche passo più in là. « Oh, prof! » dice poi, quando gli si avvicina, a cavalcioni sulla propria scopa ma rivolta dal lato sbagliato, la faccia che fronteggia la parte finale del manico. « Dice che questo è il lato giusto? » chiede ancora, con fare impertinente. Non sa esattamente da dove le sia venuta questa voglia improvvisa di dar noia a tutti; forse dall'idea poco piacevole di essere valutata da qualcuno con cui giocava a Quidditch fino all'anno precedente, o magari è solamente il desiderio di farsi notare da lui a spingerla ad intavolare questo teatrino.
    Deve essere onesta con se stessa, le è mancato. E in questi giorni lo ha cercato più volte al Castello per parlare, e soprattutto per farsi spiegare la sua presenza lì, ma ha scoperto che rintracciare un professore al di fuori dell'orario scolastico è un'impresa non da poco. Si è detta che non era per niente il caso di avvicinarlo in Sala Grande, quando c'erano gli altri professori a fissarli, e soprattutto Kingsley a cogliere ogni cosa. Fargli recapitare un messaggio da qualche studente che lo avrebbe visto a lezione le è sembrato fuori luogo, e probabilmente troppo appiccicoso, per cui ha deciso di attendere pazientemente l'arrivo del venerdì di quella prima settimana di scuola, in cui gli studenti di Grifondoro del sesto anno avrebbero finalmente tenuto la prima lezione dell'anno con il nuovo professore di volo. E probabilmente questo tempo trascorso senza potergli parlare è stato anche utile, visto che ha avuto modo di riconsiderare l'idea di picchiarlo a sangue per essere tornato nella bocca del leone. A farla ricredere sull'argomento è stata Olympia, che, sempre molto saggia, al suo sbraitare innervosito ha contrapposto la forza della ragione. « Smettila di saltare a conclusioni affrettate. I Falcons dipendono dal Ministero, e lo sai come funzionano queste cose. Potrebbe non essere stata una sua decisione » le ha detto un pomeriggio la rossa, probabilmente esasperata dalle sue discussioni continue, facendola subito sentire un po' idiota per i suoi ragionamenti pieni di preconcetti. E così ha chiuso la bocca e si è decisa a calmarsi, e ad attendere di poterlo vedere per chiarirsi le idee.
    Vorrebbe poter confermare di non aver fatto caso al proprio vestiario, stamattina; di aver aperto il baule con il viso stanco per poi infilare al buio la prima cosa che le è capitata sotto mano. E invece non è così. Oggi niente felpe informi di due taglie più grandi che la coprono dal collo fino alle ginocchia, quelle che di solito fungono da fedeli compagne quando si tratta di giocare a Quidditch. Resta in ogni caso comoda per salire su una scopa, e pur sempre decorosa - un paio di leggins scuri e una maglietta aderente equivalgono alla divisa di Madre Teresa se paragonate a certe fantasiose espressioni di stile che ha avuto modo di vedere per i corridoi negli ultimi giorni, ora che Kingsley ha lasciato agli studenti la libertà di indossare ciò che desiderano. Le piacerebbe dire che non si è guardata allo specchio nemmeno una volta, questa mattina, al pensiero di vedere Sam, ma la verità è che, quasi involontariamente, appena prima di lasciare la stanza con Olympia, il suo sguardo è caduto sulla superficie liscia accanto alla porta, giusto per controllare. Come a volersi accertare che in quel riflesso fosse tutto in ordine.
    Una volta decretata la fine della lezione, anche lei scende dalla propria scopa e la abbandona in una pila insieme alle altre, con estrema lentezza, attenta a perdere più tempo possibile per lasciare che gli altri si allontanino, dirigendosi verso l'uscita del campo. Incrocia le braccia al petto e dondola un po' una gamba, disegnando con il piede dei cerchi sul prato, con fare disinvolto, in attesa che non rimanga più nessuno. Lympy le sorride in silenzio, rivolgendole un'occhiata eloquente prima di allontanarsi, e lei ricambia con fare discreto. Poi però c'è Fred che la guarda curioso e dice ad alta voce, quasi urlando « Malia che fai, non vieni? » tanto da riuscire a far voltare l'intero gruppo nella sua direzione. Si trattiene dall'alzare gli occhi al cielo, esasperata. Come al solito, Freddie non capisce un cazzo.
    Sospira, colta di sorpresa, e leggermente in imbarazzo di fronte a tutti quegli occhi che la fissano. « No, io... » si guarda intorno rapidamente, alla ricerca di una scusa, e per fortuna la trova subito nella pila di scope per terra, poco più in là, che si ritrova a indicare. « Resto a dare una mano! Ci vediamo dopo » risolve alla fine, per poi sventolare una mano in direzione del gruppo. Senza dire altro, a grandi falcate raggiunge il mucchio di scope, per poi raccoglierne un paio e voltarsi verso Sam, in attesa. « Allora? » dice, un cenno della testa che lo intima a recuperare anche lui un paio di manici. Lo aspetta, paziente, e quando ha fatto comincia a dirigersi verso i bordi del campo a passi veloci, la coda dell'occhio che nota i compagni ormai spariti oltre la piccola collina verde. Una volta raggiunta la porta del deposito delle scope, non si preoccupa nemmeno di aprirla, ma lascia cadere i propri manici per terra lì davanti; solo dopo che anche lui ha fatto lo stesso lo afferra per un polso, saldamente, e lo conduce fino allo spogliatoio maschile, il primo che si trova davanti, per poi costringerlo ad entrare con uno spintone forse un po' indelicato. Una volta dentro fa attenzione a chiudersi la porta alle spalle, per poi accendere la luce flebile della stanza.
    Si pone davanti a lui a braccia incrociate, fissandolo dal basso, in un'espressione che vorrebbe risultare minacciosa ma probabilmente fa solo ridere. « Okay, momento della verità, Scamander » dice, seria, puntando gli occhi nei suoi, chiari. « Ti prego, dimmi che ti hanno costretto. Dimmi che non avevi scelta e che non sei tornato in questo posto perché ti andava. Altrimenti dovrei picchiarti per questa cazzata colossale, e proprio non mi va. » E cerca di suonare sostenuta, mentre scuote leggermente la testa e lo guarda, ma per un motivo o per un altro si ritrova, nel pronunciare quell'ultima frase, a sollevare un angolo delle labbra in una sorta di mezzo sorriso.


    Edited by chärlie - 18/9/2017, 19:17
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    776
    Reputation
    0
    Location
    Durmstrang

    Status
    Anonymes!
    « Professor Scamander, così vado bene non è vero? » Sbuffa, mentre dà una veloce occhiata a Malia. La stessa ragazza con la quale si allenava fino a pochi mesi prima. E lui ora è dall'altra parte, dalla parte chi deve insegnarle a stare sopra quella scopa, pur sapendo che sa benissimo starci da sola. Dalla parte del bersaglio facile delle sue battutine taglienti, mirate a fargli perdere la poca concentrazione che ha già quel giorno. «Questo è ciò che non dovrete fare mai.» Intima i novellini del sesto anno, che sono intenti a muovere i primi passi nel mondo del Quidditch. Delle cause perse, quasi quanto i ragazzini del primo anno a cui aveva fatto lezione qualche giorno prima. Un disastro annunciato. «Mai prendere esempio da un Grifondoro. Se dovete festeggiare in grande, allora sì che diventano dei maestri di vita. Ma per tutto il resto, affidarsi al vostro istinto risulterà sicuramente più proficuo.» Fa in modo che la voce si alzi di qualche tono, quando spara quella prima frecciatina, ma tanto è certo che Malia, intenta a svolazzargli intorno come un'ape fastidiosa, ha sentito benissimo. Non ha detto niente fino a quel momento. Ha cercato, infantilmente, di ignorarla e di evitarla in tutti i modi, dopo la sera del banchetto. Certo, un'impresa assai difficile dentro il castello di Hogwarts, ma aveva preferito continuare a fare il bambino, invece che affrontare la realtà. Perché, insomma, alla fine la realtà non può davvero affrontarla. Non ne ha alcun diritto, eppure gli fa comunque girare i coglioni ad elica il ricordarla mezza ubriaca - se non del tutto andata - che si appoggia a quel deficiente di un rosso malpelo, biascicare qualcosa, ridacchiare ad un tono di voce decisamente troppo elevato per voler scorrazzare inosservati per il castello a quell'ora tarda di notte, per poi chiudersi a chiave la porta del Bagno dei Prefetti dietro le spalle. E Sam c'è stato tante volte in quel bagno. Più ubriaco e fatto che lucido. E sa benissimo che quell'inizio può voler dire soltanto una fine: sesso assicurato. E ne ha avuto l'ennesima riprova quando li ha visti inciamparsi addosso, qualche istante prima. L'imbarazzo palpabile che si è andato formando tra i due basta a fargli capire che i suoi dubbi sono fondati e quei due ci hanno dato dentro in quella vasca di acqua calda e colorata. « Ehi, ma non trovi anche tu che questo nuovo professore sia troppo gnocco? Fossi in te ci proverei » La sua voce lo riporta alla realtà e se anche lui fosse ancora studente, le risponderebbe tranquillamente che la biondina lo aveva già addocchiato e che si era presentata nel suo ufficio la sera prima, fingendo un'ingenuità che non le apparteneva affatto, per poi chiederle spiegazioni riguardo una mossa che aveva letto nel suo manuale di Quidditch. Insomma, la tecnica base osservata in ogni minimo dettaglio, da brava studentessa di Beauxbatons. Ma questo non può dirglielo, non davanti a tutti, allora si limita a continuare nella spiegazione di come riuscire a farsi rispettare dal proprio manico di scopa, affinché risponda sempre ai propri comandi. E la ignora, cosa che gli sta riuscendo piuttosto bene nell'ultimo periodo, deve ammettere a se stesso. « Oh, prof! Dice che questo è il lato giusto? » Rotea gli occhi, evidentemente stanco, prima di guardare l'orologio e ringraziare il cielo che finalmente quel supplizio è arrivato al suo termine. Così alza gli occhi
    tumblr_nl96tguEN61sq302mo7_250
    e guarda uno ad uno i ragazzi che ha di fronte. «Per oggi il supplizio è finito. Ma la prossima volta voglio un po' più di impegno o a fine anno nemmeno una fiala di Felix Felicis vi aiuterà a passare Volo con un voto decente.» Sorride, mentre sta dando loro la notizia più bella della giornata: pure fare attività fisica conta e fa media a fine anno. Le gioie della vita proprio. Guarda verso l'alto, si punta la bacchetta alla gola e casta un Sonorus per farsi udire anche dai ragazzi che continuano ad allenarsi vicino agli anelli. «La lezione si conclude qui. Vi ricordo che siete tutti sotto osservazione per la scelta dei capitani, perciò Weasley - si ferma appena un attimo, affinché il rosso capisca che sta parlando proprio con lui - la prossima volta cerca di pensare meno ai drammi di cuore e più al gioco. Non è indispensabile che il capitano di Grifondoro porti sempre il tuo di cognome. Dopotutto, sono una persona a cui piace spezzare le tradizioni.» Gli lancia un'occhiata di dubbia provenienza, prima di salutare il resto della squadra che sta atterrando nuovamente a terra. Comincia a sistemare le scope che, pian piano, i ragazzi stano impilando alla bell'e meglio, prima di andarsene. Poi la sente, la voce di Malia che avverte la volpe che rimane lì a dare una mano. E in quel momento Sam si sente come le ragazzine in piena fase premestruale. Se da una parte è tutto un "Che ti frega cosa fa lei? Fatti i cazzi tuoi Weasley", dall'altra invece è tutto un "Non ti voglio parlare. Se ti stai fermando per questo, segui il tuo amichetto con beneficio che è meglio". Insomma, un altalenante binomio che lo fa sentire peggio dei primi giorni post trasformazione. Ha lo stomaco in subbuglio ed è costretto a tranquillizzarsi, ficcandosi le unghie nei palmi, appena avverte la sua vicinanza. « Allora? » Allora? Sul serio? Allora? «Allora lo stesso discorso vale per te, per quanto riguarda la questione capitani.» Raccoglie da terra quattro manici di scopa e si avvia verso il deposito, seguendola a qualche passo di distanza. «Ti ho visto piuttosto fiacca oggi in campo - oltre ad essere stata irritante oltremodo - per caso hai fatto qualcosa di stancante ieri notte?» O la sera prima, o ancora quella prima, o chissà, la notte del banchetto, magari. Non riesce ad aggiungere altro di tagliente, perché lei lo afferra per il polso e d'istinto, fa per scrollarsela via di dosso. Ma lei è cocciuta, lo è sempre stata e, per quanto sappia benissimo che basterebbe pochissima della forza che l'animale gli dona per allontanarla, decide di farsi trascinare da lei. Perché ormai si trovano lì e tanto vale parlare. Anche se non ne ha la minima voglia. Lo spinge verso lo spogliatoio maschile e, come lei, stringe le braccia al petto, una volta che la luce fioca li illumina. « Okay, momento della verità, Scamander. Ti prego, dimmi che ti hanno costretto. Dimmi che non avevi scelta e che non sei tornato in questo posto perché ti andava. Altrimenti dovrei picchiarti per questa cazzata colossale, e proprio non mi va. » La sua espressione intimidatoria lo fa sorridere e vorrebbe anche scoppiare a ridere, ma è in fase premestruale, quindi se dice sì è no, se dice no è sì e se dice forse ha già deciso che è un no. Perciò vorrebbe ridere, ma non può farlo perché è infastidito, non sa nemmeno lui per cosa, ma è così. Quindi l'unica cosa che spezza il suo muso lungo è quel mezzo sorriso accennato. Ci pensa su qualche secondo, in fondo è una domanda, la sua, che sembra nascere da una preoccupazione reale per la sua incolumità lì dentro. E questo riesce quasi a levigare, di poco, il suo cattivo umore. «Sono quasi tentato di risponderti che sì, sono qui per mia libera scelta, giusto per vedere dopo circa quanto ti faresti male e ti stancheresti di picchiarmi La guarda negli occhi e fa una smorfia. «Ma no, non sono qui per mia volontà.» Niente di tutto questo lo è. Nemmeno parlarti. «Ma tranquilla, sono qui, è vero, ma se è questo che ti preoccupa tanto, non è nelle mie intenzioni rovinarti la piazza dei tuoi pretendenti. Non mi immischierò in alcun modo» aggiunge, con una lieve scintilla ad attraversargli gli occhi. «Dopotutto sono un professore ora e che ti piaccia o no, devi trattarmi da tale. Soprattutto a lezione.»


    Edited by survivor` - 20/9/2017, 14:03
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    Avverte una certa tensione nell'aria, nei movimenti di Sam e nelle brevi occhiate che le rivolge, ma per quanto si sforzi non riesce a capirla. Era convinta che fosse tutto a posto o, per lo meno, il sorriso tranquillo che le aveva rivolto la sera del banchetto, a distanza, le aveva suggerito così. Ma è solo una sensazione, si dice, il fatto che lo senta così distante anche quando camminano verso i bordi del campo, quasi a metri di distanza l'uno dall'altro. Si dice che dev'essere soltanto troppo paranoica, che non è successo nulla di brutto e che è tutto a posto. Deve essere tutto a posto. Non è certa che riuscirebbe a sopportare un'altra brutta notizia, soprattutto non se riguarda lui. « Allora lo stesso discorso vale per te, per quanto riguarda la questione capitani. Ti ho visto piuttosto fiacca oggi in campo, per caso hai fatto qualcosa di stancante ieri notte? » Aggrotta le sopracciglia, mentre gli rivolge uno sguardo incuriosito e alquanto sorpreso, senza sapere davvero come rispondere a quella che suona tanto come una frecciatina. Anche se non è certa per quale motivo. Si mordicchia leggermente il labbro inferiore, mentre s'impegna a fare mente locale... ma non le viene in mente nulla. La sera precedente l'ha trascorsa nel modo più noioso di tutti, a giocare a scacchi dei maghi con Olympia, nella Sala Comune di Grifondoro, e a farsi schiacciare nel modo più umiliante possibile - com'era ovvio - mentre Rudy alle spalle della rossa faceva il carino e cercava di ingraziarsela in ogni modo, tra suggerimenti di strategie sussurrati all'orecchio e carezze fintamente casuali, tanto che la Stone, nel vedersi quei due di fronte, si ritrovava più volte a roteare gli occhi al cielo e infilarsi due dita in bocca, in modo quasi teatrale. Quindi no, a pensarci bene, non ha fatto niente di troppo stancante, la sera precedente. E continua a non capire a che cosa lui voglia riferirsi.
    « Senti tesoro, fiacco in campo ci sarai tu. Non è che ora solo perché sei entrato nella squadra delle superstar puoi metterti a giudicare in questo modo come volo » tenta di stemperare un poco l'atmosfera con una battuta dai toni leggeri, seguita da una risata serena. Tuttavia deve essere onesta con se stessa, l'idea di essere valutata da un suo ex compagno in una delle materie a cui tiene di più non le fa particolarmente piacere, sia perché, per quanto professionale, non crede Sam possa essere davvero obiettivo nei suoi confronti; e poi perché, in tutta onestà, si è sempre ritenuta tanto brava quanto lui nel volo, e la prospettiva di sentirlo darle ordini e suggerimenti in campo la irrita non poco. Oltre all'idea che debba essere lui a scegliere i capitani delle squadre di Quidditch. Sa già che, nel caso in cui non dovesse ottenere la carica, ci rimarrebbe male dopo tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni; eppure, se anche le dovessero concedere l'onore di capitanare la squadra, non riuscirebbe a sentirla come una vittoria personale, e anzi, con Sam come giudice primario sentirebbe quasi di non esserselo davvero meritato.
    Una volta all'interno dello spogliatoio, resta ferma, a neanche un metro di distanza da lui, le braccia conserte e l'espressione seria. Non capisce per quale motivo aleggi questa strana atmosfera tra loro due; non sa venirne propriamente a capo, ma forse è più una sensazione che altro. In fin dei conti, Malia, per quanto lo fosse fino a qualche giorno fa, non è davvero arrabbiata con lui per essere tornato. C'è una piccola parte di lei, poi - che detesta con tutta se stessa per l'egoismo che riesce a tirar fuori - che è anzi quasi felice dell'idea di poterlo vedere ancora tutti i giorni, seppur in un contesto tanto triste.
    « Sono quasi tentato di risponderti che sì, sono qui per mia libera scelta, giusto per vedere dopo circa quanto ti faresti male e ti stancheresti di picchiarmi. » Sorride, nell'incrociare lo sguardo con quello di lui. Entrambi sanno perfettamente che sarebbe una battaglia più che persa, quella di lei che cerca di provocargli del male fisico, ma tutti e due sanno benissimo anche che Malia non è una che si arrende facilmente, e che sente quasi il bisogno di mostrare al mondo la propria combattività. E Sam lo sa, che di fronte ad un invito del genere, anche se consapevole di avere una perdita fra le mani, Malia non si tirerebbe indietro per nulla al mondo. Grifondoro stupidi e testardi, è pur sempre una di loro.
    « Lo sai che non mi do per vinta facilmente » dice per tutta risposta, appoggiandosi con la schiena alla porta chiusa del piccolo spogliatoio, e rivolgendogli un sorriso breve; almeno fino a quando non lo sente pronunciare le parole successive, quelle che tanto temeva e sperava al contempo.
    « Ma no, non sono qui per mia volontà. »
    Sospira, profondamente. Abbassa lo sguardo, scuotendo leggermente la testa, mentre lascia cadere le braccia lungo i fianchi, con fare impotente. Li detesta, tutti quanti. Kingsley, gli uomini al Ministero, e ora perfino i Falcons. Li odia con tutta se stessa, per come stanno cercando in tutti i modi di rovinare il loro mondo, fare a pezzi le loro vite giorno dopo giorno. Tende una mano nella sua direzione, arrivando a sfiorare quella di lui. « Sam, io- »
    « Ma tranquilla, sono qui, è vero, ma se è questo che ti preoccupa tanto, non è nelle mie intenzioni rovinarti la piazza dei tuoi pretendenti. Non mi immischierò in alcun modo » Lui però non le dà il tempo di continuare, ma continua a parlare, quasi piccato, come se lei avesse appena detto qualcosa di poco carino o irrispettoso. Aggrotta le sopracciglia, decisamente confusa da quell'affermazione così strana, e scuote leggermente la testa, con fare interrogativo. Lo guarda, in attesa di una spiegazione, che però non arriva.
    « Rovinarmi la piazza, Sam di che stai- »
    « Dopotutto sono un professore ora e che ti piaccia o no, devi trattarmi da tale. Soprattutto a lezione. » Spalanca gli occhi, sempre più sorpresa di fronte a una tale reazione. La fronte corrugata, si ritrova a sorridere, forse per lo sbalordimento che gli provocano quelle parole. Ma probabilmente le sta interpretando male. Forse Sam sta solo scherzando, forse il tono piccato che lei avverte nella sua voce è dovuto a qualcos'altro; magari è solo irritato per altri motivi.
    tumblr_n7nndrxS7W1slnor8o1_250
    « Andiamo, sul serio te la sei presa per poco fa? » ride, per poi dargli un pugno leggero sulla spalla, con fare amichevole. « Okay scusa, forse ho un pochino esagerato, ma lo sai che ti prendevo in giro. Fa ancora un po' strano vederti nelle vesti di professore » pronuncia quell'ultima parola con un tono più grave e pomposo, per poi ridere divertita. « Ma stai andando alla grande, davvero. Sei un sacco autoritario e professionale, devo riconoscerlo. E tutte le studentesse non riescono a toglierti gli occhi di dosso. Giuro che non ti rovinerò la piazza con nessuna di loro... a partire da ora » ride, e quando punta gli occhi nei suoi il suo sorriso ha un che di birbante. Deve ammettere di non aver amato particolarmente quella trepidazione che da giorni travolge il Castello, riguardante il nuovo professore di Volo. Ed essendo una delle sue rinomate amiche di scuola, si era ritrovata con orde di ragazzine intorno pronte a chiederle qualunque consiglio potesse essere utile a conquistarlo. Stanca della cosa, e soprattutto irritata, giusto ieri sera si è ritrovata a sussurrare all'orecchio di una Tassorosso del quarto anno che in realtà il professor Scamander era segretamente omosessuale, ma che - mi raccomando Shirley, è di vitale importanza! - era un'informazione che non doveva conoscere nessuno. Un po' si pente di questo gesto in effetti, ma non può più tirarselo indietro, e quindi non c'è motivo di confessarglielo adesso. Lo osserva sottecchi, attenta alle sue reazioni, e si ritrova a corrugare la fronte quando si accorge della sua espressione. Decisamente poco convincente. Inclina leggermente la testa di lato, curiosa. « Ehi, ma si può sapere che c'è? » si avvicina un poco, nel tentativo di catturare la sua attenzione, per poi strattonare leggermente un angolo della maglietta di lui. « È per caso quel giorno del mese o cosa? » cattura il suo sguardo, prima di lasciarsi andare ad una risata leggera.
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    776
    Reputation
    0
    Location
    Durmstrang

    Status
    Anonymes!
    « Lo sai che non mi do per vinta facilmente » Purtroppo Sam lo sa bene. Conosce la testardaggine che caratterizza Malia. Sa anche quanto sia dura quella testa che si ritrova a portare in giro sopra il collo, perché non importa quanto sia difficile o pericolosa una cosa che le si prospetta di fronte, lei continua ad andare avanti, ad oltranza. E a rispondere, ad oltranza. Anche quando la causa è persa in partenza, come lo è quella di provare a menarlo. Per quanto Sam conosca bene i gangi destri che sa sfoderare la Grifondoro, la sensazione dolorosa che provava quando era un umano si è andata dissolvendo, quando gli è stato fatto il dono. E Malia conosce bene quella disuguaglianza a livello concettuale, eppure sì, non si dà per vinta, nemmeno in quel frangente. Scuote la testa, appoggiando le spalle agli armadietti di metallo che ha dietro di sé. Fosse stato un altro giorno avrebbe sorriso e sarebbe stato al gioco. Probabilmente le avrebbe anche fatto tentare la sorte, lasciandola provare anche solo ad avvicinarsi al fargli provare dolore. Ma non è un altro giorno. E il suo umore è più buio che mai. Riconosce alla perfezione di avere il ciclo, quello maschile. I segni ci sono tutti: scazzo facile al minimo movimento sbagliato, umore altalenante alla minima parola messa fuori posto, frecciatine lanciate con la stessa cura e minuzia di un arciere provetto. Insomma, i tipici segnali che fanno intuire la gelosia latente che serpeggia sotto la pelle, ma che non vuole uscire allo scoperto. Che? Gelosia? Geloso di cosa? Lui continua a non ammettere a se stesso il fastidio che prova anche soltanto ritrovandosela davanti. Perché lei è stata con qualcun altro. Ti aspettavi forse che ti aspettasse? Certo che no, non in maniera consapevole, perlomeno. E si sa, certe situazioni riescono a sfuggire di mano ancor prima che la mente capisca cosa effettivamente stia accadendo. E quando lo fa, la maggior parte delle volte è troppo tardi per tirarsi indietro. Perché le frecciatine le ha già lanciate, il muso lungo è già abbastanza evidente, il suo umore ballerino ancora di più. Perciò l'unica cosa che gli rimane da fare è guardarla di sottecchi, accennando un mezzo sorriso, quando lei tenta di dire qualcosa che gli faccia capire che prova compassione nei suoi confronti. « Rovinarmi la piazza, Sam di che stai- » Parlando? Non lo sa nemmeno lui di cosa sta blaterando. Non ha idea della portata delle stronzate che stanno uscendo dalla sua bocca. Ma basta dirle, fin tanto che non arrivino al vero punto. E allora si da un certo contegno per risultare autorevole, per risultare il professore autoritario che ormai deve essere diventato. Perché Malia può essere sua amica lì, quando non c'è nessuno, ma deve essere studentessa come qualsiasi altro della sua classe quando è insieme agli altri, durante le lezioni di Volo, in giro per il Castello, durante pranzi e cena in Sala Grande. E deve essere giudicata da lui, accettando il suo giudizio, che lei lo voglia o meno. « Andiamo, sul serio te la sei presa per poco fa? Okay scusa, forse ho un pochino esagerato, ma lo sai che ti prendevo in giro. Fa ancora un po' strano vederti nelle vesti di professore » Incassa il pugno non scostandosi nemmeno di un centimetro. Scuote la testa, sospirando. «Lo so che è strano, io nemmeno mi ci vedo, eppure sono costretto a farlo, si spera per il minor tempo possibile.» Se tu riuscissi a rendere quell'ora a settimana un po' meno pungente saremmo tutti a cavallo. Ma non glielo dice, perché in realtà, in circostanze differenti, con classi e persone differenti alle quali insegnare, lui è quel genere di prof. Quello che ride alle battute, quello che è sì professionale, ma che sa stare anche al gioco, rendendosi conto
    tumblr_omohw4Cca91qacikho2_400
    che ha pochissimi anni in più rispetto alla maggior parte degli studenti. E' sia professore, che amico con altre persone, ma non riesce a farlo con Malia. Perché l'ha vista. L'ha vista entrare nel bagno dei Prefetti, ubriaca come era stata poche volte. Con il suo baldo e fidato amico al suo fianco, più ubriaco di lei, se possibile. Si trovava a pattugliare quel piano per una semplice ronda notturna e si era ritrovato ad essere testimone di quel teatrino da far storcere il naso, che si era concluso con il sordo rumore della chiave che girava nella serratura, dietro le spalle di Malia. E Sam aveva capito, all'istante. Lui c'era andato così tante volte in quel bagno, negli anni passati e forse solo una o due volte non aveva concluso niente, e soltanto perché il suo accompagnatore era Dean. E gli rode il culo da quella sera, sì.
    « Ma stai andando alla grande, davvero. Sei un sacco autoritario e professionale, devo riconoscerlo. E tutte le studentesse non riescono a toglierti gli occhi di dosso. Giuro che non ti rovinerò la piazza con nessuna di loro... a partire da ora » Lei ridacchia e lui non si unisce alla risata generale. Cosa impensabile per due amici come lo sono loro due. «Ah perché ti interessa la mia di piazza? Avevo capito che ti interessasse quella di qualcun altro, a dire il vero, ma devo essermi sbagliato. Mea culpa» La piazza di qualcun'altra, comunque sia, l'hai rovinata.Questa volta è lui a ridere. Stringe più forti le braccia al petto, come a volerla tenere a distanza, con quel di troppo tra di loro ad ostacolare qualsiasi avvicinamento. «Tranquilla, comunque. Non sono più le studentesse ad interessarmi.» Alza entrambe le sopracciglia, ambiguamente, e in quel momento che lo fa, sa di essere uno stronzo. Sta tornando a fare la cosa che più gli riesce bene: il pezzo di merda. « Ehi, ma si può sapere che c'è? È per caso quel giorno del mese o cosa? » Rotea gli occhi verso il cielo e scioglie la presa delle braccia. Sta parlando della luna piena o del ciclo che sembra averlo investito in pieno? Comincia a camminare, perché se cammina pensa e generalmente quando pensa non dice stronzate. Ma ancora una volta, non è questo il giorno. Perché questo è il giorno in cui Samuel Scamander decide di sparare cazzate random, giusto per il piacere di sentirsi più leggero, per sentire di meno il peso di quel fastidio incondizionato. Quindi cammina, non pensa chiaramente e continua a camminare, accennando una risata. «No, tranquilla, quel giorno del mese ce l'ho avuto un paio di giorni fa. Grazie per l'interessamento.» Risponde infine, lanciandole un'occhiata obliqua. «Ma è buffo che sia proprio tu a parlare di quel giorno del mese. Hai controllato il tuo calendario? Tutto a posto?» Le domanda, con un sorriso beffardo a distorcergli le labbra. «No perché, sai, sarebbe una situazione un tantino imbarazzante se questo mese non ti arrivasse quel giorno Fermati prima di dire un'altra cazzata. Fermati, sei ancora in tempo, puoi rimediare dicendo che sei stressato. Il Ministero, le pressioni mediatiche, lavorare con degli undicenni con evidenti problemi a connettere il cervello, una volta a 20 metri da terra. Puoi ancora dire una cazzata per rimediare. Ma non dire quella cazzata che ti sta scivolando sulla lingua, pronta ad essere sganciata fuori. Non dirla. «Sarebbe un vero scandalo. Gli anni passati ci sono state delle presunte gravidanze, ma mai confermate o comunque portate a termine. Insomma, io starei molto attenta fossi in te. Farei anche un test magari, non si sa mai. Perché con te le malelingue mangerebbero a colazione, pranzo, merenda e cena.» E niente, alla fine sente il bisogno di dirla, chissà perché. Si siede sulla panchina più vicina, congiungendo le mani di fronte a sé, con il capo abbassato e il corpo scosso da una risata roca. «E si farebbero anche un bell'aperitivo sostanzioso se il bambino venisse fuori con l'inconfondibile criniera rossa.» Alza di scatto la testa, serio e la guarda, senza alcuna vergogna. E ora? Credi sia stata una grande mossa il rinchiuderci qui dentro a parlare?
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    Malia Stone, poverina, è nata con una specie di ritardo. Niente di troppo grave, per carità: è una ragazza piuttosto sveglia in tutto, capace di fare ragionamenti sensati e anche abbastanza complessi, eppure, per qualche strana ragione, ci sono cose a cui arriva più tardi del solito. Avete presente quando qualcuno vi dice qualcosa, mirata a farvi capire un significato celato delle proprie parole, e nella vostra testa scatta come una campanella, uno schiocco di dita che vi apre la mente e vi concede di capire meglio e leggere tra le righe del discorso del vostro interlocutore? Ecco, questa sorta di strano meccanismo intuitivo non esiste nella mente del Grifondoro o, come dire, è per lo più guasto, e quando si decide a funzionare come si deve, lo fa sempre un po' a rilento. È per questo che nel momento in cui il biondo parla di piazze che le interessano, e ci mette pure dentro roba in latino, il cervello della povera Stone va un po' in tilt, senza effettivamente capire a cosa si stia riferendo, e che cosa voglia dire quel ghigno ironico che spunta sulle sue labbra, quasi a mo' di scherno. Aggrotta le sopracciglia, decisamente confusa, e fa per chiedere delle spiegazioni, quando lui riprende a parlare.
    « Tranquilla, comunque. Non sono più le studentesse ad interessarmi. » Queste parole, invece, le capisce un po' di più; e di certo coglie la velata frecciatina, anche se non riesce a comprenderne il motivo che vi sta dietro. Sente una stretta allo stomaco, nell'avvertire quello sguardo duro addosso, e si ritrova a deglutire, mentre si sforza di puntare gli occhi su qualcos'altro alle sue spalle, non essendo capace di sostenere ancora per molto quelle iridi chiare che all'improvviso, nel giro di un paio di parole, sembrano essersi fatte così velenose. E non sa esattamente quale sia il problema, perché quella frase detta in quel modo suoni così strana alle sue orecchie; eppure, forse è il modo in cui la pronuncia, o il tono della voce, oppure anche l'occhiata che le rivolge in quell'istante, ma per qualche motivo le fa male. Non capisce da dove nascano queste parole, però riesce a percepire che non le faccia particolarmente piacere sentirle. Ma certo, che stupida che sei Malia, si ritrova a ripetersi mentalmente, e quasi in contemporanea si costringe a scrollare via quel pensiero con una stretta di spalle. In fondo lei non si aspettava niente. Niente di niente. Non pensava nemmeno di rivederlo più per mesi, quindi figuriamoci se sentirlo dire queste cose le fa male. Sì, insomma, chi se ne frega.
    Lo guarda dal basso, l'espressione improvvisamente più dura che si adatta a quella di lui, le braccia che istantaneamente si incrociano al petto, imitando la sua posizione. Per qualche motivo, Sam oggi ha deciso che devono essere distanti. E questo sì, lo ammette, le fa un po' più male, perché avrebbe sperato quanto meno in un abbraccio o in un sorriso, dopo settimane di lontananza. Ma oggi c'è qualcosa che non va, che non capisce. È come se all'improvviso Sam non fosse più tanto Sam, come se ci fosse qualcosa a turbarlo, anche se è impossibile definire cosa. « Beh, buono a sapersi » risponde allora, piccata, a quella che è suonata decisamente come una provocazione alle sue orecchie, le braccia strette al petto con più vigore, come a volersi riparare da un attacco che sente sta per arrivare. Perché a questo punto è chiaro che, per un motivo o per un altro, Samuel Scamander ce l'ha con lei.
    « Ma è buffo che sia proprio tu a parlare di quel giorno del mese. Hai controllato il tuo calendario? Tutto a posto? No perché, sai, sarebbe una situazione un tantino imbarazzante se questo mese non ti arrivasse quel giorno. » Piega la testa di lato, osservandolo dal basso, con fare inquisitorio. C'è una campanella, in fondo alla sua testa, che comincia a suonare in modo tenue, da lontano, come una di quelle sveglie mattutine che partono lente e ad un volume basso per risvegliarti in modo non troppo brusco. È un pensiero vago, il suo, un interrogativo curioso e quasi di fantasia. Che sappia...? Niente di preoccupante. Se lo sta immaginando. « Io starei molto attenta fossi in te. Farei anche un test magari, non si sa mai. Perché con te le malelingue mangerebbero a colazione, pranzo, merenda e cena. E si farebbero anche un bell'aperitivo sostanzioso se il bambino venisse fuori con l'inconfondibile criniera rossa. » Come reazione immediata, Malia si ritrova a dischiudere le labbra, un'espressione sorpresa - quasi sconvolta - che le aleggia in viso. Beh, questo proprio non se lo aspettava. E chissà perché, però l'ultima cosa che avrebbe voluto era proprio questa, che Sam venisse a sapere della nottata del banchetto con Fred, che se la immaginasse con qualcun altro. Non sa nemmeno spiegarsi il motivo di questo pensiero, ma tant'è. Si stringe nelle spalle, mentre si morde leggermente il labbro inferiore, nervosa, stringendo ancora di più le braccia al petto. Non è certa di come lui sia venuto a sapere dell'altra sera, ma in fin dei conti è probabile che qualche suo amico Grifondoro abbia spiattellato qualcosa sul modo in cui lei ed il rosso hanno lasciato la Sala Comune, lasciandogli trarre le proprie conclusioni. Pensa che potrebbe benissimo mentire, a questo punto, dirgli che sta immaginando tutto quanto, che non è successo proprio niente - perché, insomma, nessuno al di là di lei e Freddie potrebbe averne la certezza - ma raccontare menzogne in modo tanto gratuito non sarebbe proprio da lei.
    E poi - si ritrova a riflettere, all'improvviso, la bocca già aperta per parlare - per quale motivo dovrebbe mentire? Ha forse fatto qualcosa di male?, ricorda a se stessa, giusto in tempo, prima di rispondergli.
    « È vero, ho fatto una cazzata. Colossale. Ma ero ubriaca e avevo fumato, anche tanto, e a stento riuscivo a capire cosa stessi facendo. Non è una giustificazione valida, lo so... » e qui punta gli occhi dritti in quelli di lui, lapidaria « ma d'altronde devo davvero giustificarmi? Con te? » A questo punto ride, non sa se per il nervosismo o per l'assurdità di tutta questa situazione. Lo guarda dall'alto, col suo ghigno irriverente e la sua espressione amara, come se la stesse prendendo in giro, come se volesse farle sputare delle scuse che non lui si merita. Che lei non deve a nessuno. Se lo ripete, mentalmente, di nuovo, affinché il concetto le sia chiaro. Perché sarebbe così facile stringersi nelle spalle, ammettere che è stato un nonnulla, uno sbaglio tremendo e sottolineare che non potrebbe mai più capitare - tutto vero, per carità - ma perché sente quest'istinto? E allora si costringe a non fare nulla di tutto ciò, per principio. Assottiglia lo sguardo, puntandolo dritto sulla figura di lui, mentre piega leggermente la testa. Come se non volesse farlo fuggire dalla sua attenzione. « Da che pulpito viene questa predica, Sam? Ti senti offeso perché sei venuto a saperlo da altre fonti, e non sono invece corsa subito da te a fare un pigiama party, e raccontarti ogni minimo dettaglio come le amichette del cuore? Se vuoi rimediamo subito » Le viene da ridere quando lo dice. Questo le avrebbe fatto comodo di sicuro, considerato che a Olympia della nottata è in grado di raccontare poco e niente. Per carità, potrebbe, ma è certa che non sarebbe piacevole per nessuna delle due. « O mi stai forse riprendendo perché sono stata facile? » Quest'ultima parola scivola fuori dalla sua lingua in un tono quasi amaro e sprezzante. Non ci crede tanto, a questa seconda opzione; o, per lo meno, non vuole crederci. Perché l'affetto che li lega, e che li ha sempre legati nonostante tutto, dovrebbe impedirgli di fare questo tipo di insinuazioni. Non è da lui, e sarebbe da stupidi a prescindere, perché, conoscendo da tutti questi anni il carattere della Grifondoro, sa bene che dinanzi a un'asserzione di questo tipo lei non se ne starebbe zitta a incassare passivamente il colpo. Ma per adesso, ancora incerta su quali siano le vere motivazioni che l'hanno spinto a parlare in questo modo, rimane in silenzio, decidendo di concedergli il beneficio del dubbio. Anche perché c'è una terza spiegazione/possibilità che le viene in mente. « Oppure è gelosia la tua? Hai quell'aria incazzata non perché sono stata con Fred, non perché non te l'ho detto, ma perché sono stata con qualcuno? » Crede di avvertire i battiti che accelerano, dentro al petto. Questa è veramente l'ipotesi più assurda, tanto che le viene anche da ridere mentre ci pensa. E forse arrossisce un po' mentre ne parla. Resterebbe in questo stanzino malconcio a scervellarsi per ore nel tentativo di trovare una ragione più valida alle battute sarcastiche di lui, piuttosto che prendere per buona questa eventualità così fuori contesto, così poco da Sam.
    tumblr_inline_n6bprunhWq1sp5ew5
    A essere sincera non capisce con precisione, come, dalla sua preoccupazione circa l'incolumità di lui, siano arrivati a parlare alle nottate di lei. « Certo, questo comportamento sarebbe davvero un po' ipocrita da parte tua, a pensarci bene. » Ride, ora, ad alta voce. Posa gli occhi nei suoi ed è davvero divertita da questa situazione, dal suo fare piccato, dal suo tono di giudizio. « Considerato che io nemmeno ti ho chiesto il numero delle ragazze con cui sei stato quest'estate, e se si possono contare con le dita delle mani. Che faccio finta di non essere interessata.» Considerato che sono anni che sto a guardarti mentre ti passi, ad una ad una, tutte le ragazze del castello, e sorridi affabile ad ogni nuova conquista. Considerato che forse non lo sai, Sam, ma tu mi hai sempre fatto un po' male.
    Si stringe nelle spalle, allora, mentre compie un passo nella sua direzione, con aria decisa. Questa è la Malia Stone che non si fa mettere i piedi in testa, pensa. È quella che mette da parte cotte, debolezze ed infatuazioni, che non permette a nessuno di dirle come si fanno le cose. Che non ha bisogno di nessuno per difendersi e per far valere le proprie posizioni. Che conserva le ricevute collezionate e aspetta il momento giusto per mostrarle al proprio debitore. « O magari non c'entra proprio niente tutto questo, e mi stai dicendo queste cose solo perché ti senti in vena di una battuta, e di farci una risata insieme. In questo caso penso che tu abbia una spiegazione plausibile per il fastidio che ti leggo in faccia. »
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    776
    Reputation
    0
    Location
    Durmstrang

    Status
    Anonymes!
    « È vero, ho fatto una cazzata. Colossale. Ma ero ubriaca e avevo fumato, anche tanto, e a stento riuscivo a capire cosa stessi facendo. Non è una giustificazione valida, lo so... ma d'altronde devo davvero giustificarmi? Con te? » C'è un punto fondamentale da chiarire nel disegno generale: Sam non ama litigare. Gli può piacere i risvolti che si hanno grazie ad una sana litigata furente, ma sprecare energie per rispondere agli insulti e alle frecciatine gli sembra decisamente inutile. Quindi non vorrebbe litigare con Malia, soprattutto partendo dal presupposto che ha ragione, da vendere. Lei non gli deve alcuna giustificazione. Così come lei è sempre stata libera di fare qualsiasi cosa, allo stesso modo lo è sempre stato pure lui. Quindi su quel punto non si discute, anche se lui non riesce ad essere sottile come vorrebbe. Perché il fastidio lo prova eccome, mentre lei confessa, mettendogli i fatti sul tavolo, così da confermare parola per parola ogni sua teoria, rimasta soltanto tale fino al momento in cui lei ha aperto bocca. Una smorfia sfigura le labbra, mentre la guancia si riempie per qualche secondo, per poi rilassarsi subito dopo. La cosa che più gli dà fastidio è provarlo quel fastidio. Prova emozioni contrastanti e fa di tutto per richiudere il coperchio di quel vaso. Lo spinge fino in fondo, cercando di avvitarlo, ma dal suo vaso di Pandora ha deciso di rimanere fuori quella sensazione. Non vuole andarsene, diventa un sibilo sordo che non lo fa ragionare a mente lucida, perché l'unica cosa a cui riesce a pensare è a quella criniera rossa e a lei. Le immagini di loro due insieme gli slittano veloci davanti agli occhi e lui è costretto a chiuderli, stringendoli forte, per scacciarli via. Vaffanculo pensa. Al posto di Malia, in condizioni così disastrate, sa benissimo che avrebbe fatto la stessa cosa. Probabilmente il giorno dopo non se ne sarebbe nemmeno ricordato. Gli è successo talmente tante volte da risultare davvero ipocrita, persino alle proprie orecchie. E allora perché continui a fare il deficiente? Perché è una questione di principio, non sa esattamente di che tipo, ma lo è. L'andare con il rosso malpelo non è un torto che ha fatto fisicamente a lui, certo, eppure è come se lo fosse, nella sua complessa e totalmente deviata logica. Perché in quel momento riesce a vedere soltanto quello che ha fatto lei e non quello che fa continuamente lui. «Oh no, tesoro, non devi delle giustificazioni a me. In fondo, che cosa siamo sempre stati io e te?» Le domanda, con un sorrisetto ambiguo che compare sulle sue labbra. «Amici? Amici che hanno scopato una volta, così, per salutarsi? Ma mai nulla di più.» Sa, sa quanto ognuna di quelle parole può ferirla. Riesce a ferire persino se stesso, eppure continua perché in fondo è questo che fa sempre. Fare il testa di cazzo con le persone a cui vuole più bene. «Le giustificazioni è probabile che tu le debba dare a qualcun altro, non di certo a me, sia mai Fa spallucce, prima di appoggiare la schiena contro il ferro battuto verticale che tiene in piedi la lunga panca sul quale è seduto. « Da che pulpito viene questa predica, Sam? Ti senti offeso perché sei venuto a saperlo da altre fonti, e non sono invece corsa subito da te a fare un pigiama party, e raccontarti ogni minimo dettaglio come le amichette del cuore? Se vuoi rimediamo subito » Scoppia a ridere, senza riuscire a trattenersi. Si piega in avanti, scosso dalle risate, con le lacrime agli occhi. «Oh no, ti prego! Posso fingere di essere l'amichetto che ascolta tutte queste manfrine solo per quel finale ben delineato e non mi sembra questo il caso.» Riesce a dire, infine, quando si riprende. Si passa una mano sul viso, per pulirsi dalle lacrime di riso che sono sgorgate dai suoi occhi. « O mi stai forse riprendendo perché sono stata facile? » Ahia, qui si mette male. Perché sì, una o due volte lo ha pensato. Per una manciata di secondi soltanto, un pensiero rabbioso che gli ha attraversato la mente come una cometa. «Di certo credevo tu dessi al sesso un peso differente Punta i suoi occhi in quelli di lei e le sue parole sembrano tanto voler ricordare ed entrambi la notte che hanno condiviso. Perché con lui era stato un crescendo di situazioni, sorrisi, eventi drammatici, pianti, risate. Con Fred Weasley era stato un "Ops, avevo bevuto, avevo fumato, non sapevo dove fosse finita la mia biancheria e una cosa tira l'altra sai.." «Ma se pensi una cosa del genere, forse c'è, dico così, tanto per dire, una coda di paglia che comincia ad infastidire il tuo subconscio. Io mi farei qualche domanda, fossi in te.» Arriccia le labbra in una smorfia, che non vuole essere derisoria, ma di pura constatazione dei fatti. Sam sente di essersi difeso abbastanza bene, è soddisfatto delle frecce che è riuscito a schivare con anni e anni di onorata esperienza alle spalle e così si alza, pronto a salutarla con la
    tumblr_nlmfo48QMz1uq3hz9o6_250
    scusa della cena, delle responsabilità, tutte quelle stronzate. Ma no, quell'idea va in frantumi con la domanda che Malia gli indirizza dopo. Eh no, perché lei non ha finito. Lei deve continuare a domandargli perché. Perché le donne sono fatte così. Vogliono avere sempre l'ultima parola e quando pensano di aver trovato qualcosa sotto la superficie, cominciano a scavare, a scavare, costruendo profonde gallerie fin quando la loro sete di sapere ancora e ancora non si sazia. E Malia, alla fine, l'ha trovato quella crepatura nei discorsi di Sam. « Oppure è gelosia la tua? Hai quell'aria incazzata non perché sono stata con Fred, non perché non te l'ho detto, ma perché sono stata con qualcuno? » Si guardano, lui in cagnesco, lei con uno sguardo strano. Sente che gli si stanno dilatando le narici, come quando è davvero incazzato. Come quando la sua nuova natura richiede la sua totale attenzione. Perché l'animale, in quel momento, vuole uscire e dare sfoggio delle proprie abilità creative. «Che? Io geloso di te? Oh, oh, ti piacerebbe Sganciata la bomba e da lì è tutta in discesa ormai. «Ma che cazzo dici, Malia? Sei ancora ubriaca e fumata? Non capisci che cosa stai dicendo e facendo anche ora?» Le domanda, avvicinandosi di qualche passo, spingendola ad indietreggiare verso la sfilza di armadietti a muri. « Certo, questo comportamento sarebbe davvero un po' ipocrita da parte tua, a pensarci bene. Considerato che io nemmeno ti ho chiesto il numero delle ragazze con cui sei stato quest'estate, e se si possono contare con le dita delle mani. Che faccio finta di non essere interessata. » Din din din, bingo al tavolo Scamander, signori e signore. Sorride, perfido, mentre la costringe tra il proprio corpo e la parete di fondo. «Ahhhh!» Sciabola le sopracciglia verso l'alto come a dire "E qui si scoprono gli altarini!" «Com'era?» comincia, mimando le virgolette di apertura con le dita «"Che faccio finta di non essere interessata"? Che vuoi dire con questo, Malia? Che per caso sei interessata a me? Alle ragazze che mi girano intorno? A chi mi scopo? E' questo che intendevi?» Inclina la testa di lato, mentre fa ancora un passo avanti, sicuro della sua nuova posizione. Perché se lei crede di essere l'unica in grado di fare quelle domande che ti mettono con le spalle al muro, beh, si sbaglia di grosso. Perché la tattica della messa all'angolo l'ha inventata Samuel Scamander per sfuggire all'ira funesta della tizia di turno che lo rincorreva con la ciabatta perché non si ricordava nemmeno il suo nome. E quella tattica è un portarsi a casa il punto assicurato, perché confonde, totalmente, tanto da lasciare l'avversario senza parole, incapace di replicare in un modo coerente che non implichi fottersi l'intero alibi. Neanche fa caso alla sua ultima fiacca replica, che sarebbe stata fin da subito la scappatoia migliore a quella situazione. Sam ci avrebbe dovuto pensare subito, ma ahimè, c'è un motivo se non è stato smistato a Corvonero. Pensare prima di dar fiato alla bocca non è mai stato lo schema di gioco nella sua mente. «Quindi? Che mi sta a significare una cosa del genere? Che volevi fare una battuta? Mh, ci credo poco. Non le fai così fiacche di solito.» Smorfia tattica. «Che ti interessa come ho passato l'estate? Ci siamo sentiti e visti spesso, avresti potuto chiedermelo in quei momenti, ma guarda caso esce ora. Ora che ti viene fatto un accenno riguardo la sua vita sessuale. Le coincidenze della vita eh?» Totalmente padrone della mossa "Rigirare la frittata sempre", Sam la guarda dall'alto con uno lampo furbo a fargli brillare gli occhi. «Vuoi provare a spiegarmi come devo interpretarla, oppure vado per la via più lampante?» Sbatte le ciglia, riprendendo fiato. «Ti prego, aiutami a capire. Altrimenti credo che potrei facilmente fraintendere.»
     
    .
  7.     +2    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    « Oh no, tesoro, non devi delle giustificazioni a me. In fondo, che cosa siamo sempre stati io e te? Amici? Amici che hanno scopato una volta, così, per salutarsi? Ma mai nulla di più. » Quanto vorrebbe, Malia, che quelle parole non la ferissero nel modo in cui fanno. Vorrebbe, con tutta se stessa, poter essere immune a quella verità, sentirla scivolare addosso come pioggia su un vetro impenetrabile, dimenticarsene subito. Invece lei è di spugna, assorbe tutto quanto, e più sente meno è leggera, più è stanca. Sam in fin dei conti non fa che descrivere la loro effettiva situazione; certo, con una delicatezza inesistente, con quel sorriso bastardo stampato sulle labbra, ma dice pur sempre cose esatte. E la verità, si sa, in questi casi fa male più di qualunque altra cosa.
    « Appunto » rimbecca lei, prontamente, suo malgrado, le braccia incrociate al petto e l'aria già battagliera. Se Sam oggi ha voglia di litigare con lei, allora è quello che faranno. E dovrebbe saperlo bene, lui, che difficilmente Malia Stone batte in ritirata.
    « Le giustificazioni è probabile che tu le debba dare a qualcun altro, non di certo a me, sia mai. » Aggrotta le sopracciglia. Questa battuta non la capisce a pieno, e la spiazza per qualche istante, la mente che vaga da tutte le parti per trovare una risposta. Un'ipotesi spaventosa le balena tra i pensieri per un momento: che Sam li abbia denunciati? Che questo qualcuno a cui sarà obbligata a fornire una giustificazione sia la Branwell, o Kingsley in persona? Si obbliga a non crederci, perché, per quanto illogico e incomprensibile possa essere il suo comportamento al momento, una mossa del genere, fatta da lui poi, sarebbe proprio da pezzo di merda di prima categoria. Non può essere questo quello che vuole dirle.
    « Bene. Allora, nel momento in cui dovrò giustificarmi con questo qualcun altro che dici tu, sarà questa persona a palesarsi a me, suppongo. Continuo a non capire cosa c'entri tu in tutto questo. » Piega leggermente la testa di lato, l'espressione soddisfatta. È pronta a rispondere per le rime a qualunque cosa lui dirà, perché lo sa, accidenti, lo sa eccome, che lui non ha nessuna motivazione valida per comportarsi in questo modo, e mostrare una reazione tanto esagerata per qualcosa che non lo riguarda minimamente da vicino. Come lui stesso ha tenuto a puntualizzare, d'altronde.
    tumblr_n7mnebGLAT1rk55ato1_250
    Si ritrova a domandarsi come siano finiti a battibeccare così, considerato che lei aveva cercato di avvicinarlo soltanto per sapere se stesse bene, per essere gentile. Si chiede perché, da un anno a questa parte, quasi tutti i loro incontri siano sempre occasione di una discussione, più o meno grave. Forse, pensa, a un certo punto, tra i litigi e i mesi trascorsi in silenzio, e i segreti di lui e l'orgoglio di lei, hanno semplicemente smesso di essere Sam e Malia, quelli delle canne di nascosto nei sotterranei, e sono diventati altre persone, che hanno difficoltà a incastrarsi e capirsi come facevano una volta. Non riesce a pensare ad altro, la Stone, in questi istanti. Non lo capisce. Fa di tutto per mettersi nei suoi panni, ma più ci prova e meno comprende quelle battute sarcastiche che sputa con fare velenoso, quei sorrisi bastardi, quelle grasse risate che lo scuotono da capo a piedi e che suonano tanto, alle sue orecchie, come una presa in giro bella e buona. Resta a fissarlo, offesa da quell'atteggiamento che non pensa proprio di meritarsi, una mano ferma sul fianco e l'espressione spazientita.
    « Di certo credevo tu dessi al sesso un peso differente. » Devo essermi persa, perdonatemi; ma da quando questa conversazione si è trasformata in un concorso a premi dal tema "trova la frase che più può far male alla Stone"? Un abile giocatore, questo Scamander; capace di colpire dritto in quelle ferite scoperte con le sue frecce scagliate alla perfezione al centro del bersaglio, esperto nella scelta di quelle parole tanto incisive da rimanere impresse sulla pelle come un marchio di fuoco. In poche battute è stato in grado di mostrare alla Grifondoro una sorta di cattiveria che non crede di avergli mai visto addosso, prima.
    Si stringe nelle spalle, sforzandosi di fingere indifferenza. Sebbene quelle ultime parole siano state un po' come un pugno allo stomaco, perché in grado di farla sentire in colpa anche senza un motivo preciso. « Evidentemente do lo stesso peso che dai tu. » Punta gli occhi nei suoi, con aria di sfida. Bugia bella e buona: perché lei non potrebbe mai essere come Sam, non è il tipo di ragazza che si farebbe mezza Hogwarts con tanta leggerezza. Non è nemmeno una di quelle che dicono di no a prescindere, altrimenti con Fred non sarebbe successo nulla, la sera del banchetto - il fatto è che non lo sa, che tipo di persona è. Forse non vuole trascorrere troppo tempo a pensarci, e a riflettere sull'importanza da dare o meno a una scopata. « Dimmi, ce l'hai ancora quella tua lista con tutti i nomi delle ragazze che ti sei fatto in questi anni? Hai fatto in modo di aggiungere anche me, spero. Ci tenevo. » Perché lo so, Sam, alla fine, che sono stata un'altra delle tante. Non che le dispiacesse o che si aspettasse altro, da lui. Quello che è successo tra loro a Giugno è avvenuto con cognizione di causa da parte di entrambi, senza promesse, senza aspettative di nessun genere. Di certo si è trattato di un momento speciale, per lei soprattutto, ma in nessun modo ha avuto la presunzione di pensare che fosse qualcosa di più, o che potesse portare ad altro. E dunque continua a non capire le sue parole, adesso, questa sua voglia di rimarcare su certi argomenti, e deriderla senza alcun motivo, quando è lui quello che pare star facendo ragionamenti senza senso.
    E poi lei scivola, con quella sua lingua troppo lunga che non sa proprio tenere a freno, sempre incapace di filtrare efficacemente pensieri e parole, e da sola combina un casino. Perché Sam è sempre stato fin troppo bravo a far volgere il discorso a suo favore, e lei gli ha appena offerto su un piatto d'argento un appiglio, una scappatoia per trasformarsi da imputato a giudice nel giro di un paio di battute. Indietreggia, nel vederlo avvicinarsi col sorriso vittorioso già dipinto sulla faccia, quello di chi ha appena scoperto un indizio fondamentale per stravolgere completamente gli equilibri della situazione che ha di fronte. « Che vuoi dire con questo, Malia? Che per caso sei interessata a me? Alle ragazze che mi girano intorno? A chi mi scopo? E' questo che intendevi? [...] Ti prego, aiutami a capire. Altrimenti credo che potrei facilmente fraintendere. »
    Malia non brilla in razionalità. Non capisce che quella di Sam non è che una tecnica per stressarla, metterla con le spalle al muro, farla uscire fuori di testa per poi scoppiare. Non è abbastanza sveglia al momento - ma forse non lo sarebbe mai, chissà - per comprendere il fine subdolo che sta dietro alle parole del ragazzo, e così fa esattamente quello che lui vuole, proprio come da copione: si stressa, si sente con le spalle al muro, impazzisce e poi scoppia. Bang. Come una piñata messicana. In questo caso l'esplosione corrisponde al momento in cui, con un sospiro esasperato e decisamente frustrato, spinge con entrambe le mani sul suo petto, più forte che può, per allontanarlo da lei. Perché non vuole più sentire il suo alito così vicino, né ha voglia di avvertire il suo profumo sotto le narici. Vuole sentire tutte le sensazioni che le permettono di odiarlo, perché è solo questo che si merita, si ritrova a pensare, questo che evidentemente le sta richiedendo con tanta impazienza. Vuole il formicolio alle dita, le narici dilatate e la mascella rigida, i denti serrati per la tensione. « Sul serio mi stai chiedendo- Vuoi la verità, Sam? » si morde il labbro inferiore, le sopracciglia corrugate e l'espressione rabbiosa. Si ritrova con le spalle al muro, letteralmente e, , anche in senso figurato, perché di fronte alle parole di lui, così infervorate e volte ad istigarla in tutti i modi, non sa come replicare - se non nel modo più sincero possibile. E allora decide di dargliela, la sua verità, perché se è questo che all'improvviso è diventata la loro amicizia, discutere per un nonnulla, e lanciarsi frecciatine sarcastiche a vicenda, allora forse non c'è più niente da proteggere - forse, tanto vale mandare a quel paese quella punta d'orgoglio e togliergli però quel sorrisetto bastardo dalle labbra. Così sospira, e allarga lentamente le braccia, con fare impotente. « Mi stupisce anche il fatto di dovertene parlare apertamente, visto che ormai l'hanno capito tutti quanti, che ti muoio dietro da quando avevamo tredici anni. » Un angolo delle labbra si solleva, in un sorriso vagamente amaro. Stranamente, si ricorda anche il giorno esatto in cui aveva pensato per la prima volta che fosse carino. Erano a una di quelle feste improvvisate nella Stanza delle Necessità, con alcolici illegali direttamente dalle cucine del castello e la musica alta coperta dai Muffliato castati dai compagni più grandi, per non farsi sentire dai professori; l'aveva visto appiccicato a Shirley O'Brien e si era ritrovata a pensare, quasi arrossendo anche solo al pensiero, che non sarebbe stato male trovarsi nei panni di lei. « Ma diciamo che ti ha sempre fatto un po' comodo fare orecchie da mercante, non è vero? » E in fondo, se deve proprio essere onesta con se stessa, questa cosa ha fatto comodo a tutti quanti, fino ad ora per lo meno. È convinta che sia così, in ogni caso. Incrocia le braccia al petto, appoggiandosi con la schiena agli armadietti che si trova alle spalle, e sostiene lo sguardo di lui senza eccessive difficoltà. Tutte le volte in cui si immaginava a spiegare a Sam quello che ha sempre provato, pensava a se stessa come in preda ad un momento di fragilità, sull'orlo delle lacrime, pronta ad aprire il proprio cuore e a farsi vedere vulnerabile e... e invece adesso è soltanto incazzata. Da morire. Con lui, per quel continuo provocarla, per la presa in giro, le battutine antipatiche e quel suo tono sarcastico; e con se stessa, perché potrebbe farle qualunque cosa, ma non riuscirebbe a odiarlo completamente. « E sono rimasta sempre zitta, ho fatto finta di niente, mi mordevo la lingua ogni volta in cui ti vantavi dell'ultima fantastica scopata, e cercavo di non prendermela troppo se ti vedevo mentre ti portavi una ragazza nuova in dormitorio. E lo sai perché, questo? Perché mi sono sempre detta - Dio, quanto sono stupida... » sbuffa, esausta, è questo è forse il momento peggiore. Si morde il labbro inferiore, sforzandosi con tutta se stessa di non mostrarsi provata né emozionata in alcun modo da quello che sta dicendo. Ma resta sempre Malia, è un libro aperto, e probabilmente gli occhi lucidi la tradiscono per un attimo. O forse dev'essere quel suo nervoso spostare il peso da un piede all'altro, come se si sforzasse in tutti i modi di stare ferma, ma senza risultati. « Perché mi sono sempre detta che la tua amicizia è più importante. Perché sei pieno di casini tu, e sono piena di casini io, e se non potevamo essere nient'altro allora mi sarebbe bastato essere grandi amici. Perché ti ho sempre voluto bene prima di tutto. » Si è accontentata, nel modo più semplice e innocente. E non ne ha mai fatto un grande dramma, perché in fin dei conti lei, all'amicizia, tiene più che a qualsiasi altra cosa. Ed è stata con altri ragazzi, in questi anni, per carità; persone fantastiche, di cui le è perfino parso di innamorarsi, a tratti, eppure i sorrisi di lui non le sono mai stati davvero indifferenti. Eppure a lui bastava un'occhiata, un abbraccio per eclissare chiunque altro nella sua vita in un modo quasi umiliante.
    Prende un lungo sospiro, gli occhi che vagano per qualche istante sugli armadietti di fronte a lei, mentre si morde leggermente il labbro inferiore. « E dimmi, ti senti di uscire vittorioso da questa conversazione, adesso che mi hai fatto ammettere di avere un debole per te? » si ritrova a chiedere, il tono di voce più basso e flebile, senza però guardarlo in viso. Che farai ora, Scamander, con il tuo nuovo giocattolo colorato? « Comunque ti faccio i miei complimenti per l'originalità. Riesci sempre a trovare modi nuovi e creativi per farmi stare da schifo. Anche dopo tutte le cose che hai fatto, e le volte in cui avrei dovuto mandarti a quel paese » perché te lo meritavi Sam, e me l’hanno detto tutti che dovevo soltanto lasciarti perdere « io sto ancora qua a chiederti come stai e a preoccuparmi. Anche se tu fai la bambina capricciosa. Anche adesso, che vieni da me a sindacare senza il minimo diritto su quello che è successo con Fred, però ci tieni poi a ricordarmi che non siamo niente, noi due. Bella merda. Come mi dovrei sentire? Dimmelo tu, perché io adesso sono soltanto confusa. »
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member
    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    776
    Reputation
    0
    Location
    Durmstrang

    Status
    Anonymes!
    « Evidentemente do lo stesso peso che dai tu. » I suoi occhi scuri sembrano voler instaurare una sfida, una sfida che Sam decide di non raccogliere, volgendo lo sguardo da un'altra parte. Perché già è abbastanza deficiente tutta quell'intera situazione, figuriamoci se ha voglia di stare ad azzuffarci con lei anche sul suo modo di condurre la sua vita sentimentale. Lancia un'occhiata verso la porta e si immagina già fuori da essa. Si immagina se stesso che cammina verso il castello, respirando a pieni polmoni l'aria gelata della serata. Si immagina lì, a sbollire quell'incazzatura che cresce dentro di lui, senza alcun motivo apparente. « Dimmi, ce l'hai ancora quella tua lista con tutti i nomi delle ragazze che ti sei fatto in questi anni? Hai fatto in modo di aggiungere anche me, spero. Ci tenevo. » Incazzatura che smette di ribollirgli nelle vene nell'udire quelle parole. Partendo dal presupposto che il quadernino era stato bellamente bruciato durante uno degli ultimi falò dei maturandi dell'anno precedente, a Sam non era nemmeno balzata per la testa l'idea di infilare quella notte con Malia in una qualsiasi lista. Sicuramente non quella. Perciò aggrotta la fronte, l'espressione ci acciglia e le labbra si schiudono un paio di volte prima di sapere effettivamente cosa volerle dire. «Non sei stata aggiunta a nessuna lista.» Secco, coinciso, non aggiunge altro, né per darle ulteriori spiegazioni, né informazioni a riguardo. Solo questo, mentre la guarda. Ancora una volta che litigano. Di brutto. Sono poche le volte in cui sono riusciti a non farlo, nell'ultimo anno. Si contano più o meno sulle dita di entrambe le mani. Forse perché entrambi hanno due caratteri che si accendono facilmente, forse perché entrambi hanno fin troppe cose non dette, che hanno deciso di lasciare in un cassetto, con fuori la scritta "Non aprire". Fa comodo ad entrambi quel cassetto, perché al di là di quello che può aver detto pochi secondi prima, Sam sa benissimo che l'intero rapporto con Malia non è mai stato chiaro, limpido. E' stato spesso oggetto di discussione, sia con Dean, che con Artie. Non ne ha mai parlato con Tris perché beh, lei è una ragazza e pure amica di Malia, quindi non avrebbe capito in toto il punto di vista del ragazzo. Dalle numerose riflessioni filosofiche emerse dopo una canna di troppo, Sam e Dean non erano mai arrivati ad una conclusione quando si trattava di dare una definizione precisa a quella connessione. Perché è questo di cui si parla tra di loro. Sam e Malia sono connessi, in un modo totalmente incomprensibile. Viaggiano su due onde diverse, tanto simili eppure parallele e ci sono delle volte che queste onde si scontrano, andando a formare una frequenza strana, tutta loro. Solo per loro. Sono quei momenti quelli che rimpiange Sam mentre la mette con le spalle al muro, tronfio nell'avere finalmente il coltello dalla parte del manico. Non vuole farle del male, ma la rabbia incontrollata che si mischia all'istinto animale, gli fa abbassare quella lama, affondandola nella carne di lei.
    tumblr_o6kllrhQvS1qehsoxo10_250
    Ripetutamente. E alla fine l'universo decide di chiedergli il conto. Perché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. E il boomerang che ha tirato con così tanta precisione, torna indietro con una forza impressionante. Si lascia spingere via da lei, da quelle mani che lo vogliono lontano da lui. Gli fa male? Sì, lo fa. Ma la capisce. Alla perfezione. E' incazzata e non vuole averlo intorno. Chiaro. « Sul serio mi stai chiedendo- Vuoi la verità, Sam? Mi stupisce anche il fatto di dovertene parlare apertamente, visto che ormai l'hanno capito tutti quanti, che ti muoio dietro da quando avevamo tredici anni. » Quella palla curva fa un lungo giro, per poi tornare sui suoi passi e colpirlo dritto alla bocca dello stomaco, tanto da costringerlo ad allontanarsi ulteriormente da lei. Le dà le spalle, mentre cerca di metabolizzare quelle parole. Perché sì, Sam può essere sveglio, può essere furbo e scaltro quando si tratta di come gestire un rapporto con le ragazze, in maniera generale, ma purtroppo è davvero uno sciocco quando si tratta di qualcuna che gli è davvero entrata dentro. E quello è il caso di Malia. Se l'aspettava? Non così. In tutta sincerità non si aspettava quella sincerità spicciola, non si aspettava il sentirle dire che ha un debole per lui da così tanto tempo. Non si aspettava di essere messo di fronte al fatto di averlo ignorato, fino a quel momento. O magari averlo sempre saputo senza però averlo mai capito. Questo vuol dire che quando era arrivato ad Hogwarts e l'aveva vista per la prima volta, già si era innescato qualcosa. Vuol dire che quando aveva costretto Dean a farsi dire chi era quella moretta che gli gravitava sempre intorno, c'era già qualcosa. « Ma diciamo che ti ha sempre fatto un po' comodo fare orecchie da mercante, non è vero? [...] Perché mi sono sempre detta che la tua amicizia è più importante. Perché sei pieno di casini tu, e sono piena di casini io, e se non potevamo essere nient'altro allora mi sarebbe bastato essere grandi amici. Perché ti ho sempre voluto bene prima di tutto. » E come un cretino, non sa nemmeno cosa risponderle. Perché credeva di avere la situazione sotto controllo, che magari tutto si sarebbe sgonfiato, dopo qualche giorno e mentre si volta a guardarla, notando la lucidità dei suoi occhi, gli sembra chiaro che non si sistemerà nulla. Non più con la stessa facilità di una risata condivisa e un abbraccio a calmare e acquietare qualsiasi cosa. In un attimo le corde della sua anima sembrano calmarsi, così come l'ira che sembrava scuoterlo fino a qualche secondo prima. Completamente senza difese dopo quella doccia fredda che gli fa fare i conti con la realtà dei fatti, che non è assolutamente quella che ha sempre creduto. Il cuore, al contrario del resto, batte come un forsennato. Quasi da non permettergli di respirare a fondo, con quel blocco all'altezza del petto. Che vuoi che ti dica, Malia? Cosa? I suoi occhi sembrano volerle fare domande che lui non ha il coraggio di porle. Perché in un attimo è cambiato tutto e lui non sa più come approcciarsi a lei. Come un ignorante si avvicina ad un vaso in cristallo, non sapendo assolutamente come maneggiarlo. «Non mi ha fatto comodo non capire ciò che non ho capito mai davvero fino in fondo.» La sua voce non ha più alcuna nota infervorata, ma è piatta, quasi apatica. Potrebbe aggiungere "Me l'avresti potuto dire, prima" ma sa benissimo che non avrebbe fatto alcuna differenza. Non quando c'era sempre lei a tornare nella sua vita. Non quando bastava un suo semplice sguardo per farsi spezzare, per lasciarsi andare di nuovo. Come aveva fatto per la prima parte di quell'estate. Che era andata a pezzi, come ogni cosa. E mentre Charlie se ne andava, ancora una volta, Malia era rimasta. Ancora una volta. Con tanta sofferenza nel farlo, Sam scopre per la prima volta, consapevolmente. «Ormai dirti che mi dispiace per non aver capito, a posteriori, mi sembra inutile.» E forse hai cominciato ad abusare un po' troppo di queste due paroline. Non è sempre tutto così facile. « E dimmi, ti senti di uscire vittorioso da questa conversazione, adesso che mi hai fatto ammettere di avere un debole per te? » Scuote la testa, anche se lei non può vederlo perché non lo guarda nemmeno in faccia. Giustamente. «No, mi sento un coglione, ma ormai è una sensazione alla quale sono abituato.» Risponde asciutto, mentre il suo sguardo continua a vagare imperterrito verso la porta. « Comunque ti faccio i miei complimenti per l'originalità. Riesci sempre a trovare modi nuovi e creativi per farmi stare da schifo. Anche dopo tutte le cose che hai fatto, e le volte in cui avrei dovuto mandarti a quel paese io sto ancora qua a chiederti come stai e a preoccuparmi. Anche se tu fai la bambina capricciosa. Anche adesso, che vieni da me a sindacare senza il minimo diritto su quello che è successo con Fred, però ci tieni poi a ricordarmi che non siamo niente, noi due. Bella merda. Come mi dovrei sentire? Dimmelo tu, perché io adesso sono soltanto confusa. » E quello che gli era sembrato un qualcosa di cretino che non si sarebbe gonfiato più di tanto, si è allargato a dismisura davanti ai suoi occhi, prima di scoppiare, inesorabilmente. Sente il richiamo, quel richiamo, a scappare, come fa sempre, come gli riesce meglio. Lontano da lì. Dalle responsabilità, dalle spiegazioni, dal dolore. La porta diventa all'improvviso così invitante, una meravigliosa via d'uscita da quella situazione da cui non può uscire in alcun modo. Perché lui sa di non potersi imbarcare in qualcos'altro. Non quando ancora si lecca ogni tanto le ferite per come è finito tutto al cesso l'unica volta che si è davvero impegnato in qualcosa. Non può fare questo a Malia. Non può continuare a farle del male consapevolmente, questa volta. Così prende coraggio, lasciando vagare i suoi occhi fin quando non riescono ad allacciarsi a quelli di lei. Fa un passo in avanti, ma non si avvicina troppo. Racchiude la testa tra le braccia, per prendere ancora qualche secondo, per mettere in fila quei confusionari pensieri che viaggiano veloce all'interno di essa. «Ti ho visto quella notte. Ero di guardia sul piano del Bagno dei Prefetti quando vi ho sentito ridere e schiamazzare.» La sincerità, lo scendere a patti con la sua parte vulnerabile: è sempre stato questo il passo più difficile che Sam ha compiuto a fatica. Ma deve quella verità a lei, così come la deve a se stesso. La deve dire ad alta voce, forte, chiara, limpida, per capirne effettivamente la natura. E rimanerne terrorizzato e stupefatto allo stesso tempo. «E mi è bastato un attimo per capire cosa sarebbe successo, dopo aver sentito la chiave girare nella porta.» Un sorriso amaro, mentre lascia andare le braccia, che tornano a ciondolare inermi lungo le braccia. «E il pensiero di te con qualcun altro..Dio mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Me lo fa ribollire tutt'ora e sì, so benissimo di non averne il minimo diritto, l'hai puntualizzato alla perfezione. Ma sono un'ipocrita, lo sono sempre stato ed è un vizio che non credo mi passerà mai.» Si stringe nelle spalle, mentre pensa a quanto le appariranno cretine quelle mezze parole. «Perciò non posso dirti cosa pensare quando io sono il primo che non riesco a chiarirlo a me stesso, da giorni. Ho provato a farmelo scivolare addosso, a non pensarci, ad allontanarmi, a non parlarti, ma non ci sono riuscito, mi sembra ovvio.» E lo è di certo anche a lei, a questo punto. «Sono un coglione, lo sono sempre stato e questo tu, in un modo o nell'altro, l'hai sempre saputo. Dovresti decisamente mandarmi affanculo ora, questo è il mio consiglio. Perché non sono affidabile e probabilmente non lo sarò mai. Né come amico, né come altro. E abbiamo deciso di non prometterci più nulla, è vero, facciamo solo quello che ci va, quando ci va. E io non voglio che tu soffra per me. Non voglio che tu continua a sentirti una merda per come sono fatto io. E' un'amicizia che non può andare, non così. Non con me che ho le idee confuse, non con te che continui ad accontentarti. Perché tu non puoi e non devi accontentarti.» Un sorriso dai toni sbiaditi compare sulle sue labbra, mentre scivola di lato, verso la porta. Chiude la mano intorno alla maniglia, schiudendola appena per fare entrare un po' di quell'aria che comincia ad essere pungente. «Credo sia il caso di chiuderla qui. E' ora di cena, Kingsley non si lascia sfuggire nulla e si accorge subito di chi non è presente a tavola.» Alza gli occhi, deglutendo debolmente. «Mi dispiace davvero tanto, ma continuare così vorrebbe dire farlo con la consapevolezza ormai, da parte mia, di farti del male. E non è questo che voglio. Non l'ho mai voluto fare e non voglio più farlo.» E' uno strappo netto. Tira via il cerotto e la fitta che ne consegue gli fa mancare l'aria. Non sono ciò di cui hai bisogno. Le lancia un ultimo sguardo, prima di avviarsi a passo svelto verso l'uscita del campo da Quidditch. Abbastanza lontano da incazzarsi, urlare e sbraitare con la consapevolezza di essere, ancora una volta, non abbastanza.

    Your heart's a mess
    You won't admit to it
    It makes no sense
    But I'm desperate to connect
    And you, you can't live like this


     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!
    Stringe le labbra in quella che pare una smorfia amara, non appena lo vede tornare a voltarsi nella sua direzione. L'ha fatta quasi ridere il pensiero che sia stato costretto a darle le spalle, dopo aver udito le sue parole, come in seguito ad una rivelazione incredibile. Come se non sapesse. Malia, malgrado l'espressione innocente e spiazzata di lui, fa davvero fatica a crederci, a quello che dice. Perché, almeno da parte sua, è sempre stato troppo evidente. A dir la verità, lei ha sempre cercato di mantenere un certo tipo di contegno, ma non è brava a recitare, è sempre stata un libro aperto, e una volta perfino Rudy Weasley, con il quale non ha mai avuto particolare confidenza, le ha suggerito di smettere di sbavare dietro a Scamander. Come abbia fatto dunque lui, a non capirlo, resta un mistero. « Ormai dirti che mi dispiace per non aver capito, a posteriori, mi sembra inutile. »
    Solleva gli angoli delle labbra, in un sorriso breve, le braccia ancora conserte al petto. « Lo è » precisa, scuotendo leggermente la testa. Poi si stringe nelle spalle. « Ma non sono le tue scuse che voglio. » Non è questo il punto. Non gli ha appena detto quello che prova perché pretende un qualche tipo di giustificazione, o richiesta di perdono. A pensarci bene, non è certa del perché l'abbia fatto.
    « No, mi sento un coglione, ma ormai è una sensazione alla quale sono abituato. » Ed ecco la risposta. Vendetta. Posa lo sguardo su di lui, ed è quasi soddisfatta nel notare quell'espressione non più trionfante, ma spiazzata, confusa. Si sente stranamente appagata, nel vedere gli occhi chiari di lui che non cercano più i suoi, con aria di sfida, ma che tentano di evadere da quella stanza, come se all'improvviso quella situazione non fosse più tanto favorevole. L'ha colpito con l'unica arma di cui era in possesso, i suoi sentimenti.
    tumblr_myasq7Orrb1rig7fzo1_250
    E più nota lo sguardo di Sam sfuggire verso la porta del piccolo spogliatoio che ospita quel casino che hanno combinato, più capisce di aver segnato proprio dove voleva. Di averlo colto alla sprovvista e spaventato. Perché ormai lo conosce da troppo tempo, Sam, e non ha dimenticato quelle mattinate domenicali in cui lui si nascondeva nella sua camera per non essere scovato dall'ultima conquista che pretendeva troppo. Oppure quelle volte in cui scartava con lui le lettere d'amore che il suo gufo gli consegnava e ci rideva sopra con lui, ritrovandosi un po' a compatire, in cuor suo, quelle povere malcapitate che avevano perso la testa, e a cui Scamander aveva fatto credere di poter essere di più. All'improvviso, ed è incapace di capire come siano arrivati a questo punto, si sente proprio una di quelle ragazze. Lo sta guardando con la stessa insistenza, in attesa di una reazione, seppur con motivazioni diverse. Lei, a differenza di quelle ragazze, non si aspetta che questa dichiarazione possa avere un lieto fine; è ed è stata amica prima di qualunque altra cosa, e ormai conosce a memoria la tipica reazione del biondo di fronte a queste circostanze. E lei, a differenza di altre, non ci ha mai creduto davvero. Non ha mai avuto modo di crogiolarsi in quei sogni ad occhi aperti o fantasticare troppo sull'idea di loro due, come trapelava da quelle lettere, per il semplice fatto che non è mai stata tanto romantica, e poi perché non ne ha mai avuto davvero il tempo: la realtà dei fatti l'ha sempre colpita in pieno viso come uno schiaffo brusco, e ogni qualvolta un minimo dubbio s'intrufolava nella sua mente ecco che arrivava un bacio ad una festa, una sveltina nel bagno dei prefetti, una simpatia di troppo, oppure, semplicemente, arrivava Charlie Windsor. E dunque Malia, con Sam, ha imparato a indossare le scarpe di piombo fin da subito, a non aspettarsi mai nulla e, in fin dei conti, a farsene una ragione, stringendosi nelle spalle con finta aria indifferente.
    Resta in silenzio, Malia, mentre lo guarda saettare con gli occhi ovunque, all'interno di quella stanza, le braccia che gli circondano il capo e quel suo fare improvvisamente nervoso che sa riconoscere. Lei, dal suo canto, pare tranquilla. Se ne sta in attesa, anche se non sa esattamente di cosa, le spalle ancora poggiate alla fila di armadietti, proprio dove lui l'ha spinta con tanta veemenza, nel tentativo di farla sentire in trappola. Forse, con qualcun altro, ce l'avrebbe fatta. Forse ci sarebbe riuscito addirittura con lei, in un altro momento della sua vita. Ma la Malia che c'è oggi, di fronte a lui, non si sogna minimamente di farsi ingabbiare da quello che prova. Sente di essere ormai troppo cresciuta, tra le esperienze a cui è stata costretta dalla vita e le cose a cui ha assistito, per farsi qualche scrupolo o vergognarsi di una cotta. E dunque sostiene il suo sguardo, e pare non battere ciglio, mentre lui le rivela di averla vista, la notte del banchetto, con Fred. « E il pensiero di te con qualcun altro..Dio mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Me lo fa ribollire tutt'ora e sì, so benissimo di non averne il minimo diritto, l'hai puntualizzato alla perfezione. Ma sono un'ipocrita, lo sono sempre stato ed è un vizio che non credo mi passerà mai. Perciò non posso dirti cosa pensare quando io sono il primo che non riesco a chiarirlo a me stesso, da giorni. Ho provato a farmelo scivolare addosso, a non pensarci, ad allontanarmi, a non parlarti, ma non ci sono riuscito, mi sembra ovvio. » Inarca le sopracciglia, mentre le labbra si dischiudono leggermente. Ecco, questo non se l'aspettava. Aveva immaginato qualcosa, dal suo modo tanto strano di comportarsi, grazie al suo tipico intuito da ragazza, ma le scarpe di piombo e la risata di scherno di lui l'hanno frenata sul nascere. Ma che cazzo dici, Malia? Sei ancora ubriaca e fumata? Non capisci che cosa stai dicendo e facendo anche ora? E Sam, a differenza di lei, sa essere sempre così convincente, anche quando mente e dice stronzate, anche quando si protegge dalla verità che gli viene palesata in faccia. Scuote leggermente la testa, le braccia ancora strette al petto, come a volersi abbracciare da sola. Come a volersi proteggere dal disastro che sa che arriverà. Cerca di ignorare il cuore che batte forte nel petto, e le orecchie che un po' fischiano, perché sebbene il suo corpo non l'abbia ancora capito, Malia lo sa, cazzo se lo sa, che quelle parole non preannunciano niente di buono. Che loro due, quel lieto fine in cui speravano le lettere di quelle ragazzine romantiche, non possono averlo a prescindere.« Dovresti decisamente mandarmi affanculo ora, questo è il mio consiglio. Perché non sono affidabile e probabilmente non lo sarò mai. Né come amico, né come altro. E abbiamo deciso di non prometterci più nulla, è vero, facciamo solo quello che ci va, quando ci va. E io non voglio che tu soffra per me. Non voglio che tu continua a sentirti una merda per come sono fatto io. E' un'amicizia che non può andare, non così. Non con me che ho le idee confuse, non con te che continui ad accontentarti. Perché tu non puoi e non devi accontentarti. » Aggrotta le sopracciglia e fa per parlare, contrariata. Vorrebbe che lui sapesse che non è per uno scopo preciso, che gli ha detto tutto. Non desidera altro, lei, così come non l'ha mai fatto. Desidera loro due, come sono sempre stati, con i loro abbracci caldi e i sorrisi affettuosi, coi compiti di Trasfigurazione pasticciati e pieni di disegnini perché non facevano un cervello in due, con i gomiti sbucciati per le cadute dalla scopa e le pupille dilatate dai sogni e dal fumo, di notte a guardare le stelle nei pressi del Lago Nero. Rivuole indietro tutto quanto, e se ci fosse un negozio in cui restituire queste nuove versioni di loro due, che parlano e parlano senza capirsi, senza davvero entrare in contatto com'era un tempo, le riporterebbe al mittente seduta stante. Lo guarda stringere le dita intorno alla maniglia della porta, probabilmente bramata da tempo, e a quel punto le braccia ricadono lunghe sui fianchi, impotenti. « Credo sia il caso di chiuderla qui. E' ora di cena, Kingsley non si lascia sfuggire nulla e si accorge subito di chi non è presente a tavola. » Lo sta facendo di nuovo. Eccolo ancora, Samuel Scamander, che si appresta all'uscio della loro amicizia con tanta semplicità, quello sguardo addolorato dipinto sul volto che Malia non riesce ad accettare. Eccolo che esce di nuovo dalla sua vita. Ancora una volta, senza chiederle il permesso. Ancora una volta che tenta di non farla soffrire, e di proteggerla, quando è l'ultima cosa che lei desidera. Eccolo, sempre tanto risoluto, che si arroga il diritto di decidere cosa è meglio per lei.
    « Hai ragione » sospira, fissandolo da una distanza apparentemente breve, in quello spogliatoio, ma che nella sua mente pare interminabile. Come se all'improvviso fossero su pianeti diversi. « non vorrai rovinarti la reputazione » dice, atona, gli occhi scuri fissi in un punto imprecisato nella sua direzione. Lo guarda, senza davvero guardarlo.
    « Mi dispiace davvero tanto, ma continuare così vorrebbe dire farlo con la consapevolezza ormai, da parte mia, di farti del male. E non è questo che voglio. Non l'ho mai voluto fare e non voglio più farlo. » Ed eccolo di nuovo, Samuel Scamander, che torna a fare la cosa in cui è sempre stato immensamente bravo: chiuderla fuori. Ecco che pretende, ancora una volta, di scegliere per entrambi, di fare il Dio della situazione.
    Ed eccola, Malia Stone, che serra i pugni forte lungo i fianchi e gli ruba l'ultima parola, perché pare essere l'ultima cosa rimasta tra loro due. « Ti riesce sempre benissimo, scappare, non è vero? » Una risata soffocata, amara, mentre lo guarda scomparire dietro la porta, nel buio del crepuscolo. Poi si lascia cadere sulla panchina, in silenzio, e resta lì ferma per un po', a fissare il vuoto.

    And since you're the only one that matters
    tell me who do I run to?




     
    .
8 replies since 18/9/2017, 16:39   214 views
  Share  
.