MISSION (IM)POSSIBLE

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    « Ma perchè cazzo non funziona? » Grugnisce Freddie, scuotendo la mappa. E non una mappa qualunque, ma la fottuta mappa del malandrino. Eeeeh già, proprio quella ragazzi, roba importante. Albus, accanto a lui, lo osserva con espressione scettica. Un sopracciglio alzato, mentre se ne sta appollaiato su di una sedia. « Fred.. » Ma Fred non lo ascolta. Si alza, solleva la pergamena con le mani per metterla in controluce. Niente. « Ma sicuro che sia quella originale? » « Freddie. » « No perchè se è fasulla poi chi glielo dice ad Hugo e Malia? Cioè dai, mai una gioia. » « Lo sai che la stai tenendo al contrario, sì? » « ..Ah. » Ahhhh ecco perchè non funzionava. Si risiede, dispiegando la mappa sul tavolo e ruotandola per metterla dritta. Ed ecco che, appena ripetuta la formula magica che ha fatto storia, la riproduzione in miniatura di Hogwarts si palesa sotto ai suoi occhi. « Ahhh » Sospira ambiguamente « E' sempre come la prima volta. » Nonostante dal giorno in cui Albus gliel'aveva mostrata per la prima volta ne avessero fatto largo uso (come quando ti compri un cellulare nuovo e pur di usarlo inizi a mandarti messaggi con chi ti sta a pochi centimetri di distanza -ecco, loro avevano fatto la stessa cosa individuandosi a vicenda sulla mappa pur trovandosi nella stessa stanza-), per Fred era ogni volta qualcosa di magico. Quella pergamena aveva fatto la storia. Era appartenuta ai malandrini, ad Harry e per un po' di tempo persino a Fred e George, suo zio e suo padre. Poterla stringere tra le mani ed usufruirne lo faceva sentire speciale. E quando Fred Weasley si sente speciale, principalmente, si trasforma in una fangirl di quinta categoria. E quindi eccolo, con gli occhi spalancati e l'espressione estasiata, tanto da essersi persino dimenticato perchè diavolo avesse bisogno della mappa. Albus gli sguscia accanto. « Quindi...? » Sobbalza « Ah già! Devo cercare la Byrne.» Fawn Deirdre Byrne, una concasata con la quale, stranamente, non era mai andato oltre il saluto e la stretta di mano quelle volte in cui si erano trovati a fronteggiare qualche progetto assieme. Sì, in poche parole, non c'era mai andato a letto. (Il che era un peccato, a dirla tutta, ma questo diciamocelo tra parentesi così da evitare le malelingue) « Che diavolo ci devi fare con la Byrne? » Già, che ci devi fare Fred? Alza il capo, il rosso, atteggiandosi in un'espressione di puro mistero, mentre inarca un sopracciglio con fare accattivante. « Vedi che sono geloso. » Scoppia a ridere a quel punto, mollando una pacca distruggi-ossa sulla spalla del cugino, per poi battere un pugno sul tavolo. Sempre un sacco plateale, questo Weasley. « Amore, lo sai che non ti tradirei mai. Voglio convincerla ad entrare in squadra. Sembra una tipa tosta » Si stringe nelle spalle, calando lo sguardo verso la cartina di Hogwarts e setacciando i vari nomi in movimento. « E con "è una tipa tosta" intendi "è una femmina e con tutte signorine attorno mi alleno meglio" vero? » « Severo ma giusto. » Si sofferma fin troppo su un nome in particolare. « Che ci fa Amunet assieme a Cavendish? Quel drogato non mi piace. » Alza il capo e nota lo sguardo classico da eeeeh del cugino. Borbotta qualcosa di inconsulto, mordendosi il labbro inferiore e tornando a cercare tra i vari nomi. « Non che mi interessi. » tenta di salvarsi in calcio d'angolo, con ben scarsi risultati. Scuote la testa, e quando ogni speranza sembra ormai andata, e la gelosia crescere in lui.. « Eccola! E' nel cortile! » Inneggia, alzandosi improvvisamente e con così tanto impeto da far precipitare la sedia per terra. « Come la convincerai? » Domanda Albus, distruggendo in pieno il suo entusiasmo. Fred si accartoccia su sè stesso, mentre pensa ad un modo che non provveda abbassarsi i pantaloni (perchè ecco, è sempre stato quello il suo punto forte).
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    « Col mio fascino? » Albus rimane per qualche istante in silenzio, prima di stringersi nelle spalle. « In questo caso come lo chiameremo il nuovo Weasley? Fred Weasley III? » E anche quì, severo ma giusto. Si zittisce per qualche minuto, lo sguardo fisso su un punto non ben definito del pavimento, sinonimo che -cosa assai rara- sta pensando. « Ce l'ho, ce l'ho! » Squittisce all'improvviso, schiaffando entrambe le mani sul tavolo. « CIAMBELLE. » Che genio.

    « WEASLEY SE TI PRENDO SEI FINITO! » Fare incazzare Malia Stone è diventato un mantra giornaliero, ormai. Ed eccolo, un Fred Weasley Jr che sfreccia lungo i corridoi per evitare la furia della ragazza. Il suo peccato? Averle rubato delle ciambelle. Perchè andare nelle cucine quando puoi rischiare la guerra nucleare rubando il cibo alla tua migliore amica? Andiamo, non sono certo domande da fare queste. « Sono per una buona causaaaaa! » Urlacchia, travolgendo un gruppetto di primini prima di rialzarsi, oltrepassarli e percorrere velocemente le scale. In fin dei conti, essere amici di Fred Weasley comporta anche questo: fare attenzione che, in una svista, non ti rubi persino l'identità. Riesce a seminare l'amica, riprendendo a camminare normalmente, il respiro leggermente affannato. Ed è allora che cala lo sguardo verso il pacchetto bianco che ha gentilmente preso in prestito. Tre ciambelle...Beh, non saranno troppe? Ma sì, dai. Ne addenta una, oltrepassando l'ultimo corridoio che lo separa dal cortile. Si guarda attorno a quel punto, assottigliando lo sguardo per trovarla. Ed ecco che la individua, a qualche metro da lui. Si schiarisce la voce, butta giù l'ultimo pezzo di ciambella, mano tattica tra i capelli e si avvia. « Heilà Byrne! » Annuncia a gran voce, alzando un braccio per farsi notare mentre le si avvicina « T'oh guarda che coincidenza, proprio te cercavo! » Sei un pessimo attore, Weasley Arresta i suoi passi solo quando le si trova di fronte. Piega la testa di lato e la osserva per qualche istante (no ragazzi, sul serio, perchè le ho solo stretto la mano sinora?) prima di sorriderle. « Ciambelle per te. » Le porge il pacchetto « Non sono avvelenate, te lo assicuro perchè mentre venivo quì ne ho fatta fuori una. » La sincerità prima di tutto ragazzi. « Va beh, convenevoli a parte, ho una proposta da farti che non potrai rifiutare. » Annuisce, schioccando la lingua al palato, prima di infilarsi le mani nelle tasche. « No, tranquilla, niente di osceno. Cioè, quello magari dopo, se lo desideri! » Primo passo verso la denuncia per molestie sessuali: ✓ fatto.


    Edited by boys don't cry - 14/10/2017, 16:31
     
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    Fawn Byrne era il tipo di persona che impiegava qualcosa come due minuti ad annoiarsi. Quello stesso periodo di tempo che una ragazza normale avrebbe impiegato per andare in bagno ad incipriarsi il naso le bastava per cominciare ad innervosirsi. Non sopportava stare ferma almeno tanto quanto odiava perdere tempo e la sua soluzione personale a tutta quell'iperattività era niente di meno che l'esercizio fisico, specialmente nell'ultimo periodo. Non che la sua vita fosse un'opera teatrale shakesperiana, ma voleva ugualmente arrivare a fine giornata e crollare sul letto e risvegliarsi il mattino dopo. Possibilmente senza sogni di sorta, soprattutto perché l'ultimo che ricordava era tanto demenziale da averle fatto prendere in considerazione un salto al San Mungo. E questo avrebbe dato ragione a suo padre e validato quell'assurda ed inaccettabile teoria secondo la quale Fawn Byrne avesse davvero dei sentimenti, sotto tutti quegli strati di "me ne frego". Il solo pensiero le dava i brividi, sottolineando ancora una volta quanto quella fosse una cosa inconcepibile e assurda. Appunto, come si diceva prima: preferiva sicuramente stancarsi fino a morire sul letto subito dopo cena che non restare da sola coi suoi pensieri. O sognare avvincini. Diciamocelo, non sono creature proprio avvincenti l'avete capita, vero?
    Ed era proprio con questo pensiero di fondo che si era diretta in cortile: trovarsi qualcosa da fare. Qualcosa che, possibilmente, implicasse lo sforzo fisico. Lo faceva praticamente ogni pomeriggio, era ormai una specie di rito: a meno che non fosse sommersa da una montagna di compiti più alta di lei - e molto spesso anche in quel caso - passava dal cortile per trovarsi un angolo tutto suo. Uno lontano dalla gente, non tanto perché fosse asociale - si poteva anzi dire il contrario - ma perché nell'ultimo periodo la gente aveva in qualche modo sviluppato l'abilità di irritarla alla velocità della luce. Come se fosse diventata un po' più deficiente senza farlo apposta, ecco. E lei aveva già qualche piccolo problema di impulsività ben noto a mezzo mondo, di certo non voleva finire per farsi espellere. O passare tutti i suoi pomeriggi a scrostare chissà quanti anni di unto da un trofeo dimenticato da dio e dal mondo. A proposito di trofei: era certa che se qualcuno si fosse preso la briga di farlo, avrebbe potuto trovare qualcosa di davvero molto compromettente lì dentro. O qualcosa di vivo. O qualcosa che prima era vivo e poi era morto in circostanze misteriose. Lei, comunque, avrebbe preferito non prendere parte a tale scoperta perché non aveva più undici anni. E perché ci teneva ancora a conservare l'uso di tutti gli arti, e nel caso di un oggetto dimenticato da dio e dal mondo non si poteva davvero mai sapere.
    Si stava guardando attorno quando realizzò che qualcuno la stesse chiamando. Ora, lei era il genere di ragazza capace di attaccare bottone con davvero chiunque, specialmente se era già annoiata, ma per un qualche motivo quella situazione specifica era strana. Non perché le si fosse avvicinato un ragno gigante con dieci zampe, no, alla fine si trattava soltanto di Fred Weasley, compagno di Casa, ma... era proprio questo a rendere il tutto davvero strambo.
    Non che non andassero d'accordo - alla fine si erano parlati soltanto un paio di volte -, ma era proprio che fino a quel momento non erano andati. Proprio da nessuna parte e in nessun modo. Forse si erano trovati in sala grande una qualche volta, ma gli orari coincidevano per tutti, giusto? Comunque sembrava un tipo simpatico - quantomeno non le ancora mai fatto venire voglia di pestarlo - quindi decise di semplificargli le cose e incontrarlo a metà strada. Gli si avvicinò in un paio di falcate e accompagnò un cenno della mano al suo: «ave, Weasley e poi lo sguardo cadde sulla cosa più sospetta ed interessante di tutta quella conversazione. Una cosa che il rosso aveva menzionato per primo: il cibo.
    Ora, lei non era una persona ingenua. Capiva perfettamente che probabilmente volesse qualcosa da lei. Sapeva perfettamente che non fossero ancora amici, ma il solo fatto che fosse arrivato lì con del cibo lo rendeva, agli occhi della grifondoro, una persona meravigliosa.
    E rendeva lei molto più incline ad ascoltare qualunque cosa avesse da dirle. Avrebbe probabilmente potuto chiederle qualsiasi cosa, letteralmente, e se avesse azzeccato il tempismo allora probabilmente sarebbe riuscito a convincerla a buttarsi dalla torre di astronomia senza paracadute ed atterrare in piedi. Prese il pacchetto che il ragazzo le porgeva. Ci stava guardando dentro - annusando, più che altro: e diamine se sapevano di buono - quando le giunse alle orecchie quel: « Non sono avvelenate, te lo assicuro perchè mentre venivo quì ne ho fatta fuori una. »
    Quella battuta da sola le diede ben due importanti garanzie nonché due indizi di vitale importanza: prima di tutto voleva davvero qualcosa da lei. Secondo poi: non era sul piede di guerra. Altrimenti, appunto, le avrebbe portato delle ciambelle avvelenate. Certo, poi si sarebbe presentato il piccolo problema di nascondere il cadavere, ma era certa che in quanto membro più che rispettabile della Casa rosso-oro, se ne sarebbe disfatto con classe. Tipo dandolo in pasto alla piovra gigante. Comunque rise, e ribatté con un: «sono quasi certa che l'avvelenamento non sia comunque nel tuo stile e che se mi avessi voluta morta, me ne sarei accorta abbastanza in fretta. Quasi solo perché ovviamente non voglio sottovalutarti o darti della persona ovvia.»
    Prese una ciambella e ne morse un pezzo. Il paradiso in forma di cibo, praticamente, al punto che davvero avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa.
    Stava ancora masticando, quando Fred Weasley annunciò una proposta. E aveva appena mandato giù il primo pezzo di paradiso, quando il sovracitato si era sentito in dovere di rettificare: « No, tranquilla, niente di osceno. » No, non doveva dirlo. Non doveva dare il via libera alla deficiente insita in Fawn. Quel povero ragazzo davvero non aveva idea di in che razza di guaio si fosse appena cacciato. Diciamo solo che la Byrne non si prendeva molto sul serio. E che era anche un filino teatrale. In virtù di questa sua ultima qualità, si portò la mano libera al cuore, sfarfallando le ciglia come una diva degli anni cinquanta e con la voce fintamente rotta proferì un: «come... come puoi dirmi una cosa del genere dopo avermi dato queste ciambelle?! Ero già pronta a donarti... io... non ci posso credere, Weasley. Non posso credere che tu abbia appena calpestato la base di quella che poteva essere la storia più avvincente della tua vita. Dopo queste ciambelle ero pronta a fare follie per te, dannazione!» Scosse la testa con finto disappunto, guardando strategicamente verso il basso per dare l'idea di essere ancora più triste e incompresa. Era quasi sicura che se si fosse sforzato, anche lui avrebbe potuto sentire il crack del suo cuore che si incrinava.
    «Ora che te la sei giocata, comunque» procedette, abbandonando la parte da donnina ferita e tornando semi- seria (semi perché non ce la faceva a restare seria dopo una cosa del genere) «avanza la tua proposta. Ma camminiamo: devo smaltire il cuore infranto e si sa che è meglio non stazionare col cibo in mano. Li fanno affamati, questi primini, ultimamente. Si dice che uno abbia morso un tizio corvonero qualcosa come due giorni fa.»
     
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