I've got your back, mate.

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    La prima volta che lo aveva visto volare in campo, un moto di orgoglio l'aveva assalita e aveva emesso gridi di incitamento tipici dei tifosi più accaniti. Vai Scamander! Era solo un allenamento, ma lui era bravo, davvero bravo. Il Quidditch era stato un territorio minato per i due amici; lui Serpeverde, lei Grifondoro, lui Battitore, lei Cercatrice. Quel dannato campetto era stato un problema più volte di quante riesca a ricordarselo, ma ora che entrambi si erano liberati dalle catene della scuola, quella rivalità era completamente svanita nel nulla e così anche la chiara aria di superiorità della ragazza in proposito. Erano molto diversi sul campo Tris e Sam. Lei giocava per vincere, lo faceva per il gusto di stringere il boccino tra le dita e dire ancora una volta di avercela fatta. Lui, Sam, giocava per passione, perché amava gli incitamenti del pubblico, perché voleva dare spettacolo, voleva che i suoi tifosi passassero quelle ore con il fiato sospeso in attesa di un risultato. Lui capiva la bellezza di quel gioco, il potere che poteva avere sull'altrui animo. Beatrice vedeva il fine ultimo, Samuel capiva invece l'altruismo di quel suo agire, uno spirito con cui Tris non avrebbe mai affrontato una cosa così futile come il Quidditch. E per questo Sam, in quello era migliore. Conosceva il suo ardore. Lo capiva, perché era il suo stesso ardore nello stare in mezzo alla sua gente. Il barlume negli occhi del ragazzo nel vedere una scopa, era lo stesso di Tris nel misurare la capacità di un'arma. Compiti diversi. Vite diverse. Eppure, loro, finita la scuola avevano trovato una sorta di equilibrio. Amava andare a vederlo allenarsi e ogni qual volta potesse, lo andava a vedere anche durante le partite e ogni volta era smossa dalle sue vittorie quasi come se fossero le proprie. Samuel era un costante promemoria di una buona azione. Vedi, la nostra ferocia serve anche a questo. A dare una seconda possibilità agli innocenti. Quella sera di più di due anni prima, Beatrice non ci aveva pensato nell'attirare lontano il mannaro che lo aveva quasi fatto a pezzi. Incosciente eppure completamente lucida, si era eretta di fronte alla sua selvaggia con la consapevolezza che stesse salvando una vita che aveva ancora molto da raccontare. Sam aveva ancora molte cose da raccontare, aveva ancora troppe cose da vivere e sperimentare. Aver contribuito a far sì che la sua narrazione continuasse, rendeva in cuor suo, le vincite di lui anche proprie. Vite smosse da altruismi diversi, vite vissute all'opposto eppure sempre pronte a collidere. Avevano sempre trovato i loro spazi. Seppur Tris fosse diventata con il passare dei mesi sempre più cupa e silenziosa, quel loro baretto appena fuori dallo stadio, era diventato una specie di rituale. Ogni sabato mattina a fare colazione, si aggiornavano sulle proprie esistenze. E lo avevano fatto quasi ogni settimana durante il periodo estivo, finché lei non era più stata capace di intendere e di volere. Ed è lì che lo aspetta ora, in quel loro baretto. Lo sguardo di lei è diverso, per certi versi più dolce, più gentile. Si è ammorbidita la Morgenstern, seppur caratterialmente sia più rigida che mai. Sempre in tensione, si aggrappa alla sua forza d'animo, reprimendo qualunque fonte di fastidio possa minare la quiete della lupa. L'ha conosciuta, l'ha vista, esplorata. Dopo un lungo periodo di negazione, ha iniziato ad accettarla, si è scoperta incuriosita dalla sua presenza sotto le carni morbide della gentil fanciulla. Ha iniziato persino a preferirla a tratti. Nella sua forma candida, Tris era sempre Tris, solo migliore. Più concentrata, più precisa, più puntuale. La lupa era più veloce, si avvaleva di un complesso di istinti innati che Beatrice faceva fatica a comprendere nella sua forma umana e che pure trovava quanto mai intriganti. Le piaceva l'odore della natura in quelle forme, le piaceva la percezione del mondo intero sotto quel manto, qualcosa che non aveva mai visto prima. C'erano percezioni, desideri, sogni, che sotto quelle vesti non poteva reprimere e che le sembravano quanto mai raggiungibili. La belva non perdona, è irriverente, va dritta al obiettivo; capacità e caratteristiche che a tratti si confondevano e si amalgamavano armoniosamente anche nella sua forma fanciullesca. La bestia diventava a tratti donna e la donna diventava più spesso di prima bestia. Un connubio quello che, se da una parte l'aveva confusa e costretta a scavare in se stessa non poco per trovare legami logici di quanto le stesse succedendo, dall'altra la rendeva completa. Beatrice ha pensato a lungo di non avere un posto nel mondo, e per questo, a quanto avesse intorno si è sempre approcciata con diffidenza. Tutto era cambiato nel momento in cui ogni osso del suo corpo si era spezzato. Quel dolore aveva portato a galla qualcosa che prima non avrebbe mai potuto comprendere; non solo aveva un posto nel mondo, ma ne era naturale guardiana. Quella affinità con la natura, quel botta e risposta tra ragione e istinto, avevano dato un senso a qualunque meccanismo si fosse insinuato nella sua mente prima di quel momento. E poi c'era il Richiamo; la naturale propensione di andare verso gli altri e chiamarli a sé continuamente. Un richiamo che faceva male, che scaturiva un dolore impensabile, perché non consapevole. Il Branco dei Primi si cercava, di continuo, e il più delle volte trovarsi era complicato, eppure, così come lo sentiva lei, anche loro, ognuno di loro sentiva di appartenere finalmente a qualcosa di più grande. Nessuno di loro aveva avuto uno scopo. Tutti loro si sono sempre sentiti in un certo qual modo inadeguati, soli, incompleti. E poi, da quel giorno di inizio agosto, non si sono mai più sentiti soli. Seppur nelle menti di ognuno di loro aleggiasse l'incertezza e la poca consapevolezza di sé, avevano raggiunto una qualche forma di serenità che prima non avrebbero nemmeno saputo immaginare.
    E adesso è qui, di nuovo qui, nel suo luogo felice, nel suo luogo sicuro, lì dove sa, che per quanto brutte dovessero mettersi le cose, potrà sempre tornare per assaporarsi una bella tazza di caffè e mangiare cornetti alla crema fino a scoppiare. Questo, Sam, sono due delle cose che l'hanno tenuta ancorata alla realtà in modo più tangibile, durante gli ultimi mesi, quelli in cui ogni giorno varcava la soglia del Ministero con la consapevolezza di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Si era vergognata di contattarlo subito, si era vergognata di contattare chiunque; unica traccia di una qualche forma di contatto con l'esterno era stato quel messaggio in segreteria di Moses che non aveva mai mandato. L'aveva richiamata lui, quasi due settimane dopo. Non si sentivano da quando lui era partito. « Va tutto bene Tris? » « Alla grande.. » Aveva tagliato corto, mentre camminava spedita verso casa con le buste della spesa, infastidita da quella piega salutista che aveva dovuto adottare. « Strano. Sam dice che non ti sente da settimane. » E lì, aveva capito Tris di non essere mai stata sola. Si era solo convinta di esserlo, perché in cuor suo, per un momento, solo un momento, aveva desiderato lasciarsi andare, morire forse per mettersi al riposo attraverso l'eterno sonno. « Ho avuto molto da fare. » Sente il sospiro del ragazzo dall'altro capo del filo. « Morgenstern, lo sai di non essere sola vero? » Ora lo sa. Lo sa all'incirca da un mese. Eppure, non può fare a meno di tagliare fuori le persone a cui ha sempre voluto bene. « Fai un colpo di telefono al compagno Scamander. Da quel che ho sentito avrebbe bisogno di un'amica e tu non mi pare che stai messa meglio. Mi raccomando, sennò vengo a riprendervi per le orecchie a entrambi. » Un sorriso stanco prima di riattaccare. « Risolvi le cose col visto e ne riparliamo. » E così, alla fine dopo un via vai tra lavoro e affari personali, dopo aver messo insieme un paio di pezzi mancati, dopo aver ingoiato l'amara pillola della svendita di Holden e dopo aver preso un paio di misure da sé sul conto, si era decisa di tornare nel loro posto sicuro. Questo sabato. Solito posto. Pago io. Beatrice.
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    « Ma tu guarda se questo non è Samuel Benjamin Scamander. » Si era informata sulla sua situazione. Anche lui era finito nel mirino del Ministero come molti altri. Come Eric, come molti altri prima di loro. Si alza per dargli il benvenuto con un caloroso abbraccio, perché Beatrice è diventata anche questo, istinto. E l'istinto le dice che ha bisogno di sapere che Sam stia effettivamente bene. Percepisce il suo odore pungente. Tutto è più pungente del solito, ma il suo è diverso. Diverso da quello degli umani, e anche da quello dei lycan. Non fastidioso, ma diverso. Arriccia appena il naso prima di infilarsi nel loro solito separé facendo cenno alla cameriera di avvicinarsi. Prende tra le mani il menu della colazione e lo scorre velocemente. « Per non sbagliarci e visto che abbiamo una serie infinita di cose da recuperare, io direi di fare una porzione di tutto per iniziare, è la cosa migliore. » Se prima l'appetito della Morgenstern era insaziabile, figuriamoci adesso. Lo fissa intensamente con un grosso sorriso stampato in volto, cercando di percepire il suo stato d'animo. Cerca di capire come sta prima ancora di chiederglielo. Sam è tornato a Hogwarts. Sam è un professore. Tris invece è al Ministero. Tris è un Inquisitrice. E niente. Fa già ridere così. Si stringe nelle spalle gettando uno sguardo veloce fuori dalla finestra, mentre la camera sistema sul loro tavolo un po' di tutto. Caffé, latte, té, succhi di frutta, pancakes, uova e bacon, cornetti, dolci vari ed eventuali, formaggi e chi ne ha più ne metta. Due animali insomma. Di nome e di fatto. « Allora, professor Scamander mi dica, come hanno preso i suoi studenti e soprattutto le sue studentesse la notizia del suo ritorno nel magnificente castello di Hogwarts? » Il tono da chiara presa in giro. Sam, professore, non sapeva immaginarlo. Sam era l'uomo della folla, era il giovane giocatore che sfreccia sopra le teste dei propri tifosi. Ma professore? E niente. Si ribadisce quanto faccia ridere anche solo l'idea. Torna per un attimo seria, mentre avvicina il piatto di pancakes a sé iniziando a gustarne il primo boccone. « Come vanno le cose lì? I miei cuccioli come se la passano? » I Grifondoro sarebbero sempre stati i suoi pulcini, e Tris li avrebbe sempre visti come tale. Li amava quei zucconi, per loro avrebbe fatto qualunque cosa. Per ognuno di loro. Anche per quelli a cui non stava particolarmente simpatica. Fa parte di lei. Mamma Orsa Morgenstern.. o meglio.. Mamma Lupa Morgenstern. « E tu? » La getta lì, come una domanda in mezzo a tante altre. Lo fa per non dare troppo peso alla questione. Non vuole essere accondiscendente con Sam. Non lo è mai stata, perché forse in cuor suo ha sempre pensato che Sam avesse bisogno più qualcuno che gli facesse da roccia di quanto gli servisse una spalla su cui piangere. Certo, se glielo avesse chiesto, Tris sarebbe stato anche quello.

     
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    «Rispondi, cazzo. Tris, è la settima volta che ti chiamo nel giro di una settimana. E sì, le ho contate, pensa quanto sono preoccupato. E io so che non dovrei preoccuparmi per la grande invicibile Beatrice Morgenstern, ma tu non rispondi e di solito lo fai al primo squillo. Quindi c'è qualcosa che non va e comincio ad essere leggermente allarmato. Questi ragazzini mi fanno girare le palle ad elica, domani c'è anche la luna piena, quindi insomma, vedi che tutti gli eventi cosmici si stanno allineando per farmi sembrare più schizofrenico del solito. Ti pregherei quindi di richiamarmi, se non vuoi o puoi rispondermi in questo momento. Grazie Il bip di fine messaggio riempie il suo timpano e lui chiude la chiamata, appoggiando il cellulare sopra il tavolo della cucina. E' lì per una visita veloce a suo padre. E' in permesso dal lavoro. Già, il suo nuovo, brillante lavoro da professore di Volo alla Scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts. James, suo padre, ha fatto i salti di gioia quando ha scoperto che suo figlio avrebbe fatto qualcosa di buono, qualcosa di utile alla società che non implicasse il far divertire ed entusiasmare la gente a cavallo di una scopa. Aveva chiamato sua nonna, aveva messo gli annunci pubblici, per poi ritirare tutto, una volta scoperta la verità. Perché a Sam non piace l'idea di fare il prof. Lui vuole volare, vuole sentirsi invincibile per dei minuti o delle intere ore dentro un campo da Quidditch, con le tifoserie che urlano a gran voce il suo nome. Non ha bisogno di un bel lavoro, di un lavoro rispettabile, di "un lavoro dignitoso che aiuta a formare le giovani menti." No, lui vuole divertirle quelle giovani menti, vuole passar loro il messaggio che se ce l'ha fatta uno come lui, possono farcela pure loro. Vuole crogiolarsi in quell'amore che gli viene rivolto, da quando ha cominciato ad allenarsi con i Falcons. E perché no, ha bisogno anche di tutti i pregi che quel lavoro gli ha portato. Ma non ha bisogno dei difetti. Non ha bisogno di rinchiudersi nuovamente dentro Hogwarts. Non ha alcun bisogno di vedersi tarpare le ali ancora una volta. Ma se le deve far tarpare, per cause maggiori. James Scamander aveva abbassato la testa alla notizia della leggera interferenza del Ministero in tutta la faccenda del lavoro di professore. Si era astenuto dal dire te l'avevo detto e Sam l'aveva apprezzato, perché gliele aveva lette negli occhi quelle quattro parole. Lui non era mai stato d'accordo con il firmare il contratto con i Falcons. E non solo perché aveva un leggero e velatissimo pregiudizio riguardo il mondo del Quidditch, ma anche perché James lavorava al Ministero da una vita e aveva sempre visto il marcio nel quale ristagnava. "Andrà bene, vedrai. Edmund Kingsley, per quanto sia ammanicato con i piani alti, non è stupido. Ama le menti giovani, ama modernizzare, ama che tutto sia perfetto. E insomma, tu là dentro, hai ragione, c'entri davvero poco. Sei la nota dolente nella perfezione generale. Scommetto 20 galeoni che ti fa fuori entro il primo semestre." Ah, l'appoggio dei famigliari, questo sconosciuto. E alla fine eccolo lì, con qualche settimana di scuola iniziata sulle spalle, con i nervi a fior di pelle e una Beatrice a caso che non risponde da ormai quasi un mese. Ed è preoccupato, tanto. Ha pure provato a scriverle dal castello, ma lui non è che sia troppo bravo a farlo e chiaramente non ha ottenuto alcuna risposta. E' andata a cercarla, quando ha potuto. E' rimasto sotto casa sua, appostato come un maniaco, aspettando di vederla rientrare, ma non l'aveva mai vista farlo. Così come non rientrava, così non usciva. Aveva continuato a chiamarla, e alla fine aveva chiamato pure Dean, per vedere se oltreoceano si avevano sue notizie più certe. Niente, nemmeno da quel fronte. Osserva il cellulare, ora, e socchiude gli occhi, quasi a voler creare una connessione telecinetica con esso, affinché si metta a suonare da lì a pochi secondi, con il suo nome lampeggiante sullo schermo. Ma non lo fa. Allora sbuffa, digitando nuovamente il suo numero e portandoselo all'orecchio. Fortuna che oggi non ho lezione, altrimenti sarebbe un macello per tutti. Solita routine. Parte la segreteria. Sono Beatrice Morgenstern, lasciate un messaggio do- «Dopo il bip, sì, ormai la conosco la prassi.» L'avviso sonoro parte e così fa anche lui. «E siamo a otto. Wow, sono una fidanzata psicopatica e stalker. Chi l'avrebbe mai detto? Io no di sicuro, deve essere il tuo influsso, altrimenti non si spiega. So che non sei morta, lo percepisco, non chiedere, super poteri da lupo mannaro. Quindi se non sei morta, mi stai ignorando e se lo stai facendo, dato che non siamo andati a letto insieme, per tua unica volontà, ti ho sempre richiamata il giorno dopo e non ti ho mai chiamato con il nome di qualcun'altra, ho esaurito le idee sul perché tu lo stia facendo. Ho capito che è inutile anche continuare a chiederti di richiamarmi, quando non lo farai mai, perciò ti dico che sono a Londra. E sono irritabile questi giorni. Molto. Quindi ora chiudo la chiamata, esco e ti vengo a sfondare la porta di casa. E sarai costretta comunque a parlarmi. Vogliamo fare così? O preferisci risparmiarti la scocciatura di chiamare un falegname a rimettertela in pi-... Aspetta un attimo - Il leggero ticchettare di un gufo alla finestra lo distrae. La dischiude e lo lascia entrare, aprendo velocemente il pezzo di carta che ha legato alla zampa. Questo sabato. Solito posto. Pago io. Beatrice. «Oh, ma guarda un po', un tuo messaggio. Grandioso, allora davvero sono un superdotato di poteri sovrannatura- Bip. Il suo messaggio è stato inviato. Stacca il telefono dall'orecchio e lo guarda, con una smorfia sulle labbra. Poi scrolla le spalle, consapevole che comunque quel messaggio non è nemmeno lontanamente inviperito come lo era stato quello culminante, di qualche settimana prima. E quindi ha già un motivo per incazzarsi, se ha ascoltato tutti quelli che le ho lasciato in precedenza in segreteria. Magico!
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    Sabato mattina. Solito bar fuori dal campo in cui non si può più allenare. Sarebbe quasi infastidito dalla scelta, ma, al contrario, è contento di vederla lì, in carne ed ossa. Veramente viva, e non soltanto viva nella sua testa perché lo dico io. « Ma tu guarda se questo non è Samuel Benjamin Scamander. » Non ci pensa due volte e avvicinandosi apre le braccia, per chiuderla nella loro morsa. Rimane qualche secondo incollato a lei, per poi distaccarsi, quando percepisce uno strano odore. La guarda negli occhi e le sorride, però sul volto ha l'espressione confusa perché non sa ricollegare quel profumo. Non l'ha mai sentito prima di quel momento, ma è certo che non sia quello di Tris. Non quello che le ha sempre sentito addosso, da quando è diventato un lupo mannaro. «E tu sei davvero viva.» Le sorride sinceramente, scostandosi da lei per seguirla verso il loro solito angolino. «Sono felice di non essermi sbagliato.» Aggiunge sedendosi, prima di prendere a sua volta un menù. Vorrebbe farle tante domande, ma vuole che sia lei a cominciare, giusto per darle un po' di vantaggio. Perché, insomma, ci sono state due o tre volte nel quale è stato parecchio incazzato con Tris, durante quel mese di mutismo totale. E lui è sotto la pozione Antilupo, i suoi nervi sembrano rispondergli bene, ma non benissimo. Fa finta di leggere il menù, ma nel frattempo la osserva di sottecchi. « Per non sbagliarci e visto che abbiamo una serie infinita di cose da recuperare, io direi di fare una porzione di tutto per iniziare, è la cosa migliore. » Grazie al cielo! Si ritrova a pensare, chiudendo il menù con uno schiocco sonoro. «Mi piace come ragioni, Morgenstern, davvero, sai come arrivarmi al cuore senza aprire le gambe. Notevole!» Si porta leggermente all'indietro, quel tanto che basta per tenerlo lontano dal raggio di azione del probabilissimo ceffone che potrebbe arrivargli in piena faccia, giusto in tempo per lasciare spazio alla cameriera di sistemare sopra il loro tavolo ogni ben di Dio. E c'è veramente tutto il menù. « Allora, professor Scamander mi dica, come hanno preso i suoi studenti e soprattutto le sue studentesse la notizia del suo ritorno nel magnificente castello di Hogwarts? » Ridacchia, scrollando il capo. Come l'hanno presa? Sicuramente meglio di quanto l'abbia presa lui. Poco ma sicuro. Si allunga a prendere un muffin al cioccolato, giusto per cominciare in assoluta leggerezza. «Le studentesse, quando hanno capito che non avrei avuto più modo per infilarmi sotto le loro gonne, non troppo bene a dire il vero.» Si porta il dolce alla bocca e con un solo boccone ne spazzola via mezzo. «Gli studenti, d'altro canto, sono tutti felici di avere a che fare con un Falcon che non ha mai giocato una vera partita di campionato perché viene ingaggiato l'unico anno in cui viene sospeso il campionato. Sai com'è..» C'è della tagliente ironia nelle sue parole perché quando è riuscito a chiudere la mano sopra il sogno di una vita, ancora una volta il karma l'ha preso per il culo, facendolo cadere con il culo a terra. Ancora. Finisce il muffin, ripulendosi la bocca con il tovagliolo, solo perché si trova in presenza di Tris. « Come vanno le cose lì? I miei cuccioli come se la passano? » Inarca un sopracciglio e capisce al volo a cosa si sta riferendo. I suoi dannati Grifondoro. Le mani si chiudono intorno alla bottiglia di succo di arancia, ne versa un po' per Tris e un po' per sé. «Non voglio ferire i tuoi sentimenti, ma stanno davvero bene. Alcuni meglio di altri. Sapessi i festeggiamenti per il nuovo Caposcuola...» Lascia la frase in sospeso, inclinando la testa di lato. Si porta il bicchiere di vetro alle labbra e beve un sorso di succo. « E tu? » Già, come stai Sam? Sentire nuovamente quelle parole rivolte a se stesso gli fa strano. E' da tanto che qualcuno non gli fa quella domanda. Fa una smorfia con le labbra, pensando un po' su alla risposta. «Meglio di quanto avrei creduto, ad essere sincero.» Ammette mestamente, abbassando lo sguardo. Confessare che quel ricatto si sta rivelando migliore delle sue più rosee aspettative lo fa sentire un deficiente. «Kingsley sa cosa vogliono i ragazzini. E' un "io ti do, tu mi dai" abbastanza convincente, persino da dentro.» Se non si trovasse tra le mura di Hogwarts sotto ricatto, è certo che apprezzerebbe certi trattamenti da studente. Per quanto riguarda lui, la vita continua. «Anche se devo ammettere di non aver mai immaginato quanti potessero essere i ragazzini che non sanno cavalcare una scopa a dovere. Capisco le prime incertezze, capisco la paura dell'altezza, ma dovresti vederne alcuni Tris. Spero duri poco questo lavoro perché, altrimenti, non credo arriverò a trent'anni con questi bei capelli.» Ride, mentre si lancia sull'ennesimo cornetto. Mentre parla, senza dare troppo nell'occhio la osserva. E' diversa. Ha qualcosa nel viso. C'è qualcosa di più tagliente e consapevole nei suoi occhi. E la loro sfumatura sembra essersi addolcita. Si riempie la bocca, mentre continua ad annusare l'aria. No, non è il suo odore tipico. «Tu invece? Come stai? Che fai? Che hai fatto? Ti hanno dato un permesso lungo un mese per andartene in vacanza?» La guarda fisso, sbattendo le ciglia angelicamente mentre la bombarda di domanda, quasi a volerla confondere, prima di sganciare quella finale. «Magari alle Barbados? E' lì che hai acquistato questo nuovo pungente profumo?»
     
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    « E tu sei davvero viva. Sono felice di non essermi sbagliato. » Samuel Scamander. Se chiedeste a Tris come quei due sono diventati amici, lei di certo non saprebbe rispondere. E' successo perché doveva succedere, perché certe cose sono semplicemente scritte nel destino. Se inizialmente la Morgenstern si è mostrata ben poco disponibile sia nei suoi confronti che nei confronti del suo amico del cuore, ad un certo punto a tutta quella loro energia, nemmeno un'agguerrita Beatrice è riuscita a resistere. Un po' perché a forza di chiederle i compiti, e poi di aiutarli a passare questo e quell'altro compito scritto, un po' perché volente o nolente aveva iniziato a ridere alle loro mille battute, alla fine, la ragazza ne era uscita conquistata da quei due. Avevano affrontato anche molte prove difficili insieme e alla fine, quando lei e Sam erano stati attaccati a Hogsmeade, la ragazza non ha potuto fare a meno di realizzare che per quel ragazzo avrebbe dato ben volentieri la vita. Lui dal canto suo ha scaldato le sue giornate con mille aneddoti divertenti, gossip spicciolo di ogni sorta e usanze che se inizialmente Tris trovava strane, alla fine aveva imparato ad accettare con la consapevolezza che, quanto meno, avere un tipo come Sam nei paraggi l'aiutava a essere più accorta nei confronti degli uomini. Che poi, forse, la Morgenstern era pure sin troppo accorta nei confronti degli uomini, ma questi sono teneri dettagli che sorvoleremo per il momento. « Avevi dubbi? » Gli chiede quindi con una chiara nota divertita, prima di iniziare a scorrere disinteressata il menu, ben consapevole del fatto che in ogni caso avesse già l'ordine pronto. Un po' di tutto è la scelta migliore. « Mi piace come ragioni, Morgenstern, davvero, sai come arrivarmi al cuore senza aprire le gambe. Notevole! » Assottiglia appena lo sguardo, solo per guardarlo in cagnesco. Ahia, Scamander! Lo sguardo da Caposcuola non è una buona cosa. Per fortuna prima che lei possa dire o fare qualcosa, la cameriera torna con le loro ordinazioni, stendendo sul tavolo questo e quell'altro ben di dio. Una visione che scalda il cuore della Morgenstern a tal punto da dimenticarsi qualunque battuta sconcia il giovane Scamander abbia fatto in precedenza. Che poi, a dirla tutta, quel periodo in cui le battute sconce andavano coadiuvate del tipico ceffone alla Morgenstern, è alquanto finito. Non se lo può più permettere; il Quartier Generale dell'Inquisizione le ha insegnato che al mondo ci sono persone peggiori di uno Scamander e un Moses che fanno apprezzamenti sul fondo schiena di una ragazza qualunque negli intervalli. Mentre il discorso si sposta su questioni più spinose, la Morgenstern ingurgita bocconi di pancakes a non finire. « Le studentesse, quando hanno capito che non avrei avuto più modo per infilarmi sotto le loro gonne, non troppo bene a dire il vero. Gli studenti, d'altro canto, sono tutti felici di avere a che fare con un Falcon che non ha mai giocato una vera partita di campionato perché viene ingaggiato l'unico anno in cui viene sospeso il campionato. Sai com'è.. » Non doveva essere facile per Sam; Tris poteva capirlo meglio di chiunque. Trovarsi in un posto a cui chiaramente non si appartiene e a cui oltretutto non si vuole appartenere è una cosa estremamente snervante e molto stressante anche. Ci si sente perennemente sotto pressione, frustrati dall'idea di non dare il meglio di sé, in quello in cui si è più bravi. Che poi, quale fosse effettivamente il lavoro ideale di Beatrice non lo sapeva, ora men che meno, ma di certo il suo posto non era lì, non con l'Inquisizione. Quel Ministero, quelle persone, quei modi, ricalcavano l'esatto contrario di quanto fosse stato insegnato a Beatrice, e per tanto non li avrebbe mai scelta di spontanea volontà, non se una realtà altra, una coscienza altra, non avesse messo la propria coda di mezzo. Ora era intrappolata lì, e per giunta, senza di Lei che rendesse il suo navigare in quelle acque più semplice. C'erano solo lei e la lupa, che se possibile, era addirittura meno aperta e tollerante nei confronti di quegli uomini e donne ambiziosi, corrotti spesso e volentieri dal desiderio di far carriera, di primeggiare a prescindere da chi calpestassero lungo il proprio percorso. Perché ecco, se da una parte, era vero che di fronte all'avanzata dei babbani, i maghi dovevano pur proteggersi in qualche modo - e infatti, in questo, la Morgenstern non contesta in toto i decreti - era altrettanto vero che dietro quelle quasi buone intenzioni si celavano interessi particolari infimi, desideri particolari, personalità manipolatrici e approfittartici; arrampicatori sociali, corrotti e assassini, si celavano tutti sotto il volto pulito del Ministero della Magia. « Sai mi stavo giusto chiedendo.. » Inizia quindi, a bocca piena, da vera signora. « ..se ai malati di figa esistesse un corrispondente femminile. A quanto mi dici, sì, esiste eccome. » Continua quindi a sguardo basso, continuando la sua opera di dilettarsi nella sacra arte del mangiare fino a star male, non che sia vicina a quel punto, che sia chiaro. « Perché insomma, parlare addirittura di disperazione è grave. Voglio dire, pare una di quelle cose alla gotta catch 'em all. » Fa una leggera pausa per ingurgitare il boccone. Sta cercando di portarlo su un terreno a lui conosciuto, per distrarlo dalla chiara frustrazione in cui sta soggiacendo. Non riesce a vedere un Sam in piena autocimmiserazione, messo al tappeto da quel governo indifferente al destino dei propri cittadini. « Ma cos'è un album delle figurine? Tipo che devi averli tutti? E ovviamente tu vali per due; Scamander Studente e Scamander Professore. » Infine si stringe nelle spalle come se non avesse detto niente fino a quel momento. « In ogni caso non è un trattamento peggiore di alcuni taccuini di nostra comune conoscenza, ovviamente. » E dicendo ciò gli lancia un'occhiata di sottecchi, prima di sorridergli con un che di sornione. Finito il capitolo pancake, la Morgenstern si riprofila su qualcosa di tipicamente inglese ed estremamente salato. Uova e bacon, perché il salato dopo il dolce non è una bestemmia, è anzi una sacra battaglia di coraggio. Prende quindi una bella striscia di bacon ben cotta e se la infila in bocca con la solita delicatezza, mettendo il piatto in mezzo, perché quel piatto accidenti se è da condividere. « Se posso darti un consiglio comunque, tienitelo nei pantaloni. L'opinione pubblica questi giorni è difficile da reindirizzare una volta scoperto che Samuel Scamander, battitore dei Falcons, si è dato alla pazza gioia con leggiadre quanto innocentissime studentesse nel fior fiore dei loro anni. » E' così triste rendersi conto di essere ormai dall'altra parte. Tris e Sam sono adulti. Adulti in tutto e per tutto, e tutti quei soggetti ad alto rischio e tasso di deficienza che fino a poco tempo fa erano i loro compagni, ora non sono più loro compagni. Adesso bisogna pensare alle bollette, a svegliarsi ogni mattina per arrivare al lavoro, fare la spesa e cucinare, ricordare di portare la spazzatura giù, fare la maledetta raccolta differenziata, pulire casa; tutte cose che, fino a pochi mesi fa non si immaginavano nemmeno un adulto dovesse fare. « Non voglio ferire i tuoi sentimenti, ma stanno davvero bene. Alcuni meglio di altri. Sapessi i festeggiamenti per il nuovo Caposcuola.. » Si porta il bicchiere di succo di frutta alle labbra e annuisce. Non le sfugge quella leggera inflessione nel suo tono, ma decide di lasciar perdere. Oppure no. « Ho sentito.. Weasley. » Alza gli occhi al cielo e sbuffa. La sua fottuta eredità finita in malora. Fred era un ottimo giocatore di Quidditch; avevano fatto ottimo gioco di squadra, lo trovava persino divertente e coinvolgente, ma fuori dal campo era un irresponsabile di prima categoria. Più di una volta la Morgenstern lo ha beccato dopo il coprifuoco a limonarsi qualche ragazzetta nei sotterranei, o nel bagno degli studenti, o in qualunque posto del castello in cui non doveva essere dopo il coprifuoco. Erano più le volte che Weasley era fuori dal suo letto di notte, che all'interno di quest'ultimo. « Non essere sorpreso. So un sacco di cose su Hogwarts; certo non le cose veramente importanti.. » E dicendo ciò sollevò le sopracciglia in modo allusivo prima di continuare. « Però ho scoperto di lavorare nell'unico posto peggiore di Hogwarts. Sapessi come si parla al Ministero degli affari della scuola; a tratti sono più incattiviti i genitori dei figli. Al Ministero, Hogwarts è affare di stato. Genitori che pompano i loro figli a destra e manca, pause caffè passate a parlare di nuovi Caposcuola, nuovi docenti e bla bla bla. » Gli mostra un sorriso leggermente sarcastico, prima di scuotere la testa con leggero disgusto. « La gente tende a dimenticare facilmente che Edmund Kingsley tiene ostaggi i propri figli lì dentro. » Oh sì signore e signori, la Morgenstern è tornata in pista e ne ha una da ridere su tutto e su tutti. Kingsley non le è mai stato simpatico, sin da quando ha messo piede per la prima volta nella Sala Grande e aveva fatto cadere vergognosamente la sua spilla di fronte a tutti i suoi compagni. Quell'atto aveva tutta l'aria di un'umiliazione. « E adesso mi dici cosa intendevi. » Pensavate che avrebbe lasciato perdere? « Sam ho passato sei anni della mia vita a sopportarti, quindi, so perfettamente quando alcuni stanno meglio di altri è chiaramente una frecciatina. Sputa il rospo: voglio il sangue. » Anche e soprattutto letteralmente, a volte.

    E dopo tutto quell'esordio goliardico, Beatrice e Samuel sono finalmente pronti a passare ad argomenti davvero seri. Vuole sapere come sta, cosa si è persa in quell'ultimo mese e mezzo. Vuole sapere come può aiutarlo, perché si sa, Beatrice all'idea di dare una mano non riesce a resistere, e anche se si tratta di semplice supporto morale, la mora non glielo negherà. « Meglio di quanto avrei creduto, ad essere sincero. » Lo osserva con attenzione cercando di captare le sue espressioni. E' chiaro che faccia un po' di fatica nell'riordinare le idee. « Kingsley sa cosa vogliono i ragazzini. E' un "io ti do, tu mi dai" abbastanza convincente, persino da dentro. » Certo. Il campo, Hogsmeade, il ballo. Dopo aver tolto loro tutto, quelle cose dovevano sembrare il paradiso. Era una bella strategia quella adottata da Kingsley tutto sommato. Sottrarre loro tutte le certezze, ogni privilegio che avessero avuto in precedenza, per poi somministrarne degli altri ai suoi termini era un ottimo modo per tenerli buoni e ubbidienti. Sospirò appena scuotendo la testa. Quella era manipolazione, una chiara violazione del libero arbitrio. A quei ragazzi non era chiesto cosa volessero. Dovevano prendersi qualunque cosa venisse loro data e ringraziare anche. « Anche se devo ammettere di non aver mai immaginato quanti potessero essere i ragazzini che non sanno cavalcare una scopa a dovere. Capisco le prime incertezze, capisco la paura dell'altezza, ma dovresti vederne alcuni Tris. Spero duri poco questo lavoro perché, altrimenti, non credo arriverò a trent'anni con questi bei capelli. » Scoppia a ridere insieme a lui. « Pensa a tutte le cose che hai imparato in quel viaggio in Thailandia. Pare proprio che potrebbero esserti d'aiuto. » Lo sta prendendo in giro. Non c'è rischio che Samuel Scamander resti senza capelli. Piuttosto scappa sul serio in Thailandia. Per un attimo vorrebbe chiedergli cosa lo tiene ancorato qui, in questo posto che chiaramente non ha più niente da offrire a nessuno come loro. Evita di farlo solo perché sa che la domanda le si ritorcerebbe contro. Tris, meno ancora di Sam ha radici piantante a Londra. Lui quanto meno ha la scusa della famiglia. Lei che scusa ha? Salvare il mondo, quell'utopia che non sa nemmeno dove inizi e dove finisca, sembra una risposta simile a una battuta pessima di un comico di seconda categoria. « Tu invece? Come stai? Che fai? Che hai fatto? Ti hanno dato un permesso lungo un mese per andartene in vacanza? Magari alle Barbados? E' lì che hai acquistato questo nuovo pungente profumo? » Per un istante la Morgenstern abbassa lo sguardo teneramente vergognata da tutta quella sfilza di domande che culmina con la peggiore che potesse chiederle. La sente. Certo che la sente. Magari i suoi sensi non sono altrettanto sviluppati quanto quelli dei lycan, ma a volte, è facile per questa nuova Beatrice ricordarsi che in realtà dall'altra parte si ritrova pur sempre un lupo mannaro. Siamo sulla stessa barca io e te ora, vero? « In realtà.. » Dice quindi, cercando di mantenere un tono di voce il più possibilmente piatto. Ma c'è una cosa che non riesce a controllare; il cuore, quei battiti cardiaci che si intensificano, che a lei piaccia o meno. In queste vesti, le emozioni non sono altrettanto facile da controllare. Nulla è facile come un tempo, eppure, in un certo qual modo, tutto è più facile. Parlare, rapportarsi con il mondo. E' diversa. Sì, decisamente. « Sono sempre rimasta qui.. più o meno. » Togliendo le pause di riflessione passate a Inverness e nella profonda Scozia, dove effettivamente, Beatrice ha conosciuto persone davvero interessanti. « Ma ho perso il cellulare, e la bacchetta, e a un certo punto ho avuto problemi persino a nutrirmi attraverso una cannuccia. » Liquida tutto con una scrollata della mano. « E' tutta acqua passata. » Anche lei è felice che Sam non si sia sbagliato. Nonostante abbia avuto momenti in cui ha pensato il contrario, ora ha di nuovo un obiettivo, ha di nuovo un punto di arrivo. « Sto lavorando come al solito.. » Più del solito. Ora oltre alla Squadra d'Inquisizione - buon viso e cattivo gioco - c'è anche tutto il resto. « ..ho dei turni schifosi. Il mio superiore, quello stronzo di prima categoria a cui Marchand mi ha assegnato sin da quando stavamo a scuola - ricordi no? - si diverte a mettermi in difficoltà mandandomi a fare cose inutili. » Traduzione: si diverte così tanto a darmi il tormento che la sera ci ripensa e ci fa altro sopra, con molta probabilità. « Ho un nuovo vicino di casa che rompe le palle un giorno sì e l'altro e sto seriamente considerando di prendere un gatto per supplire alle mie ovvie carenze d'affetto. »
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    Si stringe nelle spalle, tornando a mangiare, questa volta un muffin al cioccolato. Questa la vita in breve di Beatrice Morgenstern. Questo quanto meno quello che può dirgli. « Quanto alla mia nuova allure de bête sauvage.. » Sospira, sgranando appena gli occhi mentre cerca di trovare le giuste parole per esprimersi. « Vorrei raccontarti precisamente che cosa è successo, ma a parte il fatto che non ci credesti - perché è una storia davvero da psicolabili .. » Si stringe nuovamente nelle spalle, trovando difficoltà a cercare di ricordare. Quella sera, tutto ciò che è seguito. Le troppe informazioni che aveva ricevuto. Beatrice è un alfa. Anche questa fa ridere già così. « ..non lo so nemmeno io. » Ora ne parla con una certa tranquillità. Forse perché è Sam, forse perché è stata beccata con le mani nel sacco. Forse semplicemente perché l'ha accettato e a quel destino si è semplicemente abbandonata. Da quando li ha sentiti per la prima volta, tutto ha acquistato un nuovo senso, più profondo, quasi spirituale. « E' complicato. » Potrebbe essere altrimenti con la Morgenstern. Gli afferra la mano di scatto, prima che possa reagire come tutti gli altri. Una morsa ferrea, sin troppo perché appartenga a una semplice ragazza della sua stazza. « Ma posso mostrartelo.. magari non qui. Sai.. non credo che loro capirebbero. » E non ora. Gli rivolge uno sguardo colmo di sottintesi, prima di lasciar andare la sua mano, più consapevole di aver quanto meno avuto la decenza di fare un piccolo passino nei confronti del prossimo. Aveva già sperimentato l'esperienza di chiudere completamente fuori le persone e non era andata bene. Se voleva smettere di allontanarli, se voleva che qualunque cosa stesse facendo funzionasse, doveva iniziare a rendere qualcosa in cambio a chiunque si fidasse di lei, e ciò significava farlo con Sam per primo. « Prima di tutto ciò però, devo chiederti una cosa molto importante e voglio che tu mi ascolti molto attentamente. » Gli allunga un muffin, perché sa che il modo migliore per comprarlo è attraverso il cibo, e a quel punto incrocia le braccia al petto. « Samuel Scamander.. » Un sorriso e uno sguardo leggermente malizioso. « ..professore frustrato nonché giocatore dei Falcons con nessuna partita all'attivo, giovane Don Giovanni con la piazza rovinata per ovvie ragioni. » Sospira. « Vuoi tu accettare l'invito di questa ex Caposcuola Grifondoro, con ovvi problemi di gestione della rabbia e un futuro che non va al di là del domani, di accompagnarla al ballo di Hogwarts e concederle l'onore di dare adito a una serie infinita di chiacchiere infondate - visto che non mi toccherai nemmeno con un dito, a meno che tu non volessi finire in infermeria prima della fine della serata? » Sorriso paraculo. Si avvicina appena poggiando il mento sulle nocche, guardandolo improvvisamente con una serietà unica. « Ho bisogno di un'entrata. E.. di una persona. » Sii la mia persona, Samuel Scamander. Direi che questa è più di una dichiarazione di intenti. « E in cambio ti prometto che questo ballo, sarà indimenticabile. » Forse anche troppo. Infine si stringe nelle spalle con noncuranza. « Scusa, so che avrei dovuto portarti l'anello e mettermi in ginocchio; dalle vostre parti gli inviti si fanno in grande stile, ma dovrai accontentarti del mio tavolo pieno di cibo, e di questa fantastica compagnia. Altrimenti mi rimangio tutto; letteralmente! » Gli punta il dito contro assottigliando lo sguardo. « Ti ho comprato! Paga il pegno, maledetto! »

     
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    « Sai mi stavo giusto chiedendo.. ..se ai malati di figa esistesse un corrispondente femminile. A quanto mi dici, sì, esiste eccome. » Scuote la testa, mentre si ritrova a valutare una ad una quelle parole. «Oh sono più frequenti ti quanto potresti mai immaginare, credimi! Delle vere assatanate che farebbero concorrenza alle arpie» si ritrova a commentare, facendo poco caso al fatto che ha la bocca mezza piena del cibo di cui si sta strafogando allegramente. «E che, detto tra noi, riescono a spaventare anche me. Capisci la gravità della situazione?» Alza lo sguardo giusto un momento, per poi scoppiare a ridere nel sentire i suoi discorsi riguardo certi quadernetti che in passato erano finiti, casualmente tra le sue mani, quando dovevano stare da tutt'altra parte. «Sai che l'ho buttato via al falò dei maturandi, a Giugno?» Confessa, stringendosi nelle spalle. A dire il vero, con il senno di poi, sa benissimo che è stato un mezzo stupido d'adottare quello dello scrivere tutte quelle stronzate su quel taccuino che gli è sempre stato caro. Note, commenti, nomi, date, un miscuglio strano da portarsi dietro, nel retro dei pantaloni. E alla fine aveva deciso che sarebbe dovuto rimanere lì, all'interno dei confini di Hogwarts. Come una sorta di rito di passaggio: lasciarsi tutto alle spalle, abbandonare il vecchio per abbracciare il nuovo. «E devo ammettere che un po' mi manca. Mi sento nudo senza. Perlomeno quello mi aiutava a ricordare. Ora non so nemmeno avvicinarmi con precisione chirurgica al numero esatto di..» quelle con cui sono stato nella mia vita. Non completa la frase, reputando la fine poco elegante se esposta all'amica. Preferisce buttare giù qualche altro sorso di succo all'arancia, ascoltandola in silenzio. Osservandola in religiosa calma, notando particolari che gli erano sfuggiti negli anni. Gli occhi sono di una sfumatura più calda di quanto ricordasse. I capelli leggermente più corti. I lineamenti più dolci sono forse la cosa che più lo destabilizzano. Non sa dove sia stata, ma le è successo qualcosa, è evidente. « Non essere sorpreso. So un sacco di cose su Hogwarts; certo non le cose veramente importanti..Però ho scoperto di lavorare nell'unico posto peggiore di Hogwarts. Sapessi come si parla al Ministero degli affari della scuola; a tratti sono più incattiviti i genitori dei figli. Al Ministero, Hogwarts è affare di stato. Genitori che pompano i loro figli a destra e manca, pause caffè passate a parlare di nuovi Caposcuola, nuovi docenti e bla bla bla. La gente tende a dimenticare facilmente che Edmund Kingsley tiene ostaggi i propri figli lì dentro. » Fa una smorfia alla "me cojoni", piuttosto colpito da quanto per alcune persone importi così tanto vedere il proprio figlio primeggiare persino dentro i recinti di Hogwarts. Perlomeno, dal canto suo, James Scamander aveva avuto la decenza di aspettare che il figlio completasse gli studi prima di cominciargli a rompere le palle affinché facesse qualcosa di buono per sé e la comunità. «E' molto bravo nel buttare fumo negli occhi alle persone. Basta un tendone colorato con tanto di candelabri, l'annuncio di un ballo, un campus estivo con tutti i comfort del mondo e chi vede più la parte importante della questione? E quando i figli sono tranquilli, perché preoccuparsene a casa? Quando le persone sono intente ad ingozzarsi con il cibo che continui a passargli, come possono anche solo pensare di usare la bocca per qualcos'altro? Per protestare poi?» Oh, oh. Samuel Scamander sembra avere un proprio pensiero riguardo le questioni politiche in cui verte il mondo magico. Per la prima volta, esprime i suoi pensieri, senza sbilanciarsi troppo, ma lo fa. « E adesso mi dici cosa intendevi. Sam ho passato sei anni della mia vita a sopportarti, quindi, so perfettamente quando alcuni stanno meglio di altri è chiaramente una frecciatina. Sputa il rospo: voglio il sangue. » Finisce di buttarsi in bocca un pezzo di crepes alla nutella, per poi risollevare lo sguardo, mettendo su un'espressione da poker. Guarda Tris in silenzio, non accenna nemmeno a dire una parola, mentre valuta con cura cosa e come dirla. «Beh che dire, Freddie Weasley è molto amato. E' talmente tanto l'amore provato nei suoi confronti che sembrava ci fosse il bisogno di dimostrarlo in un modo, come dire, più appariscente e fisico Gli angoli delle labbra si distendono in un sorriso. «Poi sai com'è..» no okay, forse non lo sai com'è, ma fa lo stesso «Il Bagno dei Prefetti tira fuori il meglio delle persone, specie se ubriache. E conosci Malia, quando alza il gomito, dà anche il peggio di sé.» Taglia corto sull'argomento, come se non ci fosse altro d'importante da dire a riguardo. Puro e semplice gossip da condividere con una delle sue migliori amiche, sopra una lauta colazione. Non è assolutamente nelle sue intenzioni entrare nel merito di quella storia di cui non vuole più sentire parlare, dopo tutti i casini che ne sono conseguiti.

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    « In realtà.. Sono sempre rimasta qui.. più o meno. » Beh, sei stata assolutamente carina a richiamarmi dopo i tremila messaggi che ti ho lasciato in segreteria. « Ma ho perso il cellulare, e la bacchetta, e a un certo punto ho avuto problemi persino a nutrirmi attraverso una cannuccia. E' tutta acqua passata. » I suoi occhi chiari si puntano in quelli scuri di lei, mentre lascia andare la forchetta al suo triste destino. Questa tintinna contro il piatto, mentre il ragazzo assottiglia lo sguardo. Sulle prime le avrebbe chiesto se avesse perso pure il gufo con il quale avrebbe potuto mandargli una lettera, ma poi la sua mente ha registrato la parte finale del discorso. «Cannuccia? Che stai dicendo Tris? Che ti è successo?» Inclina il capo di lato, aspettando pazientemente una risposta plausibile alla sua domanda. Perché sì, il suo sesto senso non l'ha tratto in inganno, ma il sapere, soltanto in quel momento, certe cose gli fa girare le palle non poco. Lo sguardo accigliato che sembra volerle dire "Ora non ce ne andiamo finché non mi racconti tutto, per filo e per segno." Ma lei cambia discorso, come le è sempre riuscito meglio fare. « Sto lavorando come al solito.. ..ho dei turni schifosi. Il mio superiore, quello stronzo di prima categoria a cui Marchand mi ha assegnato sin da quando stavamo a scuola - ricordi no? - si diverte a mettermi in difficoltà mandandomi a fare cose inutili. » L'asseconda perché sa bene che costringerla nel farsi raccontare qualcosa lo porterà solamente ad avere l'effetto contrario. Riprende la forchetta e si accaparra una fetta di bacon dal vassoio che sta a metà tra lei e lui. «Sembra quasi che ci sia della tensione sessuale nell'aria. Ancora non l'avete sfogata?» Commenta, muovendo la forchetta a mezz'aria. « Ho un nuovo vicino di casa che rompe le palle un giorno sì e l'altro e sto seriamente considerando di prendere un gatto per supplire alle mie ovvie carenze d'affetto. » Annuisce a quelle parole. «No, decisamente non è stata sfogata. Il mio consiglio è "fatelo al più presto." Poi puoi prendere tutti i gatti che vuoi, di certo lui non mi sembra un tipo da coccole after sex, mentre i gatti possono sicuramente fare al caso tuo. Così ho sentito dire.» Parla con leggerezza e naturalezza, due di quelle cose che più gli sono mancate nell'ultimo periodo. Gli è mancato tutto quel parlare e parlare senza apparente senso. Quel raccontarsi, quello scoprirsi anche nelle piccole cose di una semplice colazione mattutina. « Quanto alla mia nuova allure de bête sauvage..Vorrei raccontarti precisamente che cosa è successo, ma a parte il fatto che non ci credesti - perché è una storia davvero da psicolabili .. E' complicato. » Non fa in tempo a capire dove quel discorso voglia arrivare, che Tris gli blocca il polso. E la forza che ci mette non è nemmeno lontanamente uguale a quella che ricorda la ragazza possedesse. E' forte, veramente tanto. Fa per aprire la bocca, ma lei lo precede. « Ma posso mostrartelo.. magari non qui. Sai.. non credo che loro capirebbero. » Si guarda intorno, muovendo lo sguardo verso il mondo che hanno lasciato al di fuori di quel separé che hanno in mezzo. Annuisce, ritraendo la mano, per poi saggiare la mobilità del polso dopo quel fortunato incontro con la mano di lei. «Sarà meglio. Sono impaziente di sapere cosa hai mangiato per essere diventata la versione femminile di Hercules.» Sorride, sbieco, mentre lei sembra essere pronta ad attaccare di nuovo. La guarda con quello sguardo ebete che sembra tanto urlare "Oddio mo' che ho fatto? Che ho detto?" « Prima di tutto ciò però, devo chiederti una cosa molto importante e voglio che tu mi ascolti molto attentamente. » Allunga cautamente la mano a prendere il muffin che gli sta porgendo. Lo guarda da tutte le angolazioni, quasi a voler constatare che non sia avvelenato. Oddio mi deve dire una cosa importante. Mi dà da mangiare perché sa che mangiare mi tiene sotto controllo i nervi. E' incinta, sicuro. Sciabola le sopracciglia impaziente, come a volerla esortare di continuare. « ..professore frustrato nonché giocatore dei Falcons con nessuna partita all'attivo, giovane Don Giovanni con la piazza rovinata per ovvie ragioni. Vuoi tu accettare l'invito di questa ex Caposcuola Grifondoro, con ovvi problemi di gestione della rabbia e un futuro che non va al di là del domani, di accompagnarla al ballo di Hogwarts e concederle l'onore di dare adito a una serie infinita di chiacchiere infondate - visto che non mi toccherai nemmeno con un dito, a meno che tu non volessi finire in infermeria prima della fine della serata? » Arrivati in fondo, si accorge di aver trattenuto il respiro fino a lì, perciò tira un sospiro di sollievo e segue il profilo della tempia con il dorso della mano, come a voler tamponare il sudore freddo che vi si è andato imperlando. «Uhh e io che pensavo mi dovessi confessare di essere incinta. Quanto sono cretino!» Commenta, portandosi il muffin alla bocca. «Cioè, non è che tu non potessi essere incinta, non stavo insinuando che non - insomma non è questo il punto.» Si affretta a dire, con un sorriso furbo sulle labbra, che si tramuta subito in un broncio lungo un chilometro, al ricordo delle sue ultime parole. «Ti rendi desiderabile, illudendomi con tutto questo ben di Dio e poi mi dai la mazzata finale, confessando che non me la darai mai e poi mai? Sei crudele, mi piace Asserisce, diventando infine serio, come seria è diventata l'espressione di lei. Cazzo, cos'altro c'è? « Ho bisogno di un'entrata. E.. di una persona. E in cambio ti prometto che questo ballo, sarà indimenticabile. » Samuel Scamander non è mai stato bravo a scuola, fin troppo fancazzista per potergliene fregare qualcosa dello studio, eppure è sempre stato una volpe quando si tratta di capire i sotterfugi nascosti dietro delle parole usate con cura. Che cazzo hai combinato, Tris? Pensa, mentre la guarda fisso negli occhi. «Sorvolerò bellamente sul fatto che mi stai usando come passepartout universale e su quanto mi possa rattristare il sapere che le tue intenzioni nei miei confronti non sono delle più sincere e autentiche a questo mondo.» Prende a dire, con una serietà anomala per uno come lui. «Andiamo quindi dritti al punto: voglio sapere? C'è qualcosa che mi devi dire? Perché mi sembra tanto di star firmando il patto con il diavolo.» Quando qualcosa lo innervosisce, lui prende a mangiare in tutta risposta. E così fa, finisce il muffin che Tris le ha donato e passa al toast successivo. Dolce, salato, tutto insieme, tanto alla fine nello stomaco si mescola tutto. « Scusa, so che avrei dovuto portarti l'anello e mettermi in ginocchio; dalle vostre parti gli inviti si fanno in grande stile, ma dovrai accontentarti del mio tavolo pieno di cibo, e di questa fantastica compagnia. Altrimenti mi rimangio tutto; letteralmente! Ti ho comprato! Paga il pegno, maledetto! » Alla fine scrolla il capo, rassegnandosi alla verità dei fatti. E' vero, l'ha comprato nel modo più facile del mondo. Magari leggermente subdolo, ma sicuramente piacevole. Finisce di scolarsi il bicchiere di succo di frutta e lo appoggia nuovamente al tavolo, prima di tornare a guardarla. «Sarò la tua persona.» Dice, accettando quindi il suo invito al ballo. Però, invitato dal genere femminile per due anni di seguito. Mai un po' di fatica tu! Si ritrova a pensare, piuttosto soddisfatto. «Devo firmare da qualche parte, oppure ti basta dirmi il colore del tuo vestito per non rischiare di sembrare due pagliacci sulla pista da ballo?» Le domanda, pulendosi poi le labbra con il tovagliolo di carta. «Ballerai con me, non dico tutta la sera, ma tutte le volte che avrò voglia e fin quando non dovrai fare quello che dovrai fare. Questo mi sembra chiaro.» Il tono che non ammette obiezioni. Le fa un occhiolino, che va a suggellare quello strano patto per una serata che ha tutti i presupposti per diventare la notte delle notti.


     
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    « Oh sono più frequenti ti quanto potresti mai immaginare, credimi! Delle vere assatanate che farebbero concorrenza alle arpie. E che, detto tra noi, riescono a spaventare anche me. Capisci la gravità della situazione? » Piega appena la testa di lato, la Morgenstern. Chapeau, alle studentesse di Hogwarts per aver traumatizzato Samuel Scamander. Che dire, nemmeno Tris si sarebbe aspettata un discorso del genere dal miglior amico, che conosceva sin troppo bene su quel versante. Sei anni insieme, sei anni in cui ha imparato a conoscere ogni sua mossa, sei anni in cui ha perso il conto delle ragazze con cui usciva. Lui e Dean, sempre impegnati nell'eterna arte del rimorchio che li aveva tutto sommato resi piuttosto noti al pubblico femminile. Lei continuava a dire loro che prima o poi nessuna avrebbe più voluto uscire con loro, ma cavolo erano davvero bravi, e alla fine qualcuna da agganciare trovavano sempre. Li ha invidiati spesso per la loro leggerezza, ma adesso, vedendo al punto in cui sono arrivati, sia lei che il ragazzo che ha di fronte, si rende conto, che qualunque cosa abbiano combinato durante la scuola ha ben poca importanza. « Non ci sono più le giovani di un tempo. » Commenta in un chiaro commento scherzoso mentre scuote la testa in aria fintamente rassegnata. La verità è che le cose a Hogwarts sono sempre andate così, solo che, con molta probabilità, finché a Sam conveniva, non se ne accorgeva nemmeno della situazione. Adesso, guardare le donzelle di Hogwarts come delle tenere ninfomani in erba, lo aiutava probabilmente a conciliare meglio il sonno. Non lo disse a voce alta, forse per non rigirare ulteriormente il coltello nella piaga. Immaginava non dovesse essere facile per lui. Sam era pur sempre Sam, e Tris si era ormai rassegnata alla sua posizione di matador inglese. D'altronde, era arrivata alla convinzione che chiunque dovesse fare ciò che volesse di se stesso, e fino alla prova contraria, tutte quelle ragazze erano coscienti di chi si portassero al letto, se volevano farlo lo stesso, e lui voleva continuare a darsi a quella vita libertina, chi era lei per giudicarli? Lo aveva fatto per anni, ma alla fine, era giunta alla conclusione che nemmeno lei era poi uno stinco di santo, quindi doveva solo che farsene una ragione e accettare che l'essere umano è fatto anche di carne, e la carne è debole. « Sai che l'ho buttato via al falò dei maturandi, a Giugno? E devo ammettere che un po' mi manca. Mi sento nudo senza. Perlomeno quello mi aiutava a ricordare. Ora non so nemmeno avvicinarmi con precisione chirurgica al numero esatto di.. » La Morgenstern sollevò un sopracciglio con fare scettica. Sul serio vuoi parlarmi del oggetto più maschilista di cui tu sia mai stato in possesso? Ecco, diciamocelo; per quanto Beatrice cerchi di essere flessibile su certi argomenti, ci sono cose su cui continua a essere intransigente, e quel taccuino continua a risvegliarle pessimi ricordi. Forse è per via dell'impressione che le ha lasciato la prima volta che lo ha scoperto. Per poco non glielo faceva ingoiare in quell'occasione. Era arrivato con quell'aria da marpione nell'aula di pozione; chissà, se fosse stata una persona diversa, anche lei sarebbe finita su quel quadernino al numero chissà quanto, di una lunga lista. Sbuffò liquidando l'argomento con un cenno della mano. Ma non esitò nel guardarlo di sottecchi. Una gran coincidenza il fatto che tu lo abbia buttato proprio a giugno. Anche questo se lo tenne per sé. C'era argomenti che non voleva affrontare con Sam ora come ora, per non rattristarlo ulteriormente. La sua vita non doveva essere uno spasso. Lui non parlava di Donovan, lei non parlava della Windsor, e tutti erano più contenti. Destino triste quello dei due amici. Entrambi sedotti e abbandonati. Per fortuna nessuno dei due aveva poi molto tempo di pensarci. Beatrice perché aveva un botto di cose di cui occuparsi, Sam - beh, perché è Sam. Si passa ad altro. Argomenti importanti. Il gossip spicciolo di Hogwarts. Oddio, quanto le è mancato sentirsi raccontare le stronzate di quei bamboccioni. Li ha sempre considerati estremamente immaturi, a tratti irrecuperabili. Avere finalmente la scusa di poterli criticare apertamente per il loro senso irrimediabile di irresponsabilità rendeva tutto più facile; ora Tris era fuori, e qualunque cosa ci fosse dentro era ben lontano da qualunque cosa lei facesse. « Beh che dire, Freddie Weasley è molto amato. E' talmente tanto l'amore provato nei suoi confronti che sembrava ci fosse il bisogno di dimostrarlo in un modo, come dire, più appariscente e fisico. Poi sai com'è.. Il Bagno dei Prefetti tira fuori il meglio delle persone, specie se ubriache. E conosci Malia, quando alza il gomito, dà anche il peggio di sé. » Beatrice scoppia a ridere, senza negarsi il gusto di mettere su la sua faccia da shock totale. « Fred e Malia. Ommioddio.. » Ma tipo.. voi due non.. ah non importa. Non ha nemmeno senso chiederselo. Basta guardarlo in faccia per rendersi conto che quell'esempio non è del tutto disinteressato. Ci hai provato, Scamander, a mostrarsi disinvolto, ma evidentemente qualcosa non va perfettamente per il verso giusto, visto il suo evidente cambio di battito cardiaco improvviso. Qualcosa tra la rabbia e il risentimento; qualcosa che evidentemente crea agitazione. Non si sofferma troppo sui soggetti, non vuole certo essere invadente; se vorrà glielo racconterà lui. Non ha mai avuto problemi nell'ascoltarlo, Tris, seppur il tre quarti delle volte non avesse la più pallida idea di quali consigli dargli. Il più delle volte le loro conversazioni finivano all'incirca così: "..beh se vuoi sapere la mia.." seguita da una cosa che non stava né in cielo, né in terra e trocata di botto con un "..ecco vedi? Avevo ragione, la tua oppinione è completamente estemporanea."; forse il giovane Scamander non usava estemporanea come termine, ma il succo è questo. Tris gli dava il suo parere e lui puntualmente la snobbava dicendo che la sua oppinione non poteva valere poi molto se non aveva intenzione nemmeno di andare a bersi una birra con il coraggioso pretendente di turno che ogni tanto le capitava per grazia divina. « Vedi? Queste cose ai nostri tempi non sarebbe mai accadute. A parte che il Bagno dei Prefetti era sacro. Se volevi scopare avevi un milione di altri posti, ma non il santuario. Oltretutto cambiavamo parola d'ordine ogni settimana per evitare incursioni di qualche idiota patentato che cercava una vasca abbastanza spaziosa per un ménage à trois . » Che poi, tra lei, Watson e la MacBride, non c'erano poi tutti questi grandi rischi, ma ehi! non si era mai abbastanza certi di nulla nella vita. Uno dei pochi patti tra Caposcuola, oltre a quello del Campo da Quidditch che aveva funzionato per quasi due anni di fila. Che tempi, ragazzi.

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    « Sembra quasi che ci sia della tensione sessuale nell'aria. Ancora non l'avete sfogata? » E se per un momento, Beatrice è sollevata dal fatto che Sam abbia deciso di abbandonare l'idea di porle qualunque domanda su quanto accaduto nell'ultimo mese, quella frase la fa decisamente ricredere su quanto pensato in precendenza, non a caso il caffè che aveva preso a gustare in quel frangente le va si traverso, obbligandola a tossire appena, battendosi la mano sul petto con un certo nervosismo. Andiamo Sam, ma ti pare il caso? Ha mai pensato una cosa del genere? Una parte di sé continua a esplorare quella possibilità mentre gli racconta dei suoi problemi domestici, tanto quando dell'intento di prendere un gatto. Oh, un gattino; probabile che con la negligenza di Tris, muoia nel giro di pochi mesi. « No, decisamente non è stata sfogata. Il mio consiglio è "fatelo al più presto." Poi puoi prendere tutti i gatti che vuoi, di certo lui non mi sembra un tipo da coccole after sex, mentre i gatti possono sicuramente fare al caso tuo. Così ho sentito dire. » Lo sguardo della ragazza si fa leggermente più scettico. Solleva un sopracciglio e sbuffa con fare ormai poco interessata. Quell'argomento ha già preso una piega troppo strana. « Oh si, puoi giurarci. E' ovvio che il mio volergli staccare la testa a morsi sia dovuta prettamente ad altro. » Ironia. Si stringe nelle spalle rimanendo per un attimo in silenzio, tempo in cui riprende a mangiare scuotendo la testa con un certo vigore. « Come ho fatto a non pensarci! Certo! Dovevo immaginare che tutti quei silenzi e la chiara indifferenza era sintomo di passioni sfrenate represse. » Molto scettica questa Morgenstern. In cuor suo cerca di non pensarci e così, senza indugiare troppo, volta il capo verso la strada oltre l'ampia finestra, cercando di concentrarsi su altro. Per un istante resta pensierosa, ma per fortuna, il discorso cade nuovamente su altro e lei ha modo di tornare energica e piena di spirito come prima. Non vuole certo appesantire il discorso con cose che a dirla tutta nemmeno lei ha capito ancora poi troppo bene. Sin da quando è uscita a Hogwarts la sua intera vita è diventata in un certo qual modo strana. E' cambiato tutto, sono cambiate le sue priorità, persino il suo modo di agire. Ha dovuto reinventarsi, ammettere che determinate cose erano diverse rispetto a come se le era prospettate in origine. Il mondo vero, quello fatto di adulti, di trattative e di questioni ben più complicate della scelta di un vestito per il ballo, girava in un modo completamente diverso. Era pronta ad affrontarlo, ma a volte le sembrava di non averne ancora gli strumenti adatti. « Uhh e io che pensavo mi dovessi confessare di essere incinta. Quanto sono cretino! Cioè, non è che tu non potessi essere incinta, non stavo insinuando che non - insomma non è questo il punto. » Alza gli occhi al cielo e scoppia a ridere. Un tempo un commento del genere l'avrebbe come minimo contrariata. Ora invece le risultava divertente, o almeno, si costringeva a trovarlo divertente. Non era certo una novità il suo essere decisamente difficile. A dirla tutta non sapeva nemmeno per quale ragione si fosse negata con così tanta forza qualunque gioia delle passioni umane. Era andata semplicemente così. Un po' per indole personale, forse addirittura un po' per paura, un po' perché cedere a certi legami l'ha sempre considerato una debolezza, un po' perché in fin dei conti, finché era sola sapeva cosa spettarsi, ma non aveva la più pallida idea di cosa succedesse quando a ballare fossero stati in due. « Ti rendi desiderabile, illudendomi con tutto questo ben di Dio e poi mi dai la mazzata finale, confessando che non me la darai mai e poi mai? Sei crudele, mi piace. » « Dovresti essere abituato: il lupo cambia il pelo, non certo il vizio Vostro Onore. » E dicendo ciò alza le mani in segno di arresa, prima che entrambi diventino nuovamente seri. Beatrice gli ha chiesto più di un semplice biglietto di entrata per il ballo. Gli ha chiesto di essere la sua spalla. Beatrice si fida di Sam, più di quanto sia pronta ad ammettere. Seppur durante la scuola gli ha sempre dimostrato il contrario, l'affetto che li lega è sin troppo profondo, e sa che, il ragazzo sarebbe disposto a fare molto per lei, tanto quanto lei farebbe per lui. Hanno vissuto insieme situazioni al limite del paradossale, e tutto ciò, li ha legati ulteriormente. « Sorvolerò bellamente sul fatto che mi stai usando come passepartout universale e su quanto mi possa rattristare il sapere che le tue intenzioni nei miei confronti non sono delle più sincere e autentiche a questo mondo. Andiamo quindi dritti al punto: voglio sapere? C'è qualcosa che mi devi dire? Perché mi sembra tanto di star firmando il patto con il diavolo. » « Oh andiamo! Sappiamo entrambi che in ogni caso non sono certo io il tuo end game. Al massimo ti ho risparmiato l'ebrezza di una folle notte di passioni - che tra parentesi, Scamander, non so nemmeno se reggeresti. » Solleva le sopracciglia sorridendogli con un che di malizioso. Poi scoppia a ridere, perché insomma, anche solo immaginarsi in sua compagnia in certe circostanze, le fa davvero strano. Se c'era mai stato un treno per Sam e Tris, era passato molto tempo addietro. E forse era stato meglio così. I rapporti di tipo ambiguo si consumano al primo soffio di vento. Il loro? Aveva tutta l'aria di durare per molto di più. « A parte quello sappiamo entrambi che ti frulla altro per la testa. O dovrei dire qualcun'altra? » Beh insomma, non le è certo passato inosservato il momento gossip spicciolo di poco fa. Non dice altro, preferisce restare ambigua e aspettare l'effettivo ballo. Lì riuscirà a carpire meglio chi di preciso si attanaglia nel cuore di Scamander. Perché si sa, lui è fatto così. A letto con le dozzine, ma nel cuore, una prediletta l'ha sempre avuta. « Comunque ; c'è qualcosa che dovresti sapere.. » Mi fido di te accidenti, ma non posso dirti troppo. « Ma è più sicuro per entrambi che tu non sappia. Fidati di me. Dopo il ballo, se le cose vanno bene, beh.. sarai un Falcon con zero partite all'attivo slash eroe della patria. » Si stringe nelle spalle con indifferenza. « Perché mi avrai risparmiato l'umiliazione di andare al ballo da sola, ovviamente. » Ovviamente. C'è una pausa che si instaura tra loro prima che lui le dia la risposta definitiva. Un momento in cui la Morgenstern trattiene il respiro. E se ha già invitato qualcuno? E se dirà di no a prescindere? « Sarò la tua persona. Devo firmare da qualche parte, oppure ti basta dirmi il colore del tuo vestito per non rischiare di sembrare due pagliacci sulla pista da ballo? Ballerai con me, non dico tutta la sera, ma tutte le volte che avrò voglia e fin quando non dovrai fare quello che dovrai fare. Questo mi sembra chiaro. » Man mano che parla il suo volto si illumina sempre di più. Batte le mani appena prima di alzarsi e andare a sedersi accanto a lui abbracciandolo forte. « Grazie, grazie grazie! Giuro che non ti deluderò. Sorriderò, ballerò, e non mi staccherò un attimo da te, e prometto anche di essere l'accompagnatrice più premurosa all'interno di quella sala, semmai ne avessi bisogno. Per la cronaca, opterò per il total black. » Ah i balli. Sempre una gioia per gli animi infuocati dei più giovani. Con non poca ignoranza, infine, la Morgenstern prese un grosso fazzoletto, iniziando a raccogliere all'interno della sacca creata col suo ausilio, quanto di solito si potesse ancora prelevare dal tavolo. Muffin, biscotti, fette biscottate e così via. Finì il suo succo di frutta, seguito a stretto giro dal caffè e infilò il fazzoletto colmo di cibo nella tracolla. Si è risparmiata il fare la spesa per domani mattina. Quella roba sarebbe stata sufficiente per una degna colazione della domenica mattina. L'arte di essere spilocci anche quando non ce ne è minimamente bisogno. « E' arrivato il momento. » Dicendo ciò si alza, lascia cadere quanto dovuto sul tavolo, con tanto di mancia e gli fa cenno di seguirla. « Andiamo. » E così, superato il bar e trovato un vicoletto abbastanza isolato si gira di scatto nella sua direzione. « Portaci da qualche parte oltre il muro. Devi essere tu. Io non ci riesco. » Non poteva certo trasformarsi lì in pieno centro urbano abitato. Il Distretto di Piombo invece, era tutt'altra cosa. La vita sembrava a tratti esser cessata oltre il Distretto dell'Oro.

    Some days I don't know if I am wrong or right.
    Your mind is playing tricks on you my dear
    'Cause though the truth may vary
    This ship will carry our bodies safe to shore

    « Chi sapeva, ai tempi della scuola, mi ha sempre sfottuta per questa mia passione per le armi. Morgenstern, che cosa ci dovrai mai fare un pezzo di ferro. Hai una bacchetta. Impara a usarla. Avevo ragione accidenti! Perché vedi, Sam, un coltello non ti tradisce mai, la bacchetta a quanto pare sì. La mia almeno, non mi ascolta più.. » Scocca la lingua contro il palato mentre cammina a fianco del ragazzo, guardandosi attorno con fare sospetto. Il Distretto del Piombo non è sicuro, non lo è sin da quando il muro è stato eretto, e per questo, Beatrice no ha mai smesso di provare una qualche forma di ansia nel trovarsi in mezzo a quei palazzoni deserti da cui tutto poteva sbucare. Giunti in una piazzola piuttosto appartata, lascia cadere la sua giacca di pelle su una panchina per poi fargli cenno di girarsi. « Non sbirciare, Scamander! » Gli dice quindi, mentre in fretta e furia si toglie prima gli stivali, poi i jeans e la canottiera. « E se hai domande, non porle a me, perché non ho la più pallida idea di come è successo. » Ormai ne parla con una certa leggerezza, forse perché, aver incontrato gli altri, averli sempre al proprio fianco, nonostante tutto, rende quel tragitto verso sentieri ignoti più semplice. Nessuno di loro ha la più pallida idea di quale sia il loro scopo nella vita, ma hanno quasi una specie di fede cieca l'uno nell'altro. Si fidano a vicenda, si spalleggiano. Tra loro non ci sono segreti che reggano. Mentre si toglie anche gli ultimi indumenti, continua a parlare, un po' presa dal nervosismo. Sa che a breve farà male. « Tutto ciò che so è che un giorno mi sono svegliata ed ero, qualcos'altro. » Sospira profondamente chiudendo gli occhi.
    E si parte. La libera. Di scatto è lei ad avere il controllo e Beatrice si piega al suo volere. Al volere di quell'istinto primordiale che confluisce dentro di lei volente o nolente. Le prime ossa si spezzano di scatto; è come un click, un tasto che una volta premuto è difficile tornare indietro. Una ad una ogni cartilagine del suo corpo si piega al volere della bestia. Mugugna un paio di volte mentre le dita lasciano spazio ad artigli, il volto si allunga lasciano spazio al muso, la pelle sulla schiena si spezza un po' alla volta lasciando emergere il manto candido. Fa male, ma è un dolore che Beatrice sembra attendere ogni volta con impazienza e lungimiranza. E' un dolore sopportabile, a volte squisitamente piacevole. I gemiti si fanno più sonori, prima che la voce di lei muoia completamente, la posizione bipede scompare e in poco più di una manciata di secondi, della fiera Morgenstern non resta niente. Un ringhio improvviso freccia nell'aria. E la lupa è lì, a fissare il giovane Scamander con occhi colmi di sospetto. Una bestia elegante dal manto completamente bianco, gli occhi intrisi di una consapevolezza impensabile. Un passo nella direzione del ragazzo prima di scoprire i denti affilatissimi. Beatrice è lì, perfettamente consapevole. Beatrice è lei, e lei è Beatrice. E in questo momento sta guardando il migliore amico con uno sguardo eloquente. Ora capisci? E' cambiato tutto. Sono cambiate le regole del gioco. Gira attorno alla figura di lui, con passi fieri e lenti, prima di avvicinarsi ulteriormente, ancora e ancora. Le zanne lo tirano per la manica della giacca, prima che il muso si posi dolcemente nel palmo della sua mano, leccandogliela appena con affetto. Sono qui. Sono io.

     
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