Will you still love me?

[Estate-800 d.c.]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    'sono stati gli zinghiri'
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    259
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    ...when I'm no longer young and beautiful?
    Will you still love me when I got nothing but my aching soul?

    « Sei pronto? » Il telo svolazzante della tenda si schiude, lasciando trasparire la figura algida di una donna. Sulla quarantina, con lunghi capelli scuri legati dietro la nuca, in una sinuosa treccia che le ricade sulle spalle. La sua pelle si sposa alla perfezione col verde pastello delle sue vesti leggere, che, in una seta pregiata, avvolgono il suo corpo maturo ma non ancora sfiorito alla perfezione. Le sue movenze sono eleganti, mentre avanza attraverso quella piccola tenda, oltrepassando leggiadramente alcune cianfrusaglie lasciate per terra. Si dirige verso un giovane uomo intento ad annodarsi i lacci di una tunica in cuoio. Sorride nel vederlo impacciato in quelle movenze a tratti goffe, ed avvicina le dita affusolate alle sue mani per aiutarlo. « Non dovresti stare quì. » Mormora il ragazzo, voltandosi verso di lei per favorirne i movimenti. Le sorride tuttavia, nonostante per qualche istante si sia sforzato di mantenere un tono di voce autoritario. Ma quella è sua madre, e nonostante lui abbia ormai ereditato tutto il potere del suo casato dopo la scomparsa di suo padre, rimane comunque la donna che lo ha generato e lo ha cresciuto, con tutto l'amore che ha sempre saputo dargli. Isabelle, questo è il suo nome, sorride, prima che una risata cristallina inondi l'atmosfera che li circonda. Stringe meglio i lacci e gli passa le mani sul petto per scacciare un po' di polvere. Quella tunica apparteneva a suo marito da giovane, ripescata appositamente per l'occasione. Alistair, suo figlio, è ormai un uomo. Non v'è più traccia alcuna di quei tratti morbidi ed infantili che, fino a qualche mese fa, ha sempre visto in lui. No, Alistair è diventato il degno erede dell'uomo che lo ha generato e, oggi più che mai, gli somiglia parecchio. Un uomo. Un re. Un cacciatore. L'addestramento ha fatto di lui un ragazzo dalla corporatura invidiabile, come scolpita dai migliori artisti sulla piazza. E' alto, impostato, con braccia e gambe muscolose. I capelli di media lunghezza gli sfiorano il collo, castani come quelli della madre. Un leggero strato di barbetta gli incornicia il viso,mentre da quest'ultimo traspaiono due grandi occhi dello stesso colore del cielo, ereditati dal padre. « E tu dovresti già esser pronto, tante cose dovremmo e non dovremmo fare tesoro, ma quante ne facciamo effettivamente? » Gli sorride dolcemente, Isabella, mentre si china leggermente per sollevare da terra una parte d'armatura. « Aspetta, ti aiuto! » Sobbalza il ragazzo, gettandosi in avanti e protraendo le braccia verso di lei. Afferra il pettorale -così si chiama quella parte d'armatura-, mentre la donna lo aiuta ad infilarselo. Non gli sono mai piaciuti gli armamenti pesanti. E' sempre stato abituato al cuoio rinforzato: non ha mai usato neanche uno scudo, solo la sua agilità, il suo arco e le sue lame gemelle. Assieme alla sua fede. « Tua moglie sarà una donna davvero fortunata. » Asserisce, legandogli alcune cinghie dietro la schiena per poi sgusciargli di nuovo accanto. « Madre..Devo per forza? » Domanda il ragazzo, l'espressione confusa. Dopo la morte di suo padre, come già detto, tutto il potere del casato era andato a finire nelle sue mani. Era diventato l'erede della sua famiglia, colui che avrebbe dovuto portare sulle spalle il peso di una tradizione secolare. E, come ogni re che si rispetti, necessitava di una regina. Così, come era usanza, il matrimonio combinato era stata la scelta più gettonata. D'altra parte, in un periodo delicato come quello, le alleanze coniugali non potevano che far comodo. La sposa che era stata scelta per lui era la giovane rampolla di una famiglia minore, ma ben dotata di una consistente alleanza militare. Amethyst Wood, questo era il suo nome, era una giovane d'aspetto grazioso. Lunghi capelli rossi e corporatura esile. Fin troppo delicata per lui. Ricordava ancora quel giorno in cui le aveva fatto visitare il suo arsenale, e non aveva notato neanche la minima nota d'interesse sul suo viso. Ciò nonostante, Amethyst rimaneva la sua promessa sposa, e presto il loro fidanzamento ufficiale sarebbe culminato nel matrimonio. « Cosa c'è che ti turba? Non ti piace la tua dama? » Scuote la testa, Alistair. Il problema non era certo quello. Non si poteva dire che la giovane Wood non fosse di bell'apparenza, ma a lui non era mai interessato più di tanto. Semplicemente..la riteneva anonima. « Non la amo, e non credo si meriti un uomo a suo fianco che a malapena ricorda il suo nome. » Alistair l'amore non l'aveva mai conosciuto. Se non quello per la sua fede e per il suo Dio. A quelli come lui non insegnavano ad amare. Ma ciò nonostante, era certo che ciò che provava per Amethyst, e cioè nulla, non fosse comunque giusto e leale. « Tesoro... » Il riflesso di sua madre attraverso lo specchio lo osserva sorridendo. I grandi occhi verdi a scrutarlo con apprensione ed orgoglio. Le sue dita affusolate si insinuano tra i suoi capelli, accarezzandogli la nuca come quando era bambino e qualcosa lo turbava impedendogli di dormire. « Imparerai che l'amore non sempre è come ce lo aspettiamo. A volte sopraggiunge, a volte no. E' qualcosa di pericoloso, se reale, perchè ricorda: l'amore ci tradisce, sempre. A volte viene quando meno te l'aspetti e nel modo più sbagliato di tutti. Quindi non stare a rincorrerlo, e anzi, goditi questi momenti di assenza, e spera di non innamorarti mai. Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti. »

    L'arena. Non ne aveva mai vista una da protagonista. Sin da bambino, appartenente ad una delle famiglie più ricche del suo continente, Alistair ha partecipato a tornei come quello, stipato in una delle panche in muratura riservate alla gente del suo rango. Con il mento poggiato alla ringhiera in legno, i suoi occhi curiosi e carichi di meraviglia avevano da sempre scrutato ogni particolare di quei momenti. I cavalieri sui loro destrieri, con le loro armature scintillanti e perfettamente lucidate. Le loro spade e le possenti lance, gli stendardi e gli scudi con il simbolo del proprio casato dipinto o scolpito sopra. E poi la loro maestria, il loro coraggio, quell'esercizio e quella capacità nella lotta che, un bambino come lui, a quell'età poteva soltanto sperare e desiderare. Chissà, forse un giorno ci sarai tu al posto di Sir Rodrik gli aveva detto un giorno suo padre, con un sorriso bonario ad illuminargli il viso barbuto. Alistair aveva riso, saltellando sul posto, felice anche soltanto alla prospettiva. Ad oggi, eccolo quì, a sfilare in quell'arena, sul suo fidato destriero. Suo padre sarebbe stato fiero di vederlo, pensa, mentre il suo sguardo vaga lungo l'atmosfera di festa che lo circonda. Di tornei come quelli se ne facevano spesso, nella sua terra, la Scozia. Ma si trovava quel giorno in Danimarca, e le usanze di quel continente ancora non le conosceva, nonostante fossero già diversi mesi che si erano stabiliti lì. Per questioni di lavoro. Gli spalti pullulavano di gente di ogni ceto sociale, intenta ad agitare nastri di stoffa colorati e bandierine. V'erano poi drappeggi con gli stemmi delle casate affissi ovunque, e, al di là dell'arena, soldati che si sfidavano nel corpo a corpo. V'era aria di festa quel giorno, in quella cittadina anonima della Danimarca. Il suo sguardo tuttavia, continuò a vagare, come in cerca di qualcosa. Fin quando poi non la vide.

    L'aveva incontrata per la prima volta soltanto poco più di un mese prima, e non aveva mai saputo il suo nome. La dama rossa, aveva deciso di chiamarla dato il colore delle vesti che indossava durante il loro primo incontro, era una giovane donna dal temperamento a tratti austero, ma decisamente magnetico. Una missione, quella, nient'altro che una missione. Da tempo ormai un branco di mostri terrorizzava un villaggio a Sud della cittadina. Vampiri molto probabilmente, a giudicare dallo status in cui venivano rinvenute le loro vittime, o forse licantropi, ma non ne era poi tanto certo. Ad ogni modo, non lo spaventavano. Alistair era un cacciatore, ed al di là dall'esserlo, era un uomo coraggioso. La mano di Dio, serviva la sua fede con dedizione e fermezza. Per questo quella notte, in quella spiaggia al di là del bosco, addentrato in quella spedizione che non avrebbe visto sopravvissuti, Alistair tendeva il suo arco e fendeva le sue lame gemelle con una maestria fuori dal comune. Fin quando poi non l'aveva vista. Al di là della sponda, una creatura che ben poco possedeva di mostruoso ai suoi occhi, se non forse una bellezza fuori dal comune. Il bagliore lunare ne illuminava la pelle perfetta, mentre il corpo esile ma sinuoso traspariva attraverso quelle vesti bagnate dall'acqua di mare. « Aspettate! » Urlò dunque, correndo. La ragazza era nelle mani di alcuni suoi compagni, che, spintonandola tra loro, erano pronti ad annientarla probabilmente nel peggiore dei modi. Ma i cacciatori non si fermarono al suo avvertimento, perchè in fondo, Alistair non era altro se non un loro pari, anzi forse addirittura un sottoposto, vista la giovane età che lo contraddistingueva. Quindi, si trovò costretto a far ciò che era stato addestrato per anni a fare: combattere.
    tumblr_mlxg7tFyQk1rkqbo5o3_250
    Non usò armi, perchè non avrebbe voluto ucciderli, ma si servì soltanto delle sue mani e della sua forza, spingendo via alcuni, e colpendone altri. Tuttavia i suoi compagni erano troppi, e lui completamente disarmato, quindi si trovò sovrastato, mentre Garrick, il più anziano della gilda, lo immobilizzava tenendogli le braccia bloccate dietro la schiena. Gli arrivò un calcio in pieno stomaco, che lo costrinse a gemere dal dolore. Ma non ebbe modo d'accasciarsi, perchè Garrick gli puntò un pugnale alla gola.« Non è una di loro » Annaspò il giovane, il respiro affannato « E tu come lo sai? » Ringhiò Garrick al suo orecchio. Alcuni uomini si avvicinarono alla giovane, sollevandola con forza. Alistair tentò di dimenarsi, ma una ginocchiata alla schiena fu molto più veloce di qualsiasi suo movimento. « E voi come sapete il contrario? » Sibilò. Il cacciatore gli pressò il coltello alla gola con più decisione, tanto che un rivolo di sangue si liberò da un graffio all'altezza della giugulare. « Uccidimi, e sarai un traditore. Uccidi lei, e ti macchierai del peccato del dubbio. » Garrick esitò qualche istante, fin quando poi non lo lasciò andare, e Alistair ricadde con le ginocchia sulla sabbia. « Ringrazia il profondo rispetto che nutrivo per tuo padre, ragazzo. » E così dicendo si allontanò, assieme agli altri. Rimase qualche secondo a tossire, mentre il gusto metallico del proprio sangue gli riempiva la bocca. Poi si avvicinò a lei, inginocchiandolesi accanto. Era bella, bella come mai ne aveva viste prima d'ora. « State bene? Vi hanno ferita? » Sussurrò, ricercando il suo sguardo. « Lasciate che vi aiuti. » E' qualcosa di pericoloso, se reale, perchè ricorda: l'amore ci tradisce, sempre. A volte viene quando meno te l'aspetti e nel modo più sbagliato di tutti.
     
    .
0 replies since 24/9/2017, 15:42   37 views
  Share  
.