Behind blue eyes

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    Arrivavano, senza dare alcun preavviso. Come fulmini a ciel sereno, irrompevano nella sua totale serenità, portando scompiglio. Dolore. Non era qualcosa che era mai riuscita a controllare, lei l'indiscussa regina dell'autocontrollo, la maniacale esecutrice di ogni ordine e direttiva. Cassandra era sempre stata caratterizzata da un'innata razionalità. Anche davanti all'assurdo, all'inspiegabile, all'impossibile. I suoi occhi credevano solo a ciò che poteva essere visto, toccato, provato. Eppure si era trovata molte volte davanti all'illusione di poter conciliare i sentimentalismi e l'emotività a questa sua visione assolutamente immanente del reale, lasciando che le sue percezioni guidassero la sua mente matematica, che la realtà venisse messa in dubbio. Tante volte si era trovata costretta a confutare questa ineluttabile realtà, che per lei mischiare sentimenti e realtà era fin troppo pericoloso. Non che l'avesse mai resa una persona fredda o anaffettiva, anzi. Cassandra aveva sempre avuto estremamente a cuore gli altri, come sua sorella le ha sempre ricordato.
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    Forse anche troppo. La morte di suo fratello, l'unica anima innocente che avesse davvero rappresentato un faro di speranza nella sua giovane vita, l'unica luce che era realmente riuscita ad irradiare con calore umano la sua anima infelice. La sua morte le pesava ancora come un grosso macigno sulle spalle. Insopportabile era l'idea che lei, creatura assolutamente sbagliata fosse sopravvissuta mentre lui, il viso angelico che si dischiudeva sempre in un caldissimo sorriso, avesse inalato il suo ultimo respiro fra la carrozzeria ormai tagliente di un'auto diventata lamiere. Se c'era qualcuno che sarebbe dovuto morire, questo l'aveva sempre pensato, erano i suoi genitori. Loro, che alla guida si erano messi con talmente tante sostanze in circolo da rischiare la vita anche senza provarci. Loro, che incuranti avevano messo in pericolo i loro due bambini. Lilith si era salvata, lei non c'era stata. Non aveva assistito alla scena straziante delle schegge di vetro a perforarle la pelle, al pianto gutturale sfociato dal petto del loro bambino. E il sangue. Tutto quel sangue. Una macchia indelebile nella mente della giovanissima Doherty. A pensarci le venivano ancora i brividi. Solo un paio di estati erano trascorse, ma quell'incidente, quel fatale incidente, aveva scombussolato completamente il suo organismo e la sua mente. Aveva perso lucidità, quella sacra certezza che l'aveva accompagnata dalla più innocente età. «Ti senti bene?» domandò qualcuno alle sue spalle. Cassie teneva la testa fra le mani, le tira a premere le meningi come a voler contenere quell'assurdo mal di testa. Le visioni, o quelle che sembravano tali, arrivavano in maniera così brusca che talvolta rischiava di perdere completamente l'equilibrio. Le era capitato una o due volte a casa, ma così come arrivavano, subito andavano via. Dissolvendosi nell'aria come nuvole, lasciandole dentro un enorme perché. « Tutto ok.» asserì, voltandosi appena verso il suo collega e sforzandosi di sorridere. Gli occhi sembravano pesarle terribilmente e i pensieri non erano altro che un informe ammasso di idee confusionarie che vagavano sconnesse fra le pareti del suo cervello. A dire il vero rimembrava un certo autocontrollo avuto da piccola, quando i flash di avvenimenti futuri o passati non erano altro che sporadici interventi della sua intrinseca magia. Un dono, lo avevano definito. Un dono che non aveva mai desiderato e che più di tutto non sapeva come utilizzare. Non le era mai tornato realmente comodo. Le sue visioni erano sempre state così lontane dalla sua quotidianità che non era mai stata realmente in grado di interagire con i loro protagonisti. La regista di un film i cui personaggi sono lontani chilometri e che mai incontrerà. Verità che potrebbero salvare vite, che potrebbero cambiarne altre. Tutte rinchiuse lì dentro, alcune dimenticate, altre mai realizzate. Sospirò, cercando smaniosa di ritrovare il respiro. Regolare, preciso, come era sempre stato. Lei che aveva dovuto fare dell'ordine una necessità. E' quello che capita quando la tua vita va a catafascio e tutto attorno a te sembra pronto a divorare ciò che gli sa accanto. Nell'instabilità Cassie aveva sempre cercato una via d'uscita. Portare l'ordine nel caos, la pace in un guerra infinita. Ci era riuscita, nel suo piccolo. Aveva lasciato che tutto attorno a sé impazzasse e aveva salvato il salvabile. O così avrebbe voluto. Ma da un po' aveva riscoperto che il mondo non era altro che un enorme caos, un buco nero pronto a risucchiare tutto. La sentiva, come una forza motrice in grado di schiacciare tutti. Presente, pressante. « Ho bisogno di un po' d'aria.»
    Seduta sul ballatoio della scala antincendio del San Mungo, Cassie aveva ritrovato il respiro facendo profondi tiri di sigaretta. Paradossale, e assolutamente stupido. Lo sapeva benissimo, ma se tutti i vizi dei suoi genitori le erano scivolati addosso come l'olio, quello era permeato. Una sigaretta o due, e la sua mente sembrava di nuovo trovare il normale equilibrio delle cose. Un rituale nocivo ma necessario, così come tante cose sbagliate iniziavano a sembrarle giuste. Non è questo che ti fa maturare? Renderti conto che non tutto è possibile per quanto ci si sforzi di renderlo tale e che talvolta bisogna venire a patti con la realtà, che in sé ha un che di paranormale. E' tutto un susseguirsi di eventi assurdi, decisioni sbagliate che influenzano per sempre la vita di qualcuno che di scelte non ne ha avute. Tutto così sbagliato, tutto così distrattamente incastrato come un puzzle difettoso. E' forse questo il motivo che l'ha spinta in quel luogo, ad indossare quel camice, a sporcarsi le mani per salvare qualche vita. Giovane, giovanissima, eppure sembrava aver racchiuso in se così tanto dolore da riuscire a capire meglio degli altri quanto importante fosse lottare. Il rumore ferrigno della porta che si chiuse alle sue spalle la fece voltare verso l'unica figura che gli era sembrava familiare dal suo primo giorno in quell'ospedale. Una gabbia di matti. I capelli di Scorpius Malfoy colpirono le sue iridi verdazzurrine con la loro estrema chiarezza. Non era mai stata una sua grande fan, non aveva mai avuto alcun modo di conoscerlo. Per lei, Malfoy aveva sempre avuto la mangiatoia bassa, la vita facile. Sicurezze che nella vita non le erano mai spettate. Era già abbastanza per non farglielo piacere. Eppure aveva cercato di lottare contro i pregiudizi, perché ognuno combatte qualche battaglia personale di cui il mondo non deve necessariamente essere a conoscenza. « Favorisci?» domandò alzando lo sguardo verso di lui e offrendogli il pacchetto di sigarette. « O preferisci farmi la paternale?» Fissò i suoi occhi in quei profondi occhi blu del ragazzo. Tristi, come non li aveva mai davvero visti. Non l'aveva mai compreso e per quanto si sarebbe potuta sforzare probabilmente mai ci sarebbe riuscita.
     
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