Let's finish this the way we started it

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    Slytherin pride

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    the void of metamorphoses

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    Il castello si era dipinto di un'aria festosa. Inviti ovunque. Confessioni. Bigliettini. Voci. Rumori. Ognuno aveva qualcosa da dire su qualcuno e il fatto che si fosse trovata sin da subito al centro di quelle dicerie, l'aveva resa particolarmente irritabile; se c'è una cosa che Amunet Carrow non gradisce è trovarsi al centro di una scena che mai ha desiderato. Sta facendo colazione al tavolo dei Serpeverde quel giorno. Un gruppo di ragazze che le passa accanto, si ferma per sussurrare qualcosa guardando prima lei, poi la Stone e infine Fred Weasley. Essere associata ancora a quella storia era qualcosa che non sorreggeva più. Tutti si chiedevano con chi sarebbe andata al ballo. Con chi sarebbe andata la Stone. Chi avrebbe invitato Fred Weasley. Improvvisamente si era ritrovata in un triangolo amoroso con cui non voleva avere nulla a che fare. Essere associata a due Grifondoro per giunta, rendeva la sua posizione difficilmente difendibile agli occhi dei suoi stessi concasati. Amunet Carrow associata a un triangolo amoroso con due Grifondoro. Follia. Le dicerie su cosa possa essere successo nello spogliatoio al Campo di Quidditch tra lei e Freddie poi, non rendeva più facilmente associabile quell'idea alla sua persona. Un vortice di scandali. L'esatto contrario di ciò che Mun avrebbe desiderato come inizio della sua carriera come Caposcuola. Forse appunto la spilla non valeva più nulla, ma era pur sempre qualcosa e quelle voci non erano altro che un iniziare con il piede sbagliato. A volte si fermavano per guardarla con occhi condiscendenti, quasi come se fosse la povera ragazzina pugnalata alle spalle dall'amore della sua vita. Oh povera stella. Non lo sapeva quando ci ha quasi riprovato. Deve essere un colpo duro. Riusciva a leggere tutto questo nei loro occhi. Ciò che Mun dal canto suo provava era rabbia, un orgoglio ampiamente calpestato e il desiderio di fare qualcosa che lavasse via tutta quella vergogna. Se prima non sapeva cosa provasse nei confronti di Fred Weasley, ora era certa di volerlo solo a tre metri sotto terra. Si sentiva in un certo qual modo umiliata. Ci si erano messi anche gli inviti per il ballo, quella miriade di bigliettini che continuavano a comparire sulla bacheca fuori dalla sala grande. Insomma, qualcuno stava cercando di mettere altra carne al fuoco, creare un po' di caos. Corrodere la già precaria stabilità di Hogwarts. Creare disordine. Aveva cercato di chiedere a Ryuk se sapesse di chi si trattasse, ma dopo gli ultimi sviluppi, il suo dio della morte ha deciso di adottare una ferrea politica di silenzio stampa nei suoi confronti. Mun, si sentiva più sola che mai. Tutta la mia vita è andata a rotoli quando ti ho invitato a entrare. E ora mi tratti così? E questo il modo di ringraziarmi per quello che ho fatto per te? Sapeva cosa le avrebbe risposto se solo avesse deciso di parlarle. Ricordati perché mi hai invitato a entrare. L'ha fatto entrare perché non aveva più nessuno. Perché non sapeva più quale dio pregare affinché si sentisse anche solo per un istante libera. Venuti meno i pomeriggi assieme a quell'insolito quartetto, a Mun era rimasto solo suo fratello, che in ogni caso temeva a sua volta troppo il padre per poter fare alcunché. Questi i pensieri che si annidano nella sua testa mentre Jenny Lewis prende posto accanto a lei. « Allora, Carrow, lo hai ricevuto il tuo invito per il ballo? » Come se non lo sapessi. Come se ci fosse ancora qualcosa di segreto in questo castello. « No. Tra il compito di Trasfigurazione e quello di Incantesimi, credo di essermi scordata di preoccuparmi per il ballo. » I grandi problemi della vita, insomma. « Beh, dovresti. Voglio dire.. i primi inviti stanno già piovendo. I migliori vengono presi subito. Mi stupisce il fatto che non te l'abbiano già chiesto. Weasley non ha ancora fatto la sua mossa.. peccato. » Assottiglia lo sguardo, mostrandole un sorriso a metà interrogativo, a metà chiaramente sarcastico. « Voglio dire.. la Caposcuola, dovrebbe essere la priorità di qualunque ragazzo che si rispetti. Chiunque tenga alla sua immagine, vorrebbe una Caposcuola al proprio fianco. » Si stringe nelle spalle con aria fintamente dispiaciuta. « Certo.. con il fatto di Weasley.. » Espressione fintamente imbarazzata. Le sta dicendo che nessuno si avvicinerà a lei. Nessuno che abbia un po' di sale in zucca quanto meno. Se lo farà, lo farà solo per trovarsi al centro di una scena ridicola e per mettere in giro altre inutili voci. « Con il fatto di Weasley cosa. » La bionda si stringe nelle spalle. « Ma è ovvio cara, nessuno vuole entrare in un triangolo con te e la Stone. » « Un triangolo con me e la Stone.. » Questo mondo non smette di stupire. Quindi è questo che pensa la gente. Le hanno messo addosso il veto, in attesa che Weasley faccia la sua mossa. « Va bene dai, vedrai che qualcuno ti inviterà. Sempre che tu non stia aspettando il tuo principe azzurro.. » Jenny si alza raggiungendo le sue amiche dall'altra parte del tavolo. Sente la mano del fratello stringere la propria mentre a sua volta stringe il pugno sotto il tavolo. Scansa la sua mano con decisione mentre altri sguardi, quelli delle amiche di Jenny, si concentrano sulla sua figura, in attesa di una reazione. L'hanno fatto per provocarla. Vogliono il disordine. Non si stupirebbe se dietro tutto quel caos ci fosse quel gruppetto lì; anche se, in cuor suo, ammette che sia uno scherzetto sin troppo elegante perché possa esser venuto giù da quelle oche giulive. E il punto è che Jenny non ha nemmeno torto. Mun non è popolare, oltre al fratello e qualche amicizia di convenienza non ha niente. Un tempo, seppur nessuno facesse caso a loro, Fred, Mun, Albus e Betty, avevano qualcosa di speciale insieme. Una sintonia che avevano raggiunto quasi inconsapevolmente, pur non conoscendosi poi tanto bene. Lei di certo si era data poche possibilità per conoscere Betty e Albus, un po' perché effettivamente ai tempi parlava davvero poco, un po' perché Potter era addirittura più muto di lei, un po' perché in cuor suo si era convinta che Freddie fosse l'unica cosa che le servisse. Freddie era l'unica cosa che le serviva. Gran bella cazzata. Ecco cosa aveva combinato,l'unica persona che le servisse. « Sta cercando di provocarmi.. » Sussurra appena, avvicinando il libro di Trasfigurazione di fronte a sé, mentre mescola il latte appena versato nella sua tazza di caffè. « Tutta questa faccenda del ballo sta iniziando a irritarmi. Che poi chi l'ha detto che debba essere necessariamente il ragazzo a invitare la ragazza? » Lo sguardo del fratello sembra chiederle ah perché tu hai pensato di invitare qualcuno? Certo che no. non l'aveva pensato. Fino a quel momento. Ed eccolo il sorriso più bello del mondo, quello luminoso, leggermente malizioso. Quello del qualcosa sta bollendo in pentola. « Ares.. chi ha detto che la coppia debba essere fatta da un ragazzo e una ragazza? » Di scatto stampa un bacio sui capelli del fratello. E' bastato uno sguardo nella sua direzione perché la lampadina si accendesse. Forse le cose non sono perse; forse le cose sono fatte per finire nello stesso modo in cui sono iniziate. « Queste regole mi hanno stufato. Ne farò delle altre. » E dicendo ciò afferrò il proprio libro di trasfigurazione, buttò giù un ultimo sorso di caffé, per poi dirigersi verso il tavolo dei Tassorosso. Poggiò i palmi sulla superficie in legno, annunciando così la sua presenza a quel gruppo di ragazze, così.. tasse. Sì.. non ci sono altre definizioni. « Signore, se non vi dispiace, devo rubarvi la Caposcuola per un secondo. Questioni di stato. » E di stupidità intrinseca. Questioni di orgoglio e di istinto. E dicendo ciò scoccò un'occhiata eloquente alla bionda, afferrandola per un braccio.
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    « Non fiatare neanche. » Le dice mentre si dirige verso due persone in particolare, sedute a ridere al tavolo dei Grifondoro. Potete anche smettere di ridere stronzi, perché vada come vada, questa non sarà più una bella giornata. Fa cenno di sedersi alla bionda; e se pensate che Amunet Carrow accetterà un no come risposta vi sbagliate. Ma anche se fosse.. avrà dimostrato il suo punto. Allontanare le persone in fin dei conti è naturale. Si siede a sua volta di fronte ad Albus e Fred posando con ben poca delicatezza il libro di Trasfigurazione tra loro quattro, in quello spazio comune sul tavolo. Uno sguardo sarcastico a tutti e due. Ora che il tonfo del libro ha messo a tacere qualunque forma di sussurro vario ed eventuale, parliamo di affari noi quattro. « Bene, se qualcuno di voi ha vissuto in Burundi dal primo settembre e fino ad oggi, vi spiego come stanno le cose: questo idiota.. » E dicendo ciò, scoccò uno sguardo al giovane rampollo di casa Weasley. « ..si è scopato la Stone, trascinandomi in un vortice di amori non corrisposti e dramma a non finire. Cosa che tra parentesi mi ha fatto davvero male, Weasley. Grazie tante. Se c'è una cosa che odio più di vedermi infangate le Jimmy Choo nuove di zecca, è essere trascinata nelle tue stronzate. Senza offesa. » Sospira, ben consapevole che più di uno sguardo è puntato su di loro. « Ora capite che la reputazione di questa Caposcuola va ripristinata, e voi, in quanto miei amichetti del cuore avete il dovere di aiutarmi. » Uno sguardo eloquente a ciascuno di loro. « Motivo per cui mi accompagnerete al ballo. Tutti e tre. » Non dà tempo loro di protestare. Sa che potrebbe sentirsene più di una lamentela e così alza l'indice prima che qualcuno di loro possa dare l'inizio alla bolgia. « No, non provate nemmeno a protestare. » Uno sguardo eloquente alla bionda accanto a sé. « Tu non provare neanche a rispondermi con quello sguardo da cucciolo bastonato. » Gli occhi girano verso Potter di fronte a sé. « E tu non alzare gli occhi al cielo. » E infine, Freddie. « Tu, poi, non respirare neanche; sei l'ultima persona che ha da dire qualcosa in questa storia. » Sospira lungamente tamburellando le dita sul tavolo. « Se questo ballo sarà indimenticabile, lo sarà perché io sarò re. » Mettere a tacere le voci eclatanti sul suo conto, introducendo in gioco una voce ancor più eclatante di quella precedente. Asso. Vada come vada, purché se ne parli. « Voi potete spartirvi la coroncina da reginetta, perché questo, caro Grande Fratello è un invito unico e la rinuncia di chiunque di voi tre, rende la richiesta nulla. » Pausa. « E prima che vi azzardiate a dire di no: me lo dovete. » Un po' per tutto. Ce lo dobbiamo a vicenda. « Finiremo questa cosa come l'abbiamo iniziata. Insieme. E non come due coppiette del cazzo piene di dramma fino all'orlo. » Bensì come amici. Perché questo eravamo. Questo dovremmo essere. Di questo abbiamo bisogno. Tutti e quattro. Nessuno escluso. « Se ci sono obiezioni, fatele adesso o tacete per sempre. » L'ora della verità. Riscrivere le regole. Non attenersi mai all'altrui disordine, bensì crearne di nuovo. « Questa voglio proprio vedere come finisce. »

     
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    « Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare. » Non era una sensazione, non era una premonizione, non era forse nemmeno un pensiero concreto, ma Albus quella mattina si era alzato, aveva guardato il cielo plumbeo, e per qualche ragione aveva capito di non essere tranquillo. Giornate del genere capitano a tutti, e per lo più si tratta di come l'umore della persona sembri farsi capace di assorbire l'ambiente circostante e reinterpretarlo secondo quella chiave di malumore che appartiene solo ed esclusivamente all'interiorità. Dicono che la vita sia uno specchio: ti sorride quando sei tu il primo a farlo. Albus a questo non aveva mai creduto, e avrebbe potuto apportare una lunghissima lista di prove tangibili alla propria argomentazione. Tuttavia è anche vero che il modo in cui percepiamo la realtà attorno a noi sia ciò che di più personale e mutevole esista. Alla luce di questi pensieri - perché sì, Albus, la mattina, quando si lava i denti, pensa ai problemi esistenziali dell'umanità, e non a quello che mangerà per colazione..come tutta la gente normale -, si era dunque scrollato di dosso la preoccupazione, lasciando quella propria perenne malinconia come una melodia in sottofondo alla sua giornata. Il prosieguo della giornata sembrava aver dato ragione a questa sua scelta, lasciando che i pasti e le ore di lezione trascorressero nella più normale delle maniere - per quanto normali potessero essere ritenute le cose al castello. Ma alla fine, anche quei drammi adolescenziali, quel vociare continuo sul ballo incombente, o i disguidi causati dall'arrivo dell'infame bacheca, tutto rientrava in quadro di completa quotidianità che nulla aveva di diverso rispetto ai giorni che avevano preceduto quello in corso. Eppure c'era, da qualche parte sopito in lui, quel monito a stare sull'attenti e camminare in punta di piedi. Un moto inconscio, ma per qualche ragione, costante. Probabilmente se lo sarebbe spiegato come senso di colpa per non aver ancora detto a nessuno - nemmeno a Fred - dell'invito che aveva ricevuto e accettato dalla Greengrass. In realtà non sapeva nemmeno per quale ragione non l'avesse detto: in ogni caso, comunque, era piuttosto normale da parte sua, che finiva sempre per perdersi all'interno di una lettura oppure ascoltare i discorsi dei propri amici e cugini decisamente più loquaci. Lo avrebbe fatto, quello era sicuro, ma probabilmente doveva prima di tutto abituarsi all'idea lui stesso.
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    "Ehilà." aveva detto semplicemente, accompagnando il saluto con un cenno del capo, prima di prendere posto accanto a Fred al tavolo dei Grifondoro. Ormai era prassi: appuntamento ogni pomeriggio per studiare insieme - e finire poi per parlare di tutt'altro, fare infinite pause, oppure mettere sul tavolo una mano di briscola. Anche quel pomeriggio aveva preso una piega simile, e dopo cinque lunghi minuti passati a sottolineare righe continue sul manuale di Incantesimi, immancabilmente avevano finito per buttare tutto in caciara. "No vabbè, oggi a Storia della Magia ha interrogato Palmer. Hai presente? Quello di Tassorosso, bassino, tarchiatello, con un occhio che gli fa da specchietto retrovisore. Eh, sì, quello. Insomma, che ti fa il fenomeno?! Domanda: Mi sai parlare del processo ad Hoffmann? E vabbè, questo comincia, dice il contesto, e fa: ..che poi Hoffmann venne processato per affiliazione a noti gruppi di maghi oscuri. Darkwood dà di matto, dice che non si può parlare di maghi oscuri in quel contesto perché praticavano magia legale, e illegali erano solo gli scopi e bla bla bla. Quindi passa alla Marlowe di Corvonero, la tettona. Le fa la stessa domanda. Lei risponde, parla un po', e poi fa: ..e quindi Hoffmann venne processato come mago oscuro. E Darkwood che le dice?" pausa ad effetto "NULLA!!! Fred, te lo giuro, non le ha detto niente. Annuiva tutto convinto e poi le ha messo pure Eccezionale. No vabbè, le comiche. Io mi volevo nascondere nello zaino per quanto mi veniva da ridere. Darkwood idolo delle masse." Ma si sa: il riso abbonda sulla bocca degli stolti, e ben presto i loro sghignazzi balordi vennero interrotti da un sonoro tonfo sul tavolo, annunciando l'arrivo di non una, ma ben due persone capaci di far cascare l'umore dei due cugini dalle stelle alle stalle nel giro di mezzo secondo. Perturbante, appunto. Ci era partito da quella mattina con la reminiscenza stampate in mente. "Bene, se qualcuno di voi ha vissuto in Burundi dal primo settembre e fino ad oggi, vi spiego come stanno le cose: questo idiota.." Fred. Molto bene, molto molto bene. Lo sguardo di Albus era piuttosto eloquente: 'che cazzo stai facendo, Carrow? Il muto accordo tra noi quattro era di vivere e lasciar vivere, mi pare'. "si è scopato la Stone, trascinandomi in un vortice di amori non corrisposti e dramma a non finire. Cosa che tra parentesi mi ha fatto davvero male, Weasley. Grazie tante. Se c'è una cosa che odio più di vedermi infangate le Jimmy Choo nuove di zecca, è essere trascinata nelle tue stronzate. Senza offesa." Lo sapeva, se lo sentiva che prima o poi qualcuno sarebbe scoppiato e avrebbe mandato tutto a puttane. Normalmente avrebbe puntato su Fred, essendo il più impulsivo, ma evidentemente si era sbagliato. Fatto sta che ad Albus non piaceva quella presa di posizione, tanto quanto non gli piaceva sentirsi messo al muro senza alcuna possibilità di scegliere se riaprire o meno un dialogo sgradito e pieno di rancori. Quel gruppo si reggeva su un equilibrio incredibilmente precario, sensibile al più piccolo dei turbamenti, e la Carrow sembrava intenta a scatenarvi addosso un uragano capace di destabilizzare tutto. "Ora capite che la reputazione di questa Caposcuola va ripristinata, e voi, in quanto miei amichetti del cuore avete il dovere di aiutarmi. Motivo per cui mi accompagnerete al ballo. Tutti e tre." Una risata one shot, un colpo solo, incredibilmente sarcastico. Come no. "E tu non alzare gli occhi al cielo." Ovviamente, lo fece. "Se questo ballo sarà indimenticabile, lo sarà perché io sarò re. Voi potete spartirvi la coroncina da reginetta, perché questo, caro Grande Fratello è un invito unico e la rinuncia di chiunque di voi tre, rende la richiesta nulla. E prima che vi azzardiate a dire di no: me lo dovete. Finiremo questa cosa come l'abbiamo iniziata. Insieme. E non come due coppiette del cazzo piene di dramma fino all'orlo. Se ci sono obiezioni, fatele adesso o tacete per sempre." Calò il gelo, come c'era da aspettarsi, perché la Carrow sarebbe stata decisamente una stupida se il pensiero di una reazione diversa le avesse attraversato la testa anche solo per un secondo. Il loro era un ecosistema a parte, che funzionava secondo regole precise, limiti che non potevano essere oltrepassati. E dunque, siccome nessuno parlava, fu Albus a caricarsi in spalla la rogna di essere linciato per primo, alzando il mento e fissando la concasata dritta in volto. "No. Io non ci sto." Ti aspettavi un'altra risposta per caso? "Primo perché, se ben ti ricordi, io nelle vostre questioni da posta del cuore non ci sono mai voluto entrare nemmeno quando le cose andavano bene, e non ho intenzione di farlo adesso. Siete finiti sulla bacheca? Mamma mia, problemi seri. Mi chiedo come farà il mondo a riprendersi dalle sconvolgenti notizie su chi si è scopato chi alla faccia di chi altro." Il gossip: una delle cose più stupide e più aborrite da Albus Potter. Produrlo e ascoltarlo, ma soprattutto agire di conseguenza, era per lui indice di una tipologia di persona che aveva sin troppo tempo libero per le mani. "Secondo: l'unica persona qui con cui andrei al ballo sarebbe Fred..oppure il tuo libro di Trasfigurazione." Quelle furono parole che uscirono più amare, più controvoglia, perché consapevole di mentire in faccia alla persona con cui invece avrebbe più voluto condividere quell'esperienza: Betty. Ma ancora una volta, the show must go on, e il Serpeverde non poteva contraddire la propria linea di comportamento nei confronti della bionda. "Terzo: al ballo in quattro non ci andrei a prescindere, perché è di una tristezza unica. Con noi quattro nello specifico, poi, oltre alla tristezza ci si aggiunge pure l'imbarazzo, e ne verrebbe fuori una serata catastrofica per tutti, nella migliore delle ipotesi." Prese un respiro, preparandosi a lanciare sul tavolo la bomba. Perché in fin dei conti, le sue, erano tutte parole: obiezioni che Mun, con ogni probabilità, avrebbe rilanciato e non accolto, trovando il modo di far andare le cose a modo suo. C'era però una cosa a cui non poteva opporsi in alcuna maniera, e che avrebbe chiuso i giochi senza possibilità di replica. Fu ben attento, però, a non guardare Betty in faccia nel calare quella carta, infuocato dalla profonda vergogna e dal senso di colpa che provava al solo pensiero. "Quarto e ultimo.." disse quindi, a tono più basso e pacato "..ho già un'accompagnatrice." Fece una pausa, risollevando il mento. "Ecco a te. Quattro ragioni. Una per ognuno dei presenti. Scegli quella che preferisci, ma la mia risposta non cambia." Quattro motivi: tre ragioni e un alibi.
     
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    I pettegolezzi non avevano mai sfiorato Betty, la tassorosso infatti non era incline a perdersi in chiacchiere; detestava le maldicenze, ma ancora di più odiava quello continui sparlarsi alle spalle. Forse perché sin da piccola era stata vittima di quello continuo sparlare, bersaglio preferito della dorata aristocrazia in cui era cresciuta. Sua madre era una maestra in quell'arte, era capace di mostrarsi come la migliore amica di una e il giorno dopo metterla alla gogna senza il minimo rimorso. Proprio per questo motivo aveva completamente ignorato l'infamante bacheca, superiore a quei sotterfugi e voltafaccia che passavano di bocca in bocca fino a contagiare tutta la scuola. «Avete sentito cosa si dice in giro sulla Stone?» Alcune sue compagne squittirono eccitate di fronte al pettegolezzo che aveva avuto l'onore di inaugurare la bacheca. Lei aveva deliberatamente scelto di ignorarlo, soprattutto perché tirava in ballo persone a lei care. «Betty, tu che conosci bene Freddie puoi dirci se è vero o no quello che si dice in giro?» Strinse forte le mani a pugno per trattenersi, di primo impulso avrebbe voluto gridar loro di smetterla di comportarsi come oche al pascolo, ma allo stesso tempo era frenata dal suo ruolo di caposcuola; un ruolo che le intimava di dare il buon esempio. «Dovreste smetterla di credere a tutto ciò che sentite, a voi ne verrebbe qualcosa sapere se quelle voci sono vere o false?» Il suo sguardo era freddo, forse fin troppo rigido per quelli che molti avrebbero ritenuto semplicemente una cosa da ragazze. Le tre compagne scossero lievemente la testa abbassando lo sguardo. «Perfetto allora penso che il mio contributo sia del tutto inutile.» Un mesto sorriso apparve sulle loro labbra, forse causato dall'imbarazzo e dalla vergogna provati per essere stata giudicate sciocche e superficiali, presto si trovarono ad abbassare gli occhi per ben altri motivi; alle sue spalle, algida e quasi del tutto imperturbabile si ergeva Amunet Carrow, caposcuola serpeverde. «Signore, se non vi dispiace, devo rubarvi la Caposcuola per un secondo. Questioni di stato.» Si lasciò trascinare via dalla ragazza, stranita da quell'apparente emergenza che l'aveva addirittura spinta ad avvicinarsi al tavolo dei tassorosso. Sa quando il quartetto si era disfatto si erano del tutto ignorate, quasi come se i pomeriggi e le serate passate assieme non fossero mai esistite. «Non fiatare neanche.» Ancora una volta si ritrova a guardarla di sbieco, sorpresa da quella presa di posizione e dalla prepotenza che allo stesso tempo stava dimostrando. Si lasciò guidare verso il tavolo dei grifondoro, dove ebbe modo di riconoscere due figure fin troppo famigliari. Betty fu immediatamente trasportata indietro nel tempo, quando sedersi di fronte ad Albus e Freddie in compagnia di Mun era parte della sua quotidianità. Spinta dallo sguardo inequivocabile della ragazza si accomodò di fronte al suo migliore amico e al ragazzo che non si era fatto alcuna remora a calpestare il suo cuore. «Bene, se qualcuno di voi ha vissuto in Burundi dal primo settembre e fino ad oggi, vi spiego come stanno le cose: questo idiota si è scopato la Stone, trascinandomi in un vortice di amori non corrisposti e dramma a non finire...» I pettegolezzi sembravano aver scalfito l'orgoglio dell'algida serpeverde, calpestandolo senza scrupoli; abile mossa di qualche pettegola che molto probabilmente avrebbe voluto veder scorrere il sangue in un'animata discussione. Betty si concentrò su Freddie, cercando di capire se ci fosse qualcosa di vero dietro quelle parole apparse sulla bacheca. «Ora capite che la reputazione di questa Caposcuola va ripristinata, e voi, in quanto miei amichetti del cuore avete il dovere di aiutarmi. Motivo per cui mi accompagnerete al ballo. Tutti e tre.» L'Apocalisse è davvero alle porte. Pensò divertita Betty, domandandosi in quale preciso momento quella brillante idea le fosse balenata in testa. Tra le tre persone che aveva al suo fianco poteva definire solamente Freddie un amico, Albus e Mun ormai non erano che un ricordo; un ricordo malinconico di cui voleva disfarsi. «Tu non provare neanche a rispondermi con quello sguardo da cucciolo bastonato.» La piccola e indifesa Betty. La stalker di Potter. Colei che semplicemente non faceva altro che tornare da chi continuava a spezzarle il cuore. Prendersi gioco di lei sembrava la cosa più semplice, approfittarsi della sua bontà e poi deriderla per il suo buon cuore; un gioco crudele a cui si era letteralmente stufata di partecipare. Fu tentata di alzarsi in piedi ed abbandonarli tutti e quattro su due piedi, ma venne frenata dalla decisa negazione di Albus. «No. Io non ci sto.» Un rifiuto che la tassorosso comprendeva e condivideva, lei stessa aveva deciso di non immischiarsi nella storia tra Mun e Freddie, semplicemente perchè non era
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    mai stata in grado di capire per quale motivo si fossero davvero lasciati; il grifondoro era sempre stato evasivo e lei aveva preferito non forzarlo. «[...]L'unica persona qui con cui andrei al ballo sarebbe Fred.» Un sorriso amaro si dipinse sulle labbra della ragazza, ormai abituata ad incassare i colpi che Albus continuava a sferrarle. Era talmente abituata che poteva ormai definirsi insensibile a tutto quel veleno che lui non si stancava mai di riversarle addosso. «Quarto e ultimo ho già un'accompagnatrice.» Non fece una piega di fronte alla sua confessione, era diventata brava a fingere e tutto ciò che dovette fare fu concentrarsi sul proprio respiro e lasciare andare. Doveva smetterla di aggrapparsi al passato e per quanto triste fosse Albus non era altro che quello, un capitolo della sua vita ormai chiuso; un capitolo che non avrebbe più voluto rileggere. Si schiarì la voce e si alzò, mettendo una lieve distanza tra lei e i ragazzi, decisa a tirarsi fuori da quel quartetto infelice. «Bene a quanto pare abbiamo finito no?» Voltò le spalle al quartetto per scivolare via silenziosamente, ma per la prima volta si sentì in dovere di non andarsene via con la coda tra le gambe. Poggiò le mani sul tavolo e si rivolse a Mun, l'artefice di quelle confessioni a cuore aperto che non avrebbero fatto altro che separarli definitivamente. «Inoltre io non ti devo proprio niente. Dov'eri tu mentre lui dava di matto trasformandomi nel suo sacco da box preferito?» Indicò con veemenza Albus, incurante dei presenti e delle orecchie che avrebbe origliato quella conversazione. «Se non te lo ricordi è perchè non c'eri, quindi risparmiami il tuo orgoglio ferito.» Si voltò verso Albus perchè tra tutti era lui la persona che più l'aveva ferita ed allontanata, facendosi beffe di lei e dei suoi sentimenti senza alcuna remora. «Ti auguro davvero di divertirti al ballo e per restare in tema di pettegolezzi puoi smetterla di sgattaiolare da un letto all'altro cercando di non farti vedere. Tutto il castello sa che te ne vai in giro con quella espressione finta afflitta, come se portassi il peso del mondo sulle tue spalle. Sei solamente un banale cliché e nemmeno tanto riuscito.» L'unico su cui non aveva niente da riversare era Freddie, lui era rimasto al suo fianco e l'aveva confortata, nonostante il rapporto di amicizia che lo legava ad Albus a doppio filo. Si allontanò da quel tavolo a testa alta, fiera di aver parlato liberamente; stufa di essere prevaricata e messa da parte, stanca di essere continuamente ferita.
     
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