Running before times took our dreams away

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  1. led.
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    «Zip, ci stiamo infilando in un bel casino.» sospira la ragazzina mentre lo sguardo corre a suo fratello che si arrampica come un'abilissima scimmia su per il muretto. «In qualità di sorella maggiore...» dice, alzandosi sulle punte, per farsi più alta. «E andiamo, Led, non stiamo mica rubando i gioielli della corona» incalza lui, molleggiandosi sulle ginocchia in bilico fra una proprietà e l'altra. «Se ci beccano darò tutta la colpa a te» Lo inchioda con lo sguardo. Severa, per quanto le riesca. Perché Led Tremblay non è affatto severa, o rigida, o dura come il ghiaccio. Eppure Led Tremblay è roccia, ferma, costante e qualche volta assolutamente inaspettata. Sbuffa, nel vedere il cipiglio di sfida che si dipinge sul volto del fratello. Zip le allunga il braccio per aiutarla a scavalcare. E' titubante, come al solito, perché Led non è particolarmente avventata, o coraggiosa. Il pericolo non è proprio pane per i suoi denti. Andatelo a dire al destino, che gli ha rifilato come gemello una testa calda come Zip. Il broncio formatosi sul viso della ragazza si allarga lentamente in un sorriso. Non riesce proprio a dirgli no, ad andargli contro. In qualche modo Led cerca di riparare all'assenza di una vita normale assecondando le folli gesta del gemello. Si aggrappa al braccio del fratello, allungandosi al massimo della sua altezza. Lo sa che è sbagliato, che probabilmente potrebbero finire nei guai e che per nessuna ragione al mondo darebbe la colpa a suo fratello, ma farebbe di tutto, proprio tutto, per dividere con lui le pene. Qualsiasi esse siano, pur di alleviarne il peso sulle sue spalle. Perché Led è una roccia e non si sposta, ma prende tutto ciò che la vita le dà. Sole o pioggia, irremovibile, lei sta.

    Fiducia. Una parola che ha sempre significato tanto per lei e che da un po' sembra aver perso il suo valore. E' strano come una che sia abituata a far avanti e indietro fra case famiglia e famiglie adottive abbia avuto per tanti anni una così grossa fiducia nel prossimo. Fiducia nel fatto che la vita possa cambiare, migliorare, finalmente fiorire e risplendere di luce nuova. Ma tutta la sua fiducia e la sua dedizione, l'avventatezza e la gioia, perennemente pimpante, sembrano essere un fallimentare investimento in un mondo che dà sempre più incertezze e toglie sempre più sicurezza. E' così che inizia a pensarla, quando legge dei migliaia di morti sui giornali, quando vede amici sparire nel nulla, perché un brutto male li ha portati via. Non che abbia paura della morte, della scomparsa prematura di qualcuno. Ha affrontato così tante volte queste situazioni che essersi abituata sembra quasi una cosa ovvia. Quando non hai una famiglia stabile e ti hanno portato via anche l'unico legame che sembra esserti rimasto con il mondo, capisci che tutto è passeggero, nonostante cerchi di rimanere aggrappata a tutto ciò che hai. Come una bambina che non smette mai di sperare. Speranza e fiducia non sono un po' la stessa cosa, dopotutto? Senza l'una non c'è l'altra, perché solo chi è fiducioso spera che le cose possano aggiustarsi, che possano cambiare.
    E anche se lentamente Led sta crescendo e perdendo questa magia, c'è una scintilla che rimane vivida nei suoi occhi da bambina. Lo si vede riflesso nei caldi occhi color cioccolata, quegli occhi che scrutano il nuovo ambiente famelici di dettagli, di novità. E' tutto nuovo per lei, lei che sa come ci si ambienta in ambienti che cambiano costantemente. Le è pesato lasciare Ilvermorny, perché lì si era creata una coesione che da tutta la vita sentiva di desiderare. Ma negli Stati Uniti la situazione era diventata critica. «Ti consigliamo di partire.» le avevano detto alcuni dei professori sul finire dell'estate. «Hogwarts è l'ultima frontiera, lì correrai meno rischi.» Era stato strano che qualcuno di adulto si preoccupasse una volta tanto per lei, perciò aveva preso quel consiglio alla lettera, come una figlia ascolta e si fida ciecamente di sua madre, Zip aveva riposto tutta la sua fiducia nei suoi insegnanti. Era stato difficile spostarsi, questa volta per arrivare così lontano. Non c'era mai stata in Europa, il suo mondo era sempre stato diviso fra il Canada e gli Stati Uniti. Il Canada, gentile eppure la sua più grande fonte di dolore. Fra gli aceri e la neve sembrava rimasta sepolta l'ultimo frammento di un'infanzia che con tutta se stessa si era sforzata di considerare felice. Gli Stati Uniti, la sua primissima adolescenza, la magia, il sentimento di appartenenza a qualcosa, a qualcuno. Si era lasciato tutto alle spalle all'inizio dell'estate, ormai maggiorenne, aveva speso i pochi soldi che era riuscita a conservare per un passaggio verso est. L'Europa. Chiamarla est l'aveva fatta ridere. Il vecchio mondo, quante volte aveva sognato di visitare le grandi capitali Europee, quando il mondo era florido e non ridotto ad una rovina. Aveva letto qualsiasi cosa riuscisse a trovare durante il periodo che l'aveva separata dal ritorno a scuola. Ma sembrava la storia tratta dalla mente contorta di qualche scrittore di un fantasy distopico. Aveva
    giphy
    aspettato perciò con ansia il viaggio verso la sua nuova dimora, verso il suo nuovo mondo. E' rimasta incantata dall'atmosfera magica con cui Hogwarts l'ha accolta, nonostante avesse visto sui visi dei suoi compagni espressioni sconcertate, come se qualcosa fosse cambiato, mutato. E di certo non in meglio. E' una sensazione palpabile, tangibile, un sinistro brivido lungo la schiena.
    Fra la moltitudine di visi sconosciuti Led cerca qualcuno che possa aiutarla a capire come funziona la vita lì dentro. Non conosce nessuno, sono tutti estranei ai suoi occhi. Lo sente forte il richiamo di casa, un'eco lontano. Le radici. Ispira, aria pulita le arriva ai polmoni, è risoluta nell'affrontare quell'anno nei migliori dei modi, cambiando la sua vita fatta di tristi abbandoni e affetti negati. Apre gli occhi tornando alla realtà dalla sua breve pausa zen e lo vede. Come un miraggio, l'oasi lontana di chi ha perso l'orientamento nel deserto. Le sembra un'allucinazione bella e buona, tant'è che si stropiccia gli occhi un paio di volte prima di realizzare che non c'è alcun bisogno. In un attimo lascia cadere il malconcio zaino che contiene le sue cose più importanti. E inizia a correre, gli corre incontro, nonostante non abbia incontrato ancora il suo inconfondibile sguardo, nonostante siano passati ormai tre anni, nonostante lui sia cresciuto. Sia diventato un uomo. «ZIP!» urla prima di saltargli addosso e abbracciandolo. Lo tiene stretto, per paura di poterlo perdere ancora una volta. E tipico di Led, inizia a piangere, come una bambina. «Zip, mi sei mancato così tanto...» dice, fra un singhiozzo e l'altro.
     
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    C'è stato un tempo in cui Led e Zip sono stati bambini. Forse giusto per i loro primi anni di vita, perché poi sono stati catapultati subito nel mondo degli adulti. Costretti a crescere troppo in fretta, costretti a rialzarsi da soli da terra, con le ginocchia sbucciate e gli occhi pieni di lacrime. I loro genitori, quelle due esimie teste di cazzo, non avevano tempo per loro. I classici personaggi che sfornano figli senza giudizio. "E' tutta colpa tua, Carl. Se abbiamo Led e Zeppelin sulla groppa, è tutta colpa tua che mi sei venuto dentro perché sei una mezza pippa e non ti sai nemmeno controllare." Frase che i due bambini sentivano spesso, quando Savannah e Carl litigavano, ubriachi fradici, arrivando persino a tirarsi le stoviglie. Zip, una volta, è stato pure colpito dalla scheggia di un bicchiere che gli ha lasciato la fantastica cicatrice che ha tra le sopracciglia. Non erano genitori normali. Il piccolo Zeppelin si è chiesto spesso e volentieri perché lui e sua sorella erano stati così sfortunati da prendersi i più decerebrati come padre e madre. Andava a scuola, tenendo per mano sua sorella e vedeva i genitori degli altri e li invidiava, invidiava a morte i suoi amichetti perché loro avevano un padre presente, affettuoso e una madre che li vestiva, li lavava, li pettinava. Invece a casa loro era Zip che aiutava Led. La faceva sedere davanti allo specchio, prendeva la spazzola e cominciava a pettinare quei lunghi capelli scuri, che avevano visto i pidocchi ben più di una volta soltanto - chiaramente li aveva presi pure lui, tutte le volte e se l'erano cavata da soli, sempre. - All'inizio li districava soltanto, liberandolo dai nodi che il sonno e il vento sferzante di Vancouver creava loro. Ma con il tempo aveva imparato anche a farle le trecce. Aveva guardato per un'intera settimana la sua compagna di giochi, Trixie, che le faceva alla sua bambola preferita. Aveva seguito i suoi movimenti, custodendone le immagini nella propria mente come fossero dei tesori preziosi. E poi le aveva riversate su Led, sperimentando sui suoi capelli sempre nuove pettinature. E mentre lui si prendeva cura di lei come meglio poteva, lei gli donava tutto l'amore di cui aveva bisogno, da bambino. Lo riempiva di abbracci, lo riempiva di sorrisi, lo riempiva di storie della buonanotte che riuscivano a calmare il suo singhiozzo incontrollato, ormai diventata routine, prima di riuscire a dormire. E dopo le giornate buie da cui riuscivano ad uscire incolumi, ritenendosi quasi dei sopravvissuti, si addormentavano sopra quelle quattro assi messe perpendicolari che i loro genitori avevano il coraggio di chiamare letto. Zip la stringeva forte a sé, strizzandola tra le sue braccia e così scivolavano nel sonno, sicuri soltanto di una cosa: che l'indomani sarebbero stati insieme. Insieme contro tutti.

    I used to whisper it will be alright
    And lay down at your side
    And take your tiny hands into mine.



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    Ma quando si è bambini è sempre tutto più bello, più roseo, più colorato. Quando si è bambini, anche se si vive nella povertà come i gemelli Trambley, si trova uno scopo, un qualcosa per vivere. E lo scopo di Zip è sempre stato il sapere sua sorella al sicuro. Crescendo ha cercato di fare di tutto affinché si potessero permettere gli stessi comfort riservati ai ragazzi comuni della loro età. Fin quando le loro strade, per forza di cose, si sono dovute separare. Prima le case famiglia, poi le famiglie affidatarie diverse, ma perlomeno riuscivano ancora a vedersi sempre ad Ilvermorny. Ma poi, da parallele, le strade di Led e Zeppelin si sono allargate, sempre di più, fin quando lui è sbarcato in Inghilterra e lei è rimasta negli Stati Uniti. Le ha scritto delle lettere, ogni tanto, ma Zip non è molto bravo a farlo. Così le ha scritto saltuariamente qualche lettera, per poi affidarsi solo ed unicamente ai messaggi sul cellulare. Si sono anche sentiti un paio di volte, via Skype e per chiamata, e gli era quasi sembrato di essere tornato lì, con lei. Led, sempre la solita solare Led. Lui, sempre il solito taciturno e brontolone Zip. In quei momenti gli è sembrato che il mondo fosse tornato a posto, fin quando la connessione non è stata interrotta e lui è tornato alla sua vita di tutti i giorni. Con le sue due mamme, con il suo fratello acquisito, a godersi quegli agi di cui sua sorella non può godere. Ha parlato di Led alle sue mamme. Anche con Pippo è uscito un paio di volte il discorso, anche se è sempre molto discreto a riguardo. Eppure ha trovato il coraggio di provare a parlare di adozione anche per lei. Perché Led si è sempre meritata più di quello che le è stato donato dalla vita. Lei, sempre così sorridente e fantasiosa, ha ricevuto solo sberle e sgambetti malefici da quella vita di merda. E lui, in cuor suo, sa di non meritarsi tutto ciò che ha trovato nella famiglia Foster, non se lei non è con lui, lì, a condividerlo. E sua madre, Natalie, gli ha promesso che avrebbe parlato nuovamente con Julie della situazione di sua sorella e che sarebbe dovuto rientrare ad Hogwarts a cuor leggero, perché ci avrebbe pensato lei. Già, più facile a dirsi che a farsi. Si ritrova a pensare, mentre si incammina verso il cortile del castello, lì dove si è ripromesso di fumarsi una sigaretta in santa pace, senza avere addosso gli occhi puntati di Camilla Newton, Grifondoro ancora incazzata come una biscia con lui dopo aver scoperto che, appena uscito dalla sua casetta di legno al campo estivo, si è intrufolato in quella di un'altra sua compagnia. Ops. Abbassa gli occhi sulla cartina dove ha già poggiato il tabacco, lo sistema per farne una sigaretta mentre cammina, senza guardarsi intorno. Ormai ha imparato a rollare anche ad occhi chiusi, figuriamoci camminando con la gente che gli rema contro. «ZIP!» E che cazzo, no. Se mi viene a rompere i coglioni, stavolta non sarò tanto gentile pensa mentre alza appena il capo, sicuro di trovarsi di fronte Camilla. Ma non è lei. I suoi occhi riescono a riconoscerla nella frazione di secondo prima che lei gli salta addosso. Gli cade tutto dalle mani. La cartina svolazza a mezz'aria, mentre il tabacco si perde immediatamente a terra. Ma lui non riesce a pensare ad altro perché sua sorella è lì. In carne ed ossa. Lì tra le sue braccia e non può far altro che affondare il viso tra i suoi capelli e cominciare a vorticare, lasciando che i piedi di lei si stacchino da terra. «Zip, mi sei mancato così tanto...» La voce rotta dal pianto e il suo collo che si inzuppa delle sue lacrime. Ma non gliene frega un cazzo di niente, nemmeno di quelli che ridacchiano nel vedere quella scenetta melodrammatica per il corridoio. «Cazzo, Led, quando sei arrivata?» Gli domanda, lasciandole poggiare i piedi a terra, ma tendendola ancora stretta a sé. La guarda sul volto e le pulisce il viso dalle lacrime, come faceva da bambino. «Perché non mi hai scritto? Come sei arrivata? Stai bene? Sei qui per rimanere? Ma che cazzo dico, certo che sei qui per rimanere, una volta varcata la soglia di Hogwarts, stringi un patto con il diavolo e la tua anima non può più uscire dai confini.» Parte a bomba, mentre un sorriso infantile compare sulle sue labbra mentre la osserva. Dio se non è bellissima. «Quanto cazzo mi sei mancata!» La stringe nuovamente, prima di distaccarsi, ma lasciando che la propria mano scivoli sopra quella di lei, mentre indietreggia fino a sedersi sul muretto del cortile dietro di sé, tra un arco e l'altro. «Che ci fai qui? Se speravi di trovare di meglio qui in Inghilterra, ti avverto: gli inglesi non conoscono lo sciroppo d'acero, vogliono infilarti il tè ad ogni pasto e bevono un tipo di birra che sa di piscio di cane e che forse lo è pure.» E che non si dica che Zip non dia sempre un caloroso benvenuto. «Ah e lo dico giusto per sottolinearlo, perché questa è una cosa ormai data per ovvia: Ilvermorny le mangia in testa ad Hogwarts.» Ecco appunto.

     
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