you should know where i'm coming from

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    E' attratta da lui. Ogni fibra del suo corpo sembra rispondere ad un richiamo ancestrale quando lo vede passeggiare per i corridoi del castello, quando entra nelle stanze e quando si avventura fuori dalle mura, per fumarsi quelli che gli umani chiamano spinelli. Quando lui appare nel suo campo visivo, è come se richiamasse a sé ogni cellula del suo corpo. Come un pifferaio magico, le ha suggerito una taciturna Beatrix nella sua mente, una delle ultime volte in cui l'ha incrociato. «Come un pifferaio magico. Sì, mi piace. Vedi che sei intelligente anche tu, quando ti ci metti?» Aveva risposto, tenendosi a debita distanza dal frutto di quel desiderio proibito. Perché Mazikeen lo sa, lo sa che è profondamente sbagliato quell'istinto che la spinge ad avvicinarsi a lui, ma non può farci niente. Più una cosa diventa impossibile da raggiungere, più lei la vuole. E chi è che non vuole un po' di perfezione tutta per sé? E lui appare perfetto ai suoi occhi. Un demone che allunga la mano per poter ottenere un po' di quella grazia che vede aleggiare intorno al ragazzo. La vuole per sé, non può volerla, ma lo fa lo stesso. E il ragazzo non sembra nemmeno esserne a conoscenza. Ignora quella bellezza, vede attraverso essa e non sa nemmeno di possederla. Qualcuno dovrebbe proprio farlo rendere conto.
    Fino a quel momento, però, non si è mai azzardata nemmeno ad avvicinarsi a lui per poterci scambiare qualche parola. Sta nel corpo di Beatrix da qualche buon mese, ormai. Lei è morta e insieme sono rinate. E rinascere nel ventunesimo secolo è stato difficile per lei. Ma pian piano, ha cominciato ad abituarsi allo stile di vita dissoluto che caratterizza quest'epoca dimenticata da qualsiasi Dio, così lontano dai tempi umani che il suo spirito ricorda, ma così vicino a ciò che Maze ha vissuto nel'aldilà. Perciò si fa meno problemi, ritrovandosi quasi perfettamente integrata nel suo gruppetto di fidate giovani. Come ormai cheerleader che ha deciso di prendere il sopravvento per il troppo entusiasmo, aveva pensato, con le altre ragazze, di mettere in scena un'elaborata coreografia, che si sarebbe conclusa con una fila di lettere stampate sulle loro magliette che avrebbero formato la scritta "Prom?" Il tutto durante la prima partita di campionato: Serpeverde - Corvonero. L'idea era stata accolta con entusiasmo da ognuna delle ragazze che la circondavano - Maze ha dei dubbi fossero effettivamente tutte sincere, ma avere il potere comporta anche essere temuta, ahimè, una croce che non si è mai fatta troppi problemi a portare. Ma poi Beatrix era intervenuta. E' un ragazzo silenzioso, che preferisce essere carta da pareti allo stare al centro dell'attenzione. Non puoi essere troppo te stessa, se vuoi che non ti faccia fare una figura epocale rifiutandoti davanti a tutto il campo da Quidditch. La nanerottola non aveva tutti i torti e Maze era stata costretta a seguire le sue direttive. In fondo, per quanto lei fosse sicuramente più ingegnosa e a conoscenza di molte più cose riguardanti il mondo, Beatrix conosceva quei ragazzi che le ciondolavano intorno. E non poteva di certo ignorare la guida che stranamente le stava offrendo. Così si erano messe a seguirlo, come due brave stalker e avevano cominciato a stilare una dettagliata lista della spesa nel quale si erano appuntate le cose che presumevano gli piacessero e non gli piacessero. Maze aveva proposto di seguire alcuni dei passi fondamentali di un grandissimo classico che Gwendoline l'ha costretta a vedere, quell'estate. Come una Bridget Jones che si rispetti che vuole ottenere il suo Mark Darcy - Maze tiene sempre a precisare che lei preferisce Daniel Cleaver -, secondo lei avrebbe dovuto andare in giro in mutande, così da mettere in mostra il suo pezzo forte, oppure cantare una canzone davanti alla Sala Grande, con un'improbabile cappellino in testa. Sobrietà è la parola chiave. Sobrietà, ad una come lei. «Ai miei tempi erano gli uomini che ti offrivano rose blu ai tornei per dimostrarti il loro interesse.» Fortunatamente nessuno si azzarda più a regalare certe cose pacchiane. Maze aveva scosso la testa e aveva ripreso a prendere appunti. Sicuramente non gli piaceva stare al centro dell'attenzione, questo era vero. Un punto a te, nanetta! E per una volta le era sembrato che Beatrix le sorridesse. Metaforicamente parlando. Gli piaceva leggere, ma non era particolarmente portato a scuola. Aveva spesso la faccia ricoperta di lividi e fumava erba più spesso di quanto piacesse a Maze. Ma anche quel lato diventava intrigante, se visto sotto la giusta prospettiva. Alla fine, durante un Sabato sera piuttosto monotono, passata in Sala Comune, il piano messo a punto nei minimi dettagli sembra essere concluso. «Che dici? Sarà un po' troppo?» Beatrix ci rimugina un po' sopra. Se ci dice di no è un vero coglione. E' la prima volta che usa il pronome noi e per un attimo Maze sembra esserne quasi compiaciuta, di quel gioco di squadra. «Se ci dice di no, non sa cosa si perde.»
    E il gran giorno è arrivato, alla fine. Lascia al suo fidato gufo il compito di recapitare tutto lo starter pack. Una scatola di velluto rosso, con in allegato un biglietto in pergamena con la scrittura in corsivo che recita "Non puoi tirarti indietro. Aprimi." La scatola al suo interno contiene una copia dell'Inferno di Dante Alighieri - tocco di classe, Maze lo sa bene -. Sul fondo della scatola c'è il primo indizio. "Benvenuto nella tua personale caccia al tesoro. Se all'interno dell'Inferno ti vorrai calare, un po' dovrai sopportare. Al terzo cerchio dovrai andare, perché un certo languorino dovrai sfamare. Il cerchio d'oro sarai costretto a trovare, altrimenti avanti non potrai andare. L'indizio porta al cerchio dei golosi. Le cucine. Lì dove Maze, grazie all'aiuto di un gentile elfo domestico, ha nascosto un ciondolo d'oro nella dispensa delle pentole, con all'interno un bigliettino rosso. Sul davanti c'è solo un semplice "Vuoi..". Sul retro vi è il secondo indizio. "Bene bene. Eccoci arrivati al secondo anello. Fino al quinto cerchio dovrai scendere, lì dove una malinconica annoiata ti starà ad attendere. Falle una domanda riguardo ai serpenti, perché è proprio seguendo quelli che troverai i prossimi frammenti. Il secondo indizio porta al cerchio degli iracondi. Il bagno delle donne, lì dove una piuttosto lamentosa Mirtilla Malcontenta è stata istruita a dovere riguardo ciò che deve rispondere, soltanto a colui che le farà la giusta domanda. Mirtilla indirizzerà il poveraccio verso i rubinetti e studiandoli a fondo, incastrato tra i vari tubi, troverà il secondo bigliettino. Questa volta verde. Sul davanti il verbo "essere" e sul dietro il terzo e ultimo indizio. "Se sei arrivato fin qui decisamente non ti ho sopravvalutato e ora, più di prima, spero che il mio invito non venga rifiutato. Al secondo cerchio dovrai risalire, perché con il bel Paolo dovrai conferire. E' un titolato dal cuore per sempre incatenato. A lui della sua bella Francesca dovrai chiedere, per arrivare fino in fondo e il dolce premio poter vedere." L'ultimo indizio è piuttosto difficile, Maze l'ha sempre pensato ma Beatrix ha insistito nel dire che quella sarebbe stata la prova del nove. Se supera questa, potrai dire di aver scelto bene, sperando che abbia qualche tendenza Corvonero. (Beatrix non ha mai approvato troppo la scelta, ndr.) Anche chi non ha ama la Storia del Castello deve conoscere la terribile storia d'amore che ha tenuto legato il Barone Sanguinario alla Dama Grigia. E un Serpeverde come lui dovrebbe conoscere la storia del fantasma della propria casata. Maze e il Barone sono diventati amici fin da subito - chissà perché. E per questo motivo il fantasma ha deciso di prestarsi a quel gioco, in memoria dei vecchi tempi. Fermo di fronte all'entrata della Sala Comune Serpeverde, alla domanda che gli verrà posta risponderà con un enigmatico cenno del capo e un criptico "La statua del blu e del bronzo dovrai cercare e la sua schiena dovrai tastare." Tutto conduce alla statua di Priscilla Corvonero, proprio ai piedi della Torre di Corvonero. Appeso alla sua schiena, vi è l'ultimo biglietto. Blu. Con sul davanti "il mio.." e dietro un'unica parola: biblioteca.
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    E' lì che ha deciso di attenderlo. Di Domenica non c'è praticamente nessuno, a parte i soliti quattro o cinque Corvonero che devono assolutamente studiare l'intero programma scolastico ancor prima che l'anno ingrani veramente. Ha deciso di usare un outfit piuttosto sobrio, perché Beatrix ha detto che deve essere quella la parola chiave. Pantaloni larghi eleganti ma casual, una camicetta avvitata di raso rosa e ai piedi le immancabili Manolo con un tacco 11. A quelle non può proprio rinunciare, specie di Domenica. Lo attende guardando fuori dalla finestra. Spera che perlomeno la riconosca, dopo tutto lo sforzo che ha dovuto fare per mettere su quello scherzetto letterario. Lancia una veloce occhiata in fondo. Non potrebbe comunque sbagliarsi. Le Corvonero hanno tutte il naso tra i libri, gli altri son tutti maschi. Beatrix commenta e lei annuisce. «Dovevi aggiungere che sono irresistibile ed è per questo che non può sbagliare. Insomma, andiamo Beatrix sospira, mentre Maze abbassa lo sguardo sull'orologio che le fascia il polso sinistro. Gli ha dato massimo un'ora e mezzo di tempo. Se è sveglio e brillante come le è parso di capire, non avrà difficoltà ad arrivare in fondo anche impiegandoci di meno, magari. E se così non fosse, allo scadere del tempo, Maze girerà i tacchi, piuttosto delusa. Fortuna che l'elfo ci ha dato quella scorta extra di cioccolato fondente. Già fortuna. Storce le labbra truccate, Maze, e comincia ad indispettirsi, quando avverte la sua presenza ancor prima di vederlo veramente. Si volta, appoggiando le mani al cornicione dietro di sé e gli sorride, angelica. Perché alla fine è lì, ce l'ha fatta e la sua aura, ancora una volta, la richiama verso di lui. E questa volta muove un passo, poi un altro e gli si avvicina, euforica ma anche titubante allo stesso tempo. Cristo e se si aspettava qualcun'altra? Cazzo. Non ci aveva minimamente pensato a quell'eventualità. «Probabilmente ti aspettavi qualcun'altro..- in tal caso, sorpresa! - ma sono io che ti ho costretto a girovagare per il castello per trovarmi. Scusami, sono un tantinello plateale, a volte.» E non sai cosa ti sarebbe aspettato, se non avessi bloccato il suo estro artistico. Si morde il labbro, abbassando lo sguardo. «Spero ti sia divertito!» Se potessi ti batterei le mani per l'interpretazione da angelicata. Ed ecco che le ritorna subito sulle palle la cara piccola Beatrix. Stride leggermente i denti, ma alla fine rialza gli occhi per perdersi in quei laghi azzurri per qualche secondo. Okay, forse da vicino non è così male, come credevo. Ha un ciuffo interessante. Porno ciuffo. Vorrebbe ridere, Maze, ma non può farlo, così sorride soltanto. «E se sei qui, vuol dire che hai trovato tutti gli indizi e hai composto quasi tutta la frase. Ma manca un pezzo.» Questa volta il suo sguardo si carica di un vispo bagliore, di quel bagliore tipico di chi vuole ammaliare chi ha di fronte. Fa un ulteriore passo in avanti. «Engel?» Lo pronuncia lentamente, nel suo fluente accento danese. Angelo. «In fondo, hai attraversato l'Inferno per trovarmi. Non puoi essere altro che un angelo, se mi farai da accompagnatore.»


    Edited by survivor` - 26/9/2017, 01:01
     
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    "Allora?" alzò gli occhi dal limitare del libro, puntando i due zaffiri nelle pupille di Randy e alzando un sopracciglio con aria interrogativa. "Per il ballo. Qualche idea? Ora che hanno messo in mezzo questa sorta di competizione, in giro non si parla d'altro." Il ballo..come dimenticarlo. Prese un lungo sospiro, mettendo un segnalibro tra le pagine del tomo e richiudendolo con fare affranto. Sapeva che prima o poi qualcuno gli avrebbe fatto quella domanda, e già era tanto se non era stato Fred. La verità era che Al, di andare al ballo, non aveva minimamente voglia. Di lanciarsi in una stupida gara a chi faceva l'invito più ammazza-dignità, poi, non ne parliamo. Chiunque ci fosse dietro quella storia, di certo era una persona (o più di una) a cui piaceva il chaos, il disordine più completo e la lotta sociale. Da quando la bacheca era comparsa fuori dalla Sala Grande, le cose erano cambiate, o quanto meno ciò che già c'era era stato accentuato dalla sua presenza: quella serpeggiante competizione e diffidenza che tra gli adolescenti non può che proliferare come una malattia altamente contagiosa. Il fatto che poi fosse nata in concomitanza con il ballo: quella era una disgrazia vera e propria. "Sì, ho sentito. Ma sinceramente non ho intenzione di prenderne parte. Essere re del ballo è l'ultima cosa nella mia lista di interessi, appena sotto il presentarmici proprio, al ballo." Si strinse nelle spalle, ridacchiando sommessamente prima di nascondere le labbra dietro un generoso sorso dalla tazza di caffè. "Tra l'altro non saprei nemmeno chi invitare, e dubito fortemente che qualche ragazza mi inviterebbe mai in prima persona." Potrebbe farlo Betty. Il pensiero solcò la sua testa per un istante, ma lo scacciò subito con un movimento appena percettibile del capo. No, non lo farebbe mai. "Non ci credo che non ci sia almeno una ragazza in tutto il castello che non ti piacerebbe portare al ballo. Dai, Al, è troppo persino per te." Alzò entrambe le sopracciglia in un colpo solo, incassando la realtà dei fatti. "Sì.." disse distrattamente, guardandosi intorno come a vagliare tutte le possibilità che la Sala Grande gli stava offrendo. "..la Jackson, forse. Era un'ipotesi, ma non saprei." Si riscosse velocemente, tornando con lo sguardo all'amico. "Il punto è che non è che mi scocci fare l'invito, è che..non so..questa atmosfera mette un po' a disagio. Non puoi camminare a meno di un metro da una ragazza che subito ogni sguardo va su di te. Cazzo, l'altro giorno stavo parlando con Layla di Corvonero e a un certo punto mi sono chinato per allacciare le scarpe - una cosa normalissima; porca puttana, per poco non smetteva di respirare. Spiegarle che non la stavo invitando al ballo è stata una delle esperienze più brutte della mia vita." E ora un altro nome si è aggiunto alla lunga lista di gente che mi tocca evitare per i corridoi. Scosse la testa, mostrando uno sguardo spiritato mentre mandava giù un altro sorso di caffè. "L'orrore, amico, l'orrore." La risata di Randy risuonò per la Sala Grande per qualche secondo, prima di venire interrotta da un pesante tonfo che fece sussultare entrambi. Un pacco ricoperto di velluto rosso era appena piombato tra i due, lasciato da un gufo di passaggio che se ne andò con la stessa velocità con cui era arrivato. Attoniti, i due concasati, si scambiarono uno sguardo interrogativo, sporgendosi appena verso l'insolita scatola quasi si aspettassero di vederla esplodere da un momento all'altro. Bastò una veloce occhiata per rendersi conto che metà del tavolo Serpeverde stava facendo lo stesso. "Aspettavi qualcosa?" "Io no. Tu?" "Nemmeno io." Stava per passare la patata bollente al compagno quando, all'improvviso, il gufo che aveva portato il pacco si posò sulla sua spalla, beccandogli i capelli con uno stridio di incitamento. Ecco: se Albus Potter era di per sé pallido, in quel momento il suo viso divenne del colore di un foglio di carta, lasciando spazio all'espressione del più completo spaesamento e imbarazzo. Prima di essere nuovamente rimbeccato dal gufo si affrettò ad attirare a sé il pacchetto, rigirando il foglio di pergamena che vi era attaccato. 'Non puoi tirarti indietro. Aprimi.' Fece ciò che c'era scritto, tirando il nastro e aprendo il pacco con un misto di paura ed eccitazione. "Cos'è? Cos'è?" chiese Randy tutto concitato, praticamente spiaggiandosi sul tavolo come una balena pur di vedere il contenuto della scatola. "E'.." ..la Divina Commedia. La parte dell'Inferno almeno.. "Aaaaah vabbè, è un libro. Mado' che colpo, pensavo fosse un invito al ballo. Trent'anni di vita ho perso, TRENTA!" In tutta risposta, Albus rise nervosamente, nascondendo agli occhi dell'amico la scritta che giaceva sul fondo della scatola e che, evidentemente, Randy non aveva visto. "Ma ti pare? Sarebbe fantascienza." "Troppo!" "Già.." pausa. Tamburellò le dita sulla copertina del libro "..Senti Rand, ci becchiamo dopo, ok? Mi sono dimenticato di avere un paio di cose da fare che rimando da un sacco." "Ok, bello. Ma non mi pisciare per la paglia prima di cena, chiaro?" "Promesso!"
    [...]
    'Benvenuto nella tua personale caccia al tesoro. Se all'interno dell'Inferno ti vorrai calare, un po' dovrai sopportare. Al terzo cerchio dovrai andare, perché un certo languorino dovrai sfamare. Il cerchio d'oro sarai costretto a trovare, altrimenti avanti non potrai andare.' "Cazzo, ma è Jumanji!" Appostato in un angolino del cortile di pietra, con la sigaretta a pendergli dalle labbra, sfogliò velocemente le pagine del libro a lui fornito. Beh, però Dante..un tocco di classe. Lo ammetto. Di sicuro esclude un sacco di gente dalla lista di possibili ideatori di questo.. Si fermò, aggrottando la fronte, incapace di definire quell'esperienza. ..scherzo? Si strinse nelle spalle, dando un altro tiro di sigaretta prima di rimettersi a sfogliare, ponendosi poi sotto gli occhi l'illustrazione dell'Inferno dantesco. Andò a far scorrere il dito lungo i gironi, fermandosi al terzo. Golosi. Ridacchiò tra sé e sé, lasciando il bigliettino di pergamena come segna pagina prima di buttare la sigaretta a terra e avviarsi. Vabbè, questa è facile. Con passo spavaldo si diresse a colpo sicuro verso le cucine, facendovi il suo ingresso con l'aria trionfale di chi si aspettava di vedere chissà cosa. La dura realtà, tuttavia, lo colpì in faccia nel più crudele dei modi: con un elfo domestico a dargli un secco spintone alla gamba accompagnato da un poco gentile "Hai visto la Madonna? Qui c'è chi fa il proprio lavoro, ragazzino." Leggermente esterrefatto da quel benvenuto, seguì l'elfo tra i banconi d'alluminio, cercando di star dietro alle sue gambette veloci mentre rileggeva l'indizio lasciatogli. "Scusa, ehi, scusa. Devo cercare un cerchio d'oro. Dovrebbe trovarsi qui. E' una sorta di caccia al tesoro, e sono piuttosto sicuro che il posto giusto sia proprio questo." Con uno sbuffo, l'elfo si fermò di colpo, agitando le grosse mani ossute con fare distratto. "Ah sì, ne ho sentito parlare. Chiedi a Gibby." "Chi è Gibby?" Un altro pesantissimo sbuffo. "L'elfo che fa l'inventario." Molto d'aiuto. "Potresti indicarmelo, per piacere?" chiese, tentando di usare il tono più gentile che gli riusciva, attirandosi in risposta solo un grugnito scocciato e un cenno vago della mano verso l'ala destra della cucina. "Grazie mille." Velocemente raggiunse il gruppetto di elfi più prossimo al punto indicato, chiedendo del famoso Gibby. Uno di loro alzò prontamente la mano, saltellando sul posto con aria eccitata. "Sei tu il ragazzo?" "Cerco un cerchio d'oro. Non so cosa significhi." L'elfo sembrò squittire esaltato, muovendo le gambine ossute ancor più velocemente, fino a indicargli ripetutamente un preciso scaffale. Sorrise, il giovane Potter, precipitandosi ad aprire il portello e rovistare tra pile e pile di pentole fino a trovare un ciondolo dorato. Bene..e ora? Se lo rigirò tra le mani, portandolo alla luce per guardarlo da ogni angolazione. C'era una piccola fessura, piccola sì, ma abbastanza evidente da lasciar intendere che il ciondolo poteva essere aperto. Lo fece e, infatti, si trovò davanti un bigliettino rosso. 'Vuoi..' Lo rigirò. 'Bene bene. Eccoci arrivati al secondo anello. Fino al quinto cerchio dovrai scendere, lì dove una malinconica annoiata ti starà ad attendere. Falle una domanda riguardo ai serpenti, perché è proprio seguendo quelli che troverai i prossimi frammenti.'
    [...]
    Ok, questo era un po' più strano del primo. Si ritrovò infatti ad appostarsi fuori dalle cucine con aria pensosa, rileggendo il bigliettino più e più volte, confrontandolo al contempo con la mappa dell'Inferno. Girone degli iracondi e degli accidiosi. Aggrottò la fronte. Passò almeno dieci minuti buoni a pensarci su, tempo per cui si maledisse nell'esatto istante in cui si diede un colpo alla fronte con la mano. "Una malinconica annoiata..quanto sono imbecille!" Di colpo si alzò da terra, cominciando a percorrere a passo spedito la strada che portava al bagno delle ragazze, lì dove era certo che avrebbe incontrato la persona che nessun ragazzo sano di mente all'interno del castello sarebbe mai andato a cercare: Mirtilla Malcontenta. Un accollo raro: aveva molestato suo padre, suo fratello, e ora anche lui. Era un po' una maledizione di famiglia, e nemmeno Fred era riuscito a scamparle. "ALBUS!!!" Una voce fastidiosamente squillante che avrebbe riconosciuto tra mille. Una voce che gli fece gelare il sangue nelle vene, portandogli ad abbassare mestamente il capo nel tentativo di mettere su un sorriso il più genuino possibile. "Mirtilla.." Ed eccola lì, tutta spalmata con quelle braccia inconsistenti attorno al collo del moro. Giuro che se si tratta di uno scherzo di Fred e Hugo, come minimo si devono aspettare una vendetta esemplare. Tuttavia era chiaro che ne' Fred ne' Hugo avevano la sottigliezza necessaria ad elaborare una cosa del genere, rifacendosi per giunta a Dante..che per quanto ne sapeva Fred, era il nome di DarkSlateGraypizzeria italiana a Diagon Alley. "Sei venuto a trovarmi, Albus?" Quel tono lascivo..tremendo. Si schiarì la voce, indietreggiando di qualche passo. "Ehm..sì e no. Credo sia a te che devo chiedere.." se non è lei mi sto dando la zappa sui piedi da solo. Firmo la mia condanna a morte per molestie eterne da parte di Mirtilla. Cinque secondi all'impatto. Quattro..tre..due..uno.. "..dei serpenti." La faccia di un uomo che sta andando al patibolo: ecco qual'era l'espressione del Serpeverde. Furono i tre secondi più lunghi della sua vita, quelli che intercorsero tra la domanda di Al e la risposta del fantasma. "MA ALLORA SEI TU!!!" Seguì un verso indistinto tanto alto da essere udibile esclusivamente alla razza canina. "Devi studiare i rubinetti, mio dolce Albie. Hanno dei serpenti belli grossi..e lunghi." Oh God. L'ispezione del sistema idraulico fu piuttosto veloce, probabilmente perché dettata dal cocente terrore che le palpate molto poco subdole di Mirtilla gli infondevano. Un altro biglietto. 'essere' sul fronte. 'Se sei arrivato fin qui decisamente non ti ho sopravvalutato e ora, più di prima, spero che il mio invito non venga rifiutato. Al secondo cerchio dovrai risalire, perché con il bel Paolo dovrai conferire. E' un titolato dal cuore per sempre incatenato. A lui della sua bella Francesca dovrai chiedere, per arrivare fino in fondo e il dolce premio poter vedere.' "CiaoMirtillaèstatounpiacereoravado."
    [...]
    Uuh..si passa al girone dei lussuriosi. Forse questo mi rimanda a uno sgabuzzino. Per pensare a quell'indizio si concesse una seconda pausa sigaretta, rileggendo con attenzione le parole scritte sul biglietto. Un titolato dal cuore per sempre incatenato. Si tratta di un fantasma. Sicuro. Albus non era un grande amante di Storia della Magia, ma vivendo nel castello non poteva sfuggire in alcun modo alla pesante presenza delle vicende storiche che impregnavano quelle mura e i loro eterni abitanti. L'associazione non fu immediata, ma andare ad esclusione si rivelò il processo migliore per giungere all'unico risultato che ai suoi pensieri pareva possibile: il barone sanguinario. Era il fantasma della sua casata, e la sua storia era nota a chiunque avesse un po' d'amore per l'arte. La raccontavano i quadri, i libri, gli insegnanti e gli stessi fantasmi. Albus, poi, era il tipo di persona che non si sottraeva mai dall'ascoltare un racconto interessante, e quello del barone e della dama grigia lo era senza ombra di dubbio. Il primo luogo che gli venne in mente fu - come ovvio - la sala comune. Tuttavia non fu nemmeno necessario varcare la soglia, poiché si trovò di fronte il fantasma ad aspettarlo già fuori. "Cosa mi dici della tua bella Francesca?" chiese con un sorrisino piuttosto certo del proprio intuito. Sorriso che venne ricambiato a sua volta dallo spettro. "La statua del blu e del bronzo dovrai cercare e la sua schiena dovrai tastare." I due si salutarono con un cenno cordiale prima che Albus girasse i tacchi, diretto a passo svelto verso la statua di Priscilla, senza nemmeno bisogno di pensarci un secondo. Fu lì che trovò un biglietto blu. 'il mio..' Lo voltò per leggere il prossimo indizio. 'Biblioteca.' Che non era un indizio. Ce l'aveva fatta..quasi, almeno.
    Per la prima volta in quella caccia intellettuale, Albus si ritrovava con il tempo di farsi la domanda che tutti aspettano: di chi si trattava? Esclusi dai giochi gli scherzi dei suoi cugini, le possibilità erano infinite. Potrebbe essere Zura. Sarebbe una cosa da lei. Ma mi inviterebbe mai al ballo? Storse il naso, incerto di quella risposta. Dubito si tratti di Betty. Dopo tutto ciò che le ho detto, un gesto così elaborato sarebbe l'ultima cosa che farebbe. Il rischio di un rifiuto sarebbe troppo grosso, e nemmeno lei può sopportare un ulteriore imbarazzo di tali dimensioni. La risposta era che non aveva risposte. Per ogni nome che solcava la sua mente vi era almeno una ragione per cui quella persona non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Oddio..e se fosse Jenna la baffona? Oddio, è lei sicuro. Cazzo cazzo cazzo. Dovrei tornare indietro. No, non posso. Ormai devo saperlo. Però se è lei è un casino. Che le dico? No, non vengo al ballo con te perché hai i baffi da foca?! E' troppo crudele persino per me. Al massimo le dico che ho già un'accompagnatrice e invito tipo la prima ragazza che mi trovo davanti. Se lo viene a sapere, Fred mi prenderà per il culo a vita.
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    Solo una volta giunto a destinazione si rese conto con lucidità di non sapere chi stesse cercando. Tuttavia fu questione di un secondo, una preoccupazione che se ne andò con la stessa velocità con cui era arrivata nel momento in cui si trovò a incrociare lo sguardo con l'unica persona in piedi. E fu evidente, quando la vide, che fosse lei. Ed era bellissima, molto più di quanto le sue speranze più rosee avrebbero mai potuto immaginare. Tanto bella che, per quell'immenso colpo di culo, Albus come minimo si meritava un pestaggio da parte di tutta la propria famiglia. Si avvicinò a passo incerto, interrogandola con lo sguardo come a volerle chiedere se era davvero lei la persona dietro quell'Odissea. L'aveva vista, era amica di Tallulah, ma non ci aveva mai davvero parlato, convinto che facesse parte di quel girone infernale di cui sua cugina faceva parte: le irraggiungibili. "Probabilmente ti aspettavi qualcun'altro..ma sono io che ti ho costretto a girovagare per il castello per trovarmi. Scusami, sono un tantinello plateale, a volte." Sorrise, mordendosi il labbro inferiore e passandosi una mano tra i capelli con aria evidentemente imbarazzata. "Spero ti sia divertito!" Si riscosse di colpo, annuendo con convinzione. "Assolutamente. E' stato..davvero geniale, complimenti." disse, saggiando il peso del libro nelle proprie mani, per poi riportare lo sguardo alla bionda. "Non tutti avrebbero saputo fare una cosa del genere. E, lo ammetto, già solo con la scelta di Dante mi hai conquistato." Rise, rimettendosi il libro sotto braccio. "E se sei qui, vuol dire che hai trovato tutti gli indizi e hai composto quasi tutta la frase. Ma manca un pezzo." Aggrottò la fronte, interrogativo. "Engel? In fondo, hai attraversato l'Inferno per trovarmi. Non puoi essere altro che un angelo, se mi farai da accompagnatore." Come un domino, le labbra del ragazzo si espansero in un largo sorriso, lasciando intravedere due file di denti smaglianti. "Il tuo angelo?" chiese, retoricamente, mentre una sorta di scossa gli percorreva il corpo nel ripetere quella parola, quasi avesse toccato in lui una corda profonda e particolarmente sonora. Si prese qualche secondo per rispondere, pur sapendo già cosa dire. Insomma: Albus Potter non era mica un imbecille, e solo un imbecille avrebbe potuto rifiutare una proposta del genere, per giunta da una ragazza del genere. Annuì, dunque, smorzando di qualche tacca il proprio sorriso mordendosi nuovamente il labbro. "Certo che sì, cara la mia Beatrice." D'altronde, se lui era Dante, lei non poteva che essere Beatrice. E di sicuro le fattezze le aveva tutte.
     
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