Don't mind if there's not much to say

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  1. serendipity‚
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    Uno, due, tre giri. Quattro e cinque sono più rapidi, quasi continui, mentre il sesto è lento, il lungo mestolo di legno si trascina quasi con fare pigro lungo l'intera circonferenza del calderone, fendendo il vapore grigiastro emesso dal liquido che vi è all'interno. Con la coda dell'occhio, e soprattutto con fare estremamente discreto, controlla attenta che nel secondo calderone tutto stia procedendo per il verso giusto, e che tutti i movimenti che lei compie vengano ripetuti alla perfezione dal suo giovane aiutante. Non è che non si fidi, per carità: se ha chiesto (cortesemente) proprio a questo studente di aiutarla con il preparato che deve concludere entro questa sera, vuol dire chiaramente che è disposta a riporre fiducia nelle mani del ragazzo, e non per un progetto qualsiasi. Dal lavoro di lui dipenderà la qualità di esattamente metà del composto finale, per cui spera ardentemente di aver fatto bene la propria scelta. Non che sia stata una decisione avventata: dopo aver appurato, dal suo ultimo colloquio con Kingsley, che fosse necessaria la presenza di un aiutante per preparare sei litri - sei litri! - di Pozione Antilupo, pare quasi che non abbia pensato ad altro. Ci ha riflettuto per giorni, trascorrendo le proprie lezioni a osservare meticolosamente tutte le mosse dei propri studenti, ponendo loro quesiti a trabocchetto per verificarne le conoscenze e affidando loro compiti anche particolarmente difficili, solo per saggiarne la bravura e la capacità di adattamento in questo campo. Alla fine, dopo giorni e giorni di riflessioni che parevano quasi interminabili, in cui, ovviamente, è parsa ancora più tra le nuvole all'esterno (Margo a un certo punto si è ritrovarla a darle un ceffone in pieno viso pur di farsi ascoltare), tra le numerose nomination della sua testa è venuto fuori un nome abbastanza promettente. Zeppelin Trembley. Oddio, per carità, il nome in sé non è esattamente il massimo, ma lei non è mai stata una di quelle che stanno a giudicare troppo questo tipo di cose. Ha semplicemente notato la sua mano così delicata nel maneggiare gli ingredienti e nel mescolare i preparati, l'attenzione per i dettagli e i risultati quasi sempre eccellenti delle sue prove. E così, tra un nome e l'altro, quello del Caposcuola di Corvonero è stato l'unico a non dover subire il crudele linciaggio della sua penna nera, dai tratti sempre parecchio dritti e decisi. È sopravvissuto, nero sul bianco candido del piccolo taccuino della docente, guadagnandosi perfino una piccola stellina disegnata accanto. È logico che, avendo accettato di sacrificare un intero pomeriggio nell'Aula di Pozioni, il giovane Trembley avrà modo di essere ricompensato. Dieci punti a Corvonero, questo è ovvio - e deve ammettere che, nonostante le brutte esperienze avute al castello, assegnare un punteggio positivo ad un membro della sua stessa casata la riempie di grande orgoglio - ma il ragazzo avrà anche modo di ricevere una ricompensa personale all'interno del registro della professoressa. Sempre che non bruci tutto.
    « Abbassa la fiamma » suggerisce, in quello che pare un sussurro delicato, mentre si allunga oltre il corpo di lui per raggiungere la propria bacchetta, abbandonata in disparte. Tende sempre a dimenticarsela in giro, quando comincia a preparare una qualche pozione. La punta contro le piccole fiammelle che riscaldano il calderone assegnato al ragazzo, e le basta un leggero movimento del polso per far sì che queste si rimpiccioliscano visibilmente, facendo sì che il preparato smetta di gorgogliare tanto. « Devi sempre stare attento, se la tieni troppo alta ti schizzi addosso ed è bollente. » Ogni momento è utile per improvvisare una piccola lezione, di pozioni e di vita insieme.
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    Perché d'altronde le pozioni sono fondamentali per la vita di tutti i giorni, e la sicurezza prima di tutto. Non le piace per niente l'idea di dover trasportare uno studente di corsa da Margo per ustioni gravi. È sempre troppo attenta a tutto per lasciarsi scappare anche solo dei dettagli di questo tipo. Per quanto il ragazzo possa essere maggiorenne e vaccinato, lei è comunque la sua professoressa, e avverte particolarmente il peso della responsabilità nei suoi riguardi, se anche si dovessero ritrovare ad essere nella medesima stanza per puro caso. In fin dei conti è anche questo il compito di un insegnante, si dice, garantire in ogni momento l'incolumità degli studenti. Ma anche che il preparato non si rovini completamente, ecco.
    « Passami la radice di aconito » chiede ad un certo punto, la sua voce esile a interrompere un lungo silenzio tra loro. Aspetta che il ragazzo le porga l'ingrediente e smette di mescolare il preparato all'interno del proprio calderone, accertandosi che anche Trembley faccia la medesima cosa con quello affidato a lui. Si sposta più a destra, sul piano di lavoro per poi posizionarvi le radici, le cui porzioni divide equamente. Una parte per sé, e l'altra metà per lui, al quale porge un coltello non troppo affilato. Ha fatto attenzione a questa cosa, preferendo per l'occasione dei coltelli utilizzati negli anni inferiori di scuola, forse più difficoltosi da usare, ma senza dubbio più sicuri. Ci metteranno qualche minuto in più a finire, ma per lo meno non avranno sorprese spiacevoli. Comincia a tagliare la propria parte di radici, dunque, facendo cenno al suo aiutante di fare lo stesso. « Mi raccomando, sminuzzale il più possibile » ci tiene a ricordargli, senza però sollevare lo sguardo dal proprio lavoro. E, così presa dalla mansione di oggi, lascia che tra loro cali di nuovo il silenzio. Non le dispiace, lavorare in questo modo. È sempre stata la classica persona che preferisce star zitta piuttosto che parlare a vanvera e che, talvolta, preferisce star zitta piuttosto che parlare e basta. Quando erano piccole Margo e Izzie si divertivano a prenderla in giro per questa cosa, dicendo che aveva le corde vocali pigre e, chissà, forse un po' avevano ragione se ci pensa su bene. Non conosce silenzi imbarazzanti, perché per lei il silenzio non è altro che un riposo della mente, e la pace più completa dei sensi. Quando lavora, poi, tacere è essenziale: solo ascoltando, odorando, toccando e assaggiando può capire se una pozione sta riuscendo bene, ma parlare... quello è davvero inutile. È questo che si dice sempre, e se lo ripete anche questa sera, che il giovane Trembley probabilmente capirà e saprà giustificare, se è intelligente, il suo quasi totale mutismo. Lo spera, per lo meno, perché di perdersi in chiacchiere inutili non ne ha proprio voglia, oggi.
     
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    Zip è sempre riuscito particolarmente bene a scuola. Fin troppo, se si considerano i votoni che si ritrova sempre a fine anno, messi a confronto con quante sono le ore che impiega veramente nell'aprire un libro e applicarsi nello studio. Ad Ilvermorny lo definivano "genio ribelle". Un nomignolo deficiente che i suoi professori amavano usare per definire la sua intelligenza, fuori dal comune sì, ma totalmente incontrollata. Selvaggia. Zip si ritrova ad avere una testa enorme, piene di nozioni, piene di una velocità di apprendimento immediata, grazie anche alla memoria fotografica che è la fonte numero uno dalla quale attinge per avere la media che ha poi sempre a fine anno. I suoi neuroni sembrano recepire le informazioni e gli stimoli esterni rapidamente. Si connettono, si passano gli imput e lui riesce ad essere sempre il primo della classe, senza aver bisogno di fare molto altro che il guardare le immagini e stare vagamente attento in classe. E' forse questo che più rende speciale il suo essere un genio dal quoziente intellettivo pari a 134. Il fatto che, effettivamente, non si applica in nessun modo nella scuola. In percentuale, i minuti che passa lui sui libri sono essenzialmente nulla in confronto alle ore che tutti, nella torre di Corvonero, impiegano per studiare tre capitoli di Pozioni. Forse, l'unica cosa che lo destabilizza di Hogwarts è il fatto che i professori pretendono dei saggi scritti per capire se gli studenti hanno assimilato o meno la lezione. Ad Ilvermorny c'era tanta pratica e pochissima teoria e questo è uno dei tanti, svariati motivi per cui il canadese preferisce nettamente la scuola americana a quella inglese. Però c'è una cosa che gli piace particolarmente di tutta questa storia: la finezza della sua mente viene riconosciuta, finalmente. E proprio un membro del corpo insegnanti ha deciso di premiare quella sua dote, chiedendogli di rimanere dopo la lezione. La guarda ogni tanto, di sottecchi, mentre segue le istruzioni del libro di Pozioni. La professoressa Castillo, a quanto pare, non è una persona incline al parlare. Riesce a percepirlo dal modo lapidario con cui, di tanto in tanto, gli dà qualche piccola dritta sul come preparare la pozione Antilupo. Molto vagamente, Zip è riuscito a capire che le serve una mano per preparare sei litri di quell'intruglio. Il ragazzo ha sentito spesso storie riguardanti molti abitanti del castello che non sono prettamente umani, ma cazzo, sei litri sono un bordello di roba! Di certo, comunque, non poteva declinare quella richiesta di aiuto, quando ad avergliela indirizzata
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    sono proprio quei due occhioni neri, talmente sfuggenti da risultargli intriganti. « Abbassa la fiamma » Annuisce, mentre non può fare a meno di seguire la sua figura minuta allungarsi davanti a lui per recuperare la propria bacchetta. Non deve avere che qualche anno in più di lei, come il prof di Volo. Quest'anno Kingsley ha deciso di puntare sulle giovani menti e da quella prospettiva, Zip non può far altro che esserne sinceramente contento. A sua volta recupera la bacchetta che gli è stato concesso di tenere per quell'esercitazione extra e con un veloce colpetto, la fiamma sotto il suo calderone si abbassa. All'istante, la pozione al suo interno si calma, smettendo di ribollire. « Devi sempre stare attento, se la tieni troppo alta ti schizzi addosso ed è bollente. » Alza un sopracciglio, piuttosto divertito dal doppio senso che gli si figura in testa, in seguito all'uso di determinate parole. Chiaramente non si pronuncia in merito, al contrario di come avrebbe sicuramente fatto se davanti a sé non avesse una prof, ma una semplice studentessa. Ma ahimè, deve trattenersi, perché sì, della scuola non gli interessa troppo, ma la Castillo è davvero una professoressa in gamba, con un'evidente problema a relazionarsi con la gente, ma pur sempre ferratissima e appassionata della sua materia. E se c'è una cosa che riesce a pizzicare l'interesse di Zip è proprio lo scorgere il totale donarsi ad una causa. Nel caso della Castillo, il dare il cento per cento in Pozioni. Zip sa benissimo quanto quella materia sia destinata ad essere capita da poche persone, in quanto contemplante argomenti scientifici. Per questo rispetta la ragazza che gli sta vicino. E' intelligente, perciò non può far a meno di essere meno se stesso del solito. « Passami la radice di aconito » Non se lo fa ripetere due volte, allungandosi a recuperare l'ingrediente da dentro un vasetto trasparente. Glielo passa e si sposta di lato, scivolando dietro di lei per poter osservare i suoi movimenti lenti e misurati. Probabilmente Pozioni è la sua materia preferita - e no, non c'entra il chi la insegna, nel suo giudizio finale -. L'ha sempre affascinato quanta cura e quanta precisione al dettaglio c'è dietro ogni passaggio. Poi, per uno come lui che produce e taglia la droga dall'età di tredici anni, non può che esserci una passione di fondo nel prevedere le reazioni, nel provare a conciliare due ingredienti ritenuti distanti, nell'eseguire alla perfezione ogni gesto, affinché il risultato sia impeccabile. Perciò guardarla lavorare, nel silenzio più totale in cui è immersa la stanza dei Sotterranei, è affascinante e continua a guardarla da sopra la spalla, fin quando lei non gli porge il suo coltello, come a fargli intendere che ora è il suo turno. Prende la metà delle radici e comincia a tagliarle, così come ha visto fare a lei. « Mi raccomando, sminuzzale il più possibile » Chiaro pensa, mentre è proprio quello che fa. Il silenzio ripiomba tra di loro e se in occasioni differenti, Zip amerebbe quell'atmosfera pacifica, sente il bisogno di dire qualcosa. Non è un silenzio che lo mette a disagio, no, è piuttosto rilassante a dire il vero. Ma il suo istinto gli chiede di dire qualcosa e lui risponde. «La Pietra di Luna va buttata nel composto a metà cottura?» Butta là, quasi a sembrare una domanda casuale, tanto per dire qualcosa. In effetti, non conosce la risposta. In fondo, quella è la prima volta che prepara quella pozione e se non va del tutto errato, è di livello proibitivo. Questo piccolo dettaglio lo fa sorridere, mentre il rumore continuo del coltello che batte sul tavolo da lavoro è l'unico suono che riecheggia nella stanza. Le lancia un'occhiata obliqua, prima di riaprire nuovamente bocca. «Non so, credo che siano abbastanza sminuzzate. Lei che ne pensa?» La interroga, guardandola da sopra la spalla, con un sorrisetto pacifico. Poi scivola di lato, tornando al suo calderone per ricominciare a maneggiarlo con il metodo che la Castillo gli ha insegnato. Tre giri normali, due giri rapidi e continui, un giro lento e poi daccapo. «Mh, professoressa, mi stavo domandando una cosa» se ne esce poi, senza alzare gli occhi dalla propria parte di composto. «Non vorrei sbagliarmi - e so benissimo che non lo sto facendo - ma questa pozione non dovrebbe essere preparata soltanto da persone con l'espressa autorizzazione ministeriale?» Boom, ottima mossa di socializzazione, Zip. «Non mi fraintenda, sono contento di poter apprendere i passaggi per poter creare pozioni più complesse da quelle piuttosto semplici che si fanno a lezione, ma mi domandavo, perché proprio io?» Questa volta alza lo sguardo e lo pianta in quello di lei, in attesa di ottenere una sua risposta. Ah, il caro ed egocentrico vecchio Zip.
     
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