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Privata, Ares

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    Erano ormai due ore che se ne stava seduto su quella panchina di pietra. O meglio: era stato seduto, poi si era messo a terra usando la seduta della panchina come leggio per il suo libro, si era rannicchiato, poi ci si era sdraiato sopra, e via discorrendo. In quel momento però si trovava seduto a gambe incrociate, volume appoggiato sui polpacci, mani appoggiato sulle ginocchia. Abbandonato al proprio destino, alle spalle del ragazzo, se ne stava invece un quadernino decisamente usato. Le pagine erano talmente rigonfie che anche da chiuso questo sembrava sul punto di esplodere. « Ah, ma quindi... e se io facessi... » Noncurante dello sguardo stranito dei passanti, e ormai ampiamente abituato alle occhiatacce, Harry commentava tranquillamente quello che stava leggendo, a volte iniziando una conversazione tra sé e sé. Oddio, c'erano momenti in cui sembrava parlasse proprio con il libro che teneva tra le gambe, quasi aspettandosi da questo una risposta. « Va bene... » Ciò detto , il Serpeverde allungò un braccio alle sue spalle, agguantò il famoso quaderno e lo sfogliò fino a trovare una pagina completamente bianca. A quel punto tornò ad appoggiarlo sulla panchina, in modo da averlo aperto davanti alle gambe. « Dunque. » Una penna prendiappunti levitò dalla mano di Harry alle pagine del taccuino, pronta a segnare con inchiostro ogni parola pronunciata dal ragazzo. « Bruchi... milza di ratto... succo di sanguisuga... » La punta della penna si avvicinò alle pagine e iniziò a prender nota di quella che pareva essere una lista di ingredienti piuttosto singolare. « Radici di m-cosa? Dove diavolo trovo delle margherite in Ottobre? » Sicuramente il giovane McCormick avrebbe passato un bel po' di tempo a reperire tutto il necessario. Sì, ma necessario per cosa? « Grinzafico. Andiamo, grinzafico? Era così complicato scrivere il suo nome scientifico? Capisco che molte persone siano tanto stupide da non sapere cosa sia lo shrivelfig, ma stiamo parlando di pozioni qui! » Ancora una volta il libro si vide arrivare una critica a cui non poteva ribattere, per ovvi motivi.
    « Perfetto! » A quell'esclamazione la penna prendiappunti cadde a terra. « Controlliamo il resto. » L'attenzione del Serpeverde si spostò su quello che doveva essere il paragrafo nel quale venivano spiegati i passaggi per la preparazione. Inutile dire che, anche su quello, aveva da storcere il naso. « Che metodi antiquati. Mettere prima i bruchi è una cosa da imbecilli, si rischia di bruciarli e... » La frase continuò e trovò fine nella sua testa, e sempre lì venne proposta un'alternativa. Lui funzionava così, alternava inconsciamente parlato e pensato come se ciononostante le altre persone potessero seguire il filo del discorso.
    Urgeva il ritrovamento di un volume di pozioni che non fosse estremamente banale, come quello che aveva tra le mani Harry, e che contenesse pozioni divertenti. Cosa se ne faceva il Serpeverde di un intruglio in grado di levare i brufoli dalla faccia? Assolutamente niente. A parte il fatto che la sua pelle, modestia a parte, era liscia come una pesca; avrebbe preferito una pozione che facesse spuntare i brufoli... così da rifilarla a qualche ignaro Grifondoro.
    Idee su idee su idee. Necessitava di più tempo e migliori risorse, contrattempo che gli avrebbe sottratto tempo utile alla sperimentazione, ma alla fine si sarebbe divertito un mondo! Perché quello era il suo passatempo preferito: sperimentare. Trovare persone sprovvedute e boccalone a cui somministrare i suoi intrugli, conosciuti o non. Ebbene sì, da qualche tempo Harry aveva iniziato a inventare pozioni sue partendo da una base e poi distanziandosene. Non che non avesse la fantasia - o la follia - per sperimentare partendo da zero, solo che ancora teneva alla sua vita, e avrebbe preferito non ritrovarsi con una potenziale bomba nel calderone. Aveva sentito di una donna, nel suo quartiere, che era esplosa insieme a tutto il suo laboratorio per colpa di un dosaggio sbagliato. Questo era il lato negativo dell'arte delle pozioni, ma, al contempo, l'aspetto che forniva l'adrenalina.
    « Mi servono più provette... » L'ultima di una lunga serie di pozioni stava prendendo vita proprio lì, su quella panchina, per mano di un inquietante ragazzo che sfoggiava, divinamente, una larga maglia a righe.
     
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  2. AresCarrow
         
     
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    Quando hai bisogno di qualcuno, vai dalla persona più competente che conosci in materia.
    Era una cosa che mi ha insegnato mio padre, insieme a moltissime altre che ho preferito cercare di dimenticarmi in tutti i modi possibili. Quella no però, perché significa anche che bisogna sempre sottolineare la professionalità del prossimo e dedicarsi al contempo alla propria. La mia, di materia, me la porto direttamente nel nome che mi ha dato, Ares. Quella di Harry...beh, è qualche minuto che lo sto osservando, nell'ombra di uno dei radi alberi del cortile. Parla da solo, si alza, torna a sedersi, si agita. Se non sapessi che quello è il suo modo per mettere ordine al caos che porta nei propri pensieri probabilmente penserei che sia pazzo e, a giudicare dagli sguardi che gli stanno lanciando alcuni dei loro compagni di scuola non sarei nemmeno l'unico. Harry però non è pazzo, non nel senso canonico del termine. Harry è un genio, almeno in ciò che lo riguarda.
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    Osservo un paio di Grifondoro del quarto anno passarmi poco distante, ridacchiare e poi tornare indietro. Uno dei due, quello più basso, si toglie la borsa dalla tracolla e ci armeggia dentro fino ad estrarne una caccabomba. Avrei preferito aspettare che finisse i suoi ragionamenti per farmi notare da Harry, ma è lì che invece decido di intervenire, tanto per lui quanto per loro. E' da quando siamo compagni di stanza che mi capita di fargli da angelo custode, di tanto in tanto, non fosse altro perché spesso pare non acorgrsi di quello che gli capita intorno. Ci sta, ovviamente. Ad ognuno, in fondo, tocca adoperarsi nel proprio campo di competenza no?
    - Se ci provi te la faccio mangiare - sorrido alle spalle dei due ragazzi, indicando poi con il mento la caccabomba che adesso cerca di nascondere. Li guardo entrambi negli occhi, educato, quasi cortese nel mio modo nobiliare di pormi - Davvero...non chiamerò professori o caposcuola o quello che vuoi. Te la faccio mangiare. Magari non quella, potresti riuscire davvero a lanciarla e probabilmente...probabilmente dico...non sarei così veloce ma stai sicuro che prima di Natale te ne troveresti una infilata in bocca e spinta giù, fino in fondo alla gola. Scusate, VE ne trovereste una - mi correggo, coinvolgendoli entrambi.
    Poi mi volto e me ne vado, verso Harry e i suoi pensieri.
    - Buongiorno -lo saluto sedendomi accanto a lui. I due Grifondoro si stanno già allontanando, probabilmente in direzione di qualcuno con cui lamentarsi. Spero non sia Malia, mi dispiacerebbe sentisse parlare di me in questa maniera. Allungo un occhio su tutta la carta che ha di fronte, cercando di capirci qualcosa - A cosa stai lavorando, adesso? -
     
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    Grammi, tempi di cottura, proporzioni. Grammi, tempi di cottura, proporzioni. Tutto essenziale perché la pozione non facesse... « BOOOOM! » Harry era sempre meticoloso quando si trattava di creare una pozione, anche con quelle potenzialmente non dannose e/o esplosive. Bastava un attimo di disattenzione, un nonnulla, affinché anche la più banale e semplice delle pozioni diventasse meno efficace. Che senso avrebbe avuto spendere tempo per ottenere un intruglio non in grado di esprimersi al cento per cento delle sue personalità? Una miscela di quel tipo non era neanche da considerarsi una pozione, era semplicemente un errore, un esperimento fallito. Immaginate una pozione per tingersi i capelli di rosso che poi, una volta applicata, tinge tutto di arancione mandarino? No, no, no. Assolutamente no! Fin da piccolo si era fissato su questo aspetto: la meticolosità. Per essere sinceri, dopo la morte del fratello e i primi segni di instabilità iniziò a organizzare ogni piccolo aspetto della sua vita. Lui doveva pensare non solo alla mossa successiva, ma alle cinque mosse successive. Creare un piano e seguirlo, rispettarlo, mai abbandonarsi al caso. Cercava in ogni modo di mettere in fila le cose che gli capitavano davanti, cercando di dare una parvenza di ordine al caos che spesso anche lui contribuiva ad alimentare. Le pozioni erano un mezzo sia per generare il caos, sia per cercare di arginarlo.
    « A cosa stai lavorando adesso? » La voce di Ares non lo distolse dal suo lavoro, dalle sue idee, dalle sue manie! « Percy caro, Percy caro, Percy caro! » Da quando aveva scoperto il secondo nome del suo compagni di stanza aveva iniziato a chiamarlo così, non intenzionato a smettere. « Sto apportando migliorie a cose banali e limitate! » Il ragazzo era fatto così, doveva ingigantire tutto, elogiare la sua inventiva e le sue doti, per poi, forse, rispondere alle domande che gli venivano poste. Non tutti meritavano una risposta, ma Ares sì. « Quella che sto correggendo è la ricetta di una pozione restringente. Un sacco di pozione restringente! » A quel punto sulla sua faccia comparve un sorriso tutt'altro che rassicurante. « Ti immagini? Se svuotassi il contenuto di una sola provetta nel bagno dei prefetti... oh, non sto nella pelle! » Bastavano piccole cose ad accendere il buon umore al giovane, una di queste era seminare il caos.
    « Oh, ma non ho intenzione di fermarmi a quello, nossignore! » C'erano dei piani da portare avanti, altri esperimenti da fare e tante cavie da cercare. A quel punto il Serpeverde alzò lo sguardo dal suo libro, si mise a sedere quasi normalmente e osservò il compagno di stanza. « E tu Percy? Che hai fatto oggi? Che fai in cortile? Ci vai al ballo? » Domande, domande, domande. Ad Harry piacevano le domande. Trovava piacevole sapere il più possibile riguardo chiunque, così da poter, eventualmente, utilizzare informazioni sensibili contro le persone. C'era questo e c'era la pura curiosità, quella scientifica che lo portava a fissarsi nei suoi esperimenti. In quel momento era sincera curiosità.


     
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  4. AresCarrow
         
     
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    Avere a che fare con Harry significa già aver dovuto decidere se tollerare tutte le sue stranezza o se impacchettarlo di notte e per scaricarlo nel Lago Oscuro. Per qualche strano motivo nei primi tempi della nostra insolita amicizia una parte di me ha deciso che, semplicemente, era più proficuo smettere di ascoltare una parte di quello che diceva e imparare a decifrare in quei farneticamenti ciò che davvero era degno di essere ascoltato. Mi è facile quindi fingere di non averlo mai sentito chiamare Percy, nonostante sia il modo in cui continua ad approcciarsi a me da mesi a questa parte, limitandomi a spremere il succo da quello che è il flusso di parole che pronuncia tutte insieme - Sì, ma cosa abbiamo deciso di fare prima di fare scherzi nel bagno dei prefetti? - gli domando, alzando un dito e facendolo dondolare sotto il suo naso. Ogni tanto bisogna trattarlo come un bambino per riportare i suoi pensieri all'ordine - Che...? Tu me lo dici prima e...? Io tengo Mun fuori da queste cose, bravo - annuisco mentre finisco di ripetere quella frase, forse per la duecentesima volta.
    Perfino Harry ha capito che posso tollerare qualsiasi cosa faccia finché non tocca mia sorella, e che quella è la base per qualsiasi forma di quieto vivere con chiunque, al mondo.
    Mi appoggio con la schiena al legno della panchina, alzando lo sguardo al cielo per un lungo attimo prima di annuire e tornare a riportarlo su di lui - Ho l'impressione che lo renderai un anno interessante, vero? - gli domando, e che probabilmente saranno molte le cocasioni in cui finirà in punizione. Che poi punire lui è come dargli un premio. Lo trova...stimolante, ecco - Sì, con Tallulah Weasley. Tu hai già trovato con chi andare? - gli domando. Non ho ancora capito con certezza se Harry può essere più interessato alle donne o agli uomini, quindi almeno su quello resto sul vago.
     
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    « Io... tengo Mun... fuori da queste cose. Sì, certo, nemmeno da ricordarlo! Me lo ricordo perfettissimamente! » Percy caro poteva non avere tutti i torti, alla fine. Si era scordato di metterlo al corrente dei suoi ultimi piani ipotetici, perché di ipotesi stavamo comunque parlando, e questo non andava bene. Aveva promesso di tenere Mun fuori dalle sue 'sperimentazioni' e non avrebbe infranto la promessa fatta al suo gemello. Anche se non avesse giurato su tutti i più grandi pozionisti del creato (c'era chi credevain divinità, chi nelle Kardashian, e poi c'era Harry che si rifaceva alla scienza!) sicuramente avrebbe sempre e comunque estromesso l'amica dalle sue faccende. Ci teneva alla sua incolumità. Sua e della ragazza, per la cronaca. « Niente in contrario perla questione del bagno... vero? No perché potrei pensare a qualcos'altro, magari di più vasta scala! Oh, sì, sarebbe fantastico. Ma come? » Perché nel bagno dei prefetti la situazione sarebbe stata facilmente contenibile e osservabile, Harry avrebbe saputo quali erano le sue cavie occasionali, avrebbe potuto registrare dati utili alle sue ricerche. Vero era che, parlando di esperimenti scientifici, era sempre meglio attingere da un ampio bacino di campioni. E infatti fu allora che gli venne l'idea. « Le tubature! » Quasi saltò sulla panchina tanto folgorante fu l'intuizione geniale. « Sai che spasso? » Si girò a quel punto verso l'amico, sperando di trovare complicità in quelli che erano i suoi soliti deliri pomeridiani. « Però poi diventerebbe complicato scoprire chi è stato 'colpito' e chi no dalle mie fluide magie... » Disdetta! Tremenda disdetta. Si presentavano sempre problemi, mai che qualcosa gli riuscisse facile e senza complicazioni di genere.
    Tra una frase e l'altra, circondato non solo dai suoni del mondo esterno ma anche quelli dentro la sua testa, Harry si perse il commento dell'amico, secondo il quale quell'anno accademico non sarebbe stato noioso grazie alle sue stramberie. Certo, quello era poco ma sicuro.
    « Uh, la dama dai capelli di fuoco, scelta interessante Percy. Bravo, approvo. » Che si trattasse di fuoco infernale era evidente, Harry se n'era accorto fin da subito. C'era un qualcosa in quella ragazza che gli faceva venire i brividi... in senso buono ovviamente! Qualcosa di interessante, qualcosa da scoprire, qualcosa che avrebbe portato divertimento nella vita del Serpeverde se si fosse messo in testa di indagare. Ma non era quello il momento, c'erano pozioni da preparare! « Nah, io non ho tempo per certe cose. Preferisco venire da solo e cercare qualcuno con cui giocare! » Sulla sua faccia comparve un sorriso da orecchio a orecchio, chiaro segno delle sue inquietanti intenzioni. « Adoro gli eventi sociali di questo tipo, sono un catalogo vivente. » Di cavie. Ma quella parte se la tenne per sé, anche se non c'era bisogno di specificare, non con Ares perlomeno. « Tu perché partecipi invece? Trovi piacere nelle convenzioni sociali che implica un ballo? Ma poi, questo ballo, è in maschera? Perché non ho mica capito io. Maschera come quelle del carnevale veneziano o veri e propri costumi? » Quella questione era un chiodo fisso che si era scordato di avere in testa, complice l'immersione nelle sue mansioni da pozionista, ma che ora era risaltato fuori per via della conversazione. « Non trovi anche tu fastidioso l'utilizzo improprio della lingua? Il termine 'maschera' non è chiaro, si potrebbe obiettare sulla semantica! Obiettiamo? » E con chi? Contro chi avrebbe potuto puntare il dito Harry? Queste erano le domande che valeva la pena porsi, ma ovviamente non succedeva mai.


     
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4 replies since 1/10/2017, 17:56   73 views
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