Carpe that fucking diem

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    « Scusa, è stata colpa mia » borbotta la mora, mettendosi a sedere per terra, dopo aver recuperato dagli scaffali una coppa del campionato di Quidditch che alla vista le sembrava parecchio impolverata. Incrocia le gambe e si allunga sul pavimento per recuperare il prodotto fornito loro dal custode del castello, che le ha scortate entrambe fino alla Sala dei Trofei e che ritornerà a dar loro un'occhiata, di tanto in tanto, per accertarsi che completino il loro lavoro. Questo pomeriggio, Fawn e Malia dovranno spolverare e lucidare la bellezza di duecentocinquanta trofei, tra Trofei di Tornei Tremaghi, Coppe delle Case, di Quidditch e roba varia. Devono esserci anche un paio di foto dalle cornici dorate da riordinare, all'interno di una scatola in fondo alla sala, e quelle dovranno essere esposte su una mensola nuova solo nel caso in cui siano in grado di completare questa loro mansione prima dell'orario prestabilito - in caso contrario, saranno tenute a ritornare qui dentro anche dopo cena per concludere l'opera. Di certo questa non è la punizione migliore del mondo (in generale, si sa, nessuna punizione è qualcosa di piacevole), però Malia deve riconoscere che è andata parecchio bene ad entrambe. Quando, questa mattina, la Castillo le ha bloccate entrambe in mezzo al corridoio, fulminandole con quel suo sguardo di pietra, inflessibile, la giovane Grifondoro s'immaginava già di doversi preparare a spalare lo sterco fresco d'ippogrifo al recinto delle creature magiche. Questa di adesso non è una situazione ottimale, certo, anche perché mentre loro due sono rinchiuse tra quelle quattro mura impolverate, il resto della loro squadra di Quidditch è al Campo ad allenarsi; ma è comunque meglio di quello che poteva succedere. Tuttavia, per quanto siano state fortunate nell'incontrare la clemenza della docente di Pozioni, Malia si sente in ogni caso in dovere di chiedere scusa all'amica, per averla infilata in questa situazione, alla quale non avrebbe dovuto appartenere. Perché, se sono lì, è prima di tutto e soprattutto colpa sua, che non è capace di essere paziente né di lasciarsi scivolare le cose addosso. I pettegolezzi che vanno in giro per la scuola su di lei, nelle ultime settimane, hanno cominciato a darle alla testa: quello stupido bigliettino anonimo se ne sta ancora lì, sulla bacheca della vergogna, a urlare a tutta la scuola i suoi fatti privati, a metterla in ridicolo e farla apparire, agli occhi di quelli che non conoscono bene la situazione, l'ennesima ragazza facile che si diletta nel rubare i ragazzi alle compagne. Erano già un paio di giorni che il sangue le ribolliva nelle vene per questa situazione, ma il vero scoppio c'è stato questa mattina, alle ore undici spaccate - se lo ricorda perché la torre dell'orologio stava rintoccando ripetutamente, mentre sferrava quel pugno forte sul naso di Jeremiah Lancaster, un senso di profonda soddisfazione che le pervadeva tutto il corpo.
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    Il ragazzo in questione, un Corvonero talmente stupido che ci sarebbe proprio da sorprendersi nel pensare che la giovane Grifondoro gli abbia rivolto una qualche considerazione, le è passato accanto rivolgendole un'occhiata ambigua, che l'ha subito resa parecchio indisposta nei suoi confronti; non contento di ciò, è andato avanti nel fare un commento veramente poco appropriato sulle prestazioni della ragazza, e si è pure permesso di allungare le mani e toccarle il sedere. Ecco, in una situazione del genere, normalmente la giovane Stone, sempre molto pacata, si sarebbe limitata ad un sonoro schiaffo e a qualche parolaccia poco delicata, ma le ultime settimane normali non lo sono state per niente, e quindi la mora si è ritrovata, dopo aver sferrato il primo colpo, ad aggredirlo a tutti gli effetti, in maniera anche piuttosto violenta. Un bello spettacolo, ha commentato qualcuno che ha avuto la fortuna di assistere alla scena, davvero divertente, ma è costato cinquanta punti a Grifondoro e nemmeno uno sulla faccia di quel coglione di Lancaster. Una sconfitta bella e buona, insomma. In tutto ciò, durante il fattaccio, la povera Fawn si è ritrovata proprio nel posto sbagliato al momento sbagliato, e cioè accanto a Malia, dovendo dunque prendersi l'incombenza di cercare di fermarla, in qualche modo. La mora non ne è certa, ma le pare di aver visto, nel marasma, anche la Byrne sferrare forse qualche pugno di troppo. Fatto sta, comunque, che si sono ritrovate entrambe nell'ufficio della Castillo, e quello stronzo di Lancaster si è allontanato dal luogo infausto cantando vittoria e trotterellando. E, per quanto non sia del tutto certa di come siano andate le cose, poiché era troppo accecata dalla rabbia sul momento, Malia si sente comunque in colpa per quella punizione tanto fastidiosa. Per lei è già la seconda di quest'anno scolastico appena cominciato. Partiamo bene. « Sono stata un po' troppo impulsiva, lo so... Ma, cioè, l'hai visto che coglione? E quella megera della Castillo non gli ha fatto niente. NIENTE! Solo perché è bravissimo in Pozioni, ed è un Corvonero, pucci pucci. A me invece toglie cinquanta punti solo perché faccio schifo nella sua materia e le ho bruciato un calderone, settimana scorsa. » E perché stavi per picchiare a sangue un tuo compagno. Dettagli.
    Scuote la testa, leggermente esasperata, mentre prende a lucidare quella stupida Coppa di Quidditch. Vinta da Corvonero nel 1983. Dannati Corvonero. Come faranno loro, a vincere la Coppa quest'anno, se non hanno mai occasione di allenarsi tutti insieme come si deve? E senza avere ancora un Capitano stabile su cui poter contare? Per adesso questo ruolo è ricoperto da Fred, poiché Caposcuola, ma è tutto decisamente confuso: anche perché, in quelle rare volte in cui Malia riesce ad essere presente, perché per qualche grazia divina è riuscita a non beccarsi nessuna punizione da parte dei prof, a scontare la pena di qualche misfatto sono Fred, oppure Rudy, o Lily. Ha cominciato a pensare che il problema stia semplicemente nel fatto di essere Grifondoro, teste calde che è impossibile domare o far acquietare; così come è difficilissimo sapersi organizzare da persone adulte e mature. « Mi dispiace, davvero. » Sbuffa, per poi sollevare lo sguardo sull'amica, l'espressione sincera. « Se non fosse per questa mia stronzata adesso staremmo con gli altri al Campo ad allenarci per la prossima partita. » Tuttavia, per quanto possa dispiacersi con tutta se stessa, non riesce completamente a pentirsi di quello che ha fatto: perché non esiste universo parallelo in cui una qualunque Malia Stone avrebbe lasciato correre una cosa del genere senza fare storie, in cui avrebbe abbassato la testa e pensato alle cose più importanti, o a mantenere la calma. Semplicemente non è fatta così.
     
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    Fawn odiava le punizioni ingiustificate. E se qualcuno avesse mai provato a dirle che quella in particolare se la fossero meritata probabilmente avrebbe pestato il malcapitato perché per quel giorno la pazienza l'aveva esaurita. Seriamente parlando: nessuno insegnava mai un po' di educazione, di questi tempi? Ed erano tutti così delicati, poveri fiori di campo, da pensare che una pizza in faccia ogni tanto fosse il male più assoluto? Per quanto la riguardava, Lancaster se l'era ampiamente cercata, e ne aveva pure prese poche.
    «Sinceramente? » Alzò lo sguardo sull'amica mentre si allungava a prendere quella che aveva tutta l'aria di essere una targhetta vecchia quanto la stessa Hogwarts e reprimeva malamente una smorfia «Il mio unico rimpianto è quello di non aver fatto in tempo a cambiargli i connotati.» Ferma, decisa e lapidaria. Si sentiva ancora ribollire dentro per... beh, non sapeva nemmeno lei per cosa di preciso, tanti erano i fattori. In primo luogo quell'esimia testa di cazzo aveva osato parlare di Malia, il che poteva voler dire soltanto una cosa: botte; secondo poi, aveva dato dimostrazione di avere il cervello delle dimensioni di un coriandolo, e non si poteva dire che quella di instillare un po' di sano buonsenso con le cattive maniere - che poi erano palesemente le uniche quel cercopiteco conoscesse - ed era innegabile che meritasse una lezione. E se quelle che aveva appena elencato non fossero state ottime ragioni per quello che sommariamente altro non era che un favore - si era mai visto, sì? - si era permesso di fare un errore madornale: allungare le sue sudicie, schifose zampe e toccare quella che era una delle sue migliori amiche. E Fawn era una persona irascibile quanto protettiva. Dire, insomma, che avesse attivato wombo combo che portava dritta alla sua prematura e ingloriosa morte, sarebbe stato riduttivo. Non erano riuscite a pestarlo abbastanza quel giorno? Pazienza: la Byrne aveva sempre avuto un'ottima memoria visiva. Era come un corvo, in questo senso: non dimenticava mai niente e nessuno. Specialmente se il suddetto nessuno le aveva fatto prudere le mani. Le mani le prudevano così tanto che forse strofino quella targhetta - che, tra l'altro non si era neppure premurata di leggere - con troppa forza. Quel povero affare non aveva nessunissima colpa se non quella di essere un sostituto legittimo della faccia del corvonero idiota.
    « Sono stata un po' troppo impulsiva, lo so... Ma, cioè, l'hai visto che coglione? E quella megera della Castillo non gli ha fatto niente. NIENTE! Solo perché è bravissimo in Pozioni, ed è un Corvonero, pucci pucci. A me invece toglie cinquanta punti solo perché faccio schifo nella sua materia e le ho bruciato un calderone, settimana scorsa. »
    La giovane sbuffò soffiando via una ciocca di capelli ricadutale sul viso. «Allora: chiariamo un paio di cose.» Poggiò la targa del demonio da qualche parte - nemmeno si prese la briga di controllare dove, per la verità, visto che la sua priorità in quel momento - e poggiò la mano destra sulla spalla dell'amica. Le rivolse uno sguardo serio, così serio che in un'altra occasione sarebbe stato strano venisse da lei. Lei, di solito, era il giullare di corte. Quella capace di fare una battuta inopportuna in davvero qualsiasi contesto. Probabilmente, in effetti, se non si fosse trattato proprio di Malia e se la situazione non fosse stata così preoccupante di suo allora sarebbe stata la solita deficiente. Tuttavia le voleva bene, e per quanto potesse avere la sensibilità di un mietitrebbia, persino lei sapeva che alle volte bisognava soltanto offrire del sano e meritato sostegno, anche se questo voleva dire mangiarsi una battuta che premeva per uscire. Di certo quel che era successo a Malia non avrebbe fatto piacere proprio a nessuna ragazza, anzi a nessuna persona, ed era pronta a scommettere che un sacco di gente avrebbe reagito così. Chissene dei punti. Non erano un branco di idioti: avrebbero trovato il modo di recuperarli.
    «Primo: La Castillo è una stronza, e mi auguro con tutto il cuore che le vada qualcosa di traverso oggi a cena perché il karma non è un'opinione; secondo: per quidditch possiamo recuperare in qualsiasi momento, e lo stesso vale per i punti. Cosa siamo, cerebrolese come quello lì? E terzo, a proposito di cerebrolesi: se becco quell'idiota da solo puoi scommettere quello che vuoi che lo disfo. Anche perché nel frattempo avrà accumulato una certa percentuale di interessi.» E se i più ottimisti pensavano che stesse scherzando, beh... no, proprio no. Lei e la Stone erano simili, avevano un sacco di interessi in comune ma, e soprattutto, col tempo avevano in un certo senso preso l'abitudine di proteggersi l'un l'altra. Erano amiche e non c'era niente di più importante dell'amicizia per la giovane grifondoro. Erano una squadra, e non l'avrebbe certo lasciata da sola nel momento del bisogno. E quella punizione poteva benissimo essere una stronzata che avrebbero potuto risparmiarsi se avessero avuto un po' più di sangue freddo, ma la verità era che non avrebbe neppure avuto senso dimostrare sangue freddo in un momento come quello. Certa gente andava rimessa al proprio posto e basta.
    «Rosicava, comunque. Nel senso: l'hai visto? L'unica donna che avrà mai avuto il coraggio di avvicinarglisi a più di dieci metri di sua volontà credo sia sua madre. E anche lì penso avesse un bastone o qualcosa del genere pur di non toccarlo direttamente. Non che non la capisca.»
    Pensava davvero entrambe le cose. In primis che nessuna donna sana di mente si sarebbe avvicinata di sua sponte a quel goblin, e poi che quella fosse tutta bile. Malia era davvero bella, fuori e dentro, ma era ovvio che gli idioti vedessero soltanto il suo fascino esotico. Ed era ovvio che, quando i neuroni nel loro cervello erano a malapena tre, sottopagati e in procinto di dare le dimissioni, si poteva sfociare in qualcosa del genere. Maschi. Dementi.
    «Piuttosto.... come ti senti? Per questa storia, e in generale. Devo uccidere qualcuno?» L'ultima parte era stata accompagnata da un sorriso di sbieco. Solo perché voleva alleggerire l'atmosfera, però, non perché non l'avrebbe fatto per davvero in caso di bisogno. Per Malia questo e altro.
     
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1 replies since 4/10/2017, 15:56   48 views
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